venerdì 28 aprile 2017

UNA VOCE DA BUDAPEST



Ricevo da Budapest questo articolo. Utile, perchè in genere di quel paese, bersaglio di demonizzazioni di ogni genere dagli atlantosionisti, sappiamo poco.Sicuramente io ne so meno dell’amico che scrive, ma avanzerei qualche riserva sulla drasticità del giudizio su Orban e sulla descrizione eufemistica della CEU di Soros. Soros non sarà la fonte di ogni male, ma di moltissimi e decisivi lo è, in tutto il mondo. La CEU non è altro che uno dei mille nodi della sua rete di ragno velenoso mirata a diffondere una cultura turbocapitalista e genocida, travestita da progressismo e diritti civili. Uno dei massimi criminali del nostro tempo. Ultima manifestazione, le Ong che trafficano carne umana insieme ai negrieri africani, sotto lo sguardo compiaciuto dei maltusiani alla Soros impegnati a svuotare delle proprie migliori energie i paesi da depredare e distruggere, a fornire manovalanza schiavista per il dumping sociale dalle nostre parti e a mettere in ginocchio l’Europa. Per fortuna, in questo caso ci sono un procuratore e i 5 Stelle a raccontarcela giusta.
Fulvio

 Caro Fulvio,
ringraziandoti molto per la possibilità che mi dai di esprimermi in merito a fatti che mi riguardano e mi toccano personalmente, ti presento qui un mio contributo, che scrivo sotto forma di lettera scritta a te. Il mio scopo è quello di dare un contributo per fare capire meglio certe dinamiche che stanno succedendo qui in Ungheria, soprattutto per quanto riguarda la chiusura della Ceu.

Dopo che è stata annunciata la chiusura della Ceu, le proteste hanno preso un po’ una deriva russofoba. Cosa forse non tanto strana perché in questo paese c’è tanta idiozia e slogan tipo “russi a casa” sono già stati urlati in contesti dove non c’entravano niente. Ora, facciamo un’analisi di questo slogan. Urlare “russi a casa” in una manifestazione contro la chiusura di un’università come minimo non c’entra niente, come massimo è uno slogan stupido, razzista e xenofobo che prende in blocco un intero popolo colpevole di vivere sotto Putin. E ho trovato molto grave che certe persone alla Ceu abbiano giustificato questi slogan. Evidentemente non sanno che paese è l’Ungheria. È un paese-mondezzaio ideologico, dove tante varie forme di incitazione all’odio sono mescolate le une con le altre, e non si capisce dove inizia una e dove finisce l’altra. Come minimo, uno che non capisce questo e avvalla certi modi di dire non ha capito niente di questo paese, e sta rimestando feccia nel ginepraio.

Ma questa giustificazione di certi slogan russofobi va spiegata meglio, nel contesto dell’ideologia che la scusa, cioè il “liberalismo” di “sinistra”, “europeista” e atlantista. Quante chiacchiere, quante belle parole alla Ceu su diversità, rispetto per tutti, “società aperta” ecc., e poi si avvallano slogan razzisti. E questo in uno di quei posti che portano il “politicamente corretto” a estremi ridicoli, tipo: togliamo la parola “obeso” dal dizionario perché è offensiva. Il bello è che talvolta, in quel circo equestre che per certi versi è la Ceu, si sfiora davvero il ridicolo. Un esempio? Ecco uno slogan per aiutare le donne senza casa: “Rendere la mestruazione un’esperienza di dignità per le donne senza casa”. Incredibile. Nella mia ignoranza, pensavo che il miglior modo per aiutare le donne e gli uomini che vivono per strada fosse dar loro una casa, risolvendo il problema alla radice. Forse sarebbe meglio che fare pietose campagne per raccogliere assorbenti.

Detto questo, devo fare una precisazione. Conoscendo la Ceu, posso dire che non tutti quelli che ci studiano e ci lavorano sono dei decerebrati servi della finanza internazionale. Ci sono diverse persone, molte indifferenti, molte ingenuamente convinte di slogan vuoti e ipocriti, altri critici e che, nonostante tutto, non si fanno abbindolare, e sono costretti a mantenere un basso profilo. Non sarebbe giusto accusarli perché studiano o lavorano lì. Sarebbe come accusare un operaio colombiano di una fabbrica Coca Cola di essere un imperialista.

Ma insomma, che cos’è la Ceu? Un ottimo contributo per rispondere a questa domanda è in un buon articolo di Nicolas Guilhot sul “filantropismo di sinistra” e su che origini e obbiettivi ha (consultabile qui: http://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1163/156916307X188988 ). Certamente è stato un progetto di cooptazione ideologica e per il raggiungimento dell’egemonia culturale dopo la fine del socialismo reale. Guilhot spiega bene come questo “filantropismo”, che ha radici antiche e precedenti illustri, dai Rockfeller, London School of Economics ecc., ha intenzione di irreggimentare le istanze di cambiamento sociale, incanalandole verso soluzioni “moderate”, “riformiste” e controllabili dallo status quo. In parole povere, ma questo veniva fatto già nell’800 da alcuni capitalisti, si cerca di controllare e castrare la lotta di classe e le vere istanze di cambiamento sociale con scartoffie, libri, soluzioni moderate e riformiste ecc. ecc. La cosa non ci è nuova neanche in Italia: quante volte abbiamo sentito parlare di “buon padrone”, paternalismo industriale ecc.? Secondo me così devono essere interpretati la storia e il ruolo della Ceu. Non bisogna farsi abbindolare da parole d’ordine che suonano bene, ma neanche lasciarsi andare al complottismo e pensare che adesso la Ceu e Soros siano la causa di tutti i mali del mondo. Spero di essermi spiegato.

