Notizia: Domenica 19 febbraio alle 12.00, in Piazza dei Partigiani (Stazione Ostiense) i seguaci del Consiglio Nazionale Siriano e del Free Syrian Army, cioè delle opposizioni che invocano l’intervento “umanitario” sulla Siria, allestiscono una manifestazione contro Assad. Inutile dire che vi aderiscono giganti del pacifismo e dei diritti umani come la CGIL, Luisa Morgantini, la Tavola della Pace. Non si ha notizia del Campo Antimperialista. Forse il suo uggiolìo è troppo fioco.
Rapidamente, cari interlocutori, perché l’impegno per produrre al più presto il nuovo docufilm su “Guerre Usa-Nato fino alla Siria” non mi lascia tempo per queste corrispondenze. E, del resto, risparmia a voi la lettura di estenuanti pipponi.
Nel frattempo stanno sbranando la Grecia. Popolo in eccesso. Toccherà anche a noi, al Portogallo, alla Spagna, agli eccedenti degli Stati Uniti. E’ la strategia della cupola criminale per tutti i Sud del mondo, sociali e geografici. Stiamo vicini all’avanguardia greca, a un popolo che per come lotta è d’esempio al mondo. O lasciamo che Europa-Usa ripetano lo stupro della Grecia con il massacro britannico dei partigiani di Marcos, o la dittatura fascista di Papadopulos? Internazionalizziamo! Greci, siriani, libici, tutti!
C’è da lanciare un allarme, urgente e planetario: USraele si va preparando a una provocazione tale da trascinare governi e opinioni pubbliche all’assassinio della Siria. Prove? La storia di tutte le guerre Usa e Nato. E anche un po’ di logica. Dopo il veto russo e cinese all’assalto dell’entusiasmante coalizione dei volenterosi democratici di Washington, Bruxelles, Tel Aviv e dittatori coronati del Golfo e alla luce delle rivelazioni sull’intervento già in atto di terroristi Al Qaida guidati, come in Libia, da teste di cuoio franco-britanniche, gli accannati di guerre sono nel marasma. Le farsesche rappresentanze della “rivoluzione democratica”, che continuano da Parigi, Londra e Istanbul a vomitare grottesche cifre sulle vittime del regime, sempre più clamorosamente smentite (anche in un ottimo articolo di Marinella Correggia sul “manifesto”), si accapigliano tra di loro con una virulenza che rimanda agli ammazzamenti di massa tra le bande dei ratti libici. Con Il Comitato di Coordinamento, interno, che si ostina (finge?) a respingere interventi stranieri e il Consiglio Nazionale Siriano, esterno, e i suoi lanzichenecchi Al Qaida della Free Syrian Army, che insiste a implorare a Occidente e Golfo la libizzazione della Siria. E nel ridicolo precipita anche l’Osservatorio Siriano dei Diritti Umani, messo su dal MI6 a Londra, quello delle 6000 vittime telefoniche accreditate dall’Onu e verificate da nessuno, i cui due corvi si stanno prendendo a sberle dai due siti in cui si è spaccato quello originario. Uno dei gaglioffi sta con i Fratelli Musulmani-Al Qaida del CNS e l’altro con i “moderati”, o meglio “realisti”, del Coordinamento.
I complottisti della guerra infinita sanno perfettamente che con quella marmaglia di miliziani libici, terroristi Al Qaida, mercenari qatarioti e sauditi, decerebrati islamisti locali, per quanto rimpinzati dalle “democrazie” di dollari e armi, il regime change, realizzato in Libia con lo sterminio bombarolo, senza no-fly-zone in Siria non funziona. C’è di fronte un forte esercito patriottico che s'è battuto con valore contro quattro aggressioni israeliane, ha alle spalle la stragrande maggioranza della popolazione (come conferma addirittura il sondaggio di un istituto del Qatar!); c’è un sostegno di Stati, compresi quelli del Sud del mondo, che rappresentano i nove decimi dell’umanità, c’è un movimento in crescita in Occidente, con le sue fantastiche avanguardie in Grecia (dove il KKE immusonito continua a stare per i fatti suoi). che non accetta più di essere messo alla fame per carburare strumenti di morte e gonfiare le cassaforti di quattro megacriminali delle banche e del complesso militarindustriale. E c’è ora il paralizzante imbarazzo causato dal referendum sulla nuova costituzione indetto da Assad per il 26 febbraio, con le norme sul pluralismo politico e mediatico, le elezioni entro la primavera, cose che soddisfano tutte le richieste avanzate dall’ opposizione dal primo giorno, che Assad ha continuato ininterrottamente a proporre e che gli ascari del regime change hanno sistematicamente respinto. Altro che agognata democrazia! Regime change per qualcosa gradito alla Casa di Saud e a Wall Street, che si faccia derubare mentre gli tagliano le mani.
