lunedì 29 aprile 2019

Mattinale dei buoni e cattivi, da Eratostene a Gigi Di Maio------- FASTI E NEFASTI DEL GIORNO


Mattinale dei buoni e cattivi, da Eratostene a Gigi Di Maio
FASTI  E  NEFASTI  DEL  GIORNO
 

  
1) Quando parla il Colle: Turbamento Oggettivo. . La nuova legge sulla difesa che, salvinianamente, sancisce il mutuo e reciproco gangsterismo letale, ha fatto fuori il suo primo minorenne povero per la pistola del suo primo maggiorenne ricco, sparatore per sport, che lo ha colpito all’osso sacro, il che farebbe pensare a uno in fuga. Quest’ultimo si rallegra dello scudo fornitogli dal Mattarella con la definizione di “turbamento oggettivo”. Un nonsense totale, ma che permetterà al giudice di fargli pat pat e mandarlo a casa. Si spera che altri sparatori sportivi non siano presi da “turbamento oggettivo” all’ingresso del rider con una  pizza che pare una mina antiuomo, o della suocera il cui ombrello assomiglia a un Kalashnikov.

2) Brucia ragazzo brucia, per la Grande Distribuzione. Sono stato a Borgo Mezzanone, Foggia (vedi il docufilm “O la Troika o la vita”), la baraccopoli due volte incendiata, tre volte sgomberata per finta, dove regna il caporalato, lo spaccio e il magnaccismo, tutto in mano agli stessi africani. Non ve lo dirà il manifesto, che non ha mai speso una riga per la quarta mafia nazionale, perché nigeriana, la più capillare per spaccio e prostituzione. Borgo Mezzanone sopravvive e prospera e la legge sul caporalato di Renzi non verrà mai applicata: il prezzo dei pomodori e dell’uva di quei campi deve essere compatibile con i profitti della Grande Distribuzione, Grande Amica di ogni governo. L’altro giorno ci è bruciato vivo Samara, migrante del Ghana. Il “manifesto” se l’è presa con il governo che maltratta le Ong.


3) Divorare territorio. La Lega vuole mantenere le provincie, i 5 Stelle no, per risparmiare dicono. Renzi, generatore di mostruosità, le ha sostituite con le “Città Metropolitane”, strumento di pervertimento sociale e di urbanizzazione all’insegna della gentrificazione e, per questo regalo, il partito di “La Repubblica”, per una volta su un milione dalla parte dei 5Stelle, continua a ringraziare il bischerone.. E basterebbe uno sponsor così. Capita perfino alla Lega di dire una cosa giusta. Andrebbero abolite le regioni, costrutto artificiale sebbene costituzionale, di saporaccio etnicista, verminai di corruzione, oggi in ansia di autonomia sfascia-Italia. Non le provincie, corpo intermedio vicino ai cittadini, territorialmente, socialmente ed economicamente omogeneo, fuori dal deserto umano dei megacentri urbani.

4) Sessismo progressista. Marco Da Milano, debenedettiano (è tutto dire) direttore del fu-L’Espresso che insiste a chiamarsi L’Espresso, non si perde un’occasione dai sinistri  Zoro, Gruber, Formigli, Floris, da nessuno dei nostri cavalieri della crociata anti-barbarie gialloverdi, per bollare di infamia i quattro cavalieri dell’Apocalisse: razzismo, fascismo, maschilismo, sessimo che di questo governo sarebbero i pilastri. E, per evidenziare all’universo mondo la natura repellente di tali ismi, gli ha dedicato questa copertina:
 Ciò che scocciava assai Da Milano e compagni era il fatto che la sindaca, giovane e bella, avesse inchiodato un manager Ama che giocherellava col bilancio per attribuire indebiti premi di produzione a sé e ai colleghi. Bravo Marco, al siparietto PD-Soros di Diego Bianchi e degli altri della squadra rosa, oltreché ospite fisso, diventerai anche tronista e velina.

