giovedì 25 gennaio 2024

GIORNI DELLA MEMORIA, GIORNI DEI RICORDI

 

GIORNI DELLA MEMORIA, GIORNI DEI RICORDI

 



   Il 27 gennaio, GIORNO DELLA MEMORIA, A iVREA

II 28, GIORNO DEI RICORDI, A BIELLA

Chi si ricorda che i non ebrei non possono comprare o affittare terreni in Israele? Chi si ricorda che i palestinesi non possono spostarsi da una loro città all’altra senza aver ottenuto un visto da Israele? Chi si ricorda che Israele assegna l’85% dell’acqua della Palestina agli ebrei e solo il 15% ai palestinesi e che a 400 coloni israeliani a Hebron è dato l’85% dell’acqua e a 120.000 palestinesi il 15% (Israele-Palestina: 7,5 milioni palestinesi, 7 milioni immigrati ebrei). Chi si ricorda che Israele se ne è infischiato di oltre 80 risoluzioni delle Nazioni Unite contro i crimini che va commettendo? Chi si ricorda che ci sono più rifugiati palestinesi che quelli di qualsiasi altra popolazione del mondo?

Chi si ricorda che tra il 1967 e il 2002 Israele ha espropriato il 79% dei territori occupati in Gaza e Cisgiordania? Chi si ricorda che, dal 1967 a oggi, Israele ha incarcerato e spesso torturato oltre 700.000 palestinesi? Chi si ricorda che in tre mesi Israele ha ucciso più giornalisti di quanti siano morti nelle due guerre mondiali e in Vietnam? Chi si ricorda che Israele ha ucciso in tre mesi più persone e più donne e bambini, in rapporto alla popolazione e ai chilometri quadrati, di quelli uccisi in qualsiasi altra guerra?

 

E veniamo all’oggi (come se lo ieri fosse passato…). Chi si ricorda dei cento uomini di Gaza, prelevati a casaccio da casa, strada e ospedale, denudati, bendati, ammanettati, portati su un camion nella pubblica piazza ed esibiti al mondo, a dimostrazione che Israele non sa solo uccidere, ma sa anche umiliare il maschio arabo. Maschio che ha il torto di essere, primo, palestinese e, secondo, uomo che favorisce la proliferazione di bambini che non si fa in tempo ad ammazzare tutti?

E che sia a copertura di tale immane schianto morale di Israele che ora Israele si inventa, a tre mesi dal 7 ottobre, gli stupri che mirabolanti combattenti di Hamas avrebbero compiuto in mezzo alle cannonate e ai bombardamenti israeliani che hanno demolito i Kibbutz con tutti coloro che vi si trovavano: ostaggi e Hamas? E che sia a copertura di tale immane incongruenza che ora Israele si inventa vestiti di bambola che Hamas avrebbe messo addosso alle donne prigioniere per stuprarle col gusto aggiunto della pedofilia?

Superiamo gli orrori, affidiamoli con il nobile Sudafrica alla Corte Internazionale di Giustizia e passiamo a chi, in quella regione, insieme ad Hamas, va riscattando l’onore e l’etica di un’umanità in larga parte complice, o duplice, o girata dall’altra parte. In prima linea gli Huthi in Yemen che, essendo il popolo più povero del Medioriente, sa bene come combattere la guerra di resistenza dei poveri ai ricchi, colpendo chi genocida i poveri a Gaza. Poi gli Hezbollah, che già due volte hanno cacciato dalla loro terra gli invasori e ora facilitano il compito dei resistenti palestinesi costringendo Tsahal a sguarnire Gaza per presidiare il confine libanese ed a evacuare 100.000 israeliani dell’Alta Galilea occupata.

Poi le Unità di Mobilitazione Popolare irachene che, dopo aver liberato l’Iraq dal mercenariato ISIS degli USA, ora fanno riflettere gli occupanti sull’opportunità di andarsene, colpendone le basi in Iraq e Siria.

Infine gli iraniani delle Guardie Rivoluzionarie (IRG) che da dieci anni in Siria danno una valida mano ai siriani e ai russi, al punto da essere riusciti a tenere in piedi lo stato siriano a dispetto di aver contro Israele, gli USA, i turchi e il solito terrorismo jihadista. E lo stesso esercito di Tehran, che, in risposta all’abitudine israeliana di far ammazzare iraniani qua e là, ha centrato e polverizzato la sede centrale del Mossad a Irbil. Quella da cui Mossad e NATO inviano gruppi terroristici in Iran a fomentare rivoluzioni colorate e assassinii mirati vari.

Poi ci sono i curdi.

Di tutti questi combattenti per l’umanità, dalle nostre parti la destra che si definisce sinistra e la destra che è fieramente destra ed entrambi avvolti in stelle e strisce e stelle di Davide, danno dei terroristi a tutti, tranne che a quelli veri.

