domenica 29 marzo 2020

Un virus per cambiare il mondo ---- EPIDEMIA, RECESSIONE, TOTALITARISMO, GUERRA ----- In palio l’Eurasia




I nostri in Occidente sono, da secoli, governanti ad alto tasso malavitoso, in quanto alle dipendenze di poteri criminali organizzati, economici, militari, religiosi, di intelligence, sia formalmente “legali”, sia massonico-mafiosi. Il quadro politico, economico e sociale che si vorrebbe produrre dall’attuale congiuntura, corrisponde a un disegno che annovera precedenti in tutte le fasi storiche in cui i popoli si sono fatti sottomettere e hanno condiviso la visione delle élite.

Verso il tecnofeudalesimo e il bioassolutismo

Alla fine di questa gigantesca operazione di riordinamento dell’Occidente in chiave di tecnofeudalesimo e bioassolutismo, ci saranno inevitabilmente conseguenze economiche rispetto alle quali altre crisi epocali, come quella del dopoguerra 1918 e del ’29, parranno, appunto, una lieve influenza. Da bischero toscano o, se volete, da nescio genovese, di economia so solo, per grandi linee, ciò di cui i veri saputi mi hanno beneficiato. E non è difficile condividere con loro, già solo su basi storiche e logiche (il famoso cui prodest), la visione di una società in cui le conseguenze, non del virus, ma dei provvedimenti presi, più o meno stoltamente e strumentalmente, da decisori (ir)responsabili, assomiglierà sul piano sociale a quella del tanto paventato day after nucleare.



In un futuro prossimo, per quanto reso nebbioso dalla totale mancanza di trasparenza dei provvedimenti e propositi dei vari regimi, già si possono intravvedere esiti catastrofici per vaste categorie di esseri umani. Nell’immediato abbiamo, nel popolo imprigionato e privato di tutti i diritti sanciti dalla sua costituzione, addirittura per decreti, senza intervento del parlamento, persone che non possono ricorrere a emergenze sanitarie. Negati i trattamenti ambulatoriali per patologie croniche, esami clinici, coronarografie, urgenze dentistiche, cure fisioterapiche, psichiatriche, neoplastiche, podologiche, cardiocircolatorie, dermatologiche, di riabilitazione, di terapia del dolore, otorinolaringoiatriche e tutto il resto che non sia Pronto Soccorso o, appunto, un vero o presunto virus influenzale, stavolta con in testa il cappello del coronavirus. E scendendo nel più banale e ricorrente quotidiano domestico: se si rompe una tubatura del bagno e la casa vi si allaga, rovinandola, se la tramontana vi porta via un pezzo di tetto e vi piove in casa, dove sono l’idraulico e il muratore che vi soccorrono, rischiando fino a 5 anni di prigione e 5000 euro di ammenda?



Monetizzare il sociocidio
Possiamo immaginare cose ne consegue, dopo settimane, forse mesi, di blocco in casa in un paese che già lamenta i più lunghi tempi d’attesa d’Europa, addirittura per trattamenti salvavita, grazie alla riduzione alla lisca di pesce del servizio sanitario pubblico. Una devastazione a favore di indecenti regalie al privato da parte di quella stessa classe dirigente politico-economica, che ora pretende di risanarci dalla cosiddetta pandemia con provvedimenti che farebbero arrossire Mussolini. Una devastazione che cadrà sulle spalle dei soliti noti, cioè di una popolazione di sudditi le cui problematiche sanitarie psicofisiche saranno state ingigantite dal prolungamento della reclusione senza aria, senza sole, senza movimento e socialità. Tutto questo si assommerà al sociocidio di categorie di piccole e medie imprese della produzione e del commercio, con il loro seguito di partite Iva, precari, part time, disoccupati, semioccupati, artigiani. Un’ecatombe alla quale si provvede in questi giorni di lockout, monetizzando la reclusione e i danni conseguenti con lo spargimento scriteriato e propagandistico di elemosine una tantum.



Chi perde e chi vince
Un recupero, se mai possibile, di una sopravvivenza collettiva, dopo il blocco e il conseguente smantellamento di tante realtà produttrici e distributrici, vedrà di certo una nuova, cioè antica, gerarchia di classe, con una spaventosa concentrazione della ricchezza in alto e un ancora più spaventoso allargamento della povertà assoluta e di quella al limite della sopravvivenza. Oggi sui 17 milioni, domani chissà. Chi ci avrà guadagnato in termini economici e politici sono sempre gli stessi: quelli che gestiscono il denaro e sanno speculare e volgere le crisi in guerre; coloro che, occupandosi della salute, cioè della vita, si sono eretti, vieppiù, a domini del destino terreno degli umani; e quelli che, offrendo, con provata esperienza, la risposta metafisica alle sofferenze e speranze terrene e ultraterrene dei credenti.

Quando ciai le madonne


Al quale proposito notiamo, con raccapriccio, l’esultante nota di “Vaticano. Com” che ci informa come nel cielo, improvvisamente radioso e dal quale fino a un attimo prima scrosciava la pioggia su un papa in bianco e nella piazza, sia apparsa…. la Madonna, vista, fotografata e filmata dai fedeli. Il miracoloso evento sarebbe coinciso con le parole del pontefice: “Perché temete? Non avete fede?” E, zac, ecco la Madonna a suggerire la risposta dall’alto dei cieli. E noi che ci saremmo accontentati di una madonnina di gesso che piangesse lacrime di sangue a sconfitta del virus! A questo punto, anche Bergoglio si è garantito la santificazione. Grande questo virus!
Di rivoluzione in rivoluzione. Sempre le loro

Di rivoluzione in rivoluzione. Sempre le loro 


Lasciamo le facezie, per quanto terrificantemente regressive. Come, al volgere dal XVII al XVIII secolo passammo dai campi, artigianato e meccanica alle fabbriche, al vapore e all’elettricità, parrebbe che ora si stia transitando da quella rivoluzione industriale, la prima  delle macchine e la seconda tecnologica, se si vuole, alla “civiltà” delle distanze globalizzate via elettronica e telematica. Quanto a chi ne eserciterà il controllo e a vantaggio di chi, al momento non sono alle viste né un ’89, né un ’17, ma solo imperi e sovrani. E manager e banche. Comunque, non si sa mai. La Storia fa scherzi imprevisti.

Occasione creata o sfruttata?
Precisiamo subito che qui non si parlerà di quanto è fondatamente il tema di altre argomentazioni: l’analisi di un complotto dei pochi ai danni dei tanti, che poi - dateci mille volte dei complottisti - Storia e cronaca dimostrano essere il metodo, dai tempi dei tempi, abituale e irrinunciabile, per esercitare potere e accumulare ricchezze da parte di una minoranza di parassiti. E non ci è voluto Marx a dimostrarcelo, anche se lo ha fatto meglio di altri.

