martedì 26 aprile 2022

LIBERAZIONE, UN EQUIVOCO LUNGO TRE QUARTI DI SECOLO

 Stasera, a Di Martedì su la7, allo show di "Isso, issa e o malamente",offro il petto ai fucilieri a tappo di Giovanni Floris


LIBERAZIONE, UN EQUIVOCO LUNGO TRE QUARTI DI SECOLO

 Copertina fatta da Massimo Mazzucco, con giusto senso dell'ironia...


https://youtu.be/IEXg7QxzN1c Intervista al sottoscritto di Massimo Mazzucco CONTROTV

Aggiungo alcune considerazioni sulla mia partecipazioni, domenica 24 aprile 22, alla trasmissione "Zona Bianca" di Rete 4, all'intervista fattami da un maestro assoluto del giornalismo italiano e internazionale.

Di Mazzucco raccomando il recentissimo, clamoroso documentario sulla fenomenologia "Ucraina" in un contesto che la propaganda di guerra cerca di obliterare. Ricordo  anche i precedenti, imperdibili documentari che ci hanno rivelato  i colossali inganni dietro ad alcune delle più strategiche operazioni USA-NATO. Sono Indispensabili per capire il mondo che provano a costruirci addosso.


 25 APRILE, FESTA DELLA LIBERAZIONE DEL NAZISMO, 

tant'è vero che 

- dall'Ucraina si sparge pus neonazista su tutta l'Europa e con particolare virulenza sull'Italia

- Un segretario dell’ANPI  viene ritualmente torturato e  moralmente assassinato per aver dato dei nazisti ai nazisti e dei conduttori di guerre ai conduttori di guerre

-  bande di squadristi ucraini, fiancheggiate da servizio d'ordine politico-mediatico, imperversano, minacciano, picchiano, alla maniera del '22 o delle notti dei Cristalli, chi suona Tchaikovsky e non incendia bandiere russe

- giornalisti sopravvissuti, non lobbisti delle armi e del Nuovo Ordine Mondiale, figurano sulle liste di proscrizione redatte da Zelensky sotto dittatura NATO, vengono assassinati, o minacciati di morte

-  Luigi Di Maio dà dell'animale da picchiare al capo di una grande potenza amica e fa pure il ministro degli esteri

-  Mario Draghi da trent'anni piccona il nostro paese per ridurlo in briciole su mandato dei "Sistematori del superfluo", è un mediocre assoluto su ogni cosa salvo che nel ruolo di scendiletto, eppure comanda il paese di Dante

-  Mattarella perpetua una nobile lista di capi dello Stato, garanti dell'unità nazionale, spaccando il paese in due e facendo il trombettiere della sua parte buona, a discapito di quella cattiva da consegnare domani ai plotoni d'esecuzione di Cadorna o Graziani

- Enrico Mentana e tutta la sua categoria, uscita ben selezionata dalla metempsicosi in lobby neonazista, insistono a definirsi informatori., mentre usano videogiochi e scappati di casa con elmetto per farci vedere la guerra in Ucraina


ATTENTIIII ! Saluto al generale!



... E che poi, nella notte che apre all'alba della Liberazione, fa la sua epifania a "Zona Bianca" (Rete 4), il protagonista assoluto già solo per la luccicante divisa da sfilata di primavera, gonfio di consensi, tripudi e medaglie conferite per meriti, immagino, di necro-eroismi in Afghanistan, Libia, Iraq, Somalia e in altre decine di missioni militari finalizzate a tenere a bada gli stranieri selvatici, E', lo si annuncia con tre squilli di tromba e rullìo di tamburi, nientepopodimeno che Claudio Graziano, generale, presidente del Comando Militare dell'Unione Europea. Uno che del rovesciamento di armamenti sulle unità neonaziste ucraine e sulle bande mercenarie rastrellate in giro per il mondo, sa tutto e tutto cura. Uno che ci fa valere, poffarbacco, nel mondo! Altro che quella mezza sega di Draghi, che bofonchiava di armi difensive... Armi agli ucraini è esattamente come aprire le galere e dire ai peggio criminali: uscite e fate voi.

E, ieri sera, l'intero studio si è addirittura commosso all'idea di rifornire di altre armi, molte altre, molto più pesanti, carri armati, cannoni, missili, aerei, i cari ucraini con svastica. Un orgasmo al nobile servizio di una guerra andante, senza inutili orpelli di tregue, trattative, a beneficio della nuova bonanza per l'industrialona multi-trans-ipernazionale delle armi, dopo il deludente affievolirsi della guerra fredda e il ristagno di quelle calde.

Intermezzo comico



Un talk show che si rispetti non può non vantare anche una sua componente comica. Serve ad alleggerire, a far sorridere un pubblico scombussolato sotto la grandinata di intimidazioni, fake news, bugie, indiozie,  personaggi improbabili, guitti, presstitute, fatte passare per informazione. Trattasi della satira al tempo del pensiero unico obbligatorio. Anch'essa in evoluzione, come la realtà. Esempio probante di come si passi dalla satira, genere storicamente impegnato a fare le bucce ai potenti, al buffone di corte che si adopera per far ghignare il potente sulle disgrazie dell'impotente, è l'avanspettacolino para-zelenskiano e similpornografico di Paolo e Luca nello show di Floris. 

Da Brindisi, a Zona Bianca, invece, sono stati capaci di fare tutto da soli, senza supporto di qualche guitto di passaggio. Sempre che non si voglia definire tale la psicologa-ortopedica-neurologa che si è prestata a dare sostanza al vecchio meme del " Putin pazzo, malato, stranamente gonfio, psicopatico, da picchiare come un animale (copyright un certo ministro degli Esteri)". L'elemento comico, chiaramente inteso a far riallungare le orecchie d'asino a un pubblico momentaneamente riemerso dal paese dei balocchi grazie  alle parole della Portavoce di Lavrov, Maria Zakarova, erano una serie di immagini di Putin chiaramente affetto da Parkinson. Se non da peggio, a osservare i suoi sguardi sbilenchi e il linguaggio disarticolato del corpo, forse già preda di delirio tremens. E Joe Biden allora? Quello che stende la mano all'uomo invisibile e chiama Signor Presidente la sua vice? Un fustaccio da far schiattare d'invidia una fusione tra Mohammed Ali e Pico della Mirandola....

A dimostrazione dell'inoppugnabile assunto, un Putin che serra la mano sullo spigolo del tavolo per non farla ballare, che tiene ferma la sinistra tremebonda con la destra, che apprensivamente serra la mano a pugno perchè non balli, che nasconde le mani dietro la schiena perchè nessuno veda come sobbalzano. E così via. L'anamnesi di Putin al tempo di Covid e vaccini. Tout se tien.


Storici della guerra. Le guerre? Tutte russe!


Graziano meglio di Stoltenberg, meglio di Lloyd Austin, zannuto falco nero nello stormo dei neocon, meglio di Colin Powell, che raccoglie tra donne e bambini iracheni il genio della pace e lo infila nella provetta mutato in genio di una guerra con fine pena mai. Via le babbucce da pavido borghese, guerra igiene dei popoli, come dimostrato da 50 guerre USA-NATO e 50 milioni di morti ammazzati dal 1945 in poi, Sono poche le sette guerre Clinton-Bush-Obama tuttora in corso (ma, secondo Graziano e il suo integratore vitaminico Gasparri, tutte guerre... russe), in vista del plusvalore armaiolo dello scontro finale all'uranio, quello col botto vero.



Graziano sull'orizzonte rosato dello studio come Fatima, come la Madonna di Medjugorie, come quando i bambini fanno ooooh. Scuotendo la nastrinata e iperstellata uniforme, ne sono piovute armi sull'Ucraina e vigorose vibrazioni su Gasparri e, visto il ruolo ucraino di pivot di guerre perenni e nazismi definitivi, sull'universo mondo. In particolare sull'Europa e molto in particolare su noi, iloti italioti. Che, immersi in una guerra civile che ci sbrana definitivamente come nazione e collettività storica, non dovremo accorgerci che non siamo che le pedine di una guerra di altri fatta col culo nostro.

Hai visto mai che ci venisse l'uzzolo di trasformare in disintegrazione nazionale ciò che Draghi, Mattarella, Speranza e supervisori dell'anglosfera hanno, con tanta passione, coltivato a forza di puri, impuri, buoni, cattivi, giusti e filorussi, vax no vax, nazi no nazi. Mica per niente si va a fare il presidente del Comando Militare UE e, al tempo stesso, nello specifico funzionale, il presidente del relativo Fincantieri. Che ci stanno a fare le porte girevoli se non per girare? Che paese poco creativo, obsoleto, saremmo senza prosperosi, ontologici, versatili, conflitti d'interesse? 