Tornando alla critica degli slogan russofobi e di quelli alla Ceu che li giustificano, come minimo questi sono degli ipocriti e delle anime belle “liberali” che hanno un attaccamento religioso a certe parole d’ordine che suonano bene, ma non si rendono contro dell’incoerenza che c’è dietro. Appunto, dopo tante chiacchiere contro razzismo e intolleranza, si giustificano slogan xenofobi. Ma non è tutto qui, c’è un’ipocrisia di fondo. Si protesta contro la chiusura di un’università spalleggiati dal Dipartimento di Stato Usa e dalla finanza internazionale. Si dice che Orban è un fascista e un dittatore, ma per esempio si sono sostenuti moralmente – e forse non solo moralmente – i neonazisti ucraini, la cosiddetta “rivoluzione” del Maidan e la junta nazista che si è instaurata dopo. Si dice che manifestazioni di rabbia per un’offesa ai caduti sovietici sono “incitazioni alla guerra civile”. Come se i “liberali” americani non avessero sostenuto e fomentato guerre civili in Ucraina, Siria, Libia, e Afghanistan solo per citarne alcune. E che dire del ruolo degli Stati Uniti nella nascita dello Stato Islamico? E dell’alleanza con l’Arabia Saudita e le altre petro-monarchie del Golfo? Evidentemente non c’è logica, ma forse è vano cercare logica in atteggiamenti di tipo religioso. Certe persone, con scarsa o nulla conoscenza della vita reale, preferiscono starsene rinchiusi in una biblioteca col loro sapere ammuffito, per non essere toccati nella loro purezza “liberale”. Vera metafora della “torre d’avorio” e del “ghetto d’oro”. Sembra davvero che certe persone si possano far abbindolare da qualche fiorino di borsa di studio. Ma non tutti, per fortuna.

In conclusione, dico qualcosa sul ruolo di Orban. Dobbiamo capire chi è questa persona. Assurdo sarebbe considerarlo un “antiimperialista” o rappresentante di una qualsivoglia “alternativa”. Niente di tutto questo. Orban è un nazionalista ungherese che si è costruito un piccolo satrapato orientale autoritario, e che strizza l’occhio alla Russia. Ma attenzione, strizzare l’occhio non significa averci intrapreso una relazione completa. Orban è in realtà un ottimo doppiogiochista, tanto che sembra incredibile come riesce a prendere per il culo tanta gente (ma non bisogna mai sottovalutare l’umana idiozia). Blatera di Russia, “aperture a Est” ecc., retorica antieuropea e antiamericana, chiacchiere populiste contro il capitale straniero. Ma sono tutte prese per il culo, e per capirlo basta guardare la struttura politica ed economica, che è sotto gli occhi di tutti per essere vista. L’Ungheria è membro UE e Nato. Non solo, ma è tra i paesi che ricevono più soldi dall’UE per una miriade di progetti (basta che chiunque si faccia una passeggiata per Budapest o per altre città ungheresi, non si vedono altro che cantieri o altre cose finanziate con soldi comunitari). E non ho sentito che voglia uscire dall’UE o dalla Nato. Quando mai?

Veniamo ora alla retorica contro il capitale straniero. Quelli che dicono che qui c’è chissà quale “influenza russa” evidentemente non hanno capito niente di questo paese. Semmai, è un paese colonizzato dalle multinazionali americane e europee, ce ne sono tantissime. Queste multinazionali sfruttano i lavoratori di qua come limoni approfittando della mancanza di sindacati e del fatto che i lavoratori ungheresi sono docili e disciplinati (preferiscono sempre prendersela con l’ebreo-zingaro-frocio-comunista della situazione). Inoltre, queste multinazionali occidentali fanno profitti miliardari perché questo è ancora un Far West rispetto ad altri paesi dell’Europa Occidentale: condizioni peggiori, meno diritti, meno garanzie, malattia e gravidanza non totalmente pagate, liquidazione chissà che cosa sia, poi bisogna pagare di meno perché è un paese povero. Queste multinazionali occidentali fanno profitti enormi anche perché pagano pochissime tasse, e da poco hanno ricevuto ulteriori sgravi. In alcuni casi, praticamente è stato il governo ungherese che ha pagato delle multinazionali per venire qui e assumere qualche lavoratore (solo che le multinazionali sloggiano dall’oggi al domani come li pare: “essere competitivi” significa trasferirsi in continuazione verso il paese dove si può fare maggiore macelleria sociale, che ogni tanto cambia). Conosco bene le multinazionali di qui, perché ci ho lavorato.


Detto questo, spero si chiaro che la retorica antiamericana, antieuropea e “anticapitalista” di questo politico è una presa per il culo, solo che convince parecchia gente. Orban è un maestro nel mungere due vacche, e sinora ci ha guadagnato molto.            

lunedì 24 aprile 2017

FRANCIA, HA VINTO IL PEGGIORE





Ha vinto il banchiere di Rothschild, hanno vinto, per ora, gli atlanto-euro-sionisti, i fautori della guerra, del turbo capitalismo, del neocolonialismo, del terrorismo. Ha vinto il Renzi francese. Ha vinto l’alleanza criminalità mafiosa-criminalità politica. Ha vinto Soros.



