martedì 8 maggio 2012

ZENAB E GLI ALTRI

Zenab Samuni 


Forse qualcuno dei miei interlocutori si aspettava un’impressione a caldo sulla tornata europea di elezioni. Preferisco lasciare passare l’uragano di fesserie che ingombrano questi giorni, ma, intanto, gioisco con i greci, i più bravi di tutti (alla faccia dei giurassici e settari separatisti del KKE), come del resto dimostrano, umiliandoci, da due anni. Oggi, per me, c’è un’altra priorità. 


Era fine febbraio, da poco Gaza era stata sciolta nel Piombo fuso. Eravamo tra i primi a infrangere la barriera che il rinnegato Mubaraq aveva concordato con Israele al valico di Rafah. Poco mancava che le macerie ancora fumassero, che i 1.400 morti ammazzati palestinesi fossero ancora caldi, che feriti e mutilati sanguinassero ancora. Intanto, la mattanza, a bassa intensità di tempi, continuava. Quotidiane incursioni di bombardieri, assassinii mirati di droni, falcidie di pescatori di Gaza alla ricerca di nutrimento per i morti di fame nello stagno di mare che Israele gli aveva lasciato, esecuzioni di contadini che si azzardavano a voler cavare qualche cetriolo dai loro campi, troppo vicini all’occupante del resto della Palestina. E da Gaza è stata strappata anche la voce italiana di quel popolo che insiste a non farsi estinguere, Vittorio Arrigoni, con cui camminavamo sui moli frantumati del porto di Gaza dai quali lui s’imbarcava per proteggere dalla ferocia dei necrofori i pescatori. Nessuno mi toglie dalla mente che Vittorio sia stato ucciso dal Mossad, probabilmente utilizzando dei decebrati fanatici islamisti che a Vittorio rimproveravano una vita “troppo all’occidentale”. Per onestà politica devo anche dire che la nostra amicizia s’incrinò quando il vindice della vita, delle sofferenze e dei diritti dei palestinesi, non comprese che quanto veniva fatto alla Libia era un capitolo della stessa storia genocida inflitta agli arabi liberi, di cui erano vittime i suoi fratelli di Gaza. 
Tzipi Livni, la killer d i Gaza, con l’emiro del Qatar 


Sono passati tre anni da allora. Gaza è tuttora l’Auschwitz dei nazisionisti. Si continua a essere uccisi, dai soliti carnefici che utilizzano missili e blocco di generi di prima necessità. Intere famiglie palestinesi vivono ancora tra le macerie in cui le avevo intervistate. Hamas, ultima fiammella di resistenza, insieme all’ANP di Abu Mazen e cricca rinnegata, è passato agli ordini e ai denari dell’emiro del Qatar, punta di lancia di Israele, Nato e petrodittature del Golfo nell’assalto a paesi arabi liberi e degni. La bambina Zenab, della famiglia Samuni, oggi ha 16 anni. Piombo Fuso le ha sterminato 29 famigliari. Su di lei, come sui detenuti palestinesi in sciopero della fame da mesi, 1.600 o 2.000, a seconda delle fonti, alcuni al 70esimo giorno e all’orlo della morte, grava la responsabilità e l’orgoglio di una Palestina che non si arrende. E di cui ovviamente non si deve parlare. 


