mercoledì 22 giugno 2011

ARIA DI FOGNA, PROFUMO DI ROSE


ARIA DI FOGNA (da Israele a Svendola, dall’Honduras al Quirinale) - PROFUMO DI ROSE (da Nando all’Islanda)


Apro questa compilation di interventi miei e testi altrui, che ritengo degni di vasta diffusione, con un commosso e affettuoso saluto a tutti coloro, a partire dal maestro del linguaggio Davide, che mi hanno espresso partecipazione, comprensione, calore per la perdita di Nando bassotto. Hanno invaso di luce i miei luoghi interni e quelli che Nando colmava della sua intelligente e amorosa presenza. Hanno confermato che questa conventicola informatica è frequentata da brave persone. E’ la prova che mai tutto è perduto e che basta la bellezza e il valore sociale di un cane per farci ritrovare uniti, concordi, coraggiosi, in marcia.
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VERMI
Da Marco Rizzo mi arrivano queste segnalazioni:

CON QUESTA GENTE NON VOGLIAMO PIU’ AVERE NULLA A CHE FARE
Nichi Vendola (Sel) intervista all’Espresso del 23 giugno 2011, pag 48: “ Gli artefici della svolta? …l’impegno di due grandi cattedre: quella di papa Ratzinger e quella del papa laico, Mario Draghi.” Sì, aggiungiamo noi , nientepopodimeno che Ratzinger ed il capo in pectore della Banca Centrale Europea, il Vaticano ed il Capitalismo come esempi per la futura sinistra che verrà!!
Fosco Giannini (Pdci-Fds) articolo del 14 giugno 2011: “Dobbiamo voltare pagina…non vi sono alternativa ad un’alleanza tra il Pd e le forze della sinistra….anche se purtroppo le cose dette da Vendola.., non sembrano andare in questa direzione”. Della serie “vengo anch’io, no tu no! La fine di ogni dignità comunista a pietire due posticini.. Basta, con questa gente non vogliamo più avere nulla a che fare, costruire il Partito Comunista contro il capitale ed i suoi servi.

A proposito dello Svendola, sono ormai innumerevoli come branchi di squali (a cui chiedo perdono) le esternazioni reazionarie, entriste, opportuniste scaturite dalla fregola di potere dell’ipocrita soggetto. Il divario tra quello che, con il suo demagogico populismo ducista, vorrebbe raffigurare alle armate di boccaloni alla ricerca di un guru, e quello che in effetti è e fa, è pari alla Fossa delle Marianne. Prendere per riferimento un Draghi dimostra la disponibilità a farsi palo in Italia, oltreché dei genocidi nazisionisti, della criminalità organizzata finanziaria internazionale. Draghi, già vicepresidente di Goldman Sachs, tentacolo centrale della piovra capitalista, è stato il demolitore dello Stato italiano, regalato a mafiosi e cripto mafiosi, soprattutto esterni. Nel 1992, da direttore generale del Tesoro, si accordò con il bandito George Soros e con la massoneria inglese sullo yacht della regina “Britannia”, per la più micidiale svalutazione della lira di tutti i tempi e per la conseguente svendita dei beni della collettività. Deregolamentazione e privatizzazioni furono poi operate dal rettile craxista Giuliano Amato.


Quanto a Fosco Giannini, leader della corrente pseudo-ortodossa e antimperialista del PRC “L’Ernesto”, nella quale ho militato per molti anni, la sua pattuglietta si era già rivelata bratta opportunista, piegata a 90° a disposizione della cupola sociocida e staticida, quando votò per le guerre in parlamento. Oggi si dispone, a braghe spiegate intorno alle caviglie, a leccare la “croce” della medaglia, coniata a Washington e Tel Aviv, sul cui lato “testa” troneggia Berlusconi. E c’è chi ancora difende partiti usciti dal calco di Togliatti e Berlinguer (vedi la polemica di un gentile mio interlocutore del blog, in nome del PARTITO che, astuto, tutto sa e tutto sa attendere, contro gli inconsulti ed effimeri che in Grecia da due anni offrono la propria pelle e intervengono su quella degli sgherri del potere a dimostrare che, prima di morire, ci si prova in tutte le maniere. E, intanto, caro mio, si coltivano coscienza, organizzazione e capacità d’azione.
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GENOCIDI E TIRAPIEDI



Lunedì 20 giugno h. 18,00 spazio dibattiti - Festa SEL - Roma (Caracalla)


“Due popoli per due Stati. Un milione di firme per lo stato di Palestina”
Partecipano Sergio Bassoli (responsabile Pace e cooperazione CGIL) Gennaro Migliore (SEL) Luisa Morgantini (Associazione per la Pace) Pasqualina Napoletano (Forum internazionale SEL), Youssef Salman (Coord. Nazionale campagna sul riconoscimento dello stato di Palestina.)


Firmate e fate firmare, per favore, le vostre amiche e i vostri amici sul sito:
www.palfreedom.ps


Eccoci di nuovo sotto il tiro delle bombe di guano della compagnia di giro della nonviolenza. Quelli del disarmo unilaterale e del culo al caldo. In tutto il mondo emergono segni della consapevolezza che la formula “Due popoli per due Stati” rappresenta la soluzione B USraeliana, qualora quella A, della liquidazione totale dei palestinesi, non fosse resa possibile dalla residua resistenza palestinese, dal nuovo contesto arabo, dalle perplessità internazionali. Le migliori teste pensanti e i migliori corpi combattenti che si occupano di Palestina da tempo, sostengono che l’unica soluzione corretta, giusta, definitiva e, se vogliamo, democratica, sia lo Stato Unico Democratico Palestinese, con conseguente rientro di cinque milioni di espulsi e proporzionale emigrazione di coloni per i quali vivere accanto ad arabi e musulmani significa il tradimento dell’ideale razzista e confessionale dello “Stato degli ebrei”. Sarebbero probabilmente tutti coloro che, attraverso i loro vertici fascisti, oggi hanno tirato fuori l’accusa di assassino a Ben Gurion e Itzhak Rabin. Accadde nel 1948. La banda paramilitare terrorista Irgun, che contendeva all’esercito regolare del nuovo Stato coloniale e al partito di maggioranza laburista il controllo sul nascente obbrobrio, intendeva sbarcare miliziani ed armi per una vasta campagna di ammazzamenti. I laburisti che, per non esagerare volevano osservare la tregua stabilita dall’ONU, li affondarono, provocando 19 morti. Ebrei. Che oggi un trucido come Netaniahu possa dare dell’assassino a Ben Gurion, “padre della patria” (che a tutti gli effetti lo è, assassino), è il coronamento di un’evoluzione che, dagli anni’80, ha visto prendere il potere a squadristi tagliagole come Shamir, Begin, Sharon, tutti eroici protagonisti della mattanza terroristica di allora e seguenti. Immaginate che bello Stato palestinese nascerebbe accanto a simili vicini. Se va bene, sarà quello attuale, frantumato come un puzzle saltato per aria, senza ritorno dei profughi, senza sovranità, senza frontiere, senza esercito, senza politica estera, senza autosufficienza di alcun genere e con un cricca rinnegata di ladroni al “governo”. E, attorno, tutti contenti, Morgantini e Vendola in testa, poi ONU, FMI, Nato, Exxon, per la felice conclusione di questa rottura di palle.