CHIUNQUE MEGLIO DI MACRON.

sabato 22 aprile 2017

PACCHI DI REGIME - Il giornalista martire, il sacro vaccino, il bandito "russo"



Cari amici, avete tutto il tempo per spalmare la lettura su vari giorni. I miei interventi qui per un paio di mesi si diraderanno parecchio, visto che torno in strada con la telecamera. Teniamoci in contatto.

Alle prefiche che si stracciano le vesti su certi vittime, di questi loro clienti non gliene importa una beata cippa. Gli importa di estrarne quanta più merda possibile da lanciare sui nemici, propri e della cricca”. (Il sottoscritto)

Io NON sto con Gabriele
Momento magico per le fake news (notizie finte, false, contraffatte, truffaldine…). Cominciamo dal giornalista Gabriele Del Grande. Fake news possono essere anche rappresentazioni false di una persona o di una cosa. Nel senso del cetriolo dipinto di giallo per passare da banana, o del pubblicitario di hamburger presentato come dietologo. O di Mr. Hyde che si presenta come Dr. Jekill. E’ il caso del nostro concittadino detenuto nei CIE del Minniti turco. Evitiamo ora di fare il sillogismo “Erdogan non sta con Del Grande, Fulvio proclama di non stare con Del Grande, ergo Fulvio sta con Erdogan”. Sbagliato e anche becero. Lo auguro libero istantaneamente, ma non sto con Gabriele, come non stavo con Regeni e come “je ne suis pas Charlie”.  Non sto con Gabriele perché in tutto quello che ha prodotto e ahinoi diffuso, tra libri, articoli e filmati, la scarsa qualità contenutistica e formale è ampiamente compensata da una perfetta sintonia con quanto vanno dicendo e facendo in termini di guerre e stermini, inganni e calunnie, i peggiori arnesi dell’imperialismo e sub-imperialismo mondiale. Tutto qui.

venerdì 21 aprile 2017

25 APRILE: INCOMPATIBILITA': vecchi e nuovi partigiani, vecchi e nuovi nazisti


"Dicono che il silenzio sia la voce della complicità. Ma il silenzio è impossibile. Il silenzio urla. Il silenzio è un messaggio, come il fare niente è un atto. Lasciate che chi siete si manifesti e risuoni in ogni parola, in ogni azione. Diventate quelli che siete. Ciò che fate è ciò che siete. Siete la vostra stessasalvezza. Diventate il vostro stesso messaggio. Siete il messaggio. Nello spirito di Cavallo Pazzo" (Leonard Peletier, prigioniero politico negli Usa)



INCOMPATIBILITA' TRA COMUNITA' EBRAICA E PD ROMANO E IL 25 APRILE DELLA LIBERAZIONE DAL NAZIFASCISMO. A MILANO il sindaco Sala, emerso dal pozzo nero dell'Expo, e un'ANPI milanese sclerotizzata e consociativa, proibiscono la partecipazione alla manifestazione dell'organizzazione BDS (Boicottaggio, Disinvestimeno, Sanzioni) che si oppone all'occupazione e allo sfruttamento della Palestina.

Tutto questo non deve stupire. Le forze dell'esclusione e della censura, che siano la comunità ebraica o il Partito Democratico, è logico che sentano aliena una celebrazione della vittoria sul nazifascismo. La loro identificazione con Stati come gli Usa e Israele, o come aggregazioni oligarchiche e antidemocratiche come la UE, palesemente avviati verso forme di organizzazione della società e dei rapporti internazionali fondati sul dominio del più forte sul più debole, sulla repressione delle voci altre, sull'annientamento di ogni opposizione, con l'uso pretestuoso anche del terrorismo, sulla rapida involuzione antidemocratica verso Stati autoritari alla Erdogan e su rapporti con gli altri popoli basati su prevaricazione, aggressione, genocidio, in Israele e, più che mai, nell'Israele di un premier tanto corrotto quanto feroce e razzista, doveva logicamente portare a un esito in cui chi ricorda e perpetua la lotta contro ogni fascismo, oggi imperialismo, globalizzazione, sionismo, è considerato nemico da obliterare.

Noi, che vediamo nella lotta di liberazione antimperialista e antisionista di palestinesi, siriani, iracheni, libici, afghani, nella resistenza all'imperialismo Usa, che vorrebbe reintrodurre dittatura e schiavismo in America Latina, nell'autodeterminazione di popoli che non si piegano, come l'Eritrea, continuità, affinità e fratellanza con la lotta di liberazione antinazifascista della resistenza partigiana, riteniamo che il sabotaggio tentato nei confronti del 25 aprile sia un chiarificatore elemento di verità. E, come sappiamo, la verità è rivoluzionaria.

In questo 25 aprile non sarebbe male porre al centro della mobilitazione, nel quadro della lotta al tecnofascismo di guerra interna ed esterna, l'eroica figura del dirigente di Fatah e capo della seconda Intifada Marwan Barghuti, condannato a cinque ergastoli dagli invasori occupanti, da 15 anni in carcere, perlopiù in isolamento e che, indomito e il più amato tra i leader palestinesi, ha ora innescato, con il suo, lo "sciopero della fame per la dignità e la libertà" di mille detenuti politici palestinesi. Una risposta all'incessante escalation della brutalità repressiva israeliana, agli utili idioti e amici del giaguaro nel mondo che si fanno ricattare da Israele e dalla sua lobby, spesso attraverso la speculazione sulle vittime della Shoah, e alla pavidità di una dirigenza palestinese rinnegata, corrotta e collaborazionista.

