giovedì 26 giugno 2025

Pace e guerra nel mafiofascismo --- GUERRA DEI 12 GIORNI, CHI HA VINTO, CHI HA PERSO, DOVE SIAMO

Canale Youtube “Mondocane video” di Fulvio Grimaldi


 

https://www.youtube.com/watch?v=MafwDRPq0gM&t=26s

https://youtu.be/MafwDRPq0gM

 

Guerra dei 10-12 giorni: uno spettacolo in tre atti: dramma, tragedia, commedia.

Chi ha vinto? HA VINTO IL MIGLIORE.

Chi ha perso? HA PERSO IL PEGGIORE.

Netaniahu mantiene la promessa che si fa da trent’anni e attacca l’Iran, con il pretesto di una bomba atomica che non c’è, non c’è mai stata, né ci sarebbe stata, per togliere di mezzo l’ultimo ostacolo al dominio sionista sul Medioriente e oltre. Fa poco danno, ma, al solito, ammazza molta gente.

Tehran risponde con salve di missili e droni e sforacchia l’Iron Dome peggio di una gruviera, causando poche vittime, ma molti danni, compreso a Haifa, Tel Aviv e Beersheva dove stanno la centrale nucleare Dimona e tutte quelle bombe atomiche di cui nessuno osa parlare.

A questo punto il dramma diventa tragedia alla vista dei nuovi morti che si aggiungono ai mitragliati a Gaza per reato di fame. E alla vista, all’orizzonte del Medioriente e del mondo del cataclismatico innesco della catastrofe universale.

Infatti, il panico di 8 milioni di israeliani finiti nei bunker (2 milioni di israeliani arabi non hanno bunker), porta Netaniahu e i suoi amici della finanza mondiale a tirare la giacchetta a Trump, al quale avevano garantito l’elezione. Trump ottempera e bombarda l’Iran. Con bombe di profondità, munite di cortese preavvertimento, che si limitano a fare grossi buchi nella montagna.

Il governo iraniano, cui dovevano distruggere il paese e le inesistenti bombe e sottrarre il popolo, resta saldamente in piedi e risponde a tono: Missili iraniani sulla maggiore base USA in Medioriente, in Qatar. Anche questi preceduti da gentile avvertimento. Quindi del tutto teatrali. Tanto da far capire a tutti che si potrebbe anche fare sul serio.

A questo punto a Trump viene tirata la giacchetta, ma con maggiore forza. Gliela tirano i milioni che lo hanno votato due volte perché “uomo di pace” e che sono i diseredati del crollo industriale a favore delle guerre di Bush, Clinton, Bush, Obama e Biden. E Trump ordina il Cessate il fuoco tra due paesi, che non sono i suoi, e raccomanda a Netaniahu per telefono di non rompere il cazzo: “Fuck your war”.

Dietro le quinte Putin e Trump, che hanno combinato tutto d’amore e d’accordo, si stropicciano le mani. Il mondo respira. Netaniahu si aggira in mutande per uno Stato da cui tutti vorrebbero andar via perchè al mondo intero fa schifo. E se si deve perdere, non vale la pena restare.

E noi dove siamo? Che ci rimane? Un attimo di pace e un sacco di brutta gente che fa fare il suo lavoro sporco al più sporco. In tedesco Dreckarbeit. E’ la nuova Europa. Mafiofascista.


martedì 24 giugno 2025

Tehran vince, al netto di False Flag israeliane--- IL PRIMA, IL DURANTE E IL DOPO DELLA GUERRA USA-SION CONTRO L’IRAN

 

Domenico D’Amico intervista Fulvio Grimaldi per Radio Gamma 5

Tehran vince, al netto di False Flag israeliane

IL PRIMA, IL DURANTE E IL DOPO DELLA GUERRA USA-SION CONTRO L’IRAN

 

https://t.me/debitoedemocrazia/4380  (video su Telegram)

 

Analisi che si prova a essere dettagliata e comprensiva, sullo sfondo di una conoscenza dell’Iran guadagnata sul campo, su quanto occorso in Medioriente nelle settimane dal primo attacco di Israele, alla risposta di Tehran, all’intervento di Trump e alla conclusione, per il momento, con il bombardamento delle basi USA nel Golfo.

Bombardamento missilistico con tanto di preavviso agli obiettivi e quindi decisiva riduzione del danno. Alla stessa stregua di quanto di disastroso i comunicati affermano di aver inflitto ai centri nucleari iraniani, a forza di immagini di crateri, rispetto a ciò che in realtà (non) è stato colpito, visto che il preavviso di due settimane aveva consentito a Tehran di mettere al sicuro le proprie riserve di uranio e le proprie centrifughe. Il problema è che il pubblico viene portato per mano dai comunicati a credere in e a questi.