Prima, con la solita boccuccia tondina di rosa, è toccato allo sputacchiante e farfugliante Gasparri, presenza decisiva per elevare ai piani nobili della dialettica ogni accenno di ragionamento. Presettato come Alexia, esce a balzo dal torpore/stupore della sua fisiologica assenza dal raziocinio per ragliare indignazione sul sottoscritto "uscito da chissà quale angolino della Storia a mettere in discussione l'ininterrotta linea delle virtù militari d’Italia”

Per fila destr, destr!


 
Poi, però, è toccato a Brindisi Giuseppe, il conduttore del circo (anchorman per i burini), rimettere i reparti in formazione passo dell'oca, tipo parata di Norimberga  e salvaguardare, alla di lei  testa su cavallo bianco rampante, il generalone UE e tutta la classe militare peninsulare. Perfino riscattando quel generale Quinto Varo, che, appeso dai barbari nudo a un albero della Selva di Teutoburgo, da Augusto, 9 a.C., si fece recriminare "Vare, redde mihi legiones meas!" (Varo, rendimi le mie legioni!" )

Cos'era successo per suscitare tanto turbamento, in sala, ma anche su su fino ai vertici stellari del nostro assetto militare, nazionale, europeo, globale, fincantieresco. Era successo lo scandaloso, l'inosabile, perfino il maleaugurante. Un reprobo sprovveduto e diffamatore aveva messo in dubbio l'eccellenza dei comandi militari italiani attraverso la Storia, da Quinto Varo ai pontificatori sul pensiero di Putin da schermi ed edicole. Come fossimo tra le paratie arrugginite del Mose di Venezia, istantaneamente e con grande fracasso di baruffa gallinacea e indignata riprovazione, si sono levate le paratie dello sbarramento all'importuno. Peccato, però, che Piazza San Marco in versione Zona Bianca fosse già inondata.

Infatti alla caterva di armi e propositi di guerra che questo generale, scaturito, grazie alla benevolenza dei disturbatori di servizio e del solerte anchorman, dal suo ruolo di tecnico e  indebitamente appropriatosi di decisionismo politico come uno Stoltenberg qualunque, io avevo osato accostare la genìa dei suoi predecessori in questo e in analoghi ruoli. Una lunga successione di stellette e losanghe al merito della guerra, della fuga, del tradimento, dell'inettitudine, di milioni di umani, concittadini e non, trucidati per far accedere ai mercati i cannoni e i tank degli Agnelli. Ieri come oggi.

La morte crucca e assassina


 
La memoria tracima: Cadorna, quello delle "ondate umane" e delle fucilazioni di chi non avanzava; Badoglio; quello della fuga in villa da Caporetto e poi, col re fellone, da Roma fottendosene di lasciare allo sbando tutto un esercito; Bava Beccaris, bravissimo a trucidare operai inermi, Graziani, il grande gassificatore e impiccatore di abissini e libici e decimatore di italiani; Barattieri, quello che per colonizzare l'Etiopia sacrificò 20.000 soldati italiani ad Adua. E andare, il registro di simili eccellenze supera i secoli.

Era o non era un'inconfutabile constatazione storica? Con gli stessi innegabili dati di fatto che innervano l'identità nazista di un regime di Kiev che bandisce tutti i partiti e azzera tutti i media, salvo quello del rampollo comico-nazista. Natura nazista consolidata, vantata, ma anche denunciata, oltre che dall'ONU e dall'OSCE, da tutti, proprio tutti coloro che oggi, con mossa acrobatica, si sono scoperti invece mallevadori, armieri e fratelli in ispirito degli stessi., rinominati "partigiani" e, nei meno inebriati "ultranazionalisti". Tanto svastica e rune SS sono simboli arcaici, fanno riferimento al sole...

Le armi del generale Graziano ne saranno via via portatori di Eros e Thanatos, a ciascuno il suo. A partire dal Reich globale, originato a Kiev, dallo squadrismo ucraino verranno sparsi a ogni forma di canaglia europea, passeranno di mano in mano per un Europa devastata al punto da farle parere epoca di splendore l'Alto Medioevo. Accenderemo il lumino dell'olio con l'ultima goccia di gas liquido da scisti elargitaci dall'America. Bye bye Europe. Il nazismo è globale. E forse allora ci sveglieremo. Chissà se morti o vivi.

Ci sarebbe da dire di un altro ospite di Giuseppe Brindisi, reperto storico quanto me. Lui, però, rimasto là, esattamente dove l'avevo lasciato quarant'anni fa, bello lucidato nella vetrinetta. Con accanto la chiavetta inglese, hai visto mai che si ripresentino quelli di Lotta Continua, o di Potere Operaio. Gagliardo esponente del pensiero semplice, ma confuso. Un Nè Nè con la barba. Si chiamava, si chiama tuttora, Mario Capanna. Ha esordito. “Premesso che l’aggressione della Russia è da condannare assolutamente….” E si è ritrovato tra gli innocui. Come allora..



sabato 23 aprile 2022

GRACIAS ALLA VIDA --- Spallanzani, voi, noi, gli umani



Termina con la sesta e ultima "Pillola dallo Spallanzani", il diario della mia degenza di otto giorni nell'ospedale romano omonimo

https://www.youtube.com/watch?v=LL58g1mkKh4 Link, volendo, alla canzone di Violeta Parra, cantuatrice cilena di grande impegno politico e sociale. 

https://www.youtube.com/watch?v=SqOUBV2v1C4  Link all'intervista data a Riccardo Rocchesso del portale "100 giorni da Leone". Una panoramica in lungo, in largo, ma anche in profondità,.sul contesto occultato dei fenomeni scatenati in Ucraina e dei loro riverberi in tutto il mondo e sulle nostre vite. Un sito, questo, che raccoglie in particolare l'interesse e un seguito di giovani, cosa bella e buona e, soprattutto, necessaria.  

Trattandosi di racconto personale che, però, riflette una sconfinata esperienza collettiva, mi sia consentito di partire da me, per arrivare a considerazioni che possano essere condivise da altri.. Come ho fatto nelle mie precedenti cinque “Pillole dallo Spallanzani".

Davide, la fionda, il sasso

Qui si tratta di virtù tanto sorprendenti, alla luce dei tempi che corrono, quanto sommerse da una strategia nichilista che si pone ad autorità morale e scientifica e non vale nemmeno uno dei trenta denari rifilati dal Sinedrio agli Zelensky, Draghi, Speranza, Mentana d’allevamento. Nella mia esperienza di spiaggiato sulla riva della risacca, mi sono visto imbastire sulla scena un paese dei balocchi, dove scienziati, comandanti, ministri, pedagoghi, con le orecchie da somaro nascoste nel cappuccio, si alternano da lustrascarpe al direttore del Circo, e da ratti appesi ai resti di un formaggio nazionale irrancidito.  

Cerusici rinnegati, traditori del giuramento a Ippocrate e al prossimo, dall'infima scala dei valori e onori scientifici (vedi Indice Hirsch), strafatti di ego insufflato dai chierici televisivi. Inebriati di potere catodico che li titola a prendere gli umani per la collottola, chiuderli nella camicia di contenzione dell'irrazionalismo, sbatterli al muro della circonvenzione di incapace e consegnarli in stracci ai gestori della discarica.

Questa è la scena disegnata per i passeggeri del carro dell’Omino di burro. Scena frantumatasi in coriandoli all’emergere, dalle ombre di una memoria, dissipata a forza di violento istante, di un’Italia spallanziana, ma anche ippocratea, ma anche garibaldina e galileana, mameliana e giordanobrunesca, ovidiana, dantesca, marcoaureliana e sessantottina. Ed ecco i medici liberi, delle cure domiciliari soppresse, gli amici che ti attorniano e sorreggono, il coraggio, la sapienza e l'anticonformismo di una struttura d'eccellenza come lo Spallanzani. Tutto questo io me lo raffiguro in questo Davide di Bernini. 

  


Retorica? Embè? In ogni caso non è quella di un certo capo dello Stato, dai trascorsi che un olocausto serbo ricorda e che ora ci chiama al trionfo del nazismo.

Forse è quella, a me vicinissima, dei miei nonni che stavano alle elementari quando i Mille partivano da Quarto. O quella del mi' babbo che lanciava granate sul Carso  e ci ha rimediato la promozione sul campo a maggiore, una croce di guerra e una medaglia d’argento e poi è stato richiamato nel 1942 e fatto prigioniero dai tedeschi nel 1943. “Sole che sorgi” la cantavamo prima che i repubblichini ne facessero un inno e "Bella Ciao" la cantavamo prima che sedicenti sinistre la degradassero a inno NATO. Poi ho fatto il ’68-’77 e ci credo ancora, alla faccia di Adriano Sofri e delle BR al merito della CIA. Ognuno è figlio del suo tempo e ne porta ferite e sbraghi. E, dunque, se qui tracima retorica, ricordiamoci che la Storia, checchè ne dicano i linearisti, è circolare e che, attraversando foreste e cespugli, qualche spina, ramo, foglia, ti rimane appiccicata e ti ricorda per dove sei passato, perchè e con chi.