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A seguire comunicati.

Il rifiuto del PD e degli ebrei romani (immagino non tutti) di partecipare alle celebrazioni del 25 aprile in quanto tale e alla manifestazione che include le organizzazioni di sostegno al popolo palestinese

Il prossimo 25 aprile la comunità ebraica romana, spalleggiata ufficialmente dal PD, boicotterà il corteo per il 25 aprile non tollerando la presenza dei Palestinesi e delle organizzazioni che sostengono la resistenza palestinese.

A Milano il sindaco Sala, istigato dai gruppi sionisti, incredibilmente "vieta" la partecipazione al corteo del movimento BDS che promuove il boicottaggio di Israele per le sue politiche di apartheid contro i Palestinesi


Di seguito il comunicato del Comitato "Con la Palestina nel Cuore", con preghiera a tutti di massima diffusione:

"Oggetto: 25 Aprile - Solidarietà all'ANPI Roma e al suo Presidente.

Considerato lo strumentale attacco da parte della Comunità Ebraica e la non adesione del PD al corteo indetto dall'Anpi Roma per l'anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo.

Visto che l'Anpi e le nostre organizzazioni non hanno mai negato alla comunità ebraica e tanto meno alla "Brigata Ebraica" di partecipare all'evento.

Ci preme sottolineare che il 25 Aprile 2014, diversamente da quanto dichiarato dalla rappresentante della "Comunità Ebraica", fu il nostro spezzone e la comunità palestinese a essere unilateralmente aggredita da un gruppo di sionisti.

Nel ribadire la nostra fraterna solidarietà all'Anpi e a tutti i partigiani, rilanciamo l'appello a tutti i sinceri antifascisti, antirazzisti, antisionisti, a tutte le resistenze internazionali e metropolitane, alla partecipazione al corteo del 25 Aprile 2017 ore 9,00 Piazzale Caduti della Montagnola.


Ora e sempre resistenza!"

mercoledì 19 aprile 2017

IL MARCIO TRA TULIPANI E MULINI A VENTO . Colpo di mano dell'Aja contro l'Eritrea



L’Olanda, balilla Nato, non per nulla ospita all’Aja il Tribunale Penale  per la Jugoslavia. Quello che o ammazza, o condanna patrioti serbi e manda liberi delinquenti kosovari e croati, a seconda di come gli assassini della Jugoslavia dispongono. Alla luce di quanto in Olanda s’è combinato nei giorni scorsi, non ci potrebbe essere sito migliore per questo scempio della democrazia, della giustizia, della verità.

Il 13 aprile a Veldhofen in Olanda si sarebbe dovuto tenere il convegno mondiale dell’organizzazione giovanile del Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia, il movimento che ha condotto e vinto la trentennale guerra di liberazione dal colonialismo dell’Etiopia e delle potenze che ne appoggiavano l’occupazione. Fronte che è oggi al governo del paese sul Mar Rosso. Ma sono intervenute le forze coalizzate che da anni perseguitano questo paese libero, autodeterminato e antimperialista con aggressioni militari, sabotaggi, sanzioni e campagne di diffamazione affidate dal despotismo imperialista ai soliti latifondisti della mediacrazia. Se ne sono fatti protagonisti membri del governo olandese, il sindaco della città, Mikkers,  la stampa, tutta atlantista, la solita Ong griffata George Soros, “EEPA”, diretta da Mirjam Van Reisen, docente all’università di Tilburg.

sabato 15 aprile 2017

ISIS E LGBT: uso e abuso


Case e prostitute chiuse, media e presstitute in divisa e en travesti
Ho fatto giusto in tempo, a Genova, a conoscere quelle case che chiamavano chiuse. Chiuse non tanto a chi vi entrava quanto a chi ne avrebbe voluto uscire: le prestatrici d’opera. Godevano di un permesso di qualche ora la domenica, perlopiù per brevi incontri con una loro creaturina affidata a qualche parente, si spostavano a plotoni ogni 15 giorni da una città all’altra (perciò, salivando, ci si informava sulle “quindicine” nuove arrivate al popolare ed effervescente “Castagna”, o all’esclusivo e pomposamente formale “Lepri”) e non credo che il suffragio universale esteso alle donne dopo la guerra riguardasse anche loro. Per gli adolescenti era una specie di romanzo di iniziazione. La rete di lenoni che amministrava il business da noi non cavò un granchè. Squattrinati, s’andava lì nelle ore di sega all’università a pizzicare tette e cosce con gli occhi e a far casino nel casino, fino al momento in cui la “madama” al banco dei gettoni, stufa di sollecitare “ragazzi in camera!”, ci cacciava fuori.

