“Dove
l’eroe più valido / è traditor, spergiuro, / ivi perduto è il popolo / e l’aere
stesso impuro, / ivi è impotente il Dio, / ivi codardo è il re” (“Attila”, Giuseppe Verdi, Francesco Maria
Piave, Temistocle Solera)
Oltre la vergogna, oltre l’ipocrisia, la
nudità esibita
Una volta ancora mi
rifaccio alla magnifica fiaba di Andersen, in cui l’innocenza di un bambino
rivela al mondo la nudità di un imperatore che pretendeva dai sudditi
l’ammirazione per decori inesistenti. Nel caso del principe nostrano, inteso
nel senso di quelli in vista che ce la menano e se la tirano, l’impudicizia del
titolo, che si può anche sinonimezzare con spudoratezza, inverecondia, comporta
un autodenudamento di assoluta sfrontatezza, senza neanche il bisogno del
chiaroveggente bimbetto che gridi, alla vista di tanto vergognoso spettacolo
con protervia esibito, “l’imperatore è nudo”. E ci ha pure la rogna.
Deve essere colpa
dell’infatuazione del selfie, auto esibizione frenetica in tutta la propria
nefandezza e imbecillità, istituzionalizzata in legge di comportamento degno di
attenzione e ammirazione di massa, fin dai primi Grande Fratello dove godevi a
essere osservato fin nel cesso. Il cellulare, altra mazzata inferta all’umanità
dai moloch del digitale, ha reso ossessione compulsiva collettiva quella
conferma di un sé, oscuramente percepito come insignificante, e oggettivamente
inesistente quanto a capacità di cittadinanza. Il selfie come la disperata
invocazione a chiunque capiti, di riconoscere il proprio esserci in cambio
della reciprocità.
Spirito del tempo,
quello del denudamento via selfie, che i filosofi, quasi tutti tedeschi,
chiamavano Zeitgeist, dalla duplicità
di Giano. Per un verso, nei dominati , masturbazione idolatrica, in totale
assenza cibernetica di fisicità reale. Per l’altro, nei dominanti, protervia
che si sente impunita e immune e pretende di imporsi mediante la violenza di un
qualche potere concesso o acquisito.
Olimpiadi: delitto sempre, castigo mai
Negli ultimi tempi
l’impudicizia è diventata senza limiti
e, così, la voluttà di esibire e imporre la propria rogna alla faccia di coloro
cui fa senso. Passiamo subito agli esempi. Il più recente e di orrido gusto, è
la scomposta esplosione di orgasmi da arrapatura monetaria degli ultrà –
inquisiti e non - della devastazione cementizia olimpica, stavolta tra Milano e
Cortina. Una classe dirigente che si esalta come una turba di lanzichenecchi al
sacco di Roma. Ancora masticano, i predatori dell’Expo (1.5 miliardi di buco e
retate di ladroni) e delle cattedrali nel deserto per le Invernali 2006 in
Piemonte, Italia 90, Mondiali di Nuoto 2009, che, a dispetto delle devastazioni
passate e in programma, perdono ogni contegno per la foia arraffatrice che i 5
Stelle avevano frenato a Roma. Foia a fauci spalancate che oggi si alimenta della cresta del 257%, che è l’aumento
medio del costo delle Olimpiadi degli ultimi 50 anni rispetto al previsto. E a capo di questa greppia
a due, PD-Lega, gli immarcescibili Malagò, Montezemolo, Carraro, Pescante.