5) Un Regeni non si nega a nessuno. A Pechino, il premier Conte ha detto al presidente egiziano Al Sisi di ricordarsi di Giulio Regeni. Al Sisi  ha detto a Conte, ma sottovoce, di ricordarsi, primo, che nessun servizio del mondo che si rispetti si sarebbe mai autoaccusato facendo ritrovare un suo sequestrato, torturato e ucciso, al lato della strada; secondo, che lo hanno “scoperto” nelle stesse ore in cui Roma e il Cairo stavano concludendo affaroni che avrebbero tagliato fuori mezzo mondo petrolifero occidentale; terzo, che il ragazzo aveva lavorato per anni per un covo internazionale di spie capeggiato dall’inventore degli squadroni della morte John Negroponte; quarto, che al suo presunto socio locale, finto dissidente, aveva promesso 10mila dollari, mica per la moglie malata di cancro, ma solo per un preciso “progetto”. Il che, risaputo, ma taciuto da tutti, non ha impedito che la santa alleanza Regeni, Repubblica e il manifesto in testa, rilanciasse il martire Regeni contro l’assassino Al Sisi. Che ciò avesse a che fare con la prospettiva che il generale Haftar, protetto da Al Sisi, Putin e Trump, stesse sbaragliando i Fratelli musulmani  (leggi: Isis), cari ai colonialisti progressisti? Quei simpaticoni che tengono i migranti nei famosi “lager della tortura, dello stupro, e dell’uccisione” e che Haftar rischia di liberare, ponendo fine al grande business?

6) Biden, the progressive, for President ! “Il manifesto” festeggia la candidatura a presidente del Democratico Joe Biden, detto Pisolo (“Sleepy Joe”), sorvolando sul fatto, solitamente sconvolgente per “il manifesto”, che a casa sua è noto per aver molestato donne un po’ in alto e un po’ in basso. Sorprendente, direi, per un organo del collegio di difesa di Asia Argento. Tutta contenta, la referente di Zingaretti nella redazione politica del quotidiano anticomunista, saluta il futuro avversario del reietto Repubblicano Trump con vezzeggiativi come “centrista” e “moderato”.  Del tutto meritati: da Senatore, nei ’70, si distinse per accanimento anti-desegregazionista nelle scuole e nei mezzi di trasporto. Nei ’90, da presidente del Comitato Giustizia, si oppose alle accuse di molestie sessuali fatte da Anita Hill al candidato alla Corte Suprema,Clarence Thomas. Nel 2003 fu sostenitore decisivo al Senato dell’aggressione all’Iraq e, a seguire, di tutte le sette guerre di Obama. Quella che da loro si chiama “Corporate America”, l’élite finanziar-militar-securitar-digitale, in particolare delle assicurazioni e banche, lo eleva a suo candidato preferito. Anche per togliersi dai piedi il meno affidabile Sanders. Come poteva esimersi “il manifesto”?

7) S'ode a destra uno squillo di tromba;. A sinistra risponde uno squillo. E tutti all’unisono rievocano, invocano, rivendicano e celebrano, a ulteriore esaltazione dello scontro con gli infedeli, le imperiture radici cristiane dell’Europa, anzi dell’Occidente tutto. Lasciando da parte il piccolo dubbio che l’asserzione solleciterebbe tra amerindi, afroamericani, Sami artici (lapponi) e altre popolazioni genocidate a colpi di Croce, c’è del vero, nel senso che è dalla radice cristiana che sono fioriti in Occidente dogma, pensiero unico, monarchia assoluta, pure infallibile, e guai terreni ed eterni inenarrabili per chi non ci sta. D’accordo, monarchi assoluti sono stati vissuti e sofferti anche da altre parti e in altri tempi, ma quello dei cristiani-cattolici ha un’esclusiva. Il razionale e, soprattutto, l’irrazionale, sono monopolio suo. Non si transige, come magari in Grecia e a Roma dove non solo si transigeva, ma dagli altri culti ci si sentiva perfino arricchiti. Pensiero molteplice – Socrate, Eraclito, Seneca - lì; qui pensiero unico – S. Agostino, S. Tommaso, Padri della Chiesa, Paola Binetti. E a  dar retta ad Ario, o a far gli alibigesi, o i catari, erano cazzi davvero amari.


8) Ora et labora. Eppur si muove! Il geologo Mario Tozzi, nella sua bella trasmissione (“Sapiens”, Rai Tre), dà una mano e parecchio conforto all’assunto di cui al numero 7, dimostrando come pensiero unico e progresso scientifico-tecnologico stanno in opposizione ontologica tra di loro. Negli anni più alti del mondo classico, i secoli del pensiero multiplo,  precedenti l’ossificazione imperiale, romana, bizantina, cattolica - se consentite, richiamerei quelli a nostra radice italiana ed europea –   in Grecia si erano fatti salti scientifici in avanti, pari solo all’esplosione all’indietro dei nostri ultimi decenni. Eratostene aveva misurato raggio e circonferenza (40mila chilometri esatti) del globo terrestre, poi fatto piatto e ridotto a metà dagli scienziati agli ordini di San Pietro. Si dice oscurantismo. L’astronomia dovette aspettare il rogo di Giordano Bruno e Galileo carcerato per vedersi confermata nella scoperta ellenista che la Terra gira intorno al sole, e non viceversa, botta tremenda al pensiero unico e diocentrico. Archimede, Euclide, tanti altri furono poi seppelliti (in parte salvati dagli arabi) insieme a matematica, geometria, geografia, filosofia, tecnologia, medicina, nei secoli dell’”Ora et Labora” di San Benedetto. Vennero risuscitati in tempi laici e profani, era dei Comuni, Rinascimento (Leonardo Da Vinci, non solo), Illuminismo, grazie alla riscoperta del dubbio e del “metodo scientifico”, spesso a costo di anime dannate e carni abbrustolite. E mettiamo pure sul piatto delle radici buone e cattive il dato che il metodo scientifico dei greci era fondato sull’osservazione e in onore della Natura, mentre quello degli industriali e digitali il contrario.



