venerdì 25 dicembre 2009

PER L'HONDURAS, PER L'AMERICA LATINA, CONTRO I SILENZI COMPLICI


A metà gennaio inizierà un tour di incontri, secondo il calendario in calce, con la dirigente del Fronte Nazionale della Resistenza contro il Colpo di Stato in Honduras, Esly Banegas Avila, esponente anche del movimento delle donne nella Resistenza. Negli incontri verrà presentato dall'autore il nuovo docufilm d Fulvio Grimaldi "Usa-Honduras-America Latina: IL RITORNO DEL CONDOR", che illustra il colpo di Stato yankee in Honduras, la straordinaria resistenza sviluppata dal popolo honduregno e le prospettive di questo scontro tra movimenti di liberazione latinoamericani e controffensiva Usa. Intanto, nel silenzio della "comunità internazionale" e di tutte le sinistre in Honduras, dopo le elezioni-farsa gestite dai golpisti e disertate dal popolo, si è instauurato un regime del terrore che ricorda gli anni '80 dell'operazione Condor: squadroni della morte, assassini mirati, sequestri, sparizioni, tortura.




15 gennaio, ore 18.10, arrivo a Milan-Malpensa. Accoglienza dei compagni di Sesto.
16 gennaio: Sesto S. Giovanni – Lotta e Unità (mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:brigantero@yahoo.it)
17 gennaio: Segrate –CSA Baraonda (mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:sperrin@autistici.org, Diego, 3398848530
18 gennaio: Bergamo – Circolo Italia-Cuba (mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:cubainforma@gmail.com)

19 gennaio: riposo a Verona

20 gennaio: Verona – Circolo di Italia-Cuba (mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:info@edizioni-achab.it)
21 gennaio: Udine – Circolo di Italia-Cuba (mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:x5.452@katamail.com)
22 gennaio: Venezia – Circolo di Italia-Cuba (mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:giuliana.grando@gmail.com)
23 gennaio: Trieste – Circolo di Italia-Cuba (mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:almacuba@libero.it)

24 gennaio: Cremona, Italia-Cuba e Associazione America Latina ( mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:littlepanda@libero.it)

25 gennaio: riposo a Cremona

26 gennaio: Volterra - Italia-Nicaraguita (mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:gaea@trident.it)
27 gennaio: Firenze e Siena – CPA Firenze Sud, Collettivo Scienze Politiche (rasta mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:ska@virgilio.it), Siena (mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:morandi.gabriele@yahoo.com)

28 gennaio: riposo a Firenze

29 gennaio: Ravenna – Circolo di Italia-Cuba (mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:giulia.l@racine.ra.it)
30 gennaio: Senigallia – Circolo di Italia-Cuba (mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:italiacuba.senig@gmail.com)
31 gennaio: Bologna, Italia-Nicaragua

1 febbraio: trasferimento a Manziana (RM) (mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:italiacubatuscia@libero.it; mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:sandra.paganini@alice.it)
2 febbraio: Roma – Circolo di Italia-Cuba (mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:marco.papacci@fastwebnet.it)
3 febbraio: Roma – altra struttura da precisare, oppure riposo

4 febbraio: disponibile per iniziativa in Centro Italia (Napoli?), oppure riposo

5 febbraio: trasferimento e riposo a Manziana

6 febbraio: Bracciano- Circolo di Italia-Cuba (mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:italiacubatuscia@libero.it: mhtml:%7BF0617929-008B-45D7-8F00-44C71AB0F192%7Dmid://00001469/!x-usc:mailto:sandra.paganini@alice.it)

7 febbraio: partenza da Roma

giovedì 24 dicembre 2009

CROCEFISSI E CROCEFISSIONI






Riproduco qui sotto video e documenti che riguardano le due maxi-bufole allestite a miserabile e delinquenziale livello interno, l’una, e a livello genocida planetario l’altra, a coronamento di un anno obamian-israeliano di guerre, colpi di Stato, colossali spostamenti di ricchezze a beneficio della criminalità economica ufficiale e mafiosa, fascistizzazione e strategie malthusiane di spopolamento e di ecocidio. SANGUE E SOUVENIR, la prima, "PANDEMIE DI SAN PATRIZIO, l'altra. E premetto qualche asterisco di mio. Quella sopra a sinistra è una vignetta honduregna e dice: "Ci temono perchè non li teniamo"

Stamane alla radio l’incerottato (su una faccia intonsa) guitto mannaro martire, coadiuvato dal suo sgherro della Protezione (sic!) Civile, esaltando il “miracolo” dell’Aquila, ha occultato una tragedia assassina annunciata, prevedibile, prevista, attesa e sfruttata per disintegrare una comunità e trasferire miliardi dalle tasche del popolo, a quelle dei propri clientes speculatori edilizi, perlopiù fraternamente mafiosi, grazie alla costruzione di snaturanti e alienanti ghetti chiamati new towns.

La stessa fenomenologia era stata collaudata e insegnata a governanti complici con l’operazione “Katrina” di New Orleans. Il ciclone, atteso e previsto in tutti i suoi particolari, venne fatto abbattere su una città sprovveduta di qualsiasi misura di prevenzione ed evacuazione (vedi al confronto Cuba) e i cui effetti disastrosi vennero resi apocalittici con la rottura volontaria degli argini che proteggevano il settore popolare e povero della città. Settore dagli spazi speculativi ambiti da analoghi speculatori edilizi e da appetiti residenziali di paperoni e corporations. In entrambi i casi la devastazione umana e riorganizzazione degenerativa territoriale ed urbanistica sono state affidate a enti familistici, sostanzialmente privatizzati, la Protezione Civile nostra e la FEMA statunitense, ai cui nuovi poteri assoluti, assegnati in violazione di ogni normativa, è stato affidato il ruolo rompighiaccio della costruzione dello Stato di Polizia. Stato di polizia sotto governo mondiale eretto sulle fondamenta della psicosi securitaria indotta dalla promozione terroristica della paura. Paura da coltivare nei confronti di tutti coloro che non assomigliano nella forma e nella sostanza ai membri delle cosche e logge che hanno eruttato quasi tutti i governi del Nord bianco del mondo. Paura di epidemie inventate a scansione biennale da Big Pharma e dalla sua cupola Onu, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per: a) far affluire alle grandi compagnie farmaceutiche, ufficiali pagatori delle elezioni dei propri garanti, stratosferiche somme di denaro dalla vendita di vaccini che promuovano una concentrazione di ricchezza-potere senza precedenti nella storia umana; b) collaudare vaccini via via più perniciosi che, giustificati con sempre nuove invenzioni di patologie di massa, permettano di arrivare all’obiettivo finale: sradicare dalla faccia della Terra due, tre miliardi di occupanti di troppo (visto che guerre, fame e sete non lavorano con sufficiente rapidità); c) creare il clima e i mezzi necessari per imporre misure di controllo e repressione che consentano, attraverso quarantene, spostamenti forzati di massa, liquidazione di presunti “untori” (vedi alla voce “terrorismo islamico”), sospensione dei diritti individuali e collettivi, il dominio assoluto delle élites su quanto rimane di umanità.

A imbellettare questo scatenamento di strategie criminali abbiamo, in questo paese, i bonzi dalla faccia di bronzo che il guitto mannaro, massimo assoluto del bronzo, estrae dal retrobottega del suo covo e mette a capo di quanto sarebbe destinato a salvaguardare la gente in difficoltà. Ma vi rendete conto di che soggetti ci trasciniamo sul groppone, mentre fanno finta di essere loro a sostenerci? Ve lo ricordate quel bellimbusto berlusconide della Croce Rossa che, provocando il rigetto dell’organizzazione internazionale, militarizzò la nostra Croce Rossa in Iraq, rendendola complice dei massacratori e bersaglio della sacrosanta Resistenza? Vi ricordate la patetica sceneggiata che allestì davanti a provvidenziali telecamere, complice la più ambigua delle Ong italiane – “Un ponte per” – quando esibì le due Simona scaturite dal deserto con ancora in testa il cappuccio dei rapitori e se ne attribuì il merito? E quel Bortolaso, tirannello assolutamente competente per quanto riguarda l’infinocchiamento della gente, sordo agli avvertimenti dei migliori geologi, ma ligio agli interessi degli avvoltoi pronti all’imboscata su ogni disastro “naturale” che la fabbrica della rapina capitalista italiota riesce a favorire, allestire, sfruttare? Uno che ha anticipato la messa a norma della società pianificata dai suoi padroni P2, mettendo in piedi una provincia di polizia dove a chi distribuiva volantini venivano tagliate, per ora metaforicamente, le mani? E quell’autentico sfasciacarrozze dell’ennesimo ras inetto delle ferrovie che, davanti al collasso di un sistema fatto di alta velocità per pochi e di osceno degrado per tutti gli altri, si permette di sfottere invitando i profughi dello sfascio a munirsi –loro – di coperte, panini e maglioni? E quell’improbabile viceministro, di un ministero della salute che non c’è perché come stiamo di salute noi è irrilevante, che fa mettere in cassa ai farmaceutici miliardi estorti alla paura con vaccini che aggravano la nostra resa demolendo le nostre difese immunitarie? Una pandemia che l’OMS dichiara del livello più alto, quello da peste bubbonica, mandando in tilt il discernimento de più, per poi dire, davanti all’influenza più lieve degli ultimi mille anni “Ops, è andata, non c’è da preoccuparsi”. Intanto miliardi sono stati rapinati e milioni sono stati intossicati. Quando tutto, proprio tutto, è mafia, questo è il personale che serve alla bisogna. Questo è il minimo che possiamo aspettarci.

Montazeri, Grande Ayatollah, fino a qualche tempo fa vituperato come inventore e fautore dell’oscurantista regime integralista di Khomeini, da morto e anche da un po’ prima è assurto al pantheon dei benemeriti di democrazia e diritti umani grazie al suo ruolo di guru della farsa CIA denominata “rivoluzione verde”. E’ il tardivo riconoscimento a un vecchio infiltrato dell’imperialismo che, da reggicoda di Khomeini, aveva svolto l’incarico di corrompere la rivoluzione contro lo Shah decimandone i protagonisti comunisti e laici, e di demolire per conto dell’Occidente neocolonialista il baluardo nazionalista, socialista e antimperialista arabo che era l’Iraq di Saddam. Uno che era legato a quegli ambiguoni saltafosso dei Mujaheddin Al Khalk che, da antikhomeinisti profughi in Iraq, si mutarono in soldataglia antiraniana al soldo degli Usa, quando la collusione tra squartatori dell’Iraq persiani e statunitensi si trasformò in collisione per l’egemonia nell’area? Uno che si è fatto contestatore del regime solo perchè roso dall'invidia per un Khamenei, guida suprema, preferita a lui dal vecchio satanaasso in turbante. Umoristica, ma neanche tanto paradossale, la convergenza, qui, tra l’anatema all’Iran dello stragista Netaniahu e della belluina Hillary Clinton, da un lato, e quello del tutto analogo di sedicenti sinistri tinteggiati di “verde Cia”. Speculari, a questo proposito, le castronerie di quegli altri, nominalmente accampati tra gli antimperialisti, che capovolgono il mondo inneggiando ai chierici di Tehran e alle loro bande di tagliagole scite in Iraq, squadroni della morte aizzate dall’occupante contro quella che per sei anni è stata la sua più valida ed eroica opposizione, la resistenza sunnita guidata dai compagni di Saddam.

