lunedì 12 gennaio 2009

DUE,TRE, CENTO MARZABOTTO! Kappler, Mengele, Riina al potere a Tel Avivi e in azione a Gaza


























































Non c’è crisi umanitaria a Gaza
(Tzipi Livni, ministro degli esteri israeliano)

La prima volta che apprendemmo che i nostri amici venivano macellati ci fu un grido d’orrore. Poi ne vennero massacrati cento. Ma quando ne rimasero uccisi mille e il macello non finiva, si estese una coperta di silenzio. Quando il male arriva come la pioggia, nessuno urla: alt! Quando i crimini si ammucchiano diventano invisibili. Quando le sofferenze diventano insopportabili, le grida non si sentono più. Anche le grida cadono, come pioggia d’estate.
(Bertold Brecht)

Ai pudichi e sdegnati obiettori agli accostamenti nazi-sion: Kappler rastrellava civili a centinaia, li rinchiudeva e li ammazzava, Riina è il pregiudicato, mandante ed esecutore di assassinii mirati e di stragi, Mengele è quello che, per far avanzare la scienza e la tecnologia, chimicizzava e devastava organismi umani vivi. Qualcuno mi dica la differenza tra Kappler e il ministro della difesa Barak e tutti i suoi generali, tra Riina e il corrotto e inquisito capocarnefice Olmert, tra Mengele e chi ha perfezionato e adoperato le armi al fosforo, chimiche, termo bariche, su masse umane condensate.

L’altra sera, quando in tutta Italia si è celebrato il decimo anniversario della morte di Fabrizio De André, il poeta-musicista in direzione ostinata e contraria dal primo all’ultimo giorno, ho frequentato un’analoga funzione in un paesino dell’Alto Lazio. Un gran bel documentario con le testimonianze e i canti di amici e colleghi, contemporanei e successivi, e poi…Erri de Luca. Per molti di voi si tratta meramente dello scrittore e bibliomane che ha tradotto e propagandato, con zelo da neofita travolto dall’illuminazione biblica, la Genesi, il Talmud e molte altre parti di quell’invenzione letteraria e storica di alcuni furboni che, nel VI secolo A.C., si sono inventati, a scopi nazionalimperialistici, una storia fantastica delle origini del mondo e del popolo eletto, perlopiù plagiata da altri miti più antichi. Per me e alcuni vecchi compagni, Erri era, invece, prima della conversione-perversione all’ebraismo in chiave sionista, il rispettato dirigente di Lotta Continua e il combattivo responsabile del miglior servizio d’ordine che il movimento ’68-’77 abbia mai avuto. Canticchiato un paio di canzoni di De André e affabulato il folto pubblico con due, tre, simpatici aneddoti di impronta sociale e antiguerra, Erri ha chiuso con la conferma che, oggi come allora, gli fanno schifo le guerre, ma sostiene le lotte di liberazione di popoli occupati o invasi. Bravo, bene, sette più.

Poi ha sollecitato domande e osservazioni dal pubblico e, avendo l’oratore collegato il tema della guerra con quanto di stupendamente valido sull’argomento pervade il lavoro di De André, avendo perfino menzionato Iraq e Afghanistan, è venuto spontaneo che qualcuno lo interpellasse sulla mancanza, nel suo elenco, di una terza schifezza di guerra, quella in Palestina. La risposta è stata di carattere al tempo stesso squisitamente astuta e scientificamente demenziale: “E’ capitato che li nascessero e si scontrassero in guerre continue le tre religioni monoteistiche, è sempre stato così e sempre continueranno a massacrarsi “. Chiuso l’argomento di chi ha portato via un paese a chi. Con tanti saluti ai mille palestinesi rinchiusi in un lager, affamati, devastati e poi uccisi in massa, e a tutti gli altri sterminati da sessant’anni a questa parte. E non senza rilevare che di quei tre monoteismi, uno fa mattanze, uno fa silenzio e il terzo viene fatto fuori. Mi è allora capitato di rivolgermi al pio e rassegnato fatalista: “35 anni fa marciavamo insieme in testa a cortei per la Palestina, esattamente nel segno, che tu hai appena ribadito, della giusta lotta dei popoli contro invasori e occupanti. Non credi che la tua analisi odierna, con la quale ti rifugi e nascondi i serial killer israeliani dietro la panzana delle tre religioni che escatologicamente si devono fare la guerra, trascuri che carneficine tipo Gaza vengono perpetrate, dagli stessi e affini, anche là dove non c’è nessuna triade religiosa ad accapigliarsi? Trascuri anche che il presunto scontro tra monoteismi (che gli dei li stramaledicano! questo non glie l’ho detto) fino a ieri era tra i teocrati israeliani e un fronte palestinese e arabo assolutamente laico, che lottava nel nome dell’anticolonialismo e non certo di Allah. Soprattutto trascuri qualche piccolo interesse economico (acqua, petrolio, mercati, forza lavoro), di classe, militarindustriale, geostrategico, che ha fatto promuovere alle destre democratiche e non democratiche del mondo (pure l’URSS) l’invasione di milioni di “ritornanti” (che non erano mai stati dove “ritornavano”), la liquidazione di un popolo, un cuneo incastrato nella nascente unità anticolonialista araba?” Domandina semplice, semplice, no? La risposta dell’integerrimo letterato e rivoluzionario: “A questo non ribatto”. Disse, salutò e si dileguò, insalutato ospite per davvero. Paura, eh?

Ho citato l’episodio perché Erri De Luca è uno che fa opinione, spaventosa opinione, ma opinione. In questo campo agisce sul fianco, nella galleria di servizio, agli ultrà della lobby ebraica annidati nei due partitoni di destra (intendo PDL e PD), nel “Corriere”, nella “Repubblica”, in tutta la televisione (con attenuanti per il TG3), e nel chiacchiericcio della decerebrazione, indotta dai primi, nei bar, nelle sale d'aspetto, in tram. Ma fa addirittura da capogita agli escursionisti (Morgantini si è fermata 120 minuti a Gaza) del pacifismo nonviolento equidistante o, quanto meno, simmetrico. Quelli che su ogni scena di energumeno che strangoli un ragazzino o calpesti un neonato fanno piovere le geremiadi delle loro querule invocazioni al dialogo, all’incontro, al baciamano della gazzella alla pantera. Non ricambiato. Già, perchè chi si dice equidistante o simmetrico, automaticamente favorisce il più forte. Alla loro pietistiche, a volte strumentali perorazioni per il passaggio dalla macelleria al Circolo della Caccia (per soli soci di buon lignaggio, tipo Abu Mazen), va ricordato che nella lunga storia dei conflitti umani, delle oppressioni, dei poteri assoluti come quelli attuali, chi opprimeva e aveva il potere per farlo, mai s’è visto rinunciare alla sua posizione senza essere stato preso per il collo e buttato giù.

Ho ripetutamente detto una banalità: tra chi nella mia casa mi impedisce di spegnere l’incendio appiccato dal nemico e chi da fuori mi assedia, cerco di neutralizzare prima il sabotatore, consciamente o inconsciamente collaborazionista, e poi sono in grado di difendermi contro l’assediante. Quello che mi dà fuoco lo conosco: mi insegue da sempre. Ma il primo sta tra i miei e potrebbe anche convincere gli altri a unirsi a quel disarmo unilaterale, privandomi delle difese. Sono coloro che, a ogni riemergere di movimenti di protesta che antepongano la giustizia per i vivi alla pace degli zombie, che illustrino come il nero stia di qua e il bianco di là, stavolta indiscutibilmente, sollevano contro-ondate di inchiostro per affogarci nelle acque nere dell’equidistanza, dei guerrafondai che si difendono (da chi hanno da sempre aggredito), ma, perbacco, anche degli estremisti, integralisti, terroristi. Cattivo il grosso, cattivo il piccolino, chi è che continuerà a menare?




















Qui, o si stabiliscono altri rapporti di forza, a livello interno (resistenza palestinese e dissenso ebraico) e internazionale (scelte di governo che si modifichino sotto la spinta delle masse, moltiplicazione dei Chavez, boicottaggio universale), o c ‘è poco da cicalare di dialogo. Così abbiamo avuto la contromanifestazione concertativa CGIL alla manifestazione dei sindacati di classe, così abbiamo oggi una contromanifestazione di tutti gli associazionisti delle compatibilità, Tavola della Pace, Acli, Ponte per… Arci, Cgil, cattocaritatevoli vari, Legambiente, Ovadia, Parlato, quei lettori che “il manifesto”, nello spirito islamofobo di Giuliana Sgrena, privilegia nella sua rubrica delle lettere e che, facendo eco alla giornalista Manuela Cartosio, esprimono tutto il loro “disagio” (di cattolici? di laici? di razzisti? ) a trovarsi in mezzo a manifestanti che pregano Allah. Si mettano in testa che è il loro Allah, a me del tutto estraneo, ma la cosa non conta una pippa, a dargli la forza di tenere in piedi la dignità e, domani, la vita della Palestina e non solo. Le organizzazioni e i partiti della sinistra “radicale”, le associazioni del movimento, che già il 3 gennaio avevano messo in campo la protesta, eminentemente palestinese e islamica (con contorno di compagni autoctoni), hanno indetto una manifestazione nazionale per il 17 gennaio. Stanno aderendo centinaia di organismi da tutta Italia. Cosa fa la banda dei quattro chierici della nonviolenza a tasso variabile? Indice per la stessa giornata una sua kermesse “nazionale” nell’ecumenica Assisi. Là dove non si conoscono nemici, ma soprattutto si evitano certi amici, e tutto si risolve in scambi di doni e benedizioni. Cosa gli impediva di dare il proprio contributo a una piattaforma di ottime persone, interpreti dei sentimenti e dei pensieri degli interessati di qua o di là dal mare, che esige la fine di una mattanza senza confronti per brutalità e criminalità e, dunque la tregua (che deve essere prima degli assalitori e poi di chi si difende) subito? Sapete cosa li faceva rabbrividire di questa piattaforma? Che non si diceva veltrinottianamente: “Si deve fermare l’attacco, ma anche il lancio di Kassam” e ci si asteneva dal demonizzare i “fondamentalisti”. E ciò contaminava questi molli e puri. Vivono nella speranza che ai carri armati israeliani si mettano cingoli di gomma e che sulla torretta rientri a Gaza il “moderato” Abu Mazen. Basta con questa imbarazzante Hamas. Se poi avessero dovuto assistere al rogo di una bandiera USraeliana, avrebbero dovuto precipitarsi dal confessore per denunciare l'involontaria collusione con la blasfemia. Intanto vanno a fuoco centinaia di bambini sotto il fosforo bianco.

In tutto il mondo si succedono e crescono manifestazioni terribilmente incazzate, a centinaia di migliaia assediano ambasciate, invadono e paralizzano città, circondano i palazzi del potere e li subissano di scarpe all’irachena, si scontrano con la polizia, come in tutto il paese di nuovo l’Onda greca (la nostra che fa?). Qui una secchiata di vernice rossa, tratta dall’oceano di sangue palestinese, sulle sedi dello Stato terrorista e dei suoi sicofanti provoca il virulento sdegno e l’immediata mistificazione: “Teppisti con rigurgiti antisemiti”. Metterei la barba nel camino che così la pensano anche quelli di Assisi. Poi ci sono i fascisti che, terminali della provocazione cossighiana, si sono messi a rubare alle forze antimperialiste anche il tema dell’antisionismo e della solidarietà con i palestinesi. Fanno come a Piazza Navona: contro i baroni universitari per finta e a favore sul serio della fascistizzante Gelmini. Tocca tenerli d’occhio, fanno in piccolo il lavoro di Al Qaida e ricevono l’input dalle stesse fonti. Ne deve uscire la formula fascisti-uguale-terroristi-uguale-sinistre antimperialiste. Ai primi due la paga, agli ultimi le mazzate.

A tutti offro una risposta che non si sarebbe potuta formulare meglio. E’ un’istruttiva epistemologia di Israele.

Stefano Sarfati Nahmad
Da il Manifesto, 9/1/9.

