lunedì 15 luglio 2024

Dopo lo 0,9%, lo 0,3, lo 0,15, Marco Rizzo si candida anche in Umbria UN UOMO PER TUTTE LE REGIONI (E STAGIONI, E RAGIONI E…)

 


Io lo conoscevo bene. Ne parlo al passato perché, a dispetto del corpaccio da pugile suonato, ma non rassegnato, che esibisce, in canotta e sollevando mostruosi pesi, Marco Rizzo è praticissimo di morti politiche. Un re Mida a rovescio: qualunque entità politica tocchi defunge quasi istantaneamente: vi ricordate i Comunisti Uniti? Il Partito Comunista punto? Ancora Italia Sovrana e Popolare? Italia Sovrana e Popolare? Democrazia Sovrana e Popolare? Ora occhio, sta per toccare a “Umbria Sovrana nel Cuore”. Cuore nero, con tanto di fascisti e fascistoni nel carné

Ma partiamo dall’inizio. C’era Vox, una robetta che faceva il verso ai neofalangisti spagnoli. Colui che l’aveva inventata capì presto che quello spazio lì era monopolizzato dai neo nostrani, quelli con Giorgia, donna, madre, e i suoi camerati in cantina a bisbocciare tra Faccette Nere e manganelli da lucidare. Su una base teorica da fritto misto, con dentro di tutto, dai vermicelli andreottiani, ai polipi craxiani, ai totani lessi berlusconiani, il fondatore e leader, Francesco Toscano, inalberava però uno spiccato fiuto per l’aria che tira e un ottimo uso delle posate giornalistiche. Così da Vox, vedendo sventolare tricolori anti-UE, passò ad Ancora Italia. Poi, oltre, percepita una certa fronda anticolonialista, ad Ancora Italia Sovrana e Popolare, a Italia Sovrana e Popolare, togliendo di mezzo il vagamente piagnucoloso “ancora”, fino al, per ora, conclusivo “Democrazia (c’era da sbianchettare il nero della reminiscenza Vox) Sovrana e Popolare”.

Il percorso, parecchio sincopato, aveva tuttavia suscitato l’interesse di brave persone, tra le quali va annoverato anche il compilatore di queste righe. Doroteismo, andreottismo, garantismo piduista, bigottismo viganoiano, restavano sullo sfondo, mai domi, ma oscurati dall’incombenza delle guerre atlantiste e sioniste, delle manipolazioni pandemiche, dall’imbroglio climatico, dalla letale fluidificazione gender, dall’ovvia oscenità di tale Zelensky.

Così DSP ebbe buon gioco a raccogliere intorno a sé un buon numero di teste libere e pensanti e di gambe su cui farle camminare. Tutto questo fino a quando sul proscenio, il tre volte defunto e tre volte risorto (PCI, PRC, PdCI., P.C.) Rizzo Marco. A un Toscano oberato da incombenze che non gli erano gradite, la noiosissima costruzione del partito, non gli parve vero di esserne stato esonerato da uno che, a dispetto delle evidenze storiche, diceva di saperci fare. E fu l’inizio della fine.

Da curioso e innocuo osservatore, presidente del Partito Comunista, Rizzo si presenta a Napoli, al Primo Congresso della multinominata entità sovrana e popolare. E pour cause: trombato e ritrombato a tutte le elezioni, quest’ultimo rimasuglio del più grande partito comunista d’Occidente, alle politiche del 2018, aveva rastrellato lo O,3%. Con DSP prometteva di andare meglio, forse addirittura il ritorno su quelle poltrone, europea o nazionale, alle quali era rimasta attaccato il ricordo dei glutei rizziani.

E per DSP, come da ricorso storico, all’arrivo dell’energumeno muscolare corrispose il rapido e inesorabile inflaccidirsi del pur giovane organismo sovranpopolare. Promoveatur ut amoveatur Toscano, nella funzione cerimoniale di “presidente” di DSP e autopromossosi Rizzo a cofondatore e addirittura coordinatore (in totale assenza di organismi partitici, inutile intralcio). Dai 360.000 voti in tutta Italia delle politiche del 2022, ai 30.000 (0,15%) delle europee del 2023: Effetto Rizzo manifesto.

Avete presente il gioco da Lunapark delle “Tre palle un soldo”? Tiri, colpisci, il pupazzo crolla e tosto si rialza.  Rizzo vi ci si è affezionato. Per cui ora rischiate di vedervelo sulla scheda delle elezioni regionali in Umbria. Anche questo è un deja vue, come tutti quelli di Rizzo. Pugile del tipo grande incassatore, gli infili un knock out dopo l’altro ed ecco che torna a caracollarti davanti.

E’ successo in Trento. Io c’ero. Da quelle parti soffiava il potente vento di una grande movimento popolare che ho avuto la bon sorte di frequentare nelle sue iniziative, manifestazioni, lotte.

Toscano non ne voleva sapere: per lui i movimenti erano tutti inquinati, sotto sotto c’era del fascismo! Rizzo avrà tutti i limiti che vorrete, ma l’uomo è furbo. C’è un piatto ricco? Mi ci ficco. E venne a lucrare sulla mobilitazione dei trentini. Mica chiedendo di partecipare alla grande manifestazione contro l’esperimento UE “Trento, laboratorio della sorveglianza totale”, condiviso dal Comune. No, allestendo invece nelle adiacenze del corteo un suo banchetto. Hai visto mai che, approfittando del movimento, rimediamo qualche firma…

Avete letto il programma di Rizzo presidente regionale a Trento? Provate a trovare delle differenze con quello ora sciorinato in un’intervista da candidato presidente dell’Umbria. Tanto Trentino e Umbria, per me pari sono. Tanto non so nulla di veramente serio dell’una e dell’altra regione. Non ci sono neppure mai stato. Che vuoi che faccia qualche dislivello di altitudine…

E così il pranzo è tratto dal congelatore trentino e servito pari pari in Umbria: Né destra né sinistra, siamo prima, dopo, sotto e sopra; non ci piegheremo mai ai diktat europei, agli interessi delle grandi multinazionali, prima ci sono i diritti dei cittadini: casa, sanità, servizi efficaci ed efficienti, un agile programma che parta dalla sovranità e  arrivi alla vita quotidiana (?), il tema del lavoro, della sfera sociale, la piccola e media impresa, altro che gli Agnelli (? Sta nel manuale), gli Elkann e i Benetton, basta giovani che emigrano, siamo per i più deboli, gli anziani, i disabili, ma anche per il tema della sicurezza (sennò ce lo frega la destra), e dai e dai e dai.