Proseguiamo con la cronaca dalla fogna. “Il Fatto” si legge volentieri, seppure con circospezione, fin dove arrivano i vari Travaglio, Telese, Marco Presta, con le loro efficaci intemerate contro i malfattori di Stato. Si cade in depressione frizzante di collera al precipitare nelle pagine fetide della politica estera. Ma succede anche di peggio, quando si giunge alle lettere della “mail box”, dove, nella rubrica “A domanda risponde”, si scatena l’ultrà sionista Furio Colombo, universalmente acclamato “venerando maestro del giornalismo”.




L’ex-ciambellano della Fiat a New York risponde a un imbecille che, a proposito della Siria invasa da mercenari Nato-Israele-Arabia Saudita-Turchia-Fratellanza Musulmana, blatera della “prima ribellione nonviolenta della storia” e s’indigna per come nessuno di quelli che stanno mettendo a posto la Libia se ne occupi. Il fischiperfiascarolo deve avere le orecchie foderate di Topolino per non aver udito lo tsunami di contumelie e falsità mediatiche abbattutesi sul governo siriano a partire dalla prima irruzione di tagliagole dalla Giordania mesi fa. Più comprensibile che non si sia avveduto, visto che andavano scovati in internet, dei cecchini che sparano su folla e forze dell’ordine, dei 120 poliziotti trucidati e decapitati a Jisr Al Shugour, al confine turco, delle fosse comuni con dentro altri agenti e militari e, naturalmente, dei ribelli che alla tv confessano di essere stati assoldati ed armati dalla destra libanese e dai sauditi, e anche dell’ennesima manifestazione pro-Assad con un milione e mezzo di persone. In soccorso all’idiozia e ignoranza dello sprovveduto – o provocatore? si precipita orgasmatico, in fila con i sanzionatori e aggressori universali Nato-Israele, questo squadrista della disinformazione che da anni impesta l’aria con bombe puzzolenti marca Mossad: “Una folla ostinata e disarmata che non spara… La colpa grave che tuttora è a carico di questa Italia, di tutta l’Europa, dell’America di Obama (lo so, è incredibile) e delle Nazioni Unite: voltare le spalle al primo grande evento nonviolento nella tragica storia del Medio Oriente. Lo so, è incredibile che ancora non si abbattano sui bambini siriani, alla moda della Libia, i missili all’Uranio dell’ONU. Tanto più che anche qui, come in Libia, i lanzichenecchi spediti da fuori le stanno prendendo alla grande. Ma forse è più incredibile che dall’orizzonte del grande giornalista spariscano, non solo i palestinesi da decenni in lotta, per lo più non violenta (e questa trascuratezza è imposta dalla consociatività etnico-confessionale con i promotori di pulizie etniche), ma le immense e longeve rivolte non violente di Egitto, Tunisia, Bahrein, Yemen e di altri paesi sotto il tallone di satrapi amici della sua entità, tutte represse nel sangue. Invece è credibile: sono detestabili, vanno rimosse, minacciano coloro che coprono i nostri – i suoi - genocidii.


Mica come questi bravi guaglioni dell’opposizione siriana, venuti nella persona di tale pantegana Farid Ghadry, “uno dei capi della rivolta siriana, democratica (!), laica (!), non violenta (!). Dimostrandosi degno compare dei golpisti libici, che il primo lingua in bocca lo hanno chiesto agli antichi carnefici coloniali, questo cialtrone sapete chi ha incontrato? I radicali, appena rientrati nella mimetica indossata da Pannella al fianco del fascista croato Tudjman e… Fiamma Nirenstein (vuol dire “calcolo renale”), da anni appassionata candidata al ruolo di kapò del lager Gaza. A questa bella gente il criceto (chiedo scusa ai criceti) ha giurato “che la sua Siria, quella della rivolta non violenta (e dagli!) vivrà in pace con i vicini (Israele, Libano, Giordania), starà lontana dal padrone iraniano che adesso la comanda, perché il progetto è abbandonare il percorso di morte che per decenni ha insanguinato la regione”.

Fuori onda pare che si sia poi scusato per alcun decine di migliala di suoi concittadini che, disturbando, ci hanno rimesso le penne nella difesa del Golan predato, sotto le bombe e gli attentati terroristici di Israele, nelle guerre che Israele gli ha scatenato contro, nel sostegno ai palestinesi. E che il Golan se lo tengano pure. E i profughi palestinesi li consegneremo tutti ai provetti carcerieri e torturatori del caro vicino. E il percorso di morte che per decenni ha insanguinato il paese l’ha fatto babbo Natale.
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NAPOLITANO
Il più amato degli italiani, quello vivo e vibrante sulla prua del paese di santi, eroi e navigatori, solitario supereroe a vergogna di una comunità internazionale che, per la guerra alla Libia, perde pezzi, finisce bombe e soldi, sprofonda nell’imbarazzo per lo sterminio Nato di civili e per la scoperta che i “giovani rivoluzionari” di Bengasi sono una banda di dementi jihadisti, pazzi di sangue, constata che la stragrande maggioranza dei libici preferisce “il pazzo criminale”. Davanti all’urlo “basta” della Lega, determinato dal razzismo anti-migranti, ma espressione di un senso comune di nausea, vergogna e orrore, diffuso nel 70% degli italiani, eccolo che urla più forte “Avanti tutta!” Mussolini non avrebbe potuto urlare niente di meglio al maresciallo Graziani. Ma che fa, è solo il custode di una costituzione anti-guerra e il rappresentante di tutti gli italiani. E la chiamano democrazia.
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VENDUTI
In Honduras, si compie l’operazione golpe di Obama. Con la mediazione di Chavez e Santos, Manuel Zelaya, il presidente rovesciato dai golpisti fascisti, può rientrare dall’esilio e l’Honduras dei post-golpisti di Pepe Lobo, scaturito da elezioni fraudolente alla statunitense o messicana o afghana o irachena, verrà riammesso nell’Organizzazione degli Stati Americani. Bananieri, latifondisti, compagnie minerarie e Pentagono ritornano alla greppia. Nel frattempo continua a imperversare la repressione della Resistenza, militanti vengono assassinati da squadroni della morte organizzati da israeliani e colombiani e i terratenientes delle monoculture ambite dalla globalizzazione fanno cacciare, spesso uccidendoli, contadini che con Zelaya avevano ripreso possesso delle loro terre. Le multinazionali tornano a saccheggiare il territorio nazionale. Zelaya e il Fronte nazionale della Resistenza Popolare invocano con voce sempre più flebile l’assemblea costituente, ma si preparano a rientrare nel gioco “democratico” attrezzandosi a partito tra i partiti per concorrere con gli altri alle elezioni generali del 2013. Che, sotto tutela Usa, le sinistre non vinceranno, anche se le vincono. Alla penosa parabola di una resistenza di massa, in piedi dal 2009, ma a cui i vertici hanno sempre inflitto il diktat della non violenza e del subire senza reagire, si oppongono organizzazioni anticapitaliste e antimperialiste come il Copinh. E’ a loro che è affidata la salvezza del Centroamerica, la lotta contro cannibali e opportunisti che, con la restaurazione , degradono la sovranità nazionale in repubblica delle banane e assicurano agli Usa il ruolo di hub per la distribuzione della cocaina colombiana. Di fronte a questo nazionicidio l’Honduras è solo come la Libia.