Conduttori che Soros denuda
L’unica consolazione, in
un altro esempio che mi viene a mente subito, dato che ne ho esperienza
personale, è che la nuova (tras)missione di Gad Lerner, già infiltrato in Lotta
Continua dalla combriccola dei malversatori in testa all’organizzazione, ha
visto subito inabissarsi gli ascolti. Ed è successo appena Lerner si è peritato
di lanciare l’ossimoro “Soros-filantropo”. C’è un’Italia non del tutto raggirabile,
anche perchè certe facce corrispondono direttamente, nell’epoca del
denudamento, non più solo al taciuto, ma all’arrogantemente espresso. Aveva
rotto il ghiaccio della mala reputazione di Soros Lilli Bilderberg Gruber con
ospite la Bonino, a “Otto e mezzo”, quando entrambe si sono sciolte in
ditirambi festosi in onore del novantenne malvissuto, la cui montagna di
miliardi è fatta di massi scavati da paesi ridotti a cave. L’ospite fissa del
castello di Transilvania (questa volta a Montreux) aveva poi addirittura
ecceduto, quando si era inviperita oltre ogni decenza professionale contro un deputato di FI che le ricordava alcune
innegabili imprese dello speculatore.
A pescare nel torbidissimo
di quelle sue imprese, a me ne viene in mente subito quella della rovina della
lira italiana, che ci costò 40mila miliardi di lire e deprezzamento e vendita
del nostro patrimonio industriale. I primi caveau del triliardario li hanno
riempiti i cittadini italiani. Altri paesi, tipo Francia e Regno Unito, hanno alle spalle una storia analoga. Nel
Kosovo, l’ebreo ungherese si è diviso il compito della spaccatura della Serbia
con Teresa di Calcutta: a lei gli ospedali monoetnici, solo per albanesi, a lui
gli istituti scolastici, rigorosamente per soli albanesi. Cornice culturale e
cordone sanitario alla pulizia etnica anti-serba. Soros ci ha riprovato con
l’università a Budapest, ma, grazie a Orban, mal gliene incolse.
Un sobillatore di famelici
dagli appetiti neoliberisti, padrino di ogni sommossa filo-occidentale detta
rivoluzione colorata. Un finanziatore di golpe, perfino nazisti, come quello di
Kiev, e di migliaia di Ong che, come talpe, scavano sotto i piedi di cittadini
in paesi da svuotare (Sud del mondo), ricuperare, o mandare in malora. Dove non
poteva mancare la, pur da noi riccamente foraggiata, a dispetto che ci sta sui
maroni, radio che da decenni ci ammorba con le sparate a salve anti-regime. Protagonista
assoluto dello sradicamento di popoli, trasferiti a far girare la macina nei paesi
con cittadini dalle troppe pretese, dai trafficanti (un tempo “negrieri”) della
tratta è effigiato in ogni cabina di comando.
Non contento di aver ridotto in briciole l’aplomb del
giornalista urlando, dal molto solidale
Formigli (“Piazza Pulita”), “Viva Soros”, tra gli editoriali degli eletti della
tribù di Debenedetti, “La Repubblica”, Lerner si disfa perfino della foglia di
fico del sinistro. Avvolge Soros in un’ agiografia di tenerezze ed encomi che
avrebbe commosso il creatore di Adamo. Quanto ai detrattori del magnifico
filantropo, si tratta inevitabilmente di
“antisemiti, populisti, mascalzoni che
rappresentano l’anticamera delle barbarie”. C’è da stupirsi se la sua
(tras)missione su Rai 3, coerentemente fatta da un barcone spiaggiato, è andata
come è andata? Naufragio vero, stavolta. Hai voglia ora a stracciarti le vesti
sui disperati in gommone respinti dai barbari. Non ne hai più, di vesti.
Buone parole, pensieri reconditi, azioni
cattive
Andiamo più veloci. Del
frate missionario Zanotelli, uno che con l’altro, Ciotti, riprende i toni
bombastici che tuonavano da certi pulpiti medievali a Firenze, mi ero occupato
quando aveva invitato l’élite del giornalismo italiano, l’integerrimo cane da
guardia della stampa libera e indipendente, a scatenarsi contro l’Eritrea dei
tanti “fuggitivi dalla dittatura”?