9) Di Maio scottato. Insisto, a dispetto dei miei sbeffeggiatori, col dire che le cose fatte finora dai 5 Stelle, a vantaggio dei dominati e spolpati, del mondo che ci circonda e a detrimento di chi ruba e imbroglia - non le aveva fatte nessuno. Nei palazzi e, ancor più, con le lotte sul territorio. Riconosco anche che la scelta obbligata dal voto dei non sufficientemente stufi non offriva alternativa alla coabitazione con i voraci pseudo-populisti e finto-sovranisti  della Lega (coabitazione che prima finisce meglio stiamo), giacchè è ovvio che la differenza tra costoro e la criptodestra PD è quella tra il Gatto e la Volpe, entrambi a caccia dei nostri zecchini d’oro. Tutto questo mi legittima a dire che all’omino forbito e scaltro, che insiste a vestirsi da agente di Tecnocasa e a inseguire Salvini baciando San Gennaro, la Brigata Ebraica e la sua  fidanzata a favore di camera e voto, il mio antico amico ed ecologico Pigmalione (vedi il mio docufilm “L’Italia al tempo della peste”), Alessandro Marescotti, ha provocato una bella scottatura. Poco o niente rispetto a quante vite l’oggetto del contendere, ILVA, ha incancrenito e carbonizzato nei decenni.


A un Luigi, pur bravino, ma, nell’occasione, dallo sguardo simile al mio bassotto Ernesto quando fa finta di essere da un’altra parte se gli rimprovero il formaggio rubato, Marescotti ha messo una zeppa tra i discorsi sul “nuovo corso Ilva” da sembrare Eratostene che contesta Tolomeo. L’inquinamento è ancora lì e peggiora, quelli che lo producono sono ancora immuni da conseguenze penali, il nuovo padrone non è affatto meglio del vecchio filibustiere (amico di Calenda e Vendola), eccetera, eccetera. Con Marescotti sembrava di sentire le inconfutabili ragioni dei NoTAP, NoTerzo Valico, No MUOS. O  non si negava l’opera prima, o la si nega e la si impedisce adesso. L’alternativa è farsi dare, certamente esagerando, dei democristiani, cioè dei berluscopidini, specie in estinzione, diversamente, spero, dai 5 Stelle.

venerdì 26 aprile 2019

Quale 25 aprile. Quale 27 aprile. Quale liberazione.



 

Il link è l’omaggio a una donna, venuta da un altro mondo per dare una mano al nostro, la sua vita per l’amore del suo uomo, della repubblica, della democrazia, della giustizia, della libertà. Per me anche lei è 25 aprile. Canzone che amo e che, volendo, potete sentire a sottofondo di quanto ho scritto.

Ho superato il 25 aprile uscendo dalla culla di questo eterno presente, dalla quale, a noi pupetti, i pupari non fanno nè vedere passato, né prospettare futuro. Eterna sospensione tra l’unico pensiero possibile, quello attuale, e l’unica tecnologia disponibile, quella digitale.  Ho afferrato una radice e mi sono ritrovato sotto il monumento sul Gianicolo alle vittorie di Garibaldi sui francesi e alla memoria della Repubblica Romana (1848), poi annegata nel sangue dei patrioti e del popolo romano dalle monarchie francese, borbonica, austroungarica che PioIX  aveva invocato dal suo esilio a Gaeta (i bersaglieri gli avrebbero reso la pariglia a Porta Pia, vent’anni dopo). Priorità assoluta delle Potenze, non diversamente da oggi, stracciare una costituzione che a quella di esattamente cent’anni dopo poco aveva da invidiare e, dato l’ambiente europeo e la sua affermazione di sovranità, era perciò anche più meritevole.


