Il bisogno di anteporre la condanna di Gheddafi e la necessità della sua cacciata alla critica dell’intervento occidentale è un dazio pagato alla propaganda imperialista che depotenzia nei fatti ogni sera opposizione all’aggressione in corso… Anche se si trattasse di un regime molto peggiore di quello di Gheddafi noi ci schiereremmo anzitutto contro l’intervento militare e gli interessi del nostro Stato, come di quello delle altre potenze occidentali, per il banale motivo che confondendo i due livelli nella migliore delle ipotesi si mettono sullo stesso piano le responsabilità delle maggiori potenze occidentali con quelle di un regime che cercato di resistere a queste pretese. Ovvero tra chi domina e chi è dominato nella gerarchia mondiale.
(Red Link)
E’ sempre molto semplice tirarsi dietro il popolo, che sia una democrazia, una dittatura fascista, un parlamento o una dittatura comunista. Voce o non voce, il popolo può sempre essere portato a obbedire ai suoi capi. E’ facile. Tutto quello che gli si deve dire è che è sotto attacco e denunciare i pacifisti di mancanza di patriottismo e che espongono il paese a pericoli. Funziona in qualsiasi paese.
(Hermann Goering al Tribunale di Norimberga)
2 Aprile dei cerchiobottisti
Il 2 aprile terza manifestazione in 7 giorni contro la guerra, dopo quella di sabato in cui l'acqua ha affogato i timidi cartelli personali contro l'assalto Nato alla Libia. E, immancabilmente, Gino Strada (peccato!), Luigi Ciotti, Renzo Piano (devastatore di regime), Maurizio Landini (traviato), Massimiliano Fuksas (vedi Piano) e Luisa Morgantini (vestale nonviolenta del disarmo unilaterale dei palestinesi), firmano l'appello "Due aprile" mettendo in cima l'aporia UE-USA-Nato: "Gheddafi ha scelto la guerra contro i propri cittadini e i migranti". Imperativo categorico: a un simile soffietto a coloro che sbranano la Libia con il pretesto falso e bugiardo di un Gheddafi killer del "proprio popolo" (vedi precedenti pataccari di Saddam e Milosevic),io non partecipo. Io con i vari Sullo, Vendola, Cgil, Arci, voraci Ong, Rossanda, Morgantini, micro-e magno”comunisti” del pacifismo con riserva umanitaria, non marcio. Li lascio in compagnia del "manifesto" (salvo pochi resistenti) e della debenedettista "Repubblica", trainati dalle proprie lobby israeliane, i cui reportage scadono in bollettini del Comando Alleato, quanto meno per ciò che riguarda la demonizzazione del renitente alle rapine occidentali da abbattere, rispetto alla quale le lacrimucce sugli eccessi bombaroli non sono che la solita spampanata foglia di fico. L'invocazione della venerata maestra Rossanda a liquidare la Libia sovrana "con ogni mezzo, comprese le brigate internazionali tipo Spagna (fenomenale salto logico), ha fatto uscire allo scoperto la canea dei residui lettori del "quotidiano comunista", scatenati in lettere al tritolo contro i "gheddafiani" Parlato, Matteuzzi, Dinucci, in cui si accreditano e rinforzano, sulla scia tossica del vecchio mestatore e sparaballe Stefano Liberti da Bengasi, la mattanza dei libici nel nome della crociata contro "dittatore, pazzo criminale, assassino, vigliacco, terrorista, stragista" (così lo scriba imperiale, Alessandro Golinelli, ospitato sul “manifesto”. Scrive questo parodista del giornalismo, con i segni dei morsi dei vampiri Nato ancora sul collo, che "la tiritera antimperialista e l'insistenza sugli sforzi diplomatici sono moralmente indecenti". La sua è la decenza morale dei morti viventi nel cui baccanale necrofago notturno si aggira in compagnia di coloro che, visti inebriati di sé alla manifestazione per l'acqua bene comune, “acqua azzurra, acqua chiara” cantavano!, navigano leggeri e soddisfatti sull'onda di fango che travolge il bene comune Libia.
Il Day after che si aprirà domani sulle rovine di un paese e sul cadavere del suo leader cannibalizzati sulla tavola della globalizzazione imperialista, vedrà beni comuni un tempo assicurati a sei milioni di cittadini e due milioni di immigrati, come carburanti, acqua, luce, istruzione, salute, casa, contadini e studenti esentasse, magari anche dignità nazionale e protagonismo sociale, trasformati in beni comuni di Total, Boeing, Shell, BP, Halliburton, Monsanto, Veolia-Suez (vedi Iraq). Resteranno inceneriti dal macabro sole spento del Day after? E non potranno neanche più ricomporsi abbeverandosi al sangue che un tempo gli stillava da contratti equi e non marchionneschi con una Libia del rispetto per la parità tra partner: mobilità, riscaldamento, Pil… Gli canterà l’elogio funebre, dall’alto della corazzata “Quirinale”, il Caino che l’altro giorno all’ONU ha voluto riproporre, oltre al bianchetto sull’articolo 11 della Costituzione, guardata con occhio strabico alfaniano, il cantico delle creature che una cosa sanno fare dalla notte dei tempi: pugnalare alle spalle gli amici: Basta con i regimi delle menzogne, l’Italia si è assunta le sue responsabilità, vamos a matar. Anche lui con la sua foglia di fico: “Auspico che da tutti venga adottata la moratoria della pena di morte”. Osservazione di cattivo gusto che, a dispetto delle pugnalate alle spalle che ne svelavano la fetida ipocrisia, ha contribuito a far escludere l’Italia – quella delle basi d’attacco in casa sua subito concesse - dal video-vertice dei boia (Obama, Cameron, Sarkozy, Merkel). Non sorprendentemente, visto che in contemporanea costoro, con i loro Tomahawk e bombe all’uranio, stavano eseguendo per ogni dove in Libia e altrove pene di morte che il succitato Goering, con i suoi campi, lo avrebbero fatto impallidire.
EroiVa detto per primissima cosa che con ogni evidenza il popolo libico, con le sue forze armate, sapendo bene cosa è in gioco tra la Libia di questi 40 anni e la Libia irachizzata dalla “comunità internazionale, sta con il padre e difensore della patria, Gheddafi e che con il genocidio in atto dei revanscisti del colonialismo stanno un’accolita di venduti, fanatici della Sharìa e mercenari tenuti in piedi da teste di cuoio occidentali e missili all’uranio a cui, del resto, essi stessi e i loro figli sono destinati. Onore e plauso infiniti ai combattenti della Libia libera, sovrana e non domata, che eroicamente, quanto i partigiani iracheni e afghani, sotto l’assalto di turbe codarde e inette di briganti e le bombe dei cannibali, resistono, avanzano e, nelle città libere ribadiscono il loro impegno per la patria e il suo leader. Le maggiori tribù del paese continuano a schierarsi con Gheddafi, compresa quella più numerosa di tutti (1 milione), Warfalla, che ha annunciato una “marcia verde” della pace verso Bengasi e la lotta contro gli aggressori imperialisti, quella di cui è figlio Gheddafi, Gadadfa, quella che domina l’intero occidente, Tarhuna, e quella del Sud, Megarha. Dal che si può dedurre chi spara davvero sul popolo libico. E risulta ridicola la dabbenaggine di Tommaso de Francesco (“il manifesto”) che dà credito a una presunta lettera ed evidentissimo falso di una tribù del Jebel-Nefusa, che, sciorinando tutte i punti della demonizzazione di Gheddafi inventati a Langley, plaude alla conquista occidentale del proprio paese. Cosa che nessun libico non rincoglionito o venduto farebbe mai. Avrebbe fatto meglio, De Francesco, a pubblicare la lettera a Putin e Medvedev, scritta da alcune decine di medici russi tuttora in servizio volontario a Tripoli, che, testimoni diretti e inoppugnabili, denunciano l’apocalisse franco-Nato abbattutasi sui civili e descrivono un popolo in piedi accanto alla sua guida che sa di combattere per i diritti e il benessere acquisiti e contro chi gli vorrebbe far fare la fine dei 2 milioni di iracheni massacrati, dei 4 milioni sradicati, del resto ridotto all’”età della pietra. Mentre le loro ricchezze fanno viaggiare i Suv e scaldano le case dei loro boia.
