venerdì 28 giugno 2019

PAUSA!



 
Cari amici vicini (nel senso fisico) e lontani (nel senso cibernetico), ci si rivede a fine luglio. Vado “di là dal fiume e tra gli alberi”, come intitolò un suo romanzo il sanguinario cacciatore, cultore di abominii matatori e occasionalmente discreto scrittore, Ernest Hemingway. Questo doveva solo essere un amichevole salutino ante-ferie, ma poi, da mamma UE, nella versione germanico-olandese della Troika, ci è arrivata l’ennesima elargizione di favori e, così, mestiere e ribollimenti mi hanno indotto ad allargarmi un po’.  

A fatica ho rimesso a posto uno stomaco che mi si era rivoltato a sguazzare nella fetida scia mediatica della Sea Watch 3, ammiraglia della più nobile e strategica tra le grandi operazioni della globalizzazione neoliberal-imperial-colonialista: lo sradicamento, mediante Ong e compravendita di governi locali, di popoli giovani per installare al loro posto i necrotici gestori della distribuzione di ricchezze capitalista e indirizzare quei giovani al destino che l’Occidente gli riserva da qualche secolo: manovalanza schiavista tra dominatori e subalterni della marca imperiale.

Sturmtruppen. Di nuovo!


Ancora una volta, nell’esaltazione di questa operazione, affidata nell’occasione a una tedesca che si chiama Rackete (levate la e finale e avrete un nomen-omen come non mai) e che riprende sull’Italia la linea dei fasti tedeschi sulla Grecia annientata, in quella scia spurgata dalla Sea Watch eccelle “il manifesto”.

Non mi voglio addentrare nell’argomento, con lo stomaco appena spianato rischio un travaso di bile che non sarebbe buon viatico per la partenza. Né mi va di dare soddisfazione a quello spudorato campione dell’ipocrisia, all’ordine di tutte le agende dello Stato Profondo Usa, che a vedermi verde (di bile), mi assegnerebbe allo schieramento di quell’altra sua eroina da trapasso dantesco, Greta Thunberg.

Ma non deve sfuggire a nessuno la congiunzione tra queste nordiche signorine e i paladini dei diritti umani centrosinistri, saliti a bordo a celebrare un reato commesso contro il paese di cui si pregiano essere legislatori. Sotto la cosmesi dei buoni sentimenti, falsamente esibiti e ingannevolmente ispirati ad altri, incanalano opinioni e intenzioni di brave persone nelle direzioni volute dai manovratori imperiali,  Sono, questi sicofanti della “capitana, mia capitana”, gli eroi politici della perenne collusione italiota con chi viene a fregarci. Addirittura, come nel caso di Racket(e),  calpestando con scarponi germanici la nostra legge.

Dicono, Del Rio, Faraone, Migliore, Fratoianni, la créme de la créme di quella conventicola, che non scenderanno, se non assieme a tutti i migranti a bordo. Se non fosse per la Procura di Agrigento, lustro e vanto di certa magistratura come l’abbiamo conosciuta recentemente, qualcuno potrebbe ipotizzare un reato di favoreggiamento.

Vedete, cari amici, a questi che trovano le loro soddisfazioni  nel giornaletto dei cruciverba, fumetti, arzigogoli culturali e afflati umanitari ove non ostino a chi sovrintende, non è rimasto nulla dopo l’autodafè sociale, morale e ideologico autoinflitto. Se non, appunto i migranti, gli LGBTQI e quant’altro lo fa strano e le donne – tutte, Hillary compresa - vittime degli uomini, tutti, puffi compresi. A questo baraccone ballonzolante tra i flutti dell’antistoria e dell’antipolitica, si sono attaccati con i denti. E mordono. Qualcuno, sul “manifesto” di oggi, è arrivato a chiamare “Antigone” , la capitana della fregata pirata tedesca. Ad Antigone, che intendeva sottrarre i resti del fratello agli avvoltoi convocati da Creonte, sarà parso di essere stata paragonata a Giocasta, dei cui giochi incestuosi con il figlio Edipo era stata il tragico frutto. Chissà se anche Giocasta avesse avanzato proposte di integrazione.

Sulla nave da guerra tedesca sventola la bandiera olandese. Ma come su tutte le altre Ong armate da George Soros e soci, sventola anche quella che dice “Accoglienza e integrazione”. Come per tutte le cose finte, questo vessillo ne sottintende un altro, quello della superiorità dell’uomo bianco che si pretende portatore di civiltà e rivendica il diritto di rapire e schiavizzare integrando. Ma è a quelli che scoprono e combattono il gioco che va dato del razzista.



Quanto alla signorina Rackete e ai suoi corifei, aggiungo un link in cui  un intellettuale africano, leader del Movimento Panafricano, Mohamed Kodarè, risponde per le rime ai colonialisti di “accoglienza e integrazione”.



Cari amici, continueremo a frequentarci su internet, lasciando a ognuno di noi più tempo per la nuotata, la scalata, la bisbocciata, la lettura di un libro. Vi leggerò e, ove occorra, risponderò. Vi saranno risparmiati i miei sproloqui interminabili. E non è poco! Ciao.