Ascolta, ascolta Israele!
Hai fatto una strage di bambini e hai dato la colpa ai loro genitori dicendo che li hanno usati come scudi. Non so pensare a nulla di più infame. A distanza di una generazione, in nome di ciò che hai subito, hai fatto lo stesso ad altri: li hai chiusi ermeticamente in un territorio, e hai iniziato ad ammazzarli con le armi più sofisticate, carri armati indistruttibili, elicotteri avveniristici, rischiarando di notte il cielo come se fosse giorno, per colpirli meglio. Ma 688 morti palestinesi e 4 israeliani non sono una vittoria, sono una sconfitta per te e per l'umanità intera.
Ascolta Israele!
Io non rinnego la mia storia, la storia della mia famiglia, che è passata dalla Shoah. Però rinnego te, lo Stato di Israele, perché hai creduto di poter far valere il credito della Shoah per liberarti del popolo palestinese e occupare la sua terra. Ma non è così che vanno le cose, non è così la vita. Il popolo di Israele deve vivere di vita propria e non vivere della morte altrui.
Ascolta Israele!
Io non rinnego la mia storia, la storia della mia famiglia che è passata dalla Shoah, ma io oggi sono palestinese. Io sto dalla parte del popolo palestinese e della sua eroica resistenza. Io sto con l'eroica resistenza delle donne palestinesi che hanno continuato fare bambine e bambini palestinesi nei campi profughi, nei villaggi tagliati a metà dai muri che tu hai costruito, nei villaggi a cui hai sradicato gli ulivi, rubato la terra. Sto con le migliaia di palestinesi chiusi nelle tue prigioni per aver fatto resistenza al tuo piano di annessione.
Ascolta Israele!
Non ci sarà Israele senza Palestina ma potrà esserci Palestina senza Israele, perché il tuo credito, ormai completamente prosciugato dalla tua folle e suicida politica, non era nei confronti del popolo palestinese che contro di te non aveva alzato un dito, ma era nei confronti del popolo tedesco, italiano, polacco, francese, ungherese e in generale europeo; ed è colpevole la sua inazione.

Ascolta Israele, ascolta questi nomi: Deir Yassin, Tel al-Zaatar, Sabra e Chatila, Gaza. Sono alcuni nomi, iscritti nella Storia, che verranno fuori ogni qualvolta si vedrà alla voce: Israele.



DA DIFFONDERE E DENUCIARE IN TUTTI I PAESI
Un sito di criminali http://stoptheism.com/ invita ad uccidere i pochi volontari che prestano assistenza sanitaria a Gaza sotto le bombe israeliane.Si tratta dei volontari dell'ISM (International Solidarity Movement), americani, australiani, spagnoli, italiani, ecc.da cui provengono le rare notizie sulla reale entità dell'aggressione israeliana a Gaza. Tra di essi, Vittorio Arrigoni, cooperatore e attivista dei diritti umani.E' un vero e proprio incitamento all'assassinio supportato da foto segnaletiche. E' inconcepibile che esso sia ancora on-line. Il Governo e il Ministero degli Affari Esteri si attivino subito per chiederne l' immediato oscuramento e chiusura e per assicurare i responsabili alla giustizia.


domenica 11 gennaio 2009

PRESENTAZIONE DOCUMENTARI DVD GAZA, PALESTINA, MEDIO ORIENTE







Ricordo a tutti gli interessati a impegni per Gaza, la Palestina, gli arabi, con iniziative pubbliche, che sono sempre disponibili i tre documentari video qui in calce relativi sia alle vicende palestinesi dall’origine ad oggi, sia alla guerra israeliana contro il Libano del 2006, con l’uso di armi proibite poi ripetuto oggi a Gaza.

Non sono lavori che coprono l’attualità presente di Gaza, ma sono narrazioni e analisi che inquadrano l’intera operazione imperialista e sionista in medio oriente nel suo contesto storico e strategico.

Sono disponibile a presentare questi documentari in incontri pubblici, a partire dall’ inizio di febbraio.
Fulvio




venerdì 9 gennaio 2009

HUGO CHAVEZ, ONORE DEL MONDO. SIONISTI E NAZI. QUESTIONE NAZIONALE E INTERNAZIONALISMO: OGGETTI SMARRITI




























"Le azioni sono ritenute buone o cattive non per il loro merito, ma secondo chi le compie. Non c'è atrocità - tortura, incarcerazione senza processo, assassinio, bombardamento di civili - che non muti il suo colore morale se compiuta dalla parte "nostra". Lo sciovinista non solo non disapprova le efferatezze compiute dai suoi, ma ha una grande capacità di ignorarle".
(George Orwell)
“Il mondo è un posto pericoloso, non tanto per via di coloro che fanno il male, ma per coloro che guardano e fanno niente”.
(Albert Einstein)
"Diciamo bugie quando abbiamo paura… paura di ciò che non conosciamo, paura di ciò che gli altri penseranno, paura di quello che potrebbero scoprire di noi. Ma ogni volta che diciamo una bugia, la cosa che temiamo diventa più forte”.
(Williams Tad)
"In quest’ora tragica, indignato il popolo del Venezuela manifesta la sua illimitata solidarietà all’eroico popolo palestinese, partecipa al dolore che colpisce migliaia di famiglie per la perdita dei loro cari e tende loro la mano affermando che il governo venezuelano non si stancherà di chiedere che vengano severamente puniti i responsabili di questi crimini atroci… Il governo venezuelano denuncia l’utilizzo pianificato del terrorismo di Stato con il quale questo paese si colloca al margine della comunità delle nazioni."
(Hugo Chavez, all’atto dell’espulsione dal Venezuela dell’ambasciatore israeliano e di parte del personale dell’ambasciata).

Onore a Chavez, presidente del Venezuela bolivariano, unico governante del pianeta a far l’unica cosa giusta e necessaria cacciando il rappresentante dello Stato Cannibale. Ha idee chiare, Chavez, sul terrorismo israeliano, complice del colpo di Stato contro il suo governo nel 2002 e di tutti i regimi fascisti imposti dagli Usa in America Latina nella seconda metà del secolo scorso e oggi. Quanto allo sdegno manifestato da Israele, da tantissimi ebrei e loro succubi o compari, per l’accostamento del necrostato razzista e teocratico al regime nazista, accostamento fatto dai migliori studiosi israeliani, c’è lì una coda di paglia che va da Gaza ad Auschwitz. Anche perché accanto a Israele ci sono gli Usa, la più brutale potenza imperialista di tutti i tempi e contro non c’è nessuno. La Germania aveva contro quasi tutto il resto del mondo. La durata dei crimini: dieci anni in Germania e Europa, 60 anni in Palestina e Medio Oriente; l’incomparabilmente maggiore potenza di fuoco e diffusione del terrorismo materiale e psicologico di Israele, nonché la sproporzione di forza tra carnefice e vittima; la fascistizzazione di un’intera società, che perseguita e ostracizza un pugno di intellettuali e dissidenti chiamandoli self hating jews (ebrei che odiano se stessi), ma sostiene all’85% le infamie delle sue giunte militari, quando in Germania, oltre a ebrei, comunisti rom, omosessuali, furono fatti fuori un milione di oppositori che ancora nel 1944 tentarono di eliminare Hitler. In Israele si spara da destra contro un premier che stava smettendo di tuffarsi nel sangue dei palestinesi. Quanto alle punizioni collettive e alle altre violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale che hanno determinato le condanne all’impiccagione degli imputati di Norimberga, beh, con Gaza siamo ampiamente al sorpasso.

Nell’uragano degli interventi in rete, a vittoriosa stramaggioranza corretti e consapevoli dei crimini nazisionisti come della valorosa resistenza dei guerriglieri della liberazione, tra sporadici tentativi di contrasto di furbi o scemi, il commento di una Vittoria è il più demenziale e al tempo stesso incoscientemente collaborazionista: “Correi nella strage, Israele boia, assassina, nazista. Altrettanto boia, assassina, nazista Hamas che lancia i palestinesi inermi alla vendetta di Israele… Tutti boia, assassini nazisti, tutti correi nella soluzione finale. Hamas feroce come Israele. E’ ora di bruciare tutte le bandiere” . Mancano le parole. E manca l’apprezzamento, nato dalla stessa logica, per coloro che hanno sfottuto i morituri, dandogli tre ore di tregua per fargli meglio assaporare la morte in arrivo. Questo concentrato di imbecillità e presunzione, questo colossale disprezzo per i popoli e la loro volontà, è semplicemente la grossolana summa di quanto secerne il cerchiobottismo di una sinistra che ogni giorno vediamo quella che è. Lasciamo la risposta ai partigiani che, ovviamente, erano boia, razzisti e nazisti quanto le SS e la Gestapo, visto che "lanciavano i civili inermi di Marzabotto alla vendetta della Germania". Lasciamo la risposta anche ai cittadini che, dal bagno di sangue nazisionista di Gaza, urlano compatti il loro sostegno alla Resistenza. C’è un limite di decenza nel settarismo eurocentrico e umanitarista dei borghesucci di sinistra e dei falsi anarchici. Ed è stato largamente superato.

Poi c’è chi, vomitando nella lista CU (evidentemente quanto aveva ingurgitato di atrocità nazisioniste non gli aveva svuotato del tutto lo stomaco) sulle mie parole di accusa a Israele e di profonda ammirazione per l’Hamas politico e combattente e per il popolo che, disperato e indomabile da 60 anni, sta tutto con questi combattenti, mi fustiga per “non aver portato argomenti politici” e per “aver prodotto solo insulti e intimidazioni”. Trattasi di un David di cui spudoratamente mi chiedo se non sia lo stesso David che, in altra mail abbandona ogni mimetismo e ci fa sapere che “mia moglie è ebrea e io non sono certo un sostenitore della causa palestinese”. Ne eravamo certi, fin da quando, da cattedratico paratrotzkista mi assaliva per aver io usato termini come “nazione”, “ebrei”, “arabi”, dal momento che “il proletariato non ha nazione”. Ma allora che ci fa un politologo che fucila con un sol colpo l’imperialismo israeliano, arabo (?), russo (?), cinese (?), americano e l’immancabile “fondamentalismo islamico”, in una lista di persone serie e perbene? Se c’è chi in questi miei post non trova argomenti politici, seppure fastidiosamente mescolati ad argomenti etici e morali (come quelli delle foto qui sopra), si vede che ha un’altra idea di politica, etica e morale. Pazienza. A me basta trovarmi di solito a fianco, anche materialmente seppure in coda, a coloro con cui ho condiviso i missili all’uranio, le bombe da 2 tonnellate, il carcere illegale, le bombe a grappolo, il napalm, i gas CS sparati addosso a tutti i nativi che alzano la testa, gli embarghi, la risposta di massa o armata. Comunque, con questa mescolanza impropria ci riprovo

Partiamo con un po’ di argomenti ”etico-politici” della storia recente: ieri, undecimo giorno di mattanza, siamo arrivati a 200 bambini uccisi, a 700 adulti sterminati, 3.500 feriti e mutilati (per l’80% inermi cittadini), ma molti di più, ci dicono dall’interno, dispersi e maciullati sotto le macerie o nei campi; sono stati centrati con particolare gusto ambulanze, medici, infermieri e ospedali e si sono distribuite medaglie al valore ai bravi tiratori che disintegravano vaste macchie nere di fuggiaschi dalle case polverizzate, che poi diventavano vaste macchie rosse. Il film dell’orrore di questi licantropi comprende tre scuole dell’ONU e tre cliniche di una Ong danese, tutte piene di bambini e profughi dalle distruzioni, centrate insieme a decine di esseri umani. Fa niente, vero Livni, tanto ti protegge il divieto “democratico” a giornalisti e medici di entrare nel bagno di sangue (niente da dire Ordini dei giornalisti, Ordini dei medici spergiuri di Ippocrate, falsari pagati da Washington di Medici senza frontiere?). Dice, da quella scuola sparavano razzi, il rappresentante ONU sul posto smentisce la fetida bugia. Lo squadrista Pacifici, capo della comunità ebraica romana e iscritto al partito dei carnefici dei suoi correligionari, ripete la fandonia universale di “Hamas che si nasconde tra i civili”, come se ci si potesse nascondere in un affollamento demografico più fitto di un mazzo di carte, loro che legano bambini palestinesi sui blindati per farsi strada tra i sassi e le molotov. Ricordano quel personaggio medievale, Tecopa, che, roteando la spada, accusava la vittima di non star “mai ferma per farsi colpire”. Altro “argomento politico”: vedrai che non si fermano prima di aver superato il primato mondiale dell’ex-premier Sharon, con 3000 innocenti e inermi, donne e bambini, massacrati, perlopiù sventrati e bruciati, a Sabra e Shatila. Ce l’hanno nel sangue di non saziarsi mai di sangue altrui, che sia di arabi, che si ostinano a ”muoversi”, o di proletari, campesinos, indios, africani, divergenti vari, che, da esperti noleggiati, liquidano su mandato congiunto sionista e delle tirannie fasciste in giro per il mondo. Chissà se originano non solo dal Caucaso, ma anche dalla Transilvania dell’Impalatore.