La stessa espansione del Coronavirus negli Stati Uniti che, nel momento in cui scrivo, stanno superando l’Italia come epicentro dell’infezione, potrebbe mettere in dubbio alcune ipotesi avanzate da investigatori con, peraltro, una buona esperienza di smascheramento. Ma non ci interessa qui, anche se tre e più indizi farebbero una gran bella prova, di dimostrare che il Coronavirus del 2020 è stato tirato fuori da un laboratorio della ricerca per le guerre biologiche e sparato contro paesi sgraditi e poi, magari, sfuggito al controllo e rientrato a casa. Oltre agli indizi, ci sarebbero i precedenti: gli esperimenti chimico-farmaceutico-psichici sulla propria gente fatti dalla CIA del famigerato Allen Dulles nei metrò e per le strade delle grandi città statunitensi, i farmaci sterilizzanti distribuiti alle donne ignare del Sud del mondo, l’uranio sparso a pieni bombardieri su interi paesi, dall’Iraq alla Serbia, il fosforo fatto scrociare sugli inermi abitanti di Fallujah e di Gaza, la diossina dell’Agente Orange (Monsanto, quelli del veleno agricolo universale Roundup) che in Vietnam ha contribuito ai tre milioni di civili uccisi.

La conquista dell’Heartland
Lascio ad altri di approfondire. Il complotto che conta, la cospirazione vera, provata e impudicamente esibita e rivendicata, è l’uso che si è fatto dell’occasione. Su quello attinente ai rapporti di forza tra gruppi di élite e masse indebolite fisicamente e psicologicamente da un ambiente avvelenato, o distrutto con una manipolazione sistematica delle menti e dei sentimenti, ci dilunghiamo nei capitoli di questo volume. Qui interessa l’altro corno, non del dilemma, ma della strategia a cui ha dato adito questa pandemia, spontanea, casuale, accidentale, o provocata. Il modo in cui si è pensato di trarne beneficio in una fase di stallo del confronto tra chi si propone, per la conquista del mondo, lo smantellamento e la sottomissione del blocco continentale eurasiatico, l’Heartland, il “cuore del mondo”, a cui ambivano le mene diplomatico-belliche di Zbigniew Brzezinski, e quel blocco che gli resiste.



Il tentativo di Washington di contenere, con dazi, provocazioni ai vicini coreani, accanimento propagandistico, l’ormai evidente superamento della sua egemonia economica mondiale da parte del colosso demografico, tecnologico e manufatturiero cinese, si è ritorto contro gli stessi Stati Uniti e non è stato seguito con entusiasmo, né dalle industrie statunitensi dislocate in Cina, nè dai satelliti europei. L’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, le banche per lo sviluppo eurasiatico, la stessa Via della Seta, “Road and Belt”, gli accordi di Difesa comune sono tutte work in progress che rinsaldano l’unità strategica di Cina e Russia e coinvolgono la maggior parte dei paesi dell’area e perfino dell’Africa. E a esso gli Usa non sono in grado di opporre, sul piano globale, niente di simile, non in America Latina, dove sono costretti a squalificanti colpi di Stato per ricuperare una presenza che sarà sicuramente transitoria, dati i risentimenti che le depredazioni neoliberiste e i suoi caudilli suscitano nelle masse del subcontinente. Tanto più che alle opinioni pubbliche di quei paesi si vanno evidenziano sempre più i vantaggi della collaborazione finanziario-industriale con Russia e Cina in vertiginosa crescita.

 
Via della Seta


Ma neppure in Europa, dove la creatura amerikana dell’UE, già in indebolimento per la Brexit, nel corso del Covid-19 è stata minata alla base da inefficienza e perdita di credibilità, proprio per la sua dimostrazione di impotenza, accoppiata a tracotanza autoreferenziale, dei suoi organi e della sua padrona tedesca rappresentata a Bruxelles da Ursula von der Leyen.

La guerra come ultimo rimedio
Nell’altro continente, l’Africa, che per buona parte le è conteso dalla Francia neocolonialista, gli Usa si avvalgono dello strumento militare AFRICOM: presidi, basi, forze speciali, contingenti per l’addestramento degli eserciti locali e, come in Medioriente, terrorismo jihadista importato per giustificare interventi a difesa delle proprie multinazionali. A fronte di queste forme tradizionali di colonialismo, ben conosciute da quei popoli, che se ne liberarono neanche molti decenni fa, ci sono gli investimenti e le opere infrastrutturali, del tutto prive di elementi militari, con cui cinesi e russi intervengono in tutto il continente. Quale approccio nel lungo termine possa avere il maggiore consenso da parte delle popolazioni, a dispetto di governi venduti e classi dirigenti corrotte, non è difficile immaginarlo.

 
Via delle armi


Tutto questo i vertici degli Usa lo sanno e ne rabbrividiscono. Si direbbe che sul piano globale, a dispetto delle 900 e passa basi militari americane che costellano il globo e assediano Russia e Cina, le cose volgano a vantaggio strategico, geopolitico e geoeconomico, del blocco eurasiatico. Per dirla nei termini del passato, l’equilibrio pare spostarsi dalla potenza marittima dell’Occidente atlantico, Oceania, come Orwell chiama la realtà anglosassone, a quella del massimo blocco terrestre, geografico e demografico, l’Eurasia, dove risorse, mercati e tecnologia risultano impegnate nella creazione di una vasta area mondiale di pace, scambi e sviluppo.

Eurasiatici o euroamericani?
L’attrazione che questo centro di gravità economico, ma anche culturale, esercita nei confronti dell’Europa è irreversibile, se non nell’immediato, nel medio e lungo periodo, e dunque, percepita da Washington come l’eventualità da evitare costi quel che costi. E tale è riconosciuta, se non dai governanti UE, che devono il proprio ruolo alla Nato e alla subalternità agli Usa, sicuramente dai protagonisti dell’economia finanziaria, produttrice e investitrice europea, con inevitabili ricadute sulle opinioni pubbliche, come s’è visto, per esempio, in Italia con l’avversione di esportatori, settori politici come M5S e Lega e anche della maggioranza delle persone, alle sanzioni contro la Russia.

Rimarrebbero, in un simile quadro, gli sforzi propagandistici di un sistema mediatico consunto e in crollo di credibilità, ancorato a editori e giornalisti che devono il proprio mandato alle cupole massonico-mafiose come si esprimono con Bilderberg, la Trilateral, il Forum Economico Mondiale di Davos. Ogni cambio di paradigma geopolitico, come quello che sembra prospettarsi, li vedrà sempre più ringhiosi e virulenti diffamatori di ogni cosa russa o cinese.

