martedì 26 aprile 2022

LIBERAZIONE, UN EQUIVOCO LUNGO TRE QUARTI DI SECOLO

 Stasera, a Di Martedì su la7, allo show di "Isso, issa e o malamente",offro il petto ai fucilieri a tappo di Giovanni Floris


LIBERAZIONE, UN EQUIVOCO LUNGO TRE QUARTI DI SECOLO

 Copertina fatta da Massimo Mazzucco, con giusto senso dell'ironia...


https://youtu.be/IEXg7QxzN1c Intervista al sottoscritto di Massimo Mazzucco CONTROTV

Aggiungo alcune considerazioni sulla mia partecipazioni, domenica 24 aprile 22, alla trasmissione "Zona Bianca" di Rete 4, all'intervista fattami da un maestro assoluto del giornalismo italiano e internazionale.

Di Mazzucco raccomando il recentissimo, clamoroso documentario sulla fenomenologia "Ucraina" in un contesto che la propaganda di guerra cerca di obliterare. Ricordo  anche i precedenti, imperdibili documentari che ci hanno rivelato  i colossali inganni dietro ad alcune delle più strategiche operazioni USA-NATO. Sono Indispensabili per capire il mondo che provano a costruirci addosso.


 25 APRILE, FESTA DELLA LIBERAZIONE DEL NAZISMO, 

tant'è vero che 

- dall'Ucraina si sparge pus neonazista su tutta l'Europa e con particolare virulenza sull'Italia

- Un segretario dell’ANPI  viene ritualmente torturato e  moralmente assassinato per aver dato dei nazisti ai nazisti e dei conduttori di guerre ai conduttori di guerre

-  bande di squadristi ucraini, fiancheggiate da servizio d'ordine politico-mediatico, imperversano, minacciano, picchiano, alla maniera del '22 o delle notti dei Cristalli, chi suona Tchaikovsky e non incendia bandiere russe

- giornalisti sopravvissuti, non lobbisti delle armi e del Nuovo Ordine Mondiale, figurano sulle liste di proscrizione redatte da Zelensky sotto dittatura NATO, vengono assassinati, o minacciati di morte

-  Luigi Di Maio dà dell'animale da picchiare al capo di una grande potenza amica e fa pure il ministro degli esteri

-  Mario Draghi da trent'anni piccona il nostro paese per ridurlo in briciole su mandato dei "Sistematori del superfluo", è un mediocre assoluto su ogni cosa salvo che nel ruolo di scendiletto, eppure comanda il paese di Dante

-  Mattarella perpetua una nobile lista di capi dello Stato, garanti dell'unità nazionale, spaccando il paese in due e facendo il trombettiere della sua parte buona, a discapito di quella cattiva da consegnare domani ai plotoni d'esecuzione di Cadorna o Graziani

- Enrico Mentana e tutta la sua categoria, uscita ben selezionata dalla metempsicosi in lobby neonazista, insistono a definirsi informatori., mentre usano videogiochi e scappati di casa con elmetto per farci vedere la guerra in Ucraina


ATTENTIIII ! Saluto al generale!



... E che poi, nella notte che apre all'alba della Liberazione, fa la sua epifania a "Zona Bianca" (Rete 4), il protagonista assoluto già solo per la luccicante divisa da sfilata di primavera, gonfio di consensi, tripudi e medaglie conferite per meriti, immagino, di necro-eroismi in Afghanistan, Libia, Iraq, Somalia e in altre decine di missioni militari finalizzate a tenere a bada gli stranieri selvatici, E', lo si annuncia con tre squilli di tromba e rullìo di tamburi, nientepopodimeno che Claudio Graziano, generale, presidente del Comando Militare dell'Unione Europea. Uno che del rovesciamento di armamenti sulle unità neonaziste ucraine e sulle bande mercenarie rastrellate in giro per il mondo, sa tutto e tutto cura. Uno che ci fa valere, poffarbacco, nel mondo! Altro che quella mezza sega di Draghi, che bofonchiava di armi difensive... Armi agli ucraini è esattamente come aprire le galere e dire ai peggio criminali: uscite e fate voi.

E, ieri sera, l'intero studio si è addirittura commosso all'idea di rifornire di altre armi, molte altre, molto più pesanti, carri armati, cannoni, missili, aerei, i cari ucraini con svastica. Un orgasmo al nobile servizio di una guerra andante, senza inutili orpelli di tregue, trattative, a beneficio della nuova bonanza per l'industrialona multi-trans-ipernazionale delle armi, dopo il deludente affievolirsi della guerra fredda e il ristagno di quelle calde.