Una resistenza silenziata in occidente, ma cui, di riffa o di raffa, non si può non attribuire la crisi dell’occupante e il suo ritiro nelle proprie tane, lasciando agli ascari locali l’incombenza di ammazzare, torturare, vendere, e di farsi saltare per aria. A proposito, tanto per rimediare al fallimento della verde tra le loro “rivoluzioni colorate”, dai valvassini sauditi dell’imperatore USraeliano viene diffusa la notizia che Osama bin Laden si è affidato con tutti i figli alla tutela di chi? Ma ovviamente di coloro che al momento, in attesa dell’assalto a Bolivia e Venezuela, prodromo il golpe fascista in Honduras, rappresentano la prossima scadenza del cannibalismo USraeliano: l’Iran e quell’Ahmadinejad che, tradendo la trentennale cooperazione con gli Usa, si è montato la testa e contende a USraele il signoraggio totale sul Medioriente, oltre a rompere le scatole con i suoi accordi politici e commerciali in Latinoamerica.
Fa niente che il benemerito agente della Cia, travestito da fondamentalista islamico, data una mano ai predatori occidentali in Jugoslavia, Cecenia, Algeria, fatto apparire e scomparire secondo la necessità di attentati terroristici Cia-Mossad (da noi l’equivalente è uno che s’imbratta la faccia di sangue), abbia sofferto morte documentata e testimoniata da diabete nel dicembre 2001, probabilmente senza aver mai nutrito il minimo sentimento antiamericano, anzi. Coerentemente, resuscitato nei soliti video malamente raffazzonati a Langley, in cui appare abbeverato alla fonte dell’eterna giovinezza, e accreditato dal davvero infame giulianasgrenismo dei corifei dell’autenticità di Al Qaida, oggi lo sceicco saudita si è messo a lavorare nel Sahara submagrebino: rapimenti, rivendicazioni, esperti che sul “manifesto” cianciano di militanti islamici osamiani che imperverserebbero tra Mauretania, Mali, Algeria, Ciad, Niger. Guarda un po’, proprio la dove li avrebbe collocato qualsiasi programmatore di minacce terroristiche alla 11 settembre, atte a lubrificare i cingoli statunitensi, francesi, britannici e tedeschi che stanno solcando quei territori ricchi di indispensabile uranio, cobalto, petrolio, oro. Ah, se non ci fosse Al Qaida! E quell’Osama che nove anni di guerre di sterminio e tre trilioni di dollari spesivi, in un mondo dove le spie e i venduti fioriscono come pratoline di marzo, non sono riusciti neanche a localizzare, figuriamoci a eliminare.


E’ Natale. Il santo Natale. Tempo per distillare l’estemporanea religiosità da bambinello e messe natalizie in beatificazioni varie: dal papa che ponziopilateggiava su nazismi e stragi, forte delle intime amicizie strette da Nunzio a Berlino, al papa che tra le pieghe della tonaca custodiva il bandito, picciotto, piduista e probabile soppressore di papa Luciani, Marcinkus, e dal fondo luciferamente delittuoso dei fondi della di lui banca traeva i mezzi per trasferire la Polonia e tutto il resto verso il necrocapitalismo occidentale, la miseria, il disfacimento sociale e culturale, il milione di morti del postcomunismo. Preannuncio di queste letizie natalizie era stata la crociata per la salvezza del crocefisso. Ricordate il feldameresciallo La Russa che sbavava e rantolava: “Dovete morire, dovete morire!” ai temerari europei che avevano stabilito come il crocefisso pubblico, scolastico o tribunalizio, non facesse bene alla laicità dello Stato, alla sua imparzialità, all’eguaglianza di cittadini e di fedi o non-fedi. E fin qui siamo alle solite di un paese-rospo che, superata con il concorso decisivo del PCI l’eversione del’68-’77, se ne sta inguattato, all’ombra dei bui fogliami coltivati dai potenti, nel fanghiglioso stagno della sottomissione e dell’ipocrisia.

Ma mi fanno più specie coloro che si oppongono al cadavere appeso in pubblico in nome del tradimento che questa imposizione commetterebbe nei confronti del VERO messaggio di Cristo, della VERA natura delle religione che Paolo di Tarso estrasse dal fantasy sul redentore dell’umanità dall’orrido, irrimediabile peccato originale (che sarebbe poi il frutto dell’albero della CONOSCENZA; che trovata, ragazzi!). E’ lì che casca l’asino. E’ come dare addosso a Obama o Bush per le efferatezze che vanno compiendo, per poi accreditare le ragioni addotte agiustificare quelle guerre. Appunto l’ectoplasma Al Qaida, il terrorismo islamico e gli autoattentati a scopo di vittimismo genocida: Israele docet. Premesso che quel povero Gesù che s’immola sulla croce per toglierci qualcosa che non abbiamo mai avuto, è la più funambolesca invenzione dai tempi della mela e che quindi non varrebbe occuparsene se non in termini di epistemologia delle superstizioni a fini di dominio, mai e poi mai si è visto sulla Terra perseguire quel VERO messaggio di Gesù, realizzarsi quella VERA natura della religione cristiana. Quella dei gerarchi e scherani cristiani, cattolici in primis, è da Costantino in giù la più orrenda storia di ferocia, prevaricazione, ottundimento, mattanze che non solo l’umanità abbia mai vissuto, ma che il più funambolico creativo di storie dell’orrore abbia mai concepito. Da questi magagalattici frodatori e ladri della verità e delle nostre coscienze non ci è mai venuto nulla di buono e il fraticello missionario che sostiene i poveri in qualche favela, non serve storicamente ad altro che a sbianchettare la cotta del papa, tanto scandalosamente opulenta quanto fradicia di sangue.
Buon Natale!

E un buon anno, invece, da quel popolo dell’Honduras che ho avuto la felicità di vedere in piedi a rifiutare, rivendicare, lottare, cantare, ridere di speranza e di fiducia nella liberazione (e che mi auguro vedrete nel mio docufilm "Il ritorno del Condor". I ratti dell’oligarchia honduregna e il pifferaio di Washington che pensavano di continuare a far sbucciare banane agli honduregni, quelle banane se le sono prese in faccia. Il mondo dell’appeasement, del taralucci e vino, si è accomodato soddisfatto in elezioni in cui i militari e gli esperti israeliani sono riusciti a far votare, baionetta alla mano, un terzo degli elettori, a patetica legittimazione del colpo di Stato con annesso terrore pinochettista. Ma il fuoco, mai visto prima nella “repubblica delle banane”, è divampato e, guardando all’esempio latinoamericano, non si spegnerà tanto facilmente. Il roll back dell’ipermilitarista Obama, per riprendersi l’America Latina liberata, è incominciato male. Soprattutto, se non a noi, ai popoli del sud del mondo, i tre quarti dell’umanità, ha mostrato il re venduto per bello, nudo e sconciato dalla lebbra. E non è poco. Solo che qui, dalle nostre parti, nessuno ci pensa. Le nostre sinistre sinistre sembrano quei topini bianchi che, nella gabbia dello scienziato vivisezionista, si rincorrono e arrabattano frenetici e stolti intorno alle proprie code. Hanno la vista troppo corta per individuare chi li tiene in una gabbia dove ogni cosa, dal terremoto dell’Aquila alla chiusura di Termini Imerese, dalle macellerie di guerra alle pulizie etniche israeliane, dalla distruzione maltusiana degli ecosistemi alle pandemie, dal furto dell’acqua ai viaggiatori all’adiaccio, dal crollo delle torri al ferito hollywoodiano di Piazza del Duomo e ai morti veri di Piazza Fontana, sta scritto sulla lavagna di quello scienziato. Per leggerla bisognerebbe individuare il suo laboratorio, entrarci e sfasciare tutto. Ma chi ci pensa. Abbiamo tante sigle di sinistra, addirittura comuniste, quanti vermi scava quel merlaccio che, ogni santo giorno che viene, mi butta per aria le rose.
Buon anno.





IL SANGUE DI BERLUSCONI E’ TUTTA UNA MONTATURA ???

Io sono convinta che questa sia tutta una montatura.Lui uscirà dopo le vacanze con la faccia ripulita.E reciterà la parte del martire e della vittima.Anna – Milano - 16-12-2009 -

Vedere:

http://aceontheriver.splinder.com/

http://eretici.blogspot.com/2009/12/berlusconi-aggressione-vera-o-tutta-una.html

http://andreainforma.blogspot.com/2009/12/e-se-laggressione-berlusconi-fosse-una.html

http://strakerenemy.blogspot.com/2009/12/laggressione-berlusconi-e-una-montatura.html

http://cospirazionista.blogspot.com/2009/12/laggressione-berlusconi-e-una-montatura.html
Di dubbi ce ne sono parecchi... http://www.youtube.com/watch?v=Lqz3E2SnAFk http://www.youtube.com/watch?v=vWmvrYIKitA


La ex-ministra de sanidad de Finlandia, Doctora Rauni Kilde, no tiene pelos en la lengua.

http://www.youtube.com/watch?v=nTgyakGAddM

http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=%2Findex.php&cmd=v&id=9940