 Anzi, da ladro a ladro, da mercenario a mercenario, li glorificano istintivamente, questi curdi. E a ragion veduta. Non solo perché hanno collaborato con gli invasori e bombaroli statunitensi, al punto da garantirgli il tranquillo uso di sei basi nel Nordest della Siria non ancora liberato. Ma oggi anche perchè rubano alla Siria il 40% del suo petrolio. Lo estraggono e lo convogliano con cisterne ai fratelli curdi di Irbil e, da lì, al porto turco di Ceyhan. Qui Erdogan, limpido come in ogni occasione, gli consente di venderlo a Israele. Che ne ricava il 77% del suo bisogno medio.

Anche per far passare i suoi carri armati Merkava sopra 30.000 corpi palestinesi di Gaza.

 

 

 

domenica 21 gennaio 2024

ISRAELE, IL TERRORISMO TRACIMA

 


 


Intervista a pubblicazione del Canavese

1)    Frequento il Medioriente e, nello specifico, la Palestina negata, dal 1967, quando fui inviato di Paese Sera alla Guerra dei Sei Giorni. Mi sono occupato delle varie fasi e situazioni del dramma palestinese a partire da quella guerra e a passare per le due Intifade, anni ’80 e ‘2000, i campi profughi in Libano, Giordania e Siria, le due guerre israeliane contro Hezbollah in Libano e, appunto, Gaza. Ho seguito il primo attacco a Gaza, via terra, mare e aria, chiamato Piombo Fuso, che si potrebbe definire prova generale per la guerra in corso.

2)    La situazione in questi giorni in Palestina è segnata soprattutto dallo sterminio senza precedenti e senza limiti della popolazione di Gaza e, in misura, per ora, più contenuta, da quella di Cisgiordania. Si punta, evidentemente, dal governo di estrema destra di Netaniahu a eliminare fisicamente l’intera popolazione, dopo averci provato con un genocidio strisciante a partire dall’iniqua spartizione proposta dall’ONU nel 1947. La formidabile resistenza palestinese, con il consenso che ha suscitato in tutto il mondo, e la parallela distruzione della statura morale dello Stato sionista, hanno però cambiato l’equilibrio dei fattori in campo. Alla vittoria morale dei palestinesi non potrà storicamente non seguire quella politica. Siamo a una caduta epocale del tentativo dei ricchi e potenti di imporre la propria dittatura sul resto del mondo. E a questa profonda crisi in cui versa lo Stato Sionista, accentuata dalla rivolta dei suoi abitanti contro il tentativo eversivo di Netaniahu di esautorare la magistratura, che va ricondotta il disperato tentativo israeliano, a forza di operazioni terroristiche contro Siria, Iran, Libano, di coinvolgere nel conflitto altri paesi della regione e, quindi, gli Stati Uniti, in una conflagrazione generale che rimescoli le carte..

3)    Il terrorismo è, dalla costituzione dello Stato sionista sulle macerie della nazione palestinese, interamente dalla parte israeliana. Ogni definizione contraria è pura propaganda che funziona in Occidente, nell’anglosfera e nell’UE, ma non nel resto del mondo. Oggi Israele è imputato davanti alla Corte Internazionale di Giustizia per genocidio e crimini contro l’umanità, un’accusa portata da uno degli Stati che si sono liberati della stessa apartheid sotto il cui giogo è costretta da sempre la Palestina. Per fortuna è dallo stesso Israele che ci sono venute le voci che hanno sbugiardato l’accusa si terrorismo ad Hamas con cui si è voluto togliere ai palestinesi il diritto di lottare per la propria liberazione secondo i principi sanciti dalla stessa Carta dell’ONU. La maggioranza delle vittime del 7 ottobre sono state attribuite, da queste voci, alle stesse forze armate israeliane che, per impedire la presa di ostaggi. hanno colpito indiscriminatamente cittadini e militari israeliani. Basta chiedere a Haaretz, il più autorevole giornale israeliano, a ufficiali dell’aereonautica israeliana, oltre a numerosi testimoni israeliani. Fallita la grottesca bufala dei 40 neonati decapitati, quando in quella situazione di neonati non ce n’erano, si ricorre ora, col sostegno di organi di presunta informazione come il New York Times, alla classica accusa degli stupri che i combattenti di Hamas avrebbero commesso nel corso di una battaglia a fuoco durata meno di due ore. Quella degli stupri è l’arma propagandistica che si vorerebbe la più efficace e che oggi risulta la più logora e screditata. Si tengano piuttosto presenti le testimonianze e documentazioni delle torture subite da bambini e adolescenti palestinesi, tenuti in carcere per anni a migliaia, senza accusa, senza difesa, senza processo. E per la cui liberazione Hamas si è impegnato catturando ostaggi.

4)      Non è realistica né l’ipotesi della totale eliminazione di 7,5 milioni di palestinesi, più cinque con il diritto di ritorno dall’esilio, maggioranza numerica in Palestina, né quella del mantenimento di uno Stato sionista imposto con la forza, né l’ipocrita proposta dei due Stati, per la quale ai palestinesi da molti anni è stata azzerata ogni possibilità, anche solo geografica, di esistenza statuale. La soluzione corretta, democratica, rispettosa dei diritti dei palestinesi è lo Stato unico “Palestina” che veda convivere ebrei e palestinesi, una volta rientrata nei paesi d’origine la componente immigrata razzista, intollerante, fascistoide, rappresentata in primis dai 750.000 coloni che, del resto, con quella terra non hanno nessun legame storico.