 Lo spazio “Palestina” è adeguatamente coperto dalla centesima offerta di dialogo dello sguattero Abu Mazen a chi sventra con l’ennesimo insediamento quanto resta del 12% di sbrindellato territorio “palestinese”. Abu Mazen fa bene il suo lavoro, sia di sguattero, sia di scagnozzo dei predatori. Pupillo di Yasser Arafat, che invano aveva tentato di salvare la pelle vendendo al nemico prima Maruan Barghuti, leader di Fatah e dell’Intifada e poi Ahmed Saadat, segretario generale del FPLP, con i suoi pretoriani addestrati dagli Usa in Giordania collabora al soffocamento di ogni brace di resistenza al genocidio a bassa intensità da 60 anni portato avanti dalla teocrazia razzista degli antisemiti ebraici. A dimostrazione che la democrazia marca Golfo, alla quale si sono affidate le organizzazioni palestinesi già “di Resistenza”, è un modello assai più redditizio dell’antiquata formula di una Palestina libera e democratica, come quel popolo l’aveva voluta negli anni dei fedayin e delle Intifade, ora si procede alla normalizzazione della stampa. Nelle ultime settimane l’Autorità Palestinese ha arrestato decine di giornalisti e attivisti telematici per aver criticato la progressiva soppressione della libertà di stampa e di opinione operata da quell’autorità e da un presidente da oltre un anno decaduto dalla sua carica e quindi abusivo. Blogger, cronisti, commentatori di giornali e radio, vignettisti, vengono incarcerati e, se va bene, liberati su cauzione ”per aver creato divisioni e minato l’unità del popolo”. Basta un rilievo su un Abu Mazen non proprio integerrimo governante e patriota, o un cartone sull’incommensurabile corruzione che caratterizza questo, come tutti i fantocci del potere mondialista, per finire dietro le sbarre. A tutti tocca un processo della “libera e indipendente” magistratura dell’ANP, in carcere se il detenuto non arriva alla cauzione di 4.200 dollari, stratosferica per chiunque non appartenga alla cricca di grassatori attorno a Abu Mazen. Il processo avviene sulla base del codice penale giordano del 1960, improntato al dominio feudale degli sceicchi sul volgo. 


Mustapha Barghuti 


Ovviamente nulla l’ANP ha da rilevare sullo sciopero della fame che sta riducendo la popolazione dei 6mila detenuti palestinesi. Sono spesso “detenuti amministrativi”, cioè gente che, non potendosigli appioppare un reato degno di processo, ma potendosili impiegare a titolo di esempio, di intimidazione e terrore contro una società che, a dispetto dei suoi dirigenti felloni, dà comunque fastidio per il suo semplice esistere, va sbattuta dentro senza imputazione, senza avvocato, senza processo e senza termine. Alla Gestapo. Del resto, come adombrarsi di tanto scempio del diritto, quando le più grandi democrazie dell’Occidente hanno impiegato, in Irlanda, e impiegano, negli Stati Uniti di Obama, le stesse procedure contro “individui sospetti”? E’ di pochi giorni fa l’ordine presidenziale di Obama, dopo quello che autorizza l’assassinio extragiudiziale perfino di cittadini Usa, di installate campi di internamento su sospetto in tutti gli Stati dell’Unione. Il modello è quello in cui furono fatti vegetare e perire i giapponesi d’America durante la seconda guerra mondiale.


 E, a proposito di Stati Uniti, avete presente un eminente personalità palestinese che, in qualità di capo del partito “Iniziativa Nazionale Palestinese” e candidato alla presidenza della collaborazionista ANP, più volte ha allietato un uditorio italiano ed europeo con il suo rassicurante impegno per la “nonviolenza”. Me lo ricordo, questo Mustapha del grande clan dei Barghuti, quando insieme a noi a Ramallah si sgolava a gridare in piena Intifada armata: “Free Palestine! Free Palestine!”. Poi ci accompagnò all’udienza con un imbarazzante Arafat, al fianco del quale si collocò per correggerne i vuoti di memoria e i balbettii. All’altro capo del palco, tra i suoi, tutti comandanti dell’Intifada di Al Aqsa, stava Maruan Barghuti, che un po’ era perplesso, un po’ ghignava: erano la nuova, giovane, onesta e combattiva classe dirigente palestinese e delle ininterrotte e vane profferte di amicizia del vecchio capo a Israele non sapevano che farsene. Ora, dal carcere dei suoi 5 ergastoli, rimediando come premio settimane di isolamento, il Barghuti bravo ha chiamato il popolo palestinese a una nuova intifada. “Non violenta” hanno appiccicato al suo appello i preoccupati filopalestinesi nostrani. Aggiunta arbitraria. Nel mio incontro con Maruan, in piena Intifada, mi sentii ribadire che “lotta del popolo palestinesi può essere condotta, come anche afferma la Carta dell’ONU, con tutti i mezzi, nessuno escluso”. Sono convinto che il leader più stimato e amato del popolo palestinese, uno dei pochi irriducibili, non ha cambiato idea. 


