venerdì 29 novembre 2019

Rivolte dei signori(ni): tra le rose del clima e le viole di Hong Kong anche le petrosardine ci stan bene ---- MES NAZIONICIDA ED ELEZIONI CAPESTRO: I 5STELLE DA BENE MAGGIORE A MALE MINORE






Le sardine? Un movimento spontaneo di fiancheggiamento dell’establishment” (Giuliano Ferrara, Intelligence Usa, con incontenibile entusiasmo)

Il disordine sotto il cielo nell’ordine dei media
Dove eravamo rimasti? Ah già, le sardine, occhiutissime a “destra”, orbe a “sinistra”, per riprendere una categorizzazione che, oggi come oggi, vale quanto quella di “fedeli” e infedeli” per la religione, o “fascisti” e “democratici” per i globalisti neoliberali. E poi Di Maio e cosa stia facendo al M5S. E anche l’invasione nella parte nord-occidentale del pianeta di un movimento sul cambiamento climatico che ha tutte le caratteristiche, identitarie e strategiche, delle sollevazioni “spontanee” in corso nel mondo, da Hong Kong a Beirut, da Baghdad a Tehran. Che poi sono opposte ad altre di segno contrario, in Bolivia, Cile, Colombia. Ma che i media, strafurbi, mescolano tutte, facendone una zuppa nella quale si fa convivere la sana cicoria e la tossica mandragola. Così, l’ignaro se la pappa e viene steso da una bella colite di strumentalizzazioni.

Torniamo sull’argomento, proprio per dare una mano affinchè si eviti il debilitante inconveniente. E per dire della “spontaneità”, ecco un bell’esempio di manifestanti a Hong Kong che si battono per la democrazia con le mani nude degli oppressi e sfruttati, e un link che ne dimostra l’assoluta indipendenza e il rifiuto di ogni manipolazione esterna. https://youtu.be/98I4luNNai4 (si canta l’inno nazionale britannico e si sventolano bandiere UK)
 

 
Così bisognosi di essere soccorsi, questi inermi ragazzetti, che hanno messo a ferro e fuoco la metropoli, da richiedere l’intervento a gamba tesa di Trump, con sanzioni ai dirigenti cinesi (ormai siamo alle sanzioni a metà dei paesi del mondo che, peraltro, sarebbe una buona indicazione della perdita di egemonia degli Usa). Quanto a ingerenze negli affari interni di un altro paese, quella di Washington sta a quella presunta di Mosca nelle elezioni americane, come un caterpillar che sfonda la porta di casa sta a una mosca sul vetro della finestra.

Abbiamo visto la disarmata e del tutto autonoma “spontaneità” delle rivolte che piacciono alla gente che piace (al Sistema) e vediamo quelle che alla gente che piace piacciono per niente. Gente dilaniata dal dolore in Bolivia….


…..mentre dalle nostre parti abbiamo delle gradevolissime sardine…


   Extinction Rbellion con le brave ragazze e i bravi ragazzi di Bill Gates, George Soros e paperoni vari
 

 …. e, trattate un po’ diversamente, le cattivone del Cile.
Segnalate le differenze

Mentre dalla Bolivia si nota l’evoluzione, bene articolata dal “manifesto”, quando nelle sue analisi passa da “colpo di Stato fascista con direttore d’orchestra yankee”, al più equilibrato “crisi in Bolivia” e a certe femministe boliviane alle quali, nella congiuntura, preme soprattutto denunciare l’insopportabile machismo, mica del golpista Luis - el macho - Camacho, protagonista dichiaratamente nazista del golpe, ma l’evidentemente molto peggiore Evo Morales Ciò nel momento  in cui il popolo di Evo viene massacrato dai militari addestrati nella Scuola delle Americhe. Non manca mai al “manifesto” lo spunto per far risuonare alta e forte la voce del Deep State.

Da Bologna a Firenze a Palermo, i padroni si riprendono la piazza
L’organetto clintonian-obamiano che si annuncia come “quotidiano comunista”, esperto più di chiunque nel fingersi sorosianamente antagonista per frenare ogni vero antagonismo, alla vista di certe ascendenze renziane e piddine delle sardine, è stato anche il primo a suggerire agli organoni maggiori come sventare qualsiasi approfondimento, se non dubbio. Di quelli solitamente attribuiti a quei nemici del popolo che sono i complottisti. Dei bravi ragazzi che marinano la scuola il venerdì per ritrovarsi in piazza a salvare l’umanità dall’estinzione, nulla si può assolutamente dire, se non bene. Per cui quale migliore evoluzione che quella in cui tutta la meglio gioventù, Greta e i suoi, Fridays For Future, Extinction Rebellion, da 450 euro di rimborso al mese, e le “sardine”, si riunisca in un empireo di ragazzi, magari analfabeti funzionali, come dicono i ricercatori, ma compattamente e irriducibilmente anti-gas serra, antirazzisti, antipopulisti, anti-omofobi, magari LGBTQI, antisovranisti, implicitamente anti-Lega e, soprattutto, anti-Cinquestelle?

Sardine al petrolio? Per furbi e pirla basta un Bella ciao

Potevano mancare i soliti chierichietti  a fianco degli scontati incensatori dei pesci azzurri che ci penetrano in casa e sfondano certe ghiandole dagli schermi di Zoro, Formigli, Fazio, Gruber, Floris e via imbonendo? No, non potevano. Come non hanno potuto far mancare la propria fervida adesione a questi stessi quando navigavano, virtualmente o davvero, sui bastimenti della nuova tratta degli schiavi. Sono i cartonati sinistri messi a guardia di una Guantanamo Mondiale, operata dal globalismo delle sanzioni e delle guerre. Gli immancabili reperti museali della sinistra in buonafede, ma bischera. Il più esibito e, per buoni motivi, gradito agli amici del giaguaro Raiset-Cairo, è quel Marco Revelli, ultimo giapponese della Lista per gonzi Tsipras (Tsipras-Troika, in effetti) che, per ribadire la sua bravura negli abbagli, si sprofonda in peana per le sardine colorate.

