mercoledì 29 novembre 2023

PALESTINA, PIETRA DI PARAGONE


IL FARO: Il valico tra giusto e immorale - Fulvio Grimaldi // Il Faro

 

 In questa intervista, fattami da Francesco Capo per “Il Faro”, c’è un racconto che parte da Rafah e dalle vittime di Gaza, e si estende a Palestina, Egitto e a cosa i genocidi USA-SION si ripromettono dal tentativo di rivincita coloniale in Medioriente. Forze e controforze, chi sembra perdere e sta vincendo, chi sembra vincere e sta finendo la sua parabola, in un equilibrio geopolitico interamente nuovo.

 

E, non incidentalmente, vediamo come la Palestina serva anche da noi per individuare il grano che si dice antisistema e che si mescola col loglio fascista finto antisistema

 

Fulvio

martedì 28 novembre 2023

Mondocane Speciale--- -- ANGELI E DEMONI ALLE PORTE DELL’INFERNO


 

 


Fulvio Grimaldi, inviato di Byoblu a Rafah (per chi se lo fosse perso e ci tenesse)

https://www.byoblu.com/2023/11/22/fulvio-grimaldi-in-mondocane-speciale-da-rafah/#comments

https://www.byoblu.com/2023/11/22/fulvio-grimaldi-in-mondocane-speciale-da-rafah/

 

Per togliersi dalla fangazza che ti impiastriccia e blocca nella politica italiana, tutta, di governo, di opposizione, di antagonismo, di finto antisistema, non c’è che Gaza, la Palestina e, in mancanza Rafah, la porta dell’inferno. Sai perché? Perchè lì ci si guarda in faccia, carnefici e vittime, oppressori e resistenti, nazisti e partigiani. Le mistificazioni che, dalle nostre parti, ci imbrogliano, ci ammanettano, ci imbavagliano, ci fanno smarrire in un labirinto di ipocrisie, raggiri, false apparenze, ologrammi che fingono di essere corpi, gesuitismo, simulazioni e dissimulazioni, camaleontismo (vedi il recente connubio Rizzo-pregiudicato picchiatore fascista, strumento della Strategia della Tensione, Alemanno).

A Rafah, quando ti vengono incontro gli scampati, quando senti gli schianti vicini dei massacratori su Khan Yunis e fondi quei suoni con quanto gli scampati, che hai di fronte, ammutoliti o freneticamente verbosi, si sono lasciati dietro in termini di macerie e morte, ti ritrovi nella verità. Tutto è autentico, terribilmente autentico, chiarissimo, Le infingardaggini nebbiose, untuose, polverose, che ci impestano a casa, cadono come trucioli.

Gaza, Rafah, le centinaia di ambulanze egiziane arrivate dai più lontani e piccoli villaggi, con autisti estenuati e mai stanchi, che si avventurano nell’inferno per raccogliere corpi saccheggiati. I conducenti di mille e mille TIR che fiancheggiano i 345 km dal Cairo a Rafah, in attesa per notti e giorni dettati dagli sterminatori, e sono quasi tutti egiziani, con beni offerti da un popolo che non naviga nell’abbondanza.

Ospedali da El Arish, a un passo da Rafah, per le massime urgenze, a Suez, a Ismailia, al Cairo, che custodiscono, proteggono, curano gli angeli che i demoni non sono riusciti a squartare e a far volare via, come nell’immagine. E medici in strutture e condizioni che noi ci sogniamo, dove ogni paziente del mondo è curato gratis (come ogni studente, qui, è istruito gratis), medici che curano, aggiustano, quanto di spezzettato dai demoni si riesce a riparare e restituire alla vita e all’umanità dei giusti.

