Edoardo Gagliano, Byoblu, intervista Fulvio Grimaldi
https://www.byoblu.com/2024/07/10/il-libano-in-fiamme/
Difficile che
chi minaccia – e Netaniahu minaccia da mesi – poi attacchi. Chi attacca lo fa
di sorpresa, non mette sull’avviso un nemico che lo ha già sconfitto due volte.
Un nemico che lo ha sbattuto fuori dal suo paese nel 2000, quando si trattava
di contadini in ciabatte improvvisatisi guerriglieri contro il “quinto esercito
del mondo”. Un nemico che lo ha sconfitto in 34 giorni quando, nel 2006, ci ha
provato di nuovo. Fine del mito di Israele onnipotente e, dunque, impunibile.
E questo alla
faccia della circostanza che Hezbollah si debba coprire le spalle dai militanti
cristiano-maroniti fascisti della Falange, da sempre quinta colonna di Israele
e, anche da quel che resta della borghesia feudale e speculativa sunnita – già
centro bancario, ufficiale e malavitoso, del Medioriente – legata all’Arabia
Sunnita e agli altri petrotiranni del Golfo.
Nel contesto
determinato dagli indicibili orrori del genocidio israeliano a Gaza e, con
sempre maggiore virulenza, anche in Cisgiordania, a Hezbollah viene il concorso
di un’opinione pubblica araba e mondiale, tale da impedire alle componenti
collaborazioniste libanesi di concretizzare un’aperta ostilità contro Hezbollah,
visto universalmente come difensore della componente palestinese della nazione
araba e della patria libanese.
Patria
libanese che si ricorda bene dei fasti dell’occupazione israeliana nel 1982-2000,
con conseguente frantumazione e devastazione del paese, coronata dagli eccidi
di Sabra e Shatila, delegati dal generale Sharon ai falangisti di Gemayel e
Geagea. E ricorda anche, come me la ricordo io, la quasi totale distruzione di
Beirut, Sidone, Tripoli, decine di villaggi inermi, con stragi di civili,
donne, bambini, non dissimili da quelli dei bombardamenti su Gaza.
Penso che,
come me, si ricorderanno anche di come Israele si vendicasse dell’umiliazione
inflittagli dai combattenti di Hezbollah nel 2006, nel giro di quattro
settimane, con cacciata definitiva dal suolo libanese, facendo piovere sui
contadini dei villaggi del Sud bombe a grappolo che, seppellite nel terreno
avrebbero ucciso per decenni. E insieme a queste, assassine con particolare
accanimento di bambini, fosforo bianco e armi segrete chimiche che penetravano
nei corpi e li devastavano e necrotizzavano dall’interno.
Ne ho visto
le vittime negli ospedali di Sidone, ne ho ascoltato i medici, disperati, che
non sapevano come affrontare queste lacerazioni e ne gridavano al mondo,
inascoltati, il carattere criminale. Stesse scene che ho poi risofferto a Gaza,
“Piombo Fuso”, 2009.
Oggi il
regime sionista, come fa nella sua secolare perversione morale contro i
palestinesi, si ripete in Libano. Ai missili e droni di Hezbollah, che ne
colpiscono le basi militari e le infrastrutture, reagisce di nuovo con la
pioggia di fosforo bianco, su vite, coltivazioni, abitati. E’ quello che
conoscemmo a Fallujah e poi a Gaza con “Piombo Fuso”, nelle immagini di corpi, campi,
frutteti e uliveti bruciati. Eliminare vite, ma anche le condizioni che le
permettono.
Netaniahu e i
suoi sodali Smotrich e Ben Gvyr, con la stella di Davide mutata in svastica,
capimanipolo delle bande di coloni pogromisti, hanno promesso a Hezbollah di
ridurre il Libano all’età della pietra. E’ la loro idea del mondo circostante.
Ma rischia di essere la condizione in cui si troverebbe lo Stato sionista una
volta che davvero si arrivasse alla guerra totale.
Hezbollah ha
saputo sfidare “l’invincibile” Iron Dome antiaereo, riprendendo con
droni tutte le installazioni militari e infrastrutturali di Israele senza che
il celebrati Mossad e Shin Bet se ne accorgessero. Ha mostrato neanche un
decimo del suo potenziale militare, rispondendo da nove mesi ai missili
israeliani con lanci di centinaia di missili di media e lunga gittata.
Nasrallah ha detto che i lanci cesseranno nel preciso istante in cui a Gaza
inizia il cessate il fuoco.
E la
resistenza contro lo Stato Sionista? Secondo Sheikh Naim Kassem, vicesegretario
di Hezbollah, che ho intervistato insieme a Stefano Chiarini, cesserà “quando
la Palestina sarà libera”.
Hezbollah non
è solo. In Libano è affiancato da Amal, altro partito scita patriottico, dalla
Jihad Islamica, dalle organizzazioni della diaspora palestinese con Hamas in
testa. In Medioriente c’è un Asse della Resistenza che da Iraq e Siria ha già
colpito obiettivi come Eilat e Haifa e, con gli Houthi dello Yemen che nel Mar
Rosso colpiscono il naviglio diretto in Israele, o a questo regime connesso, ne
ha danneggiato l’economia.
Tra i cento e
duecentomila coloni israeliani hanno dovuto abbandonare i loro insediamenti nel
Sud, minacciato da Hamas, e nel Nord, sotto tiro di Hezbollah. A monte di
questa “alluvione di Al Aqsa” c’è l’Iran che, in quella notte, ha saputo
colpire due basi militari israeliane senza che le forze coalizzate antiaeree di
Israele, Usa, Regno Unito, Germania, Giordania avessero saputo bloccarne
missili e droni.
I soliti avranno
pure abbattuto l’elicottero del presidente Ibrahim Raisi. Ma i presidenti si
sostituiscono. La perdita di invincibilità militare e, soprattutto, morale, è
irrimediabile.
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