Irachizzare? Balcanizzare?A Londra, prima i quattro decisori globali, senza ovviamente l’ex-socio italiano di Gheddafi da punire e depredare dei benefici acquisiti grazie ai rapporti con il colonello, poi i 40 ausiliari della “comunità internazionale” si sono riuniti essenzialmente per discutere le soluzioni A e B. A: prendersi tutta la Libia, ammazzare Ghedddafi e partire da lì alla riconquista dell’intero continente. Continente da castigare anche perché l’Unione Africana si è rifiutata di partecipare all’autoschiavizzazione, mentre però il santone Nelson Mandela, colui che ha consegnato il Sudafrica al dominio delle élites capitaliste bianche e nere, non ha voluto spendere una sola parola in difesa del governante che, pure, aveva contribuito in misura rilevante, alla liberazione del suo paese e di altri del continente. Il piano A avrebbe però comportato truppe a terra, con conseguenti perdite da aggiungere a quelle afghane e irachene, tali da provocare ulteriori defezioni dalla ”coalizione dei volenterosi” e suscitare perplessità arabe, africane e di tutto il Sud del mondo.
bombe intelligenti sulle case di Tripoli
mercenari neutralizzati
Soluzione B: accontentarsi della Cirenaica, di quante installazioni e giacimenti petroliferi recuperate (e di gas nel mare tra Tunisia e Cipro, la cui parte palestinese davanti a Gaza è già stata rubata da Israele con l’operazione “Piombo Fuso”), di un regime compiacente a Tripoli e di un Gheddafi in esilio. La B verrebbe preferita se la pioggia di morte collettiva sulla Libia libera non riuscisse a decimare la popolazione resistente e una Libia tutta occupata susciterebbe quella resistenza di popolo che è costata agli Usa 8 anni di sconfitte in Iraq e 10 in Afghanistan. Va detto per inciso che la dabbenaggine del “manifesto” non si limita a T.D.F., e alla sconcia propaganda pro-“giovani rivoluzionari” spurgata da Liberti a Bengasi. Visto che Obama, intervenendo a reti unificate, proclama che gli Usa difenderanno in Libia e ovunque i propri “interessi e valori” (vale a dire depredazioni, devastazione e uccisioni in massa), uno sbigottito Marco d’Eramo, acclamato esperto di cose Usa, rimugina: “Chi avrebbe mai immaginato uno scenario simile nel novembre 2008, quando Obama fu eletto come candidato pacifista”. Chi? Evidentemente non tu, d’Eramo, né le ginocrate che ululavano di piacere per “l’uomo nero del cambio”, ma chiunque non fosse un boccalone radical.chic, imbevuto di ottusità e compiacenze borghesi e avesse presente l’immutabile strategia dei poteri, Wall Street, multinazionali, Pentagono, che finanziavano Obama e gli hanno fatto trovare il copione bell’e scritto sul tavolo della Sala Ovale.
commilitoni dei "giovani rivoluzionari" di Bengasi
“Giovani rivoluzionari”Qualcuno, a sinistra e non solo, uscendo da un lungo coma poco vigile, inizia a porsi la domanda che, fin dal primo momento dei casini bengasiani, avrebbe dovuto essere la prima e principale, tale da spazzar via le puttanate dei velinari sui “giovani rivoluzionari”. I primi caporioni installati sotto l’etichetta “Consiglio Nazionale di Transizione” erano due felloni del governo libico, cari alla Francia, il ministro della giustizia e quello degli interni, con cui Gheddafi aveva rotto in seguito a rapporti su atrocità contro detenuti, abusi e ruberie commesse da costoro. Trattavasi di esemplari classici del fantocciame imperialista, selezionati dagli infiltrati occidentali sul posto su indicazione di Parigi: delinquenti ricattabili alla Thaci, Karzai, Maliki, Mubaraq. Dopo essere serviti a proclamare uno sfaldamento dello Stato libico e un isolamento di Gheddafi, sono stati sostituiti da due arnesi tipo l’iracheno Chalabi, prezzolato fiduciario Cia che da Londra e Washington sparava fandonie su Saddam e sulle armi di distruzione di massa. Capo del nuovo Governo di Transizione è Mahmud Jibril, riunitosi giorni fa con i trucidatori del suo popolo, Hillary Clinton e Sarkozy. Uomo chiave di Washington e Londra, era a capo dell’Ufficio Nazionale per lo Sviluppo Economico (zeppo di aziende di consulenza anglo-statunitensi) che propugnava la penetrazione economica di Usa e UK promuovendo liberalizzazioni e privatizzazioni, fino a quando Gheddafi non l’ha neutralizzato. Docente di Pianificazione strategica e processi decisionali all’università di Pittsburgh, Jibril ha trascorso la vita a predicare, su imbeccata dei suoi padroni, il vangelo neoliberista in tutti i paesi arabi. Un cablogramma diplomatico rivela come, in tempi precedenti il colpo di Stato, Jibril avvertisse Washington della “crescente competizione per le risorse petrolifere libiche di Europa, Russia, Cina e India” e raccomandasse di buttarsi sulle “future privatizzazioni libiche di infrastrutture, sanità e istruzione”. L’ambasciata Usa descriveva Jibril come “interlocutore serio che sa cogliere le prospettive Usa”.
operai africani catturati dai ribelli
Quanto al neo installato comandante militare dei ribelli, si tratta di Hifter Khalifa, ex-colonello dell’esercito, da lunga pezza collaboratore della Cia. Giubilante, il destrissimo “Daily Mail” britannico lo ha definito “uno dei due astri della rivoluzione, recentemente tornato da un lungo soggiorno negli Usa”. Dove negli Usa? A Vienna, Virginia, a due passi da Washington e a 6 km da Langley, sede della Cia che ne ha finanziato la residenza dai primi anni ’90, quando disertò dalle forze armate libiche. Precisa il “Washington Post”, con riferimento ai famigerati “contras” antisandinisti finanziati dagli Usa con i proventi delle armi Usa e israeliane vendute a Khomeini perché divorasse l’Iraq: “Il leader della rivoluzione armata è il colonello Hifter Khalifa, capo di un gruppo tipo Contras chiamato Esercito Nazionale Libico”. “Le Monde Diplomatique” aggiunge che il mercenario fu catturato dalle forze ciadiane filo-Usa di Hisséne Habré mentre combatteva contro il filo-francese Idriss Déby e, dopo aver disertato, entrò nel gruppo Cia, Fronte di Salvezza Nazionale Libico. Significativa anche la scelta del nuovo ministro delle finanze, Tarhuni, cattedratico di economia all’Università di Washington che si definisce “perfettamente in linea con la mentalità occidentale”. Una garanzia per la City e Wall Street.
soldati libici catturati e poi giustiziati dai ribelli (come da video you tube)
Bengasi “liberata”Sotto la direzione di queste carogne vendipatria, si può immaginare come si comportano le bande di islamisti infoiati, mercenari e criminali che imperversano da più di un mese a Bengasi e poi nelle città temporaneamente “liberate”. Ce lo raccontano, non i sicofanti dei “ragazzi rivoluzionari” prodighi di atrocità gheddafiane ai cantastorie del “manifesto” e dei media occidentali, ma testimoni inascoltati e inviati di media conservatori e imperialisti angloamericani, Daily Mail, Daily Telegraph, Los Angeles Times, Reuters, che hanno mantenuto un minimo di, magari astuta, deontologia professionale. Bengasi sotto un controllo poliziesco in cui non si può girare se non sotto controllo stretto degli sgherri golpisti. La persecuzione, detenzione, esecuzione di ottomila cittadini usciti come non ribelli dagli archivi dell’amministrazione statale saccheggiata. La caccia all’uomo nei confronti di lavoratori africani neri immigrati, impiegati in ditte libiche o straniere e che vengono presi casa per casa, picchiati, carcerati, torturati, spesso uccisi. “Li abbiamo visti tirati fuori da celle sotterranee immonde fetide di urina ed escrementi, pieni di bende insanguinate, terrorizzati. Non appena ci esibivano i documenti che comprovavano il loro lavoro, venivano ricacciati in malo modo nelle celle, mentre il miliziano che ci guidava urlava:”Sono mercenari di Gheddafi!”. Nessuno ci ha voluto dire cosa ne avrebbero fatto. Ma gli obitori si riempiono di cadaveri pur in assenza di scontri. A noi risulta che migliaia di uomini sono stati prelevati dalle loro case nella Libia Orientale e poi uccisi. Spesso le loro mogli vengono stuprate, come ci ha raccontato un giovane operaio di una ditta cinese, pestato a sangue e riuscito a fuggire.
E perfino Human Rights Watch, la ONG di Soros specializzata in calunnie, per mantenere un minimo di credibilità ha dovuto esprimere preoccupazione per i massacri compiuti dai ribelli e raccontare episodi come quello del corpo di un civile nero appeso dai “ragazzi” a un gancio di macellaio. Non vi ricorda quanto gli Usa e l’Iran hanno incaricato i loro servi sciti di fare nei confronti della popolazione sunnita in Iraq?
Dove nascono i “giovani rivoluzionari” magnificati da idioti e malfattori mediatici? Le sigle: “Fronte Nazionale per la Salvezza della Libia” (dotato di 7 milioni di dollari dai sauditi), Conferenza Nazionale dell’Opposizione libica, Gruppo di Combattimento Islamico della Libia (utilizzato anche in Kosovo, Bosnia e Cecenia), tutti gestiti e finanziati dai servizi sauditi, britannici, statunitensi. Una prima rivolta di natura integralista, nel nome dell’agenzia Cia Al Qaida (quanto aveva ragione Gheddafi!) la scatenarono a metà degli anni ’90 con una formazione chiamata “Al Jama’a al-Islamiyah al-Muqatilah bi-Libya”. Il massacro di cui blaterano gli avvoltoi fu la repressione di forze regolari che in simile evenienza sarebbero state impiegate in qualsiasi paese. I miliziani di questi gruppi erano stati addestrati da Israle e Usa in paesi dell’Africa centrale e occidentale. La parigina “African Confidential Newsletter” riferiva nel 1989 che gli Usa e Israele avevano allestito basi in Ciad e paesi vicini per addestrare 2000 ribelli libici catturati durante la guerra in Ciad. I fondi provenivano da Arabia Saudita, Egitto, Marocco e Israele. Il Fronte Nazionale partecipò poi, nel 2005 a Londra, a una conferenza nazionale dell’opposizione libica, in cui gli vennero assicurate risorse britanniche. Nel 2007 questo Fronte, composto da milizie di espatriati e da integralisti Al Qaida reduci dalla guerra contro i sovietici in Afghanistan, tenne il suo congresso nazionale negli Stati Uniti, quando gli fu affidata dalla Cia la lista delle atrocità e degli abusi da attribuire a Muammar Gheddafi e da incanalare verso la stampa occidentale. Gli furono anche commissionati una lunga serie di assassinii di militari e poliziotti libici. Un loro esponente di punta, Sufiyan al-Koumi era segretario del fiduciario Cia, Osama bin Laden, e aveva creato a Derna, estremo est, un “emirato islamico”. Catturato in Pakistan, gli Usa lo avevano spedito in Libia.
