La nostra società è governata da psicopatici per obiettivi demenziali. Credo che siamo governati da maniaci per scopi maniacali e penso che rischio di essere eliminato come pazzo per dire queste cose. Ecco il grado di pazzia che ci circonda. (John Lennon)
Libere elezioni di padroni non abolisce nè i padroni, nè gli schiavi. (Herbert Marcuse)
Se non conosci la storia, no conosci niente. Sei una foglia che non sa di essere parte di un albero. (Michael Crichton)
La notizia del giorno, della settimana, dell’anno, è che il terrorismo
praticato da Usa, UE e petrodittatori del Golfo attraverso l’uso di
lanzichenecchi invasati infiltrati, drogati, armati e mandati a fare stragi che
perpetuino un assalto alla libera Siria fallito sul piano del confronto
politico e militare, è riuscito a mettere in imbarazzo i suoi stessi mandanti.
Le cinque autobombe fatte esplodere il 21 febbraio a Damasco, in mezzo alla
gente, davanti a sedi istituzionali, scuole e ospedali, hanno davvero denudato
il re, costringendo perfino il palafreniere dei cavalieri dell’apocalisse, Ban
Ki moon, e il suo commesso viaggiatore Brahimi, a prendere le distanze e a
dimostrarsi inorriditi. Sarebbero questi macellai, la cui mattanza illumina
anche le innumerevoli altre stragi e devastazioni compiute in questi due anni
di guerra coloniale alla Siria e che il verminaio mediatico occidentale tentava
di attribuire, al di là di uragani di prove inconfutabili, a Bashar el Assad e
all’esercito patriottico, i rivoluzionari onorati dall’unanimità
destra-sinistra in Occidente della qualifica, prima, finchè era possibile
occultarne i crimini, di pacifici dimostranti e, poi, di combattenti per la
democrazia e i diritti umani. Degli ultimi sviluppi su quel fronte parleremo
più avanti.
Ratti e serpenti contro compagni e
patrioti
Ma la perfidia dei nemici della Siria non si limita alle inenarrabili
atrocità compiute sul terreno, con le quali si cerca di disintegrare la Siria
per consegnarne le macerie al mostro bifronte salafita-imperialista. Il
patriota siriano che, all’estero, s’impegna a diffondere le verità negate dal
servilismo dell’informazione prona ai diktat degli interessi coloniali, che
mobilita consenso e appoggio alla difesa del popolo siriano e della sua
sovranità e autodeterminazione, avendo ben presente i genocidi compiuti in
Libia e Iraq, deve guardarsi dagli attacchi brutali degli stessi ratti e, in
più, da quelli subdoli di nemici più infidi che si pretendono dalla parte del
legittimo governo siriano.
Ne ho avuto esperienza personale, quando sono stato subissato da contumelie
e calunnie perché avevo denunciato l’infiltrazione, tragicamente squalificante,
nel movimento di sostegno alla Siria di spuri elementi di estrema destra,
perfino dichiaratamente fascisti e nazisti. Dalla volontà di forze di sinistra,
autenticamente, e non strumentalmente, antimperialiste e di tanti siriani che
considerano grottesca e controproducente una solidarietà con la Siria da parte
degli eredi del sanguinario colonialismo di Mussolini e Graziani, è sorta una
mobilitazione contro l’aggressione imperial-feudale dai caratteri limpidi,
coerenti con la battaglia che il popolo siriano conduce contro il fascismo
settario e contro l’imperialismo dei serial killer occidentali. Le migliori
iniziative pubbliche, senza ombre di strumentalizzazione di amici del giaguaro
rosso-bruni, sono state allestite in Italia da questi compagni, riuniti nel
Comitato contro la guerra e nel Comitato Giù le mani dalla Siria di Milano.
Grande è il fastidio che devono aver dato questi unici rappresentanti di
una solidarietà non compromessa da strumentali ricerche di consenso politico,
da parte di elementi che con la lotta per la libertà e l’autodeterminazione non
hanno storicamente e ideologicamente nulla da spartire. Elementi sedicenti
filo-siriani che si dividono con i ratti della controrivoluzione in Italia il
compito di denigrare, diffamare e, nel caso dei ratti, assalire fisicamente,
gli esponenti dei comitati citati. Il 13 dicembre scorso. In occasione
dell’incontro “Siria: l’informazione, la verità, le bugie”, organizzato al
Centro Scaldasole dal “Comitato di sostegno al popolo siriano”, combriccola di sostenitori dei terroristi Nato-Qatar-Saudia,
una signora di mezza età è stata buttata a terra da uno degli organizzatori per
aver denunciato la pratica di filtrare, attraverso bigliettini, le domande
gradite da quelle sgradite. Successivamente, ogni iniziativa dei compagni per
la Siria è stata preceduta da minacce e campagne di insulti.