Questa fusione di eccellenze democratiche, ecologiciste, antirazziste e ittiche, è la pietra filosofale che tramuta in oro liberal-socialdemocratico il cemento di un grande progressista  emiliano-romagnolo che, come l’ex-sindaco e poi ministro Delrio, governa sulla regione a più alta densità ‘ndranghetara d’Italia, ora vergognosamente pugnalato alle spalle da quei voltagabbana dei 5Stelle.

Del resto, non è che ci vuole molto a farsi sedurre da sardine e affini. Basta che intonino un Bella Ciao e il gioco è fatto. Tutti commossi e convinti che l’ossimoro sardine al petrolio, più Fridays For Future, sia la rivoluzione del subcomandante Marcos (peraltro truffaldina come questa). Io a quelli che hanno ridotto il canto partigiano a colonna sonora di ogni imbroglio dedicherei, se non proprio la sorte che i partigiani riservavano agli infiltrati, non sono ahinoi quei tempi, qualcosa di virtualmente simile.

Petrosardine – i trascorsi trivellisti della sardina Santori

 
pesci petrolizzati nella Basilicata dove per il capo-sardina servono più trivelle.


Le sardine sono una garanzia a 360 gradi. Non si fanno e non ci fanno mancare niente. Sono ecumenici, come “il manifesto”: dagli operai della Whirlpool alla Hillary Clinton del linciaggio della Libia e di Gheddafi. Pensate cosa ha scoperto il Professore di Diritto Costituzionale di Teramo, Enzo Di Salvatore, leader del movimento anti-idrocarburi No Triv (lo trovate da me intervistato anche sul docufilm “O la Troika o la vita”), oltre alle già note ascendenze renzian-piddine del caposardina fiorentino, Bernard Dika. Tre delle quattro sardine che hanno dato vita al fiancheggiamento dell’ultradestra PD-Italia Viva nelle prossime elezioni, lavorano con, o hanno a che fare con le compagnie dell’energia. Di cui poco agli anti-idrocarburi Fridays For Future sembra calare. Non vale a compremettere l’unità anti-populisti e anti-sovranisti.

Mattia Santori, subcomandante bolognese, nel 2014 si entusiasmò per lo Sblocca Italia di Renzi, culmine di ogni devastazione ambientale, più trivelle nella martoriata Basilicata e dappertutto, inceneritori e impianti energetici a gogò e militarizzati come strategici. Chi le contrasta è un disertore. Nel 2016 sostenne il sabotaggio del referendum contro le trivelle che squarciano Italia e Adriatico e a manetta per TAP e Grandi Opere. Un vero eroe della devastazione ambientale al servizio dei Grandi e Grossi. Non per nulla impazza in tv su onde di banalità sloganiste e vuoti politici e “il manifesto” gli ha lubrificato un’intervista degna di Rockefeller-Exxon, o George Soros (ve ne daremo conto prossimamente)


Le Petrosardine di Bologna

Chissà quanto la sorellina Greta, ospite coccolata da tutti i grandi inquinatori e guerrafondai della Terra, si troverà a suo agio accanto a questo giovanotto, circonfuso di allori e bagliori dal solito Formigli in Piazza Pulita, a compenso della sua totale inanità. Ciò che di lui e degli altri tre centurioni di Bologna – Roberto Morotti, Giulia Trapattoni e Andrea Garreffa - rende valido l’intervento accanto a una sinistra criptodestra in affanno e a spostare a destra il vuoto lasciato da Di Maio e soci, sono l’inevitabile faccia pulita, perché serena, curata, soddisfatta e compiaciuta, e le scelte che simili volti possono condividere.

Della Lega e dei Cinquestelle gli fanno schifo populismo, razzismo, sovranismo. Dei PD e sconnessi annessi non fanno schifo, anzi non fanno nemmeno notizia, l’obbedienza ai caudilli non eletti dell’UE, il ruolo di ascari dei sovranisti Usa, il plauso a colpi di Stato e rivolte colorate dei vari Soros, Cia, NED, le guerre ai “dittatori”, le sanzioni razziste ai popoli che hanno da morì, il genocidio strisciante dei palestinesi, il glifosato di Bayer-Monsanto, i vaccini coatti della Lorenzin-Glaxo, il populismo becero di Renzi, il clintonismo del PD, gli osceni scambi tra finanziamenti e favori, il consociativismo con ogni sorta di malaffare, il MES finalizzato a far sprofondare nel Mediterraneo, dopo la Grecia, l’altra appendice d’Europa, l’Italia, e far predare il nostro mare a chi, nel Nord, da duemila anni lo brama.

Il MES e altri boia

A proposito di MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, che è il nome d’arte, o piuttosto di battaglia, dei terroristi UE impegnati a imporre il principio della democratura: il potere dell’oligarchia plutocratica, sciolta dalla dipendenza da elezioni, sui popoli che ancora s’illudono di poter dire la loro mediante voto. E qui l’azionista di maggioranza nel parlamento, quello che sorride alle sardine mentre gli stanno tirando via la terra sotto ai piedi, tentenna, traccheggia, s’avvia all’impossibile compromesso con una triade Gualtieri-Mattarella-Von der Leyen che sentenziano “cosa fatta capo ha”.

Ecco, il peccato originale e diononvoglia finale: si chiama Ursula von der Leyen, il voto dei Cinquestelle che ne ha permesso l’elezione, quello contrastato che ne ha permesso la conferma a stragrande maggioranza degli euro-eunuchi (4 Eurodeputati 5Stelle tra contro e astenuti, grazie Corrao!). E, conseguentemente, la proclamazione dell’ ”emergenza ambientale” che, come tutte le “emergenze” adottate dai regimi pencolanti verso l’autoritarismo, non punta ad altro che a imporci lacci e lacciuoli per assoggettarci al imperialcapitalismo della Green New Economy. Grazie a Greta, Fridays For Future, Extinction Rebellion e petrosardine.