Al momento l’ordine del giorno Nato-satrapi è di incrementare la strategia terroristica – già denunciata nel soppresso rapporto degli onesti osservatori della Lega Araba – come dimostrano la carneficina di Homs, gli attentati di Damasco, gli assalti alle forze di sicurezza ad Aleppo (14 uccisi, 90 feriti), il cecchinaggio contro gli stessi dimostranti dell’opposizione, gli attentati ad autobus di linea pieni di gente, agli oleodotti e alle infrastrutture, i rapimenti, le torture, le uccisioni ed altre efferatezze stile Bengasi, tutte attribuite direttamente ad Assad. Si incomincia così, poi, quando l’opinione pubblica si presume si sia convinta di un Assad assassino seriale e infanticida (quasi fosse un Netaniahu, o un Obama qualsiasi), dovrebbe arrivare il botto vero, quello grande, quello collaudato in tutte le guerre Usa e Nato dai tempi dei tempi.
Andate, nella cronaca, a rivedervi le “bombe serbe”, ma di Izetbegovic, sulle donne del mercato a Sarajevo, la “strage di Racak” e la “pulizia etnica” di Milosevic in Kosovo, innesco alla distruzione della Serbia, i “neonati strappati da soldati iracheni dalle incubatrici del Kuweit”, raccontati da un’ “infermiera” che era la figlia dell’ambasciatore kuweitiano a Washington, le armi di distruzione di massa e la cooperativa con Osama di Saddam, da cui l’uccisione dell’Iraq, l’assassinio “siriano” di Rafiq Hariri a Beirut, per spaccare il Libano, la cattura di soldati israeliani effettuata da “infiltrati Hezbollah in Israele”, ma servito all’invasione di quel paese. Per non parlare del bushiano 11 settembre, invocato dagli psicopatici neocon quale "nuova Pearl Harbour"..
Ma riandate anche, nella storia, a Pearl Harbour, dove giapponesi, provocati a sangue dagli Usa, bombardarono, nella conoscenza preventiva di Roosevelt, una flotta statunitense dalla quale erano stati allontanati i pezzi migliori, o al Golfo del Tonchino, dove inesistenti barchini d’attacco nordvietnamiti effettuarono un assalto fantasma alle navi Usa e agevolarono lo sterminio di bombe su Nord Vietnam e Cambogia. Scovate il Piano Northwoods, formulato dal Pentagono (e rinviato da Kennedy a cui la mafia cubana la fece pagare) nel 1962 per giustificare l’attacco a Cuba e che prevedeva “attentati cubani” contro sedi governative negli Usa, “mortai cubani” contro Guantanamo e addirittura un aereo vero pieno di studenti nordamericani che, violando lo spazio aereo cubano, avrebbe dovuto essere abbattuto “da Fidel” con un caccia mascherato da cubano. E per quanto riguarda gli specialisti di queste operazioni false flag (sotto falsa bandiera), non fatevi sfuggire l’affondamento della USS Liberty (2000 marinai Usa morti) attribuito all’Egitto, ma poi riconosciuto lavoretto israeliano per invogliare Washington a disintegrare un po’ di scogli arabi. Potrebbe ripetersi per l’Iran. Nessuno meglio di Israele…
di Enzo Apicella
Nel colossale apparato di guerra collocato dagli Usa nel Golfo e nell’Oceano Indiano splende, nella sua vetusta imponenza, la portaerei “Enterprise”. E’ la più vecchia di tutta la flotta Usa, avviata da tempo allo smantellamento, per altro costosissimo e con ricadute ambientali spaventose, dati i suoi 8 motori nucleari e il relativo combustibile. Farla saltare, magari con qualche siluro da uno dei sette sommergibili atomici in dotazione a Israele (grazie Germania!), significherebbe come effetto collaterale un risparmio paperonesco, una contaminazione catastrofica evitata a casa, e un irresistibile pretesto per superare ogni remora, sbaragliare i pacifisti con un’indignazione planetaria, rendere irrilevanti le figuracce fatte dai terroristi antisiriani, e avventarsi sulla Siria e sull’Iran, a seconda di chi dei due, o magari entrambi, venga proclamato responsabile dell’orrendo crimine.
Tutto questo è con ogni evidenza dietrologia e complottismo. Proprio come quello delle migliaia di paranoici che si sono inventati una paternità Usa per l’11 settembre. Per quella porta aperta sull’inferno si sono precipitati le armate di serialkiller Usa-Nato. Ma solo per acchiappare Osama bin Laden e portare ovunque diritti umani e democrazia. Le spie del Mossad che filmavano le Torri Gemelle trafitte, ballavano e si davano dei cinque, sono pronti alla bisogna.