L’ultimo di una serie di episodi si è verificato il 10 febbraio, in
occasione di un’iniziativa per la Siria di questi comitati al CIP di Sesto San
Giovanni. Una quindicina di energumeni di quell’ ”opposizione” siriana che è
stata messa in campo dagli sterminatori di popoli liberi, hanno fatto irruzione
nell’assemblea sventolando la bandiera del mandato francese sulla Siria
(ricordate la bandiera monarco-colonialista dei ratti libici?), cercando di
terrorizzare fisicamente i presenti e arrivando a minacciare di morte Osama
Saleh, uno dei protagonisti siriani del riscatto della solidarietà alla Siria
dalla contaminazione fascista. Minacce di morte già lanciate in precedenti
occasioni in rete, con tanto di pubblicazione delle foto e dei recapiti di
Osama. Ovviamente, né Osama, né il pubblico si sono fatti intimidire. Gli
aggressori sono stati allontanati, non senza aver tentato prima di spaccare una
vetrata, salvo due che, pur continuando a lanciare provocazioni, hanno aderito
all’invito di Osama per un democratico scambio di interventi.
L’aspetto più desolante, su un piano
anche etico, è stato però una serie di comunicati sull’accaduto da parte di
quell’estrema destra autoproclamatasi filo-siriana che va sotto il nome di
“Comitato Italia-Siria” e che si arroga la rappresentanza di una cosiddetta
“Comunità siriana”, purtroppo con il consenso di alcune fuorviate autorità
siriane e di paesi alleati della Siria. Facendo strumentalmente leva anche su
un’ infelice dichiarazione dei pacifinti del gruppo “No war” di Napoli, sotto
la quale figurava anche la firma di chi a Napoli si chiama anch’esso “Giù le
mani dalla Siria”, in cui si affermava
la formula di rito Cia :”Non c’è dubbio
che Bashar el Assad, come ieri Gheddafi e Saddam, si è macchiato di crimini
verso il proprio popolo” (questi “No War”, perenni cerchiobottisti sulle
imprese dell’imperialismo, non ti risolvono ma il dubbio se siano solo utili
idioti, o veri amici del giaguaro), questa destra ha dato il suo contributo al
tentativo di liquidare ogni autentica e limpida solidarietà alla Siria. Non
poteva mancare, nel loro lavoro di diffamazione, l’argomento principe di tutti
i polemisti senza argomenti: l’accusa di malversazioni finanziarie, formulata
con la domanda retorica su quale destinazione avessero le “raccolte di fondi
fatte da Giù le mani dalla Siria” di Milano. Allusione mefitica, ma basata sul
nulla, dato quelle raccolte di fondi non sono mai avvenute.
Quanto è avvenuto e quanto ho qui ripreso dai comunicati dei compagni di
Milano non va preso sottogamba. Ratti di varia denominazione, infiltrati o
travisati siriani, pseudo-filoplalestinesi, sinistre sinistrate, detriti
trotzkisti vari, tutti in sintonia con gli esportatori di democrazia a forza di
genocidi, si trovano in fattiva unità d’intenti con fascisti sedicenti
sostenitori della Siria di Assad, nel tentativo di soffocare chi per la Siria
libera, sovrana, antimperialista in Italia si batte sulla base di principi
politici e ideali corretti. E’ necessario e urgente che i tantissimi che
denunciano l’aggressione imperialista e le sue menzogne, senza equivoche
solidarietà fondate su ideologie in contrasto ontologico con le posizioni
assunte dalla Siria fin dalla rivoluzione del Baath (e ribadite nei giorni scorsi,
a scorno dei fascisti e dei sinistrati, dal Partito Comunista Unito di Siria),
si facciano sentire e facciano chiarezza su chi sta con la Siria e chi ciurla
nel manico.