Giornata Continentale di Solidarietà con l’Honduras
http://www.copinh.org/
La Esperanza, Intibucá, 18 giugno 2011

Movimenti sociali
Organizzazioni Popolari
Reti, campagne, comitati di solidarietà

Compagne e compagni di ogni dove:
Da questo luogo denominato La Esperanza, territorio storico di lotta indigena, da questa terra dell’Honduras, uno dei cuori di resistenza in quest’ora latinoamericana di emancipazione popolare, vi scriviamo con coraggio, convinzione ed allegria per convocarvi alla lotta collettiva contro la militarizzazione e l'interventismo.
Il 26, 27 e 28 giugno noi movimenti sociali, popolari ed indigeni abbiamo concordato di realizzare la Giornata Continentale di Solidarietà con l’Honduras, popolo che a partire dal colpo di stato dell'anno 2009, è diventato laboratorio di occupazione, militarizzazione, criminalizazzione e repressione contro tutta la popolazione, in particolare quella che lotta e si mantiene in ribellione contro il golpismo internazionale.
La situazione dell’Honduras è aggravata dall’avvenuta legalizzazione del colpo di stato presso istanze internazionali, che ha dato ossigeno ai golpisti ed appoggiato un discorso di riconciliazione, mere bugiarde ed ipocrite parole per occultare la violenza sistematica con cui sono aggrediti uomini e donne honduregne quotidianamente.

Gli assi portanti di questa giornata vertono su:
• Esigere la chiusura delle basi militari straniere e denunciare che le basi militari nordamericane hanno appoggiato il golpe e hanno esteso l’occupazione del paese per perpetuare il saccheggio e la dominazione.
• Fermare la militarizzazione e repressione contro il popolo honduregno da parte delle forze armate nazionali e paramilitari, per cui proponiamo l'eliminazione totale di tutto l'apparato e di tutta l'industria militare.
• Porre fine alla criminalizzazione delle lotte sociali e alle gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani.
• Chiedere il processo e la punizione per i golpisti, che fanno tuttora parte delle strutture di potere del paese, responsabili dell'assassinio e repressione brutale contro il popolo honduregno
• Contribuire allo smantellamento della cultura della militarizzazione, come forma di dominazione patriarcale, razzista e neoliberista in ogni ambito della vita quotidiana per tutti quanti.

V’invitiamo a realizzare azioni di fronte ad ambasciate e consolati honduregni e/o ambasciate straniere, organizzare dibattiti, tournée, attività culturali di strada, fare interventi attraverso i mezzi d’informazione e realizzare ogni tipo d’iniziative autonome e creative per far conoscere la grave situazione di violazione dei diritti umani in Honduras, denunciare l'assassinio e criminalizzazione della resistenza honduregna, l'occupazione imperialista del paese con velleità di controllo emisferico ed a riaffermare il rifiuto dei colpi di stato militari ovunque siano.
Con la fermezza, speranza e convinzione che ci mantiene in quest’Honduras degno e ribelle, vi esortiamo ad organizzarvi, mobilitarvi e ad incontrarci nello spirito comune della lotta per la vita giusta, solidale e felice per tutte e tutti.


COPINH, OFRANEH, Artisti in Resistenza, MUCA, Insurrezione Autonoma, ERIC, COFADEH
Campagna America Latina e Caraibi, una Regione di Pace: Fuori le Basi Militari Straniere.

Per informazioni aggiornate sulla situazione dei diritti umani in Honduras v’invitiamo a consultare le pagine:
http://www.cofadeh.org/
http://www.comisiondeverdadhonduras.org/
http://www.defensoresenlinea.com/cms/
http://www.cidh.oas.org/countryrep/Honduras09sp/Indice.htm
http://www.cidh.org/countryrep/Honduras10sp/Honduras10.Cap.I.htm


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QUANDO NON C’E’ TREMONTI
L’Islanda glia fa’