Negli Stati Uniti, al di là degli ondeggiamenti del presidente Trump, sempre condizionato da varie angolazioni del Potere, chi manovra la politica estera, nell’un campo politico come nell’altro, con forte prevalenza Democratica, è il partito della guerra, identificato con i neocon di matrice bushiana e cheneyana, oggi operanti nell’ambito di quello che viene chiamato il “governo parallelo” o “Deep State”Ne sono protagonisti il Pentagono e relativa industria, le grandi industrie del petrolio e della chimica-farmaceutica, Wall Street, l’Intelligence.

Tempo di guerra?
Le pesti, le recessioni, le tensioni sociali, che fisiologicamente si succedono a cascata, portano frequentemente gruppi di potere che sappiano approfittarsene, al diversivo della guerra. Quella che negli ambienti di quei poteri si vaticina e persegue dai tempi del dopoguerra, della guerra fredda e, con particolare vigore, oggi, con la nascita della nuova guerra fredda. L’uso propagandistico che si è fatto del più o meno normale virus influenzale da tutto lo schieramento intorno alla superpotenza Usa, nominandolo ossessivamente “cinese”; l’inarrestabile, neanche con un’epidemia, sviluppo cinese, a fronte degli Stati Uniti in pieno collasso infrastrutturale e devastati da una povertà che infetta settori sempre più vasti della società; la consapevolezza della crescente forza militare e geopolitica della Russia, vincitrice netta nello scacchiere arabo, stabiliscono i parametri di un’egemonia in corso di rapido cambiamento. E richiedono, come unica soluzione, una guerra in tempi ravvicinati.

Europa, non un continente, un’appendice


Quanto alle nazioni europee, finora soggetti paralizzati nella loro libertà di manovra da un’obbedienza cieca e assoluta agli Usa dei loro circoli dirigenti, sarebbe anche ora che finisca questo rapporto innaturale, militare, economico e culturale. Rapporto di subordinazione imposto con la seconda guerra mondiale militare, ma spesso messo in discussione dalle masse. Un artificio, quello atlantico, grazie alla quale gli Usa si assicurarono il controllo e il dominio su un’Europa distante 8000 chilometri di oceano, a detrimento di una connessione con il mondo asiatico, a tutti i livelli e con tutti i benefici di scambi sinergici e della comunicazione via terra. Fin dai tempi di Alessandro Magno e poi di Roma e di Venezia.
Noi, che ci troviamo nella posizione di una nazione a cui, con provvedimenti restrittivi anticostituzionali, e dunque illegali, è stato negato il diritto di essere tale in libertà e autodeterminazione, abbiamo poca voce in capitolo. Possiamo solo augurarci che chj s’è giocato la carta del virus perda tutta la posta.



sabato 28 marzo 2020

Il mondo è tutto un virus --- SCIENZA, MEDIA, PENSIERO UNICI ---- Dopo la legge marziale, il dogma e la censura



 
Dante, Inferno X, Eretici


“In Era Covid-19 abbiamo da un lato scienziati solitsti, interessati ad autoreferenziarsi piuttosto che a confrontarsi, dall’altro una bulimia di informazioni, diffuse a scopo più strumentale che informativo”. (Maria Rita Gismondo, direttore Microbiologia clinica e Virologia, Ospedale Sacco, Milano)

Il top della scienza: in galera gli eretici!

Prima una notizia di quelle che fanno accapponare la pelle dalla radice dei capelli all’unghia del ditone. Aveva già assaltato con una “diffida legale” la direttrice di Virologia del “Sacco” di Milano, Maria Rita Gismondo, una delle voci della scienza “altra” rispetto a quelle che, sostenute dall’apparato farmaceutico e politico, dettano legge su virus e vaccini. Voci sparute e inascoltate in Italia, numerose e autorevoli all’estero. Poi la sua volontà di imporsi come monopolista dell’unica Scienza da lui ammessa e propagandata, insieme ai tanti brevetti anti-virus di cui si è assicurato la proprietà, gli ha ulteriormente fatto perdere il senso delle proporzioni tra se stesso e le storiche e perenni varianti di interpretazione scientifica. Si parla del Dr. Roberto Burioni che ha denunciato alle procure di Modena e di Ancona Byoblu di Claudio Messora. E ha loro chiesto, tenetevi forte, di oscurarla.

 
Roberto Burioni, Claudio Messora


Byoblu è una web-tv che da anni, godendo di milioni e milioni di visualizzazioni e di decine di migliaia di sostenitori, rappresenta una voce preziosissima, anzi irrinunciabile, per chi non si piega all’unanimismo dei media di regime. Oltre tutto, un sito che nelle sue trasmissioni si preoccupa di dare spazio, oltre che a voci “eterodosse” rispetto al mainstream, a coloro che si collocano dal lato “giusto” degli schieramenti. Insieme a Byoblu è stato denunciato un ospite, il Dr. Stefano Montanari, che, insieme alla sua compagna, Antonietta Gatti, da molti anni produce ricerche e risultati, apprezzati in tutto il mondo, su microparticelle e polveri ultrasottili. Ricerca ed esiti del tutto sgraditi a coloro le cui attività anti-ecologiche e antisalutari sono all’origine della diffusione di queste particelle, indubbiamente facilitatrici dell’incidenza di virus influenzali per i danni inflitti al sistema respiratorio e non solo. Ebbi il privilegio, insieme ad altri, di partecipare anch’io a una trasmissione di Byoblu, pochi giorni prima di Montanari e, per le opinioni espresse, che sono quelle a molti italiani note e non dissimili a quante messe virtualmente sul rogo da Burioni & Co., devo aver contribuito all’anatema lanciato contro Claudio Messora.

Il censore: Byoblu delenda est
Ebbi il privilegio di intervistare la dottoressa Gatti, consulente scientifica di molti governi, sul ruolo che le esercitazioni a fuoco nelle basi Nato e italiane, insieme alle sperimentazioni di esplosivi e sostanze chimiche di produttori da tutto il mondo, potrebbero aver avuto sull’eccezionale mortalità di umani e animali in Sardegna. Figuriamoci la simpatia che le possono aver riservato i responsabili di tali attività. Non stupisce perciò come, nella sua pretesa di rappresentare l’unica scienza veritiera, accreditata e titolata a pronunciarsi su interpretazioni e provvedimenti relativi a questo come a tutti i virus, Burioni, prestigioso esponente insieme ad altri virologicamente consanguinei, del “Patto Trasversale per la Scienza” e feldmaresciallo della guerra contro i novax, si sia ritenuto in diritto/dovere di segnalare alla Giustizia trasgressori mediatici e scientifici del suo unicissimo pensiero.