Sosteniamo le iniziative dei compagni di “Giù le mani dalla Siria”,
denunciamo le manovre di ratti e fascisti, facciamo crescere un movimento
contro la guerra e a fianco della Siria del presidente Assad che non sia
inquinato da elementi infiltrati i quali, dai famigerati Nazimaoisti e altri
estremisti di destra “antisistema” a oggi,.qualsiasi siano le parole d’ordine
conclamate, lavorano di conserva con servizi e forze impegnati contro la
libertà, l’autodeterminazione, la giustizia sociale, la sovranità, di classi e
popoli.
Intanto in Siria e dintorni…
Le cinque autobombe contro obiettivi istituzionali e civili, compresa
l’ambasciata russa, danneggiata, che hanno provocato un centinaio di morti e
centinaia di feriti e mutilati, hanno coronato, per ora, una successione di
orrori terroristici che, partita dalle prime manifestazioni dell’opposizione,
nelle quali subito si erano infiltrati cecchini che sparavano su folla e
polizia, si è poi snodata in un’agghiacciante serie di atrocità contro civili,
di distruzioni o furti di infrastrutture vitali, di attrezzature industriali e
di raccolti e depositi di viveri, di taglio dei rifornimenti idrici, di
devastazioni urbane. Sistematicamente battuti sul fronte militare da un
esercito patriottico rimasto saldo e unito al popolo durante i ben due anni di
aggressione con mezzi, armi e fondi forniti dall’imperialismo per abbattere
l’ultima nazione araba libera, ai mercenari rastrellati da altri scenari di
destabilizzazione alimentati da Occidente e despoti arabi alleati, è stato
assegnato il compito di esercitare terrorismo puro. Messa in difficoltà da
quanto perfino certa stampa internazionale non se la sentiva di occultare,
costretta dall’evidenza solare di tale terrorismo, ostacolata sul piano
dell’intervento diretto Nato dal rischio di perdite e disfatte per mano delle
forze armate siriane, bloccata dal persistente sostegno della Russia alla Siria
di Assad, come anche di grandi paesi del Sud, smascherata dalla cattura in
Siria di centinaia di combattenti turchi, libici, marocchini, ceceni,
l’aggressione ha dovuto ricorrere ad altre carte.
Il terrorismo, alimentato in particolare dall’Arabia Saudita nelle sue
formazioni più estreme, come il Fronte Al Nusrah, dichiaratamente stragista,
pare però gradualmente sfuggire al controllo dei cospiratori occidentali e
indirizzarsi su una linea di totale autonomia, in contrasto con le strategie e
le mire di Usa e Nato. A costoro, il
sempre più evidente utilizzo di jihadisti Al Qaida contro la Siria, in
parallelo con quello del Mali finalizzato all’intervento francese e Usa nella
regione e dopo che le stesse bande hanno ridotto la Libia in un mattatoio di
tutti contro tutti, non poteva, nel quadro di una proclamata guerra mondiale
contro Al Qaida e terrorismo islamico, non causare forti imbarazzi. Si è così
arrivati al tentativo di attivare un tavolo diplomatico.
In netto contrasto con le maggiori
forze terroristiche sul terreno, Al Nusrah in testa, a Doha il capo della
Coalizione delle Opposizioni messa in piedi l’anno scorso su pressione Usa,
Muaz al Khatib, si è pronunciato, fatto inedito per l’opposizione, per un
dialogo con il governo siriano, prescindendo dalla sempiterna condizione
dell’uscita di scena di Assad. I miliziani sul terreno hanno immediatamente
disconosciuto l’offerta, insistendo, come comanda soprattutto l’Arabia Saudita,
sulla preventiva eliminazione del presidente (la cui difesa ad oltranza da
parte del popolo, sia detto per inciso, esprime la perfetta consapevolezza che
la rimozione di Assad, simbolo della dignità e dell’indipendenza siriane, è per
gli aggressori il passaggio necessario per lo squartamento del paese) e
intensificando la strategia del terrorismo stragista. Il che non ha impedito ad
Al Khatib e al “ministro degli esteri” della coalizione di programmare un
viaggio a Mosca per approfondire il progetto. Sarà una mossa propagandistica,
sarà un depistaggio, ma tant’è, hanno ritenuto ineliminabile questo confronto
diplomatico con il primo sostenitore della Siria.