Nella Libia saccheggiata e martoriata dai vessilliferi della Sharìa, dove il sedicente governo del Consiglio Nazionale di Transizione, cacciato a furor di popolo dalla stessa Bengasi e dal resto del paese e che controlla appena 130 km lungo la costa da Tripoli verso ovest, 8000 persone sono in mano ai peggiori torturatori apparsi sulla scena imperiale dopo Abu Ghraib. Due fedeli ambasciatori libici (Francia e ONU) sono già stati torturati, uno a morte e l'altro quasi. E se lo dice Human Rights Watch significa che sono moltissimi di più. In compenso non è finita la caccia al nero, per fermare la quale ci si aspetta di minuto in minuto un appello di Napolitano e un intervento dell’ammiraglio-ministro-Nato, Di Paola. Purificata etnicamente dai rivoluzionari democratici di Misurata la città di Tawerga, popolata da discendenti neri della tratta degli schiavi, fatta pulizia etnica mediante mitraglia anche nei campi di sradicati attorno a Tripoli, le attenzioni dei “giovani rivoluzionari” di Rossanda si sono concentrate sul sudest del paese, dove nella grande oasi di Kufra vivono alcune centinaia di migliaia di libici neri, tribù dei Tobu, irriducibili sostenitori di Gheddafi. Da alcuni giorni Kufra è circondata e assediata. Hillary Clinton si compiacerà, sganasciandosi, dell’imminente carneficina. Ma non è detto che la vampira possa rallegrarsi.
Beni Walid è tuttora sotto controllo delle forze di liberazione e tutto il sud, con il retroterra garantito dai fratelli Tuareg di Mali e Niger, è impenetrabile per i ratti. E anche in Siria le va di schifo. Fino a quando non deciderà che è giunta l’ora per il grandioso scherzo della vaporizzazione dell’USS “Enterprise”. Spargiamo la notizia, tiriamo via il tappeto da sotto i piedi della jena ridens. Se, memori del Tonchino, avessimo tratto dai precedenti botti sanguinari negli Usa, la previsione che un 11/9 stavano per farlo, ecco che forse avrebbero dovuto ripiegare su uno sputtanamento diretto.
E non dimentichiamoci dell’Honduras. Nel paese del golpe pinochettista di Obama, dove imperversa un burattino Usa, Pepe Lobo, installato dai golpisti, sanguinario quanto serve, con ormai centinaia di militanti della Resistenza rapiti o trucidati e i contadini dal Bajo Aguan decimati dalle milizie del golpista latifondista della monocultura della palma da olio, Miguel Facussé, l’altro giorno sono bruciati vivi quasi 400 detenuti del penitenziario di Comayagua. Erano 800 oltre i 160 che il carcere poteva ospitare. Un’idea per la nostra ministra dell’Interno? I disperati e incazzati congiunti delle vittime del regime sono stati presi a gas tossici e pallottole vere.
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Dichiarazione di Antonio Ginetti dal Carcere di Pistoia
http://www.facebook.com/notes/silvano-fedi/dichiarazione-di-antonio-dal-carcere/245197055561577#!/notes/silvano-fedi/dichiarazione-di-antonio-dal-carcere/245197055561577
Se mi chiedete se appartengo al movimento NO TAV vi rispondo che si, appartengo al movimento NO TAV.
Se mi chiedete la motivazione di questa mia appartenenza vi rispondo che il movimento NO TAV è alla guida di tutti i Movimenti popolari per la difesa del territorio, per la salvaguardia della vita dell’uomo e dell’ambiente in cui esso vive.
Se mi chiedete la motivazione per la quale una persona di Pistoia si impegni in una battaglia distante dalla sua città centinaia di chilometri vi rispondo che l’impegno civile per sviluppare questo nostro “piccolo” pianeta da un “progresso” che non si pone limiti nella devastazione, non ha confini temporali e territoriali.
Il TAV non è necessario; on risponde ad esigenze di sviluppo sociale, non risponde ai bisogni dell’uomo, al rispetto dell’ambiente. Il TAV, e tutte le opere di quella portata, rispondono al comando del profitto, della speculazione, dello sfruttamento dell’ambiente, peggiorano la qualità della vita delle popolazioni delle aree nelle quali si mettono in opera, portano interi territori alla devastazione, li espongono a rischi idrogeologici, per i quali il nostro paese piange spesso morte e distruzione. Un esempio fra tutti, il VAJONT.
Dalla valle che resiste ho appreso che necessita opporsi a tutte le opere “pubbliche” –grandi o piccole che siano- che non si pongono nella direzione di una migliore qualità della vita dell’uomo.
Dalla valle che resiste ho appreso le capacità che ho posto nella battaglia civile ed etica contro il parcheggio interrato che vogliono costruire in San Bartolomeo. Opera non necessaria, rispondente unicamente alla speculazione ( e quel che è peggio portata avanti da un ente morale).
Il parcheggio peggiora la qualità della vita di tutta l’area orientale del centro storico, di tutto il quartiere di S. Marco a causa dell’aumento esponenziale del traffico veicolare ed espone la città di Pistoia ad un serio e grave rischio idrogeologico a causa dell’intercettazione da parte dei lavori di una falda acquifera di superficie, che per di più è una falda sospesa.