5)      Le posizioni dell’Italia e dell’Unione Europea sono un banale e servile appiattimento sulle pretese di Israele, appoggiate militarmente e politicamente dagli USA. Sono posizioni senza legittimità legale, sociale, economica, umana. Sono posizioni di entità mercenarie prive di autonomia e dignità che servono solo a perpetuare il torto e la tragedia. Ma contano poco. Gli eventi di Gaza hanno determinato la crescita nel mondo di una coalizione di popoli e di Stati che non sono più disposti a tollerare una tirannia imperialista che ha nel grumo sionista la sua manifestazione simbolica.

Fulvio Grimaldi

mercoledì 17 gennaio 2024

Iran, Sudafrica, Yemen, Hezbollah, Siria: à la guerre comme à la guerre --- L’ASSE DELLA RESISTENZA SALVA L’ONORE DELL’UMANITA’ (e forse il suo futuro)

 


www.fulviogrimaldicontroblog.info

 E’ con autentico sollievo che i popoli del mondo, quelli sul lato della vita, della dignità, dell’onore, hanno accolto la risposta al rigurgito di demenza genocida rappresentato dal carcinoma sionista. La sveglia, fuori dal cerchio ristretto delle milizie scite libanesi e irachene da sempre partecipi della questione, l’hanno data i combattenti Ansarallah,  chiamati col nome del loro capo storico, Ḥusayn Badr al-Dīn al-Ḥūthī, caduto in combattimento nel 2004.

Fantastici: hanno messo in crisi il mondo della rapina e della prevaricazione, dello sfruttamento e dell’ipocrisia, senza colpo ferire, senza provocare una sola vittima. Ma è su di essi che si avventano, con il loro armamentario di punizione, morte e devastazione,  senza neanche provare a mettersi a un tavolo a praticare la reietta e obsoleta soluzione della diplomazia, quelli che tengono lo strascico sotto il quale lo Stato-mostro seppellisce a decine di migliaia vite giuste.

Già perché quella degli Huthi non è una storia, una guerra di liberazione e di indipendenza, partita ieri. Qui ci si libera dall’incombenza sgradevole di riconoscere dignità politica e legittimazione popolare a gente strana, oscura (pure di pelle), che è meglio far passare per ribelli, sottintendendo che sono elementi irregolari, anche parecchio terroristici (come sancisce inevitabilmente il Dipartimento di Stato) e come tali non istituzionali, fuori dall’ambito di uno Stato come è giusto concepirlo.

Non è solo strutturale e volontarissima ignoranza delle salmerie mediatiche atlantiste, oggi tutte su di giri alla prospettiva che si vada a rompere la testa a questi trogloditi che si sono azzardati a interferire nel Mar Rosso con la nostra libertà di commerciare, rapinare, spogliare e, a Gaza, massacrare.



Gli Huthi, la crème de la crème dello Yemen, paese più povero del mondo arabo, ma anche più antico, fiero, irriducibile nella difesa dell’identità e della ricerca della libertà. Li ho conosciuti. Ci ho vissuto per quasi due anni. Sono stato e sono loro amico. Sono in tanti che a questo popolo non perdonano di stare seduto sul più strategico passaggio delle cose che fanno la ricchezza dei ricchi e la povertà dei poveri: Stretto di Bab el Mandeb e Mar Rosso, crocevia tra sud e nord, est e ovest, cordone ombelico del capitalismo delle nostre parti.

Da quando li conosco combattono contro chi cerca di mettergli l’anfibio in faccia: sauditi soprattutto, Emirati, ISIS e, a dirigere le operazioni, ovviamente, l’anglosfera: prima i britannici e poi anche gli statunitensi. Avendo noi incorporato, almeno dal 1945, lo spirito, il ruolo, i compiti della servitù di palazzo, ci riesce difficile immaginare che gli yemeniti siano un fatto a sè, conscio di sé, padrone di sé. Da noi la testa di chi ci dice cosa succede sta così bassa da vedere solo coglioni. Gli riesce difficile concepire teste tenute alte. Condizione che imbarazza e allora ecco che un popolo che l’indipendenza se l’è conquistata a morsi deve essere ridotto a terminale dell’Iran, ganglio secondario della testa dell’Asse del Male.

Ma facciamo un passo di lato e diciamo due cose sui presunti commissari politici degli Huthi. In effetti c’eravamo un po’ stancati di veder fare agli israeliani e americani quello che cazzo gli pare, terrorizzando e assassinando di qua e di là, a volte sventolando il gagliardetto dell’ISIS, e le vittime promettere sacrosante e terrificanti ritorsioni senza che poi nulla di altrettanto grosso succeda. Va bene il senso di responsabilità, evitiamo le escalation, distinguiamoci da Netaniahu, ma, uffa, c’è un limite a tutto. Stavolta il contrappasso c’è stato. A la guerre comme à la guerre! Quelli attaccano, sabotano, sanzionano, fanno rivoluzioni colorate e armate, ammazzano scienziati e commettono stragi come l’altro giorno a Kerman. dove si ricordava l’assassino Trump e il martire Soleimani, si risponde solo con promesse di una qualche futuribile pariglia?