Intermezzo comico



Un talk show che si rispetti non può non vantare anche una sua componente comica. Serve ad alleggerire, a far sorridere un pubblico scombussolato sotto la grandinata di intimidazioni, fake news, bugie, indiozie,  personaggi improbabili, guitti, presstitute, fatte passare per informazione. Trattasi della satira al tempo del pensiero unico obbligatorio. Anch'essa in evoluzione, come la realtà. Esempio probante di come si passi dalla satira, genere storicamente impegnato a fare le bucce ai potenti, al buffone di corte che si adopera per far ghignare il potente sulle disgrazie dell'impotente, è l'avanspettacolino para-zelenskiano e similpornografico di Paolo e Luca nello show di Floris. 

Da Brindisi, a Zona Bianca, invece, sono stati capaci di fare tutto da soli, senza supporto di qualche guitto di passaggio. Sempre che non si voglia definire tale la psicologa-ortopedica-neurologa che si è prestata a dare sostanza al vecchio meme del " Putin pazzo, malato, stranamente gonfio, psicopatico, da picchiare come un animale (copyright un certo ministro degli Esteri)". L'elemento comico, chiaramente inteso a far riallungare le orecchie d'asino a un pubblico momentaneamente riemerso dal paese dei balocchi grazie  alle parole della Portavoce di Lavrov, Maria Zakarova, erano una serie di immagini di Putin chiaramente affetto da Parkinson. Se non da peggio, a osservare i suoi sguardi sbilenchi e il linguaggio disarticolato del corpo, forse già preda di delirio tremens. E Joe Biden allora? Quello che stende la mano all'uomo invisibile e chiama Signor Presidente la sua vice? Un fustaccio da far schiattare d'invidia una fusione tra Mohammed Ali e Pico della Mirandola....

A dimostrazione dell'inoppugnabile assunto, un Putin che serra la mano sullo spigolo del tavolo per non farla ballare, che tiene ferma la sinistra tremebonda con la destra, che apprensivamente serra la mano a pugno perchè non balli, che nasconde le mani dietro la schiena perchè nessuno veda come sobbalzano. E così via. L'anamnesi di Putin al tempo di Covid e vaccini. Tout se tien.


Storici della guerra. Le guerre? Tutte russe!


Graziano meglio di Stoltenberg, meglio di Lloyd Austin, zannuto falco nero nello stormo dei neocon, meglio di Colin Powell, che raccoglie tra donne e bambini iracheni il genio della pace e lo infila nella provetta mutato in genio di una guerra con fine pena mai. Via le babbucce da pavido borghese, guerra igiene dei popoli, come dimostrato da 50 guerre USA-NATO e 50 milioni di morti ammazzati dal 1945 in poi, Sono poche le sette guerre Clinton-Bush-Obama tuttora in corso (ma, secondo Graziano e il suo integratore vitaminico Gasparri, tutte guerre... russe), in vista del plusvalore armaiolo dello scontro finale all'uranio, quello col botto vero.



Graziano sull'orizzonte rosato dello studio come Fatima, come la Madonna di Medjugorie, come quando i bambini fanno ooooh. Scuotendo la nastrinata e iperstellata uniforme, ne sono piovute armi sull'Ucraina e vigorose vibrazioni su Gasparri e, visto il ruolo ucraino di pivot di guerre perenni e nazismi definitivi, sull'universo mondo. In particolare sull'Europa e molto in particolare su noi, iloti italioti. Che, immersi in una guerra civile che ci sbrana definitivamente come nazione e collettività storica, non dovremo accorgerci che non siamo che le pedine di una guerra di altri fatta col culo nostro.

Hai visto mai che ci venisse l'uzzolo di trasformare in disintegrazione nazionale ciò che Draghi, Mattarella, Speranza e supervisori dell'anglosfera hanno, con tanta passione, coltivato a forza di puri, impuri, buoni, cattivi, giusti e filorussi, vax no vax, nazi no nazi. Mica per niente si va a fare il presidente del Comando Militare UE e, al tempo stesso, nello specifico funzionale, il presidente del relativo Fincantieri. Che ci stanno a fare le porte girevoli se non per girare? Che paese poco creativo, obsoleto, saremmo senza prosperosi, ontologici, versatili, conflitti d'interesse? 

Prima, con la solita boccuccia tondina di rosa, è toccato allo sputacchiante e farfugliante Gasparri, presenza decisiva per elevare ai piani nobili della dialettica ogni accenno di ragionamento. Presettato come Alexia, esce a balzo dal torpore/stupore della sua fisiologica assenza dal raziocinio per ragliare indignazione sul sottoscritto "uscito da chissà quale angolino della Storia a mettere in discussione l'ininterrotta linea delle virtù militari d’Italia”

Per fila destr, destr!


