mercoledì 29 dicembre 2021

Se non ci fosse Putin... --- URSS-RUSSIA: COSA S'E' PERSO, COSA S'E' SALVATO --- Incontro su Byoblu e altre storie




https://www.byoblu.com/2021/12/26/la-dissoluzione-dellimpero-speciale-30-anni-dalla-fine-dellunione-sovietica/  

Byoblu  ha modificato la programmazione del forum sull'URSS di domenica 26 dicembre, dalle 21.00 annunciate, alle 18.50. L'ho saputo per caso e all'ultimo minuto. Chi per questo l'avesse perso, lo ritrova a questo link. Con il conduttore Edoardo Gagliardi, partecipano  il sottoscritto e i colleghi Dinucci e Fracassi.

Lasciate che i bambini vengano a me


Occuparsi del crollo e del disfacimento dell'Unione Sovietica, un'apocalissi che ha rischiato di consegnare l'umanità a un Potere unico, incontrollato, dispotico, corrotto, transumano, genocida e falsario, poteva persino sembrarci la fuga in un'oasi di realtà, normalità, razionalità, rispetto alla morta gora in cui tutti siamo costretti. Complessivamente, per un pomeriggio, tra preparazione, registrazione e poi visione, grazie a Byoblu e al conduttore Edoardo Gagliardi, abbiamo potuto vivere cose vere, concrete, dure e logiche come pietre. Io, Dinucci e Fracassi. E per un po' siamo sfuggiti alla "Horror Virus Sars-Cov-2 con tampone Picture Show" di Mentana e tutti gli altri. E anche alla negazione della Storia, cui tanto tiene il caporalato che ci tiene agli arresti.

Siccome lo show must go on, e soprattutto questo Horrow Show, già a 730 repliche solo per cominciare, con costanti adattamenti e  integrazioni da grandi creativi, siamo arrivati al colpo di teatro da fulminare chiunque, soprattutto quelli tra i 5 e gli 11 anni. Già. E dopo più  di 730 repliche, in tonitruante crescendo, della Compagnia del Virus con papà Tampone Farlocco e mamma Sierogenica, a salvataggio del Natale hanno prodotto il miracolo. Abbiamo quanto passerà alla Storia come l'umiliazione  di "Notte Silente", "Tu scendi dalle Stelle", "So this is Christmas" di John Lennon, e perfino "White Christmas" (ci vuole poco).

Qualunque posto è meglio

Più di 730 repliche con variazioni le più immaginifiche, potè l'epifania, quasi un'anticipazione dei Tre Re Magi sotto Stella Cometa, di "Bassetti and friends". Una triade di rincalzo a quella originale, oggi un po' consunta, di "Draghi and friends" (Mattarella, Bergoglio). Ci ha definitivamente convinto che scampo non ce n'è. Che qualsiasi Brasile di qualsiasi Bolsonaro, qualsiasi Repubblica Centroafricana con ancora Bokassa, qualsiasi Gaza, ogni due per tre polverizzata e bruciata col fosforo dagli eletti degli eletti, qualsiasi popolo sovietico masticato vivo da Eltsin, USA e papi, sarebbero stati un rifugio accettabile. 

 


S'imponevano, a questo, punto, anche la Tasmania con il suo diavolo rotante, anche i gironi di Dante, anche i campi di Mengele, pur di sfuggire alla sublime  aberrazione morale, estetica, culturale, sanitaria, oltrechè musicale e linguistica, di tre saltimbanchi da angiporto. Orchi pedofobi, che a tempo perso fanno i medici in TV. Che oscenamente si sono messi a gracchiare, con la complicità di un apparato mediatico che ha ridotto la popolazione a commuoversi per presidenti draghi. Draghi, ma soprattutto commoventi "nonni", col regalo natalizio a punta di titanio. Tre virologi made in Bill Gates per una generazione nata tra il 2010 e che deve essere svuotata di sè a forza di  scempiaggini tanto idiote e melense, quanto criminalmente ricattatorie.  

Poi rilevi, come da valutazione "H" a punti di medici e scienziati, universalmente riconosciuta e fondata su lavori pubblicati, risultati di ricerca, riconoscimenti ottenuti, che i tre stonati dell'astuta trappola "Un giorno da pecora", stonati sono non solo in fatto di note. Il loro punteggio complessivo (intorno ai 20-30) non raggiunge un terzo del punteggio dei migliori scienziati italiani e stranieri (sopra i 120-150). I quali, quasi tutti, stanno su posizioni diametralmente opposte rispetto alla gestione della cosiddetta pandemia.

L'inverno del nostro degrado e della loro vergogna

 


Una generazione intera è stata, dal magnete televisivo e dagli psico-tecno-gendarmi della dittatura, con spot uguali ai richiami artificiali che i cacciatori lanciano ai fringuelli da polenta, avviata all'annientamento di sé nel postumanesimo digitale. A questo mirava l'affronto all'umanità infantile dei tre ripugnanti buffoni imbonitori, questo sputtanamento totale e definitivo, questo sprofondamento in una volgarità cerebrocida, che neanche il peggiore Pride potrà mai uguagliare, di una categoria che sta a Ippocrate come i Rothschild stanno alla giusta distribuzione della ricchezza..

E quale emoticon vogliamo mettere a commento di un popolo  che vede decerebrare i suoi bambini da quegli immondi imbroglioni, con la scusa che poi avrebbero potuto giocare, lietamente avviandosi alle successive dosi che ne avrebbero segnato il destino, visto che più si spara siero genico nei corpi e più la marea dilaga e più si muore? Quale emoticon per un popolo che, nella sua maggioranza, non batte ciglio, non da fuoco alla Bastiglia, non invade il Palazzo d'Inverno, non chiama il Trio Lescano a fare da plotone d'esecuzione?

 


C'è un giudice a Berlino?

****************************************************************************************

La Russia di Putin tra stop and go

Nel programma di Byoblu abbiamo parlato del processo di disfacimento dell'URSS che, nelle intenzioni dei suoi promotori  e complici globalisti, avrebbe dovuto cambiare il mondo e spazzare via ogni residuo ostacolo alla rivincita, in termini di genocidio, del colonialismo. Progetto sventato da Vladimir Putin, per la fortuna dell'umanità, ma oggi ripreso da USA e UE per mandato della Cupola finanziaria, che ha saputo mettere in campo l'arma del bio-tecno-totalitarismo.

Nessuno, a cui la realtà non sia stata totalmente travisata dal concerto mediatico, perlopiù rovesciata nel suo contrario, può mettere in dubbio che, se la globalizzazione è stata bloccata nel suo progetto di annichilire gli Stati Nazione e la loro sovranità, il merito va in prima istanza al governo russo. Non si può dire la stessa cosa per quanto concerne la messa in ordine dei rapporti tra minoranze dominanti e masse dominate attraverso lo strumento del terrore sanitario e del suo ramo repressivo. Anche se la Russia ha evitato di ricorrere agli eccessi che si sono sperimentati in Occidente, a partire dall'Italia, laboratorio conclamato della narcotizzazione/eliminazione di ogni opposizione, anche se ai sieri dei banditeschi Pfizer & Co ha saputo sostituire un farmaco meno bastardo, la partecipazione al festino politico-sanitario c'è stata.