I 27 missili tirati da Tehran contro chi all’Iran, ai fratelli siriani in Siria, agli amici iracheni, non cessa da decenni di prospettare la fine del loro mondo, predando, opprimendo, uccidendo, sono fonte di soddisfazione per i giusti da quelle parti e per coloro che nella guerra dei ricchi contro i poveri si ritrovano dalla parte sbagliata. Hanno centrato e disintegrato a Irbil, feudo curdo-iracheno di un fantoccio Mossad-CIA come Massud Barzani, la centrale operativa dell’intelligence e del terrorismo Mossad. A due passi dal consolato USA, ovviamente.  Per la maggiore soddisfazione, ovviamente, delle Forze di Mobilitazione Popolare dell’Iraq che, dopo aver debellato i mercenari ISIS degli USA a Mosul, ora puntano a far sloggiare i residui occupanti statunitensi.

Perché Irbil? La ricordate la più recente delle “rivoluzioni colorate” in Iran?  Dato come la pensa il popolo iraniano che, dai tempi del dittatore imperiale Pahlevi, conosce bene amici e nemici, fallita anch’essa. Come quella che, anni prima, con l’ottimo presidente Ahmadinejad, amico di Ugo Chavez, avevo potuto testimoniare nei miei giri per il paese de “La vita è bella” (vedi il docufilm “Target Iran”), Anche allora scatenata con l’artificio della “giovane con poco velo brutalizzata dagli sgherri degli ayatollah”

Ebbene quello che, tra veli messi bene o messi male, non ci ha detto nessuno, è che non di colori rivoluzionari si trattava, bensì di terrorismo puro e duro. Ed era a Irbil che si convogliavano dall’Iran, si addestravano, pagavano e armavano, milizie curde poi spedite a Tehran a difendere il velo delle donne sparando alle forze di sicurezza, incendiando e devastando.

Dal che si capiscono la ragione e la traiettoria di quegli 11 missili finiti in testa al Mossad a Irbil (anche a nome di qualcuno a Gaza).

Torniamo un attimo a Sanaa, impareggiabile, fiabesca capitale dello Yemen riconquistato e strappato ai maneggi USA-sauditi, insofferenti a che il Mar Rosso e i traffici mondiali si svolgano sotto i mirini degli Huthi e che quelli diretti a coltivare il tumore sionista possano addirittura esserne impediti.

Nella seconda metà del secolo scorso, fattasi per me, militante di Lotta Continua e direttore del suo quotidiano, pesante l’aria post ’68, ho avuto l’occasione di fare il corrispondente per una catena editoriale arabo-britannica di Londra, “The Middle East”,. proprio da Sanaa. Lo Yemen, spaccato in due dagli inglesi, irriducibile Stato canaglia, dopo inenarrabili sevizie coloniali alla popolazione ricalcitrante, era diviso tra una parte Sud, Aden, marxista, e una parte nord, nazionalista nasseriana, Sanaa. Quest’ultima aveva per presidente un poeta e patriota, Ibrahim Al Hamdi, col quale passai in amicizia parecchie belle serate. I sauditi, risentiti delle pretese di autodeterminazione di Hamdi, organizzarono un colpo di Stato con tale brutalone generale Ahmad Al Ghashmi. Costui si liberò di tutte le fisime yemenite di sovranità e indipendenza e, pure, degli amici di Al Hamdi, me compreso, dichiarato persona non grata.

Ora lo Yemen ha alle spalle una ventina d’anni di guerra di liberazione. Dal 2015, USA, UK, sauditi ed emiratini, con occasionale concorso dell’ISIS, maciullano di bombe il paese. Non è servito a piegare gli yemeniti. E allora, sollecitati anche dai molto saggi cinesi, i sauditi hanno smesso di fare a botte con l’Iran e, per ricaduta, in Yemen è arrivata la pace e la giustizia.

E l’onore di essere in prima linea a difendere i palestinesi. Costi quel che costi, cocciuti e liberi come sempre. Un fantoccio saudita-occidentale dopo l’altro, Ali Abdallah Saleh, Abd Rabbih Mansur al-Hadi, è stato fatto saltare. Al Hadi se ne sta rintanato nella roccaforte del Sud ad Aden e non conta una paglia. I ribelli Ansarallah sono i partigiani dello Yemen. E ora lo governano. Il loro Pertini si chiama Mohammed Ali Al Huthi, ha 45 anni. Non basterà il terrorismo bombarolo occidentale, con in su la prora la Meloni con lo schioppo, a farli sparire. Tanto più che, su 8 miliardi di umani, quanti pensate che li guardino con simpatia?