Pinocchio, la vita, la nazione

 


Tutto questo pippone, per dire grazie a una polmonite virale, rimediata da contagio in redazione, grazie alla quale ora sto sul campo, spaventapasseri dai panni sbrindellati. O come un PInocchio scampato agli assassini, alla fatina maligna, al grillo parlante scassaminchia, al domatore del Circo e alle orecchie da somaro coltivate nel Paese dei Balocchi. Cadono e si frantumano, come tessere da un mosaico, i Pregliasco che non ti curano perchè non sei vax, i Galli che traggono terapie dalla manipolazione dei concorsi universitari, i Bassetti dei dileggi e degli anatemi a chi non contribuisce ai 90 miliardi di utili di Pfizer e Moderna. Tutti coloro che dalle onoranze pubbliche ai propri conflitti d'interesse traggono sostentamento, conforto pubblico e scivolina di saliva di Fabio Fazio.

Nel mio caso è andata così. Contagio sul lavoro, febbrone e tampone positivo. Da patologia pregressa, malfunzionamento respiratorio. Nel deserto della sanità territoriale, mi si prescrive RX del torace. Irrealizzabile. Non la fa nessuno. L'eventuale polmonite non si può accertare. Tossicchio e scatarro, a dispetto delle cure domiciliari alternative che una schiera di medici, renitenti al protocollo pandemigenico di Speranza, ai suoi virus e vaccini ingegnerizzati, con grande sensibilità ippocratea mi prescrive. Non succede niente, perchè di altro si tratta e, latitante in fuga il medico "di famiglia", alla terza settimana chiamo l'ambulanza e finisco al Pronto Soccorso di Civitavecchia. Lastra, polmonite bilaterale interstiziale, evolutasi da un'antica bronchite asmatica cronica, trascurata.

Sanità territoriale del "si fa quel che si può", in virtù dei tagli lineari degli ultimi vent'anni, con Prodi, Monti, Cotarelli, Gentiloni, Renzi,,,, tutti governi ansiosi di salute pubblica pussa via! Lieve sconcerto per la mia posizione eterodossa sul protocollo vaccinale, ma generoso impegno della dottoressa responsabile del reparto, comunque sempre a debita distanza dalla mia infetta persona, "che fa il giornalista e ha le sue teorie". Due notti dopo, dandosi da fare, la santa donna,  riesce a piazzarmi allo Spallanzani. Quelli che hanno isolato il Sars-Cov-2. Quegli intemerati che hanno osato lavorare sullo Sputnik! Quelli che manco ti chiedono se sei vax, no vax, quasi vax, non ancora vax, per niente al mondo vax...

Vax, No Vax, ma che c'entra....


E lì è un altro mondo rispetto al metaverso di quel Salute-Horror-Show allestito tre anni fa da una cosca di virologi radiocomandati dalla cupola della normalizzazione globalista. Dai primari che cacciano chi non è vax a una struttura che supera tutte le altre del continente in virtù della sua indipendenza, multilateralità e polifonia scientifica, disobbedienza alle lobby degli interessi da ergere a Olimpo, eccellenza ed eterodossia geopolitica della ricerca. Dai lecca lecca di Fabio Fazio per i  carcerieri in camice abusivo, a chi va sulla strada di Ippocrate, Galeno, intimità empatica e comunicativa tra paziente e terapeuta. 

Se in Germania il Robert Koch Institut, nel Regno Unito l'Imperial College, negli USA, scandalosamente, il CDC, l.a FDA, il Fauci sino-yankee, hanno piegato agli interessi di dollaro e cannone una scienza, che per sua identità ineluttabile e salvifica, ha da essere multiforme e perennemente socratica nel dubbio e galileana nella ricerca, da noi, allo Spallanzani, si è restati umani. Come perorava Vittorio Arrigoni, volontario a Gaza, assassinato da un pensiero unico.

Per me lo Spallanzani è lunghi corridoi, qualche ascensore, un'ampia stanza da isolamento, una finestra, un balconcino appositamente costruito, dal quale fare incontrare sorrisi e i voti di amici e congiunti (pensate!) e, al di là di quella, un intreccio di rami di bellissimi pini mediterranei, sullo sfondo di una tardiva, ma sempre solare, architettura razionalista italiana. 

Per me lo Spallanzani il rifiuto sdegnoso e generoso di ogni discriminazione, come detta Ippocrate e come è stata irrisa e dileggiata nel nome di un mondo di buoni contro un sottomondo di cattivi.

Per me lo Spallanzani si chiama Prof. Francesco Vaia e la sua impronta di buonsenso, dirittura morale, serietà scientifica, osteggiata dai lenoni del lupanare sanitario globalista, la si ritrova nel fluttuare premuroso, accattivante, cordiale, alla materna, o paterna, o alla fratello maggiore, di puffi bianchi. Puffi come stormi di rondini. Puffi incartati, ma dai cui occhi brillava sempre qualcosa che  dava la sensazione del cambiamento dell'aria, da una finestra spalancata sulla primavera.

 



Ricordo Antonietta, dagli occhi verdi, rapida, efficiente, un'eruzione lavica di buon umore, partecipazione, incoraggiamento. Ricordo Gaetano, il medico che una ruota della fortuna logistica  è riuscita a farmi arrivare ripetutamente al capezzale, con i suoi occhi negli occhi, la sua mano sulla mano, il contatto ribadito e coltivato, le nocche sulla schiena ad auscultare, la capacità di entrare, negli organi come neigli affannati bisogni della psiche. Alla faccia dei distanziamenti, sentenziati a prescindere e a priori, finalizzati a disseminare monadi nell'universo dei rapporti, degli spazi, degli affetti. 

E ricordo un agile e possente ponte tibetano, lanciato tra malattia e guarigione da Mariano oncologo, che, sulla passarella ondeggiante tra vita e qualcos'altro, mi ha tenuto per mano, fino all'altra sponda, rubando attimi e pensieri preziosi alla sua opera di medico umanista. E tuttora veglia su di me e sul risanamento da custodire.

Questa settimana allo Spallanzani mi ha fatto riflettere che, mai, al di là di tutti i draghi, ci si deve rammaricare di essere nati e rimasti italiani. Che la forza dell'umanesimo come  tessuto affettivo a garanzia dei rapporti nella comunità tra il singolo e gli altri, tiene. A dispetto di tutte le lacerazioni che si tentano a forza di dissonanze e manipolazioni cognitive. Questa mesata di polmonite virale ha fatto da setaccio. Il morbo gli ha dato uno scossone e nella polvere dell'irrilevanza sono piovuti scarti di transumanesimo robotico, da remoto, da paura, da opportunismo. Il famoso transumanesimo a forza di reductio ad machinam, promessa, minacciata, ma addirittura anelata con ottuso anticipo da chi il peso dell'umanesimo lo ritiene troppo impegnativo. Meglio Alexia. Uno scossone, un soffio e nel setaccio sono rimasti a brillare le pietre d'inciampo dell'umanità che non si arrende. 

Tra queste anche Ennio, infermiere che, stupefacentemente, tra mille trasporti, mi ha espresso la sua gioia per essere stato colui che allo Spallanzani mi ci aveva portato e, ora, mi si portava via da lì, a casa.  E' con un bellissimo ghigno che mi ha sussurrato " Daje Fulvio! Ci hanno ragione i russi..." . 

Qui non conta se avessero ragione Ennio, i russi, o addirittura gli antifascisti con le loro nuvole d'incenso a un regime, un'alleanza, uno sterminio, orgogliosamente nazisti. Qui conta la voce fuori dal coro. Voce più forte dei muscoli di Sansone. Tanto che in quel preciso momento Zelenskij, Fauci, Draghi, Bill Gates ed Enrico Mentana si disintegrarono in sincrono. Puff! e via. Dei loro nanetti da giardino e dei loro soldatini di piombo non rimasero che coriandoli da nutrire i polli.

