sabato 9 luglio 2022

STORIE DI INFAMIE E DI GRANDEZZE



 Ultimo dispaccio, cari amici, e lunghissimo. In compenso non vi arriverò più addosso più o meno per una mesata. Ci sarò per la posta, ma, per il vostro sollievo, non diffonderò più pipponi miei e neppure perle di altri fino a dopo ferragosto.  

Passatevela bene, quest’estate, chè, dopo, saranno tuoni e fulmini. Di questi, devono prevalere i nostri. Attrezziamoci. Per adesso salutiamo il Lugansk liberato dalle orde naziste. 

Ciao,

Fulvio



https://playmastermovie.com/fulvio-grimaldi-un-uomo-al-fronte-diretta-social

Playmastermovie, serata presentata da Alessandro Amori e Alessandro Denti, con me che rievoco, alla mano di immagini dei miei documentari, episodi salienti di alcune delle mie esperienze di decano degli inviati di guerra italiani.

Il mestiere dell’inviato di guerra, lo dico probabilmente pro domo mea, è quello più difficile e più importante. Può servire al riscatto della verità contro le macchinazioni dei carnefici. Ma può anche degradarsi a postribolo di cervelli, occhi, penne in vendita: presstitute, come genialmente è stato formulato in inglese. 

Ho vissuto tutta la parabola di questa categoria, dalle stelle alle stalle. E oggi anche sotto, dove scorrono i liquami. 

In Palestina, o nel Vietnam, per merito di giornalisti liberi, pensanti, indipendenti, l’inviato di guerra ha stracciato un gigantesco schema genocida e ha messo nell’angolo potenze che parevano, impunibili, immuni a ogni resa dei conti. In Ucraina ha toccato il fondo dell’abiezione nella negazione dell’assunto vantato: riferire e far capire la realtà, nelle sue tante espressioni e colorature, senza dover servire alcun interesse prestabilito.

Dalle traversate del deserto e semideserto eritreo fino all’altopiano di Keren e Asmara, sotto le bombe dell’aeronautica etiope, insieme a una pattuglia di guerriglieri del Fronte di Liberazione eritreo, alla Guerra dei Sei Giorni del 1967 in Palestina; dal Vietnam devastato dal napalm e dalla diossina dell’Agente Orange in cui, ancora anni dopo la fine della guerra, ho visto nascere deformi e morire, al Nordirlanda della “Domenica di Sangue”. Una strage di Stato. Come lo sono quasi tutte. 




 
Un episodio, quest’ultimo, che mi permise di documentare, unico della mia professione, ma nel coro di mille testimoni scampati, la strage a sangue freddo compiuta a Derry contro una manifestazione pacifica di civili, dal Primo Battaglione Paracadutisti britannici, su ordine del governo. E che segnò la mia coscienza e il mio lavoro di giornalista con la consapevolezza di “che lacrime grondi e di che sangue” l’azione dei potenti. E di che menzogne. Sempre e comunque

Quel massacro doveva soffocare la rivolta, allora pacifica e poi armata, di un popolo in sacrosanta lotta di liberazione. Per me è diventata l’emblema, l’epitome di un confronto, che segna l’intera storia umana, tra minoranze ciniche e feroci e masse oppresse e sanguinanti che non si arrendono e, alla fine, vincono. Anche solo morendo in piedi e incidendo nella Storia la verità della vicenda umana. Così i palestinesi, i siriani, gli iracheni, i latinoamericani, i serbi, gli eritrei….

 



Come ancora Ugo Foscolo, chiudendo: “E tu onore di pianti, Ettore, avrai / Ove fia santo e lagrimato il sangue / Per la patria versato, e finché il Sole / Risplenderà su le sciagure umane”. 





giovedì 7 luglio 2022

GUERRA E COMPLOTTO: ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA



https://www.byoblu.com/2022/07/06/complottista-a-chi-fulvio-grimaldi-in-mondocane-storie-dal-pianeta/

Ultima puntata di MONDOCANE su Byoblu prima della sospensione estiva, dedicata ai complotti, a chi li fa, a chi li subisce, a chi li smaschera.

La neolingua è quella di Orwell in "!984", dove guerra è pace, schiavitù è libertà e ignoranza è forza. E la lingua grazie alla quale i fabbricanti di inganni, i complottisti, intriganti, cospirazionisti, frodatori, bugiardi danno a chi li disvela del complottista. Questo rovesciamento dell'applicazione dell'epiteto gli ha permesso per lunga pezza di frodare gran parte della società sulla quale si esercita la loro macchinazione.