http://www.facebook.com/notes/contro-linformazione-manipolata/la-rivoluzione-islandese-nel-totale-silenzio-dei-media/10150214920379775...
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LA RIVOLUZIONE ISLANDESE NEL TOTALE SILENZIO DEI MEDIA …omissis….
Nel gennaio 2010 il presidente, Ólafur Ragnar Grímsson, rifiuta di ratificare la legge e indice la consultazione popolare: in marzo il referendum con il 93% di NO al pagamento del debito. La rivoluzione islandese vince. Il fondo monetario internazionale congela l'aiuto economico all'Islanda nella speranza di imporre in questo modo il pagamento dei debiti. A questo punto il governo apre un'inchiesta per individuare e perseguire penalmente i responsabili della crisi. Arrivano i primi mandati di cattura e gli arresti per banchieri e top-manager. L'Interpool spicca un ordine internazionale di arresto contro l'ex presidente della Kaupthing, Sigurdur Einarsson. Nel pieno della crisi, a novembre, si elegge un'assemblea costituente per preparare una nuova costituzione che, sulla base della lezione della crisi, sostituisce quella in vigore. Si decreta il potere popolare. Vengono eletti 25 cittadini, senza alcun collegamento politico, tra le 522 candidature popolari, per le quali era necessario soltanto la maggiore età e il supporto sottoscritto di 30 cittadini. L'assemblea costituzionale avvierà i suoi lavori nel febbraio del 2011 e presenterà a breve un progetto costituzionale sulla base delle raccomandazioni deliberate dalle diverse assemblee che si stanno svolgendo in tutto il paese. Tale progetto costituzionale dovrà poi essere approvato dall'attuale parlamento e da quello che sarà eletto alle prossime elezioni legislative. Inoltre, l'altro strumento "rivoluzionario" sul quale si stà lavorando è l' "Icelandic Modern Media Initiative", un progetto finalizzato alla costruzione di una cornice legale per la protezione della libertà di informazione e dell'espressione. L'obiettivo è fare del paese un rifugio sicuro per il giornalismo investigativo e la libertà di informazione, un "paradiso legale" per le fonti, i giornalisti e gli internet provider che divulgano informazioni giornalistiche: Un inferno per gli Stati Uniti ed un paradiso per …..W…. QUESTA IN BREVE LA STORIA DELLA RIVOLUZIONE ISLANDESE: DIMISSIONI IN BLOCCO DEL GOVERNO, NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE, REFERENDUM E CONSULTAZIONE POPOLARE, ARRESTO E PERSECUZIONE DEI RESPONSABILI DELLA CRISI, RISCRITURA DELLA COSTITUZIONE, ESALTAZIONE DELLA LIBERTÀ DI INFORMAZIONE E DI ESPRESSIONE…omississ
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domenica 19 giugno 2011

STORIE DI CANI. ALTRO CHE SAKINEH ! E KKE! E PAPA!




Un tribunale rabbinico di Gerusalemme ha condannato alla lapidazione un cane che sarebbe la reincarnazione di un avvocato laico che,, vent’anni fa,  avrebbe insultato i giudici della corte.
Il cane era penetrato abbaiando nell’Istituto degli Affari Finanzinari, situato nel quartiere ortodosso di Mea Shearim. I tentativi di cacciare via il cane erano falliti di fronte alla sua ostinazione.  
Uno dei giudici in udienza rievocò una maledizione lanciata due decenni prima contro un avvocato laico che avrebbe ingiuriato i magistrati.
Seconda la maledizione la vendetta divina avrebbe imposto allo spirito dell’avvocato di entrare nel corpo di un cane, animale considerato impuro nel giudaismo.
La sentenza prevedeva che il cane venisse ucciso a pietrate da parte di bambini del quartiere.

Dal che si capisce come quei bambini, una volta cresciuti, trovino facile e dilettevole torturare, fosforizzare, frantumare  bambini e adulti musulmani, altrettanto impuri e anche più.

E si intravvede con abbagliante chiarezza come questa gente sia andata a lezione da signori come Mengele, Himmler, Graziani, Churchill (“Non ho nessun problema ad asfissare con i gas quei selvaggi”)  e, atrocizzando una creatura ancora più muta, inerme e giusta, abbiano superato i maestri. Sono infatti gli stessi che, al tempo di Piombo Fuso, incitavano i lanzichenecchi di Tsahal a non risparmiare né donne, né bambini. Lo detta il Talmud.
Nando 10 giorni fa

Se si ha compreso, frequentando gli occhi e i moti dell’animo e  del corpo di un cane dove sta nel mondo l’amore vero e incontaminato, che comprende giustizia, pace, rispetto e comunicazione, bellezza,  si capisce anche che cosa di discanino e orrido sta dall’altra parte e con chi ci si debba schierare. Quel cane, da solo, protestava e lottava, nel tempio del denaro, contro gente che, al suo olfatto sapeva di ladrocinio, protervia, abuso, violenza. Sapeva, che non basta, non serve neppure, uggiolare denunce dalla finestra, ma che si deve scendere in campo, dalla parte abusata, e con essa e per essa mostrare i denti. Smaschera e umilia, quel cane, se mi permettete il traslato, pensare a quelli del né-né, né con la Nato, né con Gheddafi.  Era fratello e compagno di quel Nando bassotto che, sia nei cortei, soffuso di simpatia e affetto e rabbia e gioia, sia da solo, nello scontro con qualsiasi altotto, aveva piena coscienza di come e dove stare nel mondo.

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I piagnoni togliattiani ultraortodossi, ma con inquinamento eurocomunista, psicologico se non ideologico, del KKE greco, hanno un’altra volta pisciato fuori dal vaso. Come due anni fa, quando arricciarono il naso e, rampognando, si tennero alla larga dalle masse di giovani che affrontarono gli sgherri di un sistema locale e globale che ne voleva estrarre l’ultimo sangue, così, anche negli scontri di questi giorni, hanno fatto i grilli parlanti, appiccicati alla loro parete di setta-dogma-opportunismo. In piazza Synthagma decine di migliaia affrontavano le milizie della criminalità organizzata statale e internazionale, pronta alle estreme sevizie e depredazioni sociali, ben sapendo che, o rispondi alla violenza del nemico e gli infliggi danno, o quello, manifestazione o non manifestazione inerme, ti si mangia. E perlopiù senza che nessuno se ne accorga e quindi ci faccia caso. Lo sappiamo bene noi, nonviolenti al parossismo. Dove stava intanto il KKE? In un’altra piazzetta, lì a contarsi e a contare sui prossimi voti che avrebbero preso dagli ignavi e moderati, nell’indifferenza e nel compiacimento di chi ai voti ti frega sempre e comunque. 


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Il papa, all’Angelus di oggi, domenica, ha inflitto ai fedeli altri anatemi sulle “famiglie che si stanno dividendo”. Ha rigorosamente evitato, il Ratzinger, che sa benissimo da che parte è imburrato il pane azzimo dello IOR, lo sproposito di prendersela con chi le famiglie, non solo le divide disperdendole tra terre e mari e sotto i mari,  ma giorno dopo notte le frantuma a forza di bombe. E’ questo il vero cristiano. Santo subito anche lui!

mercoledì 15 giugno 2011

Angelo comunista a 4 zampe



PIANTO ANTICO
Il mio figliolo, fratello, amico, maestro, compagno, Nando bassotto, è morto l'8 giugno all'età di 17 anni e 4 mesi. Ha aspettato che scendessi dove ormai agonizzava da qualche ora e il suo cuore, sotto la mia mano, si è spento piano piano e il suo muso, sotto la mia bocca, si è dischiuso. E' volato via un angelo a 4 zampe, mio collega nasofino al Tg3, mio insegnante di tolleranza e collera, di amore e perdono, mio esempio di dignità e di rivendicazione dei diritti, mio anello nella collana che mi unisce alla mia donna e ai miei figli a due gambe. Mio zampettante bassotto col fazzoletto rosso in mille marce contro gli altotti..Una persona che dava il 100x100  più di quanto chiedeva, un individuo nel collettivo: un comunista. Mio pieno nelle stanze, nel letto, per le strade del mondo, mio evidenziatore della misura delle macerie inflitte alla Serbia.