Il MES e il figlio deforme di un genitore pesantemente afflitto da deriva genetica, il Fiscal Compact, l’obbligo del pareggio di bilancio, addirittura inciso nelle tavole costituzionali. La Lega di Salvini dice benissimo che si tratta di un commissariamento dell’Italia, con un cappio al collo, il debito, che i boia non eletti dell’Unione – eminentemente le banche tedesche - possono stringere e stringeranno, quando si tratterrà di disperdere al vento le briciole dell’Italia che si sono mangiati. Sarebbe più convincente il solito cartonato Salvini se il suo braccio destro, sinistro e di centro, Giorgetti, non ne fosse stato il primo firmatario.


Ma lo scandalo vero non sono le mosse propagandistiche di Salvini, quanto la verità della sua accusa strumentale che il trio euro-mattarelliano della cattiva sorte, Conte, Tria e Gualtieri, abbiano accettato questo carcere a vita con esecuzione finale, senza renderne conto al parlamento. Roba da alto tradimento della Repubblica, come non senza ragione dice l’imbonitore papeetiano. Del resto, quella del passare per le istanze transnazionali non elette, sopra e sotto al parlamento, e quindi del popolo, è la trave portante della divisione dei poteri secondo la globalizzazione.. Cosa ci hanno fatto sapere del TTIP, del CETA, tutti negoziati in segreto, o delle operazioni militari clandestine, di combattimento ora scoperte in Iraq, grazie all’ordigno dei jihadisti e in Libia, grazie ad Haftar che ha abbattuto il nostro drone. Anzi due.

E Di Maio e la sua consorteria governista, dopo aver ingoiato Tav, Tap, Muos, combine elettorale col PD in Umbria, F35, Nato, Euro, Von der Leyen, Lagarde, inseriranno nella cintura esplosiva che si sono stretti in vita anche questo ordigno? Daranno retta a gente come la Lombardi che, tentato assieme al baldo Spadafora di far fuori la migliore e più perseguitata sindaca che fosse capitata al MoVimento, pone il suo ruolo di sgabello di Zingaretti governatore a modello di quanto i Cinquestelle dovrebbero fare in Emilia-Romagna e dappertutto? Quello Zingaretti, che distribuisce licenze per la devastazione dei centri storici e che, per la gioia di Lombardi, ha mancato tutti i suoi impegni sullo smaltimento dei rifiuti, ritardando dal 2012 il Piano regionale relativo e dandone la colpa e osando ricatti nei confronti della Raggi?

I 5Stelle, da bene maggiore a male minore


Se si applicasse ai 5Stelle l’aurea massima del “dimmi con chi vai”, guardando agli accalappiallocchi turboliberisti e finti sovranisti di prima e al concentrato di malaffare renzian-piddino nel quale si stanno facendo frullare adesso, vi sarebbero tutti i motivi per emigrare in Islanda. Come e peggio di prima, quando se la dovevano vedere con i latrati del pitbull, la tenaglia in cui si ritrovano, tra boa constrictor e serpente a sonagli, gli vorrebbe far saltare i pochi denti che gli restano. E che sarebbero: la prescrizione dopo il primo grado, che eviterebbe al paese un nuovo governo di un associato mafioso; la legge sul conflitto d’interessi, che ci risparmierebbe una classe dirigente di traffichini e trafficoni; un NO al MES da assordare Bruxelles, Parigi e Berlino, che strappi la mannaia agli esperti di nazionicidio; l’inchiesta di Paragone sulle banche, compresa la BCE, affinchè sia neutralizzato il principale strumento per la mostruosa diseguaglianza sociale su cui il liberalismo ha trionfato; la riforma dei contributi all’editoria, perché strombazzatori di partito, cosche, logge, canoniche, Stati Profondi, non vengano più tenuti in piedi dai miei soldi; la revoca delle concessioni autostradali ai profittatori e manutentori inadempienti e colpevoli di omicidi colposi; lo stop ai devastatori petroliferi e farmaceutici. Eccetera eccetera. E, subito, un’organizzazione, come tanti la richiedono, che ponga fine al biumvirato sultano - visir e faccia parlare, crescere e decidere il popolo 5Stelle.

Ci credete? Boh. Alla luce dei mesi recenti, mica tanto. Però è successo finalmente che un segmento del popolo 5Stelle ha contraddetto sultano e visir e ha deciso di non nascondersi e di gareggiare, a dispetto dei tempi bui, alle elezioni regionali. Buon segno. Purchè la lotta sia  senza remore e con ogni fibra del corpo e della testa pentastellati e non si faccia il giochino di correre da soli, ma senza dar troppo fastidio all’energumeno cementificatore. Sarebbe davvero il meritato 5% e anche meno. Tutto questo è compatibile con l’alleanza di governo? Per me, no.

Alessandro alza la voce.
Alessandro Di Battista, tornato dall’Iran dopo il doloroso evento della morte della madre, dopo tanto amaro silenzio, ha fatto sentire la sua voce. Può dire mille volte, nel nome della coesione di quanto brilla ancora nelle 5 Stelle, che la pensa come Di Maio. Di Maio è altro. Dibba è l’uomo, il militante, il politico che, secondo me, assieme a coloro che la pensano come lui e come le sue parole nell’intervista al FQ del 29 novembre: con gli eurodeputati che hanno votato contro Von der Leyen, la legge sul conflitto d’interesse che disarmerebbe tutti i gangster della politica e della burocrazia, ambiente sul serio, giustizia, fondazioni, MES, Benetton, liberismo, IMU della Chiesa…. Mancano UE, euro, Nato, molte cose, ma vedremo. Uno si attacca alla ciambella che gli capita a tiro. E io credo che Di Battista potrebbe dare una svolta alla deriva, fiducia agli sconcertati, un itinerario ai disorientati, fuoco alle polveri. E un alt all’invasione della Sardinen Jugend  Forse. Se le future vicende mi smentiscono, non ci sarà cenere sufficiente per il mio capo.