 




domenica 3 aprile 2022

Il metodo ciclista e il fiore nel deserto --- VERSO IL GREAT RESET: DAL ROVESCISMO PANDEMICO AL ROVESCISMO BELLICO --- Ucraina: l'ora del dilettante al servizio dell'apocalisse

 

Il metodo ciclista e il fiore nel deserto

VERSO IL GREAT  RESET: DAL  ROVESCISMO PANDEMICO AL ROVESCISMO BELLICO

Ucraina: l'ora del dilettante al servizio dell'apocalisse

 

https://youmedia.fanpage.it/video/aa/YkBJQOSwy7-pVPRG

Video di prigionieri russi sparati alle gambe dai soliti gentiluomini della soldataglia nazista di Zelensky e Biden. Realizzano a livello infimo il suggerimento del "giornalista" Rothschild, autoproposto mandante di assassinio di capi di Stato democraticamente eletti, Domenico Quirico.  A proposito, a quando il deferimento all'Ordine dei Giornalisti di tutti questi scagnozzi con elmetto e press, spediti in Ucraina a promuovere truffe, morti e distruzioni? Quanto meno procedimenti disciplinari, no? Illusoria domanda. Si sono messi in tasca la Corte Costituzionale, il Consiglio di Stato, la Corte di Cassazione, il premierato, la presidenza della Repubblica, il parlamento (il papa l'avevano preso per la coda, ma mo' gli è scappato), vuoi che sia siano dimenticati dell'organo che disciplina ciò che dovremo sapere e credere?

https://youtu.be/38BfGNRtxQ0

video di cittadini di Mariupol su Azov

Questo video e uno di tanti video che girano e raccontano una storia del tutto diversa da quella somministrataci dalle centrali dei filonazisti di Kiev, Washington, Bruxelles, in pieno delirio di resuscitazione del padre ucciso negli anni '40. Sono le dichiarazioni dei sopravvissuti ad Azov,  intoccabili per le nostre manovalanze del menzognificio bellico. Quelle che esibiscono le atrocità dell'unica vera forza politico-militare che sorregge il naziregime di Kiev e vi è rappresentato attraverso il ministro degli Interni e il Capo della Polizia ("Lo strangolatore"), insieme ad altri quattro ministri decisivi.

I russi di Mariupol che solo aspettano la liberazione da chi, come nel resto del Donbass, li ha seviziati e trucidati per 8 anni. cacciati dalle loro case, impediti dall'usufruire dei corridoi umanitari allestiti dai russi, grazie ai ponti distrutti da Azov che scaccia dalle case gli abitanti, spara dalle loro abitazioni e si ritira in modo che i russi ne facciano bersaglio. Sequestra tortura, stupra e uccide giovani donne trascinate nei sotterranei. Fa degli scudi umani, dato che di russi si tratta, lo strumento supremo del suo sociocidio.

video_2022-03-13_1 HYPERLINK "https://drive.google.com/file/d/1fTHJp-fjjL5If-qMW3RoNq-UDHmgdj3Y/view?usp=drive_web" HYPERLINK "https://drive.google.com/file/d/1fTHJp-fjjL5If-qMW3RoNq-UDHmgdj3Y/view?usp=drive_web" HYPERLINK "https://drive.google.com/file/d/1fTHJp-fjjL5If-qMW3RoNq-UDHmgdj3Y/view?usp=drive_web" HYPERLINK "https://drive.google.com/file/d/1fTHJp-fjjL5If-qMW3RoNq-UDHmgdj3Y/view?usp=drive_web"Bologna, 12 marzo 2022, mio intervento manifestazione guerra covid

 

Una premessa: L'Alzheimer furioso

Stiamo dalla parte di un capo della maggiore potenza militare che affronta le problematiche della sopravvivenza del genere umano sbroccando in un "criminale macellaio che deve essere rimosso dalla guida del suo paese". Il che segue ripetuti "criminali di guerra", poi rimbombati nella camera dell'eco di diversi proconsoli della marca imperiale, a forza anche di "dittatore", "criminale", ed esaltati dalla più professionale delle feluche da Pomigliano, con un perentorio e definitivo "animale feroce da picchiare".

Una gigantesca psicopatologia sanguinaria e necrofaga, che si abbuffa di cadaveri moltiplicati all'infinito dal proprio invio infinito di armi da uccisione di massa. Ridono i produttori di armi alla prospettiva di una distesa globale di vite da falciare, ridono i pandemici alla Gates e Schwab. cui è alleggerito il lavoro, ride Domenico Quirico, dall'accetta tirannocida alla cintola e il Maestro Falsario dei Rothschild, Massimo Giannini, cui è è stato concesso, pubblicando una strage fatta dagli amici, ma attribuita ai nemici, di impartire alla categoria la lectio magistralis sul nuovo giornalismo al tempo del Super-Green-Goebbels-fortificato.

Non resta che l'urlo di un papa che, improvvisamente, non conta più niente, nonostante che per una volta l'abbia detta giusta: PAZZI, PAZZI, PAZZI!

           

 

Da Floris

Di martedì ero stato invitato al noto, omonimo, assembramento di giustizieri, che si ritengono tali, e di giustiziandi che lo sono. Il collegamento con casa mia non ha funzionato, così mi sono potuto godere lo spettacolo in rilassatezza. A partire dagli avanspettacolisti Luca e Paolo, concittadini, ahinoi, di colui che alla satira sferzante di busti e monumenti, vivi o marmorei, ha dato continuità e nuova vita. A Genova, al Piccolo, Villaggio ed io avevamo fatto teatro satirico assieme e vi assicuro che, ci fossero stati i bonzi che sghignazzano sulle scempiaggini con cui questi due tristi ciabattari infieriscono sulle vittime e leccano il culo ai carnefici, si sarebbero voltati a vedere con chi ce l'avessimo.

Quei due chiariscono la differenza tra un Paolo Villaggio, o un Petrolini, un Belli, un Guareschi, la cui corrosività gli costava anche la galera, e l’altra categoria del “facce ride’”: i buffoni di corte. Esempio recente, il Bagaglino. Bastava guardare, nell’ascolto delle insapide truculenze dei due “comici”, le facce compiaciute dei vari Tabacci, Camporini, Letta, l’incredibile falsaria dalle faccette, Nona Mikhelidze, e dei residuati bellicisti  della nostra sfigata prima, seconda e, hai visto mai, terza, repubblica.

 Di Battista e Zhok

Quanto al “fiore nel deserto” del titolo, ho parafrasato De Andrè, visto che dal letame nascono fiori al plurale, mentre qui siamo fortemente al singolare (come si vede nella foto, c’era anche, in forma di fiore giallo, l’eterodosso Andrea Zhok, filosofo e accademico italiano, professore di Antropologia filosofica e Filosofia morale presso l'Università Statale, Milano). L'altro fiore è Alessandro Di Battista, i cui petali profumatissimi hanno brevemente fatto cambiare l’aria esalata dai due comici di Di Martedì, due portavoce del collega ucraino.

E rimane a vita il rimpianto di come Dibba si sia fatto passare sotto il naso – e non lo rincorra nemmeno adesso – l’autobus numero 5Stelle, anziché cacciarne a calci gli abusivi che vi si erano intrufolati. Avrebbe di sicuro cambiato la cronaca, ma anche un pezzo di storia del Malpaese.

Satira in direzione ostinata e contraria

Chiudo rapidamente sui due buffoni di corte che, come i comici di regime chiamati a concedere grasse risate ai potenti e a strappare amari sorrisi ai morituri obnubilati. La metafora è quella del ciclista. Cosa c’entra? Il ciclista non piega la schiena verso l’alto e, con i piedi sui pedali, non pesta forte verso il  basso. E chi ci sta in alto? E chi ci sta in basso? Giovanni Floris, mi perdonerà, ma Crozza, Gnocchi, Marcorè erano altra cosa.

Del quale Floris va detto che nell’altra puntata mi ha trattato con discreto rispetto dei tempi e a Dibba ne ha concesso quanto ne meritava. Sempre alla luce del plotone di fucilieri schierati contro le due o tre voces clamantium in deserto. Un'equilibratina al rapporto numerico tra voci no, Giovanni? In ogni caso, conduttore abile che si sa dove vuole arrivare, ma competente, cortese, e che non trascende nell'ostacolare chi non perfeziona gli equilibri da far emergere. Quelli, comunque stanno nei numeri.

Anticisti e anticristini

 

C’era anche un povero vescovello benintenzionato. La muta di cattoveraci  ha provato a mandarlo in tilt quando voleva mettere una pezza all'uscita unidirezionale del papa contro Putin. Facendosi camera dell’eco dell’epigone di Videla a Kiev, Bergoglio ha accusato il presidente russo di “ferocia e violenza”. Ma, poi, resipiscenza divina. Sospeso il ruolo di pacifista ex cathedra e dall giusta parte, subita forse la discesa saettante dello Spirito Santo, l'ha poi ricuperato lanciandosi per l'ennesima volta contro le armi e loro consegna, riparando nella reprimenda all'armaiolo Draghi: "pazzo, pazzo, pazzo!" Brutto colpo al bancario armaiolo.

Fusse che fusse che ci siamo liberati  di un pontefice dell'Ordine Costituito. Come quando aveva sacralizzato virus e vaccini e puntato il dito contro la violenza di Damasco. Bergoglio ha dato qualche consistenza ai mistici funambolismi di Mons. Viganò. Il quale Viganò, ricordate, ne trasse l'apocalittica visione che a San Pietro si era insediato nientemento che l'Anticristo.