Un monumento che mi proteggeva dallo scroscio di toni enfatici e parole declamatorie grandinate dal Quirinale e rimbombate nella camera dell’eco che è la stampa italiana. Toni e parole all’apparenza del tutto rituali, generiche e banali, altisonanti, proprio come si retoricheggiava ai tempi di Lui, prendendo fiato a ogni periodo, passando dal grave all’imperativo nobile e finendo sull’intimidatorio per chi non  dovesse darsela per intesa. Insomma, discorsi da Balcone, dalla cui pomposa prosopopea cerimoniale, nel caso specifico del tutto abusiva, immancabilmente esalano i vapori dell’ipocrisia e dell’autorità fondata su chiacchiere e distintivo. E, a volte, su felpe e giubbotti, abusivi pure questi.. Tutte cose che con i fasti evocati da lontano, sempre senza averne i titoli, abusivamente, hanno il compito di coprire i nefasti  del presente e dei presenti.

 Bandiera delle Repubblica Romana. Giubba garibaldina

Non ho partecipato ad alcuna celebrazione, ufficiale o ufficiosa, trovandole tutte spurie e inquinate. Dal Quirinale a un’ANPI che condivide con tutte le sinistre la perdita di sé e che si mette ad arzigogolare sull’equivalenza tra nazifascismo e quello che i superrazzisti dell’Impero e delle sue marche definiscono razzismo. Mistificando per tale quello di chi smaschera l’operazione colonialista, detta globalizzazione, ai danni dei dominati del Sud e del Nord. Gli sciagurati sovranisti, identitari, refrattari alla levigatezza dell’uniformato. Seppure lo definiscano tale, non ne fa sicuramente parte Matteo Salvini, sovranista farlocco e sfascia-Italia  del “prima gli italiani”, purchè si tratti di trafficoni eolici, trivellatori di terre e mari, sfondatori di valli e montagne, magna magna di ogni genere, cravattai lombardoveneti, insomma tutti i missi dominici dell’Impero. Genìa che è stata decisiva perché i risultati del 25 aprile fossero consegnati nelle mani e nelle borse dei nuovi invasori.


Genìa maledetta. E’ stato lo spirito dei tempi coronati dal 25 aprile e subito successivi che ha innalzato l’Italia – dal fascismo squadrista frantumata in giovani obnubilati, popolo plebeizzato e impecoranato, federali in stivali e loro mignotte, intellettualità sedotta, asservita e abbandonata, brutalità ed elementarietà di azione e pensiero (salvo grandi architetti) - ai livelli di un passato come quello dei Leopardi e dei moti ottocenteschi. Che ha prodotto i Fenoglio, Calvino, Pavese, i De Sica, Rossellini, Monicelli, giganti che hanno nanificato, moralmente e culturalmente,  tutto quello che è venuto dopo e che formicola a petto in fuori nei Premi Strega e Bancarella. Si può dire, e spiacerà ai nonviolenti, di vocazione o altro, che quello Zeitgeist, così generoso, è uscito dalla canna di un fucile.

Da ex-direttore responsabile e inviato di guerra del quotidiano Lotta Continua e militante (a lungo latitante) di quell’organizzazione, che contro il fascismo aggiornato del consociativismo di regime, con il suo terrorismo di Stato, pure qualcosa ha fatto,  mi permetto, nel mio piccolo e intimo, di ringraziare i partigiani tutti. Formazione di popolo.  Più di tutti quelli garibaldini, e rigettare nel buco nero dell’esecrazione gli Alleati, che ai primi hanno sottratto e pervertito la vittoria, poi procedendo a sottrarre e pervertire ciò che di ogni vivente fa quello che è: la sovranità sua, della sua comunità, del suo passato, presente, futuro, nome. Di questo gli antifascisti da terrazzo, antisovranisti del re di Prussia, non sanno e non dicono, bisognosi come sono dei cartonati in camicia nera e saluto romano per occultare il fascismo global-digital-finanziario che li ha reclutati e di cui si sono inoculato il virus. Il che non mi impedisce, sia detto per inciso, di trasecolare a fronte di chi insiste a definire Piazzale Loreto “giustizia di popolo”.
Stessa matrice

Oggi si vedono sul palcoscenico della commedia nazionale e occidentale, in grande spolvero, nuovi “antifascisti”. Ce ne sono addirittura di patrocinati da George Soros, che non si fa scrupoli di affiancarli all’altra sua creatura: Me too  Come sempre quando il pifferaio riesce a riunire e riconciliare in un’unica truppa ratti e bambini ignari, li si trovano, schiamazzoni e autocertificati, dall’estrema sinistra  a quella vera destra che si dice vuoi centrosinistra, vuoi centrodestra. Virgulti, balilla e giovani italiane del Nuovo Ordine Mondiale, puntano quello che in artiglieria viene chiamato “falso scopo” (e il puntamento indiretto verso un obiettivo non individuabile a vista). In parole semplici, additando un chihuahua ringhiante nei bassifondi ideologici urbani, si urla “al lupo, al lupo”, con l’effetto di distogliere la nostra mira dal lupo mannaro vero che tiene al guinzaglio chi urla.