Si prospetta una notte di San Bartolomeo che la faccia finita con tutti gli ugonotti (ho la tara di esserne un discendente) che insistono a propagare opinioni diverse da quelle del luminare del San Raffaele di Milano (Clinica privata multimiliardaria fondata dal noto Don Verzè, prete spretato e pluricondannato per corruzione e abusi edilizi). Il San Raffaele in tempi recenti è stato beneficiario, insieme alla clinica Maugeri, di 60 milioni di euro sottratti dal presidente della Lombardia Formigoni alla Sanità pubblica in cambio di tangenti e in cambio di 5 anni e 10 mesi di carcere, con pena ridotta, grazie a prescrizione, per la corruzione relativa al San Raffaele.

Italexit, fusse che fusse la vorta buona…


La prima, immediata conseguenza geopolitica agli occhi di noi non pazzamente innamorati della gabbia UE-euro è la riapertura della finestra per una possibile Italexit. Assistiamo all’implosione di quella specie di vergine di Norimberga che, da quando il Grande Vecchio Romano Prodi ce la inflisse, ci teneva chiusi e trapassati dai suoi chiodi d’acciaio. Tutti i sempre demagogici e altisonanti discorsi di solidarietà, fratellanza, coesione, con cui un costrutto del tutto politicamente immotivato e deleterio, voluto dagli Stati Uniti per eliminare dalla scena gli Stati nazionali con le loro costituzioni democratiche e antifasciste, sono svaporati. Li ha dissolti la realtà di una pseudounione autoritaria, illegittima e predatrice, servita esclusivamente a disintegrare quel poco di democrazia conquistata dalle masse dopo il 1945 e a imporci un ordine di burocrati non eletti e totalmente soggetti alle lobby dei grandi poteri economici a guida Usa e francogermanica. Il confronto tra gli sprezzanti dinieghi della BCE di Lagarde e la stitichezza di aiuti tuttora eventuali, il rifiuto della Germania e dei suoi satelliti di rinunciare al MES, meccanismo debito-austerità che ha ucciso la Grecia, e la generosità di paesi che l’UE ci aveva insegnato a odiare, ne hanno decretato la fine, quanto meno morale e ideologica.

Una geopolitica senza comprimari


E’ sparito il resto del mondo, se l’è mangiato CVovid-19. Non so se al tempo in cui leggerete queste note sarà ricomparso, o forse svanito in un gigantesco blob di coronavirus e conseguenti effetti collaterali.  Il vantaggio per i governanti e i poteri della nostra parte del pianeta è che, con il resto del mondo, spariscono crimini dell’imperial- capitalismo. Per noi il vantaggio si riduce alla sparizione delle ONG, organizzazioni governative e del bancomat George Soros. Niente più Medici Senza Frontiere, Medici per i Diritti Umani, Save the Children, Avaaz e neanche Amnesty e Human Rights Watch, in carenza, di “dittatori”, anti-americani e spargivirus, da abbattere e diritti umani amerikani da garantire a “rifugiati” e “prigionieri politici” (come se noi, reclusi da Conte, non lo fossimo).

Trovatemi, durante il decorso della pandemia, un trafiletto o uno spazietto tv che ci aggiorni su Idlib dove turchi e jihadisti persistono in invasione e massacri; qualcosa sullo Yemen, dove gli angloamericani perseguono, tramite Emirati e sauditi, l’eliminazione dalla faccia della Terra di un intero popolo; o sulle stragi di vecchi e bambini provocate dalle sanzioni USA-UE in Iran e Venezuela. Sono anche scomparsi i mattatoi allestiti dal premier indiano Modi sui propri cittadini non indù e su quelli musulmani nel Kashmir sequestrato. Nè si sa più nulla sui giri di vite di Bolsonaro nei confronti sia della democrazia, sia della natura brasiliana che offre respiro al mondo e di chi ci abita e che si va incenerendo. Si è taciuta l’esecrazione mediatica dell’egiziano Al Sisi, del coreano Kim Jong Un, del libico Haftar. Il vuoto che rimane dopo un pieno strabordante è quello dello “Zar” Putin. I latrati quotidiani dell’intero branco e dei tg e talkshow de La7 sono scaduti in isolati e nervosi ringhi E, colmo dei colmi, sono svanite in qualche abisso oscuro le sardine che avrebbero dovuto capovolgere l’Italia come un calzino. Dicono, temo a buona ragione, che “nulla sarà come prima”. Vogliamo scommettere che, invece, quanto sopra ho citato tornerà e più forte che pria? 

Tace l’Italia, urlano i media


L’Italia si azzittisce e ansima di paura, sempre meno per il terrorismo da coronavirus, scatenato da politici, “tecnici” e stampa su controverse basi scientifiche e matematiche, come confermano voci attendibili e non condizionate, ma con enormi prospettive di profitti e di potere. Il paese si azzittisce e teme, sempre più per la condizione di carcerato innocente, con sulla testa la spada di Damocle della fine di una libertà, peraltro da tempo menomata, ben oltre il limite che l’arbitrio vorrà fissare alla sospensione di diritti civili e umani.
Allarghiamo lo sguardo dalle miserie e cialtronerie di un’Italia avviata di corsa alla sepoltura della sua già logora democrazia, superando i muri che hanno eretto intorno a ognuno di noi e che ci fanno sorridere amaramente se ripensiamo a quei muri che Ong e caritatevoli accoglitori senza se e senza ma, volevano abbattere a favore degli sradicamenti e mescolamenti di popoli e culture progettati dalla globalizzazione.

Sorvoliamo sullo scandalo di una metastasi della frode di Stato che attribuisce al Covid-19 tutti i decessi, causati da patologie che vanno dalla polmonite alle cardiopatie e ai tumori, con o senza lieve interferenza di virus influenzali, arrivando a gonfiare al 10% (26 marzo 2020) un effettivo tasso di mortalità intorno a un 2% direttamente collegabile all’influenza.
Ciò che non è possibile trascurare in una disamina delle conseguenze geopolitiche di un’operazione che, oltre a prefigurare il controllo orwelliano sulle popolazioni da parte di chi del fenomeno se ne è assicurato l’origine, la conduzione e ne ha programmato l’esito sociale, è il ruolo di propagandista che ne ha assunto il complesso stampa-tv. Ha colto l’occasione. Dopo anni in cui si sono demonizzati i social media come sentina di ogni infamia manipolatoria e di fake news, ha dimostrato un’assoluta sinergia con gli interessi di tutto ciò che sa di padrone e, in particolare, con le mire dell’élite imperialista di giungere finalmente alla resa dei conti con la parte del mondo che si oppone al colonialismo globalizzato e ne minaccia il fallimento.