Arrivano i cari fratelliCome in Egitto e in Tunisia, ecco che anche all’orizzonte di Bengasi si materializza, sullo sfondo della storica componente salafita, la Fratellanza Musulmana. Con lo stesso scopo: in Egitto e Tunisia, dove collaboravano con i regimi vassalli dell’Occidente in qualità di opposizione di sua maestà, per riportare l’insurrezione popolare nell’alveo del controllo totalitario e dell’economia neoliberista; in Libia per candidarsi a gestore del dopo-Gheddafi, moderatamente islamico, accanitamente anti-laico e dotato di quadri meno rozzi e incompetenti dei teppisti oggi in auge, sotto l’egida dei padrini occidentali. Dall’inizio della rivolta membri della Fratellanza sono piovuti a Bengasi da tutti i paesi. Uno dei suoi massimi dirigenti, Abdulmonem Hresha, amnistiato da Gheddafi nel 2006 dopo una detenzione per sedizione e poi emigrato in Canada, si è candidato da Londra a interlocutore privilegiato degli aggressori. Un altro esponente di primo piano della Fratellanza, predicatore nel Qatar partecipe ai bombardamenti, ha emanato una fatwa che ordinava ai soldati libici di assassinare Gheddafi. Del resto, nulla da temere hanno i colonialisti dai fratelli. Hresha lo ha ribadito quando ha dichiarato alla BBC che i bombardamenti della Libia erano i benvenuti, che il sistema politico desiderato era quello di Canada e Regno Unito, e che i fratelli saranno sempre i migliori amici dell’Occidente. Questo, dunque, è il materiale umano che da Bengasi, dai deficienti o perfidi della “sinistra” al traino dei carri di guerra, ci viene rifilato come “giovani rivoluzionari”, “combattenti della libertà”, “protagonisti della democrazia”. C’è da urlare di rabbia. Prometeo incatenato al Caucaso e con l’aquila a strappargli il fegato non potrebbe urlare più forte.
UranioVediamo cosa avranno sulla loro coscienza delocalizzata i nostri capitani coraggiosi in lista d'attesa in coda alla Grande Armata che, mandata in avanscoperta la ciurmaglia dei bucanieri indigeni, si appresta a riservare al popolo libico - e arabo-africano in generale - la pulizia etnica riservata agli autoctoni d'America e, più recentemente ai serbi del Kosovo e alle genti titolari di Iraq e Afghanistan. Se nel primo giorno si sono abbattuti sulla Libia 112 Tomahawk, dopo un mese quanti ne sono piombati su quelle che, secondo testimoni anche occidentali, sono le case, gli ospedali e le scuole, oltrechè i carri armati e le caserme? Se a questi missili, aggiungi i Cruise, le bombe ad alta pentrazione, i 6mila proiettili al minuto sparati dagli A-10, quante dall'uranio polverizzati, quante divoratene da cancri futuri ad infinitum, saranno le vittime, compresi, come in Kosovo, i briganti assoldati per fare da apripista e alibi umanitario e soprannominati, come usa nelle mafie, con simpatici nomignoli depistanti come "giovani rivoluzionari"?
Massimo Zucchetti, autorevole esperto di impianti nucleari al Politecnico di Torino, ci spiega che ogni missile contiene fino a 400 kg di uranio. Nel complesso si tratta già il primo giorno di 400 tonnellate, 40 volte quanto sparato sul Kosovo (nostri militari compresi), l'equivalente di tutta la prima guerra del Golfo. Gli ordigni disintegrano ogni cosa, producono 5000° gradi di calore, spargono nell'etere polveri invisibili di particelle di ossido d'uranio e, dopo la strage iniziale, ne producono una strisciante nei secoli: pandemie di tumori, patologie respiratore e neurologiche, distruzione dell'apparato riproduttivo, malformazioni di generazioni di neonati. Se, come me, li avreste visti in Iraq, questi neonati senz'occhi o con gli occhi sulla schiena, con il cervello fuori dalla scatola cranica, con due teste e sei arti, o senza del tutto, privi di organi sessuali, o con quelli maschili in corpi femminili, avreste un'idea di cosa dovrebbe pesare sulla coscienza dei nostri e altrui capitani coraggiosi. "Dovrebbe". Ma hanno gli antidoti. Grazie al sangue spremuto da papi e sovrani ai subordinati, uno se ne sta in 300 stanze di tappeti persiani, opere del Caravaggio, boiserie Luigi 14, broccati di Damasco sui letti, in cima al Colle e guarda dall'altissimo folle adoranti; un altro, con 42 milioni di reddito, è il più ricco di tutti i cittadini e delinquenti e si allieta di zoccole travestite da poliziotte e infermiere, fottendosene di tutti e di tutto Poi ci sono, a scendere, nell'elenco dei più ricchi politici, primo La Russa, secondo Tremonti, terzo Brunetta, tre capisquadra della banda bassotti nazionale cui si devono i più massicci trasferimenti di ricchezza della nostra storia dal basso verso i signori della guerra. Militare e sociale. Cosa volete che gliene freghi dell'uranio. Sono gli sguatteri dei tecnici della globalizzazione imperiale. Si bombardano i primitivi, li si fanno fuggire disperati e affamati, in parte se ne fa una minaccia mortale al nostro modo di vivere, squallidino ma ancora sostenibile, in parte si approfitta della loro disponibilità alla schiavismo per marchionnare gli autoctoni. Le prove le si erano fatte in Europa Orientale, dopo la gloriosa caduta del muro. E c’è ancora chi, magari la biologa rumena che pulisce i nostri appartamenti, rimpiange Ceausescu e maledice chi glie lo ha portato via, insieme a salute, lavoro, casa, scuola.
Salvare i civili uccidendoli"Gheddafi bombarda il suo popolo. Bisogna salvare i civili". E la "no-fly-zone" deliberata dall'ONU si trasforma in una settimana (finora) di diluvi di missili all'uranio su tutta Tripoli e altre città in mano al governo legittimo. A Tripoli si mostrano decine di cadaveri intrisi di sangue fresco, ma Nigro di Sion- "Repubblica" sospetta che siano "corpi di ribelli ammazzati da Gheddafi". Infatti i missili non polverizzano nel raggio di centinaia di metri e l'uranio non uccide per millenni, tutt'altro, spargono democrazia e violette. Nigro fa il paio con quello Stefano Liberti del Sion-"manifesto" che da settimane insulta l'intelligenza dei lettori e insozza la deontologia giornalistica riferendo unicamente le sconce balle dei "giovani rivoluzionari" (leggi mercenari e criminali) di Bengasi. Robert Gates, ministro dell'Offesa Usa, che aveva diramato quell'ordine di servizio ai suoi falsari mediatici, ringrazia e conferma: "Non sono gente frantumata dai nostri missili, ma vittime di Gheddafi". Vedete come funziona oggi la sinergia, via via perfezionata con sempre più arruolati - a sinistra e pertanto più credibili dei guerrafondai -, tra primo potere genocida e quarto potere che fa da "palo"? Falsi campi di concentramento di Milosevic, falsa strage di Razak e falsa pulizia etnica serba; falsa Al Qaida, falsi massacri di curdi, falsi bambini strappati dalle incubatrici nel Kuweit, false fosse comuni in Iraq, false armi chimiche esibite da Powell all'ONU; razzi-carta di Hamas, "pirati somali" che difendono le loro acque e terre dalle predazioni e dai rifiuti tossici occidentali; "Al Qaida" accreditata dalla Cia e dal Centro Nazionale Antiterrorismo Usa nello Yemen da sottrarre alla rivoluzione: sono le "pistole fumanti" dell'imperialismo, dei suoi sgherri europei, oggi per la Libia in lotta fratricida per dividersene le spoglie, e anche dei sinistri vasellinatori di Tornado e F16. Sabato 26 marzo, alla serena e trasversale processione per l'acqua, contro il nucleare e quasi per niente contro la guerra (su quella gli scaltri sinistri si sono spezzettati in ben tre manifestazioni nazionali in ben 7 giorni!), il mio amico e compagno Piero Bernocchi (portavoce Cobas) mi ha voluto convincere che a Bengasi ci stanno "anche" i veri rivoluzionari. Lo scombiccheriato "Partito del né-né", tappetino rosso degli "interventi umanitari" fin dal "né con la Nato, né con Milosevic", cresce e si moltiplica. E puzza di morte.