(Chiedendo scusa al lupo per la becera metafora fiabesca. E ricordando che il ministro dell’Ambiente 5 Stelle, Costa, proibisce di abbattere i lupi, mentre Salvini, forte di mitraglietta, ne autorizza l’abbattimento: fatto che contiene in nuce tutto il significato delle temperie in cui il post-25 aprile, tradito come nemmeno il presunto Giuda il presunto Gesù, ci ha ingabbiato e nelle quali, o i 5 Stelle staccano la spina, o rischiamo il corto circuito e il black out loro e di tutti noi).


Il discorso della Liberazione va ripreso ab imis fundamentis. E’ per questo che ho spostato le mie commemorazioni-celebrazioni a due giorni dopo, il 27 maggio del 1937. E il giorno tristissimo della morte di Antonio Gramsci (io c’ero già e ricordo una serie di quaderni di mio padre con sopra, imparai dopo, le immagini, tra altre, di Marinetti, D’Annunzio, Gozzano, Leopardi e Gramsci). Non significa niente, ma sono contento di esserci già stato quando ancora viveva Gramsci. E’ insensato, ma mi pare che così sono in qualche modo contemporaneo e, quindi, più partecipe di quel “popolo” a cui questo sardo degno della sua terra ha ridato un nome, un’identità, un progetto, nel tempo che più lo ha visto conculcato, mistificato, sviato da una storia che era iniziata con Dante, che aveva serpeggiato per secoli e che si era rifatta prorompente con la Repubblica Romana e le altre affini, incancellabili madri dei nostri partigiani.

 La Brigata delle Donne alla Comune di Parigi

Come Anita Garibaldi, che, sul colle Gianicolo, sparava ai francesi rinnegati, lo è specificamente delle nostre partigiane. E come lo era anche delle brigate femminili alla Comune di Parigi (dove c’erano pure i dai neoborbonici esecrati garibaldini!). Che nessun movimento o gruppo femminista ricorda e onora, preferendo icone tipo Hillary o Boldrini.




martedì 23 aprile 2019

Pesce grande mangia pesce piccolo e Greta li mangia tutti ------ GREEN NEW DEAL : LA NUOVA ACCUMULAZIONE CAPITALISTA----- prima che il 5G ci fulmini tutti



"Coloro che sono contro il fascismo senza essere contro il capitalismo, che si lamentano delle barbarie che proviene dalle barbarie, sono simili a gente che voglia mangiare la sua parte di vitello senza però che il vitello venga scannato. Vogliono mangiare il vitello, ma il sangue non lo vogliono vedere." (Bertolt Brecht) 

Squali e sardine

Esemplifichiamo. Il PD, in Umbria (e non solo), viene scoperto a galleggiare in un oceano di fango sanitario? A Roma la sindaca Raggi, per la quale particolare affetto nutre la Procura, viene collegata a un malaffare AMA che lei cercava di impedire? La società liquida innalza la Raggi su cavalloni giganti e fa sparire l’Umbria PD in una dolce risacca. In Sicilia gli intimissimi del trombone in felpa che amministra il paese vengono scoperti a banchettare con coloro che un tempo pasteggiavano con Andreotti e Berlusconi? Il GIP romano indaga Raggi. Il reato più evanescente di tutti: abuso d’ufficio. “Per come ha dato visibilità al progetto dello stadio” (sic). La Raggi, cento volte indagata (altro che Alemanno) e cento volte assolta (altro che Alemanno), annaspa nell’ennesimo maremoto comunale, l’inciampo tangentizio-mafioso del sottosegretario più importante di tutti, scompare, spiaggiato dietro a una duna. La sardina finisce in padella, gli squali se la battono, anzi se la mangiano.

FNSI e gli altri: ma quale Assange, Bordin! 
E’ una costante di sistema. A Londra, Assange,  un giornalista che, con Wikileaks, ha connesso i crimini del potere alla coscienza dell’umanità, da 7 anni in isolamento nell’ambasciata ecuadoriana, viene trascinato fuori da sette energumeni in divisa e arrestato in vista di estradizione a chi lo vuole bruciare vivo. Il nulla osta l’ha concesso un presidente ecuadoriano ladrone che da Wikileaks era stato scoperto imboscare denari pubblici in paradisi fiscali e che per i suoi meriti di traditore viene compensato con un prestito miliardario Usa che eviti la sua bancarotta. Vendetta farabutta di un potere che, insieme a quella  contro Chelsea Manning, universalizza il suo assassinio della libertà d’espressione, informazione, stampa. Abominio di portata planetaria, ma sepolto sotto la vera a propria apoteosi di una stampa ecumenica e senza sbavature, a celebrazione di Massimo Bordin e di Radio Radicale, uomo e radio da sempre nel campo imperialista e delle sue guerre, scandalosamente foraggiati dallo Stato per diffondere  il verbo dei veri padroni. Chi è sardina e chi squalo?

