martedì 30 luglio 2024

FALSE FLAG versione con traduzione

 


FALSE FLAG

UNA FOGLIA DI FICO GRANDE COME IL 7 OTTOBRE

L’incursione di Hamas e il fuoco amico del massacro

Di Fulvio Grimaldi, regia di Leonardo Rosi


https://rumble.com/v591cnh-una-foglia-di-fico-grande-come-il-7-ottobre-fulvio-grimaldi.html

 

VERSIONE CON SOTTOTITOLI ITALIANI CHE SOSTITUISCE QUELLA PRECEDENTEMENTE DIFFUSA

venerdì 26 luglio 2024

Baracconate olimpiche, baracconate elettorali TRA PESSIMO E MENO PESSIMO

 


https://youtu.be/_rwRxdzobCg

Credere che i Giochi di Parigi siano sport, o che le elezioni USA siano democrazia, è come credere che un ombrello sia un paracadute.

 

Dove si parla dell’oscenità di Giochi Olimpici di cui il capintesta, manutengolo dei predatori bancari occidentali e accanito guerrafondaio, dice che sarebbero di pace e fratellanza, mentre sono di esclusione dei giusti (russi e bielorussi) e di inclusione dei genocidi (Israele e USA, con contorno di caporali NATO bravi a saltare in alto).

Olimpiadi custodite da quasi centomila tra militari e poliziotti, anche di altri paesi, a sottolineare il comune intento di militarizzazione, che si pretendono garanti della sicurezza di sportivi e pubblico, mentre garantiscono solo la gentrificazione della metropoli contro l’ennesima sollevazione del popolo francese. Una periferia di poveri, immigrati, precari, emarginati, stabilizzati da generazioni, dove il metro quadrato costa all’improvviso 7.000 euro e impone una transumanza di milioni verso il nulla.

E abbiamo udito la retorica di Sergio Mattarella ornare di allori e incensi anche questo, a poche settimane dell’analoga liturgia per il vertice NATO del ritorno in Europa dei missili di media e lunga gittata contro la Russia. Missili che - ricordate Comiso? - cacciammo quarant’ani fa e che ora ci rendono bersaglio di legittime rappresaglie. Crosetto, ricevuto con tutti gli onori e tutte le erezioni a stellette, la principale forza d’attacco NATO a Solbiate Olona, in aggiunta al più vasto arsenale USA a Camp Darby, a 200 atomiche testè ammodernate e ad altre 120 basi USA-NATO, non ha pace finchè i missili INF non siano piazzati anche nei cortili di casa nostra.

Quello che è successo giorni fa al Congresso riunito deve aver fatto impallidire d’invidia Torquemada, Gengis Khan, il Churchill delle centinaia di migliaia di inceneriti dal suo fosforo nelle città irachene e tedesche, Filippo II e il Concilio di Trento per la notte di San Bartolomeo (da cui scampò un mio antenato), qualsiasi killer seriale della Storia e perfino tutto il Reichstag riunito attorno al suo Fuhrer. Cosa è successo? Un abominio peggiore di tutti: Centinaia di potenziali (would be, dicono in inglese) assassini, che inneggiano in piedi, con standing ovation, al Sicarius Maximus, Benjamin Netaniahu. Volevate un’epitome dei nostri tempi d’Occidente? Eccola qua.

Ma fuori c’erano gli esseri umani. A migliaia, con migliaia di bandiere palestinesi. Assediavano il megakiller e i would be killer. E dentro al congresso c’era una parlamentare con cartello “Netaniahu criminale””. Una sola. In rappresentanza di milioni e della Palestina invicta. Dove si vede che, nell’universo, un buco nero non basta ad oscurare le stelle.

Negli USA fallisce il tentativo dei soliti soggetti addetti all’eliminazione di elementi alieni alla Stato Profondo del Nuovo Secolo Americano (PNAC). Secolo inaugurato con l’operazione 11 settembre, secolo di Bush, Clinton (Bill e Hillary), Bush, Obama (sette guerre di sterminio all’attivo e la settimanale firma della lista CIA di “sospetti da togliere di mezzo”). Secolo capitalfinanziario della guerra e della security, interrotto tra il 2017 e il 2001 dalla comparsa di un imprevisto con i capelli a pannocchia.

Com’è che non gli hanno sparato allora? Mah, forse perché traccheggiava, si pensava che lo si potesse recuperare, stava con Israele e contro l’Iran…Hanno preferito agire sulle elezioni del 2020. E, pergiove, come ci sono riusciti.

In compenso il tentativo di puntellare alla Casa Bianca un vecchio criminale in preda all’Alzheimer, con tanto di valletta dimostratasi feroce nella persecuzione poliziesco-giudiziaria di povera gente e una totale nullità in politica e geopolitica, ci fa rasentare la fine del mondo. Da qui al gennaio 2024, la conventicola da manicomio criminale è in grado di manovrare il suo zimbello fino a un Armageddon tale da mettere Trump, “il pacifista isolazionista”, davanti al fatto compiuto di una guerra, o due, non più contenibili.

Avevano provato a bloccarlo con la ridicola e poi fallimentare operazione Russiagate (“Trump, strumento di Putin”), sono riusciti a bloccarlo con immani imbrogli elettorali (blackout notturno e cambio di maggioranza dei voti; rastrellamento di milionate di voti postali, non certificati, fino a settimane dopo la chiusura dei seggi, ecc.).,

Ora hanno provato a fargli fare la fine di John e Robert Kennedy, Luther King, Malcolm, X, John Lennon, le Patere Nere, Itzhaac Rabin, Aldo Moro, tutti disturbatori dell’inquiete (*) pubblica. Umanamente, Trump, ha reagito piuttosto bene e la goffaggine dell’operazione ha smascherato i mandanti. Dalle parti di Butler, Pennsylvania, quelli dell’FBI (sono loro che montarono la bufala Russiagate e sempre loro vorrebbero indagare sull’attentato!!!) hanno toppato: la loro succursale ha lasciato che si sparasse, ma ha scelto sparatori con la mira di merda.

Intendiamoci, qui nessuno fa il tifo per Donald Trump. Dalla parte opposta dei criminali al comando non ci sono Che Guevara, o Lumumba, o Lenin, o Mazzini, o Cola di Rienzo e neanche uno dei colonelli africani che, col popolo alle spalle, hanno cacciato i predatori francesi dal Sahel. Figuriamoci!

Ma c’è uno che sta sul piloro ai pessimi, a quelli dei 50 milioni di morti ammazzati nelle guerre e nei golpe USA da Saigon a Kabul, da Baghdad a Tripoli, da Damasco a Maidan. A quelli dell’11 settembre e di Gaza, di Guantanamo e Abu Ghraib, a quelli del Covid e relativo “vaccino” e del surriscaldamento antropico, dell’Intelligenza Artefatta, del gender e di tutto il vertice UE da Ursula in giù. Con intorno, a ballare e portare il caffè, i nostri paggi e le nostre veline.

A Trump non va perdonato l’assassinio di Qassem Soleimani, né la rottura dell’accordo nucleare con l’Iran, né la frenesia anticinese, né le bombe (un po’ per finta) sulla Siria. Gli va riconosciuto di aver sfidato i poteri massimi non avendo iniziato nessuna guerra (unico tra gli ultimi 4 presidenti). Gli va riconosciuto di aver provato a ricuperare un’America della produzione manufatturiera, a garanzia di una classe operaia ridotta a insediamenti di roulottes ai margini delle città, contro l’America che stampa miliardi di dollari a debito per comprarsi la roba là dove hanno ancora meno scrupoli a sfruttare i lavoratori e l’ambiente.

Lo chiamano isolazionista. Ben venga. Più quel paese nato e prosperato sui genocidi, propri e altrui, si toglie di torno dal resto del mondo e più ci rimane qualche possibilità. L’occidente, prima europeo e cristiano, poi anglosassone e giudaico-cristiano, sempre affetto da voracità patologica, pari solo alla sua ipocrisia, ha inferto, a chi popola questo granello nello spazio, tante ferite, mortali e morali, che bastano.

Se qualcuno si presenta anche solo per svirgolare un tantino, mettiamolo alla prova. Il dato è che peggio di così non può andare. Siamo al meno pessimo. In attesa del Che, vediamo che succede. Sempre che quelli lì non trovino uno con la mira migliore.