Va bene in Umbria, come in Trentino, come nel Burundi.

Marco Rizzo definisce tutto questo e tutto stesso con una parola “coerenza”: “La coerenza è la mia storia, come chiunque può verificare…”

Verifichiamo. 1999. Rizzo sta con Cossutta, Diliberto e Bertinotti nel post-PCI che si chiama Rifondazione. Rifondazione sta all’opposizione del governo D’Alema-Mattarella. Il governo D’Alema-Mattarella, benedetto da Washington, obbedisce alla benedizione e partecipa in primissima persona alla prima guerra europea contro l’Europa. Guerra NATO contro la Jugoslavia-Serbia. Rifondazione si oppone. Cossutta, Diliberto e Rizzo no. D’Alema gli promette ministeri e candidature. I tre si scindono da Rifondazione e creano il Partito dei Comunisti Italiani, PdCI. Con questo entrano nel governo D’Alema-NATO e vanno a bombardare la Serbia, paese democratico, neutrale, inoffensivo, socialista. Coerenza.

Rizzo s’inventa il partito, partitino, partituccolo, Partito Comunista tutto suo. Non va da nessuna parte. Molla partito e comunista e si presenta, nudo come un verme, a Democrazia Sovrana e Popolare. Toscano apre e gli mette uno scettro di latta in mano. DSP esce disintegrata dall’esperienza Rizzo e dalle europee.

Non si va da nessuna parte. Fine dei giochi. Aspetta, un momento! C’è Alemanno. Quello fascistissimo, il picchiatore, l’uomo dei servizi, il sindaco di Mafia Capitale, Carminati, Buzzi, il pregiudicato agli arresti. Ottimo, lo prendiamo: comunisti e fascisti uniti nella lotta… Così freghiamo tredici voti a Meloni e La Russa.

Ma Alemanno, tutto sommato, s’è ravveduto. C’è di meglio. C’è Roberto Jonghi Lavarini, quello vero, il fascista non pentito, quello che sta con i camerati delle caverne che fanno arrossire perfino Giorgia, il “barne nero” della galassia nazifascista milanese. Che endorsement a dato a Rizzo per l’Umbria, “la migliore alternativa al sistema! Boia chi molla!” ,

Marco e Francesco si fregano le mani. Ora gli umbri, conservatori nati, sanno per chi votare. E altri li freghiamo a mafiosi e bulli. Appena adocchiati De Luca e Bandecchi, Rizzo non è rimasto nella pelle. Qualche residuo di homo sapiens lo avverte: ma è lo sprofondo della volgarità, del populismo alla Wanna Marchi, masanielli alla rovescia. Lui li trova eleganti, prendono i voti, sono diventati sindaci, ci raccolgono le firme….Ma perfino per Cateno da Taormina e Stefano da Terni il bombarolo fasciocomunista e’ troppo. E lo scaricano.

Coerenza.

Mi rimane qualche ricordino personale. Politiche del 22, Rizzo e Toscano si presentano telefonicamente: “Dai ti facciamo capolista, dove vuoi essere candidato?” – Ma no, che ne so, ho 88 anni…” Dai che ce la fai… “ E dai e dai, mi infilano, 88enne, candidato in Piemonte, Sicilia, Liguria, Tre mesi di volontariato a sbattersi tra comizi, convegni, cortei, marce, taverne, alberghi, treni, macchine, bus…Tanto per dare una mano, figurati se sarei uscito…Forse speravano che crepassi. A una festa della rivista “Visione” mi chiamano da parte: “Ora che facciamo il partito, dovrai esserne dirigente. Che dipartimento ti interessa, l’Internazionale, la Comunicazione…?”

Entro progressivamente in crisi con la gestione diarchica del tiro a due. A sollevare obiezioni, critiche, suggerimenti, si risponde “zitto, zitto, sennò si sfascia tutto, non fare il rompicoglioni…”

Scoppia la Palestina. DSP non partecipa a nessuna delle mille iniziative dei palestinesi, o di altri. Sollecito Toscano a partecipare. “Noi non partecipiamo. Semmai facciamo da soli”. E fanno. Manifestazione per la Palestina a Milano: Primo tra i relatori l’ultimo arrivato, Marco Rizzo. Poi l’ospite d’onore, Ovadia. Poi altri. Nessun palestinese: non dobbiamo urtare la sensibilità della comunità ebraica…. Chiamo Rizzo: “Se c’è l’ebreo e non c’è il rappresentante palestinese nella manifestazione per la Palestina, io non vengo”. E non andai. Fine tra DSP e me.

Non fine per Marco Rizzo. A chi gli chiede della scomparsa di Grimaldi spiega: “Non è venuto perché ha detto che il suo nome era troppo piccolo sulla locandina”. La carognata non gli basta: “E’ un ingrato, non si ricorda di quanta anticamera ha fatto per pietirci una candidatura alle politiche…”.

Coerenza.

Occhio umbri!

 

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