Oggi, per chiunque non si offra schiavo passivo o attivo al Grande Fratello (e dunque non per la FNSI , l’Ordine dei Giornalisti, o Reporters Sans Frontieres), la vicenda Assange, e quella connessa di Chelsea Manning, con la possibile conclusione di una condanna a morte o a vita, risulta l’ennesima prova che chi, politico o comunicatore, intralcia il rullo compressore del totalitarismo globale, non scampa alla punizione. Da Assange a Ellsberg dei Pentagono Papers (crimini in Vietnam), da Giancarlo Siani e Beppe Fava a Jamal Khashoggi, da Peppino Impastato alle dozzine di giornalisti scomparsi nel mattatoio Usa dell’Honduras, fino a tutti noi, a rischio di rimozione da Facebook o Google e di carcere per aver sfrucugliato qualche tabù, o legge mosaica.

Notre Dame. Sri Lanka? E vai con lo scontro di civiltà


Esemplare l’incendio di Notre Dame. Le cui circostanze esigono un’occhiata più attento, specie se viste sullo sfondo dell’altro attacco Isis alla cristianità in Sri Lanka e specie se si ricorda da quale laboratorio è uscito quel Frankenstein. Comunque, spunto perfetto per un’unità nazionale che seppellisca i Gilet Gialli  che stavano scucendo l’Esagono gallico e fornendo suggerimenti a qualche centinaio di milioni di cittadini, a suo tempo privati della cittadinanza per diventare dipendenti UE-BCE. Perfetto anche per rilanciare la linea strategica del globalismo, lo scontro di civiltà, dando alla cristianità, spina dorsale dell’Occidente, il ruolo della vittima, funzionale a qualsiasi attacco. E che la si smetta col rivangare ‘sta pedofilia clericale! Un cristiano ucciso ogni 5 minuti nel mondo? Quanti musulmani, vittime di sette guerre d’aggressione? Mai calcolato. Perfetto, infine, per ridare una verginità, attraverso megadonazioni esentasse di microparticelle dei loro patrimoni predati, ai tycoon dell’industria, dell’agrobusiness e delle piattaforme.

E sia detto di nuovo per inciso, a me, politeista e convinto anticristiano, la rovina di Notre Dame duole quanto la ferita a ogni testimonianza di creatività umana, anche perchè amo moltissimo il gotico. Ma non mi fa scordare ciò che a tutti è stato fatto scordare: che dal 4° secolo in poi, da Costantino detto il Grande e pure santo, a una blandissima, ma gonfiatissima repressione dei cristiani, con l’invenzione di santi e martiri a rimpiazzo dei semidei che, nell’antico, mediavano tra uomini e dei, è succeduta una persecuzione dei pagani che, per ferocia e cinismo, non avuto simili nella storia del mondo. Tra abbattimento di statue e templi, rogo e crocifissione di pagani ed eretici, sterminio di popolazioni renitenti, distruzione di opere d’arte, documentate, ma mai riferite nella nostra Storia, sapete quanto c’è rimasto del patrimonio greco-romano? L’1%. Altro che jihadisti a Palmira.

Greta e la nuova accumulazione


Esempio supremo di come il meccanismo di cui sopra faccia scomparire ogni detrito inconveniente, è stata l’epifania, non di Greta, povera piccola, ma del fenomeno mondiale Greta Thunberg e dei suoi gretini. Che bel film: alta sui marosi, manovrando con superba agilità la sua tavola di surf, sullo sfondo di un orizzonte lacerato da apocalittici furori incendiari, la crisi climatica, la bambina un po’ autistica, quindi inerme e inoffensiva, ma molto eloquente, di cui si dice dire, fare, viaggiare, pagare, tutto da sola, con dietro un gigantesco apparato di marketing che si limita a plaudire, dalla scena ha fatto sparire tutto. Meglio che Salvini il suo retroterra di trafficoni  e intrallazzatori, grazie alla Raggi. Meglio che gli atlantosionisti e la FNSI l’impiccagione della libertà di stampa sul patibolo di Assange, in virtù del radicale libero defunto Bordin.