Sul tema, ora che quel paese si è riconciliato con Etiopia e nababbi del Golfo,
cari a Israele e agli Usa, tace. Ma dato che il desiderio di schierarsi, costi
quel che costi, a fianco di sfruttati e oppressi in lui è fuoco sacro, ecco che il suo “abbiamo l’obbligo di reagire” stavolta
lo fa precipitare sul Decreto Sicurezza bis. Il diavolo, amici, sta nel
particolare… dimenticato. Sull’anatema zanotelliano contro multe e accuse di
reato alle Ong che trafficano persone in mare, secondo alcuni si può
anche discutere.
Personalmente credo che
qualsiasi cosa renda appetibile al nativo di un paese, una comunità, una
cultura, un ambiente, troncare radici e lasciare casa sua, dovrebbe essere impedito
sotto il titolo di “circonvenzione di incapace”. Per il missionario, erede di
tutti quelli che hanno aperto la strada al rullo compressore della civiltà
occidentale sul resto del mondo, quel decreto “viola i principi fondamentali del
diritto e dell’etica”. Del diritto, primo su tutti, di restare a casa
propria, non un sospiro.
Esiste solo il diritto
di emigrare e, poi, di farsi salvare in mare o dai lager libici ed essere
sistemato tra campi e periferie dell’alienazione e dello smarrimento. Salvataggio
coronato dal riscatto, se va bene, nelle mense Caritas o Sant’Egidio che,
sennò, che farebbero. Il particolare dimenticato dal frate, invece, e che non
merita alcun appello al “reagire”, è quello che. nel decreto, prevede a
ragazzi, o pensionati, o pastori, o disoccupati, o affamati che manifestano,
fino a quattro anni di carcere se solo osano proteggersi dai gas tossici, dalle
note mazzate in testa, dai calci in faccia, o tentassero di spiegare al
picchiatore anonimo in divisa che così si fa a sudditi, non a cittadini. Qui,
per Zanotelli, il “principio fondamentale del diritto e dell’etica” non è più la “discesa nel baratro del rifiuto dell’altro”. Frate disattento?
Landini? Nudo, ma rosso!
Maurizio Landini, ve lo
ricordate, no? Era l’ennesimo fiore spuntato dal deserto della sinistra. S’è
strappato di dosso, fieramente, la veste rossa anche lui. I nostri cuori
avevano vibrato in sincrono con le sue tonitruanti intemerate a beneficio di
telecamere, diventate poi addirittura scomuniche ed esecrazioni a ogni
tentativo 5 Stelle di superare l’atarassia dei potenti nei confronti dei
poveri, precari e impotenti, gente se possibile da moltiplicare. Succeduto al
Cofferati finito negli elenchi degli euro favoriti di Soros, alla Camusso,
copertasi di gloria per il paio d’ore di sciopero contro il Jobs Act, ha
scatenato l’armageddon contro i gialloverdi. Più i gialli che i verdi, dato che
sono loro a rubare il mestiere al sindacato arrogandosi decreti contro il
precariato, provvedimenti per i poverissimi, salari minimi. Ma come, non esiste
la contrattazione nazionale nella quale ci troviamo tutti in armonia e a
tavola, sindacati grossi e padroni? Cos’è questa faccenda scandalosa ed
esorbitante dei 9 euro /ora per i lavoratori decisa da un governo sopra le
nostre teste? Difficile dire chi fosse più indignato tra Boccia e Landini.
Così a un sindacato
sfibrato dalle lotte contro le organizzazioni di base, Landini ha iniettato
nuova forza e nuove prospettive, accentuandone, insieme a Confindustria, il
carattere rosso e appellando al voto congiunto per l’UE, quello stupendo
organismo amico dei lavoratori e insopportabile alle oligarchie finanziarie.
Per non farsi mancare niente, poi, ha lanciato gli operai dell’Ilva e i loro
famigliari, uniti nella metastasi tarantina collettiva, contro l’abolizione, da
parte di Di Maio, dello”scudo” che aveva garantito immunità ai dirigenti responsabili
di quella metastasi. Fiore all’occhiello, l’immancabile consociativismo anche
con quel ramo industrial-commerciale che allestisce catene di montaggio di uteri
in affitto. In questo paese di nudisti, sicuramente, Maurizio è uno dei più
nudi.