(*) Quiete e inquiete. Ugo Foscolo

 


venerdì 19 luglio 2024

L’Idra a tre teste: Giustizia, Autonomie, Premierato TRE MOSSE PER AMMAZZARE L’ITALIA

 

L’Idra a tre teste: Giustizia, Autonomie, Premierato

TRE MOSSE PER AMMAZZARE L’ITALIA

 

 

“IL PUNTO” DI FULVIO GRIMALDI: “Un regime di conniventi per un paese di delinquenti”

https://www.quiradiolondra.tv/live/ , venerdì, ore 20.00 e successivamente repliche

Un regime con i sorci in camicia nera nelle catacombe ad aspettare il proprio turno. A preparargli l’ambiente. il piatto forte: Premierato, vale a dire monarchia ducista assoluta (s)elettiva, consacrata dall’unzione atlanto-sionista e garantita dalla Gestapo di Piantedosi  che sa bene che il pericolo non sta dove si urla “A noi!”, ma dove si manifesta contro guerre e genocidi. Una monarchia bonapartista dove la cultura è illuminata dal ministro  Sangiuliano che ci mostra Colombo diretto alle Indie Occidentali sotto la guida di Galileo (nato 170 anni dopo), colloca Times Square a New York, non legge i libri che premia allo Strega e nomina Dante fondatore del pensiero di destra.

Ad aprire la strada:

Costituzione stracciata, nazione frantumata in caciccati di uomini de panza istituzional-mafiosi

Riforma della Giustizia che tagli unghie, dita, mani e braccia alla magistratura e ci faccia sguazzare felici in un mondo di corrotti, garantiti dal voto che tutto consente e tutti immunizza.

mercoledì 17 luglio 2024

VAE PACEM ! (Guai alla pace!)


mercoledì 17 luglio, ore 20.00: IL PUNTO di Fulvio Grimaldi www.quiradiolondra.tv

 

Da Starmer, lo pseudolaburista che, da Procuratore della Corona, aveva rinchiuso e fatto torturare Julian Assange, a Ursula che si ripropone con in mano 4 assi: lo scandalo delle consulenze improprie assegnate (e cancellate) da ministra della Difesa, quello dei ladrocini vaccinari combinati (e cancellati) con Pfizer, quello della guerra a oltranza alla Russia, quello di una UE agli ordini delle lobby e del dollaro armato.

Da Orban che fa il giro delle quattro chiese (Zelensky, Putin, Xi, Trump) per scoprire uno spiraglio di pace, al presidente del Consiglio Europeo, Michel, che gli versa addosso olio bollente per aver provato ad ostacolare le mattanze in corso (e che si guardi attorno, Orban, magari dalle parti di un comizio in Pennsylvania, e rifletta su cosa può capitare a chi pensa di togliere le castagne (missili e F16) dal fuoco di Zelensky).

Dalla NATO che, nel vertice di Washington, toglie 40 miliardi a salute, casa, istruzione, cibo, ai cittadini che si ritrovano nell’Alleanza, per piazzarli sotto forma di missili a lunga gittata, anche nucleari, in Europa, a Comiso, dove 40 anni fa ci facemmo rompere le teste per impedire che quei missili fossero collocati da noi. E ci riuscimmo.

Da Biden, perso nei meandri delle sue sinapsi aggrovigliate e privato dei fondi dei suoi finanziatori (che pare possano ora indirizzarsi verso Hillary, la Jack la Squartatrice, o Michelle, complice dell’Obama delle sette guerre), a Trump, cui gli scarsi di mira successori dei killer di John e Robert Kennedy, Luther King, Malcom X, John Lennon, hanno forato l’orecchio.

Dall’utile idiota di prammatica, Thomas Matthew Crooks, messo a tacere dopo aver sbagliato la mira su Donald Trump, al Biden del “In America non c’è posto per la violenza” e alle 341 stragi negli USA con 450 morti e 1.405 feriti dei primi 6 mesi del 2024 e alle 604 stragi con 754 morti e 2.443 feriti del 2023.

Da molto altro a molto altro.

Con “Ave”, come potrete vedere, inizia il numero zero di questa collaborazione (secondo numero zero venerdì, poi ripresa a settembre). Che non è Ave Maria, alla larga, qui si è laicissimi, e neanche Ave Cesare, che è roba da Premierato meloniano. Ave è l’imperativo di avere, infinito del verbo latino che vuol dire… star bene. Saluto da ripristinare senza nomi al seguito

lunedì 15 luglio 2024

Dopo lo 0,9%, lo 0,3, lo 0,15, Marco Rizzo si candida anche in Umbria UN UOMO PER TUTTE LE REGIONI (E STAGIONI, E RAGIONI E…)

 


Io lo conoscevo bene. Ne parlo al passato perché, a dispetto del corpaccio da pugile suonato, ma non rassegnato, che esibisce, in canotta e sollevando mostruosi pesi, Marco Rizzo è praticissimo di morti politiche. Un re Mida a rovescio: qualunque entità politica tocchi defunge quasi istantaneamente: vi ricordate i Comunisti Uniti? Il Partito Comunista punto? Ancora Italia Sovrana e Popolare? Italia Sovrana e Popolare? Democrazia Sovrana e Popolare? Ora occhio, sta per toccare a “Umbria Sovrana nel Cuore”. Cuore nero, con tanto di fascisti e fascistoni nel carné

Ma partiamo dall’inizio. C’era Vox, una robetta che faceva il verso ai neofalangisti spagnoli. Colui che l’aveva inventata capì presto che quello spazio lì era monopolizzato dai neo nostrani, quelli con Giorgia, donna, madre, e i suoi camerati in cantina a bisbocciare tra Faccette Nere e manganelli da lucidare. Su una base teorica da fritto misto, con dentro di tutto, dai vermicelli andreottiani, ai polipi craxiani, ai totani lessi berlusconiani, il fondatore e leader, Francesco Toscano, inalberava però uno spiccato fiuto per l’aria che tira e un ottimo uso delle posate giornalistiche. Così da Vox, vedendo sventolare tricolori anti-UE, passò ad Ancora Italia. Poi, oltre, percepita una certa fronda anticolonialista, ad Ancora Italia Sovrana e Popolare, a Italia Sovrana e Popolare, togliendo di mezzo il vagamente piagnucoloso “ancora”, fino al, per ora, conclusivo “Democrazia (c’era da sbianchettare il nero della reminiscenza Vox) Sovrana e Popolare”.

Il percorso, parecchio sincopato, aveva tuttavia suscitato l’interesse di brave persone, tra le quali va annoverato anche il compilatore di queste righe. Doroteismo, andreottismo, garantismo piduista, bigottismo viganoiano, restavano sullo sfondo, mai domi, ma oscurati dall’incombenza delle guerre atlantiste e sioniste, delle manipolazioni pandemiche, dall’imbroglio climatico, dalla letale fluidificazione gender, dall’ovvia oscenità di tale Zelensky.

Così DSP ebbe buon gioco a raccogliere intorno a sé un buon numero di teste libere e pensanti e di gambe su cui farle camminare. Tutto questo fino a quando sul proscenio, il tre volte defunto e tre volte risorto (PCI, PRC, PdCI., P.C.) Rizzo Marco. A un Toscano oberato da incombenze che non gli erano gradite, la noiosissima costruzione del partito, non gli parve vero di esserne stato esonerato da uno che, a dispetto delle evidenze storiche, diceva di saperci fare. E fu l’inizio della fine.

Da curioso e innocuo osservatore, presidente del Partito Comunista, Rizzo si presenta a Napoli, al Primo Congresso della multinominata entità sovrana e popolare. E pour cause: trombato e ritrombato a tutte le elezioni, quest’ultimo rimasuglio del più grande partito comunista d’Occidente, alle politiche del 2018, aveva rastrellato lo O,3%. Con DSP prometteva di andare meglio, forse addirittura il ritorno su quelle poltrone, europea o nazionale, alle quali era rimasta attaccato il ricordo dei glutei rizziani.