I flutti della “società liquida”  l’hanno fatta planare a riva con in mano una scopa. Per spazzare via tutto ciò che negli ultimi due secoli ci ha inquinato, intossicato, surriscaldato, disastrato, ucciso? Come no. E dietro ai bravi ragazzini ben pettinati, ben vestiti, bene slogananti, bene intenzionati, bene indignati con i loro genitori, ecco chi si occuperà della “Grande Trasformazione” a salvataggio del pianeta con la Green New Economy. Quella inventata da Thomas Friedman sul New York Times, il giornale che ama farsi bollettino di tutte le guerre, e rilanciata oggi da Alexandria Ocasio Cortez, il parallelo idolo ecologista statunitense, che però su Maduro sta al giudizio di Trump.

Siamo in crisi, si sa. Crisi di sistema, la chiamano. Crisi di sovraproduzione e di riduzione di plusvalore in seguito a diminuita accumulazione. Stritoli il lavoratore e quello non ti consuma più. Allora arrivano i robot e scompaiono gli operai. Domina il virtuale e si offusca il reale. L’indispensabile austerity non permette crescita e consumi. Tocca cambiare registro. Ecco la grande occasione: terrorizzato dal cambiamento climatico, il gregge viene condotto in vista dei prati verdi e ubertosi della rivoluzione verde. Per agevolarla e salvare la ghirba, accetterà di mantenere il modulo anche nella nuova economia: sottomissione e sfruttamento. Perché alla Green New Economy, da realizzarsi in 10 anni, toccherà impegnarsi tutti, il 99%, tagliando benessere e gradevoli usanze, cuocendo d’estate e gelando d’inverno. Sempre che non stai in qualche Smart City a 10mila dollari il metro quadro. L’1%, che è esperto e abituato, dirigerà.  Alla sua collaudata maniera. Grazie alla nuova accumulazione. Costerà, è stato calcolato un 93 trilioni di dollari, 93mila miliardi di dollari. Da dove pensate che verranno? E’ il capitalismo, bellezza.

Sotto il tappeto, tutto

Ma niente paura. E’ comparsa Greta, bambina vergine, gravida del nuovo messia, più verde di Hulk, tutta all’insegna dell’economia digitale, quella che i soldi li sa accumulare. Ed è un’apoteosi: acclamano l’intellighenzia, la stupidenzia, l’ONU, la bergoglienza, la matterellenzia, l’informazia e la contro-informazia. E il belato diventa uraganica standing ovation quando dall’alto Greta scende su una scopa e dall’empireo una voce tuona: “Greta spazza!”. Mentre mani esperte dai polsini con gemelli sollevano un lembo del tappeto.
Tanta è la polvere, tanti i detriti, le macchie di sangue, tanta la sporcizia da far sparire, ma vasto è il tappeto nella cui trama si intrecciano l’ìnnocenza  dei bambini e la colpevolezza degli adulti pentiti che gli hanno guastato il globo. E tanti sono gli scopini, dagli apostoli di “Friday for Future” agli anacoreti di “Extinction Rebellion” e ai milioni di corifei di Greta in tutto l’Occidente. 

E dalla vista scompare tutto. Perfino Assange, perfino i picciotti eolici di Salvini, perfino la Raggi. Libia, Siria, Yemen, Venezuela, Netaniahu, la triade Pompeo-Bolton-Pence, la Corte Penale Internazionale che processa solo gente di pelle scura, la Via della Seta, Yemen, Assange, Chelsea Manning, Venezuela, Siria, Libia,  la bolla del Russiagate, le sanzioni genocide, Netaniahu, i brindisi e gli evasori di Juncker, i nazisti di Kiev, le Ong del commercio umano, la pulizia etnica fatta dai curdi, le armi di distruzione di massa di Saddam, le bombe di un Gheddafi senza aerei, i mercenari terroristi e un miliardo di altre balle passate sotto il naso della FNSI e dell’Ordine dei Giornalisti senza che se ne accorgessero. Non essendo colpa di papà e mamma, non si sa bene a chi attribuire tutto ciò. Quindi via, sotto il tappeto.

Come anche, sotto il tappeto, figli non degli adulti in genere e, quindi, di NN, come la Nato, l’agroalimentare, la farmaceutica e il 5G che, pure, all’asfissia, ai morbi e all’avvelenamento dei viventi  hanno contribuito in percentuale magari doppia e tripla rispetto alle fonti, di cui tanto si preoccupano i gretiani in quanto colpa di tutti noi sopra i quaranta. Quella cinquantina di milioni di morti ammazzati dopo il 1945, direttamente e nell’indotto, dalle guerre Usa e Nato, quei miliardi di tonnellate di petrolio bruciato e lasciato lì insieme ad altre scorie da milioni di camion, carri armati, cacciabombardieri; quelle sanzioni ai mondo che non sanno stare a tavola o sotto il tavolo, che hanno costretto a tagliare boscaglie, boschi e parchi per cucinare e scaldarsi; quelle sanzioni che hanno costretto ad abbandonare al glifosato e alla successiva sterilità campi e città svuotati dalla fame, o dalla mancanza di farmaci e quindi occupati e sterilizzati dalle multinazionali; quei vaccini, quelle medicine ritirate, dopo aver provocato stragi endemiche, quelle non ritirate.