Amici, se da Roma sono venuto via col peso di una vicenda personale, politica, umana, pienamente inserita nel gravame della nostra vicenda collettiva tra il tragico, il grottesco, il depravato e, in ogni caso, l’impuro, alle porte di Rafah, ai letti dei bambini palestinesi, che chiedevano solo di tornare a Gaza, seppure senza più gambe o occhi, accanto a medici, pure loro con le ali al cuore, mi sono ritrovato libero e leggero, in un mondo che sanguina, ma è pulito.

Adesso che sono tornato, so riconoscervi meglio.

venerdì 17 novembre 2023

Facciamo il punto: CHI C’E’ CON E DIETRO ISRAELE, COSA C’E’ DOPO GAZA

 


 

Sabato 25 novembre, a Castelfiorentino, Città Metropolitana di Firenze, allarghiamo lo sguardo a dove nessuno vuole vedere, sapere, capire

giovedì 16 novembre 2023

SOLO GAZA? IN PALIO IL MONDO--- --- Ma tra gli umani la Palestina vince

 


Il ringhio del Bassotto sul canale di Paolo Arigotti

https://www.youtube.com/watch?v=61e333HfhuM

https://youtu.be/61e333HfhuM

 


Prima di qualche riferimento al contenuto di questa intervista, permettetemi una premessa.

La formazione politica alla quale do il mio contributo organizza per sabato 18 novembre una manifestazione a Milano. Relatore centrale è la prestigiosa e rispettata figura ebrea di Moni Ovadia.

Auguro questa manifestazione il più grande successo.

In queste settimane di spaventoso olocausto della popolazione di Gaza e Cisgiordania, giustificato con gli episodi di terrorismo del 7 ottobre (orami tutti da testimonianze e prove attribuibili al fuoco amico), i palestinesi e i loro amici e sostenitori in Italia e nel mondo, in particolare i giovani, sono stati i protagonisti di infinite ed enormi manifestazioni di protesta e di solidarietà.

Alle passeggiate e alle occasionali intemperanze controculturali di giovani per le discutibili e discusse “emergenze” climatiche ed ecologiche, cui va la protezione e il plauso del “politicamente corretto”, si è sovrapposta la mobilitazione dei giovani contro gli assalti veri al pianeta e all’umanità, di cui è emblema il genocidio palestinese. E qui il concerto di media e politica non ha suonato inni di gioia, comprendendo benissimo di avere incontrato un antagonista vero, la fine di una narcosi.

E’ l’occasione, da tanto tempo auspicata, perché chi, dall’età media elevata, ha dovuto condurre un’opposizione dai caratteri addirittura rivoluzionari senza il concorso di coloro che storicamente le rivoluzioni le hanno sapute e dovute fare.

L’occasione, per queste “pantere grige”, di conoscere e farsi conoscere dalle generazioni che finora non si sono viste nella mobilitazione contro le involuzioni autoritarie. Strette antidemocratiche che, a partire dall’obbligo vaccinale e del Green Pass e a finire con le guerre e con un governo postfascista complice, hanno bloccato il riscatto necessario.

Quanto ai contenuti dell’intervista di cui al link, ho cercato, con Paolo, di tratteggiare un contesto più ampio di quello cui solitamente, e spesso strumentalmente, fanno riferimento cronisti e analisti. Un contesto che non solo fa riferimento all’esproprio quasi centennale del popolo palestinese, accompagnato da massicce espulsioni, pogrom, decimazioni, sevizie di ogni genere. Ma vede il conflitto in atto come il cuore di una crisi vissuta da una potenza imperiale in disfacimento e progressivamente isolata da un mondo in evoluzione multipolare.