Oggi mia voragine  in tutti i luoghi. Sorriso e tenerezza  distribuiti e strappati agli occhi della gente, degli infelici e dei sereni. Cane di armonia e pace, cane pronto a ogni difesa. Bassotto più che cane. Il quarto bassotto della mia vita, trave nell'architettura dei miei sentimenti che, oggi, non sanno che avvolgerti nelle lacrime.

Nando é sepolto sotto un melograno.

L'albero a cui tendevi
la pargoletta mano
il verde melograno
dai bei veremigli fior

nel muto orto solingo
rinverdì tutto or ora
e giugno lo ristora
di luce e di calor.

Tu fiori de la mia pianta
percossa e inaridita,
tu de l'inutil vita
estremo unico fior,

sei nella terra fredda,
sei nella terra negra
né il sol più ti rallegra
né ti risveglia amor.

Giosué Carducci

sabato 11 giugno 2011

DELITTO SENZA CASTIGO? Un appello al mondo.



Può un uomo ragionevole essere ben disposto vero un governo che fa della guerra e dei massacri l’unico mezzo del suo sostentamento? (Alexander Hamilton, costituzionalista Usa, 1757-1804)


Coloro che non si muovono non si accorgono delle proprie catene. (Rosa Luxemburg)


Non condanno tanto coloro che sono decisi a governare, piuttosto quelli che sono ancora più determinati a sottomettersi. (Tucidide)


Manifestazioni collorate er cortei di fine settimana sono essenziali, ma, da soli, non hanno sufficiente forza per fermare le guerre. Le guerre saranno fermate soltanto quando gli attaccanti si rifiuteranno di combattere, quando i lavoratori si rifiuteranno di caricare armi su navi e aerei, quando la gente boicotterà i presidi economici dell’Impero che avvolgono il globo. ( Arundhati Roy)




Qui sotto l’incredibile iniziativa degli organi di polizia di Perugia che, sulla base di meri sospetti,in “forma preventiva”, come asserito dal questore, hanno arrestato e incriminato il presidente degli studenti libici in Italia e alcuni suoi compagni. La loro colpa? Non aver festeggiato il massacro del loro paese da parte della Nato e delle sue compagnie di ventura. Anzi, di essersi opposti pacificamente. Ci sarà qualche avvocato che vorrà impegnarsi contro queste misure preventive di memoria fascista?

Siamo stati appena informati dell'arresto di “Nuri Ahusain”. Nuri Ahusain è ricercatore all’università di scienze politiche di Pisa e rappresentante degli studenti libici presso l’università per studenti stranieri dell’Umbria. Meno di 24 ore fa Nuri Ahusain è stato arrestato dai carabinieri di Perugia con altri due studenti Libici; l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata a “reato transnazionale”, una legge datata 2006. Secondo la Digos di Perugia l’aggravante del reato transnazionale è dovuta al fatto che Nuri Ahusain, seguendo le linee di Tripoli, stesse cercando di supportare in Italia la cusa di Gheddafi, mettendo in cattiva luce la rivolta libica e il governo provvisorio di Bengasi. Evidentemente Nuri Ahusain era riuscito nell’intento di far crollare l’ottima reputazione che i ribelli nutrono qui in Occidente; così è scattato l’arresto. Come afferma Lorenzo Manso, il dirigente Digos Perugia, è stato svolto unicamente un lavoro di “prevenzione“, dal momento che il Governo Italiano riconosce come legittimo unicamente il Governo Transitorio di Bengasi. L’accaduto, per ora diffuso solo da “Umbria 24″ e da alcuni siti d’informazione scorretta merita il maggior risalto possibile. Nuri Ahusain è stato arrestato per quello che in dittatura viene chiamato Reato d’opinione, in quando non faceva altro che esprimere il priprio personale disgusto rispetto le rivolte libiche. Si tratta dell’ennesimo atto di censura e di aggressione alla libertà di pensiero, aggravato dal fatto che, in questo caso, l’intervento della Digos è addirittura stato preventivo e premeditato. La censura politica che ha colpito Nuri Ahusain e altri due studenti universitari è anche doppia dal momento che la notizia è stata – ovviamente – baipassata da tutti i media e da tutta l’opinione pubblica ufficiale. Non solo dobbiamo subire la vergogna di una guerra illegittima, non solo dobbiamo subire l’onta di una guerra che va solo contro i nostri interessi, non solo dobbiamo appoggiare una parte faziosa del popolo libico che, lungi dall’essere un potere popolare, mira alla destabilizzazione del potere sovrano. Non solo gli italiani devono pagare l’ennesimo conflitto a direzione NATO. Non solo dobbiamo subire un opinione pubblica vergognosa che solo negli ultimi giorni ha scoperto la vera natura di una guerra sin da subito chiaramente ingiusta. Ora dobbiamo anche subire l’ennesimo attacco alla libertà d’informazione, alla libertà di parola e di presa di posizione. Chiediamo a tutti coloro che sono interessati di utilizzare il manifesto qui a sinistra come nuova “immagine del profilo” sui propri facebook. Diffondere la notiza è d’obbligo. Mobilitiamoci tutti per questo nuovo scempio.

http://www.nazionesiciliana.splinder.com/


Segue un appello del mondo intellettuale e solidaristico tedesco che ha avuto larghissimi consensi e diffusione in Germania e che qui ho tradotto perché raccolga le più vaste adesioni, in risposta non solo agli stragisti Nato, ma anche alla vergognosa accidia dei nostri sedicenti pacifisti e antiguerra.

http://www.umbria24.it/libia-arrestato-il-capo-degli-studenti-in-italia-nuri-ahusain/45123.html

http://www.umbria24.it/libia-arrestato-a-perugia-nuri-ahusain-capo-degli-studenti-e-referente-di-gheddafi/45071.html


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Nei giorni scorsi numerosi giornali e periodici tedeschi hanno pubblicato una dichiarazione-appello alla Repubblica Federale (che si è rifiutata all’aggressione alla Libia) e alla sua popolazione contro la guerra d’aggressione alla Libia, in solidarietà con il popolo libico, per l’immediata cessazione degli attacchi e negoziati di pace tra le parti in causa. L’appello è stato firmato da centinaia tra i più illustri intellettuali tedeschi, scrittori, politici, giornalisti, associazioni. Avutane conoscenza si sono aggiunte, tra altre, le firme di Domenico Losurdo e del sottoscritto. Ho tradotto il testo in italiano e invito a dargli la massima diffusione. Sollecito coloro che ne sono in grado di allestire ogni forma di manifestazione e azione di protesta perché sia violato il silenzio, unanime e complice, su questo crimine di guerra e contro l’umanità, del nostro universo mediatico e politico.


