giovedì 28 febbraio 2013

UNA FRITTATA DI UOVA. MARCE.


Una frittata di uova marce

Il paniere conteneva un bel mucchio di uova, belle lucide, grosse, di gallina, tacchino, oca, perfino alcune di struzzo color rosso cardinalizio. Uova che da tempi immemorabili occupano e colmano il cestino tutte insieme, in perfetta intesa, senza lasciare neanche un angolino ad altri, pronti a evolversi in pulcini che perpetuino le stesse specie. C’è piombato sopra il destino e ha fatto la frittata. Quando qualcuno è andato a rovistare tra i gusci, ha dovuto mettersi la maschera antigas per il gran fetore: erano tutte marce. Il destino, nel caso delle uova colorate di importazione, si chiamava scandali e sfracelli della più corrotta e assolutista istituzione del mondo, con il suo capo costretto alla fuga da rivali e da minacce di morte. Sconvolgente vedere come tante persone comuni, bipedi umani autentici, cercassero, piangendo e rimpiangendo, di incollare i cocci di quei gusci rosso cardinalizio. Che, per quanto striati di muffa tossica, dal colto e dall’inclita venivano elogiati come il migliore papa che ci si sarebbe potuti augurare, il grande teologo che prosegue la lunga linea di dottori della Chiesa, virtuosi della decorazione del nulla. Bravi preti come l’ottimo Don Gallo, il quale ancora non ha capito di essere agnello nella tana delle volpi, invocano il ritorno alla “Chiesa delle origini”. Come se, passando da una setta esoterica in rivolta contro Roma, al sanguinario e famelico saccheggio dell’impero da parte dei vescovi a partire da Costantino, una “Chiesa delle origini” diversa dall’orrido carcinoma presente ci fosse mai stata.

domenica 24 febbraio 2013

RATTI SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI (anche in Italia)




La nostra società è governata da psicopatici per obiettivi demenziali. Credo che siamo governati da maniaci per scopi maniacali e penso che rischio di essere eliminato come pazzo per dire queste cose. Ecco il grado di pazzia che ci circonda. (John Lennon) 

Libere elezioni di padroni non abolisce nè i padroni, nè gli schiavi. (Herbert Marcuse) 

Se non conosci la storia, no conosci niente. Sei una foglia che non sa di essere parte di un albero. (Michael Crichton)

La notizia del giorno, della settimana, dell’anno, è che il terrorismo praticato da Usa, UE e petrodittatori del Golfo attraverso l’uso di lanzichenecchi invasati infiltrati, drogati, armati e mandati a fare stragi che perpetuino un assalto alla libera Siria fallito sul piano del confronto politico e militare, è riuscito a mettere in imbarazzo i suoi stessi mandanti. Le cinque autobombe fatte esplodere il 21 febbraio a Damasco, in mezzo alla gente, davanti a sedi istituzionali, scuole e ospedali, hanno davvero denudato il re, costringendo perfino il palafreniere dei cavalieri dell’apocalisse, Ban Ki moon, e il suo commesso viaggiatore Brahimi, a prendere le distanze e a dimostrarsi inorriditi. Sarebbero questi macellai, la cui mattanza illumina anche le innumerevoli altre stragi e devastazioni compiute in questi due anni di guerra coloniale alla Siria e che il verminaio mediatico occidentale tentava di attribuire, al di là di uragani di prove inconfutabili, a Bashar el Assad e all’esercito patriottico, i rivoluzionari onorati dall’unanimità destra-sinistra in Occidente della qualifica, prima, finchè era possibile occultarne i crimini, di pacifici dimostranti e, poi, di combattenti per la democrazia e i diritti umani. Degli ultimi sviluppi su quel fronte parleremo più avanti.


Ratti e serpenti contro compagni e patrioti
Ma la perfidia dei nemici della Siria non si limita alle inenarrabili atrocità compiute sul terreno, con le quali si cerca di disintegrare la Siria per consegnarne le macerie al mostro bifronte salafita-imperialista. Il patriota siriano che, all’estero, s’impegna a diffondere le verità negate dal servilismo dell’informazione prona ai diktat degli interessi coloniali, che mobilita consenso e appoggio alla difesa del popolo siriano e della sua sovranità e autodeterminazione, avendo ben presente i genocidi compiuti in Libia e Iraq, deve guardarsi dagli attacchi brutali degli stessi ratti e, in più, da quelli subdoli di nemici più infidi che si pretendono dalla parte del legittimo governo siriano.

venerdì 22 febbraio 2013

IL GRILLO DI SCANZI ( E DI TUTTE LE PERSONE DI BUONSENSO)


Cedo volentieri il mio spazio sul blog al bravo Andrea Scanzi de "Il Fatto Quotidiano". E' il mio contributo alla truffa delle elezioni come concordata dalla criminalità politica organizzata. A casa tutti! Arrendetevi!