M’è capitato uno strano accostamento tra quei postriboli e quelli, per molti versi sovrapponibili, in cui oggi si fabbricano  giornali e telegiornali. In tutte e due la merce è bene impacchettata (o spacchettata), ma, al consumo, risulta avariata, perché falsa, simulata, recitata. Difficilmente, allora,  alle tue frementi aspettative, rispondeva qualcosa di più di un povero singulto, più o meno stancamente recitato. Difficilmente, oggi, al tuo interessamento per le cose del mondo corrisponde una risposta sincera. In entrambi i casi si fa finta, si ha a che fare con impostori che in cambio dei tuoi quattrini e diritti ti rifilano un prodotto contraffatto. Sto parlando di organi d’informazione di cui, datine i fini e loro mandanti, non c’è da nutrire neanche il dubbio che se ne ricavi qualcosa di onesto. Sono i grandi giornaloni e telegiornaloni e talkshowoni. Non vale la pena occuparsene. Mai termine più preciso di presstitute fu inventato.

lunedì 10 aprile 2017

CRIMINALI PAZZI E LORO CORIFEI - Quelli che Regeni martire, quelli che bruciano le chiese, quelli che le formiche ci provocano


(Con alcuni importanti commenti al mio articolo precedente)

Anonimo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI - IL GIORNO DELL'ORSO D...":

150.000 riservisti americani hanno ricevuto la lettera di tenersi pronti per essere operativi entro quindici giorni. Invasione della Siria? La Germania approva il decreto anti fake news per i social e i siti non allineati alla narrazione globalista, questa sì, realmente fake. Provvedimento dunque di censura pre guerra. Navi americane in avvicinamento alla Corea del nord. Solo muscoli tesi? E poi, attentati ovunque e false flags sempre più ignobili, l'escalation purtroppo sta aumentando vertiginosamente. Dobbiamo aspettarci di tutto. Lo confesso, non sono per niente tranquillo.
Max

La firma è Isis, l'inchiostro e nostro
Visto che l'ininterrotto genocidio Usa e Nato non è considerato terrorismo, neanche quando mette in mano ai suoi sicari armi chimiche, per poi bombardarne le vittime, parliamo di attentati islamici.
Tutti gli attentati sono rivendicati vuoi da Al Qaida, prima, vuoi dall’ISIS. Tranne quelli, come sempre appaltati dai servizi atlantico-talmudisti, ma attribuiti ad Assad. A Parigi, Londra, Monaco, Nizza, Berlino, Tunisi, San Pietroburgo, Stoccolma, il Cairo. L’ISIS e la consociata Al Qaida (nelle sue varie mimetizzazioni) sono stati creati, organizzati, reclutati, finanziati, riforniti, armati, protetti dalle aviazioni israeliana, Usa e Nato. Tutto questo è documentato, occasionalmente anche ammesso (Hillary Clinton),  esibito (Erdogan), vantato (McCain). Le basi sono state poste in Afghanistan dove Al Qaida è stata fondata dagli Usa e incaricata di rastrellare combattenti integralisti per cacciare i sovietici e abbattere il primo governo laico, socialista, emancipatore di donne, esclusi  e minoranze, eletto in quel paese. Il capo di quel governo, il comunista Najibullah, è stato poi impiccato a un lampione di Kabul.Poi sono arrivati i Taliban che hanno liberato il paese dai mercenari mujaheddin capeggiati da Masud. Agli Usa è stato necessario tirare giù tre torri e bucare il Pentagono per  avere la scusa di andarci direttamente, in Afghanistan. Per l’Iraq gli è bastata la provetta di Powell. Per la Siria, battuti anche qui i loro mercenari, sono ricorsi alle armi chimiche.

venerdì 7 aprile 2017

LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI - IL GIORNO DELL'ORSO DORMIENTE



(Seguono all’articolo due link a “L’Antidiplomatico” e un comunicato della lista “No Nato” cui aderisco).

Il farloccone ignorante e sbruffone eletto a presidente degli USA da un popolo dissanguato dai necrofili che lo hanno governato nell’ultimo quarto di secolo, lo sprovveduto agonizzante sotto i colpi revanscisti degli orchi spodestati, ha dato il suo  colpo di coda. Colpo di un animale sfiancato che prova a sopravvivere superando in ferocia i suoi cacciatori e offrendogli in pasto la vita della Siria e, forse, dell’umanità. Coda subito sorretta, con indomito spirito di inservienti di forca, dal branco di botoli ringhianti europei, perdutamente devoti a chi li tiene alla catena da sempre e che, finalmente, possono tornare a riconoscersi in un padrone che li aveva disorientati sembrando disposto a privarli del piacere della frusta. In ogni caso, colpo di coda che parte da lontano, che il suo titolare lo sapesse o meno. Una roba come il sinistro-destro metro S.Pietroburgo-Tomahawk sulla Siria non la si improvvisa.

mercoledì 5 aprile 2017

FOG - San Pietroburgo, Idlib. Notte. Nebbia. Morti viventi. Mentre il califfato USA-ISIS, diventa Kurdistan USA-YPG





Napalmizzati fino all’esaurimento delle nostre capacità di reazione dall’alternarsi parossistico di orrendi crimini di sangue, sconvolgimenti geopolitici, tempeste mediatiche, fatti e controfatti che cancellano ogni sensatezza, molti di noi si limitano a grida di orrore, lampi di sdegno, improvvisati squarci di valutazione, slogan, ripiegamenti su analisi degne del giurassico. In tale bufera emotiva, capisco, è difficile tenere ferma la barra e dirigere la barca in modo che colleghi scoglio a scoglio, puntino a puntino, come ai bambini insegnava Maria Montessori.. Però, prima di farci annichilire dal peso dei troppi avvenimenti e asfaltare dallo schiacciasassi delle menzogne, proviamoci.