Da Yalta a Damasco

 


Per quanto circoscritto nella sua portata dai funesti accordi conclusi da Stalin a Yalta con i rigurgiti postbellici dell'imperialismo, l'URSS non negò sostegno, ideologico, politico,  diplomatico - e non solo - ai popoli in lotta di liberazione dal colonialismo. Sullo scempio della ripartizione di Yalta, Mosca gettò il velo dell'Internazionalismo (che, va detto ai confusi, è cosa diversa e opposta  al cosmopolitismo annulla-identità, oggi propugnato dai globalizzatori e perfino da "sinistri" che, in fondo, di sinistra mai furono).

L'abbandono della Yugoslavia, parzialmente socialista, ma fermamente democratica e non allineata, da parte della Russia minata da Eltsin in ogni suo organo, coincide con altri abbandoni di quel periodo di putrefazione indotta: la prima e la seconda guerra all'Iraq, lo stupro della Somalia, lo strangolamento di Cuba, l'assedio all'Iran. Assenze e indifferenze - salvo nella prese di posizione all'ONU - che continuarono anche nei primi anni della presidenza Putin. Probabilmente perchè, dopo le immani devastazione di Eltsin e degli oligarchi, non c'erano ancora le condizioni per affrontare a viso aperto l'avversario. Nè sul piano dei rapporti di forza esterni, nè su quello degli equilibri interni.

Il miracolo della rinascita, giustamente attribuito all'ex-dirigente del KGB, arriva a compimento geopolitico quando la strategia delle "primavere arabe", colorate di stelle e strisce, più che di arcobaleno, investe la Siria, terzo grande Stato arabo, dopo Algeria, Egitto, Libia. E lo investe addirittura con gli strumenti militari propri e del mercenariato jihadista. L'intervento russo nel 2015, dopo quattro anni di spaventose efferatezze di Al Qaida e dell'ISIS (a ciò addestrate e finanziate dagli USA e dai suoi alleati nella regione), è servito essenzialmente a sostenere la di per sè incredibile resistenza di popolo e forze armate siriane e, quindi, la sopravvivenza di Stato e ordine istituzionale sotto Bashar el Assad (riconfermato ripetutamente presidente a larghissima maggioranza).

 


La Siria è un'altra cosa

Che ciò non si avvenuto solo pochi mesi prima con la Libia di Gheddafi, non trova facile spiegazione, al di là delle difficoltà logistiche determinate dalla posizione geografica e da un minore interesse per una regione non immediatamente rilevante per il controllo del Medioriente più prossimo all'Asia. Considerazioni forse oggi inattuali, alla luce della recentemente rilevata presenza russa in Libia e della nuova vicinanza tra Russia ed Egitto di Al Sisi, che richiama, anche per altri versi, l'esperienza con Mosca di Gamal Abdel Nasser. 

Rimane, questo scenario, sospeso tra certezze e ambiguità. I rapporti con una Turchia manovriera, infida ed arrogante, irriducibile nel suo espansionismo in Medioriente, Africa, Asia e pur sempre forte membro NATO, con obiettivi paralleli a quelli di Israele, sembrano indurre  Putin a mollare su molti fronti. Sui bisogni cruciali della Difesa siriana, cui è negata la vincente difesa aerea S-400 (concessa invece a Erdogan), ponendola così alla mercè delle ininterrotte incursioni aeree di Israele (ultime le due su Latakia, dagli effetti tragici in termine di vite e danni), sulle quali Mosca non alza ciglio. 

USA: con Al Qaida, con l'ISIS, con i curdi

E, per quanto riguarda la salvaguardia dell'integrità territoriale della Siria, il gioco del cane e del gatto sulle vaste aree occupate dai turchi e dai loro jihadisti a Idlib, non produce che uno stallo che va sclerotizzandosi a favore dell'invasore. Stesso discorso sulle regioni a Nordest, dove gli occupanti USA hanno compensato i mercenari curdi permettendogli di dilagare su vaste e preziose aree della Siria, in tal modo privata delle sue principali risorse agricole e petrolifere.

 


Curdi pro-USA

Ambiguità che pare ripetersi nei rapporti di un'Iran, che pur compagno d'armi dei russi nella difesa della Siria, vede abbandonate, indifese, ai missili israeliani, le proprie forze impegnate su quel territorio. Nelle ultime settimane, mentre ristagnavano le trattative sul trattato nucleare che Trump aveva cancellato, Israele ha quotidianamente accompagnato i suoi tradizionali attacchi di guerra ibrida all'Iran  (sabotaggi dei centri di ricerca, assassinii di scienziati, attentati nei centri abitati, attacchi cyber, sabotaggi di mercantili nel Golfo) con minacce di guerra aperta, quanto meno alle centrali nucleari iraniane. 

Quelli con la bomba contro quelli senza bomba

L'unica potenza militare nucleare del Medioriente pretende di azzerare le ricerche nucleari di un paese che, diversamente da Israele, ha firmato il trattato di non proliferazione nucleare e arricchisce il suo uranio a scopi pacifici, energetici e sanitari (al 20%; per la bomba ci vuole il 90%), come ripetutamente accertato dall'AIEA. 

Ebbene, nemmeno a tale plateale discrasia si è visto contrapporre una decisa presa di posizione russa. Anzi, Mosca, causando parecchia irritazione a Tehran, ora che all'arrendevole governo di Rouhani è succeduto uno meno prono alle pressioni occidentali, avrebbe suggerito agli iraniani di non insistere troppo sulle rivendicazioni di un nucleare civile. E, magari, di considerare l'opportunità di chiudere del tutto, o spostare all'estero, le sue centrali.


Tutto questo non è solo segno di ambiguità, ma anche di debolezza. Putin è stato di una bravura sovrumana a rimettere in piedi il suo enorme paese, a fargli ricuperare dignità e benessere, a costituire un contraltare alla violenza e al cinismo dell'imperialismo e della globalizzazione. Non si capisce se gli convenga questa tattica del colpo al cerchio e del colpetto alla botte. Forse il restauratore di un paese che all'80% ha nostalgia dell'URSS e per quasi il 70% insiste a dare il suo apprezzamento al presidente, ha un'idea più precisa di noi di quale sia, per quanto poco visibile, il potere globale della lobby che non va menzionata e di cui un bella parte se la ritrova ancora in seno e un'altra emigrata in Israele.

Bye bye Memorial

Seno peraltro liberatosi in questi giorni di una serpe particolarmente velenosa. Come già fatto in Ungheria, Bielorussia e altri paesi avveduti, la manifestazione della metastasi riconducibile a George Soros e ad altre centrali delle destabilizzazioni, dell'infiltrazione e dei colpi di Stato, è stata felicemente rimossa. Si chiamava "Memorial", ma poteva anche chiamarsi Amnesty, o HRW, o Save the Children, o UNCHR, o Giulio Regeni, o "il manifesto", o "Una di meno", o Greta, o Radio Free Europe... 