In compenso il parente “nonviolento”, Mustapha, ha vinto in aprile il Premio Scarpa di Muntazer Zaidi (instaurato nel mondo arabo in ricordo dell’impresa del giornalista iracheno Muntazer quando, a Baghdad, lanciò la sua scarpa sul muso di Bush). Se lo è meritato, Mustapha, per aver visitato, omaggiato e ringraziato a Washington “J Street”. Cos’è “J Street”? E’, insieme a AIPAC, la più potente lobby filoisraeliana degli Stati Uniti. Assolve alla tattica del poliziotto buono, di fronte al perfido poliziotto AIPAC. Arriva addirittura a dialogare con i più primitivi tra i sudditi del Grande Israele, purchè, è naturale, “nonviolenti”. Trattasi di organizzazione razzista ortodossamente sionista che condivide – per ora! – addirittura l’obiettivo dello “Stato” palestinese nei suoi quattordici inoffensivi cantoni del 12% palestinese dietro al Muro. A condizione, anche questo è ovvio, che non si parli del ritorno a casa loro di 5 milioni di profughi. Logico che non rifiutino il dialogo con un palestinese così ragionevole e amante della pace. Un po’ di diplomazia, accanto al genocidio, ti cinge di allori davanti all’opinione pubblica pacifista e palestinocompassionevole. Notizia e commento sono di Arab Lofty, compagna egiziana e dirigente della panaraba, antimperialista e antisionista “Alleanza per la Resistenza”. 


In attesa che ai sostenitori della solidarietà con le vittime palestinesi venga l’uzzolo di una campagna in difesa di Maruan Barghuti, di Ahmed Saadat, dei morituri in sciopero della fame, contro i ladroni vendipatria nella dirigenza palestinese, vi do un’altra notizia messa sotto ai piedi dai media e di poco interesse per l’arcipelago dei solidarismi: Al termine del processo intentato da avvocati di Gaza per l’assassinio di massa della famiglia dell’allora tredicenne Zenab Samuni, gli inquirenti dell’inchiesta militare israeliana hanno assolto gli assassini, tutti, dal primo comandante di Brigata all’ultima recluta killer. 


 Sono stato nella grande casa dei Samuni, diroccata dopo le cannonate. A pianoterra si erano sistemati i sopravvissuti. I mobili e gli arredi dei piani superiori si trovavano frantumati di sotto, nel giardino divenuto fossa comune e discarica. Sulle pareti, i gangster israeliani della famigerata Brigata Givati avevano tracciato, tra residui di merda ebraica, il logo della brigata, ornato di firme, scritte e disegni che ordinavano “Kill the Arabs” (ammazza gli arabi), “Morirete tutti”, “Torneremo anche per voi”. L’elemento grafico erano tombe con lapidi che dicevano “1948-2009, Arabo”. 


Tutto questo lo potete vedere nel mio docufilm “Araba Fenice, il tuo nome è Gaza”. Molte fenici di Gaza e della Palestina sono finite spiumate, nel frattempo, ma una, ne sono certo, volava allora, vola oggi e volerà per sempre. Potete sentire anche questo nel film. Parla Zenab, bambina di 13 anni, della famiglia Samuni. Ha accanto un bimbetto di 2 anni con la mano devastata da uno sparo. 


Vittime di Piombo Fuso 


Mi chiamo Zenab, della famiglia Samuni. Tutta la famiglia era nella casa. Ci hanno sparato, eravamo terrorizzati. Sono arrivate anche bombe al fosforo. Tutta la famiglia si è buttata per terra, c’era tanto fumo, non si poteva respirare. Papà ci ha fatto scendere al primo piano, cercava di incoraggiarci. Questo è il bambino ferito dagli israeliani. Papà è uscito dalla casa e subito si è sentito un colpo. Abbiamo capito che era morto. Allora è uscito anche mio fratello Walid, ma non è tornato. Gli israeliani sono entrati in casa e ci hanno detto che non sapevano niente di papà e di mio fratello. Ci hanno messi tutti contro il muro e ci hanno detto di andare via,, ma quando ci siamo mossi, si sono messi di nuovo a sparare e lì sono morti mio cugino e mio zio. In tutto, la mia famiglia ha perso 29 parenti, fratelli, sorelle, mio padre, mia madre, due cognati…Non riesco a dimenticare. Le notti non dormo, mi viene da piangere e piangere. Continuo a vedere cos’è successo, le persone uccise, ferite, mio padre, mio zio, poi mia madre, i miei fratelli. E’ triste, molto triste… 