 

 

 

venerdì 12 gennaio 2024

Tribunali dell’Aja e tribunale della Storia --- 80 ANNI DI PULIZIA ETNICA – 3 MESI DI GENOCIDIO E INFANTICIDIO – GIORNALISTI AI FORNI - ASSASSINII MIRATI – ATTACCO AL MONDO

 


Se ne parla, in presenza,  a Città di Castello e, con questi link, a Radio Onda d’Urto e Parallelo Palestina

Qualche domanda sullo stato attualmente più collaborativo, pacifico e generosamente pietoso col resto del mondo* https://parallelopalestina.podbean.com/e/intervista-a-fulvio-grimaldi/

🎧 Podcast - https://parallelopalestina.podbean.com/e/notiziario-settimanale-dalla-palestina-dell-11-gennaio/

👉 Testi - https://sites.google.com/view/parallelo-palestina-2021/notiziario-settimanale-dalla-palestina?authuser=0

🎧 Radio Onda d'Urto giovedì H 20.00 - https://www.radiondadurto.org/player.html

🎼 Musica per la Palestina - https://soundcloud.com/alrafiq/life-goes-on-03

 

 

La Corte Internazionale di Giustizia è cosa ONU. E’ diversa dal Tribunale Penale Internazionale, pure questo all’Aja, che vuole arrestare e processare Putin per crimini contro l’umanità. E non è neppure il Tribunale Internazionale dell’Aja per la Jugoslavia. Bella trovata di Clinton, questo, da Washington pagata, giudici compresi, onde non si finisse col dire che i furfanti erano gli euroamericani distruttori della Jugoslavia, mica i serbi di Milosevic che la difendevano, che Srebrenica era una balla e Sarajevo la prima delle grandi False Flag. Un tribunale ossimoro, impegnato nella pulizia etnico-giuridica dei serbi e che, non riuscendo a trovare appigli per una sentenza di condanna del presidente jugoslavo, si è acconciato a far morire Slobodan Milosevic in carcere.

Li ho visti tutti i palazzoni di questa presunta magistratura super gentes. Da fuori le mura penitenziarie abbiamo urlato a Slobo il nostro affetto e il nostro impegno a non perdonarla mai agli assassini suoi, della pace e dei popoli. Tanto mi aveva chiesto, quando lo intervistai tre giorni prima che venisse sequestrato dalla manovalanza della triplice USA-Germania-Vaticano.

Poi ci siamo spostati all’altro palazzaccio-burletta, il Penale Internazionale, facendogli notare che stava contravvenendo allo Zeitgeist del politically correct, avendo sempre e solo incriminato “criminali” dalla pelle scura, comunque del Sud, perlopiù invisi alla cupola bianca, mentre tutte le guerre e tutti i crimini furono e sono commessi solo da facce bianchissime. Fino a Putin, con il quale, essendo bianco-latte (seppure paurosamente slavo), abbiamo ricuperato il politically correttissimo.

Ora a fare il procuratore che, come i suoi predecessori, procuri soddisfazioni ai titolari della giustizia vera, quella custodita da CIA, Mossad e Nordio, c’è Karim Khan, asiatico ma di ottima scuola britannica. Si è subito messo in lista per la nomina di magistrato come lo spirito del tempo lo richiede. Israele fa schifo e repulsione a un mondo ingrato, che non ne riconosce più la qualità di eletto e il diritto di fare quel che cazzo un libro sanguinolento come la Bibbia gli fa fare? Karim Khan si precipita sul luogo. Gaza? Ma no, che avete capito, Tel Aviv! Là dove può inalberare, nel conforto dei giusti, il vessillo della Giustizia Giusta. Con tanto di Stella di Davide.

Si è appartato con i reduci e i congiunti di chi era perito il 7 ottobre, nella fascia di Palestina in cui i coloni hanno costruito i loro smaglianti Kibbutzim sulle macerie dei centri palestinesi obsoleti, e ha preso accuratamente nota delle nefandezze inflitte da incursori in moto e deltaplano. Un po’ meno, anzi per niente, del fuoco amico che ha fatto fuori la quasi totalità delle vittime di quel giorno. E i 23.000 di Gaza più 10.000 sotto le macere? Diritto di difendersi.

Poi c’è, appunto, la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), che è altra cosa in quanto non si occupa di individui, politici, capi di Stato, soggetti sui quali l’Occidente ama rivoltare la giustizia come un calzino. Accoglie invece le denunce a carico di Stati. Pure di quelli abusivi, come la mala creatura in oggetto. Basta che siano manifestamente, platealmente, strutturalmente criminali. E qui ci siamo.

L’accusa di genocidio in Palestina è stata portata all’ ICJ dal Sudafrica. Paese in qualche modo avanguardia dei BRICS, coalizione che tanto inquieta e destabilizza gli imperial-globalisti disperati di prolungare questo pessimo inizio di millennio in cui ci sono passati su anima, cuore e apparati riproduttivi con i cingoli di decine di guerre, militari, chimico-farmaceutiche, sociali, climatiche, di polizia.

Perché il Sudafrica è uno che se ne intende di razzismo, pulizie etniche, genocidi e anche di come tenergli testa e vincere. E non erano passate che poche ore dall’inoltro dell’accusa, che in marcia con questo vessillifero dell’umanità si sono messi molti altri. occidentali? Bianchi? Per ora, mentre scrivo, solo scuri, se si fa eccezione per la temeraria vice premier del Belgio, Petra de Sutter. C’è ovviamente, l’Iran, poi la Namibia, il Pakistan, le Maldive, Il Cile, il Venezuela, la Bolivia e altri sono in arrivo e, a pieno titolo, partecipano ben 800 organizzazioni di tanti paesi che hanno formato la Coalizione Internazionale per porre fine al genocidio in Palestina (c’è anche, e da sempre, nella Cisgiordania a brandelli).