Restaurando il capitalismo, Gorbaciov ne aveva fatto il megafono per tutte le turpitudini dell'URSS, Eltsin il cantore della dismissione e depredazione del paese. Ora, Putin gli ha spento gli strepiti a favore delle Quinte Colonne CIA, tipo Navalny, o Politovskaya, o terroristi ceceni. "Il manifesto" si dibatte tra singhiozzi e livore. Agli USA e ai verdi tedeschi basta per rispondere al trattato di pace offerto da Putin giorni fa, con una bella concentrazione di missili sui suoi confini. Tanto per non scherzare.


domenica 26 dicembre 2021

DALL'URSS A PUTIN --- IL 26 DICEMBRE, ALLE 21.00, SU BYOBLU (DIGITALE TERRESTRE 262 E ONLINE), CON FULVIO GRIMALDI, MANLIO DINUCCI E FRANCO FRACASSI


  

Cari amici,

proviamo a uscire per qualche ora dalla distopia che ci costringe dalla mattina a notte inoltrata in un incubo demenziale tipo Alice nel Manicomio Criminale, e torniamo nella realtà e nella Storia che nessun satanico Mago Merlino ci può sottrarre.

 

OGGI, DOMENICA, 26 DICEMBRE 2022, SONO TRASCORSI ESATTAMENTE TRENT’ANNI DA QUANDO L’UNIONE SOVIETICA SI E’ AUTO-ED ETERO-DISSOLTA.

 

NE PARLIAMO CON IL GIORNALISTA DI BYOBLU EDOARDO GAGLIARDI, QUESTA SERA ALLE 21 (ONLINE E DIGITALE TERRESTRE 262). CI SONO IO, FULVIO GRIMALDI, E DUE COLLEGHI: MANLIO DINUCCI E FRANCO FRACASSI.

 

Ciò che mi è sembrato dover sottolineare è quanto l’umanità avesse beneficiato, al di là della qualità dei regimi e sistemi in causa, dell’esistenza, per tutto il dopoguerra, della presenza dell’URSS in quanto polo alternativo all’impero anglosassone, sistematicamente in opposizione all’imperialismo, alle guerre, alla società del consumo, a sostegno dei popoli in lotta di liberazione dalle secolari catene dell’imperialismo,  della salvaguardia e promozione dei diritti sociali: sanità, istruzione, casa, alimentazione.

 In virtù della contrapposizione tra i due blocchi di alleanze, il capitalismo del consumo e di una democrazia di facciata a copertura della dittatura del denaro, da un lato, e un sistema a partito unico, con forti tratti autoritari, specie con Stalin, ma garante dei bisogni fondamentali degli strati lavoratori, abbiamo vissuto un’era di alternativa dialettica, di (parziale) libera scelta ideologica, senza i tratti dispotici che oggi vengono inflitti a gran parte del mondo nel falso nome di una salvezza che si volge nel suo contrario.

 

Oggi, di fronte a due potenze, Russia e Cina,  commentabili e criticabili a seconda dei punti di vista, ma sicuramente non impegnate in aggressioni o minacce militari (il che già depone a loro favore di fronte ai 50 milioni di morti dal 1945, alle apocalittiche distruzioni che l’umanità deve alle guerre d’aggressione, ai colpi di Stato, alle sanzioni, alle rivoluzioni colorate di USA e NATO), si rinnova il pericolo di guerra, minacciata ripetutamente addirittura in termini di olocausto nucleare.



 Un insieme euroasiatico assediato lungo tutti i suoi confini da una gigantesco armamento che si definisce nemico, ha bisogno che venga esaminato con gli strumenti della verità e della professionalità di una storiografia e di un’informazione non asservite. In questo confronto su Byoblu cerchiamo di delineare attori, responsabili, vittime e carnefici. Pur nelle sue contraddizioni geopolitiche, non possiamo non riconoscere in Vladimir Putin una specie di incredibile taumaturgo che, in pochissimi anni, ha saputo sottrarre il suo paese al disfacimento, alla svendita dei suoi beni, alla distruzione della sua già saldissima convivenza umana. Alle continue minacce di guerra che vengono fatte alla Russia, con il pretesto che sarebbe essa, circondata da trenta paesi NATO, di cui uno, un partner, a controllo di milizie naziste, l’aggressore, Putin ha risposto con un trattato di pace, basato sui principi ONU, del diritto internazionale, inteso alla pacifica convivenza e al reciproco rispetto. Ma forse è proprio un’offerta del genere, ciò che l’Occidente considera la minaccia più grave.

 

Esiste oggi, grazie anche a grandi potenze non omologate al Nuovo Ordine Mondiale, almeno l’opportunità di sottrarre l’umanità intera a una scelta imposta come unica che una sua infima parte vorrebbe riservargli, oggi addirittura in termini bio-psico-tecno-totalitari,

 

Capire cos’è successo, chi ha manovrato, chi ha fornito complicità, chi si è opposto, chi ha salvato, dove siamo oggi, dovrebbe permetterci di capire e agire a occhi aperti, fuori dalle strumentali mistificazioni e manipolazioni propagandistiche che vorrebbero renderci passivi spettatori di un gioco riservato a minuscole élites, dal tasso criminale senza precedenti nella storia del mondo.

 

 

Inviato da Posta per Windows

venerdì 24 dicembre 2021

Un secolo dopo: ritorno al futuro --- META, L'INIZIO DELLA FINE... anche di un vecchio documento scritto nel 1947


https://youtu.be/9pLmxDGxDu8  

Nella puntata di Sancho, prima della sospensione richiesta dal tuffo nell’ignoto che accompagna il passaggio d’anno e d’epoca, ci siamo dedicati a quanto, nell’oscurità dell’abisso che ci attende, già barluccica all'orizzonte, tanto che se ne possono delineare i contorni. Ora voglio offrire un omaggio commosso alla storica Triade che ci ha portato fino al ciglio del trampolino.

Subito un pensierino. Berlusconi candidato al Quirinale. Nell'Italia d'oggi, una risata NON lo seppellirà 


Altro pensierino. Hanno salvato il Natale. In Covidfree Polinesia. 


La Triade

Abbiamo perso la cuspide più elevata della Triade dei Migliori. Se ne va il presidente dei Migliori. Migliore per via di impeccabili precedenti dinastici, come per la continuità dell'operare sotto quel segno. E abbandona a se stesso il premier dei Migliori, migliore anch'esso per l’impeccabile tratto araldico. 


 E lascia lì perfino il pontefice dei Migliori, indimenticabile nel suo paese di nascita per la sintonia che ha saputo stabilire tra Chiesa, specie nella sua ramificazione gesuitica, e il governo dei migliori generali. 

 


Il capo dello Stato: Rappresentante dell'Unità Nazionale, Presidente e Garante di tutti gli Italiani 

Presidente indimenticabile, anche per le virtù aritmetiche, per le quali sapeva asserire di essere il Presidente - e Garante! - di TUTTI gli italiani. Intendendo  60 milioni, meno otto antitaliani renitenti e parecchi altri milioni di ostili ai lasciapassare. Quisquilie. In quella sua nobilissima aritmetica sempre tutti gli italiani sono. Mai ci siamo sentiti garantiti quanto da questo garante, neppure dal pur molto garantista Cossiga, quando faceva sparare ai manifestanti dai suoi "Falchi" in borghese e accoppare  Giorgiana Masi (c'ero quella sera, a Ponte Garibaldi). Noi, per ora, contro gli spari sembriamo ancora garantiti.

Ma non addoloriamoci troppo della discesa dal Colle. Quel presidente, seppure non da presidente, ma di sicuro senza diminuiti prestigio e autorevolezza, da senatore a vita saprà perpetuare quanto sul Colle ha trasmesso, a volte elargito, ai Migliori degli italiani. Sapendo ben distinguere, da “presidente di tutti gli italiani” di chi essere Garante e di chi assolutamente no, pur restando affezionato a TUTTI gli italiani..