Potenza finanziaria multinazionale, che, per imporre prevaricazione, autocrazia e dominio, utilizza quanto rimane ai suoi strumenti statali (USA, Israele, UE), la potenza militare. Potenza i cui crimini sono garantiti dal controllo mediatico e che per farsi valere è costretta ad accendere ininterrotte conflittualità. Venendo a ridursi lo spazio della conquista – o riconquista coloniale – l’obiettivo si riduce alla destabilizzazione generale e al caos.

giovedì 9 novembre 2023

GAZA --- --- SION-EURO-ATLANTISMO: SI SALVI CHI PUO’

 


 


GAZA

SION-EURO-ATLANTISMO: SI SALVI CHI PUO’

 

Visione TV-Dietro il Sipario

https://www.youtube.com/watch?v=Aw67PgWDPg4

https://youtu.be/Aw67PgWDPg4

Francesco Toscano ed Enrica Perucchietti con Simona Mangiante, Luca Marfè e Fulvio Grimaldi

 

Al di là della psicosi sanguinaria del Sionazismo, storicamente genocida e infanticida dai tempi di Isaia, la cui profezia di massacrare tutti gli Amaleciti Netaniahu ha promesso di realizzare, c’è da capire perché tutto questo è stato fatto succedere adesso e per andare dove.

C’è l’aspetto di rilevanza minore che riguarda la sorte di tre presidenti, ognuno con l’acqua alla gola. Biden aumenta la spedizione di armamenti letali tecnologicamente avanzati e, al tempo stesso, dà mostra di auspicare una qualche tregua, forme di protezione dei civili e bla bla bla. Deve stare ai compiti geopolitici assegnatigli da chi lo ha messo lì. Dall’altro lato, pensa di raccattare consenso tra un elettorato stufo di guerre e Israele, in vista delle presidenziali (alle quali, sciancato mentalmente com’è, non lo faranno arrivare.

Netaniahu si sbatte per la propria sopravvivenza politica, alla quale è disposto di sacrificare qualche milione di palestinesi, sopravvivenza minacciata da una rivolta del popolo ebraico geloso di una sua monocultura democratica per cui non gradisce l’abolizione della magistratura.

Infine, fa pena e voltastomaco il già politicamente rottamato Mahmoud Abbas (Abu Mazen), tirannello dell’ANP, che è riuscito a stare a galla a dispetto di essere il primo collaboratore di Israele in zona e grazie al fatto che non ha mai più consentito elezioni nei territori occupati, dopo la stravittoria di Hamas nel 2006. Qualcuno vorrebbe prendere questa mummia è farne il leader palestinese complice dell’obliterazione di un popolo che ha dimostrato di stare con Hamas “costi quel che costi”. Dà l’idea della lungimiranza di certi strateghi.

Dalla tattica di sopravvivenza di questi rottami della Storia e avanzi di galera della contemporaneità, passiamo alla grande strategia della sopravvivenza di colui che è stato dal 1945, grazie alla guerra fredda e al ruolo di valletta dell’Europa, il mazzabubù dei regolamenti in un paio di emisferi (Ovest e Nord). Non gliene va più bene una. Tutte le guerre dei vent’anni (dall’11 settembre) per la globalizzazione, o perse, o finite a schifìo. Potenza economica dissipata a forza di delocalizzare, stampare carta velina fatta passare per moneta, dissanguare la società e forza di trilioni per armi e guerre, esportare quasi più niente e importare quasi tutto, indebitarsi fino al punto di non poter rimborsare più nemmeno il portiere del palazzo.

Soluzione “metti in ginocchio la Russia” svaporata e risolta nel suo contrario. Cina prima sul filo di lana dello sviluppo e di parecchie lunghezze. Un “Terzo Mondo” che veleggia forte e rapido grazie ad altri venti in altre direzioni. Cina che scompiglia il gioco del divide et impera in Medioriente mettendo d’accordo Saudìa e Iran.

Rimaneva la carta “Abramo”, in effetti promettente e risolutrice. Non fosse stato per la Palestina e Hamas. Si erano detti a Washington e aveva fatto l’eco Bruxelles: la Cina fa il testimone di nozze tra Raisi e Bin Salman? Noi lo faremo tra Netaniahu e gli sceicchi, tutti della stessa pasta totalitarista nel fronte dei ricchi.