E, ulteriore considerazione politica, non poteva mancare, puntuale come gli orgasmi necrofagi della Livni, il P.R. della Cia Al Zawahiri, a promettere sfracelli contro l’ “Occidente dei crociati”, in preparazione di qualche bel botto a rilancio della “guerra infinita contro il terrorismo”, schermo protettivo Al Qaida sulle nefandezze nazisioniste. Ricordate i sequestri e le uccisioni videografate a Baghdad di giornalisti o operatori umanitari, sempre personaggi anti-occupazione? Secondo la logica rovesciata delle nostre fonti erano “con ogni evidenza perpetrati dai tagliagole saddamisti”, più tardi tagliagole Al Qaida (veniva meglio), eppure si verificavano con puntualità prodigiosa ogni volta che tra le crepe nella cintura protettiva degli embedded traspariva qualche mostruosità come Abu Ghraib, o il fosforo su Falluja. Vedrete cosa combinerà Al Qaida, centrale operativa Cia tra i musulmani, per distoglierci lo sguardo dall’allucinazione di queste creature umane marcite dentro perché colpite da armi chimiche ed elettroniche, per le quali non servono neanche le amputazioni ché la necrosi è inarrestabile, o di quegli altri fatti esplodere dalle bombe termobariche, o carbonizzati dal fosforo bianco che, alla faccia delle spudorate smentite, abbiamo tutti visto sugli schermi e sentito dai medici. Hanno poco da smentire, questi trombettieri dell’olocausto palestinese. Io li ho visti, li ho visti in Libano, due anni fa, i bambini frantumati dalle bombe a grappolo, i feriti con gli arti ridotti in fango nero, i cadaveri spappolati dentro e intatti fuori. E anche i piccoli mostriciattoli senza occhi e genitali e con una natica al posto dell’orecchio, ho visto nascere nella Basra sotto uranio e nel Vietnam sotto napalm e diossina. Quei feti intorcinati, cari al Vaticano, che fra qualche anno usciranno anche dalle pance di Gaza. Considerazioni troppo “etiche” e poco “politiche”?

Magari sono meglio le opinioni delle tre Grazie sul ”manifesto”, quando scrivono, facendo rotolare dalle risate la muta degli stragisti, “Hamas con il lancio dei razzi impaurisce e minaccia la popolazione civile israeliana, azioni illegali e criminali da condannare… estremisti palestinesi… bruciatori di bandiere israeliane che io non brucerei mai… togliere spazio ai fondamentalisti e alle minacce contro Israele con cui ci rifiutiamo di essere nemici… (Luisa Morgantini); I dirigenti di Hamas hanno deciso di rompere la tregua sapendo che….nessun governo può presentarsi alle elezioni con una sua zona di confine presa di mira tutti i giorni… periscano Sansone e tutti i filistei è una logica reciproca a quella di Israele… (Rossana Rossanda); Una guerra scatenata con l’obiettivo di fermare il lancio dei missili da parte di Hamas… prevalere del braccio armato di Hamas e dei gruppi islamici più estremisti, alimento della logica dello scontro di civiltà…(Alessandra Mecozzi, CGIL); Perché siamo ciechi, sordi e muti sui cortei che sabato scorso nelle piazze italiane sono stati chiusi da una preghiera islamica (che Maroni intervenga, perdio!)… queste seconde generazioni musulmane sono ovunque e sempre più fondamentaliste dei padri e delle madri (cosa aspetta Calderoli a sistemarle?)… da un pezzo siamo costretti ad allontanarci da manifestazioni con manichini e bandiere bruciate, stella di David uguagliata alla svastica, ora le preghiere rivolte alla Mecca… ( Manuela Cartosio, sconvolta dall’indignazione e nota sostenitrice dell’ultrà sion-imperialista Adriano Sofri). Per il giubilo della lobby ebraica si accodano anche alcuni compunti equilibristi maschi: …criminali razzi Qassam e Qatiuscia che il segretario dell’ONU Ban Ki Moon definisce controproducenti e inaccettabili (certo, se lo dice Ban!)… così nascono i terroristi… che fine farà la credibilità di Abu Mazen (già, e quella di Giuda?) (Tommaso di Francesco, l’umanitario che in Serbia sta con il presidente rinnegato filoccidentale Tadic e che avalla l’infame balla della pulizia etnica serba cianciando di contropulizia etnica degli albanesi). Dopodichè non stupisce che tra le lettere all’equidistante giornale si inserisca un Matteo Maria con questa velina dell’ambasciata nazisionista: “Truppe internazionali sotto comando Nato (sic) e caschi blu dell’Onu in tutta la striscia di Gaza, disarmo di Hamas e di Hezbollah (certamente non del legittimo Stato d’Israele)… nuove elezioni parlamentari per l’Autorità Nazionale Palestinese alle quali non possano partecipare quei partiti che non riconoscano l’autorità del presidente Abu Mazen (quello che ha appena agevolato i nazisionisti e il turpe fantoccio Mubarak dando ad Hamas la colpa per l’orrore di Gaza) su tutti i territori palestinesi e la legittima autorità israeliana sul resto della Palestina (88% a Israele, 12% di isolotti blindati all’alleato Abu Mazen)… A presiedere la commissione che giudicherà tale legittimità non eversiva delle varie liste elettorali sarà il segretario dell’ONU Ban Ki Moon

Naturalmente si rifugiano in questo giornale, con appelli che immancabilmente si aprono con l’inaccettabilità dei missili d Hamas contro Israele, anche tutti gli amici dall’erre moscia, quanto meno virtuale, confortevolmente equilibrati, non violenti, che da anni ciurlano nel manico del disarmo unilaterale degli oppressi, perseguitati e ammazzati: Tavola della Pace, Acli, Arci, Cgil, Pax Christi, Legambiente, Beati costruttori di pace, Emmaus (dei servizi francesi), Banca Etica, Ass. Ong italiane, Ponte per… Insomma tutta quella ciurmaglia che, con i suoi pellegrinaggi a Sarajevo, offriva copertura umanitaria alla frantumazione della Jugoslavia, al solito rovesciamento o equiparazione di carnefici e vittime, di colpa e innocenza, grazie al quale si canalizzano sotto il tappeto imperialista i fiumi di sangue dei popoli di troppo. Ed è questo il “giornale comunista” che ci chiede di svenarci, di pagare proletariamente con 50 euro un numero speciale di simili posizioni, simili sciagurate visioni del mondo. Mai che si chiedesse, nelle geremiadi sulle sue condizioni economiche, se non sia per caso che perde lettori perché con una sinistra rigorosa, coerente, combattiva, impermeabile agli inciuci e ai moderatismi, non ha proprio più niente a che fare (a dispetto dei sopravvissuti di valore come Michele Giorgio dal Medio Oriente, l’occasionale Danilo Zolo, l’attuale eroico ospite da Gaza, Vittorio Arrigoni, Vauro…).

Ora vedremo tutti correre questa genìa, con foga impudica e scarmigliata, accompagnata dai corifei dei “Due popoli due Stati”, come i grassiani del PRC, appresso al piano-tregua Sarkozy-Mubarak-Ban Ki Moon, maturato dall’intero Occidente con la lentezza di un’agave per dar modo ai delinquenti sadici di Tel Aviv di apparecchiare prima la tabula rasa. Io l’ho visto quel piano, attuato nel laboratorio Libano, dopo che il gioiello dell’imperialismo genocida aveva subito il più bel rovescio della sua malfamata storia. Ora quella merdacchia di Abu Mazen, pugnalatore del suo popolo alla schiena se mai ce n’è stato uno, vasellinato dall’indignazione del “manifesto” e di Luisa Morgantini per essere stato chiamato “quisling”, va proponendo un’altra Unifil neutralizzatrice di ogni resistenza, stavolta non in compatibilità con una guerriglia vittoriosa, ma alle spese di quel che resta della dignità e della forza morale e politica dei palestinesi.
Questo Abu Mazen, il cui nome si pronuncia con una zaffata di nausea, ricorda la zoccola india che vendette al fuorilegge Cortez la sua gente, facendogli da guida e suggeritrice di massacri. Quando i briganti spagnoli presero per fame la capitale atzeca Tenochnical, Cortez, cristianeggiando, la voleva preservare dalla distruzione (tesori da salvare) e la rinnegata lo spinse a raderla al suolo, non senza averla prima spopolata con le armi chimiche di allora, il vaiolo. Si moltiplica la genìa dei vendipatria, di quei cialtroneschi manigoldi tipo Karzai, Al Maliki, Abu Mazen, i despoti piantati da USraele qua e là dove c’era da occupare , sterminare e predare. Rappresentano un’infimo strato di benestanti su quasi sei miliardi di calpestati, venditori di madri che schiacciano e vampirizzano la massa depauperata dei loro popoli.

Già, perché qui, della famigerata ed esorcizzata lotta di classe si tratta. E non nei termini dell’atrofizzazione dogmatica di certi miei critici. Dico cose scontate: come ci sono negli Stati della borghesia capitalista classi da spremere e, se del caso, sopprimere, così ci sono, con le stesse identiche connotazioni sociali, ma in più anche nazionali, popoli proletari che vorrebbero acquisire i diritti dell’uguaglianza sociale e sanno che la loro conquista dipende in primis dal diritto dell’uguaglianza degli Stati. Dalla sovranità. Quella sovranità da noi ceduta nel secolo scorso e che mi echeggiava nelle orecchie come esigenza primaria, in ogni paese latinamericano percorso. Non mi si venga qui a barbugliare di proletari ebrei e proletari arabi che dovrebbero unirsi contro i padroni, sennò non se ne fa niente. Si impari dai nordirlandesi che, con la borghesia anglo-unionista che gli aveva scatenato addosso i proletari fascisti protestanti lobotomizzati, sapevano come la rivoluzione passasse per la sovranità nazionale del loro paese riunificato. Qui coloro che blaterano per il superamento degli Stati nazione sono graditissimi ciambellani ai party degli Stati più forti e delle élites che ne sono foraggiate e protette.