Penso a quel mio cugino che, dopo una bomba, non aveva più la testa e a mio padre con la testa aperta. Si erano messi sopra di me per proteggermi e il sangue mi scendeva addosso, sangue dappertutto. E poi mia mamma stesa morta, i cugini, tutta la stanza piena di sangue. Mia mamma l’ho vista morire sotto i miei occhi, non potevo far niente. Respirava. Speravo che venisse un’ambulanza a farla vivere, ma non l’hanno fatta passare. La mamma sanguinava, non aveva più le gambe, era ferita in faccia, ma era ancora viva. Io la chiamavo, ma non potevo fare niente per la mamma che moriva. Nessun aiuto è venuto, da tutto il mondo. 


E questa è mia cugina Muna che ha perso la mamma, il papà e mio cugino che aveva sei mesi. Tutti andavamo con le bandiere bianche e i feriti facevano fatica. Mio fratello grande portava sua figlia ferita, poi hanno ucciso anche lui e sua moglie. Ho visto il cervello che gli usciva dalla testa. Non è arrivata nessuna ambulanza e così è morta anche la bambina. Abbiamo camminato per due chilometri con quegli stracci bianchi e i soldati ci gridavano “Ritornerete, ritornerete per morire”. E piangevamo e camminavamo e portavamo i feriti e gli uccisi… Quando, dopo venti giorni, siamo tornati in questa casa, non c’era più niente. 


Noi non vogliamo più la pace. Io amo la pace, Ma ora non la voglio perché hanno ucciso e ferito migliaia di palestinesi. E vogliono che gli diciamo “grazie”? Ci hanno preso la terra nel 1948 e ora hanno preso quasi tutto. Eppure costruiscono i loro villaggi in quel che resta della Palestina. E vogliono che gli diciamo “grazie”? Se un solo israeliano, bambino o adulto, è ferito, fanno muovere tutto il mondo in protesta e tutti vengono a compiangere quel ferito. Di noi palestinesi se ne ammazzano migliaia e nessuno fa niente. Se muore un nostro bambino nessuno fa niente. Si stanno prendendo tutta Gerusalemme e ci cacciano e nessuno fa niente. Ci hanno attaccato nel 1948 e ci hanno fatto fuggire in Libano, Giordania, Egitto, dappertutto. E dobbiamo dirgli grazie? Noi qui abbiamo il prigioniero Shalit, ma loro ne hanno in prigione undicimila dei nostri. Uno contro undicimila. Ma Shalit non viene torturato. Noi siamo umani.

21 commenti:

Mauro Murta ha detto...

Nel convoglio di osservatori ONU colpito oggi da una bomba in Siria c'erano anche dei giornalisti italiani, che non hanno subito danni. Lo ha comunicato all'ANSA indovinate chi? CRISTIANO TINAZZI!
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2012/05/09/Siria-anche-italiani-convoglio_6840271.html
Se ricordo bene, è quello che in Libia dapprima fingeva di raccontare la verità sull'aggressione occidentale per poi passare armi e bagagli alla corte dei ratti.
Ora si presenta come " giornalista freelance e membro della delegazione di giornalisti accreditati presso le autorità di Damasco".
Fulvio, hai per caso dei contatti in Siria per avvertirli che si sono messi in casa una spia?

Mauro Murta

Anonimo ha detto...

GRAZIE DI TUTTO!!

UN ABBRACCIO

alex1 ha detto...

Ciao Fulvio

Leggevo sul L.A. di venerdi' che c'e' il progetto di Obama per istituire a Tampa (Fl)un centro che per impiegare 60,000 uomini fra civili e militari per insediare nelle aree di crisi unita' per combattere "militants" e "insurgents". Praticamente "un nuovo modo di fare le guerre a bassa intensita' infiltrando ratti esaltati o meglio "contractors" cosi' si risparmiano soldati "loro" e mantenere il consenso. Giusto lasciare stare per ora i risultati elettorali. Piuttosto sono curioso di sapere di piu' della formazione di sinistra che ha ottenuto un successo elettorale in Grecia, non conosco le sue posizioni.