Togliendo chirurgicamente di mezzo la piaga purulenta del conflitto israelo-palestinese, creando il pantheon energetico-tecnologico-dollaroso di Abramo (Israele-Emirati-Bahrein-Marocco-Sudan e presto Arabia Saudita e, quindi, tutti gli altri), si poteva ripartire col controllo sull’80% dell’energia del mondo a propria disposizione e manipolazione. Altro che Opec e russi. E al diavolo la farsa della transizione ecologica.

Hamas gli ha fatto sgambetto. Il costo è l’immane sofferenza dei palestinesi. L’umanità gliene dovrà essere grata finchè dura sul pianeta.

Non finisce qui. Nel senso che nella trasmissione c’è molto altro. A partire, ancora una volta, dal terrorismo del 7 ottobre. Che è tutto israeliano.

martedì 7 novembre 2023

PIETRE D'INCIAMPO

 



 

Dall’amico Mauro ricevo questa bellissima immagine. Oltre a ricordarci che i palestinesi non si rassegnano ,per quanto si cerchi di silenziarne la resistenza che, a Gaza, sta infliggendo fortissime perdite a un esercito bravo soltanto negli sterminii bombaroli, qui si utilizza in maniera felicissima una definizione sottratta dalle vittime in lotta di oggi alle vittime di ieri fattesi carnefici.

Fulvio

7 OTTOBRE, PRECEDENTI E SEGUENTI: ABBIAMO SBAGLIATO TERRORISTI

 

 7 OTTOBRE, ABBIAMO SBAGLIATO TERRORISTI

 
 Sopra Gaza, sotto un Kibbutz

dal Canale di Paolo Arigotti “Il ringhio del bassotto”

 https://youtu.be/6Ya2Bt7mnCQ

 

Due immagini di distruzione: Gaza oggi e uno di vari Kibbutz il 7 ottobre: stessa mano. Immagini che ci dicono chi è il terrorista perché sono firmate da chi possiede le armi per questo tipo di demolizione: Israele.

Le prove che il 7 agosto il terrorismo israeliano si è abbattuto anche sulla propria gente, i coloni insediati su villaggi palestinesi rasi al suolo, non le troverete in nessuno dei nostri massmedia e, tristemente, neanche in gran parte dell’informazione neutra o antagonista. Per complicità intrinseca, o per pigrizia, ci si è rannicchiati nella versione dell’esercito israeliano, unica fonte di una catastrofe autoprodotta. Come quella dell’11 settembre, per la quale ancora oggi, anche tra alcuni dei più occhiuti critici dell’Impero, è inscalfibile la pur grottesca bufala dei dirottatori sauditi (recentemente rilanciata con forza perfino da insospettabili colleghi).

I combattenti di Hamas, penetrati in territorio occupato, avevano il dichiarato compito di catturare prigionieri (“ostaggi”) per poi ottenere in cambio del loro rilascio la liberazione degli allora 5000 prigionieri politici palestinesi (oggi oltre 10.000), molti dei quali detenuti, senza imputazioni e senza processo, in una Guantanamo moltiplicata.

La dotazione di questi combattenti era unicamente di Kalachnikov. Possono dei mitra provocare le distruzioni di interi abitati in cemento come quelle visibili in questa come in decine di altre immagini? Distruzioni attribuibili solo alle armi pesanti utilizzate dall’esercito israeliano: artiglieria, carri armati. Hanno sparato su tutto, guerriglieri e loro prigionieri. Fuoco amico.

La dinamica degli scontri successivi all’irruzione di Hamas, con l’intervento quasi immediato della Brigata “Gaza” delle forze armate israeliane, viene illustrata nell’intervista fattami da Paolo Arigotti. Così anche il corso della battaglia successivamente sviluppatasi con l’impiego da parte israeliana di elicotteri e carri armati. Dinamica e corso basati sull’unica inchiesta, parziale, che è stata condotta, in presenza del rifiuto di Israele di qualsiasi inchiesta neutrale internazionale, solo dall’autorevole quotidiano israeliano “Haaretz”.