Più sono nudo, più faccio schifo, più me ne
frego
Sapete benissimo che di
nudità prorompenti in tutta la loro iattanza non si finirebbe mai di fare il
conto. Dal minuscolo equivoco chiamato “il manifesto” , che si denuda appresso
a ogni rivoluzione colorata con al timone NED, Cia, Otpor, Soros, ultimamente Algeria,
Sudan e ora Repubblica Ceca, al mostruoso gigante Usa che, con un centinaio di
aggressioni, militari, economiche, sanzionatorie, golpiste, tra le mani, va per
il Golfo Persico sventolando cerini accesi contro l’Iran “terrorista”. Tutti
questi si fanno i dispetti, ma sono pappa e ciccia. Alimenti scaduti, ma ancora
sugli scaffali in bella mostra e la gente li compra. Faut de mieux.
La perdita della
pudicizia e l’abbandono perfino della copertura costituita dall’ipocrisia è lo
strumento di comunicazione base dell’omologazione, come definita da Pasolini
per chi determina la fisionomia della nostra società. Ed è l’espressione del
senso di totale impunità di tutti coloro che oggi si trovano uniti e fortissimi
in quello che ho chiamato il monopolarismo globalizzato. Da noi, ne resta fuori
il solo M5S e, pensando a Roberto Fico e a qualcun altro/a, neanche per intero.
Una società non del tutto compromessa, per questo premiò quell’anomalia
extra-monopolare col 33% nel 2018.
5 Stelle tra padelle e braci
Ora lo vede a braccetto
di uno che non ha fatto niente da quando è lì, tranne mettere mattoni per uno
Stato di polizia e cemento per un territorio da scuoiare, salvo pretendere di respingere
migranti a meri fini elettorali, come dimostra il suo salivare sui tappeti
rossi di Washington e Tel Aviv, massimi operatori del massacro delle identità
tramite spostamenti a fini predatori. Di
fronte a questo obbrobrio, che si vuole necessitato, sei milioni di elettori 5
Stelle si sono accoccolati sull’Aventino. E, da lì, sentono chi rimpiange che
il loro MoVimento non si sia accordato col PD. Ma da lì vedono anche che qui si
tratta solo di padelle e braci perfettamente intercambiabili. E se li sfrondi
dalle etichette, come sempre inaffidabili nei prodotti adulterati, dei centro-sinistra
e centro-destra rimane soltanto l’ultimo termine dell’equazione. Due vecchi
servitori del capital imperialismo, uno che biascica, l’altro che strepita, che
presto o tardi ci mostreranno le pubblicazioni di matrimonio, tanta è l’intesa,
tanta la complementarietà.
Tutti a pecoroni con i Poteri Statali e finanziari che
contano, tutti pro-Tav e affini, simboli del territorio visto come mangiatoia,
tutti pro14 milioni nostri a una Radio Radicale, scherzosamente detta
anti-regime, che in libera concorrenza durerebbe, come “il manifesto” degli
equivoci, dall’apericena alla cena. Tutti pro-inceneritori, trivelle, gasdotti,
Grandi Navi a Venezia, tutti zeppi di inquisiti, tutti con magistrati al
guinzaglio. Ognuno con due regioni , Lombardia-Veneto, Emilia-Romagna-Piemonte,
che sperano di buttare nel secchio l’Italia che ci sono voluti mille anni per
farla (e qui, sulle scellerate
autonomie, caro 5Stelle, si parrà davvero la tua nobilitade!). Tutti che
vorrebbero bloccare le intercettazioni non penali, ma solo immorali, tutti
contro i provvedimenti sociali dei 5 Stelle, tutti pro-F35, guerra all’Afghanistan,
export di armi. Tutti col cialtrone golpista Guaidò e ostili alla Via della
Seta…. Vado avanti? O pensate che quello del monopolarismo fosse uno
scherzo? E’ la democrazia del
rinnovamento, nel paese degli ossimori e dei nudisti.