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Cosa si nasconde dietro l’influenza porcina?Marcello Pamio – 31 luglio 2009
“Dopo la morte del figlio autistico: John Travolta lascia Scientologi”. “Arriva finalmente la smentita del giovane ballerino: ‘Non sono il figlio illegittimo di Jacko’ “
Con tutto rispetto per la morte del figlio di Tony Manero e la scomparsa (non certo inattesa e inaspettata) di Michael Jackson, queste sono “notizie spazzatura” che vengono veicolate dai grandi e indipendenti giornali italiani per occupare da una parte i media e dall’altra il cervello dei loro lettori-sudditi. Da una parte le notizie trash, dall’altra lo spietato quanto vergognoso terrorismo psicologico sulla pandemia di influenza che è pronta - e non si sa cosa sta aspettando - a decimare la popolazione del pianeta. Forse, come ha dichiarato dal C.D.C. (Center for Disease Control) di Atlanta[1][1], la ricercatrice dell’Istituto Zooprofilattico Veneto, Ilaria Capua: “Ci stiamo preparando a un picco dal 10 agosto”.[2][2] Quindi secondo gli esperti, il fantomatico virus A-H1N1 dell’influenza, sta aspettando con calma che arrivi il 10 agosto per infettare decine e decine di milioni di persone! Certamente le fiabe dei fratelli Grimm sono molto più realistiche e credibili.
Le ultime dichiarazioni dell’O.M.S. (l’Organizzazione sovranazionale totalmente nelle mani delle lobbies del farmaco, ha dichiarato l’11 giugno 2009 Livello 6 di pandemia) apparentemente non lasciano spazio a dubbi: i casi di contagio ufficiali sono 175.000 e le vittime 1116.[3][3] Addirittura il portavoce ufficiale dell’OMS, Gregory Hartl, ha dichiarato ultimamente in una conferenza stampa, che la nuova influenza si è ”diffusa in quasi il 100% dei paesi”[4][4] Dai dati ufficiali è importante sottolineare subito che la mortalità di questa influenza è bassissimo. Secondo il "Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute" (Cnesps, Iss) "ogni anno si verificano in media 8000 decessi" per tutte le cause complicanze legate all'influenza stagionale (fonte Epicentro). Quindi dove sta il pericolo dell'influenza porcina?
La storia non compresa, si sa, tende a ripetersi… Facciamo un salto indietro e andiamo nel febbraio 1976, ed esattamente negli Stati Uniti d’America. Le televisioni dell’epoca mandavano in onda continuamente spot pubblicitari per terrorizzare i sudditi americani e convincerli a farsi vaccinare contro... l’influenza suina! Avete letto bene: influenza suina. Fu il presidente Gerald Ford ad imporre il vaccino, dopo che l’epidemia colpì la base militare di Fort Dix nel New Jersey uccidendo 19 militari. Non è stato detto che molto probabilmente la vera causa di queste morti è da imputare ai numerosi vaccini che i soldati sono tenuti a fare… Nella rivista britannica “Time” del 27 aprile 2009, si può leggere in che modo il vaccino del 1976 provocò dozzine di morti e gravi effetti collaterali come la Sindrome di Guillan-Barré (progressiva paralisi agli arti): ci furono più morti (oltre 30) per colpa del vaccino che per il virus dell’influenza suina[5][5]. Oggi, a distanza di ventitrè anni, la storia si sta ripentendo: i media trasmettono spot terroristici, i responsabili della salute pubblica creano paura e spingono alle vaccinazioni di massa, Big Pharma si frega le mani… I morti e i danneggiati (e non per colpa del virus) cresceranno esponenzialmente parallelamente alle pratiche preventive come le vaccinazioni. Esattamente come in passato.
Gli affari d’oro per Big Pharma A prescindere dalla pandemia i soldi nelle casse di Big Pharma[6][6] stanno già entrando a fiumi. Stiamo parlando di un business da decine e decine di miliardi di dollari. “Una delle maggiori banche d’investimento J.P. Morgan”, (dell’impero dei Rockefeller che partecipa attivamente all’affare), “ha calcolato che i governi dei vari paesi abbiano prenotato, presso le 3-4 aziende in grado di produrre il vaccino su larga scala, almeno 600 milioni di dosi”[7][7] Alla fine però - sempre secondo J.P. Morgan - si dovranno sommare altre 350 milioni di dosi, che faranno lievitare le vendite di vaccini a circa 1 miliardi di dosi. Questo solo per i vaccini. Al bottino dei vaccini, spartito tra i quattro giganti della farmaceutica (GlaxoSmithKline, Sanofi Aventis, Novartis, Astra Zeneca), va aggiunto quello dei medicinali, dove primeggia Roche con l’ormai mitico Tamiflu e ancora la Glaxo con il Relenza.[8][8] Il mercato dei vaccini e tutto l’indotto (visto che spesso e volentieri i vaccini producono nuovi e futuri malati) è assai promettente, a questo punto va ricordato anche che la Wyeth (recentemente acquistata per 65 miliardi di dollari dalla Pfizer) produce il vaccino contro il pneumococco e la Merck quello contro il Papilloma virus.
Anche le fusioni e acquisizioni sono all’ordine del giorno: la Novartis ha comperato Chiron, Sanofi ha preso invece Aventis Pasteur e Acambis, Astra Zeneca Medimmune e Glaxo ID Biomedical.[9][9] Detto questo, il vaccino per il virus A-H1N1 sarà pronto non prima dell’autunno prossimo, molto probabilmente tra ottobre e novembre. «Sulla sicurezza del vaccino non si scende a compromessi» ha detto Keiji Fukuda, il vicedirettore generale dell’OMS,[10][10] e infatti secondo il quotidiano britannico “The Guardian”, per assicurare le centinaia di milioni di dosi entro l’autunno, l’EMEA (l’ente europeo dei farmaci) sta permettendo alle società produttrici di scavalcare la fase dei test su larga scala sugli uomini. In pratica l’Agenzia (strumento nelle mani delle solite lobbies), ha autorizzato la “procedura rapida”. Il tutto ovviamente a discapito della sicurezza dei cittadini. Poi si viene a sapere che Enrica Giorgetti, moglie dell'attuale Ministro del Welfare Maurizio Sacconi, è Direttore Generale di Farmindustria (fonte, sito ufficiale di Farmindustria) Quindi il responsabile del dicastero che controlla, tra le altre cose, la salute degli italiani è sposato con la direttrice della lobbies dei farmaci, che riunisce le 200 aziende del settore più influenti. Non male come conflitto d'interessi!
La febbre porcina "contagia" anche i farmacisti La rivista Altroconsumo ha denunciato ieri, 30 luglio 2009, che 14 farmacie su 20 da loro visitate, hanno venduto l'antivirale Tamiflu senza ricetta medica, pur essendo obbligatoria. Una confezione costa la "modica" cifra di 36,80 euro! Non solo, per accontentare anche le persone che non vogliono muoversi da casa, la Rete offre la primizia della Roche da 64 a 127 euro a scatola. (Ufficio stampa Altroconsumo, 30 luglio 2009).Il Tamiflu viene spesso consigliato da medici e farmacisti compiacenti (che hanno il proprio tornaconto) e purtroppo molti italiani si preparano ad andare in ferie con l'antivirale in valigia. Questo è un banale esempio di come la pubblicità e il terrorismo mediatico agiscono sulle menti più deboli...Ecco perché in America, oltre 3000 persone si sono offerte di fare da cavia per testare i vaccini, a fronte di 2800 soggetti richiesti dalla multinazionale che li produrrà (fonte, Ansa, "Il Sole 24 Ore" 29 luglio 2009).
La fallace teoria microbica. Cerchiamo di fare, una volta per tutte, un po’ di chiarezza su virus e microrganismi vari. Uno dei padri fondatori della “Teoria dei Germi della Malattia” fu il chimico francese (e non medico) Louis Pasteur. Il concetto da lui codificato, e cioè che i batteri sono la causa di malattie specifiche, è stato ufficialmente accettato come il fondamento della medicina allopatica e della microbiologia verso la fine del 1800 in Europa e poi nel mondo intero. Tale teoria ovviamente fu accolta a braccia aperte dall’establishment medico-scientifico e dal nascente cartello farmaceutico che si stava organizzando attorno all’Associazione dei medici americani (A.M.A.), perché diede origine non solo alle vaccinazioni di massa ma anche allo sviluppo dei farmaci di sintesi.[11][11]
Analizzando l’evoluzione delle teoria microbica è doveroso inquadrala nella sua giusta prospettiva filosofica e porla nel contesto di filosofia biologica che dominava in quel periodo. Il XIX° fu infatti il secolo del grande sviluppo scientifico, nel quale avvenne il grande capovolgimento delle idee sulla malattia, la salute, la guarigione, la biologia stessa. Fu il secolo per esempio della teoria evoluzionistica di Charles Darwin.[12][12] Di conseguenza quando il francese Louis Pasteur e il tedesco Robert Koch fecero la loro comparsa con la teoria dei microbi, avvenne la perfetta fusione con la filosofia biologica: nacque il germe maligno che invadeva il corpo, annientava le difese, si moltiplicava nei tessuti, proliferava, causava infezioni, malattie e distruggeva alla fine l’organismo[13][13]. Cosa può desiderare di più una medicina sintomatica basata su una velenosa e tossica farmacopea, sempre più nelle mani delle lobbies?
E le case farmaceutiche possono desiderare qualcosa di meglio, di malattie provocate da un “essere” non visibile ad occhio umano che può essere ucciso solo da veleni chimici?
D'altronde la scienza batteriologica è piena di concezioni demonologiche di altri tempi[14][14].
Il passaggio dalla caccia allo spirito cattivo, malvagio, alla batteriologia è stato lento ma ha portato i suoi frutti: prima con la religione e oggi con la medicina. Secondo la batteriologia moderna, i microbi sono ovunque, onnipresenti, vivono costantemente assieme a noi e dentro di noi. Viviamo tra loro, siamo totalmente e completamente dipendenti dai batteri.
Li abbiamo in bocca, nel naso, gola, occhi, stomaco, vescica, vagina, intestini e ogni apertura del corpo.
Sono con noi dalla nascita alla morte.
Se analizzassimo al microscopio una qualsiasi sezione del corpo, la pelle, le membrane mucose, le cavità, ecc. vedremo milioni di questi microrganismi: il tratto gastrointestinale del neonato, per esempio, non presenta batteri, ma nel giro di qualche ora se ne riempie. Quindi i batteri costituiscono una realtà positiva e non possono essere la causa della malattia, almeno non nel senso convenzionale del termine: possono complicare certamente le malattie, ma non solo la causa scatenante! La vita senza batteri sarebbe impossibile su questo pianeta: agiscono in fatti da “spazzini” riducendo la struttura molecolare complessa in una più semplice, operano fenomeni di scissione.[15][15]
Nel terreno i batteri fissano l’azoto presente nell’aria e lo convertono in nitrato necessario per l’assorbimento delle piante che poi grazie a questo potranno fornire le importantissime proteine vegetali… L’essere umano assimila le sostanze nutritive (vitamine, minerali, oligoelementi) che sono alla base della vita, contenute negli alimenti, perché il nostro intestino contiene miliardi di microrganismi (la cosiddetta “flora batterica”).[16][16] I batteri, come è stato detto prima, fungono da veri e propri “spazzini” che riducono i tessuti morti o malati e non hanno alcuna influenza invece sui tessuti e sulle cellule vive! Il fatto che i microbi siano incapaci di penetrare i tessuti sani dovrebbe illuminarci sul fatto che qualunque sia il ruolo che giocano i batteri nella produzione di alcuni tipi di malattia, sono sempre fattori secondari e mai primari. Non possono annidarsi nell’organismo, se non quando questo è stato sufficientemente alterato da altre cause da permettere questa intrusione.[17][17]
Che fine ha fatto l'HIV? Intorno agli anni '80 è apparso sulla scena il retrovirus HIV. "Scoperto", per modo di dire, dai furbastri Gallo e Montagnier, questo fantomatico virus - causa ufficiale della Sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) - doveva sterminare il mondo intero. La "Peste del XX° secolo", com'era stato definito dai media, avrebbe decimato la popolazione mondiale e invece ad oggi, dopo oltre vent'anni si è ristretto a pochissimi gruppi a rischio, come i tossicodipendenti ed emotrasfusi. Questi due gruppi in particolare sono costantemente immunodepressi a causa dello stile di vita (droghe e appunto trasfusioni) e non certo per colpa di un virus!La verità, sappiamo, è figlia del tempo, e infatti qualche giorno fa è uscita questa notizia: "tra infezione da HIV e di AIDS conclamato non ci sarebbe una relazione causa-effetto e tra le due potrebbe esserci più distanza di quanto si pensi".[18][27] [19]Finalmente sempre più scienziati e ricercatori indipendenti stanno prendendo le distanze dall'errata correlazione HIV = AIDS. Esiste certamente una immunodepressione, chiamata per convenzione AIDS (anche se questo acronimo è molto deviante), ma questa non è causata da un virus, o retrovirus, bensì dal nostro stesso stile di vita: alimentazione errata, vita sregolata, utilizzo di droghe (cocaina, morfina, eroina, popper, lsd, sintetiche, ecc.), farmaci (antibiotici, steroidi, ecc.), trasfusioni di sangue (di per sé altamente immunosoppressive), trapianto di organi.
La Pandemia di influenza Tutto quello che ho scritto precedentemente è solo per avvertire che la pandemia di influenza, tanto reclamizzata dai media e tanto paventata dagli esperti di turno, è ne più ne meno una truffa colossale molto pericolosa. Truffa perché Big Pharma incamererà, e lo sta già facendo, miliardi di dollari alla faccia nostra e alla faccia della crisi economica; pericolosa perché nasconde un grossissimo problema di salute pubblica: i vaccini e i veleni chimici. Quando inizieranno le vaccinazioni di massa, molto probabilmente tra settembre e novembre prossimi, il numero delle morti e dei danneggiati dai farmaci salirà alle stelle. Abbiamo visto che i virus, come pure i batteri non possono fare nulla in un organismo sano il cui terreno è alcalino: lavorano solo sulle cellule morte e/o malate e/o debilitate. I vaccini però contengono anche altre sostanze molto più tossiche di un virus (attenuato o morto che sia), e mi riferisco ai conservanti, ai metalli pensati come alluminio e mercurio e a tutti quei veleni tossici inseriti dentro per un qualche specifico motivo… Queste tossine, sono pericolosissime per tutte le persone di salute cagionevole e per gli organismi ammalati e/o debilitati. La storia di nuovo insegna: durante la cosiddetta Spagnola nel 1918-1919 a e quella dell’influenza suina del 1976, il maggior numero di morti c’è stato solo tra i medicalizzati e i vaccinati! Ricordiamolo. Ecco perché è necessario stare il più lontano possibile da tutte le pratiche mediche ufficiali (antibiotici, vaccini, farmaci, ecc.), non solo per non contribuire ad ingrassare le già grasse casse delle case farmaceutiche, ma soprattutto per non rischiare inutilmente con gli effetti collaterali, che saranno sicuramente pesanti.
Vaccinazioni obbligatorie? In caso di pandemia, le linee guida dell’O.M.S. hanno un carattere vincolante su tutti i 194 paesi aderenti. Dall’11 giugno scorso siamo a livello 6, il massimo dell’allerta, per cui in una simile emergenza (creata ad arte dall’èlite) l’Organizzazione sovranazionale (gestita dalle lobbies del farmaco), può legittimamente “costringere” i propri sudditi a farsi vaccinare, a limitare gli spostamenti e imporre quarantene.I governi di paesi come Inghilterra, Francia e Australia hanno già dichiarato l'intenzione di voler vaccinare (forse obbligatoriamente) l'intera popolazione, mentre gli Stati Uniti d'America almeno il 50% (cioè 160 milioni). Addirittura l'esercito svizzero sta facendo incetta di vaccini (16 milioni di dosi che provengono da USA, Germania e Spagna) in vista di una vaccinazione di massa forzata della popolazione in autunno. (fonte, "Blaser Zeitung").E in Italia cosa accadrà?
Cosa si nasconde dietro l'influenza porcina? Da una parte abbiamo gli immancabili interessi economici, che anche in questo caso sono enormi. Calcolando vaccini, farmaci, antibiotici e tutto l'indotto (visite specialistiche, esami di laboratorio, mascherine, ricoveri, ecc.) stiamo parlando di un affare da centinaia di miliardi di dollari.Dall'altra però c'è il controllo delle masse. Nonostante quello che i medici dicono, i vaccini, quando va bene, e cioè quando non producono effetti collaterali immediati (danni vaccinali), indeboliscono il sistema immunitario e predispongono alla malattia futura perché inquinano l'organismo con metalli pesanti e altre tossine velenose (vedi collegamento tra mercurio e alluminio dei vaccini con la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson e di Alzheimer...).Quindi le case farmaceutiche non solo stanno incamerando miliardi attraverso la paura, ma si stanno anche ipotecando un mercato spropositato in futuro: milioni di nuovi malati. E le persone malate non sono persone libere... Infine c'è da tenere in considerazione anche coloro (gli organismi più deboli: giovani e anziani) che non riusciranno a superare la dose vaccinale stessa, proprio come accadde nelle grandi vaccinazioni di massa (Stati Uniti 1976, ecc.).
Cosa possiamo fare? La cosa più intelligente e unica che possiamo fare è ovviamente stare alla larga da vaccini e farmaci di qualsiasi tipo. Dall’altra migliorare e potenziare il terreno biologico mediante una nutrizione superiore. L’ambiente interno, in cui avvengono tutti i processi metabolici e fisiologici è quello che fa la differenza. Se risulta essere alcalino è impossibile l’evolversi di una malattia degenerativa in quanto la malattia richiede sempre un ambiente esclusivamente acido. Un organismo sano, cioè libero dalla tossiemia, con una energia nervosa sufficiente, è assolutamente inattaccabile da qualsiasi agente esterno.