Se stiamo con i seguaci di Ario e guardiamo al personaggio leggendario di Galilea come a uno non ontologicamente dissimile da Peppino il calzolaio, o da Andrea l’accademico, quell’ “Anticristo” ci può anche stare, perché diventa semplicemente e colossalmente un “antiumano”. Non c'è da ridere.

Tremate, tutto questo non era che la premessa. Perchè ora vado a scrivere quello che avrei voluto dire da Floris senza i crolli di collegamento di cui quelli di Di Martedì non sono colpevoli. Anzi, con compitezza si sono scusati. Tenendo, però, a mente i contingentamenti concessi ai brutti, sporchi e cattivi (quando non si tratta di un'eccellenza, comunque ex-parlamentare, come Di Battista). Quindi sarò breve. O almeno ci proverò.

Mariupol, città martire. Degli ucraini con la svastika

 Cittadini russi di Mariupol nel corridoio umanitario allestito dai russi prima che Azov facesse saltare i ponti

 Ponte di Mariupol distrutto

https://vk.com/wall678168879_1622

 

Stabilito con ogni evidenza, contro i nuovi Militarstar della tv, che i russi si sono fermati dove intendevano fermarsi, per evitare eccessi dannosi in attesa che la NATO si rassegni alla salvifica neutralità ucraina, agli accordi di Minsk sottoscritti da tutti e osservati solo dai russi e all'autodeterminazione dei russi d'Ucraina, partiamo dal cuore della questione strategica: Mariupol, il vertice della mistificazione generale. Qui pesano le parole chiarificatrici, senz'altgro definitive, perchè di "super tecnici" dei nostri statomaggioristi, Camporini, Tricarico (escludiamo Fabio Mini, che non gioca coi soldatini di Kinder, ma ragiona) e altri.

Sono tutti della stessa schiatta che ha onorato e massacrato il paese con i Cadorna, i Badoglio, i Bava Beccaris, i Zanghieri (disastro ARMIR), i Baratieri (Adua!), i caporettisti in servizio permanente effettivo, fino al vaccinaro matto Figliuolo, carico di medaglie per tali meriti. Ce ne fosse stato uno, di decente e capace. Forse Alessandro Lamarmora, quello dei Bersaglieri, uno che le battaglie le vinceva rinnovando l'intera strategia dell'Arte Militare, via dalle ondate umane preservate dal Medioevo, sostituite dalla massima protezione delle vite dei combattenti, distriibuiti sul terreno e tra coperture.

 

Tutti a puntare su questo ombelico della tragedia, perchè è qui che si riesce a trovare un minimo di guerra guerreggiata. C'è la forza combattente (?)  dei 12.000 terrroristi nazisti Azov, cari a La Stampa e a tutti coloro che scrivono con inchiostro simpatico. Occupa la città di 300.000 russi, compresa nel Donbass marittimo. Chi è riuscito a scappare, grazie ai canali umanitari e ai trasporti al sicuro allestiti dai russi assedianti, racconta, inascoltato dai dilettanti in hotel, dei ponti fatti saltare da Azov per impedire l'uscita dei cittadini, resi implicitamentre scudi umani. Nonchè di un ospedale pediatrico zeppo di armi e dal quale esce frastornata una donna forse incinta; e di un teatro diventato tomba di oltre mille persone, che poi sono vive perchè si trattava di rifugio antiaereo, ma poi tornano, in certa misura, a essere morti. Per vedere l'effetto che fa.

Di che considerazione i nazisti Azov, ora diventati oggetto di love speech su Facebook e degli amanuensi di regime, venne documentato, al tempo del genocidio strisciante del Donbass, dalla Commissione Diritti Umanitari dell'ONU e da una commissione OSCE: "assassini, torturatori, stupratori, stragisti". letterale e lapidario nei rapporti ufficiali.

L'ora del dilettante

 No comment

 

La cronista in redazione a casa esibisce una signora moscovita che dice di pensare che Putin non abbia la maggioranza con sè per questa guerra, si vedono alcuni poliziotti arrestare alcune persone, si accenna al principale oppositore, Navalny, quello che punta la rivoltella sui migranti asiatici e si chiude. Intanto i più autorevoli sondaggisti occidentali, dalla Gallup in giù, documentano che, con la difesa dei russi in Ucraina e l'opposizione ai missili Nato sull'uscio di casa, lo storico sostegno del 65-70% dei russi a Putin ha ricevuto un' impennata fino al 77%.

Torna un cronista, stavolta Sky, che fa dire a un'altra signora di Mosca che Putin e alla canna del gas e si dichiara d'accordo con l'elkannista Gedi del colonialglobalista e ormai naziazoviano "manifesto", Alberto Negri, che il criminale sta soccombendo all'invincibile armada della bontà.

La cronista, già di sfilate Armani, che svergogna Putin per essersi recato allo stadio dei suoi sostenitori indossando nientemente che un giaccone costosissimo. Anzichè il saio, come Joe Biden.

La collega che, presa da furore storico, fa sua  la cagata pazzesca di fantozzi  affermando sulla famosa scalinata Potemkin che furono i bolshevichi a sparare suilla folla in fuga.

Il che ci riporta all'ora del dilettante degli stormi di cornacchiette italiane, figuranti dello spettacolo bardati da paladini di Re Artù, davanti ai loro alberghi, prima e, poi, a gironzolare tra macerie  o tranquille file al negozio e a mettere in fila 26 secondi da quanto sentito alla tv unica di Kiev. Mi permetto di ridere un po', dato che è dal 1967, Guerra dei Sei Giorni in Palestina, che faccio quel mestiere. Ultimamente in Siria.

Prima degli embedded

Proiettato lì da Londra, dove ero redattore alla BBC e anche corrispondente per Paese Sera, Panorama, ABC, Gazzetta dello Sport, insieme ad altri, bravissimi colleghi, soprattutto anglosassoni (qualcuno anche spia, tipo Robert Fisk del Mi6), viaggiavamo lungo il fronte, seduti su carri armati, picchiando sui tasti della Olivetti, fotografando e filmando tra granate fischianti, combattimenti, gente che spara, che muore, che fugge, che si fa male, villaggi che bruciano.... Come poi in Vietnam, di nuovo in Palestina, Medioriente, Irlanda del Nord... Poi è venuta l'ora del dilettante. E di una roba simile non se n'è vista una cippa.

I ragazzotti alla prima uscita in un conflitto non hanno neanche colpa. Non gli si fa vedere niente che macerie da bombardamenti. Un fotoreporter al seguito dell'"eroica resistenza" non c'è. Forse perchèì non c'è l'eroica resistenza, a meno che non sia quella degli scudi umani messi lì da Azov. Forse perchè combattimenti di truppe sono solo nelle geremiadi del collega ucraino di Luca e Paolo, che, tra l'altro, è probabilmente preoccupato per i beni che tiene al sole nero dei paradisi fiscali, come elencati dai Pandora Papers.

Pulitzer all'aqua cauda con penne caricate a fuoco

 Il tirannicidio di Qurichietto

 

Ma, poi, cosa pretendiamo avendo per faro il quotidiano che Rothschild ha affidato al fratello scemo De Rege  con l'idea di riunire tutti i suoi lettori nel metaverso del rovescismo. Finito nel baratro dell'ignomia per chi vanta residui di logica, con quel  paginone della strage dei nazistupratori Azov a Donetsk attribuita alle di loro vittime, rivendicatolo dalle compare Gruber come "informazione". ha affidato al noto Quirico (ma che gli hanno fatto i suoi rapitori Al Qaida?) il proposito deontologico di assassinare il capo, riconosciuto e sostenuto, di 240 milioni di esseri umani. Tirannicidio? Già, perchè diversamente da Draghi, quello lì è stato eletto. ha dietro almeno il 70% del suo popolo e il 73% degli italiani, sfuggiti a Giannini, Draghi, Quirico e Di Maio, non ci pensa lontanamente di fargli la guerra. Anzi.

Soprendersi? Ma se questo quaquuraquà non fa altro che tradurre in piombo (di stampa e di pallottola) i "Criminale di guerra" del suo premier, a sua volta capiato e incollato da quello del suo presidente rintronato, a sua volta rieccheggiato, da sotto la scarpa che lo schiaccia inavvertitamente, dal suo ministro degli esteri: "Putin è un feroce animale che va picchiato". Possiamo parlare di verminaio in agitazione che non cessa mai di farsi riconoscere? Possiamo.

C'è criminale di guerra e criminale di guerra....

Già, "criminale di guerra" e, per non farsi mancare niente in tema di transfert freudiani, da pratico di mattatoi, "macellaio da rimuovere dalla guida del suo paese". Alla ricerca affannosa di pokemon da annichilire, il figurante messo nella Casa Bianca, in uno dei suoi momenti di maggiore vigore intellettivo, ha lanciato questo fulmine olimpico su Putin. Ottimo il motivo: ha compiuto un'aggressione, massimo crimine secondo Norimberga.