Anonimo ha detto...

siria
le prime pagine di alcuni giornali oggi urlano di attacco al convoglio ONU con giornalisti impauriti e soldati feriti: ma nemmeno una parola sui colpevoli, questi poveri attivisti indifesi e disarmati !!

Fulvio ha detto...

Mauro, l'indirizzo ansa relativo a Tinazzi mi risulta sbagliato. Comunque avverto l'ambasciata.
Grazie.

Fulvio ha detto...

Mauro, ho cercato sul sito Ansa. Ci sono le notizie sugli attentati, ma non si menziona Tinazzi. Sarebbe utile avere il testo che lo menziona per inoltrarlo ai siriani.

Mauro Murta ha detto...

Fulvio, prova a copiare bene il link: a me funziona. Comunque, basta digitare “Cristiano Tinazzi Siria” su Google e lo trovi su diversi siti d’informazione.
Il testo è questo:

(ANSA) - BEIRUT, 9 MAG - Stanno tutti bene i giornalisti italiani presenti nel convoglio di osservatori Onu passato subito dopo l'esplosione di un ordigno rudimentale che ha investito un camion militare governativo. Lo assicura, parlando con l'ANSA telefonicamente, Cristiano Tinazzi, giornalista freelance e membro della delegazione di giornalisti accreditati presso le autorità di Damasco.

Il sito personale di Tinazzi è:
http://www.tinazzi.blogspot.it/
Non dice un granché, ma fra il link il primo è, guarda caso, Al Jazeera International.

C’è qualcosa di più interessante qui:
http://ildottorgonzo.wordpress.com/
Si presenta con quell’immagine da giornalista maledetto e un po’ fricchettone che piace tanto ai nostri progressisti da happy hour. Battibecca con Lorenzo Cremonesi su chi è più indipendente, ma come la pensa sulla Siria lo dice chiaramente qui:
http://ildottorgonzo.wordpress.com/2012/02/22/la-piratessa-di-ferro/
appioppando la colpa della morte della giornalista senza un occhio ai “bombardamenti dell’esercito siriano”, come un Pagliara qualunque.

Mi risulta che Marinella Correggia sia o sia stata in Siria di recente (vedi http://www.sibialiria.org/) e magari ne sa qualcosa.

Oggi un attentato a Damasco ha fatto decine di morti. Spero che fra gli osservatori dell’ONU non ci siano troppi venduti pronti a denunciare il “complotto del regime”.

Mauro Murta

rossoallosso ha detto...

la dichiarazione rilasciata dal min.Terzi a repubblica lasciano poche speranze ai siriani,sono al contempo una ammissione di resa,una ammissione di colpa e con richiami agghiaccianti nelle direttive

http://politici.openpolis.it/dichiarazione/2012/05/10/giulio-terzi-di-santagata/%C2%ABmigliaia-di-uomini-e-armati-potrebbe-servire-una-missione-pi%C3%B9-robusta%C2%BB-intervista/627285

alex1 ha detto...

Interessante l'articolo di Michele Giorgio sul Manifesto, anche se un po' cerchiobottista, condanna il Consiglio di opposizione, che fa di tutto per far fallire il negoziato di Annan (Anche se in realta' non si capisce quale sia l'oggetto del negoziato) ma parla di gravi crimini dell'esercito durante "i bombardamenti di Homs". E si sono scatenati i commenti "democraticamente corretti" di chi sostiene i golpisti senza se e senza ma, a cui il Manifesto da ampiamente spazio.
Una mia amica americana che e' stata recentemente piu' volte in Siria, mi ha parlato non solo dell'accoglienza trovata in quel paese, ma del miglioramento del clima interno da quando Assad e' salito al potere, che ha suo dire ha fatto buone riforme e si sorprende di come potesse esistere una opposizione armata cosi' pericolosa.
Mette tristezza dire che l'Italia, oltre ad aver rotto le relazioni diplomatiche con il legittimo governo, e ricevere tranquillamente i "ministri" del CNS come legittimi rappresentanti della Siria, sia insieme alla Turchia il paese che piu' spinge per l'aggressione armata. Non e' un caso che ormai dal 2006 ci siano i soldati italiani gia' in Libano, altro che per la pace, ma per una possibile testa di ponte (oltre che per garantire la frontiera a Israele, consentendogli di spostare altrove le sue forze armate, vedi operazione "piombo fuso").
Piuttosto non arrivano piu' notizie dalla Libia, spero la resistenza stia proseguendo la sua lotta....

rossoallosso ha detto...