Personalmente non vedo altri che possano essere credibili con il popolo dei 5Stelle. Che comunque rimane se non la migliore, se non la più matura, la parte meno contaminata della nostra società. E questo è ciò che conta di più.

martedì 26 novembre 2019

Dall’odio del “manifesto” al manifesto dell’odio ----- QUANDO LE COLORI, LE SARDINE VANNO A MALE ----- Che ci fanno Bill Gates, Ted Turner e George Soros con Extinction Rebellion?




“Non siamo contro il Sistema” (I fondatori delle “Sardine” toscane: Danilo Maglio, Cristiano Atticciati, Matilde Sparacino, Benard Dika)

Una cosa è certa: questo PD degli Zingaretti, Marcucci, Lotti, Orfini, Guerini, non è mai stato in grado e non lo sarà mai di produrre una mobilitazione di massa, estesa sul territorio, come quella oggi in atto con le “sardine”. Per quanto possa poi risultargli favorevole nel voto. Chi sa dar vita a fenomeni del genere, solitamente effimeri, ma di grande impatto momentaneo grazie alla sinergia con un sistema mediatico controllato dagli stessi che innescano tutte le rivoluzioni colorate. Di cui sono una manifestazione le “sardine”, assieme ad altre analoghe, nelle loro più recenti invenzioni improntate  a un odio sconfinato per coloro che dannano come odiatori. Sono tutti quelli che escono dal seminato, ossia non condividono, non si assoggettano, si permettono dissensi nei confronti del Sistema. Che è un nome asettico per non dire establishment, o élite, o Cupola, o padroni del mondo.

Infatti cosa proclamano in primo luogo e come caposaldo politico-ideologico i capibranco “sardine” di Firenze? “Non siamo contro il Sistema”. Non sono, quindi, contro coloro che il Sistema lo disegnano, attuano, reggono: i dominanti. Ne consegue, forzando neanche tanto: noi siamo con il Sistema, magari un tantinello critici (ma tutto scompare nell’odio per Salvini e il populismo), con l’establishment, con il Deep State, l’élite, l’UE, la Nato, la Green New Economy integrata dal catastrofismo ambientale, con l’annullamento delle identità e lo sradicamento dei popoli, con ogni criminalità organizzata, ogni forma di terrorismo, con il capitale che tutti ci governa e cui sono connaturati il totalitarismo di comunicazione e sorveglianza, le guerre sociali, economiche e militari. Non sono contro il Sistema, ma sono virulentemente contro i fuori dal Sistema: a parolacce contro quello finto, Salvini; in effetti contro quelli veri,  tutti indistintamente gettati nel secchio del populismo e del sovranismo

Da renziani a sardine

Non fa meraviglia che simili paradigmi vengano enunciati da uno come il giovane Bernard Dika, attivista renziano fino all’altro ieri, oggi nominato da Mattarella “Alfiere della Repubblica”, ha lasciato il PD quando gli è convenuto darsi credibilità di “sardina” fuori dai giochi del partito conosciuto come scivolo dalla padella alla brace.


E non fa meraviglie che il loro primitivissimo programma, scritto in forme linguistiche e sintattiche da analfabeti funzionali ( Forse lo hanno tradotto da Soros) abbia quell’unico obiettivo, Salvini  e i populisti. Obiettivo diabolizzato oltre ogni misura se paragonato alla sedicente sinistra o al centrosinistra. Politici che dai loro vituperi sono però risparmiati. Eccone il testo, presentato non come il rigurgito di frustrazioni e aggressività di un bulletto di seconda media, fanatizzato da videogiochi di guerra e nazismo, ma come loro manifesto ufficiale: https://www.agi.it/politica/sardine-6596346/news/2019-11-21/.

Avete mai letto un peggiore concentrato di intimidazioni, minacce, protervia, violenza verbale, intolleranza? E dovrebbe rappresentare il non plus ultra di una società della solidarietà e dell’inclusione. Sentite questa: “Per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare… lasciato campo libero… siete gli unici a dover avere paura…dobbiamo liberarci della vostra presenza… non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare… siamo pronti a dirvi basta…” Gentili, democratici, rispettosi. Manca solo il fez. Un concentrato d’odio come piace al “manifesto”, che infatti gli dedica una standing ovation.

L’odio degli anti-odio
Manifesto-programma pieno di contenuti come un guscio d’uovo dopo che ne abbiamo succhiato il rosso e il bianco. E campagna monotematica e apodittica, che non ammette contradditorio o mezzetinte, come tutte le grandi operazioni diversive e divise, di distrazione di massa da ciò che caratterizza la storia dell’uomo ieri, oggi, domani: lo scontro tra dominati e dominanti. E penso al machofemminismo di “Non una di meno”, “Se non ora quando”, “Me too”,  alle accuse di omofobia e LGBTQ-fobia, a Greta e discepoli del catastrofismo climatico, bullismo, dirittoumanismo-migrantismo, all’antifascismo dove non c’è fascismo (trascurando quello vero che si maschera da democrazia), all’antisemitismo dove c’è solo islamofobia e antisemitismo (nel senso di semiti arabi), all’antirazzismo che mimetizza i razzisti del neocolonialismo, alle fake news tutte esclusivamente della rete, finalizzate a coprire la mendacità ontologica dei grandi media, all’odio trasformato da legittimo sentimento umano in categoria politica da chi ha in odio chiunque esca dal recinto di filo spinato del pensiero unico.

E’ necessario e sacrosanto fare lotte su temi specifici, figuriamoci: No Tav e Grandi Opere, Grandi Navi a Venezia, gasdotti, maltrattamenti di animali. Ma se parli di commercio d’armi e non dici dove vengono usate, da chi e perché, o lotti contro l’inquinamento climatico e non coinvolgi i grandi inquinatori, o denunci la violenza contro le donne e non tiri mai in ballo le violenze di donne come Madeleine Albright o Hillary Clinton, o gridi contro gli odiatori nel web e sei complice di quelli sugli schermi o nei giornali,  c’è da pensare a strumentalizzazioni.