Una forza ONU o europea, magari Nato, alla quale l’incontinente La Russa ha già offerto l’entusiastica partecipazione della sua protesi sessuale (killer italiani), non ha che il compito di occupare Gaza e i suoi varchi a nome dell’imperialismo occidentale, “pacificando” con il suo presidio una Gaza disarmata e sterilizzata che, così, si avvierà, come del resto la Cisigordania, all’estinzione. Abu Mazen e la sua banda di corrotti governerà, contro ogni legittimità e contro i risultati elettorali (che già avevano tentato di sovvertire con il golpe di Mahmud Dahlan sventato da Hamas). Sarà il fiduciario, nobilitato dal rispetto anche dei pacifinti, del branco di vampiri euro-israelo-statunitensi, in una Palestina senza neanche più due ossa per tenere insieme lo scheletro. Abu Mazen e armate di ventura occidentali, magari anche di Stati vassalli arabi o musulmani, vorranno curare i forni crematori in cui verrà incenerito ogni residuo di identità palestinese. Fra qualche anno faranno spettacolini folcloristici, con donne in velo e uomini con kefiah, nella Gerusalemme stuprata e pulita etnicamente. E Oz, Grossman e Jehoshua si commuoveranno, al pari del “manifesto”. In Libano il tentativo degli occupanti in casco blù, italiani dalemisti e bertinotteschi in testa, il piano è riuscito solo molto parzialmente. E’ vero che aver posto la “forza d’interposizione” sul terreno dell’aggredito e non dell’aggressore è una nequizia giuridica. E’ vero che a Israele l’Unifil permette violazioni interdette a libanesi e che la Resistenza non ha più basi e armamenti al confine. Ma Hezbollah ha aumentato la sua forza e influenza politica e militare e ha saputo impedire il disarmo chiesto dall’ONU, nonché la sopraffazione sociale e politica da parte delle forze reazionarie, tipo l’associazione a delinquere Hariri (rafforzata dagli infiltrati di Al Qaida), manovrate da Usa, Israele e Arabia Saudita, attraverso una rinnovata guerra confessionale. Guerra di classe vinta, anche se non è da escludere che, se l’attuale fragile equilibrio dovesse volgere a vantaggio di sinistre e antimperialisti, le regole d’ingaggio dell’Unifil passerebbero dalla pattuglia in perlustrazione a quella forma di “coalizione dei volenterosi” che si occupa dell’Iraq, o porta la democrazia in Afghanistan. A Gaza e in tutta la Palestina si vedrà.

Intanto registriamo l’improvvisamente affannosa corsa alla tregua e intervento Nato-Onu, non come il segno che Israele ha ottenuto quel che voleva ( i combattenti palestinesi sono ancora tutti in piedi, con dietro le loro masse, per quanto massacrate), ma assai più probabilmente per quello che ha subito – perdite assai superiori a quelle dichiarate e altre in vista in caso di continuità – e per quello che NON ha raggiunto in termini politici e strategici: la resa del popolo di Gaza, la neutralizzazione dei benemeriti razzetti Kassam e il totale collasso e disarmo della Resistenza. Un altro risultato rimane sospeso: se il continuo alzare dell’assicella della ferocia repressiva abbia agevolato il salto dei popoli nel suicidio della sottomissione vuoi sociale, vuoi nazionale, o abbia piuttosto, come voglio credere, fornito tonnellate di combustibile al fuoco della rabbia, della rivolta, della consapevolezza. Intanto, stiamo in guardia: tutto quello che questi rigurgiti di barbarie vanno facendo in giro per il mondo, sono prove di laboratorio per arrivare preparati all’immancabile scontro finale tra capitale e anticapitalismo generato dalla crisi. Potete immaginare il terrore dei padroni davanti a quelle masse senza più niente da perdere che si muoveranno, poniamo, per riprendersi le acque sequestrate dai ladri di beni comuni, per riaprire i forni limitati alla produzione di brioches per ricchi, o rioccupare col grano non inquinato da geni alieni i campi sottratti al nutrimento umano e destinati a quello delle auto ammazzamondo, o sostituire nelle scuole l’intelligenza e la conoscenza alla protervia e al rincretinimento aziendalista, o prendersi le città, le produzioni, il mare, l’aria? Ve lo immaginate?

Non c’è un commentatore o cronista della grande informazione, e non ce ne sono molti in quella piccola, che non sorvoli allegramente sul peccato d’origine di questa vicenda. Peccato satanico, al fronte del quale Eva e Adamo erano borsaioli, originato dal sionismo colonialista, una forma virulenta di nazionalismo etnico-confessionale che si concretizza nella cultura di esclusività e di pulizia etnica che dura da 60 anni. Peccato condiviso da tutto un popolo (esclusi pochi coraggiosi) dal cervello lavato con la candeggina del vittimismo, con la minaccia di un nuovo olocausto che si impedirebbe solo facendone, uno dopo l’altro, di olocausti degli arabi che “ci vogliono gettare in mare”. Ben Gurion, leader del movimento sionista e primo premier di Israele: “L’espulsione forzata degli arabi dalle terre dello Stato ebraico che ci proponiamo potrebbe darci qualcosa che non abbiamo mai avuto… Abbiamo un’opportunità che non ci saremmo sognati: la consolidazione nazionale in una terra liberata… Sostengo il trasferimento forzato, non ci vedo niente di immorale”. Seguirono i villaggi palestinesi bruciati, l’espulsione di 800mila, mai autorizzati a tornare (neanche dai pacifinti), pogrom senza fine, la diffusione a livello mondiale del terrorismo, di Stato o mascherato, la proposta di un modello razzista, militarista e fascistico agognato da tutte le destre del mondo, l’assalto a quel poco che restava di Palestina nel 1967 (fatto passare come sempre per “difesa”, quando gli stessi protagonisti israeliani di quella guerra, Begin, Rabin, i generali Mordechai Hod e Haim Barlev, rivendicarono di aver iniziato la guerra). Seguì lo stupro di Cisgiordania e Gaza, la discriminazione ed esclusione del 20% arabo di Israele, il divieto dei matrimoni misti o di quelli tra palestinesi dello Stato e quelli dei territori occupati, l’uccisione bianca di malati ai posti di blocco, il parto di infinite madri palestinesi nel campo dietro al check point e il marito che taglia il cordone ombelicale con un sasso, gli assalti e le devastazioni del Libano, la mano libera e la collaborazione ai fascisti della Falange, Sabra e Shatila, vessazioni sadiche di nazi-coloni e soldati ai danni dei più indifesi, criminali speculazioni immobiliari per appropriarsi pian piano di ogni cosa e, quando non si uccide, fare in modo che la vita di quegli “scarafaggi nella bottiglia” diventi del tutto intollerabile e costringa a togliersi dai coglioni.

Risuona, come il lamento della tramontana tra gli alberi, l’affannata domanda: cosa possiamo fare. Laggiù per ora niente. Solo capire e capire vuol dire rispettare i popoli e le loro scelte, comprendere i progetti, il quadro generale, i collegamenti, insomma la geopolitica. A fare cose concrete, visto che Israele non ammette testimoni, ci pensa per noi Vittorio Arrigoni che ieri ha rifiutato il suggerimento della nostra diplomazia e degli israeliani di far parte dell’ultimo gruppo di stranieri in uscita da Gaza. Leggetelo sul “manifesto”, nobilita quella testata, anche se deve trovarsi assai a disagio vedendosi stampato accanto a paginoni in cui da ogni articolo gocciola il veleno della terminologia imperialista: “terroristi, fondamentalisti”. Ieri era la coppia dialogante Ali Rashid e Moni Ovadia a rifilarci stantii predicozzi che invocano il famigerato dialogo tra le parti, non scordandosi, per restare nel salotto, di dare del “terrorista” e “fondamentalista” a chi si oppone in armi alla liquidazione. Sono decenni che questi cavalieri della nonviolenza vanno frugando negli angoli più riposti di Israele alla ricerca di “dialoganti”. Ne trovano una dozzina, anche 500, fanno un corteo e intanto il regime si è preso un altro pezzo di terra e di vita palestinese. Anche i partigiani avrebbero dovuto dialogare con Kesselring, vero? Che li chiamava Banditen, sinonimo di terroristi. Questa esimia coppia fintotonto-furbacchione arriva addirittura a citare quel vendutissimo farabutto ceco di Vaclav Havel per esigere un “salto qualitativo (?) in Palestina”. Ovviamente, quello del dialogo tra le sei sorelle di Gaza trucidate e il killer di Tsahal di cui sua mamma, a mento levato, si dice fiera. Le carte di costoro si scoprono definitivamente quando, in sintonia con Usa, Mubaraq, La Russa, chiedono “l’intervento di una forza di pace internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite”. Proprio come quella che in Somalia ha ridotto in sabbia anche il futuro, o quella che ha garantito la pulizia etnica antiserba dei narcoassassini UCK, o che in Libano ha mantenuto in piedi un fantoccio e rimosso dal confine del paese i suoi difensori.

Nessuno mi toglie di testa che ai nazifascisti si reagisce con tutto quello che puoi rimediare e che, nella situazione attuale, il movimento antagonista deve diffondere coscienza di tre libertà da rivendicare. La libertà nazionale, che è quella che fa rizzare i peli di tanti compagni che darebbero l’anima per la libertà nazionale, cioè la sovranità, dei palestinesi, boliviani, cubani, curdi, baschi, irlandesi, magari sudtirolesi. Noi non ne abbiamo che l’impalcatura costituzionale, che, del resto, va perdendo pezzi a ogni passaggio di Gellisconi. Dal 1945 la nostra sovranità nazionale ha le manette di una subordinazione coloniale che vaioleggia tutto il territorio, alimenta lo stragismo terrorista di Stato, ci fa base e obiettivo di guerre, eventualmente nucleari. Il paese è totalmente mafizzato, mafizzato da una potenza predatrice interna che, in base agli accordi tra padrini e Washington del 1945, fa capo alla criminalità organizzata politico-economica delle potenze occidentali. Non c’è mossa dei nostri apparati di “sicurezza” che non risponda a dettami di Washington o Tel Aviv. L’ìntero Settentrione del paese è malgovernato e pervertito culturalmente e l’unità nazionale è minata da una forza politica che risponde agli interessi espansionistici di uno Stato del Nord. La libertà legale, la legge uguale per tutti, la Costituzione e gli statuti rispettati. Qui si dà da fare, strumentalmente o meno non importa, quel Di Pietro alle cui manifestazioni certi compagni non andrebbero neanche se glielo chiedesse Lenin. Dimenticano questi compagni che la legalità sarà pure borghese, ma gliela abbiamo strappata noi. Pensate che esistesse la norma universale che “la legge è uguale per tutti” prima della rivoluzione francese, prima dell’indipendenza nazionale, e che lo statuto dei lavoratori ci sia stato benevolmente elargito da Agnelli e Mediobanca, che, andando indietro, non ci sarebbero ancora la schiavitù (che intanto ritorna) o le 17 ore di lavoro (che pure stanno tornando) se non fosse stato per classi in rivolta e per i loro martiri? E allora arricciammo il naso su chi si batte contro il Lodo Alfano, la truffa lavoricida dell’Alitalia, le intemerate contro quei pochi giudici che ancora osano perseguire i potenti? Diceva Brecht più o meno così: dopo la legge che gli permette di far fuori gli zingari, di lagerizzare gli ebrei, di uccidere i comunisti, e noi siamo stati zitti, verrà promulgata anche quella contro di noi. E non ci sarà più nessuno a obiettare.