Nel 1985, in un periodo emergenziale, in un’epoca comandata de leggi speciali nella quale si è sospeso il diritto civile, un pluriomicida (responsabile per sua stessa ammissione di due omicidi), nella necessità di comprare la propria libertà, denunciava più di cento persone, e tra queste vi era il sottoscritto. C’eravamo conosciuti una decina d’anni prima, allorché ero vissuto a Torino. Egli del sottoscritto ebbe a dire: “…Ho sentito dire che faceva parte…”. Solo queste parole si possono leggere nei fascicoli del procedimento, non sostenute da alcun riscontro probatorio. Procedimento che vedeva coinvolti anche alcuni “pentiti” di Firenze che alcunché ebbero a dire circa la mia del tutto presunta affiliazione.
La mia condanna fu dettata unicamente dalla necessità del periodo. Ma questo è bastato per “MARCHIARMI”.
Nel 1989 fui coinvolto in un secondo procedimento con le stesse imputazioni, e se vogliamo gli indizi –o presunti tali- erano maggiori che nell’ ’85, ma erano diversi i tempi. Il periodo emergenziale era terminato, le leggi speciali venivano tolte, e fui assolto. FUI ASSOLTO!!
Come giustamente ha affermato Alberto Perino: “Questi arresti sono solo una campagna mediatici”.
Vi servivano elementi “di grido”. Questo è stato il sottoscritto in questa operazione, o meglio ancora: pensate, con il mio arresto, di prendere due piccioni con una fava.
1- Dare in pasto alla disinformazione dei media un “Ex terrorista” , seppur il sottoscritto non sia mai stato accusato di nessun reato specifico; un “ex terrorista” mai accusato di nessun atto né di terrorismo né di violenza; un “ex terrorista” condannato unicamente per le leggi emergenziali , condannato unicamente per “UTILITA’”, assolto invece quando questa “UTILITA’” è venuta meno.
2- Colpire il movimento proletario con l’arresto di un militante sociale, di una persona che si è sempre impegnata in battaglie civili e per il progresso sociale, che ha sempre combattuto a testa alta e alla luce del sole sotto il ricatto della “MARCHIATURA” che gli è stata impressa. Questo è il messaggio che volete lanciare a coloro che oggi con il sottoscritto sono impegnati ad impedire il nefasto e distruttivo progetto del parcheggio interrato in San Bartolomeo a Pistoia.
Come in Val Susa è con la nostra FORZA delle IDEE che abbiamo (per adesso solo) bloccato questo progetto. IDEE che hanno trovato sostegno in tutta la popolazione pistoiese, testimoniato dalle oltre 1300 firme su di una petizione, oltremodo ignorate dalle istituzioni ma che hanno trovato il sostegno di tutte le associazioni culturali e ambientali, come dimosta il convegno sulla salvaguardia del complesso monumentale dell’ex monastero di San Bartolomeo, tenutosi il 20 Novembre 2011 e del quale presto usciranno gli atti.
Tutta la società civile di Pistoia ha espresso parere negativo su questo nefasto progetto. Da non dimenticare inoltre l’importante posizione assunta dall’ordine dei geologi della Toscana, che ha posto seri dubbi al riguardo dell’intercettazione della falda acquifera.
Democrazia avrebbe voluto che l’amministrazione comunale respingesse tale progetto dichiarandone la non fattibilità, ma i nostri amministratori, in barba alla volontà popolare, in ossequio ai poteri forti (e alle loro speculazioni) ai quali sono asserviti, sanno che la battaglia sarà (direi: potrà essere) da loro vinta in virtù della prevaricazione che può appoggiarsi sulla forza delle armi. Gli è sufficiente trasformare questa nostra legittima rivendicazione in una questione di ordine pubblico. Il loro confronto non sarà, come del resto già adesso, sull’etica e sulla morale delle nostre legittime rivendicazioni, sulla dignità ed il rispetto dei nostri diritti, sulla democrazia come volontà popolare, sulla salvaguardia da un eventuale rischio idrogeologico a cui sottopongono la città. Il loro non sarà un confronto, bensì una prevaricazione.
Alla nostra FORZA delle IDEE risponderanno con la violenza ed il sopruso militare, unici mezzi con i quali potranno portare avanti questo progetto distruttivo.. La stessa identica cosa che sta accadendo in Val Susa. Sono venti anni che con la sola FORZA delle IDEE stanno bloccando l’inutilità del TAV. Sono sei mesi che si parla di un cantiere che non esiste. Esiste solamente un’occupazione militare di parte del territorio. Nessun operaio che ci lavori, esclusi quelli impegnati per costruire la recinzione e oggi quelli impiegati a costruire IL MURO.