Peccato che esattamente 23 anni fa, 1999, marzo, bombe sulla Serbia per 78 giorni, con tanto di uranio, bombe a grappolo e civili presi di mira. NATO, Clinton, Biden, D'Alema e Mattarella si avventarono in gruerra norimberghiana di aggressione sulla Serbia. E chi erse il capino ancora dotato di qualche neurone a vantarsi che era merito suo? Il senatore Joe Biden, capo della Commissione Esteri del Senato: "Sono stato per primo io, io, io, a chiedere che si  distruggesse la Serbia, le infrastrutture, i ponti, le fabbriche, gli ospedali, tutto, con tanto di uranio, bombe a grappolo e civili...!" "Criminale di guerra" ? Che c'entra? Mica è russo....

Dal pallottiere del Covid a quello della guerra: una faccia, una razza

Faccio il filoputiniano? No, parlo di metodologia. Quello che dicono i 150 milioni di russi, al 67 % solidali con il loro governo "dittatoriale" (invidia folle di ogni leader occidentale), e il 66% di ucraini, che al tempo del colpo di Stato  erano pro-Russia, non riesco a saperlo. I due organi d'informazione russi disponibili in Occidente sono stati dall'Occidente non dittatoriale chiusi. Per converso, nella Russia dittatoriale, 150 milioni di russi possono informarsi sui loro schermi da CNN, BBC, CBS, perfino RAI1, NYT, France Inter, Deutsche Welle, nella misura in cui non sono scappati da M osca di loro iniziativa. E, sempre sotto Putin dittatore e censore, hanno una grande scelta di fonti giornalistiche da noi definite "indipendenti" perchè anti-Putin e pro-Navalny (quello che nel famoso video gira brandendo una pistola e urlando "sparate ai migranti"), ma ferocemente anti-governo. Nessuno le ha mai chiuse e perfino George Soros distribuisce dobloni da quelle parti.

 

"Comunità internazionale"? La rana che vuole farsi bue

Detto del lussureggiante clima di libertà d'informazione in Occidente, resta comunque da non preoccuparsi. Mentre, da Floris, quella lenza un po' arrovigliata di Tabacci irrideva ai quattro paesi che si sono pronunciati contro le sanzioni alla Russia (brava la mia piccola Eritrea!), così ribadendo una chiaroveggenza protrattasi per decenni di incoerenza partitica, c'era spunto per qualche calcolo.

La "Comunità Internazionale", per la gente che nel talk fa bisboccia dialettica secondo gli  ordini di servizio del Rimambiden, comprende l'universo mondo e anche un po' di periferia cosmica, rappresenta il 17% della popolazione umana, ed è essenzialmentee NATO. Poi ci sono tre miliardi tra Cina, India, Russia,  che non sono "Comunità Internazionale", il Brasile, il Sudafrica, il Venezuela, non sono niente. Non contano. Nè contano i BRICS, nè conta gran parte di America Latina, Africa e Sudest asiatico. E così che si fanno le maggioranze nell'Occidente democratico e liberal. Altro che dittatori.

Nell'ora del dilettante non può mai mancare il digrigno zannuto di Luttwack, nominato da noi, e solo da noi, grande geostratega. Neocon di risulta, ormai vecchio di secoli, abbaia dagli schermi qua e là una sua personalissima visione dei rapporti di forza.

SIAMO A UN LIVELLO DI DISINFORMAZIONE E MENZOGNA CHE NEANCHE IL MINISTERO DELLA VERITA', NEANCHE IL MINCULPOLP, NEANCHE GOEBBELS.

La Russia, già seconda potenza militare mondiale, con armamento atomico pari a quello USA e novità missilistiche senza confronti, è a pezzi, le si vorrebbero 200.000 soldati per bloccare "l'eroica resistenza" di un esercito ucraino che non c'è (ma blocca l'avanzata di una Russia che intende assediare, premere, ma non avanzare e rischiare olocausti). Ma non ha nemmeno quei 200.000, presumibilmente reclutati tra i liceali, è un straccio bagnato e nessuno è mai stato così forte e invincibile come gli ucraini sostenuti dagli USA.  Grazie anche a Draghi, che, messo l'elmetto come i nostri inviati alla panetteria di Kiev,  insiste a mandare armi che nemmeno il comico ucraino richiede più.

. C'è un errore: L'Algeria non c'entra e neanche più l'Egitto. Andrebbe inserita la Colombia.

 

La Russia sbrindellata e l'Occidente invincibile

E allora vediamoli questi rapporti di forza tra il grande blocco occidentale e quei rimasugli di URSS che sono i russi e aggiungiamoci pure quei quattro Nerd di cinesi.

C'è chi si ritiene ancora ai tempi felici e gloriosi di Gorbaciov e Eltsin. Fuggito dall'Afghanistan dopo vent'anni di sfracelli bombaroli, di superprofitti da oppio, di ruberie spaventose di proconsoli, di pandemie corruttive, di tossine ONG, gli USA del confuso signore che il democratico e polifonico Zelensky ha auspicato, al Congresso, imperatore globale, "leader del mondo", si aggirano tuttora smarriti per altre lande. Senza cavare un ragno dal buco, anzi finendo sistematicamente nel buco. Ogni due per tre, gli USA, nell'una o nell'altra rappresentazione teatrale nella Casa Bianca, devono prendere una qualche piccolo paese e sbatterlo al muro per dimostrarsi all'altezza del mito risalente al 1945, ma svaporato a Saigon.

Ma quel paesuccolo sbattuto al muro poi, toh, rimbalza e gli finisce addosso, con tanto di una cinquantina di milioni di morti dalla fine della guerra: Iraq, Afghanistan, Somalia, Yemen, Libia, Siria, Serbia, Georgia, Azerbaijan.. E non parliamo dei colpi di Stato - specialità Obama-Hillary -, delle rivoluzioni colorate (specialità Soros) e della campagne sanitarie (specialità Gates) che gli sono andate storte. A proposito di "impantanamento".

 

Ci facciano un pensierino, Luttwack e i suoi corifei presenti in studio in elmetto a barchetta. Una Russia che dice basta ai missili piantati sulla staccionata davanti al proprio giardino e puntati sulle sue finestre  e che, pure, si è astenuta di collocarne altrettanti sulla sponda canadese del Lago Michigan, puntati su Detroit. Una Russia che, contro le 11, almeno, guerre condotte dal '90 da USA e NATO tutta, o a pezzi, si è limitata a sbaragliare il terrorismo jihadista uscito dal pensatoio neocon e dalla palestra dei Marines per colpire tra Damasco, Parigi, New York, Londra, Monaco, Tunisi, il Cairo, Tripoli, Bagdad, Cecenia (grave colpa, ha dichiarato afflitto Tabacci , rimpiangendo la sconfitta dei suoi tagliagole con Sharìa in Cecenia e Siria).

Tirando le somme, un Occidente NATO a guida USA da tutti questi eventi è uscito stremato, privo di autorevolezza, non più credibile. Addiritttura il nemico da eliminare da 12 anni, il "dittatore" Assad, rientra alla grande nel contesto arabo, sostenuto da Egitto ed emirati del Golfo che non si fidano più di USA e NATO. L'Algeria ha sostenuto l'ennesimo assalto, dopo quello islamista, il colorato e non si piega alla normalizzazione del Nord Africa. Il Sahel sfugge ai francesi, con tanto di uranio, oro, e minerali vari. La Saudia le prende dallo Yemen morto di fame. Il Myanmar, liberatosi della Quinta Colonna yankee Aung San Suu Kji, è perduto a dispetto delle narcoguerriglie separatriste attivate.

In America Latina fa  flop un colpo di Stato CIA dopo l'altro: Honduras, Venezuela, Bolivia, il Brasile sta nei BRICS, il Narcomessico dei vecchi presidenti lacchè è sfuggito. Cile e Perù non sono più tanto fedeli. Governi di paesi che costituiscono la grande maggioranza della popolazione del mondo non obbediscono agli USA all'ONU. La piccola Eritrea sfida il gigante.

 

Per questo, oggi, l'Ucraina. Una prova di forza sotto gli occhi degli europei, sulle pelle di un'Ucraina disprezzata e perciò spendibile, senza impegno diretto e senza rischi, ma con tutti i rischi ed effetti catastrofici scaricati sui taffazzi europei che si ritengono alleati. Questo è cosa ci dice l'Operazione Ucraina, scatenata da morti viventi e nella quale si rincorrono ratti alla ricerca di una zattera.