L'agenzia svizzera WCTI-TV, citando il capitano Timothy Patrick del 26° Reparto Marines US, comunica che 2.200 marines sono sulle coste libiche (a terra?) e difendono la città Ajdubiyah (massimo complesso petrolifero) dagli attacchi di Gheddafi. Meno male che avevano spergiurato "Mai truppe di terra" (salvo i pitbull francesi), come se avessero mai pensato che l'accozzaglia di mercenari, venduti e senza motivazione che quella degli sciacalli, avesse potuto sconfiggere il popolo libico che lotta in difesa della sua sovranità, del suo benessere e dei suoi diritti antiglobalizzazione! Quei tagliagole e serial-killer di marines sono l'avanguardia di coloro che in Iraq hanno trucidato un paese e due milioni di abitanti e, dopo 8 anni, non ce l'hanno ancora fatta a domare il popolo iracheno in armi o in piazza. Sono quelli che in Afghanistan fanno ciò che i videogiochi di morte e sopraffazione gli hanno opportunamente insegnato fin dalle elementari: giocare al tirassegno contro civili e poi seccarne peni, naso o dita e appenderseli al collo. Il popolo libico verrà squartato, ma come ha resistito per trent'anni all'occupazione genocida italiana, non si lascerà sconfiggere neanche da quella in atto. E pensare che gli avvoltoi che imperversano sulla Libia hanno anche piume rosse...Senza le quali sarebbero polli. Per chi non intende, le piume rosse - si fa per dire - sono quelle dei né-né, collaudati fin dai tempi osceni del "né con Milsoevic, nè con la Nato" e ora in grande spolvero con "nè con Ghedddafi, nè con la guerra". Miserevoli e vili cerchiobottisti, campioni di Ratzinger e Obama.
Angela Merkel reprobaGli ultrà sionisti di "Repubblica" sbeffeggiano gongolanti Angela Merkel per la sua sconfitta alle regionali del Baden Wuerttemberg e del Rheinland-Pfalz. Giuggiolano anche, inusitatamente per il vessillifero debenedettiano di tutti gli inquinamenti, per l'avanzata dei Verdi. Lo attribuiscono, questi quaquaraquà della guerra, alla mancata partecipazione tedesca al mattatoio libico. E s'illudono sapendo di mentire e mentirsi. La botta la Merkel l'ha avuta grazie all'esplosione nucleare in Giappone, visto che troppo tardi ha sospeso il prolungamento delle sue centrali. E per lo stesso motivo ne hanno aprofottuto gli antinuclearisti verdi, loro, sì, pitbull di guerra, dal cialtronesco sionista Cohn Bendit in giù. Ma la trombetta sionista di Mauro non vede che disertori di guerre sante giudaico-cristiane. E li sbeffeggia gongolante. Compresa la coppia tentenna Berlusconi-Bossi, sotto schiaffo israeliano, mica perchè ruba e fascisteggia, anzi, ma perchè s'è intrattenuta con il penultimo arabo non sionizzato e ne ha tratto benefici. Anche per il paese. Così impara a mettersi la kefiah insieme alla kippa. Ne sanno qualcosa anche Moro e Andreotti.
In Argentina pagano i progenitori dei golpisti di BengasiGigantesca sfilata di popolo a Buenos Aires, con in testa le abuelas de Plaza de Mayo di Estela Carlotto e le Madres di Ebe Bonafini, nel 35° del colpo di Stato e dei boia della P2: 30mila desaparecidos e, da quando ci sono i Kirchner, 169 genocidi torturatori condannati, 856 processati. Quando parliamo di Libia, prima sciacquiamoci la bocca delle scelleratezze compiute dagli italiani in quel paese, poi ricordiamoci che chi l'assalta oggi, sotto copertura dei mercenari, "rivoluzionari" solo per allocchi e complici, sono gli stessi che misero a capo dell'Argentina, di tutta l'America Latina gli aguzzini Usa dell'Operazione Condor. I banditi vendipatria di Bengasi forniranno a Obama, equipollente di Kissinger, gli equivalenti di quelli. E da noi la stessa P2 che puntellava i generali argentini, oggi puntella i carnefici della Libia. Ad affilare la mannaia, i mentecatti codardi delle "sinistre".
manifestazione per Assad
Avvoltoi sulla SiriaQuesti si sono detti: caspita, le masse arabe ci stanno rovesciando i nostri pupazzi-boia e osteggiando i nostri modelli di dominio e rapina. Buttiamo qualche pupazzo (non quello del Bahrein, chè lì c'è la nostra flotta da usare contro l'Iran), vediamo di castrare le rivoluzioni con qualche nuovo burattino e approfittiamo della situazione per buttare all'aria due governi che non ci obbediscono e rifiutano la nostra globalizzazione deregolamentatrice, privatizzatrice, rapinatrice: Libia e Siria. Ovviamente la sinistra, codina, ottusa e masochimbecille, si adegua di corsa per far bella figura umanitaria, travolge le esitazioni di un governo che non ha più una lira da spendere per una società esasperata e, con Napolitano alfiere, si pone in testa ai peones d'assalto comandati dall'Impero. E Bashar Assad e Muammar Gheddafi, utilizzando veline Cia e Mossad, vengono messi alla gogna accanto a Mubaraq, Ben Ali, Ali Saleh. Che sarebbe come mettere nella stessa zuppa broccoli e la Digitale Purpurea. Così i morti della repressione di Assad passano nel giro di due giorni da 8 a oltre 100, secondo il manualino per cui in Libia, a 24 ore dall'inizio del colpo di Stato, si era a 10mila morti (probabilmente quelli che le bande di mercenari di Bengazi hanno fatto fuori nella loro caccia al gheddafiano e al lavoratore africano nero immigrato e fatto passare per "mercenario", come riferiscono da quella città giornalisti meno fetidi di Stefano Liberti del "manifesto" e degli immancabili infiltrati di "Peace Reporter").
La "rivoluzione" in Siria è fasulla ed eterodiretta come quella libica. Si spegnerà in un paese dove nessuno è povero, che ha accolto un milione di vittime irachene del genocidio USraeliano, che da 45 anni si sa mutilato e assediato dal mostro nazisionista coperto da compari e padrini feudal-imperiali. Ma è propedeutica all'assalto israeliano via Libano, una volta che il teatrino dei pupi chiamato Tribunale Speciale per il Libano avrà svolto il compito, assegnatogli dai massacratoiri di Jugoslavia, Iraq, Libia, Somalia, Pakistan e Afghanistan, di spostare la colpa - vera - israeliana dell'assassinio Hariri su Hezbollah e, quindi, sulla Siria. Insomma, è un'operazione davvero strabiliantemente schifosa: mentre le masse arabe in rivolta minacciano di sottrarre al Nuovo Ordine Mondiale gli avamposti consolidati da anni, armi e dollari, la narco-petrol-uranomafia USraele-UE cerca di recuperare posizioni disintegrando e massacrando Libia, Siria e Libano. Operazione che poi sarà l'apripista per l'assalto alll'Iran, stavolta non più nucleare strisciante come in Serbia, Iraq, Afghanistan, Libia, ma nucleare col botto. Intanto si susseguono le testimonianze di chi a Damasco, Latakia e altre città ha notato personaggi estranei fomentare la rivolta e a volte sparare sulla gente. Qualcuno ne è stato catturato e alla tv di Stato ha ammesso di essere al servizio di misteriosi ufficiali pagatori occidentali. Qualcosa di simile era successo quando il Tribunale Speciale sul Libano, prima di volgere le sue attenzioni su Hezbollah, aveva tentato di accusare la Siria dell’attentato Mossad contro Hariri. Passò poco tempo che alla tv si succedettero falsi testimoni pentiti, che ammisero di essere stati istigati dal procuratore tedesco del tribunale, noto giudice dei processi voluti dagli Usa. E martedì a Damasco e in tutte le città siriane un clamoroso ceffone a tutti gli sciacalli delle autentiche rivolte arabe contro i modelli politici ed economici imposti dall’imperialismo l’hanno dato i milioni di siriani scesi in piazza per difendere il loro governo. Un governo che ospita e nutre un milione di profughi iracheni, fuggiti dal destino che ora i cospiratori contro la Siria vorrebbero imporre anche alla Libia. Paragoniamo la Siria all’Italia di Lampedusa e dei Cie. E poi parliamo.
Dopochè madama Rossanda ha fatto richiamare da Tripoli l'onesto Matteuzzi del "manifesto", a Bengasi hanno mandato Stefano Liberti, uno pseudogiornalista inquadrato nella riconquista coloniale dell'Africa che, privo di ogni capacità di analisi di fatti e retroscena, ci spara da una settimana esclusivamente le sanguinolenti balle dei briganti quinte colonne delle SS Nato. Un infame. Ci racconta che Gheddafi ha minacciato di uccidere porta per porta gli abitanti di Bengasi. Falso. Ha detto che cattureranno tutti i mercenari armati. Nessuno ci racconta che gli ascari razzisti della Nato a Bengasi stanno facendo la caccia all'uomo di lealisti e soprattutto di africani neri: catturano, violentano, torturano, uccidono. Fonte: giornalisti sul luogo che non sono al servizio dei colonialisti.
TerroristiDa tre giorni i nazisionisti, approfottendo dell'attenzione sulla Libia, attaccano con droni e bombardieri il territorio inerme di Gaza. Nessuno ne parla, nessuno ci racconta i bambini e le donne trucidate. Tutti parlano della donna israeliana uccisa per rappresaglia da un ordigno a Gerusalemme. Solo i nostri amici hanno il diritto di praticare il terrorismo. Quelli che se ne difendono sono criminali... Distratti scientificamente dai macelli Nato in Libia, sorvoliamo su 9 civili di Gaza ammazzati da tank e aerei nazisionisti. Nessun intervento umanitario, neanche in difesa dei 40 ammazzati dai nostri alleati in Bahrein e dei 50 in Yemen. Intanto salviamo vite in Libia bombardando a tappeto con uranio ammazza-generazioni. Centinaia di civili uccisi, ma sono ovviamente solo mattoni della caserma di Gheddafi.