Il coro delle cocorite e il silenzio ai reprobi



  Quando quelli della Gruber giustiziano un No Balle

Già è possibile apprezzare, del presidente, alla mano di radiosi esempi, il lascito. Preferisco citare, tra chi ce lo ha incessantemente trasmesso: la più glamour dei Bilderberg, la meglio tintura di Davos. Avete indovinato: Lilli Gruber. Tralascio altri consimili, Floris, Formigli, Zoro, tanto il lascito sempre quello è. E' la stessa pure la camera dell'eco. Anche perchè, quanto a equilibrio e parità tra ospiti, con "Otto e mezzo", non ce n'è per nessuno. Il modulo è unico: un capro espiatorio di tutte le nefandezze anti-restrizioni, o anti-Draghi, e almeno tre o quattro giustizieri, sollecitati a bacchetta dalla direttrice. Al capro espiatorio, mettiamo il vile dissenziente Francesco Borgonovo, eccellente giornalista e vicedirettore di "La Verità", 

viene concesso di dire "buonasera", ma dovesse rivelare un dato,  un numero, che so, l'ennesima idiozia delle virostar, si scatena il bombardamento di Dresda. Interruzioni, sghignazzi, invettive, dileggi,  tagli della lingua. Un plotone d'esecuzione. Insomma, lo stile dei Migliori anche nei media.

Giornalistuccoli che fanno parlare i No-No-No

Torniamo a bomba. Mi ha reso particolarmente fiero, al limite della commozione, che prima del passaggio da uno scranno altissimo a uno alto, il presidente di TUTTI gli italiani abbia voluto dedicare alla mia categoria un pensiero e un monito quanto mai prezioso. Gli ha indirizzato una severa rampogna: "Troppo spazio ai No Vax" (implicito: anche ai No Patente green)! ha proclamato l'augusto.

Quel Borgonovo dalla Gruber era davvero intollerabile. Ma anche quelle critiche impietose, magari sacrosante, quelle motivatissime risate a sentire le scempiaggini del "dubbioso"; il sarcasmo, addirittura le minacce di provvedimenti, a carico dell'irresponsabile che, smascherizzandosi, mette a repentaglio vite, l'infierire su chi arriva fino a mettere in dubbio LA SCIENZA, non vanno bene. Danno troppa visibilità a questi soggetti asociali e antisanitari! Perchè mai invitarli in trasmissione, per quanto nel rapporto di uno a cento, presentarne gli errori e le sconsideratezze sui giornali? 

Ecco cosa intendeva il presidente quando lamentava del "troppo spazio sui media". E a ragione. Non era già stato detto tutto, e in forma imperativa e definitiva, da chi  assume in sè tutti i poteri e tutte le verità? "Il vaccino è un gesto di responsabilità" (Mattarella); "Chi non si vaccina fa morire gli altri" (Draghi); "Vaccinarsi è un obbligo morale e un gesto d'amore" (Bergoglio).  

Dal Britannia al Meta

Il cerchio, dunque, si chiude. Colui che, dal panfilo reale "Britannia", aveva iniziato il cannoneggiamento del patrimonio produttivo italiano trent'anni fa, per poi svalutarlo e passarlo agli amici degli amici, ha poi bombardato l'intera economia da varie posizioni: Bankitalia, Goldman Sachs, BCE. Infine, è tornato tra noi per procedere, da Palazzo Chigi,  con assalti all'arma bianca  a quanto restava di vivo, dalle piccole alle medie imprese, dagli anziani ai bambini. Potendo avere, da capo dello Stato, a disposizione ben sette anni, probabilmente non raggiungibili da premier, non gli restava che completare il mandato conferitogli trent'anni fa: raggi della morte su quanto ancora si muove tra le macerie, smaltimento degli scarti e distribuzione ai soliti amici degli amici quanto resta. 

 


Ombre furtive di sopravvissuti insistono ad aggirarsi nell'oscurità? Ossi residui da spolpare? Accompagnamoli  nel mondo fantastico di Meta, dove saranno felici di fare gli automi, con tanto di chip identificativo e segnaletico sotto pelle (appena realizzato in Svezia).

Intanto il mondo dei draghi si evolve 

Con i Poteri separati - legislativo, esecutivo, giudiziario (qui il quarto Stato non si vede dal 1849) - tutti riuniti in un potere unico, emanante dal Quirinale, le dependance Parlamento e Magistratura restano saldamente nelle mani di gran visir del sultano, come Daniele Franco e Marta Cartabia. Al primo rimane da gestire un parlamentino a forma di salvadenaio, dal compare Grillo opportunamente rinsecchito, ridotto a cartonati con le rotelle (per il rapido passaggio da un settore all'altro). Alla seconda un apparato giudiziario che ha già dimostrato la propria diligente conformità. Ella ne ha tracciato il solco, nel quale i potenti e ricchi passeggiano fino all'estinzione del loro processo entro massimo due anni. I magistrati lo difendono con la spada della prescrizione. 

Come? Intanto - Palamara docet -  spartendosi, a suon di coltellate, calunnie e cene, le poltrone a salvaguardia della giustizia uguale per pochi. Poi con trovatine varie. Tipo mitragliamento cinquennale di Virginia Raggi, accuse di assassinio e tortura a quattro signori pescati a caso al Cairo (per oscurare invece quelle attribuibili ai servizi anglosassoni e italiani); rimozione dell'importuno che voleva indagare sull'Expo; sentenze dello struzzo su tutte le stragi terroristiche compiute all'ombra dell'intesa servizi-mafia-governi-CIA; silenzio omertoso sui crimini senza precedenti contro l'umanità perpetrati da governo, ministri, parlamentari, scienziati, medici, amministratori, e andare.

Nel nome di Carola Rackete


Assoluzione e tante scuse a una tedesca per aver sabotato  a scopo di tratta, una nave militare italiana; suicidi aggiustati e conclamati di elementi divergenti volati dalla finestra, da Pinelli a David Rossi (MPS), carcere a una signora di 75 anni della Val di Susa, mingherlina ma scapestrata, per aver messo in crisi, con il suo corpo, l'avanzata di scarponi, bastoni, blindati e idranti di un'armata dell'Ordine costituito; un processo per conto terzi - ENI-Nigeria - che saltava testimoni veri e promuoveva quelli farlocchi; un altro che si scordava di una loggia massonica, apparentemente zeppa di notabiloni, ma ne inquisiva i denuncianti. Un Lo Voi che succede a Pignatone alla Procura di Roma, e andare.

Gente come Falcone, Borsellino, Caponetto, Scaglione, Costa, Livatino, il De Magistris pubblico ministero, Woodcock, Robledo, Di Matteo, Ingroia, stanno a questo apparato giudiziario come Licurgo sta alla Cartabia.

Rimpiangete il Migliore dei Migliori non più a Palazzo Chigi che, con la frusta,  faceva saltare i suoi pony ministeriali nel cerchio di fuoco, o nel Parlamento dove, sul balcone non vero, ma verosimile, viene acclamato: "duce, duce!"? Niente paura. Non vi siete accorti che siamo giunti, passando con gli anfibi sulla Carta costituzionale, alla Repubblica Presidenziale? Neanche avevate notato che  Macron e Mattarella hanno fatto un bel trattato che impegna il paese a vita, all'insaputa degli eletti del popolo?