http://www.disinformazione.it/
Vaccino o arma di distruzione massiva?
Mentre si sta avvicinando una campagna massiccia contro l'influenza A/H1N1, la possibilità che questo vaccino possa essere un'arma biologica è stata sempre di più evocata. Jane Burgermeister, giornalista austriaca, sostiene che le autorità del suo paese indagano in seguito a delle accuse
criminali di bioterrorismo con intenzione di commettere un genocidio che lei stessa ha profferito contro l'OMS, l'ONU, e i giganti farmaceutici.Nella sua cartella d'imputazione, Burgermeister accusa un gruppo di banchieri internazionali che controllano la Riserva federale USA, l'OMS, l'ONU, e la NATO di volere considerevolmente ridurre la popolazione mondiale con la scusa di una campagna di vaccinazioni. Il virus A/H1N1 responsabile dell'attuale epidemia sarebbe stato creato in laboratorio per poi essere diffuso nella popolazione. Il vaccino, più dell' influenza, è sospettato di essere usato come un'arma biologica per il spopolamento tanto auspicato da questo "cartello" politico ed economico.
I capi di accusa riguardano, tra altri, queste personalità: Barack Obama, presidente degli Stati Uniti, David Nabarro, coordinatore del sistema delle Nazioni Unite per la lotta contro l'influenza, Margaret Chan, direttrice generale dell'OMS, Kathleen Sebelius, segretaria alla salute ed ai servizi sociali degli Stati Uniti, Janet Napolitano, segretaria alla sicurezza interna degli Stati Uniti, David de Rotschild, banchiere, David Rockfeller, banchiere, George Soros, banchiere, Werner Faymann, cancelliere austriaco, Alois Stoger, ministro austriaco alla salute. La Burgermeister sostiene che l’intera questione della pandemia di “influenza suina” si poggia su un’enorme menzogna e che non esiste virus in natura che rappresenti una minaccia per la popolazione. Porta le prove che inducono a credere che sia l’influenza aviaria che l’influenza suina siano state in effetti bioingegnerizzate in laboratorio usando i finanziamenti forniti dall’OMS e da altre agenzie governative, insieme ad altri. Questa “influenza suina” è un ibrido in parte dell’influenza suina, in parte dell’influenza umana e in parte dell’influenza aviaria, una cosa che può solo venire da un laboratorio secondo molti esperti. L’asserzione dell’OMS che l’“influenza suina” si sta diffondendo e che deve essere dichiarata la pandemia ignora le cause fondamentali. I virus che sono stati messi in circolazione sono stati creati e messi in circolazione con l’aiuto dell’OMS, e l’OMS è enormemente responsabile della pandemia in primis. In aggiunta i sintomi della presunta “influenza suina” sono indistinguibili da quelli della comune influenza e del raffreddore. L’“influenza suina” non provoca la morte più spesso di quanto faccia la comune influenza, anzi molto, molto meno. Jane Burgermeister ha la doppia nazionalità irlandese/austriaca ed ha scritto per la rivista Nature, per il British Medical Journal, e per American Project. È corrispondente europea del sito web Renewable Energy World. Ha scritto molto sul cambiamento climatico, la biotecnologia e l’ecologia. Oltre alle accuse contro la Baxter AG e la Avir Green Hills Biotechnology di aprile che sono attualmente sottoposte a indagine, ha sporto denuncia contro l’OMS e la Baxter insieme ad altri riguardo al caso delle fiale di “influenza suina” destinate ad un laboratorio di ricerca che sono esplose in un affollato treno intercity in Svizzera.
Fonte Naturalnews.com





























































domenica 20 dicembre 2009

UNA VOCE UMANA TRA GLI ASSASSINI


Assumo ancora una volta il ruolo del saprofita e, mancandomi il tempo per un prodotto autoctono causa l'infinito montaggio del mio docufilm (che ora si chiama "Usa-Honduras-America Latina: IL RITORNO DEL CONDOR"), riproduco il discorso di Hugo Chavez alla fallimentare conferenza del clima di Copenhagen. Conferenza massacrata dai genocidi di mestiere, alla faccia delle vocine inascoltate di chi viene incenerito o affogato dalle devastazioni causate da due secoli di capitalismo. Ai chiacchieroni a ufo, agli spurgatori di fuffa della "sinistra" italiana, che rumoreggiano nel buco nero della propria vanagloriosa impotenza, sfondi le orecchie la voce di uno che, dopo il crollo sovietico quasi da solo, ha preso di petto la criminalità organizzata delle elites del Nord del mondo e sulle cui presunte "carenze teoriche e metodologiche" gli imbecilli arricciano il naso.

En passant e saltando di palo in frasca, visto che stanno imperversando i deliranti che individuano nell'autolesionato guitto mannaro il vindice della sovranità nazionale, sgaiattolato dalla morsa Usa (Putin, Gheddafi, South Stream...), imparino cos'è la sovranità nazionale e, dunque, l'antimperialismo, da chi se ne intende, il presidente del Venezuela e i suoi compagni in Bolivia, Ecuador, Nicaragua, Uruguay, Paraguay. Se, come il golpe obamiano in Honduras lascia chiaramente intendere, gli Usa stampellati dal Nord del mondo si preparano ad avventarsi su questi convogli corsari, se ce li giochiamo, dovremo ricordarci nella nostra ignavia verso il processo latinoamericano, della nostra demenziale spocchia, quando questa luce in fondo al tunnel dovesse essere stata spenta. E sputarci in faccia.
L'unica sovranità che il saltimbanco brianzolo sostiene è quella della mafia. Ed è questo che, magari, lo rende fastidioso alla criminalità organizzata ufficiale di Wall Street a Corso Marconi e a Piazzetta Cuccia.