Nella puntata "Complottista a chi?" tento una rassegna, solo sommaria, delle cospirazioni a cui ci hanno assoggettati nel tempo della presa e del mantenimento del potere oligarchico totalitario. 


 


https://youtu.be/aAtcfj1HYEs 

Trieste, 17 giugno, Manifestazione di Ancora Italia, mio intervento "Dall'Afghanistan all'Ucraina".


Il regime Mattarella-Draghi-UE-NATO, tra le tante aggressioni ai nostri diritti fondamentali, a iniziare dalla libertà e dalla sovranità, è arrivato al crimine che secondo Norimberga è quello massimo contro l'umanità: ha costretto il nostro popolo a farsi partecipe e complice di una guerra d'aggressione. Con tutte le conseguenze nefaste e tragiche che ciò comporta, sia per il paese utilizzato per la contesa e destinato a essere dissanguato e distrutto, sia per noi.

Vediamo come questa ennesima violenza contro l'autodeterminazione dei popoli e degli individui, accoppiata alle altre, sinergiche, operazioni di annientamento sostanziale della democrazia e del benessere collettivo, abbia per metà una globalizzazione di segno tecnocratico che superi e perfezioni le dittature nazifasciste del Novecento.








martedì 5 luglio 2022

PARTIRE E' UN PO' MORIRE... Jus Scholae, Jus Soli, o Jus Patriae?

 



DOV'E' LA CASA DELL'AFRICANO?

https://www.byoblu.com/2022/07/04/partire-e-un-po-morire-fulvio-grimaldi-in-o-green-o-verde/

Questo è il link alla puntata della mia rubrica del lunedì alle 21.00 "O Green o Verde" su Byoblu che, ancora una volta, alla vista dell'ingigantirsi di questo fenomeno manovrato, è dedicata alle migrazioni. Intendendo per migrazione , lo sradicamento indotto di popolazioni, il loro trasferimento e inserimento in situazioni sociali, culturali e storiche aliene, con relativa destabilizzazione sociale per chi arriva e chi riceve. Un'operazione che si inserisce nella grande strategia del Nuovo Ordine Mondiale portata avanti dalle élites.

La domanda è "Dov'è la casa dell'Africano" ( o del maghrebino, o dell'afghano, o del bangladeshi..."), domanda che nessuno, di quelli che si agitano intorno al fenomeno delle migrazioni, per un verso o per l'altro, si pone. Tanto meno quelli che, sentendo il tintinnio delle monete che accompagna l'arrivo di questi esseri umani nei centri d'accoglienza delle Ong, Cooperative, Associazioni, o quegli altri che sanno benissimo che se non spazzi via le identità storiche come espresse nelle comunità e nelle nazioni fattesi Stato a dispetto del colonialismo, non gliela faranno mai a ottenere quella massa  amorfa e omologata che gli serve per il totalitarismo prossimo venturo.

La casa dell'Africano, in primis, non ci deve essere proprio. Meno che mai la sua propria casa, quella dei suoi, degli antenati, dell'habitat di sempre. Comporta l'aberrante segno dell'identità e, quindi, del rischio della volontà. Se ci deve essere è quella che, con grande generosità, gli diamo noi. In periferia, fuori dall'urbanità gentrificata in bianco, nelle baracche al lato dei campi della raccolta, dalla Caritas nelle mense a prolungare un altro mondo, nel mondo secolarizzato, il mito della religione buona.

A una casa  vera e propria, vicnina alla nostra, ma non troppo (vedi i ghetti neri negli USA, dopo quattrocento anni), l'africano avrà diritto una volta che Ong, parrocchia e scuola gli avranno scrostato di dosso la sua africanità.





UNIAMCI A COORTE, SIAM PRONTI ALLA SORTE

https://www.youtube.com/watch?v=UpmjQ1UsbJk   Interventi alla manifestazione nazionale unitaria di Gaeta. Il mio è da 54’55 a 1h:09:00

 A Gaeta, base NATO, in vista della nave da guerra USA ormeggiata, grassa e tracotante, a poche miglia dal fronte della cittadina sul mare, il 2 luglio si è svolta, ospitata dal Partito Comunista, una manifestazione unitaria delle forze politiche che combattono il regime e i suoi padrini e danti causa. Sono intervenuti Marco Rizzo, Francesco Toscano, Stefano D'Andrea, Antonio Ingroia, Igor Camilli, una senatrice di Alternativa e, a chiudere, il sottoscritto.

