giovedì 28 aprile 2011

BARBARIE CRISTIANE

Tripoli, l’altra notte


Direttamente dal vescovo di Tripoli, Giovanni Martinelli, che ho lasciato sotto le bombe appena 7 giorni fa, ho saputo dell’apocalissi scatenata sulla capitale libica la notte scorsa (dal 27 al 28 aprile). L’unica voce che è riuscita a penetrare occasionalmente attraverso la blindatura mediatica allestita dagli aggressori ancora una volta si è levata in difesa di un popolo attaccato e massacrato, della sua sovranità, della sua autodeterminazione, denunciando quello che viene taciuto dal mercenariato mediatico globale: che missili e bombe Nato colpiscono indiscriminatamente e uccidono civili. Al momento Martinelli non aveva ancora avuto notizie precise sulla portata delle distruzioni e sul numero di morti e feriti causati in ore e ore di terrorismo bombarolo, ma dall’angoscia delle sue parole, come anche dall’esperienza da me vissuta in giorni e notti di continui bombardamenti sulla città e sui suoi sobborghi e che allora – non ora – risparmiavano perlomeno la densità demografica del centro dove alloggiavo, è logico desumere le dimensioni della strage. Quella alla quale da ieri, come comunicato dal guitto mannaro senza minimamente curarsi di sottoporre alla presunta “centralità del parlamento” l’illegittima e criminale escalation rispetto alla risoluzione ONU 1973 e agli stessi impegni assunti precedentemente, partecipano “con razzi mirati” i mercenari del guitto mannaro, del pazzo ruttante, dei postcomunisti e dell’agente Cia che, tronfio sul Colle, si compiace di ridurre in melma la nostra Costituzione (altro che Bossi!) e fare ulteriori stragi di donne, bambini, uomini, civiltà, per il prestigio della nazione e l’elemosina dei suoi mandanti.

Siamo in mano a pazzi criminali rispetto ai quali Muammar Gheddafi, come tutti, proprio tutti, i governanti, oggetto della montatura destra-sinistra che lastrica le rotte dei genocidi, fa la figura dell’eroe dei diritti umani, della libertà, della democrazia. Sul popolo che, girando in lungo e in largo per la maggior parte della sua presenza, ho constatato solidale al suo governo e alla sua guida e deciso a combattere contro i famelici detriti oscurantisti vendi patria e relativi padrini della “coalizione dei necrofagi”, si è abbattuta la Pasqua di pace e resurrezione della cristianità. Nella domenica di Pasqua la Nato ha effettuato 143 incursioni di cui 62 definite “sortite per colpire” (strike sorties): bombe e missili, tra cui quelli Hellfire dei droni appena lanciati dal Premio Nobel per la pace Obama visto lo splendido esito ottenuto con i 900 civili uccisi in Pakistan. A quella data, dal momento che la Nato aveva trasferito a sé il comando dall’Operazione “Alba dell’Odissea”,  sono state effettuate  3.725 sortite di cui 1.550 “per colpire”. Il 25 aprile quelle cifre erano salite a 4000 e 1.600 rispettivamente, a loro volta ampiamente superate la notte scorsa su bersagli a Tripoli, Misurata, Sirte, Mizdah e Zintan. “Questo è niente”, ha dichiarato in Olanda la virago tagliagole Hillary Clinton, ventilando le scadenze dei suoi porno-orgasmi, “sulla Serbia abbiamo bombardato per 78 giorni ”.
Santi cristiani