La libertà sociale è quella sulla quale ci troviamo d’accordo tutti. La fame è fame e, come dice il Che, l’alienazione è alienazione, il precariato è morte civile e sociale, l’ambiente è specie a rischio, la scuola ti mastica e di caga e per lo sciopero c’è la precettazione. Solo che a infilare la testa tutt’intera nella battaglia per questa libertà, si rischia di finire come lo struzzo: che ti si fanno da dietro. Negli ultimi tempi il discorso internazionale era svaporato nelle assise dei compagni. Era come se si fosse tagliato il filo che lega tutto. Iniziative contro la guerra? L’Afghanistan e i nostri ascari Nato? L’Iraq dalle ultime mani che spuntano dal naufragio? Tutto svaporato. Vicenza e la base d’assalto e di controllo interno, le altri basi Usa e Nato, i nostri porti requisiti dalle flotte imperiali, le atomiche a casa nostra, lo scorazzare di servizi segreti malintenzionati e terroristi, l’innesto della nostra classe politica nella malapianta USraeliana, i nostri ascari subimperialisti mandati a caccia di teste, prima serbe, poi musulmane, il nostro giornalismo alimentato, come quell’orsacchiotto semovente col tamburo, dalle pile caricate nei monopoli dell’informazione imperialista…

Questo millennio è iniziato con un tasso di sadismo e criminalità delle élites regnanti giudaicocristiane che non ha l’uguale negli albori di altri millenni. Se passa Israele e il suo progetto di pulizia etnica dal mare al Giordano e molto oltre, se passano gli Stati Uniti, se passa l’UE, passa il fascismo, probabilmente la fine del mondo verrà anticipata di qualche evo. Per averli conosciuti, credo che quello che i palestinesi ci chiedono è di riprendere a pretendere: “Via le nostre spedizioni militari all’estero, via le basi straniere dal nostro suolo, fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia.” Non è più il tempo dei volontari internazionalisti accanto ai fedayin. Quelli erano tempi! Li ho frequentati e come li rimpiango! Ma anche gli obiettivi del nostro tempo non sono male. Basta vederli. Tutto questo non ci esime di urlare per Hamas e per chiunque difenda la Palestina, ebrei non nazisionisti in testa, fino a irrompere nei cervelli della gente, a ricattare una classe politica modellata nella melma, a far viaggiare fino all’ultimo orizzonte l’immagine d’ Israele nazificato. Rispetto a quelle negli altri paesi imperialisti, le manifestazioni in Italia sono state patetiche. Downing Street è stata sommersa da sputi e scarpe. Un tempo eravamo i primi. La caduta dell’internazionalismo si paga.

lunedì 5 gennaio 2009

GAZA UTILI IDIOTI E AMICI DEL GIAGUARO






























Il modo astuto per mantenere le persone passive e obbedienti è di limitare rigorosamente lo spettro delle opinioni accettabili, permettendo un vivace dibattito solo all’interno di quello spettro.
(Noam Chomsky)
Lo studio della storia è un potente antidoto all’arroganza degli stereotipi. E’ umiliante scoprire quante nostre convinzioni, che ci sembrano tanto genuine e plausibili, sono già state verificate, non una ma innumerevoli volte e si sono rivelate, a pesante costo umano, del tutto false.
(Paul Johnson)
A Gaza il nemico potrebbe essere vittorioso / e le onde del mare potrebbero essere vittoriose/ su un’isola di cui hanno sradicato o abbattuto tutti gli alberi./ Possono rompere le sue ossa, tank si potrebbero piantare nei petti dei suoi bambini/ e nelle pance delle sue donne/ E verso il mare…/ sabbia e sangue… Ma…/ mai lei ripeterà le menzogne degli invasori/ o gli dirà di sì…/ Continuerà a esplodere…/ non è ne morte né suicidio…/ E lo stile di Gaza per dichiarare il valore della vita../ E continuerà a esplodere…/ E’ lo stile di Gaza per dichiarare il valore della vita.
(Mahmud Darwish)

Sentite cosa mi arriva in merito a concetti da me diffusi in una lista di compagni, concetti come quelli che, volendo, potete recuperare nel blog (www.fulviogrimaldicontroblog.info, post “Quarto Reich”). Mi arriva una voce dal sen fuggita, o una voce dal coro delle Erinni? Decidete voi. Tanto io sarei solo un “complottista che vede Mossad dappertutto”. Ecco qua.

“Con il dovuto rispetto (sic) ma il tuo discorso mi fa vomitare, me ne discosto al 100%...”. E poi, di fiore in fiore: “una serie di castronerie e baggianate, mettere insieme politica e morale e medievale… non marxista, rozzo e ratzingeriano, evoliano, egeliano (manca un’h)… la tua è l’idea più imperialista che esista, popoli, nazioni, arabi, ebrei…. O si condanna l’imperialismo in toto, o si è fascisti… quello che dici su Tsahal è falso perché ci sono molte persone in galera per essersi rifiutate di combattere… e questo è possibile proprio perché è un esercito di popolo…Noto una certa propensione al complottismo plutodemogiudaico da protocolli di Sion (figuriamoci se non brandivano i Protocolli di Sion!) e mi sembra molto nazista”…

L’esagitato autore di questa elegante argomentazione si chiama David. Della tribù di? Non necessariamente, chè sono tantissimii sicofanti dello Stato nazisionista e del suo esercito che, essendo il più morale del mondo, a forza di bombe a grappolo, bombe bunkerbuster da 2 tonnnellate, e altre armi proibite pensate negli Usa per l’annichilimento di serbi, iracheni e afghani, sta alacremente operando per ripetere a Gaza il modello dei 3000 innocenti inermi massacrati dal moralissimo Ariel Sharon a Sabra e Shatila nel 1982.

Ragazzi, vedeste che cosa si è scatenato all’apparire in rete dei commenti, dell’indignazione, del dolore lacerante, della collera incontenibile, dei giusti di fronte all’allestimeno di un’ Auschwitz per un milione mezzo di esseri umani, o inermi, o disperatamente impegnati a difendersi con fionde contro cavalieri dell’Apocalisse. Nella lista di cui sopra, da qualche tempo quasi silente, forse ammutolita davanti all’olocausto di Gaza (e, da sempre, a quello centuplicato nel tempo e nei numeri in Iraq dagli stessi cavalieri), sono comparse alcune voci già famigliari – e sono quelle delle argomentazioni meditate e fondate sulla storia e sui fatti – e altre del tutto inedite, ma improvvisamente e violentemente (vedi sopra) vociferanti. Hai voglia a esporgli verità inconfutabili, montagne di cadaveri, abissi di efferatezza psicopatica e sociopatica, paralleli con il Ghetto di Varsavia e altre atrocità naziste (ricorrenti nelle analisi dei migliori ebrei, israeliani o no). Non riesci a cavare un ragno, un’obiezione ai dati esposti e documentati. Maradona dovrebbe morire d’invidia di fronte a tanta abilità nel dribblare gli argomenti, a partire dalla violazione di oltre trecento risoluzioni dell’ONU, dalla rapina di una terra altrui, della bulimia di guerre, invasioni e genocidi che raggiunge il diapason ogni par d’anni, della tortura materiale, psicologica, morale di un popolo indifeso e mai sufficientemente annichilito, degli assedi da tabula rasa alla Goffredo da Buglione, dalle grandinate di Marzabotto perpetrate da quello Tsahal, che il citato David si azzarda a difendere, da un razzismo senza precedenti nella storia (qui da noi emulato dai neosquadristi alla Bossi, Maroni, Calderoli, Gasparri…), da un’ideologia etnico-confessionale che unisce necrocrati e citrulli oligofrenici.

E’ una pioggia acida di falsificazioni, coperture, rovesciamenti, ingiurie e diffamazioni, ma anche di blandizie, garbatezze, perorazioni tanto accorate quanto scaltre. Di fronte allo Stato Canaglia che sistema i palestinesi come una zampa d’elefante la formica, ci si crogiola in inanità come “la complessità della situazione”, una complessità intricata quanto gli angoli rettangoli che delimitano questa pagina, il “terrorismo di un’Hamas razzista, bigotto e oscurantista”, che sono le classiche corna appioppate dal bue al somaro, concludendo con la veltronesca sollecitazione a “riconoscere le ragioni dei due popoli”. Il tutto immerso nel mantra sodomitico della “difesa delle ragioni della nascita di Israele". Sapete chi se la ride di tanta solidale mobilitazione? Un personaggio più di tutti abilitato a riconoscere le ragioni dei palestinesi. Si chiama Riccardo Pacifici, è portavoce della Comunità ebraica romana (a nome della quale a suo tempo sollecitò liste di proscrizione di chi non si schierasse con Israele) ed è autore di una figuraccia da far sembrare Bush il più abile e avveduto diplomatico dai tempi di Metternich. Raramente ho visto una picconata sulle proprie palle portata con tanta euforica potenza. Taffazzi-Pacifici si era ripulito la faccia da proscrittore promettendo urbi et orbi 300mila euro in medicinali ai bimbetti israeliani e palestinesi. E, udite, udite, di questi ben 200mila a quelli smembrati e incendiati di Gaza e solo 100mila ai compatrioti ebrei delle cittadine erette sulle macerie di villaggi palestinesi, ma sconvolti dai razzi Kassam atterrati nel campo fuoriporta (30 centimetri il cratere dei Kassam, 17 metri quello delle bombe israeliane). Un fascistone israeliano se l’è presa a morte davanti a tanta tolleranza della “diaspora” nei confronti di gente che dopottutto non erano che gli “scarafaggi impazziti nella bottiglia” di Rafael Eitan (Capo di Stato Maggiore). E l’improvvido Pacifici (che nome!), cosa fa? Spara contro il criticone con la schiuma alla bocca uno “Stronzooooo” da due tonnellate di indignazione, per essere stato anche solo lontanamente sospettato di aver voluto fare arrivare un’aspirina a quegli scarafaggi in fasce. Lui che fu il più tempestivo a sostenere la guerra a Gaza! Poi, novello re rincitrullito, si denuda da solo: “Abbiamo fatto per finta, per i media, era pura propaganda concordata con l’Ambasciata israeliana": “Pacifici giura che la Comunità romana non ha tirato fuori neanche un euro per quei medicinali e garantisce che comunque non arriverà un solo medicinale a Gaza…” (“il manifesto”). Sgravatasi così la coscienza e la reputazione, l’eletto capoccia romano risponde a tono, in termini nettamente israeliani: “Caro testa di cazzo… dammi il tuo indirizzo così ti vengo a prendere a calci in culo… io qui per Israele mi faccio un gran culo e vivo sotto scorta…STRONZO…Sappi che ho fatto tutto insieme all’ambasciata d’Israele… Che cazzo ne sai che stiamo facendo? STRONZOOOOOOO

Certo per il personaggio non poteva darsi maggiore offesa che il sospetto di nutrire un’ombra di indulgenza verso infanti sbranati dall’Esercito più morale del mondo. Sempre scarafaggi sono. Ma poi gli spara, con un carico nucleare di allettanti allusioni, un “Che cazzo ne sai cosa stiamo facendo… con l’ambasciata d’Israele?” E qui vale la pena approfondire, specie a proposito di quei compagni che, da bravi esperti di internazionalismo, di scontro tra classi, di imperialismo fagocitamondo, volano alti tra le pandette del marxismo, le frantumano in nebbie padane e addirittura le pervertono sentenziando che, da Machiavelli in qua, morale e politica non hanno niente a che fare l’uno con l’altro. Mi ricordo un certo Che Guevara che rimproverava a certi bacucchi di Mosca di aver dissociato la morale dalla politica. Berlusconi e Olmert sono ovviamente d’accordo con i machiavellisti. Poi quel volo si schianta, peggio di Fetonte col suo Carro del Sole (marxista), in braccio a coloro cui il restituito-al-sionismo cannibale dice e promette, “faremo, cazzo, grandi cose con l’ambasciata per Israele”. Cose che lubrifichino l’esecuzione dei peggiori crimini di guerra dai tempi dei nipotini cristiani Cortes e Pizzarro.