Una stampa di sussidarietà
 
 
Da anni proviamo profonda vergogna e repulsione per un sistema mediatico nostrano che, pure in un Occidente altamente omologato nei suoi strumenti di persuasione e con eccellenze manipolatorie come il New York Times, la CNN, il Washington Post, pratica, meglio di tutti, i manzoniani servile encomio e codardo oltraggio. Ma quanto si è verificato in occasione degli aiuti stranieri ricevuti da un’Italia in pieno marasma per la propria incapacità e impreparazione ad affrontare un’epidemia virale non molto più virulenta di quante l’hanno preceduta, supera ogni immaginazione.

Sono venuti in nostro soccorso, non gli alleati storici USA, non i nostri famigliari UE e nemmeno il Vaticano, se non in misura indecentemente micragnosa rispetto alle altre confessioni da 8x1000. Chi ci ha dimostrato amicizia, solidarietà, in termini generosissimi, umani e materiali, sono stati i russi, i cinesi, i cubani, gli egiziani, i venezuelani. Tutte nazioni sulle quali, su indicazione di chi ci detta ogni cosa, si abbatte da anni l’ignoranza, l’odio e la diffamazione dei nostri media. Il giorno dopo, “La Stampa” degli Agnelli ha battuto ogni primato di insolenza all’informazione e di accanimento propagandistico descrivendoci gli aiuti giunti su 11 aerei di trasporto russi come minaccia militare di Mosca: se ne avvarrebbe per fini spionistici e militari, in vista dei cavalli dei cosacchi alle fontane di San Pietro.

“Il manifesto” ha intensificato il suo bombardamento di calunnie, insinuazioni, imposture, contro Russia (e Cina) che datano dalla sua radiazione dal PCI e dalla nascita del giornale che si burla di noi definendosi “comunista”. Identica la posizione del “Fatto Quotidiano”, altra mosca cocchiera dell’atlanto-euro-sionismo e identica l’indecenza deontologica e morale di tutto l’apparato mediatico nazionale Tutti in frenetica rincorsa di rimedi  all’evidente cambio di paradigma che il cinismo menefreghista dei padroni europei e statunitense a confronto con il fraterno umanitarismo ha suscitato nell’opinione pubblica. Se ne deve concludere un dato assiomatico: giornali e tv i cui dipendenti abbiano frequentato la cupola impenetrabile, riunita in Bilderberg o Trilateral, hanno perso ogni credibilità. Vale anche per i politici. Il potere economico fa il suo mestiere.

Vittima e boia di vittime

Ma non solo. Mentre Venezuela, Russia, Cina, Egitto e Cuba ci mandano aiuti, Gli Stati Uniti, seppure vittime del virus anch’essi, hanno il buongusto di approfittare dalle temperie in corso per accentuare le sanzioni contro quei popoli e anche contro l’Iran. Delle cui morti a migliaia, provocate dall’impossibilità di acquistare medicine, gli USA sono i responsabili diretti e volontari, insieme all’UE. Ma davvero impensabile, nel momento di un’epidemia che colpisce insieme alle sanzioni, è stata l’iniziativa dei vertici Usa di incriminare il presidente venezuelano di “narcoterrorismo”, mettendogli sulla testa una “taglia” di 15 milioni. Questo, da parte di un governo gangster, inviperito dal totale fallimento del suo regime change con il grottesco Guaidò. Un governo che, sotto la mistificazione della “guerra alla droga” (pari a quella della “guerra al terrorismo”), da decenni alimenta il mercato suo e occidentale e, di conseguenza le sue banche, di cocaina dal paese vassallo Colombia, che ne è il massimo produttore, e di eroina, dal paese vassallo Afghanistan, che ne è il massimo produttore.

La velocità e l’accanimento con cui la nostra stampa si è affannata a ribadire che cinesi e russi, con rispettivi amici e alleati, sono il male assoluto e noi stiamo nella scialuppa di salvataggio che riesce a scamparci da quell’orso e quel dragone, è il segno di quanto i mondialisti dell’imperialismo odino e temano la prospettiva eurasiatica. Che la problematica del superamento dell’egemonia mondiale degli Usa, dalla quale dipende il successo della cricca globalista che richiede di manovrare tutto, compresi gli Stati Uniti, per raggiungere lo scopo della dittatura mondiale su un “nuovo mondo”  huxleyiano, sia al cuore dei modi in cui viene gestita e propagandata la supposta pandemia, lo dimostra l’automatismo con cui i media si precipitano a restaurare l’immagine dell’antico e perenne nemico, non più rosso, ma sempre dittatura che annienta i diritti umani.

Vaticano e USA, una faccia una razza
Un’immagine incrinata non solo dall’aiuto fornito e dalla solidarietà dimostrata addirittura ai camerieri dei loro aggressori, ma anche dall’efficienza e tempestività con cui in Cina si è risposto al virus e dalla capacità della Russia di contenere l’epidemia. A fronte di questi paesi “nemici” o, comunque, malfamati, che sono venuti in nostro soccorso, stanno le manovre Nato-Usa per simulare un’aggressione alla Russia è, ancora più simbolicamente, il mezzo milione di mascherine italiane dirottate da Aviano negli Usa. Quanto all’altro Stato che sovrintende ai nostri destini, non solo spirituali, la Chiesa si è distinta per l’offerta più taccagna. In compenso, storicamente la più grande fabbricatrice di scenografie ammalianti, ci ha offerto un papa bianco, solo sotto la pioggia nera, in una piazza San Pietro deserta e grigia, stagliato contro la maestà della cupola di Michelangelo. Rimbombano per tutto il mondo le sue due frasi lapidarie, storiche, frutto di pensiero profondissimo: “Nessuno si salva da solo” e “siamo tutti nella stessa barca” (cosa, peraltro, non del tutto vera). Diavolo di un Bergoglio, come hanno fatto a venirgli in mente!











mercoledì 25 marzo 2020

Le persone chiuse in casa, il pensiero chiuso in testa---- CACCIA ALLE STREGHE ----- Il tripudio dei cortigiani




Lo Zeitgeist dei pochissimi
Siccome la tendenza dominante, dai filosofi tedeschi chiamata Zeitgeist, spirito del tempo, è quella, dell’imbroglio, del raggiro, del complotto dei pochissimi ai danni dei tantissimi, i primi però con seguito di giullari, sicofanti, guardaspalle, chierici traditori e camerieri, noi ci affidiamo alla controtendenza della sincerità, onestà, libertà. Voci dissonanti che, pure, esistono, si vanno facendo largo tra le crepe della cospirazione. Che se dovessero prevalere, dovrebbero portarci un bellissimo giorno a un simil-processo di Norimberga. Processo in cui giudicare e condannare, certamente non all’impiccagione come l’originale, tutti coloro che hanno provato a fare al mondo un’inversione a U e così bloccare la storia dell’emancipazione umana. Ho scritto “simil-Norimberga”, dato che quell’episodio antigiuridico rappresenta un’aberrazione senza confronti: un processo di criminali di guerra vincenti a criminali perdenti. Il nostro processo sarebbe dei liberi e onesti ai ladri di verità e di onestà. Ladri a mero scopo di dominio e di profitto attraverso l’imposizione, ancora una volta, del dogma, del pensiero unico universale.