Elezio... che?

Ma quali eletti! Avremo un Capo dello Stato non eletto che nominerà un suo famiglio, non eletto, capo del governo. E i nominati si moltiplicheranno come spore ed eletti ed elettori si estingueranno. E tutto continuerà come prima, meglio di prima. Quando, fra qualche po', fatto saltare per aria Meta, ci guarderemo indietro, lo chiameremo il secolo tenebroso del Bio-psyco-tecno-fascismo. Per ora, sappiamo tutti che, anche lo facessero barbiere della Camera, sarà sempre lui l'uomo della Provvidenza. L'uomo solo al trimone del vascello di proprietà di quella Provvidenza.

Quanto a Sergio Mattarella, forte di  standing ovation lunghe quanto la sirena del Titanic alla vista dell'iceberg, non ci lascerà.  Farà la sua parte da senatore a vita. In coppia con Napolitano. Noi lo salutiamo da lontano, da molto lontano. Tanto lontano quanto, mettiamo, Belgrado. Capitale di un paese che, anch'esso, saluta quel nostro ministro della Difesa del 1999 e le sue bombe per la democrazia. Lo ricordano beneauguranti perfino dalle tombe.

Finalino per ridere


 

 Quando si è visti

                                      


  Quando NON si è visti

Logiche di misura protettiva: darsi di gomito quando si è insegnato al popolo di tossire, starnutire, sputare i propri bacilli in quello stesso gomito; darsi di pugno quando nel palmo della mano è custodita una bella riserva di quei germi; stringersi la mano quando si è lontani da sguardi e telecamere e chissenefrega.


sabato 18 dicembre 2021

la nuova "Notte dei Cristalli" --- UCCIDERE LA STORIA, AVANZARE VERSO IL METAVERSO --- A che serve dire Signor* anzichè signore

 


http://youtube.com/watch?v=fOsElIcWSh8   Puntata di Sancho dove se ne parla 

E questa è un'immagine della puntata mentre parliamo dei maestri della Cancel Culture sotto forma di distruzione della scuola italiana


Vai dove ti porta Draghi

Hanno preso un modello stagionato di intelligenza artificiale, gli hanno messo la cravatta, un ghigno fisso e due occhi da crotalo. Poi gli hanno dato una successione di mandati.. 

 


Depredare il patrimonio produttivo italiano da Ministro del Tesoro e poi da Bankitaliota; per questo premiato con la vicepresidenza di Goldman Sachs, la banca più vicina a dio (con la d minuscola); da Bankeuropeo, impoverire la classe lavoratrice e il ceto medio europei, in particolare del Sud, uccidere la Grecia; cuore del cuore della nostra Storia e identità; da untore-capo della peste, radere al suolo l'intero popolo italiano (esclusi soci, cortigiani e pretoriani) e, ridottolo a zombi cloroformizzati, ingabbiare quel che resta nel mondo parallelo del Metaverso.

Del quale parleremo nella prossima puntata.

Difensori dell'identità

 


C'è un popolo, una nazione non necessariamente dotata di terra sua, con tanto di  lingua imperfettibile, tanto di religione codificata per l'eternità e tanto di libro sacro in cui ogni parola è immutabile e insostituibile. Una sua parte si è presa territorio e patria di un altro popolo, di cui afferma essere originario, e vi ha eretto un suo Stato. Ma la grande maggioranza è statualmente apolide e non concepisce lo Stato Nazione. Tantomeno se dovesse capitare che sia multinazionale, o multiconfessionale, o multietnico, tipo la Russia, la Siria, l'Iraq, la Jugoslavia, la Palestina. Modelli possibilmente da rimuovere, sia per l'identità una e multipla, sia per l'idea di nazione.

E' un popolo/tribù, in quanto si distacca da ogni altra aggregazione demografica, linquistica, territoriale, storica. Anzi, di quelle promuove il superamento, la disgregazione, la mescolanza, l'omologazione. Il suo lascito è millenario e si proietta in un futuro senza confini. La sua coscienza di sè è granitica e immutabile, rafforzata dalla preferenza per la combinazione e la continuità genetica.

Ebraismo è coesione 

 


Questo è il popolo ebraico. Uno dei pochissimi rimasti a difendere una precisa identità, una storia separata da quella di tutti gli altri, una posizione unica ed esclusiva rispetto a dio, un'unica sacra scrittura, tutto stabilito ab origine e mantenuto fermo e identico nei millenni.

La coesione dei suoi neanche tantissimi membri gli ha assicurato un primato a ogni livello della creatività umana: scienza, tecnologia, letteratura, musica. Sarebbe un primato assoluto se si considerasse il rapporto tra consistenza demografica e produzione di opere. Se la sua religione, che non promuove la riproduzione di immagini, glielo consentisse, troveremmo suoi esponenti anche tra Michelangelo, Raffaello, Caravaggio.

Andrebbe sciolto un inno alla forza e alla tenacia con cui questa gente conserva le sue tradizioni, i suoi modi, la sua fede, la sua identità. Una difesa incrollabile contro ogni aggressione da parte dei cultori, pro domo eorum, dell'omologazione, della negazione di sovranità, storia, tradizione, confini, , che tutto intende appiattire, conformare, disidentificare. Aggressioni che, come ricordiamo nella rubrica "Sancho", ha nella strategia della "Cancel Culture" uno dei suoi strumenti più letali. 

 


Ci sono cristiani che bruciano i libri, le icone, i monumenti del proprio passato. Ci sono fazioni islamiche che torcono la storia dell'una contro l'altra. C'è chi rinnega Confucio e chi ne fa il baluardo del proprio divenire. Parlamentari di qualsiasi partito che cambiano casacca al primo din din del  registro di cassa, vescovi scismatici, creativi iconoclasti, marxisti che trasvolano nell'antimarxismo, laici ed atei che si rintanano in conventi di clausura.... 

Questo agli ebrei, per quante tribù presenti o perdute ci siano, non succede. La fisiologia nega che non ci possano anche essere sporadiche eccezioni, ma molto raramente si separano fino alla negazione del Libro e di ciò di cui il Libro li investe.

Nella temperie che oggi va dirazzando la storia di ognuno di noi e della sua comunità e che si propone di disarticolare nazione dopo nazione, gli ebrei rappresentano un plusvalore, un modello di resistenza, di coesione inattaccabile. Pasolini, avesse vissuto tra loro, non avrebbe neanche conosciuto la parola "omologazione".

Il paradosso: noi siamo noi e voi...

Il paradosso è che tra gli ideologhi e proponenti  che teorizzano, raccomandano, o fanno imporre, separazione e dispersione ai non "eletti".  avviati a non essere più patrioti, come loro, di una comunità da ricordare, preservare, accompagnare nel futuro, quelli decisivi sono proprio ebrei. E guai a imitarli!

Giustizia di magistratura



Aggiungo una nota sulla salute della Giustizia nel paese di Draghi, Cartabia e Palamara.

Julian Assange che ha fatto il giornalista rivelando ai cittadini i terribili crimini dei governanti USA e di mezzo mondo complice, è in carcere da 12 anni ed è destinato a morte da detenuto. Vitaly Markiv, l'assassiono ucraino di Andrea Rocchelli, fotoreporter, assassinato per aver documentato i delitti dei nazi ucraini in Donbass, è stato assolto dalla Cassazione. Due pescatori indiani uccisi da raffiche partite da un mercantile italiano su cui si trovavano militari italiani, sono spariti da Storia e cronaca dopo l'assoluzione per "mancanza di prove" dei due Marò che si trovavano a bordo della Enrica Lexie. Ce la siamo cavata con la monetizzazione della morte e della distruzione del peschereccio: 1,1 milione di euro.