Frenesia mediatica di distrazione di massa, parallela a quella di distruzione di massa per la grande rivincita del colonialismo alla Graziani (un terzo dei libici gassati, sparati, impiccati), attorno alla beatificazione del peggiore degli ontologicamente pessimi papi e al matrimonio del gaglioffo anglomassonico William, collaudatosi degno erede al trono della sterminatrice Vittoria con con la partecipazione in ghingheri da guardia scozzese nel mattatoio Nato dell’Afghanistan. Soffermiamoci sulla prima, degna di collera quanto la seconda lo è di nausea. Anche perché a turlupinare, truffare, obnubilare e manipolare la gente sono stati quelli dei santi ad insegnarlo per primi, meglio di tutti e per duemila anni, alle cricche del dominio, dello sfruttamento e della morte. Vediamoli i meriti di Karol Woytila, papa nero e oscurantista peggio di Pio IX: distruzione manu militari della teologia della liberazione che affiancava gli esclusi nella ricerca della vita e della dignità; cospirazione in combutta con Cia, mafia, P2 e  reazione mondiale contro la Polonia sovrana e socialista, alla cui sovversione offriva i denari sottrattici “per il sostegno della Chiesa e delle sue opere di carità”; riabilitazione e connubio con la setta fascista-vandeana di Lefevbre; assalto al Nicaragua rivoluzionario in combutta con i briganti “contras”; apparizione sul balcone accanto a Pinochet, a sostegno della più stragista delle dittature latinoamericane; fraterna solidarietà e incarichi di massimo livello (Propaganda Fide) al delinquente cardinale Pio Laghi, sodale dei generali argentini dei desaparecidos; intima collaborazione e status di braccio armato del papa per la mafia cattolica dell’Opus Dei, cane da guardia del potere finanziario e contro le eresie laiciste; lancio degli speculatori e trafficoni di Comunione e Liberazione e della Compagnia delle Opere alla conquista di mercati, servizi e della spoliazione dei beni pubblici in consorteria con il peggiore malaffare nazionale e internazionale; sostenitore dei nazisti “Legionari di Cristo, in spregio – o per merito – dei suoi sodalizi con la criminalità politica e di un superiore generale pedofilo; occultatore fuorilegge di tutti gli episodi di pedofilia che infestano ranghi bassi e alti dell’edificio ecclesiastico; padrino e patrono del criminale mafioso e piduista, probabile assassino di Papa Luciani, cardinale Marcinkus; beatificatore di serial killer come il vescovo croato Stepinac, stragista ustascia al servizio della Gestapo e  due missionari battistrada del genocidio in Messico; cappellano militare dei fascisti croati responsabili del genocidio di serbi in Slavonia e nelle Krajine.
Beatificazione a furor di popolo decerebrato e di successore imperialista, con stile di marketing religioso finalizzato ad accreditarsi come partner politico, culturale e belligerante delle élites occidentali impegnate nella nuove crociate per lo sfoltimento dell’umanità e la dittatura sui sopravvissuti. Mentre il beatificatore non ha trovato, nei suoi perenni excursus nell’ipocrisia e nella farneticante superstizione,  mezzo minuto per apostrofare i responsabili della strage degli innocenti in Libia nel giorno di Pasqua, troverà tempi e agi e piaceri da dedicare al presidente dell’Honduras, Porfirio Lobo, installato grazie ai golpisti attivati da Obama e protagonista quotidiano della repressione sanguinosa di un popolo, martire vero, ma dal lato sbagliato. Responsabile diretto di uccisioni, torture, sparizioni forzate, stupri, cacciata di contadini dalle loro terre a vantaggio di una banda di latifondisti e delle multinazionali, Lobo sarà ospite d’onore, insieme ad altri esponenti del crimine politico occidentale, alla beatificazione del passatista facinoroso. Tout se tien.