A la guerre comme à la guerre
Nei momenti di loro massima crisi, di credibilità prima ancora che di potere, i padroni ricorrono al mezzo estremo: la guerra. Ed è di guerra, di fronte, che straparlano i coloro che gestiscono l’attuale fase di attacco a quel poco che ci era rimasto di secoli di lotte di liberazione. E quando di guerra si parla, non solo appaiono sulla scena colonelli e truppe, ma i dissidenti, le voci alternative, diventano collusi col nemico Il nemico essendo non solo il Virus diventato, da normale fastidio, stragista e “nemico della vita”, ma tutti coloro, magari scienziati, che lo “sottovalutano”. Trattasi di disertori, traditori, il peggio del peggio, quelli che negli anni di Hitler in Germania praticavano la “Wehrkraftzersetzung”,  la disintegrazione della Forza di Difesa.

Ecco, oggi abbiamo, in aggiunta ai tanti castigati perché topi fuggiti dalla tana e oppositori del distanziamento sociale per spinta di sopravvivenza, la peste infame dei disintegratori della Forza di Difesa. Quelli che, quando poteva, la Chiesa faceva ardere sui roghi a maggiore gloria di dio e del proprio dogma. Ora, oltre che con la superfetazione di forze dell’ordine, dobbiamo vedercela con i droni che fulminino, per ora con telecamere, domani, chissà, con gli Hellfire, i delinquenti che, addirittura in coppia, ancora insistono a contagiare il paese facendo più di 100 metri per strada (6000 euro di multa, sei mesi di carcere, 5 anni se vai in giro contagiato).

Rispunta Torquemada


Una strega ideale che, si parva licet componere magnis, sarebbe banale, ma non improprio, avvicinare a Giovanna d’Arco, e la da me ripetutamente citata Maria Rita Gismondo, direttore Microbiologia clinica e Virologia all’ospedale “Sacco” di Milano, il più rinomato, insieme allo Spallanzani di Roma. Questa, al pari di alcuni tra i più autorevoli virologi ed epidemiologi d’Europa, si è permessa di opporre al terrorismo, tipo “Saw”, che ci incuneava in cunicolo dopo cunicolo della paura, un minimo di dati corretti, a ridimensionamento del clown, appunto, di “Saw”, dimostrandoci alla mano di numeri di contagi, malati, morti, come ci trovassimo in poco più di una normale influenza stagionale. Influenza però stavolta precipitata nel deserto di una Sanità pubblica, un tempo attrezzata, oggi ridotta, a dispetto e a insulto di coloro che ci operano da combattenti e martiri, a qualcosa di meno di un lazzaretto seicentesco.

 Roberto Burioni, Clinica privata San Raffaele; Maria Rita Gismondo, Ospedale Pubblico Sacco

Contro Gismondo, che aveva detto saggiamente, in coro con le massime eccellenze europee: “Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia… non dobbiamo preoccuparci”, si sono concentrate le artiglierie di fango di un qualcosa che ricordiamo averci imposto, unici nel mondo, in nome della Scienza dall’ S maiuscola, una e trina (Big Pharma, OMS, Burioni), 12 vaccini fin dalla nascita e sputi in faccia a chi ne temeva le ricadute, peraltro denunciate da un’altra scienza, ovviamente con la s minuscola. Si tratta del “Patto Trasversale per la Scienza” (PTS) dei noti Burioni, Lopalco e Silvestri. Hanno diffidato legalmente (sic) una delle nostre più eminenti specialiste della materia, “per le gravi affermazioni sul Coronavirus, volte a minimizzare la gravità della situazione e non basate su evidenze scientifiche”. Che solo loro hanno. Se la vedranno in tribunale, dato che Maria Rita Gismondo ha risposto da par suo: ”Non torno indietro sulle mie dichiarazioni”. Quanto a voi, da chi andreste in caso di difficoltà respiratoria, da Gismondo, o da Burioni?

Bergamo, Brescia, caro vaccino

A proposito di vaccini, questa è davvero interessante. Bergamo ce l’hanno raccontata come Manzoni la Milano della peste. Siamo stati percossi dalle immagini di innumerevoli camion militari che portavano via bare a una a una. Qualcuno, tra cui questo blog, ha segnalato il dato che, con la regione più inquinata da particolato d’Europa, forse c’era già qualcosa nell’aria della Lombardia che facilitava l’infezione polmonare. Ora ne abbiamo un altro di possibili facilitatori (purchè il prof. Burioni non ci scorga, sennò altro che diffida legale). Nel gennaio del 2020, in una campagna lanciata dalle autorità, vengono vaccinate 34.000 persone contro la meningite, tra le quali 1.680 scolari direttamente nelle scuole e 2.414 lavoratori negli stabilimenti. Anche a Brescia 9.200 persone ricevettero il vaccino speciale, in aggiunta a 1.700 persone da parte di medici di base e pediatri, 1.000 scolari e 300 lavoratori, per un totale di 12.200 cittadini.


Gli scienziati del ramo ci dicono che un effetto collaterale del vaccino può essere la sindrome Guillain-Barré che nel 25% dei casi produce una paralisi della muscolatura respiratoria, i pazienti devono essere ventilati e la mortalità sale al 5,5%. Fatene quel che volete. Ma, oggi come oggi, non fatevi sentire. Verrà il tempo…

Il caudillo e i suoi cacicchi
Il “Modello Italia” che l’OMS propone al mondo intero lo dobbiamo ai comandanti di questa guerra. Una combriccola (classe dirigente sarebbe dire troppo) di feldmarescialli, generali, colonelli, sergenti, tutti delegati dell’OMS, a sua volta delegato di Big Pharma, impegnati a marcare di malato l’asintomatico (sano) e di morto per Covid-19 qualunque deceduto per qualunque patologia, sempre senza autopsia, ma comunque con un tampone che gli ha individuato, ma anche no, tra polmonite e diabete, un qualche virus influenziale. Siamo in guerra, tuonano da ogni schermo e titolo e dunque coprifuoco, stato d’assedio e legge marziale sono fisiologici, istituzionali e indispensabili.