Quelli che, agitando il moloch Putin, stanno spingendo come invasati verso il confronto nucleare con la Russia e, come ci documenta Daniel Ellsberg (quello dei Pentagon Papers che ci rivelò di che lacrime grondasse e di che sangue la guerra  al Vietnam del buon Kennedy, del cattivo Nixon, del carneade Johnson), hanno scientificamente messo in conto 600 milioni di morti tra Europa e Giappone nei primi sei mesi del conflitto (vedi Daniel Ellsberg, “The Doomsday Machine”).

5G, Quinta Generazione loro, ultima nostra


Del 5G (Quinta Generazione), già in corso di sperimentazione da noi, che ci fa solo scegliere se essere fulminati da onde elettromagnetiche cinesi o statunitensi, la scienza, non la politica, ci informa (di soppiatto) che è come l’amianto. Si sa cosa fa, ma non lo si dice, finchè la barca va. Finchè la montagna di cadaveri non sfonda le palpebre calateci sugli occhi da governi e media tanto irresponsabili, quanto complici. Rispetto a 3G e 4G, già devastanti oltre ogni percezione,  permette velocità  da 10 a 100 volte superiori per ogni connessione: cellulari, video, internet. Di conseguenza promuove gli affari. E i giochi. E le chat. E i tumori.

Già inconsapevoli degli effetti micidiali sul tasso patologico - circolazione, cuore, cervello, tumori, endocrino - dei precedenti G, ci facciamo avviare inconsapevoli e sereni all’olocausto del 5G. Garantito da una torre/antenna ogni cento metri. Come dell’amianto, nessuno ci parla dei rischi delle radiazioni da frequenza elettromagnetica e da micro-onde. Li sussurra qualche centro scientifico (sono disponibili 10.000 studi di alto livello che dimostrano i danni molecolari, biologici, organici, neuronali), li dovrebbe urlare la politica, li tace l’economia che, ovviamente, vince. Finchè la barca va. Per l’amianto  è andata per sessant’anni. Per l’AZT,  che ammazzava gli affetti da HIV pretendendo di curarli, una ventina.  Per gli OGM e il glifosato ancora ci provano. Agenzie, enti, ministeri della sanità non partecipano alle decisioni. Gli altri danno retta, come a suo tempo ai negazionisti  del petrolio e della Terra tonda.

Studi russi sui precedenti 3 e 4G, con migliaia di soggetti sottoposti a trattamento, danno esiti agghiaccianti per quanto riguarda la riproduzione, gli ormoni, la vita umana, animale e vegetale. Nel giro di 10 anni il 91% non scampa a nevrastenia e disordini sensoriali, entro 5 il 66% soffre di malattie cardiovascolari e di depressione, dopo 10 anni il 59% di ipoglicemia. Senza contare i tumori al cervello, la riduzione della vista, distonie neurovegetative….

Il 5G richiede oltre 20mila satelliti  che dovranno essere lanciati da altrettanti razzi con motore alimentato da nuovi idrocarburi. Ciò ridurrà del 6% lo strato dell’ozono ai poli. Nel giro di un decennio di lanci l’emissione di carbonio supererà quello delle emissioni di Co2 di dieci volte. Si creerà uno strato permanente  di particelle di carbonio nella stratosfera settentrionale. Non male come impronta ecologica, vero Greta?

Tutti i paesi sviluppati registrano, a partire dall’era wireless, un rapido declino della fertilità maschile. Entro il 2011 la concentrazione dello sperma nel mondo Wi-Fi era calata del 53%. Secondo una ricerca dell’Università di Gerusalemme, la maggioranza dei maschi in Europa sarà completamente sterile entro il 2060. Calcolo fatto quando il 5G ancora non c’era. Si realizza il programma di Malthus. E anche quello degli accoglitori senza se e senza ma di migranti: la nostra estinzione sarà compensata da chi, provenendo da territori con meno antenne, si riprodurrà di più.

E anche questo è la globalizzazione. Che cammina lieve e spedita sul tappeto di Greta. Sotto ci siamo noi. Sterili, cancerosi e rincoglioniti.  
A meno che (vedi vignetta).....