Cari compagni della lista CU, quelli benintenzionati, avete perso tempo e agevolato il nemico (beh, l’ho fatto sulle prime anch’io: un po’ di Alzheimer qua e là) affrontando con benevolente serietà le pur ovvie e storicamente ed eticamente scontate puttanate di chi vi si è presentato con la proposta del dialogo (infame parola veltrinottiana), con il galateo della corrispondenza, con la giusta dose di rampogna per gli eccessi israeliani e di addolorata comprensione per il disagio degli “innocenti” di Gaza. Ma che bravi! Assumono in toto, pur augurandosi procedure meno splatter, lo spodestamento, l’eccidio, l’esilio delle vittime, e noi li invitiamo al dialogo, al confronto, al seminario, alle discussioni, alle elaborazione. Ma cosa, ma quando! Ma non dicevamo che con i fascisti non si dialoga? Israele scatena la quarta potenza militare mondiale su una massa di donne, uomini, bambini densa come una pasta e fagioli, con sul groppone 60 anni di rapina e distruzione e sei mesi di embargo genocida, e noi dovremmo farci legare mani e menti dalle subdole proposte di ragionamento e comprensione per le ragioni degli uni e degli altri? Liggiù rifilano missili al fosforo, qui ci impiastricciano di melassa. Ma cosa diavolo c’è da chiarire davanti alle cinque sorelline della foto in alto, trucidate, insieme a centinaia di altri neonati lancia-Kassam? Non ci sono solo le Luisa Morgantini, invocatrice, di guerra in guerre, sterminio in sterminio, del dialogo tra carnefice e vittima, della nonviolenza che satanizzi gli “estremisti”, reduce da un viaggio in Palestina e di riconoscimenti, ripetuti sul “manifesto”, all’ANP e al miserabile rinnegato e collaborazionista Abu Mazen. Neanche una parola su Hamas. Chi tace acconsente alle demonizzazioni. Chi tace vuol dire che non gl’importa niente che Hamas sia stato regolarmente eletto, che gli abbiano sequestrato 40 parlamentari, che la corrotta banda di Fatah s’è fatta punta di lancia della repressione e della diserzione, che Hamas, sventato un colpo di mano di Fatah a Gaza, da quando governa ha portato ordine, pulizia, unità, onestà, assistenza materiale come mai si erano conosciuti prima. Che nella Gaza di Hamas tutti vanno a scuola, si curano gratis per quanto Israele consenta, si sente musica rock dappertutto e le donne girano con o senza il velo. Non c’è solo, sempre a “sinistra”, Zvi Schuldiner, per il quale “Israele risponde oggi all’escalation palestinese… e si deve fermare lo sfrenato attacco contro quasi un milione (bum!) di civili israeliani (non ci sono civili israeliani, se si escludono i refusenik, Gush Shalom, Neta Golan, Betselem, qualcuno del giornale Haaretz, peraltro licenziato, Pappe, Warschawski, Finkelstein e altri intellettuali, due cineasti, un po’ di popolazione dissidente).

Ci sono anche i commessi viaggiatori in rete della più sofisticata e poderosa scienza propagandistica israeliana, quelli che d’improvviso ti assalgono quando Israele commette qualche abominio e un po’ di gente nel mondo s’incazza, o anche solo inarca le ciglia. Tre sono le strategie principali: a) quello vittimistico e letale che ti impone le stigmate dell’”antisemitismo” e dell’olocausto per sprofondarti cattolicamente nel senso di colpa e autoincenerimento, per inchiodarti imbelle al muro della vergogna; b) una nuova tournée della compagnia di giro Oz-Grossman-Jehoshua-registi umanitari dei torti degli uni e degli altri, da minare ogni percezione del reale con il lustro della valenza letteraria e politico-moderata, della “comprensione per l’altro” (poi manifestata da ognuno di questi gaglioffi con l’incondizionato appoggio alle macellerie in Libano e Gaza; c) per i dubbiosi di sinistra, gentili interlocutori intensamente interessati all’incontro e al dialogo, che si esprimono con equlibrati colpetti al cerchio e colpacci alla botte (islamica), che infilano anche qualche comprensione per la tua collera, pur di mettere in crisi le tue convinzioni sulla totale legittimità della rivolta palestinese, la totale criminalità dello Stato israeliano, nonchè la tua percezione di chi sia davvero Stato Canaglia, chi sia davvero terrorista. Si tratta di presentare quella stessa “faccia umana” dell’obbrobrio razzista e colonialista che l’elite planeticida Usa disegna sulla pelle nera del bianchissimo wallstreetiano e pentagonista Barack Obama. Si tratta di neutralizzare il nemico più valido, Hamas e Hezbollah, privandolo della solidarietà internazionalista, incartandolo nei biglietti Perugina sui poveri palestinelli incastrati tra “fanatici” islamisti e governanti israeliani di destra un po’ troppo bellicosi (tutta la sinistra israeliana appoggia l’orrore di Gaza). Si tratta di puntare su uno o due interlocutori di lista, considerati a torto o a ragione più fastidiosi, e di isolarli, di farli passare per faziosi e sprovveduti, rompendo un’intesa, seminando dissensi, contrapponendo un’apparente ragionevolezza (tessuta di menzogne) alla passionalità, all’esasperazione, ma soprattutto ai fatti certi e pesanti come i bunkerbusters che finiscono, in stile crociato, su ospedali, scuole, moschee. E’ la strategia del ragno, della Vedova nera, scintillante di colori e dal pungiglione mortale. Se non basta, c’è sempre il rimedio finale: qualche grosso attentato del ritualmente resuscitato operativo Osama bin Laden, effettuato con la perizia che da decenni riconosciamo ai noti e collaudati servizi segreti, da prima ancora che un qualche musulmano venisse a scatenare i maiali di Calderoli. Per un po’ si rimane tutti agghiacciati e zitti: si faccia ai “terroristi islamici” quel che s’ha da fare. Vai Bush, vai Tzipi Livni, vai Maroni…

In apertura ci sono alcune foto, indistintamente tratte da Palestina, Iraq e Libano, a significare un disegno complessivo (qui, sì, ci sta la “complessità”) dell’imperial-sionismo per quanto riguarda l’assetto di un Medioriente frantumato e disperso, sotto l’egida della trimurti Israele-Usa-Iran ( e sarà grasso che cola sotto ricatto se l’Europa rimedierà qualche investimento e qualche barile di petrolio). Uscito indenne dalla gragnuola di gas, pallottole varie e bastonate piovutaci addosso tra Ramallah e Rafah, sento Tsahal chiarire che era dovuta poiché “assistevamo coloro che minacciano la sicurezza di Israele”. Dopo aver inciampato a Baghdad su corpi frantumati da schegge e calcestruzzo, o votati alla morte infinita dell’uranio, in sala stampa sento la CNN così esprimere la vox populi: Shock and Awe sono necessari per distruggere le armi di distruzione di massa, abbattere il dittatore sanguinario, portare la democrazia. A Beirut e Bint Jbeil, la Stalingrado libanese, ho visto il modo con cui sono stati demoliti un paese e 2000 persone e ho visto i corpi troncati di bambini che raccoglievano le bombe a grappolo travestite da dolcetti (ho pure visto combattenti che davano la biada a quello Tsahal che è formidabile solo se ha di fronte bimbetti, donne, ragazzi con le fionde). Ma me lo hanno spiegato con la necessità di punire Hezbollah per aver “sequestrato” due militari israeliani (catturati su suolo libanese), di farli smettere di tirare agli avamposti colonici su territorio libanese non restituito. E poi questi hezbollah sono “trogloditi razzisti”, vero compagno Gennaro Carotenuto? Tutto è lecito, o quanto meno accettabile con un sospiro, quel che si fa a “trogloditi razzisti”, no? A Belgrado, Pancevo, Kragujevac facevo serpentine tra i missili di D’Alema, ma, sotto il cumulo di macerie e di montagne di incubatrici inter-rotte, mi giungeva la voce rasserenante che tutto ciò si faceva solo per cacciare il dittatore Milosevic (che non lo era), di fermare la pulizia etnica in Kosovo (subita dai serbi), di impedire un’altra Sebrenica (che è un falso). E’ fisiologica la sintonia tra necrocrati. A Derry, rientrato nel ghetto con sugli occhi stampati 14 cittadini inermi, tra 16 e 60 anni, tolti di mezzo dalle fucilate dei parà inglesi, vedo tutta la Gran Bretagna riconoscersi nella parole del comandante in capo, Ford: “Sono stati cecchini dell’Ira a spararci addosso e ad ammazzare gente”. Potrei retrocedere fino a Dresda, più vittime civili che a Hiroshima, cinque giorni prima della fine della Seconda Guerra Mondiale, quando, bimbetto, mi trovavo a ripararmi dal fosforo speditoci da Churchill su 500 bombardieri. Dopo la sirena di fine-attacco, dolce come il coro muto della Manon Lescaut, uscito dal rifiugio, tra polveri dense e granulose come pareti, un cavallo squartato rantolava, alle ringhiere dei palazzi sventrati pendevano parti di corpo, c’era chi saettava su e giù in fiamme. Non si trovava più un soldato della Wehrmacht a Dresda e nelle altre città, barocche, rinascimentali, gotiche, liberty, polverizzate con i loro abitanti. C’erano decine di migliaia di profughi alla fame. I maschi avevano meno di 15 o più di 65 anni. Gli altri, già al fronte, vagavano per mezza Europa in stracci. Ma la BBC affermava e i popoli ripetevano che, per piegare Hitler (in procinto di suicidarsi nel Bunker), era necessario radere al suolo tutta la Germania, Goethe, Kant, Beethoven, Duerer compresi, “a partire dalla guarnigione SS a Dresda”.

Oggi il karma è la “reazione” agli attacchi di Hamas, la sopravvivenza di Israele (con le sue 400 bombe atomiche e, dietro, l’arsenale di tutto l’Occidente), “i diritti dei due popoli”, il “destino manifesto” dettato da Jehova, “l’unica democrazia in medio Oriente”, la “ferocia di Hamas”, il “terrorismo islamico”, i kamikaze, l’antisemitismo sempre. Cari compagni, questa collaudata strategia di intossicazione con i guanti e i fiori nei cannoni (fiori che ti bucano come calibri 9), non deve né disorientarci, né far litigare tra noi, né farci perdere tempo. Il tempo impone altre urgenze. Lasciate che ci caschino Fazio, la Rossanda, Burgio (PRC), il papa, Morgantini e affini. C’è solo da capire chi è utile idiota, chi amico del giaguaro. Alla fine fa lo stesso. Si adombrano se accenno al Mossad? Ma se la Cia è riuscita a mettere suoi uomini alla direzione del PCI e dell’URSS, se dalla covata del “manifesto” un Gianni Riotta ha potuto proiettarsi fino alla direzione del TG1 e a ispirare i lamenti di Pagliara su Sderot!. Se non sei del Mossad, ma dici le cose del Mossad, non ti salvi l’anima, né ci infinocchi. Confrontiamoci con gli ebrei che non intingono le parole nel tritolo delle falsità. Ce ne sono, anche da noi, anche se abbiamo oneste divergenze, a cominciare dagli “Ebrei contro l’occupazione”. Noi rivoluzionari, antimperialisti, internazionalisti, antiguerra, sinistri vari e, soprattutto noi non lobotomizzati, forse sappiamo poco e male di Cecenia, Serbia, Iraq, Iran, Tibet, Sud Tirolo, ma se abbiamo più di 18 anni, di Palestina e del sionismo israeliano, per tutti i stramaledetti nazismi, sappiamo tanto.Tutto quello che conta. Sappiamo che c'è il bianco e il nero e che di grigio ce n'è pochino. Vi ci misuriamo da tanti anni e tanti massacri. Oggi sappiamo anche che Croce Rossa, medici, giornalisti non sono ammessi a Gaza dal “democratico” Israele, che i criminali di guerra israeliani usano su Gaza armi proibite destinate a sfoltire la popolazione più rapidamente e più crudelmente della fame e delle bombe. Nel raccapriccio, manteniamo un po’ di lucidità. Ci si confronta con gli onesti, con chi si misura con la realtà. Con gli ebrei, solo con quelli che disconoscono questo Stato d'Israele, che partecipano al boicottaggio e chiedono l'incrimazione per crimini di guerra e di genocidio del corrotto ladrone Olmert, del comatoso Sharon, dell'ex-terrorista del Mossad Tzipi Livni, dello sterminatore Barak, del paranazi Netaniahu e tutto l'infame cucuzzaro.

P.S.
Anch’io non farei parlare Morucci all’Università, almeno fino a quando non dice la verità su un’operazione che ha tutti i crismi di chi Pasolini sapeva.

giovedì 1 gennaio 2009

IL QUARTO REICH - Da Abramo a Erode, da Baghdad a Gaza: campioni di infanticidio



























E il Signore Jahvé disse a Giosué di distruggere totalmente tutto ciò che si trovava nella città, uomini e donne, giovani e anziani, e i buoi, le pecore, gli asini, passati al filo della tua spada (Bibbia)

Quando avremo colonizzato il paese, tutto quello che agli arabi resterà da fare e darsi alla fuga come scarafaggi drogati in una bottiglia (Raphael Eitan, Capo di Stato Maggiore delle forze armate israeliane, “New York Times”, 14/4/1983).