SE IL CLIMA FOSSE UNA BANCA, L’AVREBBERO GIA’ SALVATO
Il discorso del presidente venezuelano al vertice climatico di Copenhagen



Signor Presidente, signori, signore, amici e amiche, prometto che non
parlerò più di quanto sia già stato fatto questo pomeriggio, ma permettetemi
un commento iniziale che avrei voluto facesse parte del punto precedente
discusso da Brasile, Cina, India e Bolivia. Chiedevamo la parola, ma non è
stato possibile prenderla.Ha parlato la rappresentante della Bolivia, e
porgo un saluto al compagno Presidente Evo Morales qui presente, Presidente
della Bolivia.


Tra varie cose ha detto, ho preso nota: il testo che è stato presentato non
è democratico, non è rappresentativo di tutti i paesi. Ero appena arrivato e
mentre ci sedevamo abbiamo sentito il Presidente della sessione precedente,
la signora Ministra, dire che c’era un documento da queste parti, che però
nessuno conosce: ho chiesto il documento, ancora non l’abbiamo. Credo che
nessuno sappia di questo documento top secret.


Certo, la collega boliviana l’ha detto, non è democratico, non è
rappresentativo, ma signori e signore: siamo forse in un mondo democratico?
Per caso il sistema mondiale è rappresentativo? Possiamo aspettarci qualcosa
di democratico e rappresentativo nel sistema mondiale attuale? Su questo
pianeta stiamo vivendo una dittatura imperiale e lo denunciamo ancora da
questa tribuna: abbasso la dittatura imperiale!


E che su questo pianeta vivano i popoli, la democrazia e l'uguaglianza!E
quello che vediamo qui è proprio il riflesso di tutto ciò: esclusione. C'è
un gruppo di paesi che si credono superiori a noi del sud, a noi del terzo
mondo, a noi sottosviluppati, o come dice il nostro grande amico Eduardo
Galeano: noi paesi travolti come da un treno che ci ha avvolti nella storia
[sorta di gioco di parole tra desarrollados = sviluppati e arrollados =
avviluppati NdT]. Quindi non dobbiamo stupirci di quello che succede, non
stupiamoci, non c'è democrazia nel mondo e qui ci troviamo di fronte
all'ennesima evidenza della dittatura imperiale mondiale.


Poco fa sono saliti due giovani, per fortuna le forze dell'ordine sono state
decenti, qualche spintone qua e là, e i due hanno cooperato, no? Qui fuori
c'è molta gente, sapete? Certo, non ci entrano tutti in questa sala, sono
troppi; ho letto sulla stampa che ci sono stati alcuni arresti, qualche
protesta intensa, qui per le strade di Copenaghen, e voglio salutare tutte
quelle persone qui fuori, la maggior parte delle quali sono giovani.


Non ci sono dubbi che siano giovani preoccupati, e credo abbiano una ragione
più di noi per essere preoccupati del futuro del mondo; noi abbiamo – la
maggior parte dei presenti – già il sole dietro le spalle, ma loro hanno il
sole in fronte e sono davvero preoccupati. Qualcuno potrebbe dire, Signor
Presidente, che un fantasma infesta Copenaghen, parafrasando Karl Marx, il
grande Karl Marx, un fantasma infesta le strade di Copenaghen e credo che
questo fantasma vaga per questa sala in silenzio, gira in quest'aula, tra di
noi, attraversa i corridoi, esce dal basso, sale, è un fantasma spaventoso
che quasi nessuno vuole nominare: il capitalismo è il fantasma, quasi
nessuno vuole nominarlo.


È il capitalismo, sentiamo ruggire qui fuori i popoli. Stavo leggendo
qualcuna delle frasi scritte per strada, e di questi slogan (alcuni dei
quali li ho sentiti anche dai due giovani che sono entrati), me ne sono
scritti due. Il primo è Non cambiate il clima, cambiate il sistema. E io lo
riprendo qui per noi. Non cambiamo il clima, cambiamo il sistema! E di
conseguenza cominceremo a salvare il pianeta.


Il capitalismo, il modello di sviluppo distruttivo sta mettendo fine alla
vita, minaccia di metter fine alla specie umana. E il secondo slogan spinge
alla riflessione. In linea con la crisi bancaria che ha colpito, e continua
a colpire, il mondo, e con il modo con cui i paesi del ricco Nord sono corsi
in soccorso dei bancari e delle grandi banche (degli Stati Uniti si è persa
la somma, da quanto è astronomica).


Ecco cosa dicono per le strade: se il clima fosse una banca, l'avrebbero già
salvato. E credo che sia la verità. Se il clima fosse una delle grandi
banche, i governi ricchi l'avrebbero già salvato. Credo che Obama non sia
arrivato, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace quasi nello stesso giorno
in cui mandava altri 30mila soldati ad uccidere innocenti in Afghanistan, e
ora viene qui a presentarsi con il Premio Nobel per la Pace, il Presidente
degli Stati Uniti. Gli USA però hanno la macchinetta per fare le banconote,
per fare i dollari, e hanno salvato, vabbè, credono di aver salvato, le
banche e il sistema capitalista.


Bene, lasciando da parte questo commento, dicevo che alzavamo la mano per
unirci a Brasile, India, Bolivia e Cina nella loro interessante posizione,
che il Venezuela e i paesi dell'Alleanza Bolivariana condividono fermamente;
però non ci è stata data la parola, per cui, Signor Presidente, non mi
conteggi questi minuti, la prego.
Ho conosciuto, ho avuto il piacere di conoscere Hervé Kempf – è qui in
giro -, di cui consiglio vivamente il libro “Perché i mega-ricchi stanno
distruggendo il pianeta”, in francese, ma potete trovarlo anche in spagnolo
e sicuramente in inglese. Hervé Kempf: Perché i mega-ricchi stanno
distruggendo il pianeta.
Per questo Cristo ha detto: E' più facile che un cammello passi per la cruna
di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio. Questo l'ha detto Cristo
nostro Signore. .......


Bene, Signor Presidente, il cambiamento climatico è senza dubbio il problema
ambientale più devastante di questo secolo, inondazioni, siccità, tormente,
uragani, disgeli, innalzamento del livello del mare, acidificazione degli
oceani e ondate di calore, tutto questo acuisce l'impatto delle crisi
globali che si abbattono su di noi.


L'attività umana d'oggi supera i limiti della sostenibilità, mettendo in
pericolo la vita del pianeta, ma anche in questo siamo profondamente
disuguali. Voglio ricordarlo: le 500 milioni di persone più ricche del
pianeta, 500 milioni, sono il sette per cento, sette per cento, seven per
cento della popolazione mondiale.


Questo sette per cento è responsabile, queste cinquecento milioni di persone
più ricche sono responsabili del cinquanta per cento delle emissioni
inquinanti, mentre il 50 per cento più povero è responsabile solo del sette
per cento delle emissioni inquinanti.Per questo mi sembra strano mettere qui
sullo stesso piano Stati Uniti e Cina. Gli Stati Uniti hanno appena 300
milioni di abitanti. La Cina ha una popolazione quasi 5 volte più grande di
quella degli USA.


Gli Stati Uniti consumano più di 20 milioni di barili di petrolio al giorno,
la Cina arriva appena ai 5,6 milioni di barili al giorno, non possiamo
chiedere le stesse cose agli Stati Uniti e alla Cina. Ci sono questioni da
discutere, almeno potessimo noi Capi di Stato e di Governo sederci a
discutere davvero di questi argomenti.


Inoltre, Signor Presidente, il 60% degli ecosistemi del pianeta hanno subito
danni e il 20% della crosta terrestre è degradata; siamo stati testimoni
impassibili della deforestazione, della conversione di terre, della
desertificazione e delle alterazioni dei sistemi d'acqua dolce, dello
sovrasfruttamento del patrimonio ittico, della contaminazione e della
perdita della diversità biologica. Lo sfruttamento esagerato della terra
supera del 30% la sua capacità di rigenerazione.


Il pianeta sta perdendo ciò che i tecnici chiamano la capacità di
autoregolarsi, il pianeta la sta perdendo, ogni giorno si buttano più
rifiuti di quanti possano essere smaltiti. La sopravvivenza della nostra
specie assilla la coscienza dell'umanità. Malgrado l'urgenza, sono passati
due anni dalle negoziazioni volte a concludere un secondo periodo di
compromessi voluto dal Protocollo di Kyoto, e ci presentiamo a
quest'appuntamento senza un accordo reale e significativo.


E voglio dire che riguardo al testo creato dal nulla, come qualcuno l'ha
definito (il rappresentante cinese), il Venezuela e i paesi dell'Alleanza
Bolivariana per le Americhe, noi non accettiamo nessun altro testo che non
derivi dai gruppi di lavoro del Protocollo di Kyoto e della Convenzione:
sono i testi legittimi su cui si sta discutendo intensamente da anni.


E in queste ultime ore credo che non abbiate dormito: oltre a non aver
pranzato, non avete dormito. Non mi sembra logico che ora si produca un
testo dal niente, come dite voi. L'obiettivo scientificamente sostenuto di
ridurre le emissioni di gas inquinanti e raggiungere un accordo chiaro di
cooperazione a lungo termine, oggi a quest'ora, sembra aver fallito.


Almeno per il momento. Qual è il motivo? Non abbiamo dubbi. Il motivo è
l'atteggiamento irresponsabile e la mancanza di volontà politica delle
nazioni più potenti del pianeta... Il conservatorismo politico e l'egoismo
dei grandi consumatori, dei paesi più ricchi testimoniano di una grande
insensibilità e della mancanza di solidarietà con i più poveri, con gli
affamati, con coloro più soggetti alle malattie, ai disastri naturali,
Signor Presidente, è chiaramente un nuovo ed unico accordo applicabile a
parti assolutamente disuguali, per la grandezza delle sue contribuzioni e
capacità economiche, finanziarie e tecnologiche, ed è evidente che si basa
sul rispetto assoluto dei principi contenuti nella Convenzione.


I paesi sviluppati dovrebbero stabilire dei compromessi vincolanti, chiari e
concreti per la diminuzione sostanziale delle loro emissioni e assumere
degli obblighi di assistenza finanziaria e tecnologica ai paesi poveri per
far fronte ai pericoli distruttivi del cambiamento climatico. In questo
senso, la peculiarità degli stati insulari e dei paesi meno sviluppati
dovrebbe essere pienamente riconosciuta. ....


Le entrate totali delle 500 persone più ricche del mondo sono superiore alle
entrate delle 416 milioni di persone più povere, le 2800 milioni di persone
che vivono nella povertà, con meno di 2 dollari al giorno e che
rappresentano il 40 per cento della popolazione mondiale, ricevono solo il 5
per cento delle entrate mondiale...