(Red Link)
E’ sempre molto semplice tirarsi dietro il popolo, che sia una democrazia, una dittatura fascista, un parlamento o una dittatura comunista. Voce o non voce, il popolo può sempre essere portato a obbedire ai suoi capi. E’ facile. Tutto quello che gli si deve dire è che è sotto attacco e denunciare i pacifisti di mancanza di patriottismo e che espongono il paese a pericoli. Funziona in qualsiasi paese.
(Hermann Goering al Tribunale di Norimberga)
2 Aprile dei cerchiobottisti
Il 2 aprile terza manifestazione in 7 giorni contro la guerra, dopo quella di sabato in cui l'acqua ha affogato i timidi cartelli personali contro l'assalto Nato alla Libia. E, immancabilmente, Gino Strada (peccato!), Luigi Ciotti, Renzo Piano (devastatore di regime), Maurizio Landini (traviato), Massimiliano Fuksas (vedi Piano) e Luisa Morgantini (vestale nonviolenta del disarmo unilaterale dei palestinesi), firmano l'appello "Due aprile" mettendo in cima l'aporia UE-USA-Nato: "Gheddafi ha scelto la guerra contro i propri cittadini e i migranti". Imperativo categorico: a un simile soffietto a coloro che sbranano la Libia con il pretesto falso e bugiardo di un Gheddafi killer del "proprio popolo" (vedi precedenti pataccari di Saddam e Milosevic),io non partecipo. Io con i vari Sullo, Vendola, Cgil, Arci, voraci Ong, Rossanda, Morgantini, micro-e magno”comunisti” del pacifismo con riserva umanitaria, non marcio. Li lascio in compagnia del "manifesto" (salvo pochi resistenti) e della debenedettista "Repubblica", trainati dalle proprie lobby israeliane, i cui reportage scadono in bollettini del Comando Alleato, quanto meno per ciò che riguarda la demonizzazione del renitente alle rapine occidentali da abbattere, rispetto alla quale le lacrimucce sugli eccessi bombaroli non sono che la solita spampanata foglia di fico. L'invocazione della venerata maestra Rossanda a liquidare la Libia sovrana "con ogni mezzo, comprese le brigate internazionali tipo Spagna (fenomenale salto logico), ha fatto uscire allo scoperto la canea dei residui lettori del "quotidiano comunista", scatenati in lettere al tritolo contro i "gheddafiani" Parlato, Matteuzzi, Dinucci, in cui si accreditano e rinforzano, sulla scia tossica del vecchio mestatore e sparaballe Stefano Liberti da Bengasi, la mattanza dei libici nel nome della crociata contro "dittatore, pazzo criminale, assassino, vigliacco, terrorista, stragista" (così lo scriba imperiale, Alessandro Golinelli, ospitato sul “manifesto”. Scrive questo parodista del giornalismo, con i segni dei morsi dei vampiri Nato ancora sul collo, che "la tiritera antimperialista e l'insistenza sugli sforzi diplomatici sono moralmente indecenti". La sua è la decenza morale dei morti viventi nel cui baccanale necrofago notturno si aggira in compagnia di coloro che, visti inebriati di sé alla manifestazione per l'acqua bene comune, “acqua azzurra, acqua chiara” cantavano!, navigano leggeri e soddisfatti sull'onda di fango che travolge il bene comune Libia.
Il Day after che si aprirà domani sulle rovine di un paese e sul cadavere del suo leader cannibalizzati sulla tavola della globalizzazione imperialista, vedrà beni comuni un tempo assicurati a sei milioni di cittadini e due milioni di immigrati, come carburanti, acqua, luce, istruzione, salute, casa, contadini e studenti esentasse, magari anche dignità nazionale e protagonismo sociale, trasformati in beni comuni di Total, Boeing, Shell, BP, Halliburton, Monsanto, Veolia-Suez (vedi Iraq). Resteranno inceneriti dal macabro sole spento del Day after? E non potranno neanche più ricomporsi abbeverandosi al sangue che un tempo gli stillava da contratti equi e non marchionneschi con una Libia del rispetto per la parità tra partner: mobilità, riscaldamento, Pil… Gli canterà l’elogio funebre, dall’alto della corazzata “Quirinale”, il Caino che l’altro giorno all’ONU ha voluto riproporre, oltre al bianchetto sull’articolo 11 della Costituzione, guardata con occhio strabico alfaniano, il cantico delle creature che una cosa sanno fare dalla notte dei tempi: pugnalare alle spalle gli amici: Basta con i regimi delle menzogne, l’Italia si è assunta le sue responsabilità, vamos a matar. Anche lui con la sua foglia di fico: “Auspico che da tutti venga adottata la moratoria della pena di morte”. Osservazione di cattivo gusto che, a dispetto delle pugnalate alle spalle che ne svelavano la fetida ipocrisia, ha contribuito a far escludere l’Italia – quella delle basi d’attacco in casa sua subito concesse - dal video-vertice dei boia (Obama, Cameron, Sarkozy, Merkel). Non sorprendentemente, visto che in contemporanea costoro, con i loro Tomahawk e bombe all’uranio, stavano eseguendo per ogni dove in Libia e altrove pene di morte che il succitato Goering, con i suoi campi, lo avrebbero fatto impallidire.
EroiVa detto per primissima cosa che con ogni evidenza il popolo libico, con le sue forze armate, sapendo bene cosa è in gioco tra la Libia di questi 40 anni e la Libia irachizzata dalla “comunità internazionale, sta con il padre e difensore della patria, Gheddafi e che con il genocidio in atto dei revanscisti del colonialismo stanno un’accolita di venduti, fanatici della Sharìa e mercenari tenuti in piedi da teste di cuoio occidentali e missili all’uranio a cui, del resto, essi stessi e i loro figli sono destinati. Onore e plauso infiniti ai combattenti della Libia libera, sovrana e non domata, che eroicamente, quanto i partigiani iracheni e afghani, sotto l’assalto di turbe codarde e inette di briganti e le bombe dei cannibali, resistono, avanzano e, nelle città libere ribadiscono il loro impegno per la patria e il suo leader. Le maggiori tribù del paese continuano a schierarsi con Gheddafi, compresa quella più numerosa di tutti (1 milione), Warfalla, che ha annunciato una “marcia verde” della pace verso Bengasi e la lotta contro gli aggressori imperialisti, quella di cui è figlio Gheddafi, Gadadfa, quella che domina l’intero occidente, Tarhuna, e quella del Sud, Megarha. Dal che si può dedurre chi spara davvero sul popolo libico. E risulta ridicola la dabbenaggine di Tommaso de Francesco (“il manifesto”) che dà credito a una presunta lettera ed evidentissimo falso di una tribù del Jebel-Nefusa, che, sciorinando tutte i punti della demonizzazione di Gheddafi inventati a Langley, plaude alla conquista occidentale del proprio paese. Cosa che nessun libico non rincoglionito o venduto farebbe mai. Avrebbe fatto meglio, De Francesco, a pubblicare la lettera a Putin e Medvedev, scritta da alcune decine di medici russi tuttora in servizio volontario a Tripoli, che, testimoni diretti e inoppugnabili, denunciano l’apocalisse franco-Nato abbattutasi sui civili e descrivono un popolo in piedi accanto alla sua guida che sa di combattere per i diritti e il benessere acquisiti e contro chi gli vorrebbe far fare la fine dei 2 milioni di iracheni massacrati, dei 4 milioni sradicati, del resto ridotto all’”età della pietra. Mentre le loro ricchezze fanno viaggiare i Suv e scaldano le case dei loro boia.
Irachizzare? Balcanizzare?A Londra, prima i quattro decisori globali, senza ovviamente l’ex-socio italiano di Gheddafi da punire e depredare dei benefici acquisiti grazie ai rapporti con il colonello, poi i 40 ausiliari della “comunità internazionale” si sono riuniti essenzialmente per discutere le soluzioni A e B. A: prendersi tutta la Libia, ammazzare Ghedddafi e partire da lì alla riconquista dell’intero continente. Continente da castigare anche perché l’Unione Africana si è rifiutata di partecipare all’autoschiavizzazione, mentre però il santone Nelson Mandela, colui che ha consegnato il Sudafrica al dominio delle élites capitaliste bianche e nere, non ha voluto spendere una sola parola in difesa del governante che, pure, aveva contribuito in misura rilevante, alla liberazione del suo paese e di altri del continente. Il piano A avrebbe però comportato truppe a terra, con conseguenti perdite da aggiungere a quelle afghane e irachene, tali da provocare ulteriori defezioni dalla ”coalizione dei volenterosi” e suscitare perplessità arabe, africane e di tutto il Sud del mondo.