Emergenze e non

Viva Gino Strada quando anatemizza i facitori di guerre. Viva un po’ meno quando se ne va a metter su ospedali esclusivamente nelle zone controllate dai mercenari Nato: Bengasi, Misurata, Adjabiya. Non crede che la popolazione decimata a Tripoli, o nei territori fedeli al governo legittimo libico meriti il beneficio di una Emergency che “non distingue tra vittime di una parte e dell’altra”? Chissà se la clinica di Emergency a Misurata, dalla quale ora quei sanitari sono fuggiti – Gino Strada: “Non si può operare sotto le bombe” – era collocata in quel complesso ospedaliero dal quale, come dimostrano immagini diffuse dall’inascoltata agenzia libica, cecchini professionisti integrati nelle bande ribelli sparavano sui civili?  Mi ricordo del discutibile episodio del suo precipitarsi a Kerbala, Iraq, sotto occupazione e sterminio alleato e dei fantocci, per mettere in piedi un ospedale e quando gli ottimi medici iracheni gli fecero presente che di eccellenti ospedali Saddam gliene aveva dati a iosa e che, semmai, servivano apparecchiature e farmaci, si ritirò insalutato ospite. Preferì promuovere il più redditizio, dal punto di vista dell’immagine, ospedale in Irbil, Kurdistan iracheno. Peccato che nella zona controllata dai capibanda filoisraeliani curdi tutto era tranquillo, mentre nell’Iraq del genocidio di sunniti arabi si veniva feriti e si moriva come le mosche. Mi ricordo anche di quel centro di eccellenza cardiologica tirato su a Khartum, Sudan, paese nel quale ci si ammala e si muore, più che per gotta o infarti, di malaria, tubercolosi, malnutrizione, carenze igieniche e guerra civile innescata dai colonialisti di ritorno. Ma forse non sono sufficientemente informato e ragioni buone per quelle scelte ci sono. Intanto ben venga l’unica voce civile che, assieme a quella del solitario Di Pietro, impreca contro la guerra, mentre la sinistra miagola contro le troppe bombe (l’ilare Rossanda preferisce le brigate internazionali) e latra contro il “pazzo criminale” di Gheddafi.  
Balle tribali
Con euforia mal collocata, mentre mantengono un rigoroso riserbo su civili trucidati dai padrini dei briganti Al Qaida-Cia di Bengasi, come anche sull’osceno frantumarsi nel lupanare di Bengasi di una coalizione di fanatici della Sharìa, fuorusciti assoldati dagli uccisori del loro popolo, delinquenti comuni estratti dalle carceri, mercenari dei satrapi del Golfo, teste di cuoio occidentali (che nelle prime 24 ore del golpe hanno fatto fuori gli utili idioti che la pensavano come quelli del Cairo o di Tunisi), i media trionfalmente comunicano che esponenti di 61 tribù libiche si sarebbero schierati contro Gheddafi. E’ come dire, fatte le debite proporzioni demografiche, che in Italia qualche migliaio di cittadini delle varie etnie appennino-alpino-mediterranee si sono pronunciate contro il proprio governo. Caspita, che debacle per Gheddafi. E non erano neanche capitribù, semplicemente “membri”. Facili da raccattare. Fanno il paio con i 230 iscritti al Baath siriano che vengono portati sugli allori della “rivoluzione anti-Assad” del popolo in catene. Al Baath sono iscritti più di un milione di cittadini e, se anche fosse vero questo immane dissanguamento, nel contesto di quella che si vorrebbe far passare per una guerra civile, confondendola strumentalmente e paradossalmente con le insurrezioni contro despoti affamatori al servizio dei vampiri occidentali in Yemen e Bahrein, non rappresenterebbe che la defezione di quattro gatti lusingati dalla prospettiva di una Siria in cui i servi del regime change, perseguito dalla “comunità internazionale” ovunque si trovino scogli alla marea del libero mercato di  obbedienza FMI e Wall Street, si accreditano a futuri proconsoli coloniali.
Siria, epilogo di mezzo secolo di assedio?