Il governo egiziano, cui i mandanti di Giulio Regeni, addestrato in scuole e imprese di spionaggio, hanno gettato tra i piedi il suo cadavere torturato, mentre era in corso un incontro per decidere investimenti italiani in Egitto, è stato dichiarato colpevole dalla Procura di Roma e dalla Commissione Parlamentare Palazzotto. Patrick Zaki, studente egiziano e attivista dell'ONG EIPR finanziata da fondazioni anglosassoni, è stato posto in libertà provvisoria, ma rimane sotto processo. Aveva denunciato persecuzioni e uccisioni di cristiani copti, provate inesistenti dagli stessi copti (semmai attribuibili al regime precedente degli integralisti musulmani). Sarebbe interessante vedere cosa succederebbe da noi se un attivista, finanziato dai russi, denunciasse ripetutamente sui social che il governo italiano perseguita i protestanti valdesi, li deporta, li imprigiona, li tortura, gli leva le case, li uccide.


giovedì 16 dicembre 2021

SIETE BELLI, SIETE BRAVI, SIETE SVEGLI? PEGGIO PER VOI! --- Puglia, dove i meriti umani e ambientali si pagano con la vita


https://www.byoblu.com/2021/12/13/puglia-ilva-non-solo-fulvio-grimaldi-in-o-green-o-verde-ambiente-e-interessi/


Ogniqualvolta nel passato, e mai come oggi, gli umani si sono sentiti impotenti a realizzare salvataggi da crisi, o effettivi cambiamenti nelle loro condizioni di vita, si sono rivolti all'interno, ripiegati su se stessi, per trovarvi una via d'uscita che, invece era da trovare fuori. Per evitare la disperazione hanno progettato di cambiare se stessi, spesso indotti a trascurare il macigno che gli piombava addosso da abili religiosi, sette, guru. La situazione che viviamo oggi manifesta tali equivoci e potrebbe suggerire scappatoie del genere. Inevitabilmente, la Storia lo conferma, questo processo porta vantaggi e potere a qualcuno e, soprattutto, risparmia il nemico.

TRANSIZIONE ALLA CINGOLANI. E ALLA GRETA

E' ovvio che un umanofobo antitaliano, come quello che, con la benedizione di una coppia di santi protettori e lo stuolo dei suoi cortigiani, sguatteri e scagnozzi, ci è stato imposto dal covo dei suoi padrini, la transizione ecologica la concepisse in questi termini. Valer a dire sorvolando sull'olocausto di Taranto per meriti siderurgici, petrolchimici e di Base Nato. Non guardando, neanche in tralice la spaventosa concentrazione industriale inquinante di Brindisi che ha fatto passeggiare i suoi bagnanti per trent'anni su una discarica di residui e fanghi tossici profonda sette metri e giunta alle falde. 

Mettendosi in tasca anche quanto, tramite gasdotti, destinato alla devastazione di spiagge prodigiose, uliveti secolari, turismo fecondo, coltivazioni pregiati, usi millenari. Moltiplicando in mare mostri di ferraglia alti come palazzi di otto piani che svuotano di pesci, inquinano, erodono le coste, distruggono tutta un'economia costiera e poi, esaurite perforazione ed estrazione, restano lì, lapidi a un mondo morto di ecocidio.

 


L'odio della bellezza vissuta nei millenni e celebrata dalla Storia e l'odio della salute, anzi, della vita (degli altri), evolutisi via via di regime in regime -democristiano, consociativo, ulivista, del parassitismo tecnocratico, fino all'attuale bio-tecno-totalitarismo - ha fatto alla Puglia quanto si racconta in questo "Mondocane". E molto di più, lì e ovunque questo "Belpaese" custodisse, grazie all'avvedutezza di generazioni, bellezze preziose, delicate, vulnerabili, insostituibili. Arterie d'Italia.

Come oggi con intrugli venefici infieriscono sulle genti e sul loro futuro tramite manomissione addirittura dei bambini, secondo tradizione monoteistica, così questa stirpe ha infierito su natura e territorio, la casa dell'uomo e di tutti i viventi. Vogliono un mondo di senzatetto accampato tra stracci ai piedi dei loro templi. Mostri i cui vapori venefici incidono sull'orizzonte il vaticinio:"Morirà tutto, morirete tutti". Tranne i loro resort di plastica e muraglie spinate. Quando le ciminiere saranno sostituite dal Metaverso virtuale,  dove si vorrà far smarrire un'umanità digitalizzata, quanto riemergerà di remunerativo da devastazione e saccheggio, sarà tutto loro.

Metaverso

 


Così i luoghi creati nel corso degli evi dalla Natura, soffrendo, lavorando, godendo, quelli prodotti dall'intima intesa tra umani e altri viventi, forse saranno liberati da strutture immonde e scorie letali e rinasceranno a beneficio di coloro che li avevano distrutti o uccisi. Al resto, a noi, un efficiente visore che sostituirà la mascherina nichilista e ci introdurrà nei viali dell'immaginario. E nella gabbia allestita per sollecitare la nostra felicità tramite ininterrotti flussi di serotonina, saremo transumani affascinati dall'immaginario creatro dalle intelligenze artificiali del Terzo Millennio.

Hanno incominciato a toglierci la memoria. Niente Storia, intimano. E chi aveva vissuto all'ombra dell'Ilva di Taranto, del carcinoma inquinante di Brindisi, dell'Italia appenninica e padana squarciata da oleo- e gasdotti, degli impianti tossici addosso al miracolo della Laguna, della Valsusa ridotta a inutile tubo nero per ferraglie, delle rive omeriche di Siracusa trasformate in una metastasi fossile di cento chilometri, della riviera dei fiori incastrata tra fabbriche d'armi, discariche mortali e mostruosità siderurgiche, della Sardegna, identità ineguagliabile, cannoneggiata e ferita da cinque poligoni dei giochi di morte...  chi da tutto questo s'è visto avvelenare sguardo, sangue e vita, senza memoria nel nuovo mondo parallelo non avrà neanche la consolazione del rimpianto.

 



N.B. Amici, qui non si tratta di luddismo. Qui si tratta, prima di dissolversi nel mondo del Metaverso, promesso da Klaus Schwab e annunciato da Mark Zuckerberg, sapere che della rivoluzione industriale e del capitalismo sono rimaste macerie per noi, e trilioni per i manovratori. E che forse si poteva "progredire" diversamente. 

Sono quei trilioni che dovrebbero permettere ai loro profittatori di programmarci per un mondo di zucchero filato, da loro disegnato, che noi pagheremo e dal quale continueranno a trarre profitto, come da quanto è rimasto fuori, magari bonificato per loro.

Proviamo a scalciare prima che ci arrivi in faccia il tampone. Di cloroformio.


martedì 14 dicembre 2021

GUERRA? CONSENSO SOLO GRAZIE AI MEDIA

 


INTERVISTA  A ME DI MICHELE MANFRIN PER “L’NDIPENDENTE!

 https://www.lindipendente.online/monthly-report/

Si tratta di un capitolo importante, anzi decisivo, per quanto riguarda la geopolitica delle guerre, di chi le fa, di chi le subisce e di come le presenta al pubblico il mainstream occidentale.