 
Poi, però, è toccato a Brindisi Giuseppe, il conduttore del circo (anchorman per i burini), rimettere i reparti in formazione passo dell'oca, tipo parata di Norimberga  e salvaguardare, alla di lei  testa su cavallo bianco rampante, il generalone UE e tutta la classe militare peninsulare. Perfino riscattando quel generale Quinto Varo, che, appeso dai barbari nudo a un albero della Selva di Teutoburgo, da Augusto, 9 a.C., si fece recriminare "Vare, redde mihi legiones meas!" (Varo, rendimi le mie legioni!" )

Cos'era successo per suscitare tanto turbamento, in sala, ma anche su su fino ai vertici stellari del nostro assetto militare, nazionale, europeo, globale, fincantieresco. Era successo lo scandaloso, l'inosabile, perfino il maleaugurante. Un reprobo sprovveduto e diffamatore aveva messo in dubbio l'eccellenza dei comandi militari italiani attraverso la Storia, da Quinto Varo ai pontificatori sul pensiero di Putin da schermi ed edicole. Come fossimo tra le paratie arrugginite del Mose di Venezia, istantaneamente e con grande fracasso di baruffa gallinacea e indignata riprovazione, si sono levate le paratie dello sbarramento all'importuno. Peccato, però, che Piazza San Marco in versione Zona Bianca fosse già inondata.

Infatti alla caterva di armi e propositi di guerra che questo generale, scaturito, grazie alla benevolenza dei disturbatori di servizio e del solerte anchorman, dal suo ruolo di tecnico e  indebitamente appropriatosi di decisionismo politico come uno Stoltenberg qualunque, io avevo osato accostare la genìa dei suoi predecessori in questo e in analoghi ruoli. Una lunga successione di stellette e losanghe al merito della guerra, della fuga, del tradimento, dell'inettitudine, di milioni di umani, concittadini e non, trucidati per far accedere ai mercati i cannoni e i tank degli Agnelli. Ieri come oggi.

La morte crucca e assassina


 
La memoria tracima: Cadorna, quello delle "ondate umane" e delle fucilazioni di chi non avanzava; Badoglio; quello della fuga in villa da Caporetto e poi, col re fellone, da Roma fottendosene di lasciare allo sbando tutto un esercito; Bava Beccaris, bravissimo a trucidare operai inermi, Graziani, il grande gassificatore e impiccatore di abissini e libici e decimatore di italiani; Barattieri, quello che per colonizzare l'Etiopia sacrificò 20.000 soldati italiani ad Adua. E andare, il registro di simili eccellenze supera i secoli.

Era o non era un'inconfutabile constatazione storica? Con gli stessi innegabili dati di fatto che innervano l'identità nazista di un regime di Kiev che bandisce tutti i partiti e azzera tutti i media, salvo quello del rampollo comico-nazista. Natura nazista consolidata, vantata, ma anche denunciata, oltre che dall'ONU e dall'OSCE, da tutti, proprio tutti coloro che oggi, con mossa acrobatica, si sono scoperti invece mallevadori, armieri e fratelli in ispirito degli stessi., rinominati "partigiani" e, nei meno inebriati "ultranazionalisti". Tanto svastica e rune SS sono simboli arcaici, fanno riferimento al sole...

Le armi del generale Graziano ne saranno via via portatori di Eros e Thanatos, a ciascuno il suo. A partire dal Reich globale, originato a Kiev, dallo squadrismo ucraino verranno sparsi a ogni forma di canaglia europea, passeranno di mano in mano per un Europa devastata al punto da farle parere epoca di splendore l'Alto Medioevo. Accenderemo il lumino dell'olio con l'ultima goccia di gas liquido da scisti elargitaci dall'America. Bye bye Europe. Il nazismo è globale. E forse allora ci sveglieremo. Chissà se morti o vivi.

Ci sarebbe da dire di un altro ospite di Giuseppe Brindisi, reperto storico quanto me. Lui, però, rimasto là, esattamente dove l'avevo lasciato quarant'anni fa, bello lucidato nella vetrinetta. Con accanto la chiavetta inglese, hai visto mai che si ripresentino quelli di Lotta Continua, o di Potere Operaio. Gagliardo esponente del pensiero semplice, ma confuso. Un Nè Nè con la barba. Si chiamava, si chiama tuttora, Mario Capanna. Ha esordito. “Premesso che l’aggressione della Russia è da condannare assolutamente….” E si è ritrovato tra gli innocui. Come allora..



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