manifestazione a Damasco pro Assad
Bombardandola, spedendovi i killer del Mossad per far fuori dirigenti palestinesi, sanzionandola, accusandola dell’attentato Mossad al premier Rafiq Hariri in Libano (prima di spostare l’accusa, clamorosamente smentita da falsi testimoni pentiti, a Hezbollah), minacciandola perennemente dalle alture rubate del Golan, la Siria è sotto schiaffo USraeliano, quanto la Libia, da quando il partito panarabo socialista prese il potere nel 1963, prima con i marxisti-leninisti di Atassi e poi con Assad. Con la Libia di Gheddafi, dopo la caduta di Saddam Hussein, unico ostacolo tra Atlantico e Golfo alla normalizzazione imperialista chiamata Grande Medio Oriente, la Siria alleata dell’Iran, protettrice del Libano resistente, sostenitrice della Resistenza palestinese, spina nel fianco dei satrapi agli ordini dell’Occidente, ostile alla manomissione della propria sovranità da parte delle multinazionali, è finita nel vortice delle rivoluzioni colorate. Nonviolente e pacifiche, ma con tanto di bande armate che, munite di armi di ogni tipo arrivate da chissà dove, come in Libia, sparano dai tetti su folle manifestanti, istigate da religiosi integralisti, e sulle forze di sicurezza. 
Ai media occidentali, impegnati come sempre a spianare la strada al pianificato intervento armato della “comunità internazionale” e, nel frattempo, alla guerra civile per “libertà e democrazia”, interessano poco le manifestazioni oceaniche in appoggio al governo succedutesi in risposta alla sollevazione fondamentalista di Daraa, città all’insidioso confine con una Giordania collaborazionista di Israele e degli Usa. Non li spostano dalla linea della “rivolta contro la dittatura di Assad”, che pure avrà nelle sue fila qualche insoddisfatto di un parziale socialismo di Stato e, nell’attualità, del peso economico di un milione di iracheni in fuga dagli eccidi di occupanti e fantocci, le conferme degli 8 milioni di dollari ancora recentemente pagati dagli Usa a un fuoruscito dell’opposizione, dell’assegno di 300mila dollari del principe Saudita Turki Bin Abdul Aziz, già socio di Osama bin Laden, ai dirigenti della destra libanese perché provocassero agitazioni in Siria  e del solito aggregato di prezzolati dei servizi britannici attivato a Londra da quel Rifaat El Assad, fratello del presidente defunto, che dovette scappare dal suo paese accusato di traffico di droga, malversazioni di ogni tipo e collusione con il nemico israeliano.

E siccome i goal dell’altro giocatore in campo sono per definizione da annullare, non turba i media l’apparizione nella tv siriana di cecchini che confessano di aver ricevuto armi dagli imam di certe moschee e da altre fonti misteriose e di averle usate, sia contro la popolazione che manifestava in forma pacifica, per potenziare una ancora limitata rivolta, sia contro militari e poliziotti uccisi a decine, in particolare durante i loro funerali, per innescare quanto potrà essere descritto come guerra civile. Ammissioni inconfutabilmente corroborate dalle orripilanti immagini di militari uccisi dai cecchini e poi seviziati a coltellate, con parti del corpo recise e gli occhi escissi. Il copione è quello dei ribelli di Bengasi, nella loro carneficina di libici e lavoratori migranti neri e renitenti al colpo di Stato. Militari tutti con un nome: Mohamed Ali, Ibrahim Hoss, Ahmed Abdallah, Nida al Hoshi, Mohamed Alla….
Affermazioni definite apoditticamente “poco credibili” sul “manifesto” perfino da Michele Giorgio che, pure, nei suoi ultimi servizi da Bengasi aveva saputo bene illustrare la natura di marmaglia corrotta, venduta e famelica del cosiddetto Consiglio Nazionale di Transizione e non aveva neppure trascurato gli elementi spuri ed eterodiretti della rivolta siriana. Cosa che avrebbe potuto indurlo a dare maggior credito alle valutazioni del governo siriano circa il ruolo dei fratelli musulmani, massima forza organizzata del paese e, come in Egitto, prona alle istanze occidentali, e circa l’identità di membri di organizzazioni terroristiche fondamentaliste dei provocatori confessi, ai quali gli sceicchi fornitori di armi avevano assicurato che coloro che uccidono forze militari e di sicurezza  e lottano per il cambio di regime sono martiri e che avrebbero avuto denari e armi e impunità purché si impegnassero nella jihad. Suona famigliare, vero? Suona come Al Qaida. E da quando Al Qaida, a partire dalla guerra contro i sovietici, poi in Bosnia e Kosovo, poi in Algeria e nel Maghreb e infine in Libia, non vuol dire Cia?
E poi dicono che Muammar Gheddafi è un pazzo visionario. 