PACE PER LA LIBIA! SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO LIBICO!


Da quasi tre mesi gli Usa e gli altri Stati Nato bombardano giorno e notte Tripoli, con i suoi due milioni e mezzo di abitanti e altri centri della Libia. Contemporaneamente cercano di costringere all’obbedienza il popolo libico attraverso la confisca dei suoi fondi e un blocco economico che significa affamarlo. Gli aggressori violano tutti le fondamentali normative del Diritto Internazionale (divieto di interferenza negli affari interni di un altro Stato, obbligo di risolvere conflitti per via negoziale, divieto di guerre d’aggressione, ecc.). Il pretesto di voler “salvare vite umane” risulta assurdo e cinico alla luce della prolungata durata dei bombardamenti e del numero crescente di vittime. I vari cartelli mediatici, come anche le emittenti pubbliche tacciono sui morti, sui mutilati, sulle distruzioni, la disperazione dei rifugiati, l’avvelenamento del suolo, dell’acqua e dell’aria con gli ordigni all’uranio.


Lo Stato libico che, sotto la guida del suo leader rivoluzionario Muammar Al Gheddafi, ha potuto assicurare alla popolazione, grazie alla ricchezza petrolifera e alle colossali opere idrauliche, agricole e di industrializzazione, il più alto livello di vita di tutta l’Africa, con impareggiabili sistemi sanitari ed educativi, con avanzati diritti delle donne e dei bambini, è minacciato di una regressione di decenni nel suo sviluppo. Come in epoca coloniale schiavi divenuti consapevoli dei propri diritti venivano frustati davanti ai loro compagni di destino, così oggi gli Stati-guida della Nato intendono punire il popolo libico, anche a titolo di avvertimento ai popoli del Terzo Mondo, con bombe, missili ed eventuale occupazione militare, per essersi sottratto al loro Diktat, per voler perseguire il proprio cammino di progresso, impegnarsi per l’unità e l’indipendenza del mondo arabo e dell’Africa e rifiutarsi a ogni ricolonizzazione.


Chiediamo al governo della Repubblica di negare l’utilizzo di installazioni italiane per l’aggressione e di impegnarsi di conseguenza per

- la fine immediata di tutti gli attacchi alla Libia,

- un immediato armistizio e negoziati di pace tra le parti libiche in conflitto,

- annullamento del blocco commerciale ed economico,

- restituzione dei fondi sovrani libici confiscati.


E’ della massima urgenza mostrare solidarietà al popolo libico.

Facciamo appello a tutti coloro che si sanno corresponsabili di pace, diritto internazionale e diritti umani e che si sentono uniti agli esseri umani del Terzo Mondo perché organizzino proteste e manifestazioni: questa criminale guerra d’aggressione deve essere fermata.


COMITATO INTERNAZIONALE PER LA PACE IN LIBIA.

venerdì 10 giugno 2011

"il manifesto" o "Il Popolo d'Italia"?

Giuliana Sgrena

Il mondo è un posto pericoloso, non per coloro che fanno il male, ma a causa di coloro che guardano e non fanno nulla. (Albert Einstein)

Alcune spiegazioni di un crimine non sono spiegazioni: sono parte del crimine. (Olavo de Carvalho).

Ogni guerra quando arriva, o prima che arrivi, viene rappresentata non come una guerra, ma come l'autodifesa da un maniaco omicida. (George Orwell)

Il "manifesto", giornale che scherzosamente si definisce "comunista", già ci aveva deliziato con l'appello della veneranda maestra Rossanda, ragazza del secolo scorso, ma anche di due secoli fa, davvero male invecchiata, ad allestire brigate internazionali del tipo Spagna per combattere a fianco dei mercenari tagliagole Nato di Bengasi contro il dittatore (anche cane pazzo) Gheddafi. E se questi continua ad essere amato e supportato dal 90% del suo popolo (che, non stupido, si guarda attorno e vede come stanno i fratelli arabi e africani finiti sotto gli zoccoli dei cavalieri dell'apocalisse USraeliani+UE), vuol dire che quel popolo se le merita tutte le bombe all'uranio che le euro-usa-democrazie gli stanno lanciando in testa.


Una kermesse del "manifesto", che non ha nulla da invidiare all'oscenità sionista inflitta dal vendolista Pisapia a Piazza del Duomo, è in corso a Roma, al Centro di studi AMERICANI (appunto), intitolata "L'Europa e le primavere arabe". Per gli onanisti del "manifesto", si sa, bastano un paio di cappannelli, magari col compasso al collo, per gongolare sul "risveglio delle masse". E così, seguendo alla lettera le istruzioni degli uffici PR Nato, Mossad e Cia, in queste primavere il manifesto butta tutto e il contrario di tutto, onde fare quella confusione tra primavere fiorite e inverni nucleari, che ben mimetizzano l'avanzata stragista della globalizzazione imperialista. Rimesta disinvolto, il manifesto, qui capeggiato da soggettone islamofobiche della lobby, come la ginocrate Ida Dominjanni, la sionista ultrà Annunziata, e l'inaccettabile Giuliana Sgrena, nel pentolone dove fa bollire una sostanza tossica che mette insieme le masse di Bahrein, Yemen, Egitto, Tunisia, Giordania, Marocco, Arabia Saudita, inermi e incazzate contro i satrapi dell'imperialismo globalizzante e affamante, e il mercenariato armato e foraggiato e guidato dalla Nato, organismo creato per la riconquista delle colonie perdute nel '900, mandato a eliminare governi fuori dal coro geopolitico, geostrategico, liberomercatista, multinazionale, wallstreetiano. Il "manifesto" come "Il popolo d'Italia" al tempo del macellaio Graziani. Peccato che ci caschi gente come Samir Amin e Mohamed Hassan.