E per DSP, come da ricorso storico, all’arrivo dell’energumeno muscolare corrispose il rapido e inesorabile inflaccidirsi del pur giovane organismo sovranpopolare. Promoveatur ut amoveatur Toscano, nella funzione cerimoniale di “presidente” di DSP e autopromossosi Rizzo a cofondatore e addirittura coordinatore (in totale assenza di organismi partitici, inutile intralcio). Dai 360.000 voti in tutta Italia delle politiche del 2022, ai 30.000 (0,15%) delle europee del 2023: Effetto Rizzo manifesto.

Avete presente il gioco da Lunapark delle “Tre palle un soldo”? Tiri, colpisci, il pupazzo crolla e tosto si rialza.  Rizzo vi ci si è affezionato. Per cui ora rischiate di vedervelo sulla scheda delle elezioni regionali in Umbria. Anche questo è un deja vue, come tutti quelli di Rizzo. Pugile del tipo grande incassatore, gli infili un knock out dopo l’altro ed ecco che torna a caracollarti davanti.

E’ successo in Trento. Io c’ero. Da quelle parti soffiava il potente vento di una grande movimento popolare che ho avuto la bon sorte di frequentare nelle sue iniziative, manifestazioni, lotte.

Toscano non ne voleva sapere: per lui i movimenti erano tutti inquinati, sotto sotto c’era del fascismo! Rizzo avrà tutti i limiti che vorrete, ma l’uomo è furbo. C’è un piatto ricco? Mi ci ficco. E venne a lucrare sulla mobilitazione dei trentini. Mica chiedendo di partecipare alla grande manifestazione contro l’esperimento UE “Trento, laboratorio della sorveglianza totale”, condiviso dal Comune. No, allestendo invece nelle adiacenze del corteo un suo banchetto. Hai visto mai che, approfittando del movimento, rimediamo qualche firma…

Avete letto il programma di Rizzo presidente regionale a Trento? Provate a trovare delle differenze con quello ora sciorinato in un’intervista da candidato presidente dell’Umbria. Tanto Trentino e Umbria, per me pari sono. Tanto non so nulla di veramente serio dell’una e dell’altra regione. Non ci sono neppure mai stato. Che vuoi che faccia qualche dislivello di altitudine…

E così il pranzo è tratto dal congelatore trentino e servito pari pari in Umbria: Né destra né sinistra, siamo prima, dopo, sotto e sopra; non ci piegheremo mai ai diktat europei, agli interessi delle grandi multinazionali, prima ci sono i diritti dei cittadini: casa, sanità, servizi efficaci ed efficienti, un agile programma che parta dalla sovranità e  arrivi alla vita quotidiana (?), il tema del lavoro, della sfera sociale, la piccola e media impresa, altro che gli Agnelli (? Sta nel manuale), gli Elkann e i Benetton, basta giovani che emigrano, siamo per i più deboli, gli anziani, i disabili, ma anche per il tema della sicurezza (sennò ce lo frega la destra), e dai e dai e dai.

Va bene in Umbria, come in Trentino, come nel Burundi.

Marco Rizzo definisce tutto questo e tutto stesso con una parola “coerenza”: “La coerenza è la mia storia, come chiunque può verificare…”

Verifichiamo. 1999. Rizzo sta con Cossutta, Diliberto e Bertinotti nel post-PCI che si chiama Rifondazione. Rifondazione sta all’opposizione del governo D’Alema-Mattarella. Il governo D’Alema-Mattarella, benedetto da Washington, obbedisce alla benedizione e partecipa in primissima persona alla prima guerra europea contro l’Europa. Guerra NATO contro la Jugoslavia-Serbia. Rifondazione si oppone. Cossutta, Diliberto e Rizzo no. D’Alema gli promette ministeri e candidature. I tre si scindono da Rifondazione e creano il Partito dei Comunisti Italiani, PdCI. Con questo entrano nel governo D’Alema-NATO e vanno a bombardare la Serbia, paese democratico, neutrale, inoffensivo, socialista. Coerenza.

Rizzo s’inventa il partito, partitino, partituccolo, Partito Comunista tutto suo. Non va da nessuna parte. Molla partito e comunista e si presenta, nudo come un verme, a Democrazia Sovrana e Popolare. Toscano apre e gli mette uno scettro di latta in mano. DSP esce disintegrata dall’esperienza Rizzo e dalle europee.

Non si va da nessuna parte. Fine dei giochi. Aspetta, un momento! C’è Alemanno. Quello fascistissimo, il picchiatore, l’uomo dei servizi, il sindaco di Mafia Capitale, Carminati, Buzzi, il pregiudicato agli arresti. Ottimo, lo prendiamo: comunisti e fascisti uniti nella lotta… Così freghiamo tredici voti a Meloni e La Russa.

Ma Alemanno, tutto sommato, s’è ravveduto. C’è di meglio. C’è Roberto Jonghi Lavarini, quello vero, il fascista non pentito, quello che sta con i camerati delle caverne che fanno arrossire perfino Giorgia, il “barne nero” della galassia nazifascista milanese. Che endorsement a dato a Rizzo per l’Umbria, “la migliore alternativa al sistema! Boia chi molla!” ,

Marco e Francesco si fregano le mani. Ora gli umbri, conservatori nati, sanno per chi votare. E altri li freghiamo a mafiosi e bulli. Appena adocchiati De Luca e Bandecchi, Rizzo non è rimasto nella pelle. Qualche residuo di homo sapiens lo avverte: ma è lo sprofondo della volgarità, del populismo alla Wanna Marchi, masanielli alla rovescia. Lui li trova eleganti, prendono i voti, sono diventati sindaci, ci raccolgono le firme….Ma perfino per Cateno da Taormina e Stefano da Terni il bombarolo fasciocomunista e’ troppo. E lo scaricano.

Coerenza.

Mi rimane qualche ricordino personale. Politiche del 22, Rizzo e Toscano si presentano telefonicamente: “Dai ti facciamo capolista, dove vuoi essere candidato?” – Ma no, che ne so, ho 88 anni…” Dai che ce la fai… “ E dai e dai, mi infilano, 88enne, candidato in Piemonte, Sicilia, Liguria, Tre mesi di volontariato a sbattersi tra comizi, convegni, cortei, marce, taverne, alberghi, treni, macchine, bus…Tanto per dare una mano, figurati se sarei uscito…Forse speravano che crepassi. A una festa della rivista “Visione” mi chiamano da parte: “Ora che facciamo il partito, dovrai esserne dirigente. Che dipartimento ti interessa, l’Internazionale, la Comunicazione…?”

Entro progressivamente in crisi con la gestione diarchica del tiro a due. A sollevare obiezioni, critiche, suggerimenti, si risponde “zitto, zitto, sennò si sfascia tutto, non fare il rompicoglioni…”

Scoppia la Palestina. DSP non partecipa a nessuna delle mille iniziative dei palestinesi, o di altri. Sollecito Toscano a partecipare. “Noi non partecipiamo. Semmai facciamo da soli”. E fanno. Manifestazione per la Palestina a Milano: Primo tra i relatori l’ultimo arrivato, Marco Rizzo. Poi l’ospite d’onore, Ovadia. Poi altri. Nessun palestinese: non dobbiamo urtare la sensibilità della comunità ebraica…. Chiamo Rizzo: “Se c’è l’ebreo e non c’è il rappresentante palestinese nella manifestazione per la Palestina, io non vengo”. E non andai. Fine tra DSP e me.

Non fine per Marco Rizzo. A chi gli chiede della scomparsa di Grimaldi spiega: “Non è venuto perché ha detto che il suo nome era troppo piccolo sulla locandina”. La carognata non gli basta: “E’ un ingrato, non si ricorda di quanta anticamera ha fatto per pietirci una candidatura alle politiche…”.

Coerenza.

Occhio umbri!

 

domenica 14 luglio 2024

75° NATO: Liberi tutti nel manicomio --- 33 ASSASSINI DI MASSA A WASHINGTON --- E per Trump, dopo i demo-giudici, la fucilata

 

Manicomio per liberi tutti


“Spunti di riflessione” Per “Il ringhio del bassotto” Paolo Arigotti intervista Fulvio Grimaldi

https://youtu.be/gTjY4N0awMU

https://www.youtube.com/watch?v=gTjY4N0awMU

 

Hanno sparato a Trump e poi si sono premurati di uccidere il presunto sparatore. Non parlerà più. Cose già viste. Solo che Kennedy è morto e con Trump hanno toppato. Anzi, gli hanno garantito la vittoria. Sempre che non ci riprovino. Ma partiamo da dove i mandanti si erano riuniti.