A questa si aggiungono testimonianze accuratamente ignorate dai mainstream e dai valletti occidentali del regime nazifascista di Netaniahu. Quelle di cittadini e giornalisti israeliani e della corrispondente statunitense della CNN. Che, tra le altre cose, disintegrano l’oscena invenzione dei 40 bambini decapitati. C’erano nella zona dell’operazione solo 7 bambini tra i 4 e i 7 anni e 9 tra i 10 e i 17. 16 in tutto. Chissà quali neonati decapitati ha visto Biden (per poi farsi smentire dalla Casa Bianca)

Israele ha segnalato 1.400 civili uccisi da Hamas. L’inchiesta di Haaretz, con tanto di nomi, luoghi e circostanze della morte, ci dice di circa 680 vittime, delle quali metà militari e agenti di polizia israeliani. Ci parla anche del fuoco incrociato tra combattenti palestinesi ed esercito israeliano con, nel mezzo, le persone che partecipavano alla festa Rave. Non ci parla né di torture, stupri e altri “effetti collaterali” necessitati per coprire, “giustificare” agli occhi del mondo il genocidio a Gaza e in Cisgiordania, uno delle più orrende mostruosità mai concepite e attuate da sedicenti esseri umani.

Chi ha potuto dichiararsi davanti a telecamere e taccuini onesti. e dunque pervicacemente occultati, ha attribuito umanità, gentilezza, cura degli spaventati e riguardi per donne e bambini, sono le persone perbene trovatesi sotto controllo di Hamas.

Abbiamo sbagliato terroristi.

 

 

venerdì 3 novembre 2023

JACK LO SQUARTATORE IN MEDIORIENTE

 

 


Byoblu-Mondocane Puntata 3/6

In onda domenica 21.30, repliche lunedì 9.30, martedi 11.00, mercoledì 22.30, giovedì 10.00, sabato 16.30, domenica 09.00

Ci trovate varie cose, perlopiù scellerate, che sono quelle dello Stato criminale, specializzato in infanticidi. Alle quali corrispondono altre, spesso esaltanti, ma rigorosamente “ammutate” (silenziate, secondo Dante), tipo l’eroismo e i successi della Resistenza palestinese a Gaza nell’infliggere pesanti perdite (“dolorose”, secondo l’ammissione tra i denti del capo infanticida) alle SS attaccanti.

C’è la vergogna delle vergogne di un regimetto all’insegna delle vergogne, oltre che delle incompetenze, del dilettantismo, delle gaffe sesquipedali e del costante tentativo di verticalizzare se stessi e mettere sotto noialtri (premierato, parlamento proforma, magistratura nei ceppi). Yo soy Georgia ha ordinato al valletto Massari, ambasciatore all’ONU, di astenersi nel voto sulla risoluzione, chiesta da 40 paesi e votato da 120, per un cessate il fuoco nel genocidio e per il rispetto dovuto a 2,300.000 civili a Gaza, al 30 ottobre assassinati in 10.000, al 60% donne e bambini.

E non si sa quanti restano sotto le macerie. Le avete viste le macerie? Non vi ricordava Hiroshima? Sapete come le ha commentate Amihai Eliyahu, appropriatamente ministro israeliano dei Beni Culturali? “Far esplodere e spianare tutto è una delizia per gli occhi. Dovremmo pensare a dopodomani e distribuire lotti edificabili a tutti coloro che hanno combattuto per Gaza…”

Voto vigliacco, servile, disumano. Perché? Perché la risoluzione non avrebbe contemplato 1) il diritto all’autodifesa di Israele (così chiamano i genocidi); 2) la condanna del terrorismo Hamas (così viene definita la lotta di liberazione sancita dal diritto internazionale. E teniamo conto che quel “terrorismo” è stato smentito dagli stessi israeliani. Trattavasi perlopiù di “fuoco amico”) e 3) la liberazione incondizionata dei prigionieri (detti “ostaggi”).