Dopo oltre due anni di guerra alla Siria, con l’impiego di circa 150mila
miliziani infiltrati, delle solite sanzioni che costituiscono, qui come in
Iran, un crimine di guerra e contro l’umanità, dei fondi che i despoti del
Golfo, gli Usa, l’UE continuano a versare ai famelici mercenari jihadisti, turchi,
arabi, bosniaci, delle teste di cuoio francesi e di vari paesi Nato impegnati
nei sabotaggi, a dispetto di inenarrabili sofferenze, decine di migliaia di
sradicati, comunità cristiane e scite decimate ed espulse, il popolo siriano
resta unito nella resistenza, accanto al presidente che ha eletto. E’ l’impasse. Il disorientamento degli
aggressori è rivelato dal profondi dissidio apertosi tra miliziani all’interno
e la coalizione politica dei fuorusciti maggiormente appesa ai fili e ai soldi
dei burattinai occidentali. C’è poi una
Lega araba che incomincia a dividersi e ad esitare, frastornata dall’evidenza
delle atrocità terroristiche, e un presidente egiziano che, al pari dei Fratelli
Musulmani egemoni nella Coalizione di Doha, si apre a colloqui, in questo caso
con l’arcinemico Iran, indefesso alleato della Siria. In Iraq, il regime scita
alleato dell’Iran, sfugge al diktat degli sponsor occidentali e manifesta in
forme diplomatiche e altre la sua opposizione alla distruzione della Siria. Non
solo, tra le stesse bande jihadiste si sono aperti conflitti armati, un po’ sulla
strategia, un po’ sulla ripartizione dei rifornimenti dei padrini esterni: nei
giorni scorsi quelli di Al Nusrah hanno fatto fuori il comandante militare
della zona Nord, Taher al Waqqas, capo della milizia rivale Al Faruk e,
contemporaneamente, hanno spinto verso la regionalizzazione dello scontro
confessionale tra sunniti e sciti attaccando villaggi libanesi sotto il
controllo di Hezbollah.
Grande è la confusione tra gli assalitori, la situazione non sarà ottima,
ma grosse crepe si stanno apprendo nello schieramento di chi si proponeva
l’affossamento della Siria, come ulteriore passo per l’accerchiamento dell’Iran
e che ora, al di là di ogni strumentalmente diffuso sospetto di un cedimento
russo, si deve confrontare anche con la fermezza di Mosca, ribadita con l’invio
di quattro grandi navi da sbarco ai porti siriani. Hai voglia che il Qatar
pompi altri 100 milioni di dollari nei forzieri delle bande jihadiste, che
Londra, su pressione dei suoi fornitori di petrolio, allestisca ulteriori
forniture di armi, che lo sguattero italiano Terzi, prometta altrettanto, che
dalla Libia si spediscano ancora combattenti in Siria. In assenza di un
intervento armato Nato come in Libia e Iraq, non se ne esce. Ma Obama non
sembra potersi permettere, con le sue varie guerre in atto, di fronte a
un’opinione pubblica sempre più consapevole che la propria crisi economica e
sociale ha a che fare con la guerra infinita al terrorismo lanciata da Bush e
accentuata dal successore, quell’impegno militare aperto senza il quale la Siria
non può essere né domata, né liquidata.
Un Israele spiazzato da questi sviluppi si arrabatta infierendo sul Golan
sottratto alla Siria nel 1967 con la provocazione di consentire alla
statunitense Genie Energy di perforare il territorio rubato alla ricerca di
idrocarburi. La Genie Energy è presieduta dal generale Effi Eitam, ex-ministro
della Casa, noto per aver ripetutamente sollecitato la totale pulizia etnica
dei palestinesi nei territori occupati. Suoi consulenti e soci nell’impresa
sono, tra altri neocon filo-sionisti, il mandante dell’11 settembre Dick Cheney
e l’oligarca mediatico, tromba della Cupola imperialista, Rupert Murdoch.
L’intervento israelo-statunitense di modifica di un territorio occupato viola
la Carta dell’ONU e le convenzioni di Ginevra. Qualcuno se ne è accorto?