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Aggiungo un comunicato che mi arriva da Tripoli, con l'auspicio che qualche avvocato perbene se ne occupi. Sono finiti sotto inchiesta, incostituzionalmente e vergognosamente, anche gli studenti libici che hanno manifestato contro gli stragisti Nato e la loro mmarmaglia bengasiana a Perugia.

Buongiorno a tutti,

come ben sapete qui in Libia ci sono i Pro Gheddafi  (bandiera verde) e i Contro Gheddafi (bandiera nera). Ormai sono due partiti politici ben definiti  e come tali devono essere considerati entrambi, con i loro pregi e difetti.

Bene, dovete sapere che un ragazzo Pro Gheddafi che vive in Italia e' stato arrestato in quanto era molto arrabbiato del cambiamento della bandiera all'Ambasciata libica a Roma e voleva faer una manifestazione davanti all'Ambasciata.
Fatto sta che nemmeno ha organizzato la manifestazione che appena arrivato a Roma da Milano, e' stato arrestato, secondo me perche' il suo telefono e' sotto controllo.
Sembra sia stato accusato di voler mettere una bomba all'Ambasciata!  Ma quando mai!
Io lo conosco, e' venuto con me una volta alla Conferenza Stampa di Milano organizzata da Paolo Sensini e mi sembra una ragazzo a modo, con le proprie idee politiche assolutament non pericolose ma legittime.
E' in prigione a Roma da una settimana (io l'ho saputo solo ora!) , potete dargli una mano in qualche modo, magari mettendo a conoscenza i media di questa cosa?

IL Suo nome e':

ADEL  SALEM   ABDULHADI
NATO IL 1977 A TRIPOLI - LIBIA.

Noi cercheremo di trovare dei soldi e trovargli un avvocato!



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domenica 5 giugno 2011

NON C'E' PALESTINA SENZA LIBIA, NON C'E' LIBIA SENZA PALESTINA (e ancora Radko Mladic)


”En Brasil reina ahora un régimen semifascista que todo revolucionario no puede ver más que con odio. Supongamos, sin embargo, que mañana Inglaterra entra en un conflicto militar con Brasil... En este caso estaré del lado
del Brasil ‘fascista’ contra la ‘democrática’ Gran Bretaña. ¿Por qué? Porque el conflicto entre ellos no será una cuestión de democracia o fascismo. Si Inglaterra saliera victoriosa, pondría otro fascista en Río de Janeiro y colocaría dobles cadenas al Brasil. Si por el contrario Brasil fuera victorioso, daría un poderoso impulso a la conciencia nacional y democrática del país y conduciría al derrocamiento de la dictadura de Vargas. La derrota de Inglaterra daría al mismo tiempo un golpe al imperialismo británico y un impulso al movimiento revolucionario del proletariado británico. Verdaderamente uno tiene que tener la cabeza vacía para reducir los antagonismos mundiales y los conflictos militares a la lucha entre fascismo y democracia.¡Bajo todas las máscaras uno debe saber cómo distinguir a los explotadores, los
esclavistas y saqueadores!”  (León Trotsky, Entrevista con Mateo Fossa en Escrito, settembre de 1938) .


Dedico questa citazione di Trotzky ai supposti, sedicenti, successori. Al PCL, ai miei amici Ferrando e Grisolia, ai saputelli, zerbini dell’informazione imperial-colonialista, di ogni sinistra che si divincola nella formula idiota e codarda di “la guerra è brutta, ma anche Gheddafi…”, disprezzando la volontà chiara, eroicamente espressa da 6 milioni di libici sollevati dalla ferocia italiana, dall’oppressione britannica, dal feudalesimo oscurantista e vendipatria del re fantoccio, alla sovranità, al benessere e alla dignità di una nazione protagonista dell’unità araba e africana. Ovviamente non c’è parallelo tra il fascista a capo del Brasile ai tempi di Trotzky e l’illuminato creatore della libertà libica. Tanto più vale la fustigazione di Trotzky.


Pubblico volentierei alcune vignette su Libia e Palestina di un grande amico, maestro e compagno, Enzo Apicella, combattente indomabile, che dopo anni di contributi correttivi al foglietto moderato “Liberazione”, oggi risulta nobilmente inviso alla “sinistra”, come me, come tutti noi.
Ho unito queste sue denunce dei necrocrati che vorrebbero irachizzare la Libia e la Palestina all’invito all’indignazione (in che termini, compagni?) fatto circolare in vista dell’oscena kermesse dei nazisionisti in Piazza del Duomo a Milano. Indignarsi è una bella cosa, ma vi pare che basti? E poi? Comunque nella mia scelta di disegni e testo è nascosta una polemica che ora esplicito. Premetto che sono interamente dalla parte di coloro che hanno il fegato e la coscienza di imbarcarsi per sostenere la liberazione di Gaza e gli auguro ogni successo, figurarsi! Meno sono dalla parte di chi della spedizione ha fatto vetrina della propria visibilità politica in accanita competizione con altri. Pazienza, siamo in Italia. E fa bene George Galloway, nell’iniziativa allestita dall’International Solidarity Movement (ISM), a ricordare ai suoi compagni italiani che chi sta con Gaza e Palestina non può non stare con la Libia e con un legittimo governo che briganti mercenari e necrofagi imperialisti vogliono sbranare e tornare a ridurre a colonia.


Cosa che i “palestinesi” d’Italia non fanno, forse intimiditi dalle riserve e ambiguità di certi ambienti palestinesi che, forse, non vorrebbero rinunciare ai fondi del Qatar e dei sauditi, capifila del rinnegato satrapismo arabo. Ancora più le distanze vengono prese dalla Siria, per la cui “liberazione”, cioè il classico regime change” bushian-obamiano, girano in rete stolti e involontariamente opportunistici appelli al sostegno dei soliti “giovani rivoluzionari”. I “giovani rivoluzionari” sono delinquenti assoldati e armati, all’interno, dai più grossi imprenditori siriani, avidi di nicchie in un libero mercato multinazionale, e spediti da fuori dalla cosca reazionaria filoamericana di Arabia Saudita, Giordania e Libano (bastano le numerose confessioni di ribelli alla tv, in particolare quella dei cecchini pagati e inviati da Saad Hariri, capofila della destra libanese e famiglio dei sauditi, nonchè i video che li colgono mentre sparano su folle e forze di sicurezza). Si distingue in questa congrega di frastornati anche il per altri versi meritevole bollettino Uruknet che, compiendo acrobazie logiche, sostiene la difesa della Libia, dell’Iraq e della Palestina, mentre si accanisce atlanticamente su due altri obiettivi della campagna nazionicida euroatlantica, Siria e Iran, sollecitando dubbi sui percorsi delle sue sinapsi e, a voler pensar male, sui suoi suggeritori politici.