Un uomo che porta una camicia nera che sopporta una bandierina del Al-Qaeda (l) parla con un osservatore di NU mentre i monitor incontrano i ribelli ed i civili nel villaggio di Azzara nella provincia di Homs il 4 maggio 2012. (Foto: AFP- Joseph Eid)

http://english.al-akhbar.com/content/crunch-time-syria-un-protocol%E2%80%99s-jihadist-problem

Red Dog ha detto...

Ciao grande Fulvio vorrei avere un tuo commento sulla trasmissione andata in onda il 14 maggio su Rai 3 "c'era una volta" sulla Libia di oggi, finalmente qualcuno che dice qualcosa di vero e reale (oltre a te naturalmente), un saluto e se ci riesco ci vediamo alla Garbatella

Anonimo ha detto...

ieri sera ho vista su rai tre un documentario sulle sorti della libia libera e democratica.
riassumo il tutto sintetizzandolo in poche righe.

a quanto pare, dopo le urla e gli strepiti contro il dittatore gheddafi, dopo i messaggi di esaltazione delle forze rivoluzionarie, dopo l'appoggio dei ribelli per la democrazia in libia ci si accorge che essi non sono altro che feroci assassini assetati di sangue e di vendetta.
essi, i ratti di gheddafiana memoria, si scopre essere gente razzista, omicida, racalcitrante ad ogni imposizione del governo da loro stessa sostenuto; insomma, la libia moderna e democratica è nel caos, in preda a dei ceffi che i nostri benpensanti sulle rive della senna o nelle comode sedi redazionali mass-mediatiche, avevano osato paragonarli ai partigiani dell'italico cln nel 1944-45.

dire che tutto ciò è immorale è un semplice eufemismo.
si capisce perché ora la sinistra è priva di idee: le ha sacrificate sull'altare del più bieco profitto a sostegno nato.


saluti

alberto

ps.

su questo blog è chiaro che tutto quello che ho scritto è ovvio; però mi pareva giusto scriverlo, anche qui.

daniele ha detto...

ecco la puntata di "c'era una volta": http://www.ceraunavolta.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-5c77456f-3a1e-4f43-8924-8481d72562c3.html?homepage

Fulvio ha detto...

Circa la domanda sul mio parere sulla trasmissione di Montanaro sulla Libia oggi su Rai3 ieri sera, basta che ripeta quanto ha scritto ottimamente Alberto. Onore a Montanaro, del esto non nuovo a lavori corretti e controcorrente, nonostante qualche sbavatura su Gheddafi, e a Rai3.

alex1 ha detto...

Riguardo alla trasmissione sulla Libia, che non ho visto, mi chiedo come mai viene raccontata la verita' solo dopo un anno, dopo aver sostenuto i golpisti e le loro menzogne come oro colato? E non c'e' stata almeno un po' di autocritica da parte delle Goracci varie e di chi le ha dato fiducia?
Probabilmente le cose non sono andate come l'establishment italiano sperava, con i golpisti "fidati" prendere il potere, "riallineare" la Libia alle nuove linee dell'imperialismo europeo e svendere le sue risorse all'Italia. Stessa cosa successe per il Kossovo: dopo aver strillato che Milosevic era uguale a Hitler, che i serbi erano un popolo di pericolosi ed esaltati nazionalisti, che gli albanesi erano le loro povere vittime, la RAI mando' un servizio dove si denunciava lo stato di poverta' dopo la "guerra umanitaria", le violenze delle milizie UCK sulla popolazione civile, la situazione dei pochi serbi rimasti nel Nord del Kossovo assediati da queste milizie e separati dal resto della Serbia dalle truppe Nato. Verita' tardiva, raccontata a giochi fatti...
Spero che la resistenza stia proseguendo la sua lotta in Libia,e che questi assassini al governo di quello Stato che era il piu' progredito del Nord Africa vengano spazzati via...
Alessandro

rossoallosso ha detto...