Vi hanno riferito tutto sulla consorteria del culto della morte convocata a Washington per celebrare 75 anni di tentativi di divorare questo pianeta, finendo per essere anche gli esecutori testamentari di quanto ne resterà una volta finished the job.

Finish the job”, finire il lavoro, è la minaccia che il comander in chief rantola nel suo deliquio senile ai cartonati che si sono presentati a una cerimonia che, per una setta di tal fatta, non poteva non essere di natura funeraria.

Questione: funerale di chi? Loro o nostro? Degli esecutori di Hiroshima e Nagasaki e dei successivi circa 50 milioni di vittime delle guerre USA-NATO. O di chi si ostina a sopravvivere?

Quando scrivo che vi hanno riferito tutto, ovviamente mi riferisco al colore, al gossip, alle facezie, ai bacini sul capino di Giorgina del vecchio allampanato che pensava di avere a che fare col suo solito gelato. Et similia della buona pratica giornalistica dei nostri inviati, sempre pronti ad andare fino in fondo (nel senso del termine). Tutti improntati a mercimonio e pornografia orwelliana, per cui è salvifico per la pace incrementare con armi e denaro, sottratti alla sopravvivenza dell’umano comune, la macelleria ucraina o palestinese e prefigurarne altre in zona indopacifica. Siamo, o non siamo le democrazie dei diritti umani e quegli altri il contrario?

E allora non vogliamo festeggiare con sagre popolari e sfilate di alte uniformi la trovata di regime che fa uscire 40 miliardi di euro dalle nostre tasche, in aggiunta ai miliardi già estratti, e fa entrare missili a lunga gittata e cacciabombardieri F15-16  in Germania e Italia, tanto da consolidare il nostro ruolo di bersagli ottimali per l’inevitabile ritorsione di una Russia attaccata? Finiti intanto poveri in canna, avremo modo di mettere all’asta anche le mutande per far comprare ai nostri governi quanto occorre per sostituire i doni a Zelensky e far scoppiare i forzieri di Leonardo, Lockheed Martin, Raytheon, Rheinmetall e McDonnell-Douglas.

Truman? Che c’entra? C’entra come il capo del filo che tengo in mano c’entra con l’altro capo che, srotolatosi dal rocchetto, va serpeggiando per le trincee ucraine, o guida la bomba da 99° kg americana sull’ultimo paziente ancora respirante nell’ospedale di Al Shifa.

Loro pretendono che tutto sia iniziato quando il primo scarpone russo ha calpestato la terra ucraina, o quando i palestinesi, il 7 ottobre, si sarebbero messi a stuprare e decapitare civili inermi nei Kibbutzim dell’unica democrazia del Medioriente (di questa balla, però, mal gliene incolse: glie l’hanno disintegrata gli stessi media e comandi israeliani).

Cosa voglio dire? Che quanto vogliono innestare nell’immaginario collettivo è che la NATO, ontologicamente difensiva, si occupa di noi e del mondo solo a partire da quando si è trattato di correre in soccorso a un povero paese aggredito. Operazione benefica quanto quelle su cui qualche fissato dei ricordi si ostina a rivangare. Che so, la Serbia, l’Iraq, la Libia…….

Ragazzi, quando non uniamo i puntini, a partire dal capo del filo e ci facciamo sfuggire il contesto, il prima, il durante e il possibile dopo, restiamo alla mercè dei rifacitori di cronaca di cui sopra. Quelli che partono dal 7 ottobre, dal 22 febbraio, dall’11 settembre e dietro nebbia. E visto che funziona, vanno allargandosi anche alla Storia, quella con la S maiuscola. E ci ammaestrano che, un paio di secoli fa, chi aveva ragione erano Pio IX, sterminatore del popolo romano schieratosi con la Repubblica e Ferdinando II, il Borbone, macellaio dell’intellighenzia napoletana e dei contadini siciliani. Grazie alla quale considerazione lisciano il pelo agli imitatori contemporanei dell’Autonomia Differenziata e del Premierato.

Per capire di cos’è e perchè la NATO c’è da considerare il cambio di paradigma  verificatosi nel cuore dell’Impero alla dipartita di Roosevelt e alla presa di potere dei fanatici della “nazione speciale”, ispirati dal revanscismo colonialista britannico, con Churchill, ahinoi, ancora in vita e a dare le carte per il lancio della Guerra Fredda, concetto abbastanza estraneo al vecchio e cardiopatico Franklin Delano.

E fu la mega-intimidazione terroristica all’URSS e all’universo mondo dei criminali caputmundi.

E da noi e nelle altre marche imperiali a contatto col nemico fu Gladio, poi istituzionalizzato ed espanso ai quattro punti cardinali, messo in ghingheri come NATO. Non tanto e non solo per intralciare l’avanzata dell’Armata Rossa, che nessun presidente o cittadino russo s’è mai sognata. Quanto per far vincere ed espandere e dominare incontrastata la “mano invisibile del mercato”.

C’era e avanzava il socialismo, spesso di pari passo con la liberazione dal colonialismo. Il Capitale vedeva minacciata di amputazione la famigerata “mano invisibile”. Occorreva un “pugno invisibile” a garanzia della presa di quella mano. Da lì, e non perché i cosacchi minacciavano di abbeverarsi in San Pietro, Gladio e, nell’evoluzione di questo strumento di controllo – stragi – assassinii – complotti – corruzione – la NATO. Cioè pugno invisibile per la formazione della classe dirigente, l’occupazione del territorio (120 basi in Italia), l’eliminazione di ogni ostacolo al dispiegarsi capillarmente, in termini di operatività mafiosa, della “mano invisibile del mercato”.

Oggi quelle mani e pugni invisibili hanno potuto permettersi, grazie anche alla sostanziale evanescenza dell’opzione di una reale equità sociale e con il riscatto delle classi subalterne rinviato sine die, l’abbandono dell’invisibilità e l’affermazione prepotente sul proscenio dei propri visibilissimi forza e arbitrio. L’invisibilità consentiva l’illusione e l’inganno, il bla bla su democrazia, diritti umani, autocrazie da abbattere, popoli da liberare da dittatori, donne da riscattare….Ora, sistemate un po’ di increspature con strumenti come la pandemia,  si va giù di piatto.

E la NATO è partita alla guerra aperta e scoperta al mondo. E uno che, pur ligio ai poteri fortissimi della rete finanziario-sionista, aveva qualche riserva sugli esiti positivi, interni e geopolitici, di un assalto frontale al gigante euroasiatico, anche alla luce del fatto che con i BRICS lo schieramento dell’armageddon andava perdendo pezzi, non poteva che essere o ammanettato da giudici di partito, o sparato come Kennedy (tenendo conto delle debite differenze).

Trump è quello che ha fatto ammazzare Kassem Soleimani, ha voluto spostare la capitale dello Stato coloniale a Gerusalemme, ha sfasciato il trattato nucleare con l’Iran, ce l’ha a morte con la Cina, ma aveva rimesso in piedi un apparato produttivo statunitense,  gli fa schifo Zelensky e tutta la mattanza a risultato zero in Ucraina. Con Putin non lo fa squartare dai pitbull, ma ci ragiona. E’ poco, è molto? Fate voi. A suo vantaggio gioca che i peggio dei peggio, in Occidente, lo vogliono far fuori.

Ci sarà la guerra civile negli USA? In ogni caso non farà bene né agli USA, né alla NATO e tutto quello che mette in crisi questo bicefalo Golem, tutto sommato,è occasione per tirare il fiato. Dipende da chi la vince. Per come è andata oggi, con un proiettile che gli ha sfiorato la tempia (dunque niente auto-attentato) e lui che subito si rialza, leva il pugno e dice “combattete”, per gli altri non dovrebbe esserci partita. Ma se prevalgono i neocon, gli Obama e i Clinton (nel senso di Hillary, vera carta di riserva nel rincoglionimento di Biden) ripescati dagli abissi purulenti a metà tra settimo e ottavo cerchio (Divina Commedia-Inferno), siamo tutti fottuti.  