Definendo Israele spacciato, Alessandro Orsini, analista geopolitico e docente di sociologia, nel suo commento sul Fatto Quotidiano del 24 giugno, propone una valutazione non dissimile, illustrando nel dettaglio i dati e motivi dell’irreversibile crisi dello Stato Sionista.

Questo quadro, pur nella sua realtà comprovata dai fatti, non ci esime dal prendere in considerazione la sempre possibile reazione del serpente gravemente ferito. Rendendosi conto di un declino che mette a repentaglio tutto il progetto storico dello Stato sionista e della sua espansione a potenza egemone nel Medioriente, dato il carattere ideologicamente esasperato del suo gruppo dirigente (e non solo), non possono escludersi colpi di coda. Per i quali una scelta abituale delle realtà guerrafondaie in difficoltà sarebbe lo strumento della False Flag, Uno strumento collaudato in tutte le guerre euro-atlantiche.

Bisogna trovarsi pronti a contrastare questa eventualità che è già costata la distruzione di vari paesi. Intanto, però, è tempo di ringraziare l’Iran per un coraggio e un’intelligenza politico-militare che ha fatto conquistare a tutto il mondo un respiro di sollievo e una luce di fiducia.

All’ombra del cessate il fuoco --- IRAN VINCE PERCHE’ SPARA…


 

Ricordate lo slogan degli anni’70: “L’IRA vince perchè spara”? A volte è vero. Spesso è necessario.  A dispetto dei teorici dei disarmi unilaterali e di coloro che chiamano terrorista chi non gli fa fare del terrorismo.

Abbiamo tutti, nonostante la solidarietà e la condivisione, sottovalutato l’Iran. E oggi nel mondo si è accesa una luce. Nel giro di due settimane questo grande popolo, retto con sapienza, coraggio e dignità, ha dimostrato al mondo che mostri antidiluviani come gli USA di Trump e lo Stato sionista possano ridursi a tigri di carta. Precisando che colpi di coda, specie da parte dei forsennati sionisti e da chi in Occidente gli regge la coda, sono sempre possibili-

Nel giro di due settimane, l’Iran ha rivelato a Israele e agli Stati Uniti la loro vulnerabilità e la propria capacità di resistere e prevalere. I danni inferti a Israele sono stati tali da minacciarne, se non la sopravvivenza, una crisi irresolvibile. Danni, esemplificati dai ripetuti bombardamenti su Bersheeva dove si trova, nientemeno, che la massima centrale atomica, Dimona, con i suoi depositi di bombe termonucleari. Danni che hanno terrorizzato la popolazione e prospettato una fuga di massa dal paese. Danni significativamente negati e oggi il ministro della Sicurezza, il genocida millenarista Ben Gvir, ha emanato una direttiva che assicura punizioni esemplari a giornalisti e fotografi che dovessero provare ad avvicinarsi ai siti colpiti dai missili iraniani. Basta questo per dirci dell’”unica democrazia del Medioriente”…

E’ vero che c’è stato molto gioco delle parti, specie tra Washington e Tehran, quello che ho definito “shadow boxing”, boxe delle ombre, dove ai fracassi annunciati, o vantati, da parte israelo-statunitense, non corrispondevano che modesti risultati. Appositamente ingranditi e magnificati dai corifei

Trump lo doveva alla lobby i cui soldi lo hanno portato alla presidenza, di fare il muso duro a fianco di Netaniahu. Di cui era ostaggio, ma fino a un certo punto. E non è detto, però, che quella lobby, nella sua sconfinata ricchezza-potenza, sia rassegnata.

Ma Trump doveva un’altra cosa a un elettorato che di guerre non ne vuole più sapere, visto il campo minato sociale ed economico in cui è costretto a muoversi. Ecco il perché dell’otto volante. Poi c’è stato l’attacco iraniano, gentilmente preannunciato in modo da non fare vittime e danni, alle basi USA nel Golfo. Poca roba, ma una gigantesca minaccia potenziale agli Stati Uniti che tutto possono permettersi fuorchè rientri di bare di marines, o la messa a repentaglio della stabilità dei loro rifornimenti.

E’ probabile che per questo cessate il fuoco imposto da Trump a un Netaniahu in mutande sia stato anche, perlomeno, discusso con Mosca. Delle condizioni reciprocamente proposte e accettate sapremo nel tempo.

Intanto con l’Iran e con la Palestina, oggi festeggia l’umanità. Forza e coraggio.