“Metapolitica-Il fuoriscena del potere” di Francesco
Capo, con Gigi Lista, editore “L’Identitario”, Fulvio Grimaldi, giornalista, Antonio
Pellitteri, docente universitario
https://www.youtube.com/live/CsioUXSqPq4?si=BvIMKs2J6ZeGjHY_
ERDOGAN,
UN PO’ NATO, UN PO’ ISRAELE, UN PO’ NO, L’ARMA A DUE LAME DELL’IMPERIALISMO
Il
mio contributo a questa trasmissione di Francesco Capo riguarda la situazione
geopolitica di Africa e dintorni, con i suoi primattori, i suoi figuranti, i
suoi complici. Il dato certro è che l’Africa è una volta di più il continente
giovane e nuovo, in attesa che riprenda e completi il suo percorso di
liberazione, tra andate e ritorni, anche l’America Latina da Haiti in giù.
I
punti cruciali sono noti: Il Sahel glorioso che si è liberato dalla manomorta
colonialista e predatrice francese basata sul pericolo jihadista dallo stesso
Occidente creato, allevato, impiegato qua e là. La Libia che, dopo averla rasa
al suolo e privata di benessere e felicità, ne hanno provocato lo squartamento
tra un regimetto banditesco fantoccio caro a ONU, Occidente e Roma, e un
governo regolare che ne controlla tre quarti e viene sabotato dalla NATO. Il
Corno d’Africa, la sponda yemenita compresa, dove ci sono al momento le
dinamiche più tumultuose e confuse, con il gigante Etiopia che cerca di
assumere un ruolo di potenza continentale sfondando attraverso altri paesi e inserendo
nella contesa parossistica per Mar Rosso e stretti una nuova variabile.
Il
Sudafrica, paese ex-Apartheid e che quanto succede in Palestina lo ha sempre
capito bene e ora ha la dignità e l’integrità politico-morale per occuparsene
nell’ignavia dell’Occidente tutto, con il suo ruolo di capofila del continente
nuovamente da decolonizzare nei confronti di militarismi revanscisti e predoni
avvelenatori farmaceutici e minerari.
A
sostegno delle istanze (sicurezza e infrastrutture) di riscatto e sovranità i
grandi paesi eurasiatici e, nel complesso, il Sud globale. noialtri, con il
Piano Mattei, miserabili vermetti postfascisti e postcoloniali, alla ricerca di
qualche crosta di formaggio da sgraffignare.
ERDOGAN,
ARLECCHINO DI CHI?
Su
tutto questo si erge il Grande Equivoco Recep Tayyip Erdoğan, pretendente all’eredità imperiale ottomana e l’attore più
dinamico e, ahinoi, di successo sullo scacchiere. Anche e soprattutto perchè
favorito dal suo ruolo, vero e accuratamente mistificato, di braccio operativo
dell’imperialismo atlantosionista tra Cina (Xinyang) e Corno d’Africa.
Le
ultime ci dicono, che, falliti i ripetuti tentativi terroristici di sobillare
la popolazione musulmana della regione cinese dello Xinyang, da lui chiamata
Turkestan Orientale, Erdogan si sia
portato a Idlib, l’enclave siriana in cui ha sistemato le sue bande di
tagliagole jihadiste, alcune migliaia di miliziani dello Xinyang, utilizzate
contro l’esercito Nazionale di Damasco (ultimamente a Idlib si è verificata la
rivolta della popolazione siriana contro il despotismo sfruttatore e repressivo
di queste bande Al Nusra sostenute dall’esercito turco (che a suo tempo le
aveva addestrate per conto USA).
Requisita
a se la fascia costiere meridionale del Mediterraneo con le sue riserve
energetiche, il Sultano ha fatto cosa nostra della Tripolitania, sgovernata dal
fantoccio USA-UE, Abdel Hamid
Dbeibah, tenuto in piedi dalle bande criminali jihadiste, dalle
truppe turche con nuove basi sul Mediterraneo e dai proventi del traffico di
migranti. Ne ha impedito la riunificazione, promossa dal generale Haftar e dal
governo legittimo di Tobruk tramite un processo elettorale che aveva visto
favorito il figlio di Gheddafi Saif al Islam.
Ora si va occupando del
Corno facendosi vindice della Somalia, affidata dagli USA ai suoi bombardamenti
stragisti contro la rivolta popolare degli Al Shabaab, e all’ennesimo fantoccio
selezionato a Washington e mai eletto, Hassan Sheikh Mohamud, contro le pressioni dell’Etiopia
del neo presidente (2018) Aby Ahmed che nei giorni scorsi ha voluto riconoscere
lo staterello secessionista filobritannicoSomaliland.
Con ciò raccogliendo anche le simpatie dell’Egitto,
pesantemente minacciato da un’Etiopia che, con la superdiga della “Rinascita”
sul Nilo (costruita da We Build-Impregilo), ora in fase di riempimento, rischia
di togliere tant’acqua a Sudan ed Egitto, da ridurli a lande semideserte.
La confusione, amici, è grande sotto questo cielo. Se
danneggiare l’Egitto, favorire il regime criminale dei Quisling di Tripoli,
attaccare il Nagorno Karabakh e l’Armenia con droni e armi israeliane, per
conto dell’Azerbaijan vassallo USA, armare, pagare e sostenere le milizie
islamiste a Idlib e spingerle a commettere attentati e sabotaggi contro la
Siria, far rubare ai curdi in Siria il petrolio e il grano siriani e
commercializzarlo attraverso i suoi porti verso Israele, destabilizzare la
Serbia, aggredendola tramite gli islamisti di Kosovo e Bosnia, infilarsi
ovunque in Africa vi siano spinte che minaccino l’assetto neocoloniale,
significa con ogni evidenza favorire Israele, gli USA, la UE e evidenziare il
ruolo di massima potenza Nato nella regione, con tanto di megabase nucleare USA
a Incirlink….
Se è vero tutto questo, cosa mi rappresenta quanto è
altrettanto vero, però a livello di carta velina, nell’Erdogan che vuole
ammazzare i curdi di Siria, mercenari dei suoi alleati americani? Il suo
“mostro genocida” rifilato a Netaniahu a proposito di Gaza? I suoi tentativi di
mediazione per riportare pace tra Ucraina e Russia e favorire il trasporto di
grano ucraino verso l’Africa, la sua esibita amicizia verso l’Egitto, sabotato
in Libia, ma sostenuto contro l’Etiopia, le sue zanne mostrate all’Iran ogni
due per tre, tanto per non indurci nella fallacia di un Erdogan nell’Asse della
Resistenza…..
Erdogan è un pokerista senza scrupoli, un Fratello
Musulmano sodale di tutti i più ambigui giocatori sul campo, a partire dal
Qatar e dalla Fratellanza terrorista del tiranno egiziano defenestrato Morsi;
il suo paese è economicamente in rovina, divorato dall’inflazione, caro all’UE
e odiato dall’UE, doppiogiochista sulle pelle di milioni di esseri umani,
tiranno spietato, incarceratore e torturatore di oppositori (non mi riferisco
ai curdi, amici di Israele e degli USA, quando parlo di oppositori),
Diffidarne non basta. E’ sicuramente un protagonista. Ma
un protagonista a cui si lascia fare. Oppure gli si dice di fare. Un
infiltrato. Ne dovremmo sapere qualcosa noi, che ci troviamo tra “patrioti” e
“sovranisti”. Un nemico pericoloso.
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