Risate macabre. Tutto falso. L’ha scoperto Claudio Messora di Byoblu. Quei tre punti c’erano, eccome, nella risoluzione. Solo che l’Italia, Giorgia, Massari, i media, hanno fatto finta di non vederli. Guai a disturbare il mini-olocausto, interrompere l’alluvione di sangue altrui che solo gli ebrei sono autorizzati a scatenare, dato che hanno avuto nonni e bisnonni fatti oggetto di analogo sterminio. E la vittima resta vittima in eterno, secondo Isaia (della cui profezia Netaniahu si dice esecutore), anche se si trasforma in Jack lo Squartatore?

Sbaglio, o sento fischiare l’arma fine-del-mondo che qualcuno a questo punto mi tira? Si, sento bene: “Antisemita!!!”

Petardo bagnato. Ho viaggiato, vissuto, pianto e riso tra i semiti fin dal 1967, Guerra dei Sei Giorni, quando ho visto, dall’alto di un carro armato con la stella di Davide, su cui facevano viaggiare i giornalisti, bruciare villaggi e cacciarne in esilio perpetuo gli abitanti. Semiti.

Si, palestinesi, semiti. Dato che basta un rigo di enciclopedia per spiegarvi che i 450 milioni di arabi sono tutti semiti, figli di Sem. Sem figlio di Noè, insieme a Cam e Jafep, progenitori dei neri e dei bianchi rispettivamente. L’ha detto un passaggio diluviale nella Bibbia, dunque credibile almeno quanto la profezia di Isaia attuata da Netaniahu ammonticchiando corpicini spezzettati a Gaza e in Cisgiordania (e in Siria e in Libano e domani, Grande Israele, chissà dove).

E allora come faccio a essere antisemita, se i semiti sono arabi e lo sono tutti i palestinesi e io piango e rido con loro? E gli ebrei? Ce ne sono, di semiti, certo, ma sono pochini. Sono i sefarditi di Israele, semiti convertitisi in tempi anche lontanissimi, all’ebraismo. Gli altri, che proiettano su mezzo Medioriente il progetto Grande Israele, sono gli ashkenazi, gente arrivata da fuori, da lande a colonizzazione indoeuropea. Ce lo racconta con tanto di precisissima storiografia uno dei grandi storici ebrei israeliani, Shlomo Sand: “L’invenzione del popolo ebraico”.

Restate perplessi? Parliamone, confrontiamo i dati. Mica possiamo andare sempre avanti col metodo Pregliasco-Burioni: zitti voi, che siete dei negazionisti. Sappiamo come va a finire: Pregliasco e Burioni zittiti dagli effetti di un vaccino di merda.

E ce ne sono altri, di storici israeliani illustri (ovviamente non possono più stare nel paese dove regna un corrotto serial killer che fa massacri per distrarre i giudici che lo vorrebbero mettere dentro). Vale la pena conoscerli: Ilan Pappè, ora all’Università di Exeter, “La prigione più grande del mondo”, “La pulizia etnica della Palestina” e ”Ultima fermata Gaza” e Norman Finkelstein (genitori periti ad Auschwitz): “L’industria dell’olocausto”, “Una nazione sotto processo”. Tre storici, tre eroi. Anche perchè si sa cosa rischiano.

Sistemato l’uso e l’abuso della qualifica di “semita” e “antisemitismo”, sua derivazione, strumentale, ma paralizzante e occasione per efficaci False Flag. Ci resterebbe da dare un’occhiata a quello altra clava con cui sistemano i critici di Israele: “antisionismo”. Ma qui mi fermo, dato che c’è tutto nella puntata. Dateci un’occhiata.