Ci sono 1100 milioni di persone che non hanno accesso all'acqua potabile,
2600 milioni prive di servizio di sanità, più di 800 milioni di analfabeti e
1020 milioni di persone affamate: ecco lo scenario mondiale. E ora, la
causa, qual è la causa? Parliamo della causa, non evitiamo le
responsabilità, non evitiamo la profondità del problema, la causa senza
dubbio, torno all'argomento di questo disastroso scenario, è il sistema
metabolico distruttivo del capitale e della sua incarnazione: il
capitalismo.


Ho qui una citazione di quel gran teologo della liberazione che è Leonardo
Boff, come sappiamo, brasiliano, che dice: Qual è la causa? Ah, la causa è
il sogno di cercare la felicità con l'accumulazione materiale e il progresso
senza fine, usando, per fare ciò, la scienza e la tecnica con cui si possono
sfruttare in modo illimitato le risorse della terra.


Può una terra finita sopportare un progetto infinito? La tesi del
capitalismo, lo sviluppo infinito, è un modello distruttivo,
accettiamolo......


Noi popoli del mondo chiediamo agli imperi, a quelli che pretendono di
continuare a dominare il mondo e noi, chiediamo loro che finiscano le
aggressioni e le guerre. Niente più basi militari imperiali, né colpi di
Stato, costruiamo un ordine economico e sociale più giusto e equitativo,
sradichiamo la povertà, freniamo subito gli alti livelli di emissioni,
arrestiamo il deterioramento ambientale ed evitiamo la grande catastrofe del
cambiamento climatico, integriamoci nel nobile obiettivo di essere tutti più
liberi e solidari.....
Questo pianeta è vissuto migliaia di milioni di anni, e questo pianeta è
vissuto per migliaia di milioni di anni senza di noi, la specie umana: non
ha bisogno di noi per esistere. Bene, noi senza la Terra non viviamo, e
stiamo distruggendo il Pachanama*, come dice Evo e come dicono i nostri
fratelli aborigeni del Sudamerica...

sabato 12 dicembre 2009

YOANI SANCHEZ:per gli intossicati irriducibili




Ancora una riproduzione di articolo sulla blogger cara all'imperialismo. E con questo chiudo l'argomento.



Le contraddizioni della blogger cubana Yoani Sánchez
di Salim Lamrani *

La blogger cubana Yoani Sánchez rappresenta oggi la nuova dissidenza politica di fronte al regime di Fidel Castro. Il suo sito internet in 18 lingue impressiona ma se si misura la sua frequentazione in visite si rimane sconcertati. Yoani Sánchez ha ricevuto vari premi letterari o politici da paesi occidentali. Tuttavia, i testi che scrive sono pieni di contraddizioni e la sua biografia è confusa, rimarca Salim Lamrani. Soprattutto, il suo sito internet conta sull'assistenza di potenti mezzi tecnici e di deroghe amministrative negli Stati Uniti, questo lascia apparire un grande appoggio logistico made in Usa dietro il quale si presenta falsamente come un'iniziativa individuale e spontanea.

Il 7 novembre 2009, i mezzi occidentali hanno dedicato ampi spazi alla blogger cubana Yoani Sánchez (vedere il suo sito internet). La notizia proveniente da La Habana sull’alterco tra la dissidente e le autorità cubane ha fatto il giro del mondo e ha eclissato il resto dell'attualità. [1]
La Sánchez ha raccontato dettagliatamente la sua sventura nel suo blog e sulla stampa. Così, ha affermato che era stata arrestata in compagnia di tre amici da “tre robusti sconosciuti” in un “pomeriggio carico di botte, grida e insulti”. [2]
Ha spiegato, quindi, la sua storia che assomiglia a un autentico calvario:
“Gli stessi 'aggressori' hanno chiamato una pattuglia che ha portato via me e altri due che mi accompagnavano […]. mi sono rifiutata di salire sulla brillante Geely ed […] è arrivata una raffica di colpi, spintoni, mi hanno caricato con la testa in giù e hanno cercato di infilarmi in macchina. Mi sono aggrappata alla portiera… colpi sulle nocche… sono riuscita a togliergli una carta che uno di essi teneva in tasca e me la sono messa in bocca. Un'altra raffica di colpi affinché restituissi loro il documento.
Dentro c’era già Orlando, immobilizzato con una mossa di karatè che lo teneva con la testa incollata al pavimento. Uno mi ha messo il ginocchio sul petto e l'altro, dal sedile anteriore mi picchiava nella zona dei reni e mi batteva la testa affinché aprissi la bocca e lasciassi andare la carta. Per un momento, ho sentito che non sarei mai uscita da quell'auto. 'Fino a qui sei arrivata Yoani', 'sono finite le pagliacciate' ha detto quello che era seduto di fianco all'autista e che mi tirava i capelli. Nel sedile di dietro aveva luogo un singolare spettacolo: le mie gambe verso l'alto, il mio viso arrossato dalla pressione e il corpo dolorante, di fianco c’era Orlando malridotto da un professionista delle bastonate. A questo, sono solo riuscita per caso a afferrargli i testicoli – attraverso i pantaloni - in un atto di disperazione. Ho affondato le unghie, pensando che avrebbe continuato a schiacciarmi il petto fino all'ultimo respiro. 'Ammazzami dai' gli ho gridato, con l'ultimo fiato che mi rimaneva e quello che stava davanti ha ammonito il più giovane 'Lasciala respirare'.
Ascoltavo Orlando ansimare e i colpi continuavano a cadere su di noi, ho preso in considerazione di aprire la portiera e buttarmi fuori, ma non c'era una maniglia da usare da dentro. Eravamo alla loro mercé e sentire la voce di Orlando mi dava coraggio. In seguito, egli mi ha detto che gli succedeva la stessa cosa con le mie parole strozzate… che gli dicevano 'Yoani è ancora viva'. Ci hanno lasciati annientati e doloranti sulla strada della Timba, una donna si è avvicinata ' Che cosa vi succede?'… 'Un sequestro', ho azzardato a dire.
Piangiamo abbracciati in mezzo al marciapiede, pensavo a Teo, per Dio come gli spiego tutte queste traversie. Come posso dirgli che vivo in un paese dove succede questo, come posso guardarlo e raccontargli che a sua madre, per il fatto di scrivere in un blog e mettere le sue opinioni in kilobyte, l'hanno violentata in piena strada. Come descrivergli il viso dispotico di quelli che ci hanno fatto salire a forza su quell'auto, il piacere che si notava in loro nel picchiarci, nel tirarmi su la gonna e trascinarmi seminuda fino all'auto. “[3]
Gli Stati Uniti (dove Yosvanis Valle, un cittadino cubano di 34 anni, era stato giustiziato 48 ore prima, portando a 42 il numero di esecuzioni dell'anno 2009 [4]) hanno dichiarato la sua profonda preoccupazione, attraverso il portavoce del Dipartimento di Stato Ian Nelly. “Continueremo a interessarci della salute di Yoani Sánchez e del suo accesso alle cure mediche”. [5]

1. Contraddizioni
Le parole di Yoani Sánchez sono terrificanti e suscitano immediatamente la simpatia e la comprensione del lettore verso la vittima. Ciò nonostante, è inevitabile segnalare alcune contraddizioni che gettano un'ombra sulla credibilità da tale racconto.
Il 9 novembre 2009, tre giorni dopo la sua disavventura, Yoani Sánchez ha ricevuto nella sua casa la stampa straniera per raccontare l’incidente. Prima sorpresa per i giornalisti, riferita dal corrispondente della BBC a La Habana Fernando Ravsberg: nonostante “i colpi e gli spintoni”, i “colpi sulle nocche”, la nuova “raffica di colpi”, il “ginocchio sul [suo] petto”, i colpi “ai reni e […] alla testa”, “i capelli” tirati, il “viso arrossato per la pressione e il corpo indolenzito”, “i colpi [che] continuavano a cadere e “tutti queste traversie” che ha evocato la blogger cubana, [6] Ravsberg ha notato che la Sánchez “non ha ematomi, segni o cicatrici”. [7]
Le immagini del canale statunitense CNN, che pure ha intervistato la blogger, confermano le parole del giornalista britannico. Inoltre, il corrispondente della CNN prende precauzioni verbali e insiste nella sofferenza “apparente” della Sánchez (usa una stampella per muoversi) [8] Secondo l'Agenzia France Presse che racconta la storia chiarendo con attenzione che si tratta della versione della Sánchez con il titolo “Cuba: la blogger Yoani Sánchez dice essere stata percossa e fermata brevemente”, la blogger “non è stata ferita”. [9]
Interrogata al riguardo dalla BBC, Yoani Sánchez cerca di spiegare questa contraddizione. Secondo lei, i segni e gli ematomi sul viso e nel corpo sono realmente esistiti, ma sono spariti. “Per tutto il fine settimana ho avuto lo zigomo e il sopracciglio infiammati”. Tutti i segni sono spariti… il lunedì mattina con l'arrivo del primo giornalista straniero. Invece, ematomi e “vari segni” rimangono, afferma, ma… “soprattutto sulle natiche, purtroppo non posso mostrarli”, ha spiegato. [10]
La Sánchez non ha precisato le ragioni per le quali non si è degnata di fotografare gli ematomi e i segni immediatamente dopo l'incidente, quando erano visibili, la qual cosa avrebbe costituito una prova irrefutabile della violenza della polizia contro di lei. Quanto ai capelli strappati, questo fatto non è assolutamente visibile nelle foto e nei video, la sua spiegazione è semplice: “Ho perso molti capelli ma in questa abbondante chioma non si nota”. [11]
Nel suo blog e in un'intervista alla radio, la Sánchez parla di “sequestro nel peggiore stile della camorra siciliana”, dando l'impressione di essere stata fermata per varie ore. [12] Orbene, nella sua intervista alla BBC, quando il giornalista insiste e chiede precisazioni, la blogger confessa che in realtà l'incidente è durato in totale 25 minuti. D'altra parte, la Sánchez afferma che il fermo è successo alla piena luce del giorno, di fronte a una fermata di autobus piena di gente.
Ciò nonostante, la stampa occidentale non è riuscita a trovare un solo testimone, neanche anonimo, per confermare le parole della blogger e documentare così la veridicità delle sue affermazioni. [13] Analogamente, nessuna delle persone che accompagnavano Yoani Sánchez ha voluto rispondere alle richieste di interviste dei media occidentali, indirizzandoli verso la blogger, incaricata di parlare a nome di tutti.
D'altra parte, sembra sorprendente e illogico che le autorità di La Habana abbiano deciso di maltrattare pubblicamente una dissidente tanto ‘mediatica’ come Yoani Sánchez, sapendo con assoluta certezza che un simile atto avrebbe scatenato immediatamente un scandalo internazionale. A priori, esistono altri mezzi molto più efficaci e discreti per intimorire gli oppositori.
Infine, la Sánchez cade in nuove contraddizioni quando cerca di chiarire alcuni lati oscuri della sua testimonianza. Così, ha spiegato che la sua resistenza sarebbe dovuta al fatto che gli agenti, in borghese, “non avevano mostrato nulla che li identificasse come autorità, mi sarei comportata in modo diverso se fossero stati in uniforme. Ho chiesto loro che facessero venire un poliziotto, hanno chiamato ed è arrivata una pattuglia di polizia che si è portata via le altre due ragazze e ha lasciato Orlando e me nelle mani degli altri”. [14] Quindi, nel suo blog, assicura che la polizia è arrivata all'inizio del controllo, ma ciò non le avrebbe impedito di resistere a quello che somiglia sempre di più a un controllo di identità fatto da poliziotti in borghese che a un linciaggio pubblico.
Insomma, nessun elemento permette di confermare le parole di Yoani Sánchez, non è disponibile nessun'altra testimonianza, nemmeno quelle delle persone che l'accompagnavano. Allora bisogna fidarsi solo della versione della blogger, che è piena di contraddizioni. In presenza di questi elementi, è impossibile non mettere in dubbio le affermazioni della famosa blogger cubana.
È necessario fare un paragone. La stampa occidentale ha concesso, in appena 72 ore, più spazio a Yoani Sánchez e al suo incidente con le autorità che a tutti i crimini che ha commesso (più di un centinaio di assassini, altrettanti di casi di sparizioni e innumerevoli atti di tortura e di violenza) la dittatura militare che il golpista Roberto Micheletti dirige dal 27 giugno 2009. Decisamente, la Sánchez non è una semplice blogger critica di un sistema come lei stessa afferma.