 

L'inviato di guerra all'ora degli embedded e delle presstitute

Sto lambiccando? Ma certo. Non ha appena annunciato, Biden, che dopo quelle atomiche, Putin starebbe innescando le armi biochimiche? Come no. E certo che ce lo sa. Non se ne è occupato il caro figliuolo Hunter, subito dopo il colpo di Stato del 2014. Bisognava pure trovare un lavoro ai  26 laboratori biochimici allestiti dagli USA in Ucraina, lungo i confini della Russia, con uccellini e zanzare vettori di patogeni. Una roba messa su da Hunter Biden  (dopo che il procuratore che lo accusava di reati finanziari con i manigoldi dell'energetica Numisma: mensile di 50.000 dollari, era stato tolto di mezzo da Poroshenko quando il papà gli disse :"O cacci quel PM o niente miliardo di aiuti").

Li aveva denunciati, mai smentito, perfino Giulietto Chiesa e ora sono stati riconfermati da un documento di Kiev che impone di distruggerli, addirittura dall'OMS, che pure ordina di disfarsene e, infine, dalle rivelazioni di ricercatori ivi impiegati. Nei nostri TG un'illazione totalmente senza fondamento diventa pian piano probabilità e poi certezza. Come in Siria a Est Outha o Daraa. Dove l'OPCW, l'agenzia anti-armi chimiche, si spacca su chi sia responsabile, tra tecnici onesti e tecnici subornati da Obama.

IO C'ERO

 Bombe a grappolo sul Libano

 Fosforo bianco su Gaza

 

ARMI CHIMICHE, ESLUSIVA USA-UK 1943 - 2022

Ovviamente solo di quelle russe. Mai utilizzate, tanto che non ne esiste documentazione. Si fa così, uno scappato di casa dei cosiddetti media occidentali riceve l'input e appare in una piazza ucraina: "C'è odore di arma chimica, chissà, se i russi... ". Poco dopo il collega dalla stanza d'albergo: "Pare che i russi, secondo alcune voci, pensino all'impiego di armi chimiche..." Il giorno dopo si titola:" Putin minaccia armi chimiche; Biden: la nostra risposta sarà adeguata!" (Mosca, la Russia, gli Stati Indipendente, per 240 milioni di abitanti, si riassumono tutti nella figura demoniaca di Putin (peraltro un mediocretto spione in pensione, secondo l'astuto Chirico dell'ottima "La Stampa"). E Simone Pieranni, addetto alla russo- e sinofobia del Dipartimento di Stampo nel "manifesto", conferma: "L'hanno già fatto in Siria" (riferendosi alla strage di Outha, combinata, secondo metà dell'agenzia delle Armi Chimiche, da Al Qaida).

Tabacci: "Sto in Occidfente, sto dalla parte giusta" . E dove, se no, avrebbe potuto perpetuare la propria dinastia girando sul carrosello di volta in volta sul cavvalluccio, suil carrozzino, sull'orso, sulla bicicletta, su girotondino. Un'apoteosi di polifonia che dura da 40 anni senza problemi di coerenza.

Cito spigolature dalla ricca mezza di Floris. Marco Da Milano, irrudicibile cabalista del giro Rothschild in attesa di ricollocazione: "La storia è lineare. Conta ciò che succede addesso. Il fatto che l'acqua con la quale si abbevera, è scesa dai monti quando si è sciolta la neve, dopo aver nevicato mesi fa, non conta. E la lectio magistralis del lineare istantaneo Pierluigi Bersani, che rifiuita di farsi avvolgere dalla polvere della "storia" quando gli accenno agli 8 anni di genocidio strisciante dei russi donbassiani fino al giorno prima di ieri quando sono accorse le truppe russe. E' fortunato, Bersani, già ometto col destino del maggiore partito italiano nel taschino: se ha la gotta, cosa c'entrano le caterve di mortadelle romagnole che ha ingurgitato anni fa, quella è "Storia". E quando è lineare,si va avanti, mica si guarda indietro. Eraclito, pensaci tu! 

Si fa così in Occidente, dove, secondo il testuale Draghi "C'è la libertà di stampa che da loro non c'è". Infatti 450 milioni di cittadini della Federazione russa possono seguire la CNN, la BBC, la CBS, il NYT, perfino la Maggioni-Bilderberg, perfino il sicario Quirico nel suo proposito di tirannicidio, perfino un tal Massimo-Elkann-Rothschild-Giannini che fa passare per informazaione una strage su tutta pagina attribuita ai nemici e fatta dai suoi amici, per fino un Gad Lerner e una Anti Defamation League (ADL) il pitbull di sorveglianza sull'antisemnitismo nazista che si spendono in celebrazione di un'Ucraina piena di nazisti ed SS, al comando politico-militare ma che non è assolutamente nazista perchè non perseguita gli ebrei.

Hiroshima e Nagasaki, bombe nucleari, 6 e 9 agosto 1945, a guerra vinta. Presidente Harry Truman

Vietnam, 1961 - 1971, 150.000 tonnellate di napalm per bruciare l'intera indocina, Agente Orange, defoliante composto da diossina, calcolato in circa 20.000 metri cubi, causa di almeno 3 milioni di morti e di successivi milioni di nascite deformi, nessun risarcimento, presidente Knnedy, Johnson, Nixon.

1944-1945.  Mia esperienza da fosforo bianco su città tedesche 1945. Colonia, Dresda, Francoforte. Si bruicava la gentre nelle case e si lasciavano intatte le facciate.

Io c'ero

 

 fosforo bianco su Fallujah 2003, su Gaza 2009, Libano 2006 con armi segrete che lacerano dentro e provocano necrosi: Uranio su Iraq 1991 e 2003, generazioni deformi, leucemia, linfomi, morte; su Kosovo e Serbia.

Bombe a grappolo su Serbia-Nis maggio 1999, su Libano 2006, su Eritrea 1970-1991

Indocina, specialmente in Laos e in Vietnam nella ex zona smilitarizzata. Kosovo, Afghanistan, Iraq, Sahara Occidentale. 2012–2018 in Syria: 2015-2018 in Yemen, 2014-2017 in Libya, 2014- 2015 in Donbass ,2014 in South Sudan

88% delle vittime sono civili, perlopiù bambini, cecità, arti, genitali. 13.306 solo entro il 2007, soprattutto in Libano.

Atomica

Robertta quando incombono le atomiche. Le ha menzionate il portavoce di quel "macellaio criminale di Putin". Ovviamente, perchè stanno per impiegarle. Che macellai criminali sarebbero. E' evidente la loro frenesia di olocausto. Peskv, portavoce di Putin  si è spinto  a ipotizzarne l'uso nel caso di tentato cancellazione della Russia dalla mappa del pianeta (bizzarro, no?).

Sto lambiccando, quando ricordo che questa "minaccia" arriva a seguito di ininterrotte vanterie di Bush, Obama e Biden sulla bellezza delle "miniatomiche tattiche"? Da usare con disinvoltura perchè meno castrofiche? Ma forse anche troppo poco catastrofiche, visto che oggi si preferisce la promozione dei pacifici ordigni nucleari USA all'idrogeno  B 61-11, da far evolvere felicemente in B 61-12 (anche da noi, a Ghedi e Aviano. Per la gioia di Draghi che potrà inviare anche quelle a Kiev).

E cosa si deve necessariamente rispondere al dato, incautamente diffuso dalla stampa disattenta, che la Legione Ucraina ha già rastrellato dal gangsterismo mercenario jihadista e laico di mezzo mondo 16.000 arrazzati di sangue e di soldo? E che fin da febbraio l'intelligence russa e quella siriana, sicuramente più credibili di Massimo Giannini, hanno denunciato il reclutamento da parte dei turchi di jihadisti nel ridotto di Idlib, in Siria, da spedire alla Legione Straniera di Zelinsky? Ma è fisiologico:  che Mosca, nella penuria in cui Luttwack l'ha fatta priombare, si è dovuta ridurre a reclutare nientemeno che i feroci Hezbollah libanesi. Come avrebbe fatto senza?

Rispunta nei media l'accusa al governo di infischiarsene dei quasi 400 militari italiani morti e degli altri feriti perchè contaminati dall'uranio dalla Nato usato in kosovo e Iraq. A seguire qualcuno si ricorda dell'uranio lanciato su tutta la Jugoslavia e tutto l''Iraq che è arrivato a storpiare e condannare già due generazioni e lo farà in eterno. Effetto collaterale, anche il ricordo del fosforo con cui Israele ha carbonizzato la gente di Gaza durante Piombo Fuso (io ho visto), le bombe a grappolo NATO grandinate su Nis in Serbia nel '99 (io c'ero), quelle israeliane sul Libano del Sud nel 2006 che continuano a lacerare centinaia di bambini e contadini (io ho visto).

Risposta: i russi lanciano fosforo e bombe a grappolo. Mai fotografati, mai documentati, mai usati.