bombe intelligenti sulle case di Tripoli
mercenari neutralizzati
Soluzione B: accontentarsi della Cirenaica, di quante installazioni e giacimenti petroliferi recuperate (e di gas nel mare tra Tunisia e Cipro, la cui parte palestinese davanti a Gaza è già stata rubata da Israele con l’operazione “Piombo Fuso”), di un regime compiacente a Tripoli e di un Gheddafi in esilio. La B verrebbe preferita se la pioggia di morte collettiva sulla Libia libera non riuscisse a decimare la popolazione resistente e una Libia tutta occupata susciterebbe quella resistenza di popolo che è costata agli Usa 8 anni di sconfitte in Iraq e 10 in Afghanistan. Va detto per inciso che la dabbenaggine del “manifesto” non si limita a T.D.F., e alla sconcia propaganda pro-“giovani rivoluzionari” spurgata da Liberti a Bengasi. Visto che Obama, intervenendo a reti unificate, proclama che gli Usa difenderanno in Libia e ovunque i propri “interessi e valori” (vale a dire depredazioni, devastazione e uccisioni in massa), uno sbigottito Marco d’Eramo, acclamato esperto di cose Usa, rimugina: “Chi avrebbe mai immaginato uno scenario simile nel novembre 2008, quando Obama fu eletto come candidato pacifista”. Chi? Evidentemente non tu, d’Eramo, né le ginocrate che ululavano di piacere per “l’uomo nero del cambio”, ma chiunque non fosse un boccalone radical.chic, imbevuto di ottusità e compiacenze borghesi e avesse presente l’immutabile strategia dei poteri, Wall Street, multinazionali, Pentagono, che finanziavano Obama e gli hanno fatto trovare il copione bell’e scritto sul tavolo della Sala Ovale.
commilitoni dei "giovani rivoluzionari" di Bengasi
“Giovani rivoluzionari”Qualcuno, a sinistra e non solo, uscendo da un lungo coma poco vigile, inizia a porsi la domanda che, fin dal primo momento dei casini bengasiani, avrebbe dovuto essere la prima e principale, tale da spazzar via le puttanate dei velinari sui “giovani rivoluzionari”. I primi caporioni installati sotto l’etichetta “Consiglio Nazionale di Transizione” erano due felloni del governo libico, cari alla Francia, il ministro della giustizia e quello degli interni, con cui Gheddafi aveva rotto in seguito a rapporti su atrocità contro detenuti, abusi e ruberie commesse da costoro. Trattavasi di esemplari classici del fantocciame imperialista, selezionati dagli infiltrati occidentali sul posto su indicazione di Parigi: delinquenti ricattabili alla Thaci, Karzai, Maliki, Mubaraq. Dopo essere serviti a proclamare uno sfaldamento dello Stato libico e un isolamento di Gheddafi, sono stati sostituiti da due arnesi tipo l’iracheno Chalabi, prezzolato fiduciario Cia che da Londra e Washington sparava fandonie su Saddam e sulle armi di distruzione di massa. Capo del nuovo Governo di Transizione è Mahmud Jibril, riunitosi giorni fa con i trucidatori del suo popolo, Hillary Clinton e Sarkozy. Uomo chiave di Washington e Londra, era a capo dell’Ufficio Nazionale per lo Sviluppo Economico (zeppo di aziende di consulenza anglo-statunitensi) che propugnava la penetrazione economica di Usa e UK promuovendo liberalizzazioni e privatizzazioni, fino a quando Gheddafi non l’ha neutralizzato. Docente di Pianificazione strategica e processi decisionali all’università di Pittsburgh, Jibril ha trascorso la vita a predicare, su imbeccata dei suoi padroni, il vangelo neoliberista in tutti i paesi arabi. Un cablogramma diplomatico rivela come, in tempi precedenti il colpo di Stato, Jibril avvertisse Washington della “crescente competizione per le risorse petrolifere libiche di Europa, Russia, Cina e India” e raccomandasse di buttarsi sulle “future privatizzazioni libiche di infrastrutture, sanità e istruzione”. L’ambasciata Usa descriveva Jibril come “interlocutore serio che sa cogliere le prospettive Usa”.
operai africani catturati dai ribelli
Quanto al neo installato comandante militare dei ribelli, si tratta di Hifter Khalifa, ex-colonello dell’esercito, da lunga pezza collaboratore della Cia. Giubilante, il destrissimo “Daily Mail” britannico lo ha definito “uno dei due astri della rivoluzione, recentemente tornato da un lungo soggiorno negli Usa”. Dove negli Usa? A Vienna, Virginia, a due passi da Washington e a 6 km da Langley, sede della Cia che ne ha finanziato la residenza dai primi anni ’90, quando disertò dalle forze armate libiche. Precisa il “Washington Post”, con riferimento ai famigerati “contras” antisandinisti finanziati dagli Usa con i proventi delle armi Usa e israeliane vendute a Khomeini perché divorasse l’Iraq: “Il leader della rivoluzione armata è il colonello Hifter Khalifa, capo di un gruppo tipo Contras chiamato Esercito Nazionale Libico”. “Le Monde Diplomatique” aggiunge che il mercenario fu catturato dalle forze ciadiane filo-Usa di Hisséne Habré mentre combatteva contro il filo-francese Idriss Déby e, dopo aver disertato, entrò nel gruppo Cia, Fronte di Salvezza Nazionale Libico. Significativa anche la scelta del nuovo ministro delle finanze, Tarhuni, cattedratico di economia all’Università di Washington che si definisce “perfettamente in linea con la mentalità occidentale”. Una garanzia per la City e Wall Street.
soldati libici catturati e poi giustiziati dai ribelli (come da video you tube)
Bengasi “liberata”Sotto la direzione di queste carogne vendipatria, si può immaginare come si comportano le bande di islamisti infoiati, mercenari e criminali che imperversano da più di un mese a Bengasi e poi nelle città temporaneamente “liberate”. Ce lo raccontano, non i sicofanti dei “ragazzi rivoluzionari” prodighi di atrocità gheddafiane ai cantastorie del “manifesto” e dei media occidentali, ma testimoni inascoltati e inviati di media conservatori e imperialisti angloamericani, Daily Mail, Daily Telegraph, Los Angeles Times, Reuters, che hanno mantenuto un minimo di, magari astuta, deontologia professionale. Bengasi sotto un controllo poliziesco in cui non si può girare se non sotto controllo stretto degli sgherri golpisti. La persecuzione, detenzione, esecuzione di ottomila cittadini usciti come non ribelli dagli archivi dell’amministrazione statale saccheggiata. La caccia all’uomo nei confronti di lavoratori africani neri immigrati, impiegati in ditte libiche o straniere e che vengono presi casa per casa, picchiati, carcerati, torturati, spesso uccisi. “Li abbiamo visti tirati fuori da celle sotterranee immonde fetide di urina ed escrementi, pieni di bende insanguinate, terrorizzati. Non appena ci esibivano i documenti che comprovavano il loro lavoro, venivano ricacciati in malo modo nelle celle, mentre il miliziano che ci guidava urlava:”Sono mercenari di Gheddafi!”. Nessuno ci ha voluto dire cosa ne avrebbero fatto. Ma gli obitori si riempiono di cadaveri pur in assenza di scontri. A noi risulta che migliaia di uomini sono stati prelevati dalle loro case nella Libia Orientale e poi uccisi. Spesso le loro mogli vengono stuprate, come ci ha raccontato un giovane operaio di una ditta cinese, pestato a sangue e riuscito a fuggire.
E perfino Human Rights Watch, la ONG di Soros specializzata in calunnie, per mantenere un minimo di credibilità ha dovuto esprimere preoccupazione per i massacri compiuti dai ribelli e raccontare episodi come quello del corpo di un civile nero appeso dai “ragazzi” a un gancio di macellaio. Non vi ricorda quanto gli Usa e l’Iran hanno incaricato i loro servi sciti di fare nei confronti della popolazione sunnita in Iraq?
Dove nascono i “giovani rivoluzionari” magnificati da idioti e malfattori mediatici? Le sigle: “Fronte Nazionale per la Salvezza della Libia” (dotato di 7 milioni di dollari dai sauditi), Conferenza Nazionale dell’Opposizione libica, Gruppo di Combattimento Islamico della Libia (utilizzato anche in Kosovo, Bosnia e Cecenia), tutti gestiti e finanziati dai servizi sauditi, britannici, statunitensi. Una prima rivolta di natura integralista, nel nome dell’agenzia Cia Al Qaida (quanto aveva ragione Gheddafi!) la scatenarono a metà degli anni ’90 con una formazione chiamata “Al Jama’a al-Islamiyah al-Muqatilah bi-Libya”. Il massacro di cui blaterano gli avvoltoi fu la repressione di forze regolari che in simile evenienza sarebbero state impiegate in qualsiasi paese. I miliziani di questi gruppi erano stati addestrati da Israle e Usa in paesi dell’Africa centrale e occidentale. La parigina “African Confidential Newsletter” riferiva nel 1989 che gli Usa e Israele avevano allestito basi in Ciad e paesi vicini per addestrare 2000 ribelli libici catturati durante la guerra in Ciad. I fondi provenivano da Arabia Saudita, Egitto, Marocco e Israele. Il Fronte Nazionale partecipò poi, nel 2005 a Londra, a una conferenza nazionale dell’opposizione libica, in cui gli vennero assicurate risorse britanniche. Nel 2007 questo Fronte, composto da milizie di espatriati e da integralisti Al Qaida reduci dalla guerra contro i sovietici in Afghanistan, tenne il suo congresso nazionale negli Stati Uniti, quando gli fu affidata dalla Cia la lista delle atrocità e degli abusi da attribuire a Muammar Gheddafi e da incanalare verso la stampa occidentale. Gli furono anche commissionati una lunga serie di assassinii di militari e poliziotti libici. Un loro esponente di punta, Sufiyan al-Koumi era segretario del fiduciario Cia, Osama bin Laden, e aveva creato a Derna, estremo est, un “emirato islamico”. Catturato in Pakistan, gli Usa lo avevano spedito in Libia.
