Visione TV “Il Grimaldello”, Rassegna stampa di Enrica Perucchietti con Fulvio Grimaldi
https://www.youtube.com/watch?v=qV6jfpwKmU4
Rubo
il titolo a un mio docufilm su Gaza per aggiungere alla segnalazione della
puntata di “Grimaldello” un commento a quanto sta succedendo nella parte della
Palestina che si chiama Gaza.
Sono
eventi occorsi dopo la registrazione del “Grimaldello”, dei cui contenuti dirò
poche cose dopo.
Premetto
che all’esondazione bellica antirussa del manovratore granderesettista sul
Colle, reduce non pago dei 78 giorni di bombardamenti e successive sanzioni
alla Serbia, da lui mallevati in qualità di vicepremier e di ministro
dell’Offesa, dovrebbe seguire un appello alla coerenza dello stesso volenteroso
tracimatore costituzionale.
Visto
che a Granada, al convegno degli eurovassalli NATO degli USA, ha tamburellato
con collerico vigore sul tavolo (non avendo sottomano le teste della fonte di
tanta irritazione, quelle di pacifisti e renitenti alla leva pro-Zelensky),
sollecitando il sostegno al naziregime di Kiev fino all’ultimo ucraino,
l’appello alla coerenza s’impone.
Trattasi
di un inesorabile sequitur, imposto dall’imminenza di un ennesimo
tentativo di eliminare dalla faccia della Terra due milioni di palestinesi di
Gaza (e poi altri 5 in lista d’attesa in Cisgiordania e altrove), stavolta per
aver osato ripagare, in proporzione di uno a mille, i genocidari israeliani.
Siamo
fiduciosi che entro le prossime ore, cioè prima dell’inizio della “soluzione
finale” programmata per i palestinesi di Gaza, il Quirinale emanerà il seguente
comunicato: “Il soccorso alla Palestina e, nell’immediato, a Gaza, va
mantenuto e potenziato con ogni mezzo, militare, finanziario e umanitario.
L’alternativa sarebbe la comparsa di un Hitler sul modello di quanto successo
nel 1938-39 e la minaccia di un’invasione israeliana di altri territori
vicini”.
Soddisfatti
dall’equilibrio e dal senso di giustizia manifestato dal nostro Capo dello Stato,
andiamo a vedere cosa, nel contesto, vuol dire araba fenice. Vuol dire
cinquemila razzi che, stavolta con precisione ed effetti concreti, la
Resistenza è riuscita a lanciare su buona parte del territorio occupato da
Israele, provocando danni rilevanti a costruzioni e beni, lo sfondamento
tramite ruspa dell’”insuperabile” recinzione che rinchiude i gazesi (perlopiù
rifugiati di precedenti pulizie etniche), la cattura di un carro armato nemico,
la penetrazione e i combattimenti all’interno del territorio israeliano con
conseguente bilancio di decine di morti e di civili e militari catturati.
Abbiamo
visto Davide contro Golia in versione di parapendii di combattenti votati
all’estremo sacrificio con il loro potenziale esplosivo, avendo di fronte i
bombardieri F16 del quarto esercito più potente del mondo, quelli che ogni due
per tre polverizzano le abitazioni, le aziende, i campi coltivati, gli
ospedali, le scuole, in una minuta striscia di terra che contiene il più alto
numero di detenuti del mondo.
Abbiamo
visto esercitare un diritto alla difesa di donne, uomini, bambini, cui da 75
anni si vorrebbe negare esistenza di comunità nazionale e sopravvivenza di
popolo, nella complicità di un mondo che si dispera e si affanna sugli
attraversamenti precari dei mari di genti dallo stesso mondo sradicati e
forzati all’esodo e alla perdita di anima e nome. Proprio come i dannati di
Gaza.
Tutto
questo accade mentre dall’inizio dell’anno, contro un governo con a capo ben
tre ministri ultrarazzisti che la Corte Suprema vorrebbe processare (mentre gli
imputati vorrebbero eliminare i giudici, il popolo ebraico manifesta in strada
a milionate in nome della democrazia. Comprensibile che Hamas abbia sfruttato
questo massimo momento di crisi del regime per lanciare un’offensiva senza
precedenti. Comprensibile che Netaniahu e camerati puntino alla guerra totale
per deflettere l’attenzione dalla questione di legittimità e ritrovare l’unità
nazionale nella solita mistificazione della minaccia palestinese.
Tutto
questo accade in un giorno che succede a nove mesi di ininterrotto regolamento
di conti da parte dei “giusti” ed eletti - polizia, esercito, coloni – nei
confronti degli ingiusti, terroristi, abusivi e indebiti occupanti di un
territorio che si arrogano di pretendere loro per nascita e origine storica. Mesi
di assalti, dileggi, imbrattamenti, pestaggi, dissacrazioni di templi della “superstizione”
– Al Aqsa - da parte di fedeli dell’”unica vera religione”, bravi emuli di
certe squadre di giusti che da noi, nei primi anni venti del secolo scorso,
introducevano una nuova era di civiltà. Con l’esito che sappiamo poi riservato,
ad Auschwitz, ai genitori e progenitori dei giusti che vanno rifacendosene a
Gaza e in Cisgiordania. Ops, in Giudea e Samaria.
Già
iniziano a echeggiare gli ululati di indignazione sui terroristi che mettono in
discussione il diritto di Israele, a difendersi. Diritto che spetta
all’invasore, occupante, escludente, repressore, non certamente a chi è stato
invaso, occupato, escluso, represso, in buona misura eliminato. Oggi le cose
nel mondo devono andare così.
E’
il dato che ci deriva dall’essere noi dalla parte dello schieramento
democratico e tutti gli altri nella notte della violenza, del terrorismo, del
razzismo e dell’autocrazia. Ma da Gaza si è levata in volo l’araba fenice. Che
a Mattarella piaccia o no.
Nessun commento:
Posta un commento