Mi direte, ma Ingroia? Rivoluzione Civile? Già, ne sono un estimatore, non avesse inserito nella lista certi fetidi obbrobri spacciandoli per la famigerata "società civile": Grassi del PRC, Favia del finto fuorionda , delatore e arrampicatore senza scrupoli, detriti sedicenti comunisti, ci avesse parlato di Indignados, Greci, Cileni, Hugo Chavez, Siria, Libia, Nato......

Mi resta da denunciare la complicità del "manifesto", con la corrispondente scema e complice di New York, Giulia D'Agnolo Vallan (ah, i cognomi doppi!), ribadita da tale Girolamo di Michele, autentici amici del giaguaro. Due paginoni in successione, altrettante oscene difese del prodotto cinematografico Cia della fetida Kathryn Bigelow (2il manifesto" 7/2/13 e segg.). Dopo un delinquenziale film di apologia della distruzione Usa della culla irachena della civiltà e del suo meraviglioso popolo (2 milioni di morti nell'invasione-occupazione, un milione e mezzo per l'embargo e i bombardamenti tra 1991 e 2003, totale 3,5 milion,i più 4 di sradicati e rifugiati e la coltivazione di un sanguinario conflitto confessionale ed etnico), questa subumana ha rigurgitato Zero Dark Thirty, a salvataggio ed esaltazione della finta esecuzione di un finto e da tempo defunto Osama bin Laden da parte di una mandria di terroristi obamiani. "Il manifesto" è quel fantasma del vecchio quotidiano collaborazionista, fallito per il disgusto dei lettori, risoltosi in vomito quando la veneranda connivente criptostalinista "Rossana Rossanda esaltava gli sterminatori della Libia onorando i ratti mercenari di "giovani rivoluzionari da sostenere con brigate internazionali come quelle di Spagna"., "Il manifesto" che, sotto la direzione della accidiosa, incompetente e rancorosa Norma Rangeri, giornalista ballerina di terza fila, a cospetto di una forza della sinistra "radicale" che tra Grillo e Ingroia è sondaggiata al 25%, milioni e milioni, è talmente in sintonia con l'antagonismo di sinistra da vendere quattro copie.

Grillo, la marcia su Roma 2.0 e l’accusa inaccettabile di fascismo

lunedì 18 febbraio 2013

L'America Latina avanza, goleada di Rafael Correa



Quando si dirà in un qualsiasi paese del mondo: i miei poveri sono felici, né ignoranza, né carenze si trovano tra di loro, le mie prigioni sono vuote di detenuti, le mie strade libere da mendicanti, gli anziani non sono deprivati, le tasse non oppressive, il mondo razionale è mio amico perché io sono amico della sua felicità. Quando si possono dire queste cose, allora il mio paese potrà vantersi della sua costituzione e del suo governo. Thomas Paine)

Noi qua ci dibattiamo tra i fanghi volanti di un’immonda campagna elettorale, i cui protagonisti sono tutti indistintamente burattini della criminalità finanziaria, religiosa e mafiosa organizzata e si dicono chierichetti del golpista Napolitano, a sua volta lustrascarpe della supermarionetta Obama. L’unico che esce dal coro  e si astiene da riverenze e baciamano, addirittura osa l’inosabile spernacchiando gli Usa e Israele, rifiutando le guerre e gli strumenti di guerra a cui i licantropi imperiali trascinano gli sguatteri spendibili, il “comico”, il “populista”, “l’antipolitico”, cioè l’unico non populista e seriamente politico, viene criminalizzato, sbeffeggiato, insultato, diffamato. Gente che non ha nulla da dire sullo sterminio di un popolo dopo l’altro nel Sud del mondo, sulle strategie di malattia e fame che falciano bambini e donne a milioni, si strappa le vesti per un’uscita infelice di Grillo sugli immigrati. Gente che considera il feldmaresciallo SS Obama, devastatore della costituzione americana, primatista guerrafondaio della storia Usa, creatore del più grande Stato di polizia del mondo, uno che con i droni assassini si è fatto insieme accusa, giudice e boia di chiunque gli faccia saltare la mosca al naso, nasconde il proprio asservimento a questa forma di tecnodittatura postnazista sotto gli alti lai per la sprovveduto apertura del Grillo a Casa Pound.   