Sul crimine che lo Stato psicopatico, sostenuto da una società nazificata (85% a favore dello sterminio di Gaza), sta effettuando le notizie, almeno in rete, si susseguono incalzanti e esaurienti. Abbiamo visto e denunciato ancora una volta che Israele "dove coje, coje", basta che siano arabi e ogni superamento delle atrocità nazifasciste, o del Ku Klux Klan, è giustificato. Ma manca spesso la visione geopolitica e, quasi sempre, una precisa e complessiva individuazione dei criminali, della loro storia e dei loro sodali, camerati, opportunisti, utili idioti, cerchiobottisti e muti. Un amico e compagno, prestigioso accademico, mi ha rimproverato:”Non si possono trattare allo stesso modo i vicini e i lontani, Rifondazione e la Lega, Berlusconi e Bertinotti, Curzi e Vespa…” Non so se ha ragione quando mi critica per “sparare a zero su tutti”. Dico che non ci posso fare niente perché le cose stanno a mio avviso così: non c’è quasi nessuno nell’empireo di cui questo amico cita alcuni protagonisti che non faccia letteralmente schifo e che io possa considerare a me “vicino”. Anzi, coloro che sarebbero i “lontani”, non ci sono proprio. Cioè non si discutono. Lo facciano altri. Li trascuro nelle mie intemperanze perché sono scontati. Sappiamo tutti che sono l’arcinemico di classe. Lo manifestano e confermano con ogni cinguettio o grugnito e in ogni tratto della faccia e del corpo. Sparare su Berlusconi, la Lega o Vespa è come sparare sui serpenti a sonagli. Perché devo aggiungere le mie alla grandine di pallottole? A ognuno il suo target. Quanto ai “vicini”, beh, non riesco a vedere un Bertinotti, un Curzi, una Rifondazione bertinot-vendoliana se non alla lontananza che separa le scene di Gaza dall’Isola dei famosi. Crede, il mio stimatissimo amico, che alla classe in cui noi ci identifichiamo faccia più male il serpente a sonagli che a distanza identifichi e di cui conosci il veleno, o la mantide religiosa che ti seduce e poi ti divora? In altre parole, la classe sa chi sono i nemici mortali, ma spesso, oggi perlopiù, non sa chi sono coloro che al nemico evidente spianano la strada, mentre a lei lisciano il pelo.

Faccio un esempio. Tale Gennaro Carotenuto, docente e giornalista di sinistra, frequente presenza sulla rivista “Latinoamerica” di Gianni Minà, dopo aver criminalizzato le FARC colombiane secondo i più efficaci stereotipi di Condoleezza Rice, si avventura in Medioriente e, sotto il titolo urlato “GAZA!”, dopo aver acconsentito a criticare “l’impresentabile espansionismo colonialista” di Israele e definito il sicario giornalistico di Israele alla Rai, Claudio Pagliara, “guitto del giornalismo”, così accreditandosi a sinistra, impegna metà della sua estrinsecazione a tirare melma addosso a Hamas, “trogloditi razzisti e sessisti”, ai quali le forze di quello che dovrebbe essere “il cuore del Medioriente” (Israele, nientemeno) hanno proprio dovuto “reagire”. Reagire al “lancio pesante e forse intollerabile” di Hamas! Razzi di latta e di cartone che non ti fanno niente se proprio non ti prendono sul cranio. Fustigati i compagni che rispettano l’intervento sociale di Hamas, unica salvaguardia di quel che resta di vita nella Striscia, con l’accusa che essi “scambiano le organizzazioni clientelar-caritatevoli di Hamas come progressiste” (qualche dissenso con la sintassi), questa sofisticata penna invita a “sforzarsi di capire le ragioni di Israele, dell’ebreo di Masada". Lo sconcio si conclude addebitando a Hamas “i peggiori umori dei palestinesi” e, a conferma dell’approfondita conoscenza della tematica, chiama col nome delle forze d’offesa israeliane, Tsahal, i combattenti di Hamas Ezzedin Al Kassam E’ peggio Pagliara o Carotenuto, il pornografo che si esibisce nella sua oscena nudità, o il cialtrone mascherato che ti cogliona? Sono peggio i Tg, Paolo Mieli, “la Repubblica”, “Libero”, che, leccandosi i baffi, cianciano di “autodifesa di Israele”, o “l’Unità” che si barcamena, con il suo lobbista ebraico Giovannangeli, tra estremisti israeliani e “estremisti“ palestinesi? E’ peggio Pagliara, o quel rettile di Zvi Schuldiner del “manifesto”, funambolo in equilibrio tra “criminali di Hamas” e “criminali del governo israeliano”? E’ peggio il serial killer Olmert, o l’osceno quisling Abu Mazen, che finge di essere capo del popolo palestinese occupato, predato e sterminato, e concorda con i carnefici sionisti l’assalto genocida a metà di quel suo popolo, attribuendo della macelleria la colpa a coloro che hanno reagito, loro sì, con quattro bombe carta a un killeraggio di massa, prima economico e poi militare? Si viene uccisi solo dai missili di mentecatti sadici israeliani, o anche dalla negazione di farmaci, pane, acqua, energia per le macchine salvavita, vie di fuga? Che differenza c’è tra un missile bunkerbuster fornito dagli Usa e nel cui cratere scompare un palazzo con dieci bambini e il blocco che fa morire in sei mesi 250 persone cui è stata negato di curarsi all’estero? Chi è che ha cominciato? Oggi e nel 1948? 52 palestinesi assassinati durante 18 mesi di tregua senza un Kassam. 400 uccisi in quattro giorni di massacri ad alta tecnologia contro tre vittime dei razzi di Hamas, rapporto di uno a cento, uno dell’occupante razzista, ladro e assassino, cento di chi ha tutte le ragioni più una. Il nemico che non conosci è il più pericoloso. Una volta il mal nominato Migliore, famiglio di Bertinotti, urlò paonazzo in assemblea di partito: “Intifada fino alla vittoria non sarà mai uno slogan accettabile per Rifondazione!”. Più nemico dei palestinesi di così. E dunque anche nemico nostro.


Prima di andare avanti, sbarazziamoci una volta per tutte della patacca “antisemita”, riflesso condizionato dell’universo vittimista ebraico e annessi corifeim, ma più strumentale del Lodo Alfano "che garantisce la governabilità". Di antisemita qui c’è soltanto il secolare olocausto degli arabi, unici semiti di questo pianeta insieme alla minoranza araba convertitasi all’ebraismo (sefarditi). Gli stragisti e usurpatori ashkenazi sono in grandissima maggioranza indoeuropei, discendenti di quei Kazari del Caucaso che si convertirono e poi inondarono l’Occidente (vedi "Kazari" in Google). Di questa vera e propria arma di distrazione-distruzione di massa che è l’anatema “antisemita”va tagliata la mano che la brandisce. Semmai ai fruitori dell’ ”Industria dell’olocausto” (così intitola il suo libro Norman Finkelstein, figlio di vittime dei Lager precedenti) e ai terminator dell’antisemitismo va spiegato come, se il popolo ebreo fosse anche semita, nessuno abbia inferto alla sua storia di elevazione politica, culturale e scientifica, e all’etica del suo abusivo Stato, ferite insanabili come coloro che impazzano nel sangue altrui dietro lo schermo dell’ ”antisemitismo”.

Era il 10 giugno del 1967 e per "Paese Sera" stavo raccontando la Guerra dei sei giorni e il suo seguito. Erano quasi vent’anni da quando poche migliaia di ebrei immigrati, attuando il piano secolare di Hertzl, dei Rothschild e dello Judenrat (l’organismo ebreo complice dei nazisti nelle deportazioni), si erano fatti regalare da un’ONU, docile mandatario delle potenze imperialiste fin da allora, il 72% della Palestina. Per la bisogna, gli emuli dei loro persecutori avevano inventato una nuova forma di guerra contro oppressi ed esclusi: il terrorismo. Ne fecero le spese 800mila palestinesi espulsi su un milione - e da allora agonizzanti, ma resistenti – e diverse centinaia di villaggi rasi al suolo, spesso con dentro gli abitanti. Ma anche i negoziatori dell’ONU, i diplomatici internazionali negli alberghi, i rappresentanti della tragedia e lotta palestinese all’estero, i giornalisti troppo occhiuti. Olocausto se mai ce ne fu uno, anche se così si chiamano solo quelli dei vincitori. La buona riuscita dell’impresa guadagnò da allora ai razzismi, ai fascismi e ai regimi oligarchici, sudafricani e latinoamericani in testa, e a tutte le destre del mondo, l’ottima carta dell’intelligence, delle forze di repressione, dei maestri di tortura israeliani. Non per nulla Fini e Bush hanno un bungalow nel giardino della camicia bruna Tzipi Livni.

Accompagnati i carri armati di Tsahal nella devastazione dei territori rapinati, al termine del conflitto fui imbarcato con un gruppo di giornalisti in una perlustrazione delle zone “liberate giacché assegnate da Jahvé in perpueto al popolo eletto”. Scorremmo lungo scritte su tutti i muri che definivano gli arabi “cani, scimmie, scarafaggi”. Ai lati della strada verso Gaza stracci di uniformi percuotevano i cadaveri in decomposizione di soldati egiziani. “Non li restituite al loro paese, o non li seppellite, come vorrebbe il diritto di guerra?” chiesi al capitano di Tsahal che guidava la spedizione: Rispose con il lemma che mi era stato sbavato addosso da mille bocche israeliane: “No, vogliamo che li vedano tutti: l’unico arabo buono è l’arabo morto”. Così, più o meno, sta scritto negli abbecedari delle scuole israeliane. A Rafah, in fondo alla Striscia, l’ufficiale dell' ”esercito più etico del mondo” e in procinto di rimpinguarsi di armi nucleari, convocò nell’aula consigliare i vecchi governanti locali. Tra l'ilare compiacimento dei nostri accompagnatori, sbattè questi austeri e dignitosi sconfitti contro una parete, sprofondò nella poltrona del sindaco, schiaffò i piedi sul tavolo e abbaiò:”Dite, bastardi, ai signori della stampa internazionale chi è meglio, l’Egitto (c’era Nasser) o Israele, noi o i lustrascarpe arabi” Azzardai l’invito agli anziani in jallabiah a non rispondere. E non risposero. Ma tra me e il capitano finì in rissa e il giorno dopo fui espulso dall’ “unico Stato democratico del Medio Oriente”. Non meno di quanto accadde giorni fa a Richard Falk, relatore ONU per i diritti umani. A dispetto del burattino suo principale, Ban Ki Moon, si era permesso di definire la “democrazia” israeliana a Gaza un genocidio, il blocco che, affamandoli, doveva ammorbidire i palestinesi in vista della carneficina, un "crimine contro l’umanità", le operazioni in corso “atrocità disumane”, e aveva sollecitato o sanzioni, o l’espulsione dello Stato ebraico dalle Nazioni Unite. Roba che qualunque processo di Norimberga avrebbe sancito con più facilità di quella occorsa per la condanna di Goering, Keitl, o Hess. Gente le cui prodezze, quanto meno, sono durate un sesto del tempo in cui Israele infierisce sulle sue vittime. Alcuni lustri più tardi, quando Israele mi aveva finalmente riammesso nell’”Unica democrazia mediorientale”, a Gaza vaste terre ho visto desertificate perché la gente non avesse olive o farina, di centinaia di case ho calpestato la polvere, abbattute a Rafah e Khan Yunis perché la gente non avesse rifugi, il 60% della popolazione attiva era senza lavoro, la metà viveva sotto il livello di povertà, a pescatori palestinesi si sparava perché non ci fosse neanche pesce sulle tavole di Gaza, i dirigenti della comunità, o democraticamente eletti, o capi della legittima Resistenza venivano disintegrati da missili insieme alle famiglie e ai vicini. E mentre guardavamo queste cose, ci sparavano addosso gas tossico e pallottole di acciaio gommato. Non è che Gaza sia successa adesso.