Come già alla manifestazione del 18 Giugno a Roma, Piazza SS Apostoli, a Gaeta hanno partecipato a una iniziativa unitaria i rappresentanti delle varie formazioni politiche che sono oggi in campo nella battaglia contro i falchi della guerra NATO, gli strumentalizzatori della pandemia al fine di rovesciare la nostra costituzione democratica nel suo opposto totalitario. Ognuno ha espresso la sua posizione e ha sottolineato i punti di contatto con quella degli altri, in vista della costituzione di un fronte unico, di partiti e movimenti, che possa mettere in discussione l'assetto autocratico e la politica antipopolare del regime Draghi.

Personalmente ho i miei maggiori, o minori apprezzamenti per l'una o per l'altra piattaforma politica, ma penso che vi siano cose da valorizzare, almeno sul piano delle dichiarazioni, in molti di questi interventi. Così ho detto, in conclusione, e ho aggiunto del mio. E credo, soprattutto, che sia il momento di riunire le vastissime, ma ancora disperse, forze del contrasto ai nemici della salute, della pace, della libertà e della patria, Senza fare gli schifiltosi, o gli eterni quaquaraquà del benaltrismo. L'emergenza è drammatica. L'urgenza è...urgentissima.

Non è che l'inizio, le gambe su cui si cammina non sono ancora quelle di Mennea, o di Bolt. Troverete da togliere, da integrare, da limare. Seguite i discorsi in questo video e, se ancora non l'avete, fatevi un'idea. Dopodichè ognuno potrà dare il suo contributo. Almeno spero. E, comunque, una volta partiti, impegno senza remore. Le furbe e comode fughe nelle "oasi felici" lasciamole a coloro che la propria trincea la poggiano coi gomiti sul davanzale.

lunedì 4 luglio 2022

ROMA, FLASHMOB NEI 51 ANNI DI JULIAN ASSANGE E NELLA RICORRENZA DELLA MORTE DEL GIORNALISMO ITALIANO


 Assange Libero.mp4

https://youtu.be/AWtyRPAA0Vg  

Tra i tanti flashmob che ho visto e in cui c'ero, il più bello è stato questo di Ancora Italia a piazza Barberini,  centro della capitale consacrato per un pomeriggio alla più nobile e urgente delle cause, quella della libertà, di cui è simbolo e bandiera il corpo martoriato e la mente integra e irriducibile di Julian Assange, giornalista. 


Una manifestazione di denuncia, solidarietà, lotta che ha coinvolto duecento persone in un pomeriggio domenicale di luglio, arroventato da una temperatura impietosa. Un flashmob organizzato dai ragazzi di Ancora Italia come meglio non si sarebbe potuto, in un tempo gravemente breve, quattro giorni, tra i mille impegni pubblici di questa chiusura di stagione e nell'assenza di altre forze poliche, o movimentiste che si collochino nel campo della battaglia contro regime e regimi. 



Un'iniziativa la cui forza e il cui significato ha perfino convinto i dirigenti delle forze dell'ordine addetti al controllo a rinunciare a divieti e interventi censori, o limitanti.

Una coreografia spettacolare, con movimenti di "figuranti" a sottolineare il significato e le emozioni dell'intervento audio della madre di Assange. Una serie di interventi finali a rafforzamento del significato delll'operato di Julian Assange in difesa del diritto alla verità di chi la vede, la racconta, la diffonde e di chi la riceve; a denuncia di un'operazione strategica dei regimi NATO, con in testa Regno Unito e Stati Uniti, volta a manipolare la realtà e a imporne una visione conforme agli interessi di un'infima minoranza di privilegiati impegnati a imporre all'umanità la dittatura globale.

 


Una testimonianza dell'irriducibile consapevolezza che la ferocia del martirio di Assange, volta al suo annichilimento psicofisico, già in atto nella prigione di Belsham e da completare nelle carceri di massima sicurezza degli USA, sul modello di Guantanamo e Abu Ghraib, va oltre la figura di questo giornalista incorrotto e minaccia  la categoria tutta di chi si assume il compito di informare. Da noi hanno incominciato, sui media servi, con le liste di proscrizione e i dossier dei servizi segreti più squalificati della nostra storia.


In un sistema mediatico che, in Italia soprattutto, ma in tutto l'Occidente atlantista, è sodomizzato dal progetto politico del Nuovo Ordine Modiale e ne costituisce ormai l'articolazione principale, l'iniziativa chiarificatrice e vindice di verità di Piazza Barberini rappresenta il perpetuarsi nelle piazze del crescente coro di voci, televisive, radiofoniche, cartacee, che minano e disgregano il menzognificio di regime. Duecento donne e uomini se ne sono fatti amplificazione.