Non so se da questi organismi giuridici, usciti dal laboratorio di scienziati in buona parte pazzi, ci sarà da attendersi quello che l’ultimo pretore – onesto – di provincia saprebbe scrivere a occhi chiusi. Il genocidio cronico, e ora acuto, di Israele ha l’evidenza dei roghi con cui la Chiesa di Torquemada genocidava il popolo dei liberi. C’è un filo rosso che risale a Caino, se vogliamo credere alle leggende del librone che quelli là usano come clava contro il resto dell’umanità. Che ci sia il verdetto, o che proveranno a circumnavigarlo, Israele, questo costrutto abnorme della prevaricazione, sta comunque condannato e sanzionato.

La sentenza è scritta nella Storia. E oggi anche nella volontà della maggioranza dell’umanità e dei suoi governi. Fine dello Stato sionista, ritorno a casa nei mille loro territori d vera origine storica, dei coloni fascisti e di tutti coloro che credono che si possa partire e andare in giro e costruire la propria casa sulle macerie della casa di chi se l’è costruita migliaia di anni fa. Gli altri, tutti i palestinesi e gli ebrei che sono arrivati con buone intenzioni vivano insieme in pace, in uno Stato chiamato Palestina.

Non ci riesce? Ah no? Aspettate che i Netaniahu, i Ben Gvir, i Smotrich, i Biden e i Goldman Sachs facciano qualche altro passo falso.

sabato 6 gennaio 2024

Iran: l’ISIS è come il nero, si porta su tutto--- --- PIU’ GUERRA CONTRO PIU’ BRICS

 



Francesco Capo con Fulvio Grimaldi, Francesco Cappello e Gigi Lista

https://youtu.be/eVWXXmyT-UY?si=5PWl3yzQfHQGn4rA

Francesco Capo, “Interminati spazi”, con Giovanni Gallo e Fulvio Grimaldi

https://www.youtube.com/watch?v=NLkwRr70ED0

 

Attentato in Iran. Rivendicazione ISIS. E ISIS è, per la manovalanza di La Stampa, Sky, La7, La Verità, destra (leggi fascistoidi), sinistra (leggi lupanare), tutti appesi al gancio che gli hanno fornito le truppe d’élite del mercenariato israelo-americano. ISIS in Siria, sul Golan, in Yemen, in Afghanistan, in Europa (Al Qaida), in Somalia, in Nigeria, nel Sahel, ovunque si cerchi di destabilizzare, ricuperare, o lasciarsi dietro il caos.

Mi trovai con Pierluigri Bersani da Floris a Di Martedì. Aveva finito di intonare l’omelia dell’aggressione della feroce Russia alla povera Ucraina. Gli presentai un’ovvietà grande come tutta la Russia e l’Ucraina messi insieme: prima dell’Operazione Speciale russa del 22 febbraio 2022, era successo qualcosa da quelle parti. Una quisquilia: colpo di stato sanguinario condotto dagli USA tramite la scorta nazista e poi 8 anni di tentato genocidio della popolazione etnorussa del Donbass. Quisquilie davvero. Per Bersani: “Ma cosa c’entra, quella è storia…”

L’arma fine del mondo che impiegano contro di noi è la cancellazione della memoria, a partire dall’azzeramento del contesto, primo capitolo della memoria. Così Bersani. Così i nazisionisti dell’obbrobrio “Stato degli ebrei” quando fanno partire tutto dal 7 ottobre 2023 (oltre tutto una strage dei militari israeliani scombicchierati, fatta passare per terrorismo Hamas). Così quelli che si bevono e poi risputano in faccia al pubblico il trucco della rivendicazione ISIS del masskilleraggio di coloro che a Kerman, Iran, celebravano la ricorrenza dell’assassinio di Kassem Soleimani a Baghdad. C’est facile, no? L’ISIS e i suoi omologhi Al Qaida, Al Nusrah, Stato Islamico, Deesh, sono sunniti. L’Iran è musulmano scita. I musulmani sunniti sono secoli ce l’hanno con gli sciti. Dunque…..

Il contesto? Che l’Iran è da decenni minacciato di obliterazione da Israele con in mano bombe atomiche e armamentario USA, che l’ISIS ha operato contro Libia, Iraq, Siria come fanteria di USA e NATO, che l’ISIS ha rimpiazzato gli occupanti terroristi occidentali in Iran, che l’ISIS affianca i bombardieri sauditi e statunitensi contro gli Houthi liberatori dello Yemen, che l’ISIS rivendica attentati terroristici in mezzo mondo, a partire dall’Europa, per permettere di galvanizzare le genti per lo “scontro di civiltà” voluto dai Neocon, che dove non funzionano le rivoluzioni colorate arriva un’espressione o l’altra dell’ISIS….