Un esempio classico e inconfutabile ci viene da come tensioni e conflitti sono narrati nei media, su input di editori di riferimento (obbligatorio), a loro volta intimamente intrecciati agli interessi dei grandi poteri emersi negli ultimi decenni (il militare, il finanziario, il digitale e il farmaceutico). Il tema riguarda in prima linea le tensioni in Europa Orientale, tra USA-UE, Ucraina, strumento dell’imperialismo occidentale, e Russia; quelle tra USA e Cina, rivale vincente, sotto il pretesto che la seconda pretende di disporre delle sue acque territoriali e di chiamare Cina un’isola cinese (Formosa); e meno appariscenti, ma forse più gravide di pessimi sviluppi, le tensioni suscitate in Bosnia tra bosniaci della porzione musulmano-croata e bosniaci della Repubblica autonoma serba. Il fine, qui, è di partire da quest’ultima componente della federazione per criminalizzare un presunto tentativo di Belgrado di riunire a se lo spezzone serbo della Bosnia-Erzegovina e costituire in tal mondo un blocco balcanico nettamente egemone e di non amichevole collocazione.

E perché andrebbe messo in discussione l’attuale assetto balcanico, come sorto dalla guerra di frammentazione della regione voluta da Germania, Nato, USA, Vaticano e subita, ma alacremente condotta dall’Italia di D’Alema e del suo ministro degli Esteri Mattarella. Assetto da mettere in discussione, vista la posizione  del suo elemento preponderante, la Serbia che, anche sotto un presidente discutibile come Vucic, tentenna davanti alle lusinghe dell’UE, rifiuta decisamente quelle della Nato (accettate da tutti gli altri) e ha rapporti molto stretti e fattivi, vuoi con la Russia e vuoi, ancor di più, con la Cina.

Ora tutto questo viene totalmente falsato, addirittura rovesciato nel suo contrario quanto a cospiratori, aggressori, aggrediti, minaccianti e minacciati, buoni e cattivi, vittime e carnefici. Dalla nostra stampa, in misura al limite del grottesco, e da quasi tutti i media generalisti occidentali con un minimo di residuale e mistificata professionalità.

Nell’intervista qui sopra non si entra molto nello specifico delle varie situazioni dette di crisi e tutte accuratamente costruite in funzione di aggressività interne ed estere, funzionali al potenziamento delle autocrazie globalizzanti, che si vanno affermando nello spazio euro-atlantico, e ai profitti dei loro principali pilastri: militare, economico, finanziario, digitale, tecnologico. Si cerca di illustrare la misura e i modi con i quali la stampa fiancheggia e promuove questa strategia. Anche per provare a renderci tutti meno ossequiosi e fiduciosi nei confronti di un giornalismo che, nella sua stragrande composizione, è di puri propagandisti.

*********************************************************************************************

* Partiamo dalla sua lunghissima esperienza di giornalista che ha lavorato sul campo per tantissime realtà diverse, comprese quelle che oggi definiamo mainstream: qual è la traiettoria che traccerebbe nel tempo circa la reale possibilità di raccontare i fatti da parte degli inviati di guerra?

Raccontare i fatti, di guerra o di altre situazioni, comporta inevitabilmente, quando si è giornalisti, cioè esseri liberi e pensanti e non amanuensi, un punto di vista e, quindi, un’empatia, o una valutazione personale. Nella mia esperienza, che risale agli anni ’60 del secolo scorso, non è mai stato del tutto facile far prevalere una simile forma di riferire la realtà. Si prediligeva la formula, detta inglese, dell’obiettività. Una mistificazione che cela il conformismo. Tuttavia, la coscienza democratica, rafforzatasi dopo il 1945 alla vista delle catastrofi provocate dalle dittature, ha aperto spazi. Neanche il più autoritario degli editori o direttori voleva/poteva privarsi di una vernice di pluralismo. Allora, più a sinistra che a destra. Oggi, per quel che valgono queste qualifiche, è vero il contrario.

La mia esperienza in proposito risale al 1967, Guerra dei Sei Giorni tra Israele e gli arabi, dove ero inviato del quotidiano Paese Sera e del settimanale Vie Nuove, entrambi vicini al PCI. La posizione ufficiale del partito e, con minore rigore, di questi organi di stampa, era di sostegno a Israele, ritenuto vittima ontologica e portatore di democrazia e perfino socialismo (i Kibbuz). I miei servizi da quel conflitto e quelli successivi dalla Palestina e da tutta la regione, non rientrarono in questa visione, ma vennero tutti pubblicati senza censure. Il che, mi pregio di rivendicare, potrebbe aver contribuito, insieme ad altri elementi, sicuramente più decisivi, a cambiare la linea delle due pubblicazioni, ma anche del Partito, in favore di una maggiore comprensione delle posizioni arabe e palestinesi.

Molti anni dopo, ebbi modo di seguire a Baghdad l’aggressione USA/Nato del 2003. I miei reportage, fuori linea rispetto a un mondo mediatico quasi interamente “normalizzato”, vennero dal quotidiano per il quale lavoravo, Liberazione, confinati nella rubrica delle “Lettere”. Nulla di sorprendente, visto che l’inviato della CNN in Iraq mi aveva spiegato che gli emissari del Pentagono, collocati nella redazione, avevano a disposizione tre bottoni: verde, giallo, rosso, un semaforo. Verde per i servizi da Baghdad che potevano passare, giallo, per quelli da emendare, rosso per quelli da cestinare, perché non “corretti”.

Dopo che nel corso degli ultimi decenni la proprietà dei media, concentrata in una ristretta oligarchia, ha assunto per oggetto sociale solo apparentemente l’informazione, avendo sostituito al suo posto la propaganda e, dunque, la manipolazione della realtà, il modulo semaforo della CNN è diventata meccanismo universale. Gli organi professionali, Ordine e Sindacato, si sono perfettamente embedded in questa procedura. 

 

* «Le due virtù cardinali in guerra sono la forza e la frode», è una frase di Thomas Hobbes. In base alla sua esperienza decennale nei teatri di guerra, quanto ritiene sia vera questa affermazione? In che misura i mass media possono accrescere la forza e la frode?

 

La forza è quella del condizionamento da parte di un datore di lavoro dal quale dipende il tuo salario e, quindi, il presente e il futuro tuo e della tua famiglia. La frode è quella che ti viene ordinata in base agli interessi del tuo editore e della sua appendice, il direttore. Per le guerre in preparazione si tratta generalmente di imbastire martellanti campagne di diffamazione del paese, o governo, che si vorrebbe liquidare. Campagne alla quale si aggiunge il plusvalore “etico” fornito dalle ONG, sedicenti dei “diritti umani”, ma scaturite dai grandi centri occidentali degli interessi politici ed economici, tipo Amnesty International, Human Rights Watch. Raramente manca la benedizione accreditrice dei vertici di certe importanti confessioni religiose. Gli esempi sono sotto gli occhi e nelle orecchie ogni giorno, dalla Russia alla Cina, dall’Iran al Myanmar, dall’Egitto alla Siria, a tutte le entità che, in qualche modo, costituiscono modello sociale alternativo e ostacolo alla globalizzazione a comando unico.