Quelli del transfert 

 Ingrandire e leggere

E qui si rincorrono tutti i giornali di autentica estrema destra, quella liberale finanzcapitalista all’arrembaggio del pianeta, ma che si definiscono di sinistra. Li confermano tali amici del giaguaro, accademici e mediatici, così guadagnando credito presso chi ne garantisce  protezione, successo e profitto. Guardate cosa s’è inventata la “Repubblica”, col “manifesto” massima fucina di odio per gli “odiatori”. Ingrandite e leggete. E’ lo stesso giornale che, a fianco, pubblica un soffietto alle “sardine” di quel  simpaticone da farsa di Plauto che è Enzo Bianchi, definitosi “monaco laico” e perciò idolo della trash-tv. Sempre a fianco non poteva mancare un’intervistona dai fumi d’incenso a Joshua Wong, il giovanotto che ha guidato le formazioni squadriste di Hong Kong a distruggere e dar fuoco, anche a persone, e far sembrare boy scout i casseur dei Gilet Gialli. Dopodichè Wong è andato a Berlino a congratularsi col fondatore degli Elmetti Bianchi.

In linea con lo spirito di questo manifesto delle “sardine” è un incredibile appello, sempre sul giornale dei De Benedetti, in cui la famiglia Regeni, il ragazzo che lavorava per la centrale di spionaggio angloamericana Oxford Analytica e ha provato di sobillare sindacati contro il governo egiziano, annuncia una piattaforma offerta da “Repubblica”. Piattaforma per anonimi che, così protetti dalla vendetta degli sgherri egiziani, vorranno comunicare “rivelazioni” sulla sorte del figlio la cui morte ha scatenato una canea contro il presidente Al Sisi (e contro l’ENI che minacciava di sfilare i grandi giacimenti di petrolio egiziani alle varie BP, Shell, Exxon,Total). Avremo così uno sfogatoio di odiatori dell’Egitto e spunterà chi ha visto Al Sisi strangolare con le proprie mani e marchiare a fuoco il giovane Regeni. Spazio alla delazione, calunnia, nevrosi, ma soprattutto all’odio

Violenza delle “Sardine” e violenza sulle donne

Sono i turbopropellenti mediatici che, dopo girotondi e popoli viola, grete e gretisti, Fridays For Future ed Extinction Rebellion, oggi fanno dilagare le “sardine”. Per capire a cosa sono intese queste campagne basta analizzare la prima, quella della violenza sulle donne e sulla conseguente, ma non legittima, demonizzazione degli uomini. Do per scontato che nessun maschio raziocinante può ignorare e non combattere le discriminazioni sociali e culturali di cui sono vittime le donne in quanto tali, e che sospetto si sentano umiliate da certe categorie di donne alla Lilli Gruber che, nel suo libro “Basta!”, dopo i “Chador” e “Prigionieri dell’Islam” d’ordinanza islamofobica, vede la questione della parità unicamente nella competizione per il potere in termini di rivalsa del genere, il suo, avendo come riferimento coloro che lei onora nelle sue partecipazioni al Club Bilderberg. Ovvio che lei si dovesse spendere, nel contesto della sua guerra per il PD e contro il M5S, a corpo morto per le “sardine”. Tout se tien.

Lasciamo da parte esperienze personali che potrebbero falsare la vista, non solo di uno il cui padre non lo ha mai sfiorato e la cui madre gli ha inferto infinite punizioni corporali e psicologiche, di figli picchiati dalle madri fisicamente e moralmente. Ma è onesto che le donne sorvolino sulle madri di cui letteratura e psicologia secolari narrano il possesso totalitario dei figli (specie maschi, da cui probabilmente in parte la violenza maschile) attraverso la violenza fisica e il ricatto affettivo? Quando si sancisce la superiorità della donna per sensi e comportamenti umani, suscitando la guerra dei generi e, dunque, quell’altro diversivo dalla lotta unitaria contro i dominanti, è onesto oscurare il ruolo di migliaia di donne che esercitano un potere politico ed economico sui deboli altrettanto feroce, a volte maggiore, di quello degli uomini?



E, soprattutto, non è segno di settarismo fino alla malafede e di scellerate motivazioni politiche, mobilitare il mondo contro la violenza sulle donne, cancellando totalmente la massima violenza, sofferenza e morte loro inflitte da guerre e sanzioni, perlopiù solo da Stati – paradosso solo apparente - nei quali prosperano le campagne antiviolenza? Quante erano le donne tra le 40mila vittime di soli due anni di sanzioni Usa al Venezuela constatate dall’ONU? Quante donne, dagli zero anni in su, sono rimaste sotto le macerie delle bombe lanciate dai paesi che si mobilitano per le donne, quante sotto gli stupri e le esecuzioni dei carnefici terroristi sguinzagliati da quegli stessi paesi? Quanto è l’odio delle donne per le donne che non stanno contro Assad, o Morales, o Maduro?

Sinite parvulos venire ad me



Dunque, le “sardine” chiamano a raccolta tutti gli antipopulisti, antirazzisti, accoglitori senza se e senza ma, salviniani e altri. Cioè dovrebbe accorrere la metà degli italiani in età di voto. Cioè almeno la metà di quel 73% che ha votato. Resterebbe fuori quasi un terzo, oltre il 51% che sarebbero i populisti, sovranisti e razzisti, “che non si devono poter far ascoltare”.Che popolo di merda! Deve farsi travolgere da questi bravi ragazzi che, essendo giovani, spesso senza aver ancora finito le scuole, o mai letto un giornale, o mesmerizzati dallo smartphone, sono più saggi, informati, maturi di tutti gli altri. Basta che siano adolescenti, meglio bambini. Vedi Greta che non ha bisogno di studiare. Le basta terrorizzare il mondo con l’apocalisse che incombe perchè si sottometta a quelle emergenze con cui aldenaro è più facile governare.