2. Il fenomeno Yoani Sánchez
Yoani María Sánchez Cordero è un'abitante di La Habana nata nel 1975, apparentemente laureata in Filologia dall'anno 2000, come annuncia nel suo blog. Sussiste un dubbio al riguardo perché durante il suo soggiorno in Svizzera due anni dopo, quando si iscrisse presso le autorità consolari, dichiarò un livello “preuniversitario” come dimostrano gli archivi del consolato della Repubblica di Cuba a Berna. [15] Così, dopo avere lavorato nel campo editoriale e fatto lezioni di spagnolo ai turisti, decise di abbandonare il paese in compagnia di suo figlio. Il 26 agosto 2002, dopo essersi sposata con un tedesco chiamato Karl G., di fronte alla “delusione e l'asfissia economica” che regnava a Cuba, emigrò in Svizzera con un “permesso di viaggio all’estero” valido per undici mesi. [16]
Curiosamente, scopriamo che dopo essere fuggita da “un'immensa prigione con muri ideologici” [17], per riprendere le parole che usa per riferirsi al suo paese di nascita, decise, due anni dopo, durante l'estate 2004, di lasciare il paradiso svizzero - una delle nazioni più ricche del mondo - per tornare alla “barca che fa acqua al punto da naufragare” come qualifica metaforicamente l'Isola. [18] Di fronte a questa nuova contraddizione, la Sánchez spiega che ha scelto di tornare nel paese dove regnano “le urla del despota”, [19] dove “Esseri delle ombre, che come vampiri si alimentano della nostra allegria umana, ci inoculano la paura tramite i colpi, le minacce, il ricatto”, [20] “per motivi familiari e contro l'opinione di conoscenti e amici”. [21]
Quando si legge il blog di Yoani Sánchez, dove la realtà cubana viene descritta in modo apocalittico e tragico, uno ha l'impressione che il purgatorio, in confronto, sia uno stabilimento balneare, e che solo il caldo asfissiante dell'anticamera dell'inferno dia un'idea di quello che vivono quotidianamente i cubani. Non appare nessun aspetto positivo della società cubana. Si raccontano solo aberrazioni, ingiustizie, contraddizioni, difficoltà. Quindi, il lettore ha difficoltà a capire perché una giovane cubana abbia deciso di lasciare la ricchissima Svizzera per ritornare a vivere in quello lei paragona all'inferno di Dante dove “le tasche si svuotavano, la frustrazione cresceva e la paura regnava”. [22] Nel suo blog, i commenti dei suoi sostenitori stranieri fioriscono al riguardo: “Non capisco il tuo ritorno Perché non hai dato un futuro migliore a tuo figlio?”, “Cara amica vorrei sapere il motivo per il quale hai deciso di ritornare a Cuba”. [23]
Per converso, alcuni dei suoi compatrioti che vivono nell'estero, delusi dal sistema di vita occidentale, le comunicano anche il loro desiderio di tornare a vivere a Cuba: “Ritornerò, vivo a Miami da 7 anni […] e a volte mi chiedo anche se sia valsa la pena dell'esilio fisico”, “Mi manca la mia gente […] . Un giorno o l’altro lo farò, ritornerò a casa con mio marito tedesco - un altro matto che è d’accordo di richiedere la residenza là”, “Perché sei tornata?…solitudine, nostalgia, rimpianto del passato. [Dopo, riferendosi al mondo occidentale] facce strane, gente triste e arrabbiata con il resto dell'umanità senza sapere perché, politici ugualmente corrotti e molti giorni grigi. Non è necessario che spieghi niente. Da 14 anni non ci sono soli nella mia mappa del tempo”, “Ho inoltrato [l'informazione] a mio papà che vive fuori da Cuba, che ha in progetto di ritornare”. [24] Una delle due, o Yoani è fuori di testa per aver deciso di lasciare la Perla d'Europa e ritornare a Cuba, o la vita nell'Isola non è tanto drammatica come lei la descrive.
In un intervento nel suo blog nel luglio 2007, Yoani ha raccontato dettagliatamente l'aneddoto del suo ritorno a Cuba. “Tre anni fa […] a Zurigo […], ho deciso di ritornare e restare nel mio paese”, ha annunciato, sottolineando che si trattava di “una semplice storia del ritorno di un emigrante al suo luogo di origine”. “Comprammo biglietti di andata e ritorno” per Cuba. Quindi la Sánchez ha deciso di rimanere nel paese e di non ritornare in Svizzera. “I miei amici hanno creduto che stessi facendo loro uno scherzo, mia mamma si e rifiutata di accettare che sua figlia non vivesse più nella Svizzera del latte e del cioccolato”. Il 12 agosto 2004, la Sánchez si presentò all'ufficio di immigrazione provinciale di La Habana per spiegare il suo caso. “Tremenda sorpresa quando mi dissero, chiedi chi è l’ultimo della fila di quelli 'che tornano' […] . Cosicché trovai, all'improvviso, altri 'matti' come me, ognuno con la sua atroce storia di ritorno”. [25]

In effetti, il caso della Sánchez è lungi dall’essere un caso isolato, come illustrano questo aneddoto e i commenti lasciati nel suo blog. Un numero sempre maggiore di cubani che hanno scelto di emigrare all’estero, dopo avere affrontato numerose difficoltà di adattamento e aver scoperto che l’ “El Dorado” occidentale non brillava tanto quanto avevano immaginato e che i privilegi dei quali godevano in casa non esistevano da nessun’altra parte, decidono di ritornare a vivere a Cuba.
Invece, Yoani Sánchez omette di raccontare le vere ragioni che l’hanno indotta a ritornare a Cuba, oltre i motivi familiari che ha citato (motivi che sua madre apparentemente non ha condiviso, visto la sua sorpresa). Le autorità cubane le hanno concesso un trattamento di favore per ragioni umanitarie, permettendole di recuperare il suo status di residente permanente a Cuba, malgrado fosse stata più di 11 mesi fuori del paese.
In realtà, il soggiorno in Svizzera fu lungi dall’essere tanto idilliaco come aveva previsto. La Sánchez scoprì un sistema di vita occidentale completamente diverso da quello al quale era abituata a Cuba, dove, nonostante le difficoltà e le vicissitudini quotidiane, tutti i cittadini dispongono di un'alimentazione relativamente equilibrata malgrado la libreta de abastecimiento e le carenze, di accesso all'attenzione medica e all'educazione, alla cultura e al tempo libero gratuito, di un'abitazione e di un ambiente sicuro (la criminalità è molto bassa nell'Isola). Cuba è forse l'unico paese del mondo dove è possibile vivere senza lavorare (la qual cosa non è sempre positiva). In Svizzera, la Sánchez ha avuto enormi difficoltà per trovare un lavoro e vivere decentemente e, disperata, ha deciso di ritornare al paese e spiegare le ragioni di ciò alle autorità. Secondo queste, la Sánchez avrebbe supplicato piangendo i servizi di immigrazione che le concedessero una dispensa speciale per la revoca del suo status migratorio, e glielo hanno concesso. [26]
Yoani Sánchez ha deciso di occultare accuratamente questa realtà.