Appaiono sui muri qui da noi manifesti di “solidarietà” che invocano “due Stati per due popoli”. Una formula razzista che ormai accontenta solo gli israeliani terrorizzati dalla forza morale e demografica dei palestinesi e la corrotta feccia di traditori di Ramallah, entrambe consorterie che affidano il loro dominio e le loro ruberie a uno “Stato” palestinese di scimmie addomesticate, rinchiuse in recinti sparpagliati sul 12% di un paese che dagli inizi della storia è palestinese. E arabo.

Il cerchiobottismo dei sinistri nel mondo, quelli che dovremmo sentire “vicini”, pavimenta la strada per l’inferno in cui il “popolo eletto” e i suoi sponsor Usa e UE hanno ridotto Gaza e, prima e sempre, l’intera Palestina. Sono quelli che denunciano compunti e addolorati gli “estremisti di entrambe le parti”. Estremista la volpe sbranata che addenta nell’ultimo spasmo un polpaccio del segugio. E estremista la muta di venti cavalieri e cento cani che dalla volpe “è provocata”. Ci mette il bitume anche tutta quella gente che verbalmente vola al cordoglio per lo strangolamento e poi per la liquidazione dei palestinesi, invoca tregue e moderazione da tutti, ma non evoca il parto mostruoso di uno Stato predatore, costruito su basi antigiuridiche, antidemocratiche, militariste ed etnico-confessionale e che, anziché accontentarsi del mal tolto e riconosciuto, punta a escludere dalla comunità umana, perlopiù a prezzo della vita, i disperati ma non rassegnati residui della più colossale pulizia etnica della storia. Fanno l’effetto di uno sputo al vento le recriminazioni dei dirittiumanisti per le “punizioni collettive” con cui lo stato nazisionista defeca sulle convenzioni internazionali a protezione dei civili. Sarebbero accettabili se fossero “individuali”? E punizioni di che? Del delitto per cui un popolo attua la Carta dell’Onu che sancisce “la lotta con tutti i mezzi contro un’occupazione straniera”? I mortaretti lanciati da Hamas contro i coloni che hanno eretto le loro confortevoli case sulle macerie dei villaggi palestinesi sono legittimi. Ogni azione di resistenza contro l’occupante è legittima. E se sono rivendicate da Israele le stragi di bambini da zero anni in su, delle donne, insomma dei palestinesi armati o non, ma tutti sotto occupazione, a maggior diritto devono essere rivendicate le operazioni dei combattenti suicidi che colpiscono occupanti militarizzati.



Per quanto ci occupiamo dei palestinesi, ci dimentichiamo del contesto arabo di cui i palestinesi, insieme agli iracheni, sono i primi attori. In Iraq i signori della guerra per la riconquista coloniale hanno frantumato una nazione promuovendo, col terrore indotto e manipolato, spaventose lotte intestine. In Libano lavorano da anni al sabotaggio dell’unità di popolo contro aggressori e caste di proconsoli imperiali, sostenendo, armando, foraggiando contrapposizioni confessionali. In Sudan la creazione di fratture etnico-confessionali e poi socioeconomiche ha demolito l’unità del paese con la quasi secessione del Sud e il separatismo armato dall'Occidente nel Darfur. In Palestina, concentrando i suoi attacchi prima su Arafat, Fatah, l’Autorità Nazionale e poi, cooptata quest’ultima nel disegno genocida ed espansionista, Israele, confortato da un’opinione pubblica sotto ricatto da Shoah, sotto minaccia di sacrilegio antisemita e sotto alterazione tossica da 11 settembre e “terrorismo islamico", la divisone l’ha fatta tra “buoni” e “cattivi”. Fuori crittografia, tra farabutti venduti e popolo resistente (dopo quasi una settimana di orrori israeliani, a Gaza e in Cisgiordania, Hamas ha un consenso e una militanza come mai prima: segno anche dell’ottusità di chi, qui o in Iraq, pensa che a forza di sofferenze e compravendite si raccatta qualcosa di più di una screditata partita di zerbini). E’ la strategia elaborata da Israele nei primi anni ’80 e poi pianificata sotto le ultime amministrazioni Usa: il Nuovo Medio Oriente con il perno israelo-iraniano a sovrastare una nazione araba triturata in segmenti confessionali e tribali. Una strategia che cammina sui cingoli dei carri armati e sulle ali nere della diffamazione e dell’inganno. E’ a quest’ultima che la sinistra si è inchinata come un sol monaco tibetano, eliminando dalla marcia razzista e imperialista l’ostacolo di una consapevole e militante solidarietà politica e militare. Quanto terreno ha tolto sotto ai piedi dei resistenti di Gaza la succube e stolta sussunzione del paradigma del “terrorismo islamico”, del Saddam “mostro sanguinario”, dei regimi arabi “moderati”, dell’Abu Mazen ragionevole interlocutore, dei mascalzoni Oz, Jehoshua, Grossman, grandi vindici di assalti al Libano e a Gaza, ospitati con reverente stima per il loro “pacifismo” sul "manifesto", dallo scendiletto Fabio Fazio, ovunque. Quante bombe di F-16 hanno agevolato, vuoi la sciagurata Fiera del libro di Torino dedicata allo Stato genocida e difesa dal “manifesto” e da Bertinotti come voltairiana libertà d’espressione, vuoi i muri dell’Apartheid interpretati come autodifesa, la guerra ai palestinesi fatta passare per guerra a Hamas o i partigiani iracheni calunniati come fanatici tagliagole di Al Qaida, l’Islam visto solo sotto la specie giulianasgreniana del velo e delle lapidazioni? Quante volte, ripetendo il karma delle posizioni della “comunità internazionale”, si sono legittimate le peggiori nefandezze dei potenti e degli assassini? Altrettanti colpi di ruspa sullo scudo di verità che la mobilitazione dei giusti nel mondo avrebbe dovuto sollevare a difesa di Gaza.



E poi ci sono coloro che ancora guardano all’Iran come al baluardo antimperialista e antisionista nel Medio Oriente. Per non aver accettato questa definizione, qualcuno mi ha rimproverato la mancanza di una visione di classe. Ma come, qui c’è un’oligarchia feudalcapitalista, davvero oscurantista e repressiva, senza neanche il merito della resistenza a un invasore, cui Israele ha fornito le armi per disfare il vero nodo dell’opposizione antimperialista, l’Iraq, i cui pagamenti hanno permesso agli Usa di scatenare i contras contro il Nicaragua, che partecipa con gli Usa allo squartamento dell’Iraq e alla pulizia etnica della metà sunnita, che sostiene il regime-fantoccio in Afghanistan e, in combutta con gli Usa, chiude a ovest il cerchio imperialista contro il Pakistan che l’India serra a est. E a sinistra ci si precipita sereni nella trappola di questo totale rovesciamento dei dati sociali e geopolitici, al punto da chiudere gli occhi su un sodalizio Iran-Usa, teso ad rifilare alle masse arabe, nauseate da Al Maliki, Mubarak, Abu Mazen, il socio persiano quale vero e unico protagonista del riscatto arabo e islamico. Dice, ma Hamas e Hezbollah sono sostenuti da Tehran. Già, come lo sono i criminali del regime e delle milizie scite irachene. Forse toccherebbe essere un po’ meno schematici e, soprattutto meno succubi della retorica dei balconi di Tehran. L’Iran, che con il consenso di Usa e Israele a un suo limitato ruolo regionale, deve tenere a bada il bau-bau più grande, il risorgere dell’elemento più temuto dallo stesso Iran e dall’imperialismo, l’unità araba dall’Atlantico al Golfo, gioca con grande abilità su più tavoli di quelli che il nostro schematismo possa figurarsi. Fa parte della gara sui rapporti di forza all’interno di un disegno condiviso, che si giochi contro a destra e a favore a sinistra. Non so valutare l’integrità politica dei massimi dirigenti delle organizzazioni di resistenza in Libano e in Palestina, ma penso che siano più espressione diretta dei loro popoli che non degli ayatollah. Conosco per esperienza diretta negli anni l’integrità assoluta di quelle masse popolari e di quei combattenti e credo che ci vorrà altro che degli Abu Mazen in turbante per distoglierli dal loro obiettivo.

In tutto il mondo arabo, dalla Baghdad martoriata al Cairo sotto il satrapo caro a Cia e Mossad, nelle capitali del mondo insanguinate da un terrorismo detto islamico, ma che sempre più si percepisce come opera degli stessi che trucidano a Gaza, nelle piazze non più controllabili di emiri, sceicchi, fantocci, nelle carceri degli 11mila patrioti sequestrati di Palestina, con manifestazioni, scioperi della fame e, dove occorre, giusta violenza di massa, si sta con i palestinesi, si traccia sulla faccia del mondo l’orribile profilo dei criminali di guerra, di dominio e di sfruttamento. Non sarà l’ultimo spallata a regimi di pochi delinquenti in putrefazione storica. Ma è una delle onde d’urto che eroi e martiri di Palestina e della nazione araba continueranno a innescare. E che li seppellirà. Non facciamoci cogliere in difetto di lucidità e partecipazione.


Ciò su cui mi pare ci si debba impegnare è combattere e svergognare tutti gli equilibrismi dei finti imparziali che riempiono di carburante i tank, gli F-16, gli Apache e coprono la feroce protervia di governanti che si battono per il voto di un popolo mitridatizzato contro la giustizia e i diritti umani da anni di indottrinamento razzista e fascista, facendo le regate su questo mare di corpi maciullati, terre devastate e rubate, focolari polverizzati, futuro annichilito. Dobbiamo avere il coraggio e l’onestà intellettuale per rispondere al ricatto antisemita e olocaustiano con la richiesta della liquidazione delle istituzioni di questo Stato ebraico fondato sull’unicità ed esclusività etnico-confessionale peggio del Terzo Reich arianeggiante, con il rifiuto della radiazione dei diritti nazionali palestinesi sotto la formula dei due Stati per due popoli, con l’unica rivendicazione realistica e giusta, quella dello Stato Unico Democratico per entrambe le nazionalità. Dobbiamo respingere le intimidazioni dell’apparato sionista offrendo ogni solidarietà a tutti quei “terroristi” che, a partire dalla Palestina e dall’Iraq, resistono alle armate barbare e insorgono contro i regimi di turpi lacchè dei despoti occidentali. Dobbiamo alzare la testa e affermare che qualsiasi operazione di Hamas e delle altre organizzazioni palestinesi è, questa sì, la legittima reazione al furto della loro terra, agli eccidi di sessant’anni, agli embarghi genocidi, alle punizioni collettive, agli assassinii extragiudiziali, al sequestro e alla tortura di decine di migliaia di cittadini, comunque innocenti, alla spaventosa dimensione delle angherie e delle prevaricazioni, all'infanticidio strategico. Dobbiamo contribuire alla cacciata e all’incriminazione di neofiti del nazismo come la kapò Tzipi Livni, il macellaio Barak, lo squadrista Netaniahu, il boia Olmert, il rancido criminale di guerra Peres. Blateriamo ottuse falsità su un Saddam che non si sarebbe sognato di perpetrare efferatezze come quelle dei sunnominati e ogni menzogna sui nemici dell’imperialismo è un bancomat per la riscossione di vite, risorse e terre da parte delle giunte militari USraeliane. Israele, che decide degli Stati Uniti e, dunque, di tutti noi, è uno Stato gangster, è il paese più pericoloso del mondo. Ha 400 bombe atomiche e provocherà la fine del mondo se non lo fermiamo. Nel nome anche dei pochi coraggiosi ebrei che, tra le sue zanne, cercano lo strumento per l’estrazione: Ilan Pappe, Jeff Halper, Uri Avnery, "Ebrei contro l'occupazione", per citarne solo alcuni. Israele fuori dall’ONU, Israele boicottato in tutte le sue attività politiche, economiche, culturali. Ne va dei palestinesi, degli arabi, delle classi e dei popoli oppressi sui quali si abbattono i frutti del laboratorio sionista, e di molto di più.