Il “sistema Soros”
 
Festa della sardina
Il trucco è sempre quello e ne è il più classico degli interpreti, George Soros, l’uomo di tutte le campagne del “manifesto”, colui che ha messo l’Italia, con l’assalto alla lira assieme a Draghi, sul banchetto dei saldi. E’ la frode classica di tutte le religioni post-classiche. L’ho osservato in diretta in tante “primavere arabe”. Si fa appello ai buoni sentimenti di brave persone con valide ragioni per rivendicare qualcosa, ragioni che, a corto di perfezione umana, non mancano mai in nessuna società. Si forniscono ricchi e avanzati strumenti di comunicazione, rifornimenti, logistica, attrezzature, pubblicistica. E insieme a tutto questo, i preparati e addestrati esperti nell’utilizzare i buoni sentimenti per azioni che servono solo ai manovratori in alto. Una normale protesta politica, o sociale, o ambientale, o giuridica, viene pompata fino a mettere in discussione l’intero “regime”.



Nel caso specifico, si parte dal sacrosanto disgusto per il più rozzo degli operativi, Salvini, guerriero delle finte contrapposizioni nel quadro delle compatibilità con cui la Cupola manomette la nostra idea del vero, e si spiana la strada all’altro operativo, quello della finta alternativa, più raffinata e collaudata, inducendo l’idea che il bene abbia vinto sul male. La posta in palio a cui, nella congiuntura, sono chiamate le sardine? Le elezioni in varie regioni d’Italia. In particolare, un piedistallo per il governatore della regione e delle cementificazioni, Bonaccini, nel momento in cui gli è venuto a mancare lo sgabello dei Cinquestelle.

Non molto diversamente, lo scatenamento della violenza terroristica sull’imminente annientamento da clima, affidato a bambini e adolescenti che, si sa, ci contagiano con la loro purezza e innocenza, a cosa deve servire? Strategicamente a imporci i ferri e i ceppi necessitati da ogni “emergenza” e, a questo scopo, favorire le forze politico-economiche che puntano al rilancio di un turbocapitalismo oligarchico basato sulla Green New Economy, contro tutto quello che chiamano “populismo” e “sovranismo”. Sul piano tattico, far vincere certe elezioni agli schieramenti amici. Per esempio, visto il ruolo del Regno Unito nei confronti dell’Europa, neutralizzare la Brexit.

Una rivolta dei padroni


Non per nulla è in Inghilterra, dove George Soros ha condotto il suo primo assalto a una moneta nazionale, demolendola e facendoci una montagna di miliardi, che si è messa all’opera una delle sue creature più recenti. Quell’Extinction Rebellion, con nel logo la clessidra a segnare la fine del mondo, che, bloccando Londra, lì ha fatto il botto più grosso, mutuando, con gli scontri duri e i droni a sabotare addirittura gli aeroporti, i metodi dei fratelli di Hong Kong. Nel grafico, Soros (Open Society) e “ribelli” vari a sostegno di XR. Tutti anitifascisti, antirazzisti, antipopulisti e antisovranisti. Tutti zitti su liberalismo, imperialismo e guerre.


Il fondatore di XR, Roger Hallam, colloca il suo movimento nella tradizione di Ghandi e Luther King. Però calcola la rivoluzione, le sue vittime, i suoi arrestati, con un algoritmo. In un convegno dell’affine “Amnesty International”, ha proclamato, con toni che ci fanno capire da dove viene il linguaggio delle sardine: ”Costringeremo il governo ad agire. E se non lo farà, lo abbatteremo e creeremo una democrazia adatta allo scopo. E, sì, alcuni potrebbero morire nel processo”.  In un video Hallam raccomanda di farsi dare “i soldi dai capitalisti, che abbiamo riempito di ansia per il cambiamento climatico”. E dunque chi trovi, ansioso o no, tra i bancomat di XR? Oltre Soros, con Bill Gates e Ted Turner nella Global Business Association (una specie di Confindustria mondiale), la catena di abbigliamento C&A, una serie di Fondi d’Investimento che fioriscono sui derivati, la famiglia Kennedy, la famiglia Buffett, la famiglia Rockefeller, il neocandidato miliardario Bloomberg, tanti altri. Insomma XR è il pupetto nato dall’impegno della necrocratica  créme de la crème imperialcapitalista mondiale.

Gli attivisti di XR sono quasi tutti volontari…pagati. Fino a 450 euro la settimana. Si riempie un modulo in cui si illustrano i propri bisogni vitali e si chiede il VLE, Volunteer Living Expense che dà diritto al “rimborso”. Non stupisce che le piazze di XR siano affollate. Del resto, chi ci salva dall’estinzione non merita questo modesto guiderdone?



Quando Hallam, un agricoltore biologico e ricercatore presso il King’s College, fondò XR nel 2018, insieme a Gail Bradbrook, altra ricercatrice convinta alla causa, scoperta facendosi di LSD in Costarica, alla comitiva si aggiunse una vasta schiera di studiosi, soprattutto psicologi e psichiatri, quanto occorre per trasformare una preoccupazione in isteria collettiva. C’era anche Antony St.John, XXII barone St.John of Bletso, uno dei novantadue membri ereditari della Camera dei Lord, presidente del consiglio di amministrazione della banca commerciale Strand Hanson e direttore esecutivo di un lungo elenco di società minerarie, informatiche, telematiche, energetiche e finanziarie, sia in Sud Africa sia in Europa. Quelle che fanno tanto bene al clima. Nella Camera dei Lord è membro della Commissione Esecutiva del gruppo parlamentare sull’Africa. Come tale, grande sponsor delle migrazioni. Il cerchio si chiude. E chiudo anch’io.




domenica 24 novembre 2019

Aspettando Di Battista (o Godot?) ----- DI MAIO COLPITO E AFFONDATO? ----- Sardine? Un antipasto