E il disorientamento all’interno di una Lega araba che si pensava compatta
contro Damasco, ha avuto una conferma nel vano tentativo del Qatar di
convincere l’Algeria, da sempre opposta all’aggressione, con la tangente di 20
miliardi di Euro, di aderire al fronte antisiriano, incominciando con la
chiusura dell’ambasciata siriana ad Algeri. Netto e indignato è stato il
rifiuto del grande paese del Maghreb, così espresso dal rappresentante algerino
nella Lega: “Questo è un complotto da voi
personalmente ordito, che ha superato la legge e la carta della Lega. Voi in
testa a tutti nel dirigere gli atti vandalici, non solo in Siria, ma in tutto
il mondo arabo, insieme al Segretario Generale state criminalizzando la Siria e
tutto il mondo arabo. Siete strumenti e sporchi servi per l’attuazione di un
programma occidentale ed il popolo arabo un giorno vi giustizierà per questi
crimini”. Il ministro degli esteri del Qatar, della stessa dinastia
proprietaria privata del paese, ha così risposto: “Presto toccherà a voi!”. Frase da porsi sullo sfondo delle
operazioni dei mercenari Nato di Al Qaida nella stessa Algeria e
dell’accerchiamento del paese da parte di truppe occidentali ora collocate in
tutti gli Stati confinanti (Mali, Niger, Marocco, Libia, Chad).
Rimane, per un momento di Galgenhumor,
di umorismo da patibolo come lo chiamano i tedeschi, la notizia che il
presidente francese Francois Hollande è stato insignito del Premio della Pace
dell’Unesco. Con la seguente motivazione: “Avendo
esaminato i pericoli e le ripercussioni della situazione in Africa, in
particolare relativamente al Mali, come anche per il resto del mondo, la Giuria
esprime il suo apprezzamento.per la solidarietà manifestata dalla Francia ai
popoli dell’Africa”. Dopo i Premi Nobel della Pace a Obama e all’Unione
Europea, questo al criminale di guerra Hollande non poteva mancare. Si vuole
nutrire ancora qualche dubbio sul significato che in Occidente si dà alla
parola pace?
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comunicato stampa
Contro le guerre dei padroni.
Solidarietà internazionale ai proletari e ai popoli che lottano contro il
capitalismo e l’imperialismo.
La mattina del 10 febbraio - mentre si svolgeva
un’assemblea-dibattito organizzata dal Comitato contro la guerra di
Milano dal titolo “Siria: guerra civile o intervento imperialista?”
presso il Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli” di Sesto San Giovanni
con Osama Saleh del Comitato “Giù le mani dalla Siria” e Carlo Remeny direttore
di Arabmonitor - una decina di sostenitori dell’”esercito libero siriano” e
fautori dell’intervento della Nato in Siria hanno cercato di impedire
l’iniziativa entrando nella sala con striscioni e bandiere.
Nei giorni scorsi, uno
di questi era venuto a fotografare le vetrine del Centro di Iniziativa
Proletaria, foto che sono finite su siti internet arabi insieme a
“democratiche” minacce di morte per Osama Saleh.
Espulsi dalla sala dai
compagni presenti, hanno inscenato una manifestazione davanti al Centro di
Iniziativa Proletaria, con il beneplacito della polizia e della Digos presenti
fin dal primo mattino a presidiare la via. Uno di loro ha preso a calci una
delle tre vetrate del Centro, sempre sotto i benevoli occhi della polizia.
Quella polizia che -
sempre pronta ad impedire e reprimere manifestazioni di operai, disoccupati e
studenti - questa volta ha difeso il loro “diritto di manifestare” e disturbare
una manifestazione antimperialista: fedeli esecutori della linea interventista
del governo Monti, che per bocca del suo ministro degli esteri Terzi, ha
chiarito nei giorni scorsi che l’Italia, al pari degli altri paesi NATO, è
interessata alla spartizione del bottino della Siria, sostiene e aiuta i
“ribelli” con armi e soldi, che non ci sono invece per la sanità, le pensioni,
la scuola, il lavoro della popolazione lavoratrice italiana.
L’obiettivo
dell’assemblea era di capire quali interessi ci sono dietro le guerre in
Siria, in Mali e in altre parti del mondo, e cosa significa per i lavoratori e
i pensionati Italiani la partecipazione dell'Italia nelle varie guerre in giro
per il mondo
Dopo aver respinto la
provocazione l’assemblea è continuata (ha parlato anche un rappresentante
dell’opposizione cosiddetta “democratica” siriana) ed è terminata con la
votazione di un ordine del giorno che riassume i temi discussi e che riportiamo
di seguito.
Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli”
Via Magenta 88 Sesto San
Giovanni (Mi)
Comunicato del Comitato contro la Guerra Milano
Il 13 dicembre scorso, in occasione
dell'incontro "Siria: l'informazione, la verità, le bugie, la guerra"
presso il Centro Scaldasole organizzato dal "Comitato di sostegno al
popolo siriano", gruppo che sostiene i cosiddetti "ribelli"
siriani, una signora di mezza età è stata buttata a terra da uno degli
organizzatori. La sua colpa è stata quella di contestare le modalità di
richiesta degli interventi del pubblico attraverso dei fogliettini in modo che
le domande venissero filtrate più agevolmente.
Nella mattinata di ieri, domenica 10 febbraio, nel corso dell'assemblea-dibattito organizzata dal Comitato contro la guerra di Milano “Siria: guerra civile o intervento imperialista?”, presso il Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli” di Sesto San Giovanni, una quindicina di siriani che si autodefiniscono "liberi" hanno inscenato una protesta nel tentativo, forse, di intimidire i presenti che desideravano unicamente approfondire quanto sta accadendo in Siria.
Già nei giorni scorsi questi sedicenti "difensori della democrazia" avevano ripetutamente preannunciato la volontà di creare scompiglio in un evento che non rappresentava il loro punto di vista.
Episodi che negli atti si pongono in netto contrasto con quello che questi elementi cercano di far credere a parole, in Siria esattamente come in Italia.
Perché è evidente che non può esistere democrazia laddove viene meno la libertà di parola, la possibilità di contradittorio, la libertà di espressione.
Non sostiene la libertà chi sceglie la provocazione violenta, appoggia gli estremismi, teme un pensiero antitetico e preferisce l'aggressione al pacifico confronto.
Alla luce di questi fatti incresciosi, il Comitato contro la guerra Milano desidera confermare il suo costante impegno contro quanti cercano di minare la libera informazione che si pone in contrasto con la vergognosa campagna mediatica in corso; una propaganda a favore del sostegno occidentale agli jihadisti che stanno destabilizzando un Paese sovrano.
Il Comitato contro la guerra Milano riafferma, ancora una volta, l'appoggio solidale al popolo siriano che deve essere lasciato libero di decidere da solo del proprio futuro.
Comitato contro la guerra - Milano
Nella mattinata di ieri, domenica 10 febbraio, nel corso dell'assemblea-dibattito organizzata dal Comitato contro la guerra di Milano “Siria: guerra civile o intervento imperialista?”, presso il Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli” di Sesto San Giovanni, una quindicina di siriani che si autodefiniscono "liberi" hanno inscenato una protesta nel tentativo, forse, di intimidire i presenti che desideravano unicamente approfondire quanto sta accadendo in Siria.
Già nei giorni scorsi questi sedicenti "difensori della democrazia" avevano ripetutamente preannunciato la volontà di creare scompiglio in un evento che non rappresentava il loro punto di vista.
Episodi che negli atti si pongono in netto contrasto con quello che questi elementi cercano di far credere a parole, in Siria esattamente come in Italia.
Perché è evidente che non può esistere democrazia laddove viene meno la libertà di parola, la possibilità di contradittorio, la libertà di espressione.
Non sostiene la libertà chi sceglie la provocazione violenta, appoggia gli estremismi, teme un pensiero antitetico e preferisce l'aggressione al pacifico confronto.
Alla luce di questi fatti incresciosi, il Comitato contro la guerra Milano desidera confermare il suo costante impegno contro quanti cercano di minare la libera informazione che si pone in contrasto con la vergognosa campagna mediatica in corso; una propaganda a favore del sostegno occidentale agli jihadisti che stanno destabilizzando un Paese sovrano.
Il Comitato contro la guerra Milano riafferma, ancora una volta, l'appoggio solidale al popolo siriano che deve essere lasciato libero di decidere da solo del proprio futuro.
Comitato contro la guerra - Milano
1 commento:
In tutta questa cronaca mi ha colpito molto ed in positivo l'intervento del rappresentante algerino alla lega araba
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