Centinaia di agenti, Carabinieri e alpini che difendono un territorio occupato. Decine, centinaia di migliaia di euro spesi mentre si tagliano i servizi in tutta la nazione (Sanità, scuola, trasporti, ecc…).
Antonio Ginetti.
Pistoia, 30 Gennaio 2012.
Rapidamente, cari interlocutori, perché l’impegno per produrre al più presto il nuovo docufilm su “Guerre Usa-Nato fino alla Siria” non mi lascia tempo per queste corrispondenze. E, del resto, risparmia a voi la lettura di estenuanti pipponi.
Nel frattempo stanno sbranando la Grecia. Popolo in eccesso. Toccherà anche a noi, al Portogallo, alla Spagna, agli eccedenti degli Stati Uniti. E’ la strategia della cupola criminale per tutti i Sud del mondo, sociali e geografici. Stiamo vicini all’avanguardia greca, a un popolo che per come lotta è d’esempio al mondo. O lasciamo che Europa-Usa ripetano lo stupro della Grecia con il massacro britannico dei partigiani di Marcos, o la dittatura fascista di Papadopulos? Internazionalizziamo! Greci, siriani, libici, tutti!
C’è da lanciare un allarme, urgente e planetario: USraele si va preparando a una provocazione tale da trascinare governi e opinioni pubbliche all’assassinio della Siria. Prove? La storia di tutte le guerre Usa e Nato. E anche un po’ di logica. Dopo il veto russo e cinese all’assalto dell’entusiasmante coalizione dei volenterosi democratici di Washington, Bruxelles, Tel Aviv e dittatori coronati del Golfo e alla luce delle rivelazioni sull’intervento già in atto di terroristi Al Qaida guidati, come in Libia, da teste di cuoio franco-britanniche, gli accannati di guerre sono nel marasma. Le farsesche rappresentanze della “rivoluzione democratica”, che continuano da Parigi, Londra e Istanbul a vomitare grottesche cifre sulle vittime del regime, sempre più clamorosamente smentite (anche in un ottimo articolo di Marinella Correggia sul “manifesto”), si accapigliano tra di loro con una virulenza che rimanda agli ammazzamenti di massa tra le bande dei ratti libici. Con Il Comitato di Coordinamento, interno, che si ostina (finge?) a respingere interventi stranieri e il Consiglio Nazionale Siriano, esterno, e i suoi lanzichenecchi Al Qaida della Free Syrian Army, che insiste a implorare a Occidente e Golfo la libizzazione della Siria. E nel ridicolo precipita anche l’Osservatorio Siriano dei Diritti Umani, messo su dal MI6 a Londra, quello delle 6000 vittime telefoniche accreditate dall’Onu e verificate da nessuno, i cui due corvi si stanno prendendo a sberle dai due siti in cui si è spaccato quello originario. Uno dei gaglioffi sta con i Fratelli Musulmani-Al Qaida del CNS e l’altro con i “moderati”, o meglio “realisti”, del Coordinamento.
I complottisti della guerra infinita sanno perfettamente che con quella marmaglia di miliziani libici, terroristi Al Qaida, mercenari qatarioti e sauditi, decerebrati islamisti locali, per quanto rimpinzati dalle “democrazie” di dollari e armi, il regime change, realizzato in Libia con lo sterminio bombarolo, senza no-fly-zone in Siria non funziona. C’è di fronte un forte esercito patriottico che s'è battuto con valore contro quattro aggressioni israeliane, ha alle spalle la stragrande maggioranza della popolazione (come conferma addirittura il sondaggio di un istituto del Qatar!); c’è un sostegno di Stati, compresi quelli del Sud del mondo, che rappresentano i nove decimi dell’umanità, c’è un movimento in crescita in Occidente, con le sue fantastiche avanguardie in Grecia (dove il KKE immusonito continua a stare per i fatti suoi). che non accetta più di essere messo alla fame per carburare strumenti di morte e gonfiare le cassaforti di quattro megacriminali delle banche e del complesso militarindustriale. E c’è ora il paralizzante imbarazzo causato dal referendum sulla nuova costituzione indetto da Assad per il 26 febbraio, con le norme sul pluralismo politico e mediatico, le elezioni entro la primavera, cose che soddisfano tutte le richieste avanzate dall’ opposizione dal primo giorno, che Assad ha continuato ininterrottamente a proporre e che gli ascari del regime change hanno sistematicamente respinto. Altro che agognata democrazia! Regime change per qualcosa gradito alla Casa di Saud e a Wall Street, che si faccia derubare mentre gli tagliano le mani.