Vi sono forze, più o meno organizzate, che si dichiarano rappresentanti, in varie forme, del disagio,  della rabbia, dell'opposizione delle masse popolari seviziate dai vari tentacoli della piovra Grande Reset: povertà, guerra, manipolazione sanitaria, soppressione di sovranità, identità, cancel culture,  autodeterminazione individuali, collettive, nazionali. 


Alcune di queste sembrano impegnate prevalentemente a costituire un  recinto di autocontemplazione; altre indicano nella fuga in oasi di separatezza e gratificazione della propria comunità , una soluzione. Ne abbiamo constatato l'assenza in piazza e, nelle comunicazioni, una presenza dal sapore eminentemente rituale.  

Sono fenomenologie riservate a chi ha la fortuna di conservare spazi di manovra individuali, ma sono anche a volte manifestazioni di impotenza che soddisfano l'ego del pifferaio e sono di consolazione ai pifferati, ma sono viste con sollievo e soddisfazione da chi osserva dalle finestre dei palazzi del potere.









venerdì 1 luglio 2022

AMERICA LATINA, IL SUBCONTINENTE SE NE VA...


https://www.byoblu.com/2022/06/29/mamma-ho-perso-lamerica-latina-fulvio-grimaldi-in-mondocane-storie-dal-pianeta/


Al link, puntata di MONDOCANE su Byoblu dedicata alle grandi novità espresse da popoli e governi latinoamericani, a partire dal Vertice delle Americhe convocato da Biden a Los Angeles e risultato un flop per la diserzione di alcuni tra i più rilevanti capi di Stato e di governo del subcontinente e del Centroamerica.

Dopo “l’Onda Rossa”, segnata dalla rivoluzione bolivariana di Hugo Chavez in Venezuela, dopo tentativi falliti o riusciti di una restaurazione yankee del controllo sul proprio “cortile di casa” all’insegna della dottrina Monroe, oggi saremmo all’ “Onda Pink”, come qualcuno la chiama negli Stati Uniti. Pink, rosa, senza però nessuna connotazione femminista. Rosa in quanto un rosso molto attenuato. "Rosado" in castigliano.

Che però viene espresso da masse tumultuanti. Le quali ultimamente sono state chiamate alle urne in tre paesi strategicamente rilevanti e di tradizionale allineamento e sottomissione al vicino yankee: Cile, Perù, Colombia. Quest'ultima assolutamente centrale, con sette basi USA e un narcotraffico indispensabile al mercato statunitense (il più grande del mondo per la cocaina) e ai giganteschi profitti delle banche di quel paese (e dei loro paradisi fiscali).

I personaggi usciti da questo voto indicano una volontà generale di radicali cambiamenti rispetto alle politiche ultraliberiste e subalterne agli interessi yankee. Bisognerà vedere se sono all'altezza delle aspettative e dei rispettivi impegni declamati in campagna elettorale. Boric in Cile, dovrebbe porre fine all'estenuante prosecuzione del pinochettismo con la Bachelet e Pinera. Castillo in Perù deve affrontare la pesante eredità dei gangster amerikani Fujimori, padre e figlia e il colombiano ex-guerrigliero ed ex-sindaco di Bogotà, Petro, dovrebbe trasformare l'Israele dell'America Latina in una specie di Venezuela bis.

C'è anche il ripetente Lula, altra ipotesi "pink"

I primi pronunciamenti di questi tre neoeletti non giustificano grandi attese. Nessuno di loro ha aderito all'appello di altri otto capi di Stato e di governo latinoamericani, con Obrador del Messico in testa, di non partecipare a un Vertice delle Americhe dalle quali Joe Biden si era permesso di escludere Cuba, Venezuela e Nicaragua. Tutti e tre hanno cercato una certa legittimazione dall'occhiuto referente del Nord esordendo con critiche al Venezuela di Maduro e con la rivendicazione di far prevalere, invece, una "sinistra democratica e rispettosa dei diritti umani". Cosa che, secondo l'oligarchia colonialista e guerrafondaia di Washington, il Venezuela non avrebbe.