Sardine: hors-d'oeuvre indigesto
Diceva Joseph Goebbels, il più grande propagandista della Storia dopo Paolo di Tarso, uno a cui gli indebitamente celebrati piazzisti italiani, Salvini e Renzi, stanno come Gianni Riotta a Pulitzer, “Quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola”. Frase infelice e si sa dove ha portato. A me viene quel prurito alle mani quando sento i media italiani, a tastiere e microfoni unificati, celebrare, come tutti copiassero lo stesso testo dal primo della classe, tipo il New York Times, o la CNN, tutti gli eventi che vedono rumoreggiare in piazza più di venti bambini e adolescenti. In tempi recenti, il fenomeno è andato accelerandosi e non c’è più fine al tripudio. Dai bravi giovani di Greta si è passati ai bravissimi di Fridays For Future e poi di Exctinction Rebellion, per tripudiare ora sulle ultrabravissime “sardine”. Chissà perchè a noi non succedeva, qualche decennio fa, ma erano invece mazzate, rodei di camionette e blindati. Vai a sape’. Ce la prendiamo con queste sardine colorate nel prossimo articolo, fra qualche giorno. Nel frattempo godetevi questa sublime espressione di arroganza, odio, intimidazione, violenza, totalitarismo, in linguaggio da bulli di seconda media, che è il “manifesto” ufficiale delle “sardine”. https://www.agi.it/politica/sardine-6596346/news/2019-11-21/



Buttare il bambino, tenere l’acqua
Qualche pensierino sul maxicasino dei Cinquestelle. Quanto è accaduto con le ripulsa dei cliccanti del MoVimento alla desistenza di Di Maio in Emilia Romagna e Calabria, rafforza l’impressione che ho avuto alla kermesse nazionale di Napoli. Ricordate – “Dal vaffa dei 5Stelle al vaffa ai 5Stelle” - avevo rilevato che dalle reazioni di un vasto pubblico di pentastellati all’assemblea sulla politica estera, si erano manifestate perplessità e riserve su quanto andava dicendo Manlio Di Stefano circa il quadro ormai esistente (Nato, F35, ecc,) e si esprimeva consenso aperto a quanto ribattevano altri, me compreso, ricollegandosi a quanto gli atlantisti di oggi  dicevano un tempo, quando si opponevano agli F35, denunciavano l’aggressione alla Siria, mettevano in discussione la Nato. Analogo nervosismo e sconcerto si poteva registrare in altre assemblee nei riferimenti al PD.


Avevo anche detto che, di conseguenza, gettare il bambino con l’acqua sporca non è sempre l’opzione più intelligente. Sempr che il bambino non si chiami Luigi Di Maio. Il disastro Di Maio, omino svelto, ma gravemente incolto, traviato da ambizione sproporzionata e da cinico opportunismo, va rispedito al Meet Up di Pomigliano d’Arco insieme ai suoi followers. Oggi più che mai, visto il sostegno tossico assicuratogli da un Grillo le cui bizzarie Dada ricordano i vaticini criptici e dissennati di certi oracoli greci di terza categoria. Non per nulla il suo integralismo governista e inciucista viene applaudito dai sorci pidini. Non mi pare che, per le cantonate e i rinnegamenti di alcuni, tutto il MoVimento debba essere destinato alla famigerata pattumiera della Storia. Non lo pensavo neanche di Lotta Continua alla vista di roditori come Sofri, Krainz, De Luca, Liguori.
 


E un altro motivo che mi impedisce la condanna globale del M5S è che, nonostante oggi stia nell’orrida alleanza col peggio del peggio, l’odio viscerale e isterico di ieri, quando era anti-sistema, continua a essergli sparato contro con identico livore dagli ascari mediatici, accademici e politici agli ordini dei feldmarescialli imperiali, neoliberali, bellicisti e globalisti. Compresi i vignettisti, dai trinariciuti a quelli col fez, o con la kippa, passati dalla satira contro i potenti a quella degli sfigati. Abbiamo un’antichissima tradizione di amanuensi che, anzichè arrischiarsi a descrivere la “verità effettuale” (Machiavelli), preferiscono copiare gli incunaboli delle imperiture balle e superstizioni trasmessegli dai potenti.





Perspicacia di Vauro

I meriti ammazzameriti della stampa
A questo proposito sto con Moni Ovadia, di cui apprezzo la critica a Israele, ma respingo con forza l’entusiasmo per l’ebraismo biblico e talmudico, quando dice: “Non mi sono mai associato alla furiosa canea scatenata da chi ringhiava contro  i Cinque Stelle con la bava alla bocca latrando “dagli al populista!”, ma in realtà digrignando i denti per il potere perduto, ovvero per i privilegi sfumati..... Nei miei sessant’anni di vita adulta non ricordo un tale livello di cattiveria programmatica, gragnuola di menzogne, manipolazione dei fatti, insulti personali, violenza sessista e grevi allusioni”. Bravo, Ovadia, va a merito dei dieci anni di aria fresca e pulita che ci hanno fatto respirare, dopo mezzo secolo di fetore, i 5 Stelle. Ci ha fatto capire, pur nella mefitica gora in cui ci fanno galleggiare, che l’aria pulita esiste. Sarà poco, ma non vedo altro. O vogliamo fare PaP-PaP-PaP e restare tre amici al bar per sempre?
Canto XXXII, Girone dei traditori, Ugolino divora suo figlio

Un MoVimento che si affranca?
Il voto, striminzito, ma è quanto si poteva fare dopo la sostituzione del confronto umano con l’insensata furbata Rousseau, ha sconfessato il caudillino dalle cento teste politico-organizzativo-istituzionali, gli ha detto implicitamente di smammare. La ripulsa all’idea tafazziana di darsi alla fuga in Emilia-Romagna, alla faccia della poderosa maggioranza in parlamento e nel governo, consegnava a seguito e oppositori l’idea netta di una dirigenza che se la faceva sotto. E che neanche con la lampada di Diogene si sarebbe riusciti a trovare un candidato 5S credibile. Posizione difficilmente vincente, neanche salvifica e che io, conoscendo i miei polli sul territorio, ritengo infondata. Come non lo era quella presa in esame prima: la combine con un ri-governatore emiliano-romagnolo, Stefano Bonaccini, ducescamente imposto dal suo partito, fattosi valere presso tutti gli avvoltoi grandioperisti per il buongoverno, in competizione con il sodale milanese, di maggiore consumatore del suolo d’Italia.