3. la ciberdissidenza
Nell’aprile 2007, Yoani Sánchez decise di far parte dell'universo dell'opposizione a Cuba fondando il suo blog Generación Y. Dimenticandosi della magnanimità delle autorità verso di lei quando era ritornata a Cuba nel 2004, diventa così un'acerrima detrattrice del Governo di La Habana. Le sue critiche sono aspre, poco sfumate e a senso unico. Presenta un panorama apocalittico della realtà cubana e accusa le autorità di essere responsabili di tutti i mali. Non evoca mai, nemmeno un solo istante, il particolare contesto geopolitico nel quale si trova Cuba dal 1959. Esistono centinaia di blog a Cuba.
Vari di essi denunciano in maniera incisiva alcune aberrazioni della società cubana. Ma la messa a fuoco è molto più sfumata e l'informazione meno parziale. Tuttavia la stampa occidentale ha scelto il blog manicheo della Sánchez. [27]
Secondo la blogger, a Cuba, “sono naufragati il processo, il sistema, le aspettative, le illusioni. [È un] naufragio [totale]”, prima di concludere con questa metafora lapidaria: “la barca è affondata”. Per lei, è evidente che Cuba deve cambiare orientamento e governo: è necessario “cambiare il timoniere e tutto l'equipaggio” 28] a fine di elaborare “un capitalismo sui generis”. [29]
La Sánchez è una persona sagace che ha compreso perfettamente che poteva prosperare rapidamente con questo tipo di discorso apprezzato dalla stampa occidentale. Ha negoziato un tacito accordo con le multinazionali della comunicazione e dell’informazione. Poiché, affinché la stampa occidentale conceda lo status di “blogger indipendente” e per godere di un certo spazio mediatico, è imprescindibile pronunciarsi contro il sistema e contro il governo ed esigere un cambiamento radicale e più concretamente il ritorno a un capitalismo d’impresa privata, e non limitarsi a denunciare alcune aberrazioni del sistema.
Come corroborare l'affermazione di collusione tra la Sánchez e le potenze mediatiche? Alla luce dei fatti. Appena alcune settimane dopo la nascita del suo blog, la stampa occidentale lanciò una straordinaria campagna di promozione al riguardo, presentandola come la blogger che osava sfidare al regime e le limitazioni alla libertà di espressione. Un'altra volta, i mezzi occidentali non si sono resi conto delle proprie contraddizioni. Da una parte, non smettono di ripetere che è assolutamente impossibile per qualunque cubano fare un discorso eterodosso nell'Isola che è proibito esporre la minima critica sul governo o perfino allontanarsi dalla linea ufficiale, a rischio di finire in prigione. D'altra parte, lodano l'ingegno di Yoani Sánchez la cui principale attività è criticare le politiche governative, con una libertà di tono che farebbe impallidire di invidia gli oppositori del mondo intero, senza che le autorità la disturbino. [30]
Così, dopo appena un anno di esistenza, mentre esistono decine di blog più antichi e non meno interessanti di quello della Sánchez, il 4 aprile 2008, la blogger cubana ha ottenuto il Premio di Giornalismo Ortega e Gasset, di 15.000 euro, concesso dal giornale spagnolo El País. Di solito, questo premio viene concesso a prestigiosi giornalisti o scrittori con una lunga carriera letteraria. È la prima volta che lo ottiene una persona con il profilo della Sánchez. [31] Analogamente, la blogger cubana è stata selezionata tra le 100 persone più influenti del mondo dalla rivista Time (2008), in compagnia di George W. Bush, Hu Jintao e il Dalai Lama. [32]
Il suo blog è stato inserito nella lista dei 25 migliori blog del mondo dalla catena CNN e dalla rivista Time (2008) e ha vinto anche il premio spagnolo Bitacoras.com così come il The Bob's (2008). [33] Il 30 novembre 2008, il giornale spagnolo El País l'ha inclusa nella sua lista delle 100 personalità ispano-americane più influenti dell'anno (lista nella quale non appaiono né Fidel Castro, né Raúl Castro). [34] La rivista Foreign Policy ha fatto di meglio nel dicembre 2008, includendola tra i 10 intellettuali più importanti dell'anno. [35] La rivista messicana Gato Pardo ha fatto la stessa cosa nel 2008. [36] La prestigiosa università statunitense di Columbia le ha concesso il premio María Moors Cabot. [37] E l’elenco è lungo. [38]
Ciò nonostante, Yoani Sánchez, come riconosce con franchezza: “La rivista Time mi ha messo nella sua lista di persone influenti del 2008 insieme a novantanove persone famose. Me che non sono mai salita su un palco, né su una tribuna e che i miei i vicini non sanno se ‘Yoani’ si iscrive con ‘h’ nel mezzo o con ‘s’ finale. (…) Adesso mi manca solo la vanità di immaginare che gli altri iscritti si stiano domandando 'chi è questa sconosciuta blogger cubana che ci accompagna'?.” [39]
Senza volerlo, la Sánchez ha messo la rivista Time di fronte a un'enorme contraddizione: Come può una blogger sconosciuta ai suoi stessi vicini essere compresa tra le 100 personalità più influenti del mondo? È innegabile che qui, includendo la Sánchez, la rivista statunitense ha privilegiato i criteri politici e ideologici, il che proietta un'ombra sulla credibilità della classificazione. Questo vale anche per le altre classifiche.

Le condizioni di vita di Yoani Sánchez
Ennesima contraddizione. La stampa occidentale, raccontando le parole della Sánchez, non smette di ripetere che i cubani non hanno accesso ad Internet, senza spiegare come la blogger possa scrivere quotidianamente nel suo blog da Cuba. Grande è stata la sorpresa dei 200 giornalisti internazionali accreditati per la Fiera Internazionale del Turismo a Cuba, quel mercoledì 6 maggio 2009, quando hanno scorto Yoani Sánchez tranquillamente installata nell'atrio del più lussuoso complesso turistico dell'Isola, l’Hotel Nacional, entrare in Internet, quando il prezzo della connessione è proibitivo persino per un turista straniero. [40]
Due domande sorgono, inevitabili: Come può Yoani Sánchez collegarsi a Internet a Cuba quando la stampa occidentale non smette di ripetere che non ha accesso ad esso? Da dove viene il denaro che le permette di avere un tenore di vita che nessun altro cubano può permettersi, quando ufficialmente non dispone di nessuna fonte di entrate?
Nel 2009, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha ordinato la chiusura di oltre ottanta siti Internet relazionati con Cuba che fomentavano il commercio e violavano così la legislazione sulle sanzioni economiche. Curiosamente, il sito di Yoani Sánchez è stato chiuso mentre propone l'acquisto del suo libro in italiano, oltre tutto tramite Paypal, sistema che nessun cubano che vive a Cuba può utilizzare a causa delle sanzioni economiche (che proibiscono, tra l’altro, il commercio elettronico). Allo stesso modo, la Sánchez dispone di un Copyright per il suo blog “© 2009 Generación Y - All Rights Reserved”. Nessun altro blogger cubano può fare la stessa cosa per le leggi del blocco. Come si spiega questo fatto unico? [41]
Anche altre domande hanno bisogno di una risposta. Chi c’è dietro il sito della Sánchez desdecuba.net il cui server è ospitato in Germania dall'impresa Cronos AG Regensburg (che ospita anche siti Internet di estrema destra), e registrato sotto il nome di Josef Biechele? Si scopre anche che la Sánchez ha fatto la registrazione del suo dominio mediante l'impresa statunitense GoDady la cui principale caratteristica è l'anonimato. La usa anche il Pentagono per registrare siti con tutta la discrezione necessaria. Come può Yoani Sánchez, una blogger cubana che vive a Cuba, registrare il suo sito mediante un'impresa statunitense quando la legislazione sulle sanzioni economiche lo proibisce formalmente? [42]
D'altra parte, il sito Generción Y di Yoani Sánchez è estremamente sofisticato, con entrate per Facebook e Twitter. Inoltre, riceve 14 milioni di visite al mese ed è l'unico che è disponibile in non meno di…18 lingue (inglese, francese, spagnolo, italiano, tedesco, portoghese, russo, sloveno, polacco, cinese, giapponese, lituano, ceco, bulgaro, olandese, finlandese, ungherese, coreano e greco). Nessun altro sito del mondo, perfino quelli delle più importanti istituzioni internazionali come per esempio le Nazioni Unite, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, l'OCSE o l'Unione Europea, dispone di tante versioni linguistiche. Nemmeno il sito del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti né quello della CIA dispongono di una tale varietà. [43]
Un altro aspetto sorprendente. Il sito che alloggia il blog della Sánchez dispone di una larghezza di banda che è 60 volte superiore a quello di cui dispone Cuba per tutti i suoi utenti di Internet! Altre domande sorgono inevitabilmente al riguardo: chi amministra quelle pagine in 18 lingue? Chi paga gli amministratori? Quanto? Chi paga i traduttori che lavorano quotidianamente sul sito della Sánchez? Quanto? Inoltre, la gestione di un flusso di più di 14 milioni di visite mensili costa enormemente. Chi paga tutto questo? [44]
Yoani Sánchez ha perfettamente il diritto di esprimersi liberamente e di emettere critiche virulente verso le autorità di La Habana – e non si priva di farlo - sulle difficoltà quotidiane reali a Cuba. Non può né deve essere criticata per questo. Invece, commette una grave ipocrisia intellettuale quando si presenta come una semplice blogger e afferma che il suo unico obiettivo è esercitare onestamente il suo dovere di cittadina.
Il suo accanimento meticoloso per oscurare sistematicamente la realtà, evocare solo gli aspetti negativi, decontestualizzare le problematiche, ignorare metodicamente l'ambiente geopolitico nel quale si trova Cuba, particolarmente nella sua relazione con gli Stati Uniti e l'imposizione implacabile di sanzioni economiche che condizionano la vita di tutti i cubani, ricorrere a bugie come è stato facilmente verificabile nel caso della presunta “aggressione”, tendono a squalificarla. Il suo ruolo è innanzitutto quello di corteggiare una certa compagine fermamente opposta al processo rivoluzionario cubano e non quello di rappresentare fedelmente la realtà cubana nella sua complessità.
Un altro fatto unico: il presidente statunitense Barack Obama ha risposto a un'intervista di Yoani Sánchez. Così, mentre gli Stati Uniti affondano sempre di più in una crisi economica senza precedenti, mentre la battaglia a favore della riforma del sistema sanitario diventa sempre più difficile e i temi afgano e iracheno sono sempre più caldi, nonostante l'agenda straordinariamente fitta della presidenza, il tema estremamente sensibile delle sette basi militari statunitensi installate in Colombia che suscitano la riprovazione continentale, il colpo di Stato in Honduras nel quale Washington è gravemente implicata, le centinaia di richieste di interviste dei mezzi di stampa più importanti del mondo in attesa, Barack Obama ha lasciato da parte tutto questo per rispondere alle domande della blogger cubana. [45]
Nella sua intervista, in nessun momento la Sánchez ha chiesto la fine delle sanzioni economiche che colpiscono tutti i settori della società cubana iniziando dai più vulnerabili (donne, bambini e anziani) che costituiscono il principale ostacolo allo sviluppo del paese e che sono respinte dall’l'immensa maggioranza della comunità internazionale (187 paesi nel voto nelle Nazioni Unite in ottobre di 2009) per il loro carattere anacronistico, crudele e inefficace. Al contrario, riprende esattamente la retorica di Washington al riguardo: “La propaganda politica ci dice che viviamo in un luogo assediato, di un David di fronte a Golia e del ‘vorace nemico’o che sta per lanciarsi su noi”.
Le sanzioni economiche, che lei qualifica come semplici “restrizioni commerciali”, sono “tanto inutili e anacronistiche”, [46] non perché hanno conseguenze drammatiche per la popolazione cubana, bensì perché sono “usate come giustificazione allo stesso modo per i danni alla produzione che per reprimere quelli che pensano in modo diverso”. [47] Si tratta esattamente degli stessi argomenti evocati dalla rappresentante degli Stati Uniti alle Nazioni Unite in ottobre del 2009 per giustificare il mantenimento dello stato d’assedio che Washington impone a Cuba dal 1960, senza spiegare perché 187 paesi del mondo si prestano ogni anno da 18 anni a quello che lei qualifica come “propaganda politica”. [48]
Alla luce di questi elementi, risulta impossibile che Yoani Sánchez sia una semplice blogger che denuncia le difficoltà di un sistema. Potenti interessi si nascondono dietro la cortina di fumo che costituisce Generación Y che rappresenta una formidabile arma nella guerra mediatica che gli Stati Uniti fanno contro Cuba. Yoani Sánchez ha compreso perfettamente che l'obbedienza ai potenti si ricompensa generosamente (più di 100.000 dollari in totale). [49]
Ha scelto inserirsi nel commercio della dissidenza e vivere giorni felici a Cuba.
Salim Lamrani


Salim Lamrani è professore, scrittore e giornalista francese specialista delle relazioni tra Cuba e Stati Uniti. Ha pubblicato i libri: Washington contre Cuba edizioni Pantin; Le Temps de Cerises, Francia 2005, Cuba face à l'Empire (Cuba contro l'Impero) edizioni Timéli, Svizzera, 2006 e Fidel Castro, Cuba et les États-Unis (Pantin: Le Temps de Cerises, 2006).