Al momento l’ordine del giorno Nato-satrapi è di incrementare la strategia terroristica – già denunciata nel soppresso rapporto degli onesti osservatori della Lega Araba – come dimostrano la carneficina di Homs, gli attentati di Damasco, gli assalti alle forze di sicurezza ad Aleppo (14 uccisi, 90 feriti), il cecchinaggio contro gli stessi dimostranti dell’opposizione, gli attentati ad autobus di linea pieni di gente, agli oleodotti e alle infrastrutture, i rapimenti, le torture, le uccisioni ed altre efferatezze stile Bengasi, tutte attribuite direttamente ad Assad. Si incomincia così, poi, quando l’opinione pubblica si presume si sia convinta di un Assad assassino seriale e infanticida (quasi fosse un Netaniahu, o un Obama qualsiasi), dovrebbe arrivare il botto vero, quello grande, quello collaudato in tutte le guerre Usa e Nato dai tempi dei tempi.
Andate, nella cronaca, a rivedervi le “bombe serbe”, ma di Izetbegovic, sulle donne del mercato a Sarajevo, la “strage di Racak” e la “pulizia etnica” di Milosevic in Kosovo, innesco alla distruzione della Serbia, i “neonati strappati da soldati iracheni dalle incubatrici del Kuweit”, raccontati da un’ “infermiera” che era la figlia dell’ambasciatore kuweitiano a Washington, le armi di distruzione di massa e la cooperativa con Osama di Saddam, da cui l’uccisione dell’Iraq, l’assassinio “siriano” di Rafiq Hariri a Beirut, per spaccare il Libano, la cattura di soldati israeliani effettuata da “infiltrati Hezbollah in Israele”, ma servito all’invasione di quel paese. Per non parlare del bushiano 11 settembre, invocato dagli psicopatici neocon quale "nuova Pearl Harbour"..
Ma riandate anche, nella storia, a Pearl Harbour, dove giapponesi, provocati a sangue dagli Usa, bombardarono, nella conoscenza preventiva di Roosevelt, una flotta statunitense dalla quale erano stati allontanati i pezzi migliori, o al Golfo del Tonchino, dove inesistenti barchini d’attacco nordvietnamiti effettuarono un assalto fantasma alle navi Usa e agevolarono lo sterminio di bombe su Nord Vietnam e Cambogia. Scovate il Piano Northwoods, formulato dal Pentagono (e rinviato da Kennedy a cui la mafia cubana la fece pagare) nel 1962 per giustificare l’attacco a Cuba e che prevedeva “attentati cubani” contro sedi governative negli Usa, “mortai cubani” contro Guantanamo e addirittura un aereo vero pieno di studenti nordamericani che, violando lo spazio aereo cubano, avrebbe dovuto essere abbattuto “da Fidel” con un caccia mascherato da cubano. E per quanto riguarda gli specialisti di queste operazioni false flag (sotto falsa bandiera), non fatevi sfuggire l’affondamento della USS Liberty (2000 marinai Usa morti) attribuito all’Egitto, ma poi riconosciuto lavoretto israeliano per invogliare Washington a disintegrare un po’ di scogli arabi. Potrebbe ripetersi per l’Iran. Nessuno meglio di Israele…
di Enzo Apicella
Nel colossale apparato di guerra collocato dagli Usa nel Golfo e nell’Oceano Indiano splende, nella sua vetusta imponenza, la portaerei “Enterprise”. E’ la più vecchia di tutta la flotta Usa, avviata da tempo allo smantellamento, per altro costosissimo e con ricadute ambientali spaventose, dati i suoi 8 motori nucleari e il relativo combustibile. Farla saltare, magari con qualche siluro da uno dei sette sommergibili atomici in dotazione a Israele (grazie Germania!), significherebbe come effetto collaterale un risparmio paperonesco, una contaminazione catastrofica evitata a casa, e un irresistibile pretesto per superare ogni remora, sbaragliare i pacifisti con un’indignazione planetaria, rendere irrilevanti le figuracce fatte dai terroristi antisiriani, e avventarsi sulla Siria e sull’Iran, a seconda di chi dei due, o magari entrambi, venga proclamato responsabile dell’orrendo crimine.
Tutto questo è con ogni evidenza dietrologia e complottismo. Proprio come quello delle migliaia di paranoici che si sono inventati una paternità Usa per l’11 settembre. Per quella porta aperta sull’inferno si sono precipitati le armate di serialkiller Usa-Nato. Ma solo per acchiappare Osama bin Laden e portare ovunque diritti umani e democrazia. Le spie del Mossad che filmavano le Torri Gemelle trafitte, ballavano e si davano dei cinque, sono pronti alla bisogna.