 

 

mercoledì 10 luglio 2024

GUERRA AL LIBANO? MA SE LE STANNO GIA’ PRENDENDO A GAZA… Oltre ad averle beccate due volte anche da Hezbollah

 


 

Edoardo Gagliano, Byoblu, intervista Fulvio Grimaldi

https://www.byoblu.com/2024/07/10/il-libano-in-fiamme/

 

Difficile che chi minaccia – e Netaniahu minaccia da mesi – poi attacchi. Chi attacca lo fa di sorpresa, non mette sull’avviso un nemico che lo ha già sconfitto due volte. Un nemico che lo ha sbattuto fuori dal suo paese nel 2000, quando si trattava di contadini in ciabatte improvvisatisi guerriglieri contro il “quinto esercito del mondo”. Un nemico che lo ha sconfitto in 34 giorni quando, nel 2006, ci ha provato di nuovo. Fine del mito di Israele onnipotente e, dunque, impunibile.

E questo alla faccia della circostanza che Hezbollah si debba coprire le spalle dai militanti cristiano-maroniti fascisti della Falange, da sempre quinta colonna di Israele e, anche da quel che resta della borghesia feudale e speculativa sunnita – già centro bancario, ufficiale e malavitoso, del Medioriente – legata all’Arabia Sunnita e agli altri petrotiranni del Golfo.

Nel contesto determinato dagli indicibili orrori del genocidio israeliano a Gaza e, con sempre maggiore virulenza, anche in Cisgiordania, a Hezbollah viene il concorso di un’opinione pubblica araba e mondiale, tale da impedire alle componenti collaborazioniste libanesi di concretizzare un’aperta ostilità contro Hezbollah, visto universalmente come difensore della componente palestinese della nazione araba e della patria libanese.

Patria libanese che si ricorda bene dei fasti dell’occupazione israeliana nel 1982-2000, con conseguente frantumazione e devastazione del paese, coronata dagli eccidi di Sabra e Shatila, delegati dal generale Sharon ai falangisti di Gemayel e Geagea. E ricorda anche, come me la ricordo io, la quasi totale distruzione di Beirut, Sidone, Tripoli, decine di villaggi inermi, con stragi di civili, donne, bambini, non dissimili da quelli dei bombardamenti su Gaza.

Penso che, come me, si ricorderanno anche di come Israele si vendicasse dell’umiliazione inflittagli dai combattenti di Hezbollah nel 2006, nel giro di quattro settimane, con cacciata definitiva dal suolo libanese, facendo piovere sui contadini dei villaggi del Sud bombe a grappolo che, seppellite nel terreno avrebbero ucciso per decenni. E insieme a queste, assassine con particolare accanimento di bambini, fosforo bianco e armi segrete chimiche che penetravano nei corpi e li devastavano e necrotizzavano dall’interno.

Ne ho visto le vittime negli ospedali di Sidone, ne ho ascoltato i medici, disperati, che non sapevano come affrontare queste lacerazioni e ne gridavano al mondo, inascoltati, il carattere criminale. Stesse scene che ho poi risofferto a Gaza, “Piombo Fuso”, 2009.

Oggi il regime sionista, come fa nella sua secolare perversione morale contro i palestinesi, si ripete in Libano. Ai missili e droni di Hezbollah, che ne colpiscono le basi militari e le infrastrutture, reagisce di nuovo con la pioggia di fosforo bianco, su vite, coltivazioni, abitati. E’ quello che conoscemmo a Fallujah e poi a Gaza con “Piombo Fuso”, nelle immagini di corpi, campi, frutteti e uliveti bruciati. Eliminare vite, ma anche le condizioni che le permettono.

Netaniahu e i suoi sodali Smotrich e Ben Gvyr, con la stella di Davide mutata in svastica, capimanipolo delle bande di coloni pogromisti, hanno promesso a Hezbollah di ridurre il Libano all’età della pietra. E’ la loro idea del mondo circostante. Ma rischia di essere la condizione in cui si troverebbe lo Stato sionista una volta che davvero si arrivasse alla guerra totale.

Hezbollah ha saputo sfidare “l’invincibile” Iron Dome antiaereo, riprendendo con droni tutte le installazioni militari e infrastrutturali di Israele senza che il celebrati Mossad e Shin Bet se ne accorgessero. Ha mostrato neanche un decimo del suo potenziale militare, rispondendo da nove mesi ai missili israeliani con lanci di centinaia di missili di media e lunga gittata. Nasrallah ha detto che i lanci cesseranno nel preciso istante in cui a Gaza inizia il cessate il fuoco.

E la resistenza contro lo Stato Sionista? Secondo Sheikh Naim Kassem, vicesegretario di Hezbollah, che ho intervistato insieme a Stefano Chiarini, cesserà “quando la Palestina sarà libera”.

Hezbollah non è solo. In Libano è affiancato da Amal, altro partito scita patriottico, dalla Jihad Islamica, dalle organizzazioni della diaspora palestinese con Hamas in testa. In Medioriente c’è un Asse della Resistenza che da Iraq e Siria ha già colpito obiettivi come Eilat e Haifa e, con gli Houthi dello Yemen che nel Mar Rosso colpiscono il naviglio diretto in Israele, o a questo regime connesso, ne ha danneggiato l’economia.

Tra i cento e duecentomila coloni israeliani hanno dovuto abbandonare i loro insediamenti nel Sud, minacciato da Hamas, e nel Nord, sotto tiro di Hezbollah. A monte di questa “alluvione di Al Aqsa” c’è l’Iran che, in quella notte, ha saputo colpire due basi militari israeliane senza che le forze coalizzate antiaeree di Israele, Usa, Regno Unito, Germania, Giordania avessero saputo bloccarne missili e droni.

I soliti avranno pure abbattuto l’elicottero del presidente Ibrahim Raisi. Ma i presidenti si sostituiscono. La perdita di invincibilità militare e, soprattutto, morale, è irrimediabile.

 

martedì 9 luglio 2024

BRAVISSIMI!

 



DOMANI SI APRE IL 75° DELLA NATO.

IERI UNA MISSILE ATTRIBUITO ALLA RUSSIA HA COLPITO L’OSPEDALE PEDIATRICO DI KIEV.

ENNESIMO TEMPISMO PERFETTO DELLA GESTIONE STRATEGICA (PROPAGANDISTICA) DEL CONFLITTO

CHI MAI VORRA’ ORA OBIETTARE ALL’AUMENTO DELLE SPESE MILITARI E ALLE FORNITURE DI ARMI A KIEV?

 

19.000 bambini uccisi in nove mesi a Gaza. Altre decine di migliaia seppelliti sotto le macerie, dispersi, votati a morte da infezioni, epidemie, fame, sete, abbandono. Lo scopo manifesto essendo l’estinzione di quella specie.

I 100 ospedali di Gaza, bombardati, attaccati, evacuati a forza, invasi, con conseguente sterminio di pazienti, medici, infermieri, poi ammassati a migliaia in fosse comuni. Piccole cariche messe in bocca a bambini e fatte esplodere. Bambini catturati e legati sui cofani dei blindati israeliani per fare da scudi umani ai militari (li ho filmati: vedi “Araba Fenice il tuo nome è Gaza”)

I medici  e civili rastrellati, tra cui donne e minori, rinchiusi in campi di concentramento nel Negev e, come dimostrato da testimonianze e immagini, bendati e incatenati 24 ore su 24, amputati di mani e piedi, maltrattati, non curati, denutriti, torturati spesso a morte, erano EFFETTI COLLATERALI, di cui meno si turbava la sensibilità del pubblico meglio era.

Quelli veramente malvagi, sono i russi che lanciano missili per sterminare bambini ucraini negli ospedali. E’ imperativo morale parlarne H24 fino a silenziare l’ultimo “antisemita”.e l’ultimo “putiniano”.

(Mosca smentisce di aver sparato sull’ospedale pediatrico di Kiev. Ne attribuisce i danni alla caduta di un missile dell’antiaerea ucraina. Non sarebbe la prima volta. Tutti i cronisti e analisti, non attaccati alla greppia USA-UE-NATO, confermano che, dall’inizio del conflitto, la Russia ha accuratamente evitato di colpire civili, concentrando il fuoco su infrastrutture e obiettivi militari).