Arrivano i cari fratelliCome in Egitto e in Tunisia, ecco che anche all’orizzonte di Bengasi si materializza, sullo sfondo della storica componente salafita, la Fratellanza Musulmana. Con lo stesso scopo: in Egitto e Tunisia, dove collaboravano con i regimi vassalli dell’Occidente in qualità di opposizione di sua maestà, per riportare l’insurrezione popolare nell’alveo del controllo totalitario e dell’economia neoliberista; in Libia per candidarsi a gestore del dopo-Gheddafi, moderatamente islamico, accanitamente anti-laico e dotato di quadri meno rozzi e incompetenti dei teppisti oggi in auge, sotto l’egida dei padrini occidentali. Dall’inizio della rivolta membri della Fratellanza sono piovuti a Bengasi da tutti i paesi. Uno dei suoi massimi dirigenti, Abdulmonem Hresha, amnistiato da Gheddafi nel 2006 dopo una detenzione per sedizione e poi emigrato in Canada, si è candidato da Londra a interlocutore privilegiato degli aggressori. Un altro esponente di primo piano della Fratellanza, predicatore nel Qatar partecipe ai bombardamenti, ha emanato una fatwa che ordinava ai soldati libici di assassinare Gheddafi. Del resto, nulla da temere hanno i colonialisti dai fratelli. Hresha lo ha ribadito quando ha dichiarato alla BBC che i bombardamenti della Libia erano i benvenuti, che il sistema politico desiderato era quello di Canada e Regno Unito, e che i fratelli saranno sempre i migliori amici dell’Occidente. Questo, dunque, è il materiale umano che da Bengasi, dai deficienti o perfidi della “sinistra” al traino dei carri di guerra, ci viene rifilato come “giovani rivoluzionari”, “combattenti della libertà”, “protagonisti della democrazia”. C’è da urlare di rabbia. Prometeo incatenato al Caucaso e con l’aquila a strappargli il fegato non potrebbe urlare più forte.
UranioVediamo cosa avranno sulla loro coscienza delocalizzata i nostri capitani coraggiosi in lista d'attesa in coda alla Grande Armata che, mandata in avanscoperta la ciurmaglia dei bucanieri indigeni, si appresta a riservare al popolo libico - e arabo-africano in generale - la pulizia etnica riservata agli autoctoni d'America e, più recentemente ai serbi del Kosovo e alle genti titolari di Iraq e Afghanistan. Se nel primo giorno si sono abbattuti sulla Libia 112 Tomahawk, dopo un mese quanti ne sono piombati su quelle che, secondo testimoni anche occidentali, sono le case, gli ospedali e le scuole, oltrechè i carri armati e le caserme? Se a questi missili, aggiungi i Cruise, le bombe ad alta pentrazione, i 6mila proiettili al minuto sparati dagli A-10, quante dall'uranio polverizzati, quante divoratene da cancri futuri ad infinitum, saranno le vittime, compresi, come in Kosovo, i briganti assoldati per fare da apripista e alibi umanitario e soprannominati, come usa nelle mafie, con simpatici nomignoli depistanti come "giovani rivoluzionari"?
Massimo Zucchetti, autorevole esperto di impianti nucleari al Politecnico di Torino, ci spiega che ogni missile contiene fino a 400 kg di uranio. Nel complesso si tratta già il primo giorno di 400 tonnellate, 40 volte quanto sparato sul Kosovo (nostri militari compresi), l'equivalente di tutta la prima guerra del Golfo. Gli ordigni disintegrano ogni cosa, producono 5000° gradi di calore, spargono nell'etere polveri invisibili di particelle di ossido d'uranio e, dopo la strage iniziale, ne producono una strisciante nei secoli: pandemie di tumori, patologie respiratore e neurologiche, distruzione dell'apparato riproduttivo, malformazioni di generazioni di neonati. Se, come me, li avreste visti in Iraq, questi neonati senz'occhi o con gli occhi sulla schiena, con il cervello fuori dalla scatola cranica, con due teste e sei arti, o senza del tutto, privi di organi sessuali, o con quelli maschili in corpi femminili, avreste un'idea di cosa dovrebbe pesare sulla coscienza dei nostri e altrui capitani coraggiosi. "Dovrebbe". Ma hanno gli antidoti. Grazie al sangue spremuto da papi e sovrani ai subordinati, uno se ne sta in 300 stanze di tappeti persiani, opere del Caravaggio, boiserie Luigi 14, broccati di Damasco sui letti, in cima al Colle e guarda dall'altissimo folle adoranti; un altro, con 42 milioni di reddito, è il più ricco di tutti i cittadini e delinquenti e si allieta di zoccole travestite da poliziotte e infermiere, fottendosene di tutti e di tutto Poi ci sono, a scendere, nell'elenco dei più ricchi politici, primo La Russa, secondo Tremonti, terzo Brunetta, tre capisquadra della banda bassotti nazionale cui si devono i più massicci trasferimenti di ricchezza della nostra storia dal basso verso i signori della guerra. Militare e sociale. Cosa volete che gliene freghi dell'uranio. Sono gli sguatteri dei tecnici della globalizzazione imperiale. Si bombardano i primitivi, li si fanno fuggire disperati e affamati, in parte se ne fa una minaccia mortale al nostro modo di vivere, squallidino ma ancora sostenibile, in parte si approfitta della loro disponibilità alla schiavismo per marchionnare gli autoctoni. Le prove le si erano fatte in Europa Orientale, dopo la gloriosa caduta del muro. E c’è ancora chi, magari la biologa rumena che pulisce i nostri appartamenti, rimpiange Ceausescu e maledice chi glie lo ha portato via, insieme a salute, lavoro, casa, scuola.
Salvare i civili uccidendoli"Gheddafi bombarda il suo popolo. Bisogna salvare i civili". E la "no-fly-zone" deliberata dall'ONU si trasforma in una settimana (finora) di diluvi di missili all'uranio su tutta Tripoli e altre città in mano al governo legittimo. A Tripoli si mostrano decine di cadaveri intrisi di sangue fresco, ma Nigro di Sion- "Repubblica" sospetta che siano "corpi di ribelli ammazzati da Gheddafi". Infatti i missili non polverizzano nel raggio di centinaia di metri e l'uranio non uccide per millenni, tutt'altro, spargono democrazia e violette. Nigro fa il paio con quello Stefano Liberti del Sion-"manifesto" che da settimane insulta l'intelligenza dei lettori e insozza la deontologia giornalistica riferendo unicamente le sconce balle dei "giovani rivoluzionari" (leggi mercenari e criminali) di Bengasi. Robert Gates, ministro dell'Offesa Usa, che aveva diramato quell'ordine di servizio ai suoi falsari mediatici, ringrazia e conferma: "Non sono gente frantumata dai nostri missili, ma vittime di Gheddafi". Vedete come funziona oggi la sinergia, via via perfezionata con sempre più arruolati - a sinistra e pertanto più credibili dei guerrafondai -, tra primo potere genocida e quarto potere che fa da "palo"? Falsi campi di concentramento di Milosevic, falsa strage di Razak e falsa pulizia etnica serba; falsa Al Qaida, falsi massacri di curdi, falsi bambini strappati dalle incubatrici nel Kuweit, false fosse comuni in Iraq, false armi chimiche esibite da Powell all'ONU; razzi-carta di Hamas, "pirati somali" che difendono le loro acque e terre dalle predazioni e dai rifiuti tossici occidentali; "Al Qaida" accreditata dalla Cia e dal Centro Nazionale Antiterrorismo Usa nello Yemen da sottrarre alla rivoluzione: sono le "pistole fumanti" dell'imperialismo, dei suoi sgherri europei, oggi per la Libia in lotta fratricida per dividersene le spoglie, e anche dei sinistri vasellinatori di Tornado e F16. Sabato 26 marzo, alla serena e trasversale processione per l'acqua, contro il nucleare e quasi per niente contro la guerra (su quella gli scaltri sinistri si sono spezzettati in ben tre manifestazioni nazionali in ben 7 giorni!), il mio amico e compagno Piero Bernocchi (portavoce Cobas) mi ha voluto convincere che a Bengasi ci stanno "anche" i veri rivoluzionari. Lo scombiccheriato "Partito del né-né", tappetino rosso degli "interventi umanitari" fin dal "né con la Nato, né con Milosevic", cresce e si moltiplica. E puzza di morte.