Nella Libia saccheggiata e martoriata dai vessilliferi della Sharìa, dove il sedicente governo del Consiglio Nazionale di Transizione, cacciato a furor di popolo dalla stessa Bengasi e dal resto del paese e che controlla appena 130 km lungo la costa da Tripoli verso ovest, 8000 persone sono in mano ai peggiori torturatori apparsi sulla scena imperiale dopo Abu Ghraib. Due fedeli ambasciatori libici (Francia e ONU) sono già stati torturati, uno a morte e l'altro quasi. E se lo dice Human Rights Watch significa che sono moltissimi di più. In compenso non è finita la caccia al nero, per fermare la quale ci si aspetta di minuto in minuto un appello di Napolitano e un intervento dell’ammiraglio-ministro-Nato, Di Paola. Purificata etnicamente dai rivoluzionari democratici di Misurata la città di Tawerga, popolata da discendenti neri della tratta degli schiavi, fatta pulizia etnica mediante mitraglia anche nei campi di sradicati attorno a Tripoli, le attenzioni dei “giovani rivoluzionari” di Rossanda si sono concentrate sul sudest del paese, dove nella grande oasi di Kufra vivono alcune centinaia di migliaia di libici neri, tribù dei Tobu, irriducibili sostenitori di Gheddafi. Da alcuni giorni Kufra è circondata e assediata. Hillary Clinton si compiacerà, sganasciandosi, dell’imminente carneficina. Ma non è detto che la vampira possa rallegrarsi.
Beni Walid è tuttora sotto controllo delle forze di liberazione e tutto il sud, con il retroterra garantito dai fratelli Tuareg di Mali e Niger, è impenetrabile per i ratti. E anche in Siria le va di schifo. Fino a quando non deciderà che è giunta l’ora per il grandioso scherzo della vaporizzazione dell’USS “Enterprise”. Spargiamo la notizia, tiriamo via il tappeto da sotto i piedi della jena ridens. Se, memori del Tonchino, avessimo tratto dai precedenti botti sanguinari negli Usa, la previsione che un 11/9 stavano per farlo, ecco che forse avrebbero dovuto ripiegare su uno sputtanamento diretto.
E non dimentichiamoci dell’Honduras. Nel paese del golpe pinochettista di Obama, dove imperversa un burattino Usa, Pepe Lobo, installato dai golpisti, sanguinario quanto serve, con ormai centinaia di militanti della Resistenza rapiti o trucidati e i contadini dal Bajo Aguan decimati dalle milizie del golpista latifondista della monocultura della palma da olio, Miguel Facussé, l’altro giorno sono bruciati vivi quasi 400 detenuti del penitenziario di Comayagua. Erano 800 oltre i 160 che il carcere poteva ospitare. Un’idea per la nostra ministra dell’Interno? I disperati e incazzati congiunti delle vittime del regime sono stati presi a gas tossici e pallottole vere.
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Dichiarazione di Antonio Ginetti dal Carcere di Pistoia
http://www.facebook.com/notes/silvano-fedi/dichiarazione-di-antonio-dal-carcere/245197055561577#!/notes/silvano-fedi/dichiarazione-di-antonio-dal-carcere/245197055561577
Se mi chiedete se appartengo al movimento NO TAV vi rispondo che si, appartengo al movimento NO TAV.
Se mi chiedete la motivazione di questa mia appartenenza vi rispondo che il movimento NO TAV è alla guida di tutti i Movimenti popolari per la difesa del territorio, per la salvaguardia della vita dell’uomo e dell’ambiente in cui esso vive.
Se mi chiedete la motivazione per la quale una persona di Pistoia si impegni in una battaglia distante dalla sua città centinaia di chilometri vi rispondo che l’impegno civile per sviluppare questo nostro “piccolo” pianeta da un “progresso” che non si pone limiti nella devastazione, non ha confini temporali e territoriali.
Il TAV non è necessario; on risponde ad esigenze di sviluppo sociale, non risponde ai bisogni dell’uomo, al rispetto dell’ambiente. Il TAV, e tutte le opere di quella portata, rispondono al comando del profitto, della speculazione, dello sfruttamento dell’ambiente, peggiorano la qualità della vita delle popolazioni delle aree nelle quali si mettono in opera, portano interi territori alla devastazione, li espongono a rischi idrogeologici, per i quali il nostro paese piange spesso morte e distruzione. Un esempio fra tutti, il VAJONT.
Dalla valle che resiste ho appreso che necessita opporsi a tutte le opere “pubbliche” –grandi o piccole che siano- che non si pongono nella direzione di una migliore qualità della vita dell’uomo.
Dalla valle che resiste ho appreso le capacità che ho posto nella battaglia civile ed etica contro il parcheggio interrato che vogliono costruire in San Bartolomeo. Opera non necessaria, rispondente unicamente alla speculazione ( e quel che è peggio portata avanti da un ente morale).
Il parcheggio peggiora la qualità della vita di tutta l’area orientale del centro storico, di tutto il quartiere di S. Marco a causa dell’aumento esponenziale del traffico veicolare ed espone la città di Pistoia ad un serio e grave rischio idrogeologico a causa dell’intercettazione da parte dei lavori di una falda acquifera di superficie, che per di più è una falda sospesa.