Storia e dati ci dicono chi mente.

lunedì 8 luglio 2024

11 settembre 2001, 7 ottobre 2023 --- QUANDO IL CRIMINE ORGANIZZATO SI RILASCIA IL NULLA OSTA

 


Video di Leonardo Rosi: “Fulvio Grimaldi sul 7 ottobre di Hamas”

https://www.youtube.com/watch?v=9_0ROY_Hx1k&t=2s

https://www.youtube.com/watch?v=9_0ROY_Hx1k  

 

Mancava solo l’ennesima inchiesta del più autorevole giornale israeliano, Haaretz, i cui coraggiosi cronisti e analisti, capeggiati da un ormai mitico Gideon Levy, hanno saputo sottrarsi alla sequenza di avvertimenti, intimidazioni e minacce di cui sono fatti oggetto dal regime fascistoide di Netaniahu. Si tratta della conferma di una misura adottata dall’esercito israeliano, già denunciata da suoi stessi ufficiali: l’applicazione, a reazione dell’attacco di Hamas il 7 ottobre, della Dottrina Hannibal. Ma prima una premessa.

Non sono certo il primo che, in questo video girato da Leonardo Rosi, avvicina gli eventi dell’11 ottobre, attentato attribuito ad Al Qaida, e i loro effetti, a quelli del 7 ottobre nella Palestina occupata, attribuiti a Hamas. Ciò che ha indotto diversi osservatori, non condizionati da prebende o timori, a compiere questo parallelo sono alcuni dati ineludibili: la contradditorietà tra fatti e narrazione, l’utilizzo dell’accadimento a evidentissimo vantaggio della parte che si presenta come vittima, testimonianze e prove a demolizione della vulgata ufficiale e, last but not least, una successione storica di atti di provocazione che sono serviti solo a consentire abusi e aggressioni a chi se ne diceva vittima. La domanda rivelatrice  è “cui prodest”. Non certo ai presunti perpetratori: Iraq, Libia, Siria, Afghanistan, Serbia, Russia, Palestina, per altri versi Europa. E ci riferiamo solo agli esempi del tempo della nostra vita.

All’impressionante mole di dati, inchieste, testimonianze, prove oggettive, che cerco di riassumere in questo video di Leonardo (ma che, anche meglio di me, ha raccolto Roberto Iannuzzi nel suo libro ”Il 7 ottobre tra verità e propaganda”, al netto di non condivisibili valutazioni su Hamas e sul retroterra dell’operazione), si aggiunge ora, con forza drammaticamente persuasiva, l’ennesimo lavoro di inchiesta di Haaretz.

Di Haaretz, poi fiancheggiato da altre fonti professionali israeliane, anche televisive, ho riferito per iscritto, in interviste e in occasioni di convegni pubblici, quanto fin da pochi giorni dopo l’irruzione dei combattenti di Hamas nel territorio adiacente a Gaza, occupato dai kibbutzim dei coloni dove prima c’erano villaggi palestinesi, una prima inchiesta del giornale aveva rivelato. Si trattava di un drastico ridimensionamento del numero delle vittime, di cui metà militari, della smentita di orrori come la “decapitazione di 40 neonati” e di altre spaventose violenze contro civili.

A queste smentite sarebbe seguita la denuncia della totale mancanza di prove e di testimonianze di altre atrocità, sistematicamente attribuite a Hamas, tipo bambini uccisi e bruciati nei forni, gli immancabili stupri, seni recisi, chiodi martellati nelle vagine…..

Si trattava anche della dimostrazione visiva, tramite riprese da terra e dal cielo, dell’intervento sulle stesse strutture degli insediamenti israeliani, in quei momenti occupate dai loro abitanti, uniti a combattenti Hamas che vi erano penetrati con l’obiettivo di catturare ostaggi. Gli edifici di questi abitati risultavano in rovina totale, non meno di quelli colpiti dall’aviazione israeliana a Gaza, risultato ottenibile solo con intervento di artiglierie, granate e missili lanciati da carri armati ed elicotteri, mezzi non in dotazione a Hamas.

Era facile notare come ogni nuova campagna mediatica dei sicofanti del sionismo coloniale su orripilanti crimini compiuti dai guerriglieri palestinesi fosse successiva a scoperte, pubblicizzate da rappresentanti ONU, o da organizzazioni mediche internazionali, o da singoli testimoni, come medici, prigionieri rilasciati, giuristi, che denunciavano, sì, orrori, ma compiuti dalle cosiddette Forze di Difesa Israeliane (IDF), in particolare ai danni di detenuti nelle carceri in Cisgiordania, negli ospedali invasi, o nei campi di concentramento allestiti intorno a Gaza e dei cui orrori abbiamo saputo in questi giorni grazie a visitatori e prigionieri rilasciati. A partire dalle imputazioni di piedi e mani feriti da manette troppo strette e troppo a lungo portate. O da detenuti, coperti da escrementi, da mesi con addosso gli stessi abiti e con le mutande cambiate solo all’atto dell’ispezione esterna.

Ora Haaretz aggiunge un elemento, sconvolgente quanto decisivo, a questo e altri elementi a totale smentita della narrazione originata dai vertici israeliani e disciplinatamente ripetuta, gonfiata e diffusa dai nostri media a sostegno di un genocidio definito “risposta”, ritorsione o “rappresaglia”. Sterminio programmato, ormai giunto a quasi 40.000 vittime ufficiali, ma aumentate a centinaia di migliaia da esperti che tengono conto sia dei dispersi seppelliti sotto le macerie, sia dei traumi mortali, mancanza di cibo e cure, che affiancano ad ogni morte da diretti effetti di guerra, altre quattro imputabili agli effetti collaterali.

E’ un’alta e qualificata fonte dell’Esercito israeliano che ha ammesso al quotidiano come, in risposta all’attacco di Hamas, reso possibile dalla neutralizzazione dell’intero apparato elettronico di sorveglianza e allarme che cinge il carcere a cielo aperto di Gaza e dalla successiva occupazione dei centri di comando militari (costata le dimissioni dei responsabili), fosse stata ordinata l’applicazione della Direttiva Hannibal. Una direttiva per la prima volta utilizzata contro Hezbollah e la sua cattura di militari israeliani, nella prima invasione del Libano, e che prevede l’uccisione, insieme a quella dei combattenti nemici, anche degli ostaggi presi. L’obiettivo essendo quello di togliere al nemico l’opportunità di imporre degli scambi, o altre condizioni.

Citando un alto ufficiale dell’IDF, Haaretz scrive: “Alle truppe israeliane che stavano contrastando l’attacco di Hamas è stato ordinato: non un solo veicolo deve poter rientrare a Gaza. E’ chiarissimo ciò che questo ordine implica e quale avrebbe dovuto essere il fato riservato alle persone sequestrate e portate via su moto, auto, pick-up”. Si tratta dell’ordine di ricorrere alla Direttiva Hannibal, così chiamata con riferimento, non tanto al generale cartaginese suicidatosi per non cadere nelle mani del nemico, quanto a Hannibal Lecter, protagonista del film “Il silenzio degli innocenti”, cannibale.

Pochi giorni dopo il 7 ottobre, avevo già potuto citare voci di protagonisti di quella vicenda. Tra cui giornaliste israeliane e statunitensi (CNN), Nicole Zedek e Sara Snider, che smentivano la storia dei 40 neonati decapitati, per giorni e giorni rilanciata da tanti e, con grande foga, da Mentana su La 7. Ma anche una giovane donna, Yasmin Porat, che si trovava nell’epicentro della battaglia, il Kibbutz Be’eri occupato da Hamas e, sopravvissuta, aveva riferito del fuoco amico indiscriminato aperto dai tank e dagli elicotteri israeliani contro l’abitato.

Prima dell’alta fonte militare di Haaretz, avevo potuto citare un altro ufficiale di grado elevato, il Colonello Nof Erez, che aveva ammesso che in quelle ore era stato fatto ricorso alla Dottrina Hannibal.