C’è del misterioso, oltrechè dell’eticamente e intellettualmente insano, o magari della voglia di navigare, senza troppo sconvolgere le acque, nella morta gora delle “verità” condivise, in questa schizofrenia che, per di qua, amoreggia con una vittima culturalmente consolidata, compianta senza dar troppo scandalo, tanto più non dà più “terroristici” segnali di vita, mentre, per di là, fa da ausiliaria al terrorismo della comunità internazionale canaglia. Non si avvede che i barbuti invasati o prezzolati che a Bengasi tagliano teste e invocano sfracelli Nato sul popolo che intendono “liberare” (leggi schiavizzare e rapinare) sono gli stessi che, addestrati dai manuali Cia al kamikazismo per le vergini in paradiso, cacciarono i sovietici chiamati a presidio dell’emancipazione e sovranità afghana. Gli stessi che in Kosovo e Bosnia, guidati dall’asset Cia Bin Laden, tagliavano teste serbe da mettere in tavola ai narcokiller fascisti Izetbegovic e Hashim Thaci, cari a Clinton e Madeleine Albright. Sono gli stessi che, facendosi passare per Al Qaida, mettono bombe nei mercati iracheni per confondere nel loro terrore la vincente guerriglia patriottica e per rilanciare una guerra civile che stabilizzi la preda coloniale. Sono le stesse bande di intossicati sgozzatori al servizio di un burattino del FMI e dell’Occidente, lanciato contro il legittimo presidente della Costa d’Avorio che, per non aveva voluto legittimare il ritorno dell’ex-padrone coloniale francese, doveva scomparire nel mare di sangue del popolo che lo sosteneva. Sono gli stessi che sparacchiano qua e là in Algeria e nel Subsahara onde giustificare “interventi umanitari” che accerchino la Libia, garantiscano la predazione dei giacimenti di uranio e di molto altro, aprano la strada all’AFRICOM statunitense per restituire alla regina Vittoria (Wall Street) quel che è della regina Vittoria: l’Africa.



Guerra alla Libia, sanzioni e terrorismo destabilizzatore importato in Siria, blocco e sterminio di Gaza, genocidio in Iraq, il venduto rinnegato Abu Mazen e la sua loggia usati come silicone a fissare la morsa di ferro sionista sulla Cisgiordania, lo squartamento progressivo del Sudan con l’uso di un mercenariato del Vaticano, di Israele e dei petrolieri, l’assedio all’Iran mediante infiltrazione di squadroni dela morte, sollecitazioni secessioniste, rivoluzioni colorate e finte ginomartiri, il massacro dei popoli di Bahrein e Yemen per mano di tiranni predoni teleguidati dagli Usa. Tutto questo e molto di più fa parte di quel gioco sulla famigerata Grande Scacchiera che coinvolge pedoni, torri e regine del mondo arabo. Pedoni-popolo, torri-governi resistenti,
regine-mignotte del tenutario imperiale. E, fratelli della flottiglia, cui auguro ottimi venti, o la costa di Gaza la intravedete come il litorale dell’intera regione, sotto blocco atlantico come quella lo è sotto blocco israeliano, o la gente che spunta tra la macerie di Piombo Fuso e seguenti la riconoscete come costola di un corpo che si dibatte e si batte tra le macerie di Tripoli e Baghdad, o siete solo il trailer di un film che altri realizzeranno. Voglio un’analoga flottiglia per Tripoli, ma dubito. Qualcuno avrà almeno l’improntitudine di mettere una bandiera verde, addirittura un ritratto di Gheddafi, su una prua della flottiglia? Temo di no, ma posso sempre confidare in Galloway.



Ho difeso il mio popolo, la mia terra, ora difendo me stesso davanti a voi. Voglio solo dire che io voglio vivere per mostrare che sono un uomo libero… Io non ho ucciso individui in quanto croati e musulmani. Non ho ucciso in Libia o Palestina, ho solo difeso il mio paese… Avrei preferito essere ucciso dalla polizia in Serbia, o in America, piuttosto che leggere quello che è stato scritto qui su di me. Generale Radko Mladic, comandante della Repubblica Serba di Bosnia.
Un uomo che non ha mai fatto stragi di civili (vedi il mio post precedente), che ha salvaguardato le donne e i bambini degli sbranatori del popolo serbo, ascari bosniaci e croati dell’imperialismo che dalla pulizia etnica non si difendevano come i serbi, ma la perpetravano a forza di stragi, anche di donne e bambini, a Sarejevo, in Kosovo, nelle Kraijne. Un milione di serbi sradicati e messi allo sbando nel vento della non-storia. Tutti gli altri sulla loro terra e nelle loro case. A quando gli assassini di massa italiani, Usa, tedeschi, francesi, britannici, davanti al tribunale-mattatoio dell’Aja? Mai, perché, anche con jene ammaestrate come i giudici del TPJ, l’evidenza dei loro delitti abbaglierebbe il mondo. Mentre, se le accuse sono indimostrabili e false, vi si muore.



INDIGNAMOCI!
Impediamo lo scempio,
“ISRAELE CHE NON TI ASPETTI”.
Le “10” giornate della vergogna,
dal 12 al 23 giugno 2011,
in piazza Duomo a Milano.
Non un evento culturale, ma una
fabbrica del falso per occultare:
•i crimini di guerra
•i crimini contro l’umanità
israeliani,
dalla NAKBA del 1948
a PIOMBO FUSO del 2008-2009.
63 anni di sionismo:
pulizia etnica, apartheid,
politicidio, sociocidio,
memoricidio, genocidio,
espropriazione di terre, razzismo.
Una lunga striscia di sangue, una
ininterrotta storia di violenza
contro un popolo di innocenti, il
popolo palestinese.
INDIGNATEVI!
Impediamo lo scempio,
“ISRAELE CHE NON TI ASPETTI”.
Uno stato canaglia che uccide,
tortura, affama, umilia un
intero popolo, il popolo
palestinese, con la complicità
italiana, dell’Unione Europea
e degli Stati Uniti.
Milano sarà “occupata” per
mostrare una immagine falsa
di Israele.
Nel nome della Italia della
Resistenza e della Liberazione,
nel nome di Vittorio Arrigoni,
impediamo, che questo
scempio si compia.
Restiamo Umani!
Palestina Libera!
Boicotta Israele!