Schiamazzi di lupanare
E’ per un irrazionale e obsoleto senso di decenza che ancora alberga nel profondo del nostro essere che ci sorprendiamo, indignamo, restiamo attoniti di fronte a come i politici e relativi inservienti mediatici riescano continuamente a superarsi nel dare il meglio di sé. Pervertendo, oltre il più temerario immaginabile, il flusso luminoso dell’informazione che, di per sé, dovrebbe schiarire le ombre che la sconoscenza dissemina nei cervelli, in liquami fetidi che di quelle ombre fanno palude nera, vero e proprio coma cerebrale. Sfidando le logiche più stringenti, dati di fatti solidi come rocce, razionalità inoppugnabili. Al culmine delirante di una campagna forsennata contro la Russia, costruita su invenzioni demenziali, tesa, insieme, a squalificare al suo incarico un presidente americano regolarmente eletto e a impedire che questi tagli i fondi che i congiurati traggono da guerre e relative psicosi, questi apologeti di ogni crimine di guerra e contro l’umanità arrivano ad argomentare che Putin se l’è fatta lui la strage di Pietroburgo. A che scopo? Per intimidire quei quattro figuranti della produzione di rivoluzioni colorate “Open Society” e per suscitare un clima di unità nazionale intorno a lui in vista delle presidenziali del 2018.

lunedì 3 aprile 2017

FOSSILI CONTRO VIVI - Tap, bomba e Nato, una faccia una razza

 

 Sto iniziando a scrivere e succede: Bomba nel metrò di S.Pietroburgo.  Dopo il Tupolev abbattuto con il Coro dell’Armata Rossa, dopo il Sukhoi 35 sulla Siria, dopo l’aereo di linea da Sharm el Sheik, dopo l’assassinio dell’ambasciatore all’Ankara, mentre i mercenari Nato-Golfo attaccano l’ambasciata a Damasco e mentre il reprobo Putin si incontra con il reietto biuelorusso Lukashenko proprio a S. Pietroburgo. Escalation di avvertimenti a complemento dell’isteria russofobica. Dove non funzionano le quinte colonne in piazza, l’avvertimento si fa col botto. La firma è sempre quella, dalle Torri Gemelle al metrò di S. Pietroburgo. Cosa c’entra l’attentato in Russia con l’attentato contro il Salento? Lo dice la parola stessa. Intanto sono entrambi antirussi. Cosa c’entra l’attentato in Russia con l’attentato contro il Salento? Lo dice la parola stessa. Intanto sono entrambi antirussi e anti-Putin.

Armi di distrazione di massa
Coloro che, uditone il fischio, scattano e come un sol uomo a intrupparsi dietro al pifferaio hanno il loro da fare a seguirne la marcia per i più impervi e perlopiù grotteschi percorsi dialettici. E finiscono  con l’imbrattarsi di ridicolo per i vertici di entusiasmo propagandistico su cui si arrampica il tasso di servilismo che segna il loro concetto di giornalismo. Un Trump, messo alle corde dal golpe strisciante della piovra i cui tentacoli mediatici, spionistici, militari e finanziari determinano la politica estera degli Usa da tempi immemorabili, manda i suoi cavalli di razza, Mattis (Difesa) e Tillerson (Esteri), a minacciare di obliterazione Nordcorea, Iran e Russia, in quanto pericoli mortali per la sopravvivenza dell’umanità. All’istante la stampa italiota, quella che denuncia  l’ignominia delle “fake news” nei social media, tira fuori le sue forche-giocattolo e vi impicca quegli abominii dei dirigenti nordcoreani, russi, iraniani. Nequizie inesistenti, inventate, ma che, grazie alla compattezza e sintonia del coro, nella coscienza del volgo assurgono allo stato di “percepite”. Dunque funzionano, è la percezione che conta, non la realtà. E, soprattutto, distolgono la percezione dalle truppe corazzate e dalle batterie di missili con cui Usa e Nato ronzano attorno alle frontiere di questi paesi. Paesi che non si sognano di far male a una mosca, che non hanno mai pensato a piazzare una base o una brigata a 250 miglia da Washington. Per impedire che la loro innocenza mini alla base i profitti che al complesso militar-securitario assicura potere e futuro tocca creare il pericolo “percepito”.

Gli specialisti del “pericolo percepito”
A titolo esemplificativo godetevi i due paginoni di scempiaggini, oculatamente ammortizzate da mille “forse”, “si dice”, “parrebbe”, “molto probabilmente”, con cui una vessillifera del pifferaio, Roberta Zunini del  “Fatto Quotidiano”, fa del “dittatore nordcoreano” un concentrato di Mr.Hyde, Barbablù, Rina Fort e la coppia satanica di Marcinelle. In ritardo sulle rettifiche con cui velinari sparaballe più avveduti hanno riconosciuto che lo zio di Kim Yong Un è vivo e vegeto e al suo posto, la Zunini torna a farlo sbranato dai cani del nipote. Il quotidiano di Travaglio, l’eccellenza che si manifesta come Catone il Censore del servile encomio e codardo oltraggio caratterizzante la categoria, nulla ha da dire nemmeno sul fanatismo sion-atlantista del suo Leonardo Coen che insiste a vedere nelle chiassate moscovite di quattro scolaretti di Soros l’innesco della grande rivoluzione contro il dittatore KGB che ammazza, incarcera e tortura i martiri dei valori occidentali. Nel frattempo, chi fa più caso ai bombardamenti genocidi degli Usa su Iraq e Siria, finalizzati a impedire che quei paesi tornino mai più sulla carta geografica?