Con le rivelazioni di questi giorni siamo giunti alle stesse conclusioni che i fatti (e qualche tardiva ammissione) ci hanno permesso di riconoscere in merito agli aerei pilotati da supercampioni sauditi contro grattacieli (che esplodono piano dopo piano, compreso uno non colpito) o, rasoterra, contro il Pentagono: o in merito alle armi di distruzione di massa di Saddam (Guerra all’Iraq); o dell’attacco mai avvenuto alla flotta USA nel Golfo del Tonchino (Guerra al Vietnam); o della strage di decine di civili kosovari torturati poi risultati militari caduti in combattimento con segni di tortura apportati dopo la morte (guerra alla Serbia); o dei bombardamenti di Gheddafi sulla propria gente con aerei fantasma che nessuno ha mai visto in volo (guerra alla Libia); o in merito a Mario Valpreda (guerra alle classi insubordinate italiane)….

domenica 7 luglio 2024

Ecco perché hanno ammazzato Raisi --- --- IRAN, BALUARDO DEI POPOLI DEL MEDIORIENTE --- Varichina sulle balle

 

 

Per Becciolini Network, Stefano Becciolini intervista Fulvio Grimaldi

https://rumble.com/v5516j3-iran-elezioni-la-coalizione-dei-conservatori-con-fulvio-grimaldi.htm

 👉🎥 Diretta live video su Rumble:

https://rumble.com/v5516j3-iran-elezioni-la-coalizione-dei-conservatori-con-fulvio-grimaldi.html

👉 🎙🎧Ascolta la Diretta Radiofonica e successivamente il Podcast:

https://www.becciolininetwork.com/podcast/

 

All’indomani della morte del presidente iraniano Ibrahim Raisi, quando l’universo mondo (e anche il contromondo) si beveva e rigurgitava la storia del tragico (intendendo “opportuno”) incidente con l’elicottero “provocato dal maltempo e dalla nebbia” (che non c’erano), aggiungendo nel più temerario dei casi “misterioso”, già elencavo gli indizi che, ben più numerosi dei tre richiesti da Agatha Christie, corroboravano la prova dell’assassinio.

Mica grande merito, di fronte al diluvio dei fatti. Semmai grande demerito delle volpi della nostra informazione, o complice, o pavida, o normalizzata. Che ora, alla luce della vittoria del “moderato”, del “riformista”, insomma del presunto compatibile, Massoud Pezeshkian, si accingono timidamente a raggranellare qualche ombra di sospetto sull’eliminazione del capo dell’”Asse del Male”.

Ciò che induce anche i più mansueti dell’ordine della giarrettiera imperial-sionista a festosamente riconoscere che la rimozione del “conservatore” Raisi, diretto responsabile dello schiaffazzo impartito all’invincibile occupante della Palestina con missili e droni in pieno sulle sue basi militari (in risposta alla strage nell’ ambasciata iraniana di Damasco), ha cambiato in meglio le carte nella partita con il Male, è la vittoria del medico già ministro della Sanità sotto il caro moderato Mohammed Khatami, presidente che aveva schiacciato parecchi occhiolini all’indirizzo dell’Occidente.

Ci si aspetta di conseguenza atteggiamenti aperti, se non amichevoli, da  parte di un capo di governo a cui, da medico, spetterebbe deontologicamente l’impegno di condannare coloro che dal 1989, con le sanzioni, a dispetto dell’accordo sul nucleare raggiunto, hanno privato i milioni di liofiliaci del paese dei farmaci necessari per sopravvivere. E il sottoscritto non si è ancora levato dagli occhi l’immagine dei centri di Stato, o volontariato, a Tehran, dove facevano le code giovani per vedere se lì rimediavano quanto gli avrebbe salvato la vita. E così gli oncologici, i diabetici, gli affetti da tifo, colera, tetano ed ameba.

Tante manifestazioni, qui e là, dei patiti della guerra al velo, ma da noi mai una contro chi negava agli iraniani, che dai tempi di Serse non avevano più aggredito nessuno, l’essenziale farmacologico e alimentare per restare in vita.

Chi è dunque Massud Pezeshkian, 70 anni, il cardiochirurgo che ha prevalso di misura sul contendente Saeed Jalili , da noi definito “ultraconservatore”, praticamente il demonio, e in patria chiamato “martire vivente” per aver perso una gamba nella guerra Iraq-Iran degli anni ’80, ex-negoziatore del trattato nucleare con gli USA.

Nel 2013, da deputato, si candidò alla presidenza, ma fu cancellato dalla rosa su voto del Consiglio dei Guardiani. Da parlamentare in rappresentanza della città di Tabriz, perorò il dialogo con tutti i paesi e blocchi del panorama geopolitico. Dichiarò ripetutamente che, senza pregiudizio per la consolidata cooperazione con Russia e Cina, preziosi seppure insufficienti ammortizzatori delle pesantissime sanzioni occidentali, si sarebbero dovuti cercare rapporti migliori con l’Occidente e gli Stati uniti, rigorosamente fondati su “dignità, saggezza e interessi nazionali”

Sostiene anche la riattivazione dell’accordo sulla ricerca nucleare concluso con Obama e annullato da Trump. Accordo, peraltro, avversato in patria da un vasto fronte capeggiato dall’ex-presidente Ahmadinejad, perché negava all’Iran, che pure, diversamente da Israele, aveva firmato il Trattato di Non Proliferazione nucleare, l’arricchimento dell’uranio al livello necessario per utilizzarlo a fini di energia e medicina. E, comunque, non aveva comportato la cancellazione delle sanzioni.

Sanzioni in atto dalla rivoluzione del 1979 e via via aggravate al punto da mantenere l’Iran, oltrechè sotto la perpetua e snervante minaccia di un’aggressione israelo-statunitense, in uno stato perpetuo di gravissima crisi economico-sociale, caratterizzata dalla mancanza di beni di consumo essenziali, carenza di parti di ricambio per l’industria, di anticrittogamici per l’agricoltura e, come già detto, soprattutto di prodotti d’importazione e condizioni bancarie per assicurare alla popolazione l’essenziale per la salute.

Sicuramente ne ha sofferto il morale della società iraniana che pure, rispetto ai tumulti per la questione del velo, spesso alimentati da squadre armate del terrorismo MEK (basato in Albania e foraggiato da Washington) e delle minoranze curda e beluchi (di cui da noi nulla si dice) e dall’accusa di brogli elettorali quando l’esito non era quello gradito all’Occidente, dimostravano sostegno a Stato e governo con ripetute manifestazioni milionarie. Quella successiva al bombardamento terrorista di Israele sul consolato in Siria, con 16 morti, aveva visto raccolti a Tehran 1,5 milioni di cittadini e altri milioni in tutto il paese.

Del resto, la questione del velo, così preminente nei media della propaganda razzista e bellicista dei media occidentali, non risulta all’osservazione diretta, come anche da noi direttamente constatato nei luoghi della presenza giovanile e femminile delle città iraniane (vedi il mio docufilm “TARGET IRAN”, girato assieme a Sandra Paganini). Come ricordo nell’intervista, alle donne iraniane interessa maggiormente il dato, unico anche per molti paesi sviluppati, dell’assoluta maggioranza delle donne laureate, rispetto ai maschi, e dalla loro presenza ai massimi livelli delle amministrazioni pubbliche e private, a partire dalla magistratura, dall’economia, dall’industria.

La speranza degli organizzatori dell’incidente con l’elicottero: dopo l’intransigente Raisi, un moderato che lasci affondare l’Iran senza rispondere colpo su colpo?

Chi dunque, conta sulla rimozione fisica del presidente Raisi per vedere aprirsi, con Pezeshkian, una corsa alla pacificazione con l’Occidente, a iniziare dall’apertura dei mercati iraniani agli avvoltoi multinazionali euroamericani, avrà modo di ricredersi. Pezeshkian e Jalili si sono sempre dimostrati fedeli alla Repubblica Islamica e al suo sostegno della rivoluzione palestinese. Ne rimane, a monte, la garanzia indefettibile della Guida Suprema, Ali Khamenei, i cui 85 anni non risulta abbiano inciso sulla sua lucidità, determinazione in difesa della sovranità del paese, autorità. Senza parlare di un popolo di 90 milioni di cittadini, istruiti e con piena coscienza di cosa è in gioco.