Detto questo di una certa penombra che pare investire la luce delle aspettative di questi paesi, resta il bagliore della presidenza, nello Stato più rilevante e più vicino agli USA (per sua sfiga), di Andres Manuel Lopez Obrador, uomo di genuino e intransigente sovranismo, equità sociale e antimperialismo. Obrador, prima di trionfare nel 2019, era stato defraudato dalla vittoria in ben due elezioni presidenziali attraverso colossali e documentati brogli elettorali in favore dei candidati graditi agli USA e ai cartelli del narcotraffico, foraggiati di armi da oltreconfine. 

Sconfitta in entrambe le occasioni auspicata e favorita anche dal famigerato "subcomandante" Marcos, ora dileguatosi, ma che per vent'anni, dal Chiapas, ha sabotato l'autentica sinistra  messicana e dileggiato le esperienze rivoluzionarie di paesi come il Venezuela, la Bolivia, l'Ecuador, il Nicaragua e la Cuba d'antan.

Per aver sforato nella registrazione della trasmissione di cui al link, ho perso l'occasione di evidenziare alcune delle iniziative sociali, politiche e geopolitiche di Obrador, detto Amlo. Provo ad elencarne qui qualcuna.


IL NUOVO MESSICO DI AMLO



"Non siamo qui per lo scontro, siamo qui per la fratellanza, per unirci, e anche se abbiamo delle differenze possiamo risolverle, almeno ascoltandoci a vicenda, con il dialogo, ma non escludendo nessuno. Inoltre, nessuno ha il diritto di escludere, nessuno dovrebbe escludere nessuno“. Credo nella necessità di cambiare la politica che ci è stata imposta per secoli, quella dell'esclusione, del desidrio di dominare, la mancanza di rispetto per la sovranità delle nazioni e l'indipendenza di ogni paese. Non ci può essere un Vertice delle Americhe  se non partecipano tutti i paesi del continente americano." 6 giugno 2022, Lopez Obrador all'Avana.

POLITICA ESTERA amicizia con Cuba, Venezuela, Nicaragua, Bolivia

RIFIUTO SANZIONI ALLA RUSSIA, Collaborazione con le imprese russe Lukoil e Aeroflot CONDANNA della CENSURA ai MEDIA RUSSI. CHIEDE LA DISSOLUZIONE dell'Organizzazione degli Stati Americani (OAS), strumento colonialista USA

DENUNCIA alla vicepresidente USA Kamala Harri, l'ONG statunitense USAID per finanziamenti ad associazioni di eversori infiltrati dalla CIA. Ha definito le attività di USAID "Una specie di golpe"

CONDANNA USA per i 40 miliardi, quasi tutti di armamenti, all' UCRAINA, mentre zero aiuti  vanno al disastrato e impoverito Centroamerica

RIFIUTA GESTIONE statunitense della  PANDEMIA USA, "lockdown = forma di dittatura".  Si pronuncia contro la scuola da remoto. Il suo Ministro della Salute si dichiara contro  i vaccini ai bambini decisi dalla FDA statunitense: "Bloccano lo sviluppo del sistema immunitario".

SCIOGLIE L'UNITA' DI  INTELLIGENCE USA-MESSICO, messa in piedi con il proposito presunto di combattere i Narcos. 

RIFORMA COSTITUZIONALE DIRITTI INDIGENI E AFROMESSICANI discussa e approvata in 31 assemblee regionali

RIFORMA LA LEGGE DELLE MINIERE e nazionalizza i giacimenti e la produzione e commrecializzazione del Litio 

AVVIA UN'INCHIESTA SUI SUOI PREDECESSORI FILO-YANKEe, per delitti socioeconomici, rapporti con i cartelli, cessione del controllo a banche straniere, politiche di austerità, fuga di capitali, guerra ad anziani e fragili, femminicidi, privatizzazione delle risorse nazionali. Si tratta di  Salinas de Gortari, Ernesto Zedillo, Vicente Fox, Felipe Calderon, Pena Nieto

Il 21 giugno annuncia che solleciterà a Biden, nell'incontro di luglio, la LIBERAZIONE DI JULIAN ASSANGE. Offre l'asilo al fondatore di Wikileaks, come l'aveva offerto a Evo Morales in fuga dai golpisti in Bolivia.



  Obrador e Chavez

Non stupisce che il Messico sia diventato la patria di elezione degli esiliati, auto-esiliati e perseguitati del mondo capitalista, autocratico, oligarchico e guerrafondaio (migliaia di scampati da Centroamerica, Colombia, USA, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Europa...). Ricorda la Francia del Fronte Popolare e dei fuorusciti del fascismo di Spagna e Italia.