E non scordiamoci mai del “manifesto”, serpentello a sonagli travestito da pettirosso, modesta ma volenterosa arma ad aria compressa di distrazione di massa. Come non apprezzare i suoi contorcimenti anti-Brexit, anti-razzisti, anti-populisti, pro-Hillary, pro universale accoglienza,  per offuscare lo scandalo delle decine di Ong, dotate di poderose navi e di bandiera dei paradisi fiscali  che ora si scoprono mandate dalla Open Society di Soros in acque libiche a raccattare profughi. Carne da pomodoro, CIE e spaccio commissionata agli scafisti e di cui inondare la già malferma Europa. Cervello italiano che va, servo della gleba nigeriano che viene. Di questo di più la prossima volta.

Il ministro e chi gli arreda l’ufficio
Fin qui il prologo. Madamina, il catalogo è questo: San Foca, Melendugno, Tap. E Minniti. caporale di giornata dell’intelligence Nato, la stessa di Gladio, dai tempi di D’Alema bombarolo di Belgrado, non poteva non assurgere, in tempi di distrazione/distruzione sociale, a ministro di polizia. Il parlamento gli lastrica la strada allestendo provvedimenti legislativi sulla “legittima difesa” che faranno di ogni cittadino l’auto-poliziotto, l’auto-giudice e l’auto-boia. I soliti media, indiscutibilmente indipendenti, pompano la cronaca nera in modo da fare di un palloncino uno zeppelin (SKY NEWS 24, ore 13, i primi 25 minuti su giovani che si picchiano a morte, negozianti  sparati o sparatori, donne affettate e vetriolate). Risultato: panico totale, ogni altra preoccupazione accantonata, cultura del sospetto, disgregazione sociale e di classe, insicurezza “percepita”. Che è del tutto fittizia, ma è quella che serve a Minniti e Co.

I dati reali dicono che, dagli anni ’50 (omicidi annuali 1.400) al 2015 (omicidi 470), tutti i reati che minano la sicurezza sociale sono calati. 7,3% di furti in meno, quelli in abitazione meno 8,3%. Nella classifica per tasso omicidario, che inizia con i paesi a tasso più elevato, siamo al 157° posto. In compenso primeggiamo nella criminalità economica, tributaria e ambientale che, però, è quella meno presente tra i detenuti nelle nostre prigioni. Logica ferrea.

Cronaca nera: più vediamo delinquenti, più chiediamo gendarmi
La presa per il culo a fini di Stato di polizia è colossale. L’insicurezza “percepita”, che è quella su cui si costruisce la società che conviene, è la negazione e il seppellimento dell’insicurezza reale. Che è in calo costante e drastico e che, se la conoscessimo, vivremmo tutti felici e sereni e senza la minaccia del contagio e dell’emulazione. Contagio ed emulazione che i Grand Guignol  da cui veniamo circonfusi (dalle serie criminogene come “Gomorra” o House of Cards”, ai videogiochi pedagogici con cui si educa il pupo a bagni di sangue e sfracelli, sistematicamente esaltati dal quintocolonnaro Ercole del “manifesto”), puntano a diffondere. Servono ad allevare generazioni che diano sostanza all’insicurezza percepita. Vengono pensieri preoccupanti: d’accordo che il Minculpolp ci rincoglioniva di bufale e stronzate, ma, vedendo come e perché i media ci sguazzano per diffondere insieme mali esempi, emulazione e paura,  che Mussolini abbia avuto ragione a ingabbiare la cronaca nera in trafiletti di ultima pagina?

Insicurezza percepita e criminalità economico-ambientale
L’insicurezza percepita è quella con quale la lucida testa del ministro di polizia,  caro al giustiziere della Jugoslavia (e poi dicono che l’UE ha garantito 60 anni di pace all’Euopa. E lo dicono nella ricorrenza dell’euro- squartamento della Serbia-Jugoslavia), ha esordito in Salento. Contro tutto e contro tutti, ma rispettoso sia dell’insicurezza percepita (circolava aria di Black Bloc, esplodevano bombe-carta), sia della sopra citata criminalità economica e ambientale.

Quel gasdotto di 4000 km dovrebbe fottere i russi, sostituendo al loro il gas dell’amico dittatore azero, sconvolgere la più bella costa e il più bel mare del Salento per poi sfregiare la penisola da un capo all’altro pur di portare gas, che a noi non serve, ai clienti delle multinazionali europee. Fa compagnia ad altre proterve e devastanti violazioni della sovranità popolare e dell’integrità di territorio e salute di cui mi sono occupato nei due recenti cortometraggi “Fronte Italia-Partigiani del 2000” e “L’Italia al tempo della peste – Grandi Opere, Grandi Basi, Grandi crimini”: TAP, TAV, MUOS, trivelle, rifiuti, basi ed esercitazioni militari. Quei docufilm illustrano una vera e propria guerra che la criminalità economica e ambientale conduce contro il paese e la sua popolazione.