9 commenti:

sempremison ha detto...

sisi, Duffy è un santo rispetto ai nostri governatori.
Il becero ruolo congiunto di Francia e UK nella faccenda libica rivela la localizzazione dei centri del potere globale.
La radioattività sale ma con la scusa che il vento tira su l'uranio delle bombe cadute sul deserto libico ci si dimentica che Fukushima sta bruciando l'emisfero settentrionale con ogni nuova goccia di pioggia. Peggio di così non poteva andare.

Alex1 ha detto...

Ciao Fulvio,
ti ricordo con simpatia quando anni fa vedevo le tue previsioni del tempo su rai3 in tarda serata quando poco piu' che ventenne cercavo un po' di notizie vere fra tanta propaganda. Ti hanno messo da parte durante i democraticamente corretti Professori in Rai, (mi ricordo gli attacchi frequenti di Luttazzi).
Mi fa piacere ritrovarti sempre su posizioni antagoniste alle verita' ufficiali, da quando denunciasti il "bloody sunday" ad adesso. Comunque si voglia giudicare il tuo punto di vista apprezzo molto il tuo coraggio di smascherare i falsi miti "progressisti" presi per buoni non solo dai "democraticmente corretti" ma anche da alcuni redattori "duri e puri" del giornale "il Manifesto".
Ciao
Alex1

Anonimo ha detto...

@Fulvio, a proposito di karol

http://www.chiesaviva.com/430%20mensile.pdf , vita opere miracoli ed omissioni..

....credimi ...parole per commentare questa barbarie,non ne trovo più, game over.

renato piacentino

Anonimo ha detto...

Grazie per l'articolo, Fulvio.
I due figuri in basso nelle foto, sono i cecchini comparsi nella tv siriana?

Una lettrice.

Fulvio ha detto...

Lettrice.
Si i due figuri in basso sono i cecchini confessi.
Fulvio

rossoallosso ha detto...

http://www.youtube.com/watch?v=I2G2SPbgKA4&feature=player_embedded#at=47

rossoallosso ha detto...

questa sì è una notizia!!

"LA rappresentante U.S. alle Nazioni Unite, Susan Rice, ha detto Giovedi al Consiglio di sicurezza che i soldati lealisti di Muammar Gheddafi fanno sempre più vittime di abusi sessuali in Libia e alcuni avevano anche ricevuto le compresse di Viagra, si è appreso fonti diplomatiche.

"Rice ha parlato di questo durante l'incontro, ma nessuno ha detto niente", ha detto un diplomatico che ha chiesto l'anonimato.

Reuters "

Nessuno diceva niente, hanno ascoltato i sospiri di godimento della Susanna mentre diceva ciò ;-)

Roberto Antonucci ha detto...

"democraticamente corretti"? semmai "sionisticamente corretti", perché la zionistical correctness è il virus che ha contaminato la "sionistra" privandola di lucidità di analisi. Basta vedere una rivolta ed essi pensano che sia Genova 2001.
Quanto all'articolo, condivido tutto e mi soffermo sul beato della beata minchia, su cui, nel mio blog ho scritto il seguente articolo che ricalca quanto detto da te.
http://solponente.splinder.com/post/24495115/beato-na-beata-minchia
Solo in più un riferimento ai "martiri" spagnoli che non erano agnellini, ma avevano preso le armi contro il legittimo governo repubblicano a fianco dei gaglioffi franchisti e degli esportatori di democrazia italogermanici.

Alex1 ha detto...

In fondo e' lo stesso, oggi democraticamente corretto vuol dire innanzi tutto preservare la politica di Israele da ogni critica reale nel merito, ed anzi offrire ad esso sostegno politico in quanto "stato democratico assediato" da stati arabi "arretrati" ed popoli "barbari e terroristi". Cosa che viene precisata sempre bypartizan, da Vendola fino a Fini e Ferrara, passando per Veltroni e Saviano. Qualche distinguo viene ancora dal mondo cattolico. Mi ricordo che solo 6 - 7 anni fa la CGIL di Padova ha invitato esponenti dell'OLP a parlare della Palestina, e mandava frquenti articoli sulla drammatica situazione dei palestinesi, oggi di questo non ne parla piu'...