L'agenzia svizzera WCTI-TV, citando il capitano Timothy Patrick del 26° Reparto Marines US, comunica che 2.200 marines sono sulle coste libiche (a terra?) e difendono la città Ajdubiyah (massimo complesso petrolifero) dagli attacchi di Gheddafi. Meno male che avevano spergiurato "Mai truppe di terra" (salvo i pitbull francesi), come se avessero mai pensato che l'accozzaglia di mercenari, venduti e senza motivazione che quella degli sciacalli, avesse potuto sconfiggere il popolo libico che lotta in difesa della sua sovranità, del suo benessere e dei suoi diritti antiglobalizzazione! Quei tagliagole e serial-killer di marines sono l'avanguardia di coloro che in Iraq hanno trucidato un paese e due milioni di abitanti e, dopo 8 anni, non ce l'hanno ancora fatta a domare il popolo iracheno in armi o in piazza. Sono quelli che in Afghanistan fanno ciò che i videogiochi di morte e sopraffazione gli hanno opportunamente insegnato fin dalle elementari: giocare al tirassegno contro civili e poi seccarne peni, naso o dita e appenderseli al collo. Il popolo libico verrà squartato, ma come ha resistito per trent'anni all'occupazione genocida italiana, non si lascerà sconfiggere neanche da quella in atto. E pensare che gli avvoltoi che imperversano sulla Libia hanno anche piume rosse...Senza le quali sarebbero polli. Per chi non intende, le piume rosse - si fa per dire - sono quelle dei né-né, collaudati fin dai tempi osceni del "né con Milsoevic, nè con la Nato" e ora in grande spolvero con "nè con Ghedddafi, nè con la guerra". Miserevoli e vili cerchiobottisti, campioni di Ratzinger e Obama.
Angela Merkel reprobaGli ultrà sionisti di "Repubblica" sbeffeggiano gongolanti Angela Merkel per la sua sconfitta alle regionali del Baden Wuerttemberg e del Rheinland-Pfalz. Giuggiolano anche, inusitatamente per il vessillifero debenedettiano di tutti gli inquinamenti, per l'avanzata dei Verdi. Lo attribuiscono, questi quaquaraquà della guerra, alla mancata partecipazione tedesca al mattatoio libico. E s'illudono sapendo di mentire e mentirsi. La botta la Merkel l'ha avuta grazie all'esplosione nucleare in Giappone, visto che troppo tardi ha sospeso il prolungamento delle sue centrali. E per lo stesso motivo ne hanno aprofottuto gli antinuclearisti verdi, loro, sì, pitbull di guerra, dal cialtronesco sionista Cohn Bendit in giù. Ma la trombetta sionista di Mauro non vede che disertori di guerre sante giudaico-cristiane. E li sbeffeggia gongolante. Compresa la coppia tentenna Berlusconi-Bossi, sotto schiaffo israeliano, mica perchè ruba e fascisteggia, anzi, ma perchè s'è intrattenuta con il penultimo arabo non sionizzato e ne ha tratto benefici. Anche per il paese. Così impara a mettersi la kefiah insieme alla kippa. Ne sanno qualcosa anche Moro e Andreotti.
In Argentina pagano i progenitori dei golpisti di BengasiGigantesca sfilata di popolo a Buenos Aires, con in testa le abuelas de Plaza de Mayo di Estela Carlotto e le Madres di Ebe Bonafini, nel 35° del colpo di Stato e dei boia della P2: 30mila desaparecidos e, da quando ci sono i Kirchner, 169 genocidi torturatori condannati, 856 processati. Quando parliamo di Libia, prima sciacquiamoci la bocca delle scelleratezze compiute dagli italiani in quel paese, poi ricordiamoci che chi l'assalta oggi, sotto copertura dei mercenari, "rivoluzionari" solo per allocchi e complici, sono gli stessi che misero a capo dell'Argentina, di tutta l'America Latina gli aguzzini Usa dell'Operazione Condor. I banditi vendipatria di Bengasi forniranno a Obama, equipollente di Kissinger, gli equivalenti di quelli. E da noi la stessa P2 che puntellava i generali argentini, oggi puntella i carnefici della Libia. Ad affilare la mannaia, i mentecatti codardi delle "sinistre".
manifestazione per Assad
Avvoltoi sulla SiriaQuesti si sono detti: caspita, le masse arabe ci stanno rovesciando i nostri pupazzi-boia e osteggiando i nostri modelli di dominio e rapina. Buttiamo qualche pupazzo (non quello del Bahrein, chè lì c'è la nostra flotta da usare contro l'Iran), vediamo di castrare le rivoluzioni con qualche nuovo burattino e approfittiamo della situazione per buttare all'aria due governi che non ci obbediscono e rifiutano la nostra globalizzazione deregolamentatrice, privatizzatrice, rapinatrice: Libia e Siria. Ovviamente la sinistra, codina, ottusa e masochimbecille, si adegua di corsa per far bella figura umanitaria, travolge le esitazioni di un governo che non ha più una lira da spendere per una società esasperata e, con Napolitano alfiere, si pone in testa ai peones d'assalto comandati dall'Impero. E Bashar Assad e Muammar Gheddafi, utilizzando veline Cia e Mossad, vengono messi alla gogna accanto a Mubaraq, Ben Ali, Ali Saleh. Che sarebbe come mettere nella stessa zuppa broccoli e la Digitale Purpurea. Così i morti della repressione di Assad passano nel giro di due giorni da 8 a oltre 100, secondo il manualino per cui in Libia, a 24 ore dall'inizio del colpo di Stato, si era a 10mila morti (probabilmente quelli che le bande di mercenari di Bengazi hanno fatto fuori nella loro caccia al gheddafiano e al lavoratore africano nero immigrato e fatto passare per "mercenario", come riferiscono da quella città giornalisti meno fetidi di Stefano Liberti del "manifesto" e degli immancabili infiltrati di "Peace Reporter").
La "rivoluzione" in Siria è fasulla ed eterodiretta come quella libica. Si spegnerà in un paese dove nessuno è povero, che ha accolto un milione di vittime irachene del genocidio USraeliano, che da 45 anni si sa mutilato e assediato dal mostro nazisionista coperto da compari e padrini feudal-imperiali. Ma è propedeutica all'assalto israeliano via Libano, una volta che il teatrino dei pupi chiamato Tribunale Speciale per il Libano avrà svolto il compito, assegnatogli dai massacratoiri di Jugoslavia, Iraq, Libia, Somalia, Pakistan e Afghanistan, di spostare la colpa - vera - israeliana dell'assassinio Hariri su Hezbollah e, quindi, sulla Siria. Insomma, è un'operazione davvero strabiliantemente schifosa: mentre le masse arabe in rivolta minacciano di sottrarre al Nuovo Ordine Mondiale gli avamposti consolidati da anni, armi e dollari, la narco-petrol-uranomafia USraele-UE cerca di recuperare posizioni disintegrando e massacrando Libia, Siria e Libano. Operazione che poi sarà l'apripista per l'assalto alll'Iran, stavolta non più nucleare strisciante come in Serbia, Iraq, Afghanistan, Libia, ma nucleare col botto. Intanto si susseguono le testimonianze di chi a Damasco, Latakia e altre città ha notato personaggi estranei fomentare la rivolta e a volte sparare sulla gente. Qualcuno ne è stato catturato e alla tv di Stato ha ammesso di essere al servizio di misteriosi ufficiali pagatori occidentali. Qualcosa di simile era successo quando il Tribunale Speciale sul Libano, prima di volgere le sue attenzioni su Hezbollah, aveva tentato di accusare la Siria dell’attentato Mossad contro Hariri. Passò poco tempo che alla tv si succedettero falsi testimoni pentiti, che ammisero di essere stati istigati dal procuratore tedesco del tribunale, noto giudice dei processi voluti dagli Usa. E martedì a Damasco e in tutte le città siriane un clamoroso ceffone a tutti gli sciacalli delle autentiche rivolte arabe contro i modelli politici ed economici imposti dall’imperialismo l’hanno dato i milioni di siriani scesi in piazza per difendere il loro governo. Un governo che ospita e nutre un milione di profughi iracheni, fuggiti dal destino che ora i cospiratori contro la Siria vorrebbero imporre anche alla Libia. Paragoniamo la Siria all’Italia di Lampedusa e dei Cie. E poi parliamo.
Dopochè madama Rossanda ha fatto richiamare da Tripoli l'onesto Matteuzzi del "manifesto", a Bengasi hanno mandato Stefano Liberti, uno pseudogiornalista inquadrato nella riconquista coloniale dell'Africa che, privo di ogni capacità di analisi di fatti e retroscena, ci spara da una settimana esclusivamente le sanguinolenti balle dei briganti quinte colonne delle SS Nato. Un infame. Ci racconta che Gheddafi ha minacciato di uccidere porta per porta gli abitanti di Bengasi. Falso. Ha detto che cattureranno tutti i mercenari armati. Nessuno ci racconta che gli ascari razzisti della Nato a Bengasi stanno facendo la caccia all'uomo di lealisti e soprattutto di africani neri: catturano, violentano, torturano, uccidono. Fonte: giornalisti sul luogo che non sono al servizio dei colonialisti.
TerroristiDa tre giorni i nazisionisti, approfottendo dell'attenzione sulla Libia, attaccano con droni e bombardieri il territorio inerme di Gaza. Nessuno ne parla, nessuno ci racconta i bambini e le donne trucidate. Tutti parlano della donna israeliana uccisa per rappresaglia da un ordigno a Gerusalemme. Solo i nostri amici hanno il diritto di praticare il terrorismo. Quelli che se ne difendono sono criminali... Distratti scientificamente dai macelli Nato in Libia, sorvoliamo su 9 civili di Gaza ammazzati da tank e aerei nazisionisti. Nessun intervento umanitario, neanche in difesa dei 40 ammazzati dai nostri alleati in Bahrein e dei 50 in Yemen. Intanto salviamo vite in Libia bombardando a tappeto con uranio ammazza-generazioni. Centinaia di civili uccisi, ma sono ovviamente solo mattoni della caserma di Gheddafi.