Dal pacifismo all’elmetto in testa
In Iraq, dicono, che ci sono 1.500 soldati italiani. Magari sono tre volte tanti, per quello che ci dicono. Ma i cinque feriti, dicono, nel Kurdistan, erano Forze Speciali, non addestratori, ma combattenti e nessuno ce ne aveva mai parlato, in parlamento o fuori. In Afghanistan, dove tutti, Usa compresi, puntano a porre fine a un’invincibile guerra di sterminio durata 18 anni su un falso pretesto, ostinatamente restano, dicono, 1000 soldati italiani con tanto di armamentario d’attacco (infatti ne abbiamo persi 54). Per il totale delle 34 missioni militari all’estero, grottescamente dette “di pace”, fino al 2017 abbiamo avuto, dicono, 131 morti. Non sono riuscito a trovare dati più recenti e niente sui feriti. In compenso ci sono, e non lo dicono, 366 morti e 7.500  ammalati di cancro per le contaminazioni da uranio, a lungo negate, nelle missioni all’estero e anche in Sardegna. Per cosa? Nel nome di chi? Col PD, responsabile di tutto ciò, i Cinquestelle denunceranno ancora queste cose?

Ci sono stati quei cinque feriti e mutilati in misteriose operazioni in Iraq. In Libia il generale Haftar, unificatore del paese contro le bande jihadiste di Tripoli e Misurata, sostenuto da Egitto e Russia, invisissimo a padroni del mondo e sguatteri, abbatte due droni italiani in pieno entroterra libico: “Predator” d’attacco dalla base Usa di Sigonella che questo governo infingardo e bellicista dice “addetti alla sicurezza in mare”. In Iraq, come in Siria, come in molti altri posti, operano, uccidono, devastano tuttora i terroristi Isis e Al Qaida, sguinzagliati dai nostri migliori alleati Usa, Nato e tiranni del Golfo. 


Luigi Di Maio, infaustamente capo politico di un movimento che fino all’altro ieri non voleva missioni e arricciava il naso su Nato (e UE e Euro), alla vigilia dell’ennesimo viaggio da captatio benevolentiae a Washington (in parellelo, il collega Renzi sta da quei simpaticoni di Riyad), dichiara, come un Bolton o un McCain qualsiasi: “Giovedì sarò a Washington proprio per la riunione della coalizione anti Isis. Il messaggio che porterò sarà molto chiaro: l'Italia non indietreggia e mai indietreggerà di un centimetro di fronte alla minaccia terroristica. Lo Stato italiano reagirà con tutta la sua forza di fronte a chi semina terrore e colpisce persone innocenti, tra cui donne e bambini". Un uomo, un capo(rale), una garanzia. Mentre Bush, Cheney e Obama, iniziatori della farsa più sanguinaria dopo e Crociate, se la ridono. Altrettanto se la ridono gli utilizzatori finali del nostro paese, tipo Moscovici e Dombroskis, a vedere passare gli anti-UE-euro all’opposizione ai pro-UE-euro al governo, dal no-Juncker al sì-Von der Leyen.






Grillo e T.I.N.A., come una Thatcher qualsiasi
Ce ne sono altre di cose sciagurate di Di Maio, su vari fronti, perfino estetici, se consideriamo quel suo taglio di capelli alla calciatore coatto, o di stile, da irrimediabile provincialotto, ricordando i baci alla fidanza per “Chi”, o alla teca di San Gennaro per sua Eminenza Crescenzio Sepe. Ma questa della fiera impennata contro il terrorismo, che si sa benissimo di chi sia, basta e avanza. E qualifica anche Grillo, integralista dell’inciucio con l’establishment di Zingaretti, Renzi, Boschi, Delrio, Franceschini e i vari pregiudicati e inquisiti al traino, l’aureola di capo politico che questo “garante” (di cosa?) ha riacceso a mille volt sul capo politico, affermando che anche per costui vale T.I.N.A.,There Is No Alternative, con cui ci hanno fregati i globalisti neoliberali. Io di alternative ne saprei quasi 315mila, quanti sono gli iscritti al M5S, mentre ne conosco almeno dieci, a cominciare da Dibba,Taverna, Morra, Corrao, Raggi, Paragone...


Paola Taverna, Di Battista


Complimenti a questo “Garante” che riconsegna all’establishment una decina di milioni di elettori contro l’establishment, alla morsa tanto esperta quanto cinica e senza scrupoli del partito rappresentante delle necrocrazie imperialcapitaliste, dello Stato Profondo Usa, delle conversione dei buoni sentimenti in pessime azioni da parte di un manipolatore come Soros, delle collusioni storiche con ogni tipo di malavita, delle guerre di sterminio, dell’appoggio popolicida alle rivoluzioni colorate, degli F35 da attacco ai matrimoni dell’Afghanistan e agli ospedali iracheni, delle Grandi Opere disintegratrici di comunità, opere, patrimonio naturale, dello Sbloccaitalia, del Jobs Act e, prima di mettere il punto, potrei andare avanti per altre trenta pagine. E cosa chiama tutto questo l’istrione genovese: LA SINISTRA. Dichiarando a quelli che ci hanno creduto che dieci anni fa erano fessi e ora sono elevati perchè stanno a sinistra. A sinistra con Marcucci, Franceschini e Renzi!

 

Spinta verso il baratro


Il travaglio, la sofferenza, il disorientamento, il risentimento, che serpeggiano tra i Cinquestelle, a tutti i livelli, richiedono urgentemente la presa di posizione di qualcuno fino ad oggi affidabile, che si ponga come faro e riferimento, da revisore e ricostruttore su basi democratiche, prima che tutto sia perduto, visto che dalle altre parti non ci sono che pescatori nel torbido e pesci maleodoranti. Il silenzio assordante di qualcuno ha parlato forte e chiaro. Ora vorremmo anche il suono. E, che si sappia: quello che da questo popolo italiano tartassato e desovranizzato è fiorito in termini di dignità ed emancipazione è la gente incazzata e onesta che nella notte più buia è andata appresso a cinque stelle. O si riparte da quelle parti, o non ce n’è per nessuno. Ovviamente dopo aver ucciso il padre (e il nonno). Freudianamente, s’intende. E non sia, invece, Crono che si mangia i figli.




E ora torniamo alle sardine. Alla prossima.