Politicamente scorretto
A questo punto appare
uno che, se non si è denudato, qualcosina si è tolto. E quando ha sentito
Alessandro Di Battista parlare di burocrati nei ministeri (che altro c’è, tolti
Bonafede, Costa, Toninelli, forse Grillo?) e quando ha letto il suo libro,
liberatoriamente intitolato, contro il peggiore malcostume dell’epoca, “Politicamente
scorretto”, quando ha visto che dava addosso al so(r)cio verde e parlava
dei valori originari del MoVimento, questo capo è esploso in un “Ognuno stia al suo posto”.
Manco fosse Salvini. Che il buon Luigi è l’ultima cosa che avrebbe dovuto dire. Il confronto culturale, tra l'altro, non gli è favorevole. E la cultura, in un movimento di parecchi pressapochisti conta assai. Perché se qualcuno è rimasto al posto dove doveva stare e dove tutti volevano
che restasse, nel senso non di mattonella, ma di idee e obiettivi, questo è il
felicemente vagabondo Dibba, che di mondo ne sa qualche oncia più di molti. Sono altri che non sono rimasti al loro posto.
O che occupano un posto che non gli conviene e che la gente non gli aveva
assegnato. E il risultato s’è visto.
Io non so dire – ci vogliono
altri numeri – se i 5Stelle debbano
mollare l’energumeno monopolarista e tornare
all’opposizione, belli riorganizzati, o tener duro nell’incerto ruolo dell’”argine”.
Ma una cosa so. Dibba ha ragione, che i neoletti timorosi di giocarsi il
velluto sotto al culo lo condividano o no. O Dibba, o morte. Loro e nostra. E’
metafora, ma ci azzecca.
4 commenti:
Forse non c'entra nulla, ma sembra siano stati acquistati dal Comune di Roma alcuni bus israeliani, sul quale c'è stato lo stop di Toninelli, il ministro tanto disprezzato dai media nostrani, perchè la ditta dei "giusti" avrebbe richiesto una deroga sulle immatricolazioni.
Qualcuno ne sa di più?
Intanto vorrei ricordare quel ragazzo il quale appariva sui giornali e su Facebook per raccogliere fondi per le sue cure "sperimentali" in Israele. Dall'Ospedale israeliano venne fuori che lo stesso non aveva mai dato né disponibilità o ricevuto ufficiali richieste dallo stesso. La storia, da allora è letteralmente sparita dalle prime pagine e sui social. E' stata una truffa? Un'iniziativa propagandistica di qualche influencer? Il dubbio rimane.
Alex 1@
Alex, stavolta te la pubblico, ma meglio verificare prima di mandare commenti. Le illazioni, le voci, prestano il fianco a interventi critici anche devastanti. Perciò occhio, finchè le cose "sembrano" lasciamo perdere.
Era uscita sul corriere della sera, ho semplicemente riportato le notizie con beneficio di inventario, perché ho ammesso di non saperne di più.
https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/19_giugno_28/dorso-roma-pag-5-aprecorriere-web-roma-11a879f4-98fe-11e9-a7fc-0829f3644f7a_preview.shtml?reason=unauthenticated&cat=1&cid=lecOy1Ij&pids=FR&credits=1&origin=https%3A%2F%2Froma.corriere.it%2Fnotizie%2Fcronaca%2F19_giugno_28%2Fdorso-roma-pag-5-aprecorriere-web-roma-11a879f4-98fe-11e9-a7fc-0829f3644f7a.shtml
Alex1@
Capisco, ma tutto ciò che arriva dal corriere e da altri pseudogiornalismi del genere non andrebbe diffuso con tanto di accredito. Intanto continua a girare una voce tossica. Semmmai si può dire che "il noto giornale bufalaro vorrebbe far credere.....". Cauteliamoci.
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