Sotto Raisi l’economia iraniana, devastata dalle sanzioni, aveva ricuperato la ripresa iniziata sotto Ahmadinejad (grande amico di Ugo Chavez) fino a produrre un picco del 5,7% annuo del PIL, con una parallela diminuzione della disoccupazione dal 9,6 al 7,6%.

Ciò su cui si può contare con assoluta certezza, non è tanto uno scambiarsi di affettuosi sensi tra USA-Sion e Iran, quanto un più accentuato accanimento, tramite sanzioni e forme di aggressione occidentale finanziaria varia, che riportino la crisi economica a un nuovo apice, nell’eterna speranza, eternamente frustrata, che questo porti al tracollo del paese e induca il nuovo presidente, “moderato”, alla sottomissione.

Rimarrebbe anche l’opzione militare, incessantemente evocata dallo Stato ebraico. Ma, alla luce dei fallimenti registrati a Gaza da quello che era propagandato come esercito invincibile e dalla limitazione allo sbattere di sciabole che Israele fa verso il nemico Hezbollah , da cui le ha prese già due volte, 2000 e 2006 (sotto i miei felici occhi), risulterebbe un’opzione impraticabile,

 

 

 

 

martedì 2 luglio 2024

ITALIA: “SIAMO SEMPRE TRE, TRE BRIGANTI E TRE SOMARI, SOLO TRE” --- UE: “SIAMO SEMPRE SEI, SEI BRIGANTI E SEI SOMARI, SOLO SEI”

 


https://youtu.be/42i_5jIlMAY

 

Se vogliamo per forza usare le desuete e decrepite categorie di destra e sinistra come utilizzate dalle ombre cinesi che si dichiarano dell’una o dell’altra fede, dobbiamo parlare di un tumulto domestico ed europeo dove chi si affronta appartiene alla categoria delle destre unificate. Per trovare qualcosa di sinistra, nel senso classico del termine, dobbiamo andare a cercare nelle piazze e frugare in aule accademiche, dove si ha chiaro il distinguo oggi decisivo: destra imperialista, capitalista, ultraliberista, ultraprivatista, guerrafondaia, ammantata di “valori occidentali”; sinistra (in nuce) antimperialista, anti-neocolonialista, antiguerra, dalla parte della giustizia sociale, dell’autodeterminazione individuale, collettiva, nazionale.

Lo so, Marx avrebbe da ridire, ma anche Hegel,, figurati i loro chierichietti. La categorizzazione è fatta con l’accetta. Troverei qualche indulgenza nel mio maestro Che Guevara, sicuramente nell’eroe bambino Pinocchio, magari anche in Garibaldi (al punto da far inorridire il rigurgito di neoborbonismo  che sta investendo la nostra maturazione in in Stato nazionale (con piena soddisfazione di coloro che ora lo stanno frantumando). Ma tutto sommato, questo è il materiale che fornisce il convento ed è quello con cui tocca lavorare. Se lavorare si vuole, anziché blaterare e mettersi le pailettes delle formule disseccate.

Il video sul mio canale Youtube di cui al link qui sopra, al titolo fa il verso al grande Modugno che per metafore non lo batteva nessuno. Tre briganti e tre somari, sei nella dimensione europea, rappresentano in fulminante sintesi chi pretende di sgovernarci e fregarci. Faccio ammenda per l’utilizzo del nobilissimo quadrupede nei termini in cui la vulgata ne capovolge le qualità: essendo l’asino un animale intelligente, più del cavallo, lo si definisce stupido. Solo perché il cavallo, meno dotato di autonomia e autodeterminazione, obbedisce, mentre l’asino, quando non gli gira, no. Per l’uomo, intelligente è chi gli si sottomette.

C’è un parallelo con i cani: Pastore Tedesco, bellissimo, intelligente di suo, ma spesso lo si dice tale solo perchè fa tutto quello che gli si dice di fare, bassotto ottuso perché fa sempre di testa sua, perlopiù rifiutando l’obbedienza. Il mio è più volte che mi fa marameo se gli chiedo qualcosa, che le volte che si concede. Avevo un bassotto, Nando, che sembrava Maradona: il suo giropalla era incessante tra sé e qualsiasi ostacolo, dribblava, scartava, faceva sinusoidi palla al piede, gli dava di testa e stoppava. Lo giuro. A Spalletti sarebbe servito più di Chiesa. Chi lo vedeva applaudiva. Lo faceva quando gli girava. Se lo invitavi al contrasto ti guardava: “ma che vuoi”.

Il bassotto è cane da tana, scova chi si nasconde e chi gli interessa catturare. L’Alsaziano è cane poliziotto, cattura chi gli si dice di prendere.

Scusate la divagazione.

I nostri tre briganti sono anche somari perché non sanno fare ciò che si fanno, a nessun livello. Uno vuole la riforma della Giustizia lasciatagli in comodato dal delinquente massimo che ha inquinato il paese nei decenni del giro del secolo: Col risultato di un’anti-giustizia dove vince chi sa delinquere perfino con meno bravura dello scippatore di pensioni.

L’altro pensa di levarsi dai piedi l’Italia quasi tutta, mandando alla deriva ogni cosa dal Po in giù e illudendosi che, avendo dietro quattro fabbrichette di formaggi e cerchioni, possa  mettersi al tavolo di coloro, tedeschi, francesi, spagnoli, polacchi, russi, che l’unità nazionale se la tengono ben stretta.

Poi c’è quella che, fatta a pezzi la barca su cui galleggia, le basta essersi tolta l‘impaccio democratico di pesi e contrappesi, per poter blaterare da un balcone con tutto il mondo che finalmente le dà retta.

Detto questo, arriviamo ai sei briganti, sei somari, solo sei.

Sono quelli che, fatto finta che gli altri 21 sono fuori a giocare e non contano una cippa, hanno deciso chi è che, nell’UE, deve farsi dire da banche e fondi USA cosa far fare, o non far fare, ai cittadini europei per stare male.

E così al tedesco, francese, spagnolo, polacco, greco e all’olandese con i denti a sciabola, messi in riga gli altri della conventicola (senti gli schiamazzi della Meloni…) non poteva che andar bene a capo del Consiglio un socialista garante di antisocialismo. Poi, a capo dei rapporti UE-mondo una che, giustamente, non ha mai praticato la diplomazia nemmeno col gatto di casa, cui piuttosto dar fuoco, e che conforta gli armaioli di tutto l’Occidente, dichiarando che le soluzioni si chiamano A, B e C e tutte prevedono un unico programma: fare a pezzi la Russia a forza di oceani di sangue ucraino (con aggiunta di altro).

Questo, la signora Kaia Kallas lo dice a nome di 450 milioni di europei, avendo dietro un paese di 1,3 milioni di abitanti, meno di quelli di Zaia. Si vergogna come un fallito il predecessore spagnolo Josep Borrell, che si era limitato a osservare che l’Europa è un giardino e tutto il resto una giunga da far schifo e, quindi, da obliterare con il napalm.

Un governo europeo che funziona a istruzioni USA e a foraggiamenti qatarioti e altri, non poteva non confermare alla guida che una dai capelli biondi, occhi azzurri e un von nel cognome. Soprattutto una con un trascorso che più qualificante non si può.

Da ministro della Difesa della Bundesrepublik stanziò 155 milioni di euro per 365 consulenze affidate a privati, senza gara e con motu proprio. Secondo la Commissione d’Inchiesta del Bundestag, poi svaporata, almeno un terzo di questi erano privi della minima giustificazione. Come dire, finiti agli amici degli amici. Ma quando la Commissione arrivò al dunque e Ursula vedeva aprirsi l‘abisso della fine di carriera e peggio, ecco la provvidenza: tutti gli sms, i messaggi e messaggini che avevano determinato quelle consulenze erano spariti. Il Ministero li aveva fatti cancellare all’atto del passaggio di Ursula sul trono di Bruxelles.

Non vi richiama qualcosa? Magari quei messaggi, messaggini e sms scambiati tra la medesima Ursula e l’onnipotente generale pandemico Albert Bourla che, quando qualche impertinente volle sapere cosa avevano contrattato questi gatto e volpe, con miliardi di soldi europei per milioni di pseudovaccini USA, erano spariti. Non c’erano più, cancellati.

Ma guarda la coincidenza!

Briganti, sì, ma furbiiii! Come i somari.