Nel 1985, in un periodo emergenziale, in un’epoca comandata de leggi speciali nella quale si è sospeso il diritto civile, un pluriomicida (responsabile per sua stessa ammissione di due omicidi), nella necessità di comprare la propria libertà, denunciava più di cento persone, e tra queste vi era il sottoscritto. C’eravamo conosciuti una decina d’anni prima, allorché ero vissuto a Torino. Egli del sottoscritto ebbe a dire: “…Ho sentito dire che faceva parte…”. Solo queste parole si possono leggere nei fascicoli del procedimento, non sostenute da alcun riscontro probatorio. Procedimento che vedeva coinvolti anche alcuni “pentiti” di Firenze che alcunché ebbero a dire circa la mia del tutto presunta affiliazione.
La mia condanna fu dettata unicamente dalla necessità del periodo. Ma questo è bastato per “MARCHIARMI”.
Nel 1989 fui coinvolto in un secondo procedimento con le stesse imputazioni, e se vogliamo gli indizi –o presunti tali- erano maggiori che nell’ ’85, ma erano diversi i tempi. Il periodo emergenziale era terminato, le leggi speciali venivano tolte, e fui assolto. FUI ASSOLTO!!
Come giustamente ha affermato Alberto Perino: “Questi arresti sono solo una campagna mediatici”.
Vi servivano elementi “di grido”. Questo è stato il sottoscritto in questa operazione, o meglio ancora: pensate, con il mio arresto, di prendere due piccioni con una fava.
1- Dare in pasto alla disinformazione dei media un “Ex terrorista” , seppur il sottoscritto non sia mai stato accusato di nessun reato specifico; un “ex terrorista” mai accusato di nessun atto né di terrorismo né di violenza; un “ex terrorista” condannato unicamente per le leggi emergenziali , condannato unicamente per “UTILITA’”, assolto invece quando questa “UTILITA’” è venuta meno.
2- Colpire il movimento proletario con l’arresto di un militante sociale, di una persona che si è sempre impegnata in battaglie civili e per il progresso sociale, che ha sempre combattuto a testa alta e alla luce del sole sotto il ricatto della “MARCHIATURA” che gli è stata impressa. Questo è il messaggio che volete lanciare a coloro che oggi con il sottoscritto sono impegnati ad impedire il nefasto e distruttivo progetto del parcheggio interrato in San Bartolomeo a Pistoia.
Come in Val Susa è con la nostra FORZA delle IDEE che abbiamo (per adesso solo) bloccato questo progetto. IDEE che hanno trovato sostegno in tutta la popolazione pistoiese, testimoniato dalle oltre 1300 firme su di una petizione, oltremodo ignorate dalle istituzioni ma che hanno trovato il sostegno di tutte le associazioni culturali e ambientali, come dimosta il convegno sulla salvaguardia del complesso monumentale dell’ex monastero di San Bartolomeo, tenutosi il 20 Novembre 2011 e del quale presto usciranno gli atti.
Tutta la società civile di Pistoia ha espresso parere negativo su questo nefasto progetto. Da non dimenticare inoltre l’importante posizione assunta dall’ordine dei geologi della Toscana, che ha posto seri dubbi al riguardo dell’intercettazione della falda acquifera.
Democrazia avrebbe voluto che l’amministrazione comunale respingesse tale progetto dichiarandone la non fattibilità, ma i nostri amministratori, in barba alla volontà popolare, in ossequio ai poteri forti (e alle loro speculazioni) ai quali sono asserviti, sanno che la battaglia sarà (direi: potrà essere) da loro vinta in virtù della prevaricazione che può appoggiarsi sulla forza delle armi. Gli è sufficiente trasformare questa nostra legittima rivendicazione in una questione di ordine pubblico. Il loro confronto non sarà, come del resto già adesso, sull’etica e sulla morale delle nostre legittime rivendicazioni, sulla dignità ed il rispetto dei nostri diritti, sulla democrazia come volontà popolare, sulla salvaguardia da un eventuale rischio idrogeologico a cui sottopongono la città. Il loro non sarà un confronto, bensì una prevaricazione.
Alla nostra FORZA delle IDEE risponderanno con la violenza ed il sopruso militare, unici mezzi con i quali potranno portare avanti questo progetto distruttivo.. La stessa identica cosa che sta accadendo in Val Susa. Sono venti anni che con la sola FORZA delle IDEE stanno bloccando l’inutilità del TAV. Sono sei mesi che si parla di un cantiere che non esiste. Esiste solamente un’occupazione militare di parte del territorio. Nessun operaio che ci lavori, esclusi quelli impegnati per costruire la recinzione e oggi quelli impiegati a costruire IL MURO.
Centinaia di agenti, Carabinieri e alpini che difendono un territorio occupato. Decine, centinaia di migliaia di euro spesi mentre si tagliano i servizi in tutta la nazione (Sanità, scuola, trasporti, ecc…).
Antonio Ginetti.
Pistoia, 30 Gennaio 2012.