Il contesto? Che solo una dozzina d’anni fa le stesse presstitute dell’ISIS, oggi dinamitardo in Iran e del quale si fanno ufficio Pubbliche Relazioni come ordinato da Washington, venivano rivelate milizie utilizzate da USA e NATO contro la Siria, con tanto di specifiche: addestrate in Giordania e Turchia, armate dagli Stati Uniti, pagate dai sauditi e, summa summarum, curate e guarite in cliniche israeliane sul Golan confiscato da Israele, con tanto di Netaniahu a visitarne e confortarne i feriti (vedi foto)

Chi è allora che ha fatto il bi-botto in Iran a quei maledetti che stanno con i russi e danno una mano ai palestinesi e ai loro amici? Un giorno o l’altro dovremmo pur avere un buon pretesto, provocazione dopo provocazione, per frantumarli! Sennò che guerra regionale sarebbe? “Altro che accontentarci di Striscia di Gaza, Cisgiordania, un pezzetto di Libano. Avete mai sentito parlare di Erez Israele, la Grande Israele tra i due fiumi, come recita la nostra bandiera?”

Tutti, tranne Nathalie Tocci dell’IAI, sanno che, dalla Rivoluzione Khomeinista in qua, sono gli ex-avversari islamo-marxisti MEK (Mujahedin del Popolo) dello Shah, poi trasformati in setta agli ordini di una virago, Maryam Rajavi, a farsi manovalanza terroristica dei nemici dell’Iran. Con attentati tra i civili – e io ne ho incontrato le vittime – e assassini mirati di scienziati, militari, politici, commissionati da Israele, si sono guadagnati il ruolo che a OTPOR era stato assegnato in Serbia, al FIS (Fronte di Salvezza Islamico) in Algeria, o ai falangisti Kataeb in Libano. Quartier generale a Washington, campo di attivisti in Albania.

Il resto del primo link ci tira fuori dallo schifo e dall’indignazione per questi mostri terminator e loro salmerie di mostricciattoli mediatici. Passiamo a riflessioni sui BRICS, da 5 cresciuti a 11, in vista di diventare 20 e poi 40 e a rappresentare più della metà dell’umanità e del suo PIL. Nessuno un paradiso in terra, per carità, ma conta isolare gli USA su quel loro scoglio insanguinato da 100 milioni di indoamericani. BRICS tutti infinitamente più degni di popolare il pianeta di coloro che fabbricano, o accreditano, “ISIS” e provano a strappare capitoli dal libro della vita, come a Gaza.

Col secondo link ci muniamo della nostra arma-fine-dei-mostri. Non è l’unica, ci mancherebbe. Vedi Hamas. Ma nel lungo termine è salvifica. Si chiama poesia.

venerdì 5 gennaio 2024

IL VARCO E’ QUI E IO (NON) SO CHI VA E CHI RESTA A margine di “Israele o Palestina” di Fulvio Grimaldi e Lorenzo Bernasconi (Edizioni Byoblu)

 

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Con questo libro una delle migliori emittenti libere europee, correttamente pluralista, ma senza nascondere la propria faccia, ora anche casa editrice indipendente, compie un esercizio di temerario equilibrismo dialettico. Operazione consentita, quella delle due campane, e probabilmente anche congeniale, a un organo di informazione libero da padroni, ma che implicitamente sollecita il lettore a schierarsi con la campana che gli suoni meno stonata.

Una volta superato indenni il tunnel degli orrori nella prima metà del volume, si ha modo di rinfrancarsi alla luce che restituisce vita alle ombre. 60 anni di vita e opere tra Israele e Palestina mi conferiscono la presunzione della condivisione. E la certezza dell’onestà.

Stiamo vivendo, a livelli di terrificante esasperazione, un’epitome dell’universale guerra dei ricchi, quelli senza scrupoli di ingiustizia e dominio, contro i poveri e ultimi, quelli primi in assoluto per scrupolo di giustizia e libertà. I rintocchi delle due campane sono voci di questa guerra che sarà decisiva per il futuro di tutti noi.

Dalla Storia sappiamo già chi vincerà. Parafrasando Montale: “Il varco è qui… e io so chi va e chi resta”

Fulvio


mercoledì 3 gennaio 2024

PALESTINA: NON SOLO VITTIME !


https://youtu.be/dBPd7mrj4ts

https://www.youtube.com/watch?v=dBPd7mrj4ts

Barbara Tampieri di Orizzonti degli Eventi intervista Fulvio Grimaldi

Pirati e assassini di massa come sempre saranno pure riusciti, violando la sovranità di uno Stato membro dell’ONU, nel compiacimento del banditismo istituzionale occidentale, a uccidere a Beirut Saleh al Arouri, numero due dell’Ufficio Politico di Hamas e organizzatore della Resistenza in Cisgiordania. Ammazzando 250 palestinesi a Gaza nelle ultime 24 ore avranno anche superato la cifra di 23.000 civili ammazzati, bottino etnico arricchito da 9.000 bambini. Magari hanno polverizzate le case di oltre un milione di persone. Continuano a bombardare il Libano (ma lì le beccano) e la Siria. Stanno impegnandosi, come da 80 anni in tutta la Palestina, a cancellare dalla faccia della Terra e dall’anima della Palestina l’intero suo patrimonio storico e retaggio culturale: siti archeologici, chiese protocristiane, moschee medievali, musei monumenti (pratica consueta di entità deculturizzate, deidentizzate, mescolate artificialmente e omologate unicamente dal comune rifarsi a una fede nella propria superiorità su tutti, riconosciutagli da una leggenda di qualche millennio fa).