Più che di generali, si tratta di nani da giardino, un po’ Pisolo, un po’ Brontolo, un po’ Gongolo, cui la nostra coltivata sudditanza ha concesso i galloni di ufficiale di giornata, ma che si rappresentano sulla scena come fossero i 300 di Leonida alle Termopili. Nanetti pasticcioni e incompetenti, galline tra le quali è scoppiato un mortaretto, che si accapigliano tra di loro a colpi di ordinanze alla rincorsa di chi colpisce più duro, un’armata Brancaleone che nemmeno l’esercito di Franceschiello.

E i gendarmi? Mentre noi guardiamo in strada, al passato e al presente e al futuro, da sbarre come quelle di Cagliostro nella Rocca di San Leo, tocca preservare la salute a coloro che si preoccupano di tenerci chiusi. A noi, ridotti a larve dalla mancanza di vitamina D che ci regala il sole, 4000 dobloni di multa e 6 mesi di sbarre. A loro, almeno 30 minuti al sole ogni giorno. Ecco il documento, ingranditelo.


.
Conte, chiudiamo la nazione, anche se metà non c’entra niente
Anche un incredibile premier che, quando ci sa mezzi abbioccati dall’ora, dagli schermi drogati di panzane e cretinerie, dal sonno, estenuati dalla paura, verso mezzanotte, con il mezzo che rappresenta Stato e governo, cioè sul suo profilo Facebook, ci fa sapere che la mattina dopo ci saranno tanti nuovi reati da farci trattare tutti da potenziali delinquenti. Una tecnica di comunicazione innovativa, rispettosa delle istituzioni, del parlamento degli eletti (che gli frega, mica è stato eletto, lui). Con un decreto nemmeno pronto, figuriamoci se discusso dalle assemblee con relativa assunzione di responsabilità costituzionale, l’ometto devoto a Padre Pio e a molto altro, mette sotto chiave tutti quelli che a lui e ai suoi soci mettono paura, cioè l’intero paese. E ora le ammende sono diventate di 4000 euro, il carcere di 6 mesi, e auto e moto da sequestro.

5,50 marchi al giorno costa allo Stato un malato. Di 5,50 marchi al giorno vive una famiglia sana.

Avendo in mente chissachecosa, con il centrosud del paese addirittura sotto la media annuale delle infezioni virali, gli è parso opportuno mettere in lockout l’intero paese. Fuorchè le fabbriche e gli schiavi nei campi (a proposito, le ONG, le avete mai più sentite?). Guai a far sentire il Nord del 84% dei decessi, perchè sanitariamente scassato e inquinato come nemmeno Seveso, l’untore d’Italia. La Confindustria non voleva. E nemmeno coloro che sussurrano all’orecchio di Giuseppe Conte e che vogliono l’Italia Nuova. Magari un po’ demograficamente dimagrita, libera dal peso sui giovani di vecchietti deboli, malati e improduttivi. Vecchio sogno malthusiano e sorosiano, che oggi si materializza in tutto il mondo occidentale e di cui si fa interprete Barbara Spinelli, eurodeputata nella lista degli amici di Soros, quando sul Fatto Quotidiano descrive il “triage”, la scelta di far morire quelli con minore aspettativa di vita, come “scelta razionale, anche se terribile”, senza prenderne le distanze.

Comunque non c’è solo la falce del Covid-19. Nello stesso tempo in cui al virus sono stati attribuiti nel mondo 250 morti di vecchi, di fame sono morti nel mondo 25.000 neonati e minori. E non si tratta di dato solo stagionale. E quando il mutante avrà terminato il suo giro annuale, dei suoi effetti si continuerà a morire. Una megarecessione trascina con sé sempre un aumento di decessi per malattie, suicidi, tossicodipendenze, alcolismo, violenze domestiche e un generale peggioramento delle difese immunitarie. Come risaputo e provato, c’è già chi, producendo farmaci, se ne lecca i baffi.

Da Roberto I a Urbano VIII, andata e ritorno. L’inquisizione non muore
 
Processo a Galileo Galilei


Come abbiamo ampiamente constatato e don Robertro Burioni ci ha ribadito, prima sbeffeggiando e poi minacciando una voce fuori campo (colpirne una per educarne cento), essere critici non è permesso. “La scienza non è democratica”, ha sentenziato, scambiando la materia con se stesso e se stesso con papa Urbano VIII (quello di Galileo). Eppure, né lui, né l’immenso coro che ci tempesta con l’ordine di stare in casa sennò ci fate morire tutti, hanno avuto da ridire quando si è saputo che la famigerata esercitazione USA-Nato Defender Europe 20 , della cui cancellazione aveva parlato la Merkel, dopotutto si farà. Un tantinello “ridimensionata” (qualche migliaio dei 40mila effettivi in meno, ma con masse di cingoli in terra, navi in mare e aerei in cielo), con tanto di militari di una dozzina di paesi belli mischiati e fraternizzanti nel segno dell’assalto alla Russia. Russia che, ipoteticamente, dovrebbe rifarsi sui popoli e beni europei, base dell’aggressione. Complimenti all’alleato e protettore.

Tutto il potere ai militari?

Del resto, il segretario Nato Jens Stoltenberg non aveva colto l’occasione per garantire che la Nato si sarebbe fatta parte attiva nella lotta al coronavirus? Ma non è che i generali Usa si preoccupano di promuovere, insieme al virus e alla guerra ai russi, solo in Europa il nuovo assetto che da queste mosse dovrebbe nascere. Ora che il coronavirus è tracimato alla grande anche negli USA, ecco che si ripresenta l’occasione, parzialmente sprecata dopo l’11 settembre 2001, nonostante il Patriot Act, le sette guerre, il terrorismo e tutto il resto. Secondo un articolo di Newsweek, uno dei più importanti settimanali americani, ripreso dall’Eurasia Daily, le autorità statunitensi hanno adottato misure per introdurre uno stato d’emergenza nel quale è previsto che il potere passi dal governo civile a quello militare. Tra le ipotesi per le quali ciò dovrebbe essere fatto, oltre a catastrofi naturali e diffuse insubordinazioni sociali, è stata ora inserita anche quella in cui una crisi da coronavirus dovesse incapacitare presidenza, governo e congresso. I piani di contingenza a ciò intesi sono pronti e si chiamano Octagon, Freejack e Zodiac. E danno ai militari, anche se subordinati e su base territoriale, il diritto di sostituirsi alle autorità civili. Il tutto è sotto il controllo di NORTHCOM, comando Nord delle FFAA statunitensi istituito dopo l’11/9. Mai più rivolte alla Berkley, mai più Pantere Nere, mai più studenti di Occupy Wall Street. E nemmeno Woodstock.