In Sardegna abbiamo raccontato dell’80% dei pastori uccisi dalla ricadute tossiche delle milionate di esplosioni nei poligoni. In Basilicata l’impennata di cancro per gli sversamenti e le reiniezioni  di petrolio e relativi scarti nelle falde e negli invasi e la distruzione di una delle più pregiate agricolture d’Italia (mentre “il manifesto” glorificava a scolari in visita la bellezza dello sviluppo firmato dal suo assiduo inserzionista ENI). A Lampedusa scoprivamo che la retorica dell’accoglienza mascherava la militarizzazione dell’isola. A  Niscemi siamo sotto indagine per aver accompagnato manifestanti a combattere il sistema di comunicazioni militari planetarie Usa, MUOS, che favorisce morte in casa da elettromagnetismo e morte in giro per il mondo da bombardamenti. Ad Aviano, Pisa (Camp Derby) abbiamo testimoniato le popolazioni convivere con le bombe atomiche bandite dal nostro referendum e con le operazioni di guerra proibite dalla nostra Costituzione. A Spezia ci siamo ritrovati nel pozzo nero degli impuniti  traffici di rifiuti che hanno deturpato il “Golfo dei poeti” e avvelenato i mari e le terre fino alla Somalia. Eccetera, eccetera.


Fossili contro vivi
Perché non ci si illuda che con “Testa lucida dell’intelligence atlantica” ci si sbagli, vista anche la copertura ecologica che gli dà il nuovo presidente Usa, Minniti ha subito impostato l’intervento a Melendugno sull’”insicurezza percepita”. Percepita non dalle migliaia di salentini e soccorritori, perfino dalla Valsusa, esperti di militarizzazione del  territorio, non dalle decine di bravissimi sindaci schieratisi contro le ruspe e l’esercito minnitiano schierato in ghingheri anti-sommossa (quello di Melendugno, Potì, l’ho intervistato in “L’Italia al tempo della peste”) e, tanto meno, dagli ulivi secolari (anche millenari, ho conosciuto quello sotto cui avrebbe sostato Augusto di ritorno dalla Grecia), le cui radici sono le radici dei pugliesi, di noi tutti. Qui si tratta dell’insicurezza percepita da BP, Snam, Fluxys, Enagas, dal satrapo dell’Azerbaijan e da TAP AG, il consorzio incaricato di  realizzare il mostro, davanti alle mani armate di collera di tutto un popolo. Consorzio è parola bruttissima. Fa pensare subito a quelli che, o per mafia, o per tangenti, o per altre malefatte, finiscono sotto processo. Vedi quello del TAV Terzo Valico. Anche qui già si sente un cattivo odore. Odore di riciclaggio e narcotraffico, secondo l’Espresso,  che emanerebbe da una ditta che con il TAP ha avuto le mani in pasta.


Mettere a rischio il fondale dell’Adriatico, sconvolgere con tunnel e tubi spiagge immacolate, depredare il territorio sradicandone i figli, sfigurare un mondo, una cultura, una civiltà, incistando nelle sue riserve naturali  enormi falansteri per la decompressione e ricompressione, tutto questo per tenere sotto tiro Putin, al pari di quanto fanno i missili ai suoi confini, e vendere energia fossile all’estero. Nel nome della solita insicurezza falsa, quella  “percepita”, quella energetica,  che ci dovrebbe convincere ad allagarci di idrocarburi,  ecco un modo per assicurare insicurezza reale a noi e sicurezza reale ai profittatori.

Mai come prima uniti nella lotta
La lotta dei salentini è la nostra lotta. Quelli che ordinano di sradicare alberi e di bastonare chi vi si oppone, di perseguire un ecocidio che, giorno dopo giorno, diventa sociocidio, poi  genocidio,  infine planeticidio, vanno fermati. Costi quel che costi. In qualunque modo. Hanno lo stesso tasso di criminalità di chi rade al suolo paesi e stermina popoli bombardandoli, scatenandogli contro mercenari subumani, spopolandoli e deportandoli, di chi semina terrorismo per garantire scudi ai propri crimini. TAP AG è un altro nome per NATO. Sempre di veleni fossili si tratta. Morte fossile contro ulivi vivi.


Bravi i Cinque Stelle, alla faccia di chi gli rode, per essere stati con i No Tap dal primo giorno e bravi anche i nuovi arrivati di Sinistra Italiana. Patetico il cerchiobottista Emiliano, governatore e candidato alla guida del branco di sciacalli, che si limita a chiedere  lo spostamento dello squarcio un po’ più in là, magari dalle parti di Brindisi, città vittima, come Taranto, dell’industrializzazione forsennata ed ecocida. Qui non si tratta di aggiungere carcinoma a carcinoma. Qui si tratta di estirpare le cellule cancerogene, tutte con la stessa eziologia: il capitalismo.

sabato 1 aprile 2017

A ROMA A ROMA A ROMA su Africa, mondo ed Eritrea

Anche a Roma, l'8 aprile, alle ore 16, in Via Buonarotti 12 (Piazza Vittorio), sede CGIL, Fulvio Grimaldi presenta il docufilm ERITREA, UNA STELLA NELLA NOTTE DELL'AFRICA".

Si parlerà dei conflitti suscitati dalla nuova aggressività imperialista in Medioriente, Asia, America Latina, con particolare riferimento all'assalto neocolonialista al continente Africano, dove l'Eritrea, la nostra ex-colonia, rappresenta una straordinaria esperienza di resistenza, progresso e autodeterminazione,