Altro bello scambio di ping pong. Arriva la schiacciata dell'inesorabile conferma del ruolo dei reggimenti nazisti di Kiev,, grazie alla pestata di escrementi di Giannini con la "carneficina" in prima pagina de La Stampa attribuita ai russi, ma compiuta sulla piazza di Donetzk dagli ultrà di Azov con le insegne delle SS. Ricicciano di seguito i report di ONU e OSCE sulle atrobità di queste unità nazista in Donbass, con stragi di civili, stupri, torture, impiccagioni. Insomma le solite nequizie del mercenariato USA e NATO. Risposta? La solita, l'unica che gli rimane, stereotipata fino al parossismo: Putin-Hitler. Fenomenale invenzione dei creativi NATO, dopo Milosevic Hitler, Saddam Hitler, Gheddafi Hitler, Assad Hitler, Chavez Hitler, Fidel Hitler....

Pensate, la Nato, alla quale il più grande statista europeo del dopoguerra , Charles De Gaulle, era contrario, è arrivata, con Cohn Bendit e so(r)ci verdi vari, a fare un Hitler anche del suo vincitore!

 

Russia in mutande vs Resto del Mondo?

Peccato poi che questa Russia ridotta a brandelli abbia saputo disintegrare con un solo missile ipersonico il centro di raccolta di questi mercenari, affluiti nel centro di addestramento di Ovruch, nella regione di Zhytomir, tra Leopoli e Kiev.

Ancora un paio di rilievi sull'epifania del comico con beni  in Pandora papers nell'aula della rappresentanza popolare. "Con il sostegno di tutto il parlamento", ha giurato Draghi, obliterando 350 parlamentari non concordi e non belllicisti. "Con l'adesione di tutto il popolo italiano", ha conferrmato Draghi, cancellando il 56% dei cittadini italiani espressisi contro le sue armi di belligerante. Sono i calcoli insegnati nei corsi di pandemia.

Dunque quei "banchi comunque affollati come quando si elegge un presidente della Repubblica" (Tabacci) hanno tributato ovazione su ovazione al piccoletto scaturito da uno schermo in cui un oligarca gli faceva fare il presidente "servitore del popolo"  e questo metaverso è il primo che ha trionfato sulla realtà. L' "eroico resistente" aveva poche ore prima chiuso e vietato tutti gli undici partiti politici del suo paese, compreso il più grosso d'opposizione e aveva chiuso tutti i canali televisivi mantenendone uno, governativo, con solo 24 ore di comunicati governativi. Tutto, perchè gli ucraini la sappiano più lunga. I nostri eletti, per come sono stati ridotti e si sono autoridotti negli anni della pandemia, è chiaro che si siano espressi in ovazioni. Di consolazione.

Ucràina o Ucraìna? Scelta politica

A proposito, curiosità non insignificante. Tutti a dire "Ucraìna", con l'accento sulla i. Questo succede con il cambio di rotta del colpo di Stato, a cui seguì l'abolizione della lingua russa come ufficiale accanto a quella, sorella, ucraina. Una volta tutti dicevano  Ucràina con l'accento sulla prima a. Ma era la pronuncia russa, guai! Visto che è  stata proibita, fatemi fare l'eversivo.

Il nemico in casa

e noi chiusi dentro

Corte marziale

Mario Draghi sotto processo. Se il mondo sopravvive, capiterà. Quest'uomo che consegna armi, senza autorizzazione nè parlamentare, nè popolare, a possibilmente banditesche soldataglie perchè si prolunghino dolore e devastazione, deve andare sotto processo almeno per quanto riguarda crimini di guerra qua e là e alto tradimento della costituzione e della nazione.

Che non venga fucilato, per carità, e nemmeno portato davanti ai plotoni d'esecuzione dell'educato Floris, o del rozzo Giletti. Basta rinchiuderlo in quel caveau nel quale è stato partorito e cresciuto. E al di fuori del quale, dove sta l'umano, non ha mai capito una mazza.

Bersani,  furbacchione cultore dell'attimo, uno per il quale ciò che è avvenuto in cucina, prima che lui si sforchettasse gli spaghetti, è storia e "lasciamo perdere", la storia di un attore del presente non deve contare un fico secco. E' diventato d'uso così al tempo del Grande Reset. Anche l'identità morale di un uomo pubblico attivo in continuità fino ad oggi non è rilevante. Stiamo all'istante.

Ebbene, fatemi deragliare. Draghi è il tale che, da quando è sbarcato dalla nave ammiraglia della massoneria inglese, il Britannia, dove aveva avuto l'onore di catechizzare il fior fiore del finanzcapitalismo d'élite sulla necessità di cambiare tutto, deregolamentare, privatizzare e impadronirsene con gli amici. E' lì che si è impegnato a fare la guerra al popolo italiano e all'Italia tutta. Uccidendo collateralmente la Grecia,  inutile zavorra agganciata alle banche tedesche.

 

Riuscito, grazie alla provvida svalutazione della lira, a far rapinare agli amici degli amici il meglio dell'industria pubblica nazionale a prezzi da bancarella, si è fatto direttore generale (Bankitalia, Goldman Sachs, BCE, premier) della trasformazione della quinta potenza industriale del mondo in sedicesima, della riduzione del terzo paese UE per importanza produttiva in magliari alla ricerca di mercatini e del travaso di moneta da nove decimi della piramide al supremo decimo. Avuto in consegna il paese da un azzeccagarbugli  della massopirateria, reso possibile dal ricatto sulla salute e dall'incommensurabile voltastoria e voltastomaco della più grande forza politica mai vista in Italia, non gli restava che la decimazione via guerra. Armi all'Ucraina!

E dopo le armi per uccidere subito, quelle per uccidere un po' per volta, ma il più rapidamente e dolorosamente possibile. Inneggiando con Zelensky alle sanzioni alla Russia (ogni giorno vanno rovistando, a Washington e Bruxelles, nelle loro stanze della tortura, a scovarne di nuove). Sanzioni che, con ogni evidenza, alla Russia e al suo immenso rettroterra globale, fanno il solletico, ma a noi ci ammazzano. Quod virus non fecit, sanctiones fecerunt.

 

Via dalla Russia?

Ora mentre aggiunge, su richiesta del teorico di "faccio le guerre col culo vostro" (perchè il mio me lo sono bruciato in Afghanistan, Medioriente, Africa e Latinoamerica) che fa galleggiare la sua demenza senile su un mare di morti, 16 miliardi per portare la spesa di guerra di un paese morto di fame al 2% ordinato, Draghi sta arrotando un altro chiodo per la nostra bara collettiva. Avete letto l'ottimo "La Verità" di Belpietro e Francesco Borgonovo, l'unico quotidiano mainstream che, al netto di certi bigottismi e atlantismi Marshall, la canta chiara al potere delinquente?

Mentre le maggiori corporation della madrepatria del globalismo di guerra mantengono in Russia le proprie presenze, i propri investimenti, i propri affari e scambi, l'Italia le ha ritirate tutte! Ci fossero in Italia una corte costituzionale, un parlamento e quel famoso giudice di Berlino, quest'uomo lo vedremmo in gabbia, appeso alle mura della città, che brancica le sbarre, come Brancaleone.

Zelensky, il comico con per Capo della Polizia ("Lo strangolatore") e ministro degli Interni due capibastone forniti da Azov, ha preteso da Macron di ritirare dalla Russia, oltre alla Renault e i suoi 60.000 dipendenti, tutte le 700 industrie francesi che in quel paese lavorano e fanno affaroni. Risposta? Sticazzi! Lui, Draghi, invece? Cosa ha lasciato di utile per noi in Russia? Nemmeno il nostro negozietto di accessori per scarpe. Pensateci, quando vi mancherà il calduccio delle vostre primavere.

L'Antenore

 Dante, Inferno, Traditori della patria

Abbiamo costruito in anni intelligenti uno storico, conveniente, comodo, abbondante rifornimento, dal vicino di casa. Il nostro curatore fallimentare, sbucato dalla sorceria del Britannia nel 1992, ridottici belligeranti e, dunque,all'inedia, al gelo, al buio, alla paralisi produttiva, alle scomparsa delle materie prime energetiche e alimentari  nel nome del primato degli interessi dei suoi danti causa nel caveau, non si è fermato lì. Indefesso e combattivo sostenitore della riduzione di questo paese suo nemico ad avanzo di discarica, ha ottenuto da Biden di rifarci, a costi decuplicati (e senza i mezzi costosissimi di trasporto, porti, navi-cisterna, tubi, rigassificatori), il gas liquefatto da scisti americane, ricavato fratturando con esplosioni chimiche e milionate di tonnellate d'acqua dal sottosuolo degli USA. E' la transizione ecologica, baby.

E non ci vuole il processo? Guardatelo, assomiglia a un crotalo. Solo che il crotalo è creatura per bene. Checchè ne dica il minus habens che ha stecchito le feluche di mezzo mondo col suo "Putin, animale feroce da picchiare", esibendo tanta competenza in animalismo quanta in diplomazia.  Parlare di bue che dà del cornuto all'asino sarebbe troppo generoso. Piuttosto viene da pensare al mozzicone che insulta la suola che lo calpesta senza neanche accorgersene..