Russia, Cina, Cuba, grazie. USA non pervenuti. Ma Erri De Luca ahinoi sì.


Ci sono arrivati aiuti impensati, sebbene non impensabili. Medici specializzati e milioni di mascherine dalla Cina, 53 dei migliori medici e infermieri antivirus da Cuba e il carico più grosso, nove enormi IL-76 da trasporto russi con 100 specialisti di infezioni da virus, attrezzature di protezione e macchinari clinici, mezzi mobili per la bonifica di ambienti pubblici, strade e piazze. Dagli Usa, l’esercitazione “Defender Europe20 con il suo demenziale potenziale di virus. E sapete cosa ci ha fatto sapere Erri De Luca, uno dei patetici transfughi da Lotta Continua, l’ultimo movimento che abbia preoccupato i padroni?
L’autore molto supponente di mediocri poesie e di sciropposi libri autocelebrativi, grande cantore della Bibbia e dei suoi adepti confessionali e statali, avendo decantato tutto quello che si va facendo in nome della salvezza del paese, compresi i confusi che cantano inni dai balconi, le “misure di restrizione condivise e applicate con spirito civico di collaborazione, più che da minacce di sanzioni” (sic), si rifà a Sarajevo, altra gigantesca mistificazione. La città che anche lui frequentò in complicità con tutti i cattomiliziani del papa e collaborazionisti anti-serbi vari, co-distruttori della Jugoslavia. Una medaglia al merito Nato. 

Definita avanguardia virtuosa l’Italia sderenata, disperata e passivizzata che abbiamo sotto gli occhi, messo da parte lo storico atlanto-sionismo, è arrivato a riconoscere gli aiuti da Cuba e dalla Cina. Ma non ha saputo contenersi dal deplorare la cinica mancanza di aiuti dalla Russia. Un De Luca che una volta di più ha pestato qualcosa di molto infettante.
Avrebbe potuto nettarsene, deplorando la stitichezza della Chiesa. Buddisti e valdesi, con il loro 8 per mille piuttosto povero, hanno donato per la lotta al virus una media del 22,33%. I cattolici del loro miliardo e 132 milioni hanno donato 10 milioni, anziché i 230 milioni che corrispondono alla percentuale degli altri.  Su questo problema, che inerisce alla tradizione del grande tronco monoteistico, Erri tace.

Giullari, chierichietti, cortigiani e presstitute
Nel corso di questi mesi di “pandemia” ne abbiamo viste di tutti i colori, una più stupefacente dell’altra e se eravamo già da qualche tempo abituati a osservare che, come paese, come conglomerato europeo e loro vertici, avevamo raggiunto il fondo e stavamo addirittura scavando, non riusciamo ancora, fessi come siamo, a farcene una ragione.


Neanche oggi che ci si offre lo spettacolo, nel nome della salute, anzi, della vita, di una totale distruzione della privacy, di una riduzione della libertà e dell’autodeterminazione di individuo e comunità mai viste, neanche nel Ventennio. E di una moltitudine di soggetti che, trafelati, si precipitano a soccorrere, omaggiare, servire, il vincitore. Dagli schermi si affacciano le facce benevoli, solidali, ammiccanti, ammonenti, truccate, ipocrite, tutte indistintamente belline e autocompiaciute, di vip dello spettacolo, dello sport, del cinema, della stampa, del trash. Ci consigliano, pregano, intimano di stare in casa, di lavarci le mani, di non toccarci qua e là (tipo il prete dell’oratorio), di stare allegri, di fare tante belle cose tra tinello e cucina, di godersi la famiglia. Complici. Come non è possibile che non lo siano, se vogliono continuare a essere vip anche nel nuovo regime.

Gente che, arrivata al successo, prova un’attrazione gravitazionale verso le camere dell’eco dell’élite, dove si coltivano narrazioni che favoriscono lo status quo. Quello status quo che gli ha procurato fama e fortuna. Costoro non hanno niente a che fare con noi, gente normale, perché nessuno li tratta più normalmente e loro non hanno più idea di cosa sia la normalità. Si ritrovano tra ricchi e famosi e tra persone che coltivano interessi a stare con i ricchi e famosi. E’ un ambiente in cui le celebrità sono ansiose di credere a storie positive circa il sistema che le ha favoriti. Nelle loro vite non ci sono persone qualunque che gli diano un feedback, un’idea di cosa sia normale. Vivono nelle camere dell’eco dei decisori. Non ne va ascoltata neanche una parola.

Il telemedico

Da un po’ ci stanno magnificando le virtù della telemedicina. Di qualcuno che ti opera o ti cura senza mai averti visto in faccia o toccato la pancia. E’ servito a tagliare quegli ospedali di cui ora si lamenta la mancanza. Ho dovuto andare dal mio medico di base, un amico, per qualche ricetta e una visita. Sulla porta dell’ambulatorio,  a sei metri di distanza, ottemperando alle prescrizioni governative del suo Ordine, mi ha bloccato. Niente visita e per le prescrizioni, solo telefonicamente. Poi me le manderà via mail. Siamo al tele-dottore, la negazione del rapporto medico-paziente, fatto di esami, sguardi, palpeggiamenti, ascolti, trentatrè e respiri. Come il telelavoro, chiamato dai burini smart working, come la telescuola, altrettanta negazione del rapporto-insegnante-alunni, fatto di sguardi, esami, scambi, contrasti, discussioni, comunanza. Tanto terrificante, dispotico e distopico che, vedrete, verrà mantenuto anche dopo. Come se le piattaforme non fossero già le più ricche, potenti e letali del mondo.

E, per finire in bellezza, guardate la data qui sotto: 1° gennaio 2018.  E poi scegliete se ridere o piangere. E se dare la colpa al virus, o a qualcun altro.


Milano, terapie intensive al collasso per l’influenza: già 48 malati gravi molte operazioni rinviate, così titolava un articolo del Corriere della Sera del 10 gennaio del 2018.  L’articolo riportava anche la difficoltà degli ospedali milanesi nel far fronte ai numerosi malati di influenza che dovevano far ricorso alle unità di terapia intensiva, in un periodo in cui il Coronavirus non era ancora apparso. 
Prenotazioni sospese per le operazioni, medici e infermieri in ferie richiamati urgentemente in servizio  e le complicazioni dell’influenza stagionale, le polmoniti che mandano in tilt i reparti di terapia intensiva degli ospedali milanesi: il San Raffaele, il Policlinico, il San Gerardo di Monza, e il San Matteo di Pavia, questo il quadro drammatico rappresentato da un articolo del Corriere della Sera di due anni fa.