Ladri, rapinatori, scippatori (ora in Cisgiordania l’esercito è arrivato a scassinare i bancomat e a svuotare i depositi) grasssatori, predatori, frodatori, gabbamondo, hanno perfezionato il tasso di una criminalità fattasi, se non nazione, Stato. Lavando cervelli fin dalle elementari, hanno ridotto il loro popolo a guardarsi l’ombelico mentre tutt’intorno si ammazza e si muore peggio che in 2000 anni di storia. Dicono di avere ottenuto la licenza, se non da Javeh, di certo da Wall Street, di clonare all’infinito Jack lo Squartatore.

Potranno pure credere che tutto questo passi nell’impunità-immunità concessagli a gratis dalla sedicente “comunità internazionale” e rispettivo, armatissimo, azionista di maggioranza al 90%. Che la narcosi impartita a genti, popoli, individui a forza di vittimismi olocaustici e razzismi arabofobici, riesca a tenere incatenata l’intelligenza e l’etica alla solidarietà, o quanto meno passività, verso carnefici ontologici, che si fanno passare per vittime scarificali ontologiche.

Ma si illudono. Lo specchio della rappresentazione del corpo marcio in vesti sfolgoranti si è rotto (Ricordate l’imperatore di Andersen?), è stato rotto a partire dalla rivoluzione del 7 ottobre, appena fuori Gaza, in cui si sono riconosciuti i poveri, persone, popoli, etnie. Non hanno retto l’enorme False Flag e le successive Fake News messe in campo, con tutta la potenza del fosforo bianco televisivo, delle bombe a grappolo mediatiche, dell’ uranio impoverito istituzionale, dai tutor e dalle salmerie della distopia sionista, per rovesciare nel suo contrario quanto è successo quel giorno..

Cinque brigate israeliane, tra cui quella d’èlite “Golani”, decimata, hanno dovuto essere ritirate da Gaza a seguito delle perdite subite dal “quarto o quinti esercito del mondo” che in quasi tre mesi non è riuscito a occupare e sgomberare una striscia lunga 40 km e larga 10. Facile colpire con le bombe assembramenti inermi dove 4000 persone formicolano su un km2 (in Europa 115 per km2). Più difficil tener testa, dopo aver avuto a che fare per decenni solo con ragazzini lanciatori di pietre, a talpe che hanno una motivazione che sta alla tua come un uragano sta al ponentino. Del resto due volte Hezbollah, una milizia contadini, ha cacciato a pedate l’invasore.

Chiedetelo ai 470.000 israeliani che hanno lasciato il paese dal 7 ottobre, al milione che se ne è andato in USA, Canada, Australia negli ultimi quattro lustri, ai 20.000 scappati in Germania. Chiedetelo ai riservisti cinquantenni richiamati dalle loro botteghe, dai loro studi di avvocato, dalle loro fattorie di avocado. E oggi chiedetelo perfino ai sudditi del regime che non vedono l’ora di togliersi dai piedi il Sinedrio di Netaniahu. Un caudillo che li sbeffeggia quando gli chiedono di smetterla e di far liberare i padri, fratelli, le nonne, i nipoti ostaggi a Gaza. E fuori dai reticolati che proteggono Israele vogliono invece rientrare, costi quel che costi, almeno 5 milioni di palestinesi cacciati, che farebbero, oltre 12 milioni di palestinesi a casa loro rispetto ai 7,5 milioni di ebrei in casa altrui. Gli uni, tutti dalla stessa terra da millenni con la stessa lingua, religione, tradizione, cultura, progetto. Gli altri arrivati ieri, con idiomi diversi, paesi diversi, terre diverse, etnie diverse (altro che semiti), con in comune soltanto la confessione e l’idea di valere di più per grazie del Signore.

Quattro Houthi scalzi dello Yemen, scampati a otto anni di sterminio USA-Saudia con l’immancabile mercenariato ISIS, e che si sono ripresi il loro paese, bloccando il Mar Rosso hanno mandato in crisi commerci e profitti globali e soprattutto di Israele, visto come causa del trambusto. 80.000 israeliani vicini al Libano e sotto tiro Hezbollah, evacuati in alberghi e soluzioni varie, non sanno quando, e se mai, rientreranno a casa e costano un botto a Tel Aviv. Come gli costa la scomparsa del turismo, voce fondamentale del PIL, e la perplessità di investitori cui non piace alienare le simpatie di 153 paesi, contro 10, che hanno votato contro Israele e gli USA quando si è trattato di interrompere la mattanza dei Gazawi.

E poi ci sono I BRICS, quelli che vantano il PIL più forte e la popolazione più numerosa del pianeta. Erano cinque, sono già 11, diventeranno 40. Bye bye Zio Sam.

Grazie combattenti di Hamas. Grazie Gaza che, pur martirizzata, stai al 75% con i tuoi partigiani.

Per cui, non solo vittime, anche vincitori.