Nell’esecuzione della guerra e nei suoi esiti, si tratta di annichilire la voce del nemico e valorizzare la propria, per quanto menzognera, ma incontestabile, data la sostanziale unanimità degli organi di comunicazione.

Nella mia esperienza, ricordo il palazzo della TV di Stato a Belgrado, incenerito nei primi giorni dell’attacco Nato. Nella Guerra del Golfo del 2003, ho visto dalla finestra polverizzare il ministero dell’Informazione iracheno di fronte, nella seconda notte dei bombardamenti. I giornalisti che, contro il “suggerimento”, fornito direttamente da Washington, di non intralciare la “verità” della stampa embedded con le truppe statunitensi, riferendo invece da Baghdad quanto vedevano succedere sotto i bombardamenti a tappeto e, inevitabilmente, quanto sentivano dai comunicati del governo di Saddam Hussein, hanno subito gli effetti dell’irritazione USA. La terrazza dalla quale trasmettevano quasi tutte le testate internazinali venne spazzata via da un raffica di bombe e le prime cannonate, all’ingresso dei carri armati USA a Baghdad, colpirono l’Hotel Palestine, dove alloggiava la maggioranza degli inviati, facendo tre morti tra i colleghi. 

 

 * I mass media sono un mezzo ideale per mostrare la forza di una nazione e dispiegare la narrazione dei propri principi ispiratori e dell’identità del paese e del suo popolo. «Si vis pacem, para bellum», diceva il romano Vegezio: qual è il ruolo dei mass media nel preparare la guerra? E, in quanto proprietà di magnati, grandi gruppi industriali, multinazionali o sotto il controllo governativo, i mass media hanno una propria agenda?

 

Ho già risposto prima a questa domanda. Negli ultimi trent’anni la concentrazione delle testate in mani sempre più ridotte e potenti, vedi, in Italia, Elkann, De Benedetti, Cairo, le cui fonti di profitto da sostenere non sono i lettori, ma attività finanziarie e industriali legate spesso alle condizioni geopolitiche, non permette affatto di esprime la forza politica, morale e intellettuale di una nazione. Al massimo esprime la forza di alcune cosche, sostanzialmente mafiose, che, grazie alla potenza manipolatrice, determinano anche sia la forza, sia la debolezza dei regimi. I massmedia, in quanto operatori della comunicazione, non hanno altra agenda che quella dei ragazzi di bottega di fare bene le pulizie.

 

* In quanto mezzi di comunicazione di massa, ormai divenuti globali, i mass media sono capaci di arrivare nel campo avversario ben prima di carri armati e soldati, colpendo l’immaginario collettivo del “nemico” e fornendo modelli rivoluzionari prestabiliti. In tal senso, ci può spiegare in che modo i mezzi di comunicazione di massa possono essere considerati delle vere e proprie armi a disposizione di chi detiene le leve del potere? In che modo posso essere utilizzati?

 

Credo che anche su questa domanda ho già detto prima la mia. Del resto la giusta risposta è già contenuta nella domanda. Credo che qui vi riferiate in particolare alle cosiddette “rivoluzioni colorate”, iniziative imperialiste che, quando non riescono a provocare cambi di regime in direzione filo-occidentale attraverso la manipolazione dell’”immaginario collettivo”, di solito precedono le aggressioni armate. Lo si è visto in Libia e Siria. Qui svolgono il loro ruolo sia la stampa internazionale, con le campagne di cui ho detto prima, sia organi locali che riescono ad accreditarsi e funzionare, sebbene riconosciute come a servizio dell’aggressore. A Belgrado, ricordo la Radio-TV B-92, una delle tante del circuito di George Soros, che in pieno governo di Slobodan Milosevic, detto “autoritario”, ma dove si votava più spesso e più liberamente che in tanti paesi “civili”. Questa emittente sparava a zero contro ogni cosa jugoslava e serba e, per questi meriti, venne visitata e omaggiata da una di quelle formazioni “sociali”, come le “Tute Bianche” di Luca Casarini, la cui caratteristica più identitaria è l’ambiguità. Già attiva tra gli zapatisti del Chiapas, oggi è al timone delle navi impegnate nella sottrazione a paesi del Sud delle loro risorse umane.

 

* Da due anni viviamo una situazione di assetto bellico, tanto nella narrativa proposta dai politici e dai governi quanto nella loro proposta e azione politica. In che modo i mass media hanno contribuito a questo stato di cose?

 

Dobbiamo fare una netta distinzione tra media di massa, o generalisti, come li chiamano, vale a dire tutti quelli del regime in atto e della relativa opposizione del re, salvo eccezioni molto rade, e i media che in queste temperie degli oligopoli mediatici e della repressione di tutto ciò che resta fuori dalla traccia stabilita, si sono costruiti uno spazio in rete e, in un caso felice, anche sul digitale terrestre. A questi ultimi operatori onesti e liberi dell’informazione dobbiamo in buona misura la possibilità, graie alle fessure che riescono ad aprire nei muri dei menzognifici, di arrivare a conoscenze altrimenti negate. E non è poco, data la potenza di fuoco di questa vera e propria corrazzata dei massmedia a testate (droni, cannoni, missili) unificate. E’ chiaro che acquisire il controllo su tutti i maggiori organi di stampa è stato propedeutico alla guerra sanitaria programmata dall’élite contro le proprie popolazioni. Del resto non era stato Udo Ulfkotte della “Frankfurter Allgemeine Zeitung, sorprendentemente e immaturamente scomparso, a ragguagliarci in anticipo sull’infiltrazione dei servizi statunitensi in tutte le più importanti testate europee e sulla sconfinata serie di giornalisti a libro paga della CIA?

 

 * Mario Monti, senatore a vita, ha recentemente affermato che, vista la situazione di guerra che stiamo affrontando (guerra nei confronti di chi?) anche l’informazione dovrebbe rispondere a logiche belliche e il governo dovrebbe quindi somministrare le notizie in giusta dose; in altre parole, la situazione di emergenza giustifica la censura e la manipolazione delle informazioni: cosa pensa riguardo?

 

Da tutto quello che ho fatto nella mia professione e ho risposto fin qui, non può non scaturire una risposta chiara e univoca.  Mario Monti, a suo tempo istruito da J.P Morgan su come irrigimentare l’Italia e trasferire le ricchezze dei suoi cittadini in alto e all’esterno, merita il famoso “giudice di Berlino” che lo processi per alto tradimento. E’ un esito che potrebbe, dovrebbe, arridere, se la sorte e la nostra coscienza ci confortano, a parecchi dei personaggi, donne e uomini, che determinano le nostre condizioni attuali e il destino al quale queste condizioni dovrebbero essere propedeutiche.

Il senatore a vita Monti, quindi nominato e non eletto, nell’augurarsi “somministrazione” di informazioni “dosate dall’alto” e attraverso strumenti “meno democratici”, in contiguità con quanto ci viene somministrato in termini di violenza medica e repressiva, non formula un auspicio. Con artificio grammaticale, mette al futuro una realtà presente e pienamente attuata. Rispondendo alla domanda, non c’è nessuna situazione d’emergenza, se non quella apoditticamente e arbitrariamente imposta da un manipolo di squadristi dell’era tecnologico-digitale-sanitaria a fini della monopolizzazione della ricchezza, quindi del potere, quindi della vita.