Terzi chiama:
http://www.italiachiamaitalia.it/articoli/detalles/6873/Siria%20OTerziOriceveOCns%20OregimeOmettaOfineOaOviolenze.html

e il CNS tramite il suo braccio armato(ASL) risponde:

http://www.almanar.com.lb/french/adetails.php?fromval=1&cid=18&frid=0&seccatid=0&eid=64149

Mauro Murta ha detto...

Effettivamente la trasmissione di Montanaro, che non conoscevo e che ho visto casualmente per “inerzia” dopo quella di Lucarelli, mi ha piacevolmente sorpreso per quanto ci si possa compiacere a contemplare l'ennesimo nazionicidio commesso da noi. Iniziava come una qualunque fellatio all'uranio impoverito di Lucia Goracci, con le macerie di Misurata e i ratti che piangono i loro “martiri”, per poi dipanare la verità sulla bestialità dei “rivoluzionari” e le atrocità delle “democrazie occidentali” come mai si era visto sui nostri liberi media.
Molto strano. Come strani mi sono parsi i servizi dalla Siria, insolitamente misurati, di Monica Maggioni (la “madre di tutte le embedded”) sul TG1.
Non sarà che la crisi e lo spread, con cui quotidianamente ci fanno due balle come il dirigibile Hindenburg, sono davvero così gravi da spingere i nostri proconsoli a rifiutare di battere i tacchi e partire per una nuova guerra umanitaria e, non volendo finire come l'incauto Berlusconi reticente sulla Libia, liberare quel po' d'informazione che serve a far passare i pruriti dirittumanisti ai sudditi?
Sarà la crisi a salvare l'umanità?

Segnalo questo sito di cristiani per la Siria. Fossero tutti così, avercene!

http://oraprosiria.blogspot.it/

Mauro Murta

alex1 ha detto...

Forse non c'entra molto, ma alcuni giorni fa e' mancato Rosario Bentivegna, uno dei Gappisti dell'attentato di via Rasella nel 1944. Non mi risulta che i giornali di sinistra lo abbiano ricordato a dovere. Forse perche', tornando ai pacifisti, alla Palestina ed alla Libia, chi impugna le armi, anche nella resistenza partigiana, non piace molto ai benpensanti, (quelli che predicano la resistenza "ghandiana" e non violenta agli oppressi) gli venisse in mente di turbare il loro quieto bel vivere. Fin da quando ero adolescente mi ricordo che c'erano molti, anche a sinistra che affermavano che si sarebbe dovuto consegnare agli occupanti, per "assumersi le responsabilita' del suo atto"... come fosse un delinquente insomma. Il problema dei "pacifinti" viene da lontano...
Alessandro

rossoallosso ha detto...

@Mauro
a me è sorto il dubbio che stiano ripulendo la pista per un ritorno in pompa magna del B.

davide ha detto...

leggo e non mi stupisce di appartenenti alle sionistre locali,lombardia parlo,che su Facebook elogiano Obama per l'iniziativa sui matrimoni dei gay-buona iniziativa-domandandosi come mai in italia non succeda.Ohibò,miss mia cara miss,ma non le par che nel mondo vi siano migliaia e migliaia di persone che quotidianamente rischiano la vita e spesso la perdono perchè il suo Eroe in compagnia di altri Democratici come lui,vuole prosciugarli di ogni indipendenza,autonomia,economica e quindi politica?Non le pare che a sinistra uno debba anche considerare quale siano i diritti più importanti e per chi?Per la sinistra governativa è naturale fregarsene della maggioranza degli abitanti di questo mondo.

Ps:chiaramente questa ragazzina palestinese non suscita nessun brivido di indignazione a R.Sioniano e F.Strazio,lo suscita in me e nelle personi Umane

daniele ha detto...

do you remember Neda? http://www.you-ng.it/index.php?option=com_easyblog&view=entry&id=1338&Itemid=89