In America Latina invece…

domenica 10 febbraio 2013

IRAN - La rosa di Hafez



Il Saggio
Ero perso con lo sguardo verso il mare
Ero perso con lo sguardo nell'orizzonte,
tutto e tutto appariva come uguale;
poi ho scoperto una rosa in un angolo di mondo,
ho scoperto i suoi colori e la sua disperazione
di essere imprigionata fra le spine
non l'ho colta ma l'ho protetta con le mie mani,
non l'ho colta ma con lei ho condiviso e il profumo e le spine tutte quante.

Iran live
Siamo a Shiraz, la città dei giardini, dei tappeti, delle rose, del vino, coltivati fin dai primordi dell’impero persiano, quando c’erano Ciro il Grande e poi Dario e Serse e  le infinite dinastie che nell’immenso spazio tra Indù e Mesopotamia hanno fatto fiorire una delle più prospere e lussureggianti civiltà dei tempi antichi. Civiltà dei giardini, degli immani templi e monumenti, e, con Ciro, della prima formulazione giuridica dei diritti umani fondamentali. Inevitabilmente civiltà delle lettere, dell’arte, della poesia. E ci  tocca un’esperienza indimenticabile, uno di quei momenti stellari che ti danno la commozione della bellezza umana viva tra gli altri e, insieme, il dolore di quella che da noi si è dissipata. Al centro di uno degli innumerevoli giardini, detti del Paradiso (termine nato qui), con cui l’uomo ha aiutato la natura a vincere sui deserti e che ad alberi, fiori e uccelli ha offerto oasi di felice convivenza, sta la tomba del poeta Hafez, uno dei massimi, dei più amati di ieri e di oggi. Oggi, come da cinque secoli, donne, uomini, bambini, di Shiraz, scolari, operai, contadini, casalinghe, anche in pellegrinaggio da tutto l’Iran, si avvicinano in silenzio al sepolcro, vi sostano, uno dopo l’altro lo sfiorano con mano leggera. Se ne percepisce l’amore, la gratitudine, l’intimità con un padre il cui canto continua a vibrare nei cuori. Fuori dal cancello del sacrario, un sorridente venditore di versetti del corano e di detti del poeta sollecita la sua cocorita a scegliere col becco quanto sicuramente non si addice che a te, viandante. Sul foglietto leggo: “Non essere vanitoso, aiuta piuttosto gli altri”.

lunedì 4 febbraio 2013

Memorie del presente




Quanto si trova qui sotto l’ho iniziato a scrivere una settimana fa, giorno detto Della Memoria. Poi sono rimasto bloccato, abbattuto da un cattivissimo virus influenzale che mi ha ridotto quasi come la capoccia contro il muro qui sopra, nella drammatica vignetta di Apicella. Quindi leggerete delle cose un po’ passée, con una spruzzata di aggiornamento.

Torno in queste ore da una spedizione di alcune settimane in Iran, dove ho percorso il paese incontrando, ascoltando, vedendo e filmando, in vista di un nuovo docufilm su questa realtà del tutto ignota, ignorata, quando non rappresentata in termini grottescamente mistificatori. Una realtà che, nei piani annunciati da chi da decenni campa di guerre, devastazione, oppressione e dittature, dovrebbe costituire il prossimo obbiettivo da distruggere, dopo Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Yemen, Somalia e ora anche Mali e tutto il Sahel-Sahara. Racconterò questo viaggio in un prossimo post, visto che emergenze italo-arabo-africane incombono.

La memoria allo specchio
E’ il Giorno della Memoria. Israele, che se ne dichiara protagonista, l’ha celebrato alla maniera sua: colpendo la Siria, irrompendo in casa d’altri, distruggendo e uccidendo. Ne abbiamo tratto la conferma che l’imitazione dei carnefici, l’ampliamento e perfezionamento dei forni crematori su scala globale, è un lascito ai discendenti delle vittime di cui Himmler andrebbe fiero. O, chissà, ne sarebbe angosciato? Forse anche per un nazista emblema del “male assoluto” il troppo stroppia… Giorno della Memoria in cui la memoria di crimini passati, circoscritti nel tempo e nella dimensione, serve a coprire e occultare i crimini del presente proiettati nel futuro e nello spazio illimitati della “guerra infinita”. In particolare la nuova legge morale e giuridica  di coloro che si dichiarano vittime di un genocidio “senza confronti con qualsiasi altro” e che ne traggono il diritto all’impunità per qualcosa che all’idea del “male assoluto” è più vicina di qualsiasi nequizia commessa nel passato.