Fosforo Bianco su Gaza
La Grande Bugia è una bugia così enorme da far credere alla gente che nessuno potrebbe avere
l’impudenza di distorcere la verità in modo così infame.
(Adolf Hitler, “Mein Kampf”)
l’impudenza di distorcere la verità in modo così infame.
(Adolf Hitler, “Mein Kampf”)
Qualcuno ha messo in dubbio l'autenticità delle citazioni del Talmud che avevo qui riportato. Le sostituisco con alcune dichiarazioni di ebrei israeliani contemporanei e forse ancora più autorevoli, a dimostrazione di quanto scrupolosamente siano applicate quelle "false" norme del Talmud:
Dobbiamo usare il terrore, l'assassinio, l'intimidazione, la confisca dei terreni e il taglio di tutti i servizi sociali per liberare la Galilea della sua popolazione araba:
(David Ben Gurion, maggio 1948, discorso allo Stato Maggiore. Da "Ben Gurion a Biography", di Michael Ben Zohar, Delacorte, New York)
(David Ben Gurion, maggio 1948, discorso allo Stato Maggiore. Da "Ben Gurion a Biography", di Michael Ben Zohar, Delacorte, New York)
I palestinesi sono bestie con due zampe
(Iitzahk Shamir, premier, discorso ai coloni ebraici, New York, 1. aprile 1988).
Noi dichiariamo apertamente che gli arabi non hanno alcun diritto di abitare anche in un solo centimetro di Eretz Israel... Capiscono solo la forza. Noi useremo una forza senza limiti finchè i palestinesi non vengano strisciando a noi.
(Rafael Eitan, capo di Stato Maggiore, in Yedioth Ahronot, 13 aprile 1983)
1500 uccisi in 22 giorni (di cui solo 95 combattenti), con altri da recuperare da sotto le macerie, oltre 400 bambini, 5.600 feriti, di cui gran parte morituri per ferite incurabili, 1 milione mezzo contaminati dalle bombe all’uranio, 22mila case demolite, 220mila persone senza tetto, tutte le infrastrutture per la vita distrutte. Questi i numeri dell’eroico, moralissimo, quarto esercito del mondo nella sua guerra contro un popolo inerme, affamato, minato nel corpo e nello spirito, privato di tutto da mesi, che lancia razzi di latta e fa qualche buco nella sabbia o nei muri. E lo fa DOPO che l’aggressore di sempre aveva bloccato la vita di tutta una popolazione per 18 mesi e infranto la tregua il 4 novembre uccidendo sei palestinesi a Gaza. Questi i numeri da sempre di noialtri civilizzati che, dal “nuovo mondo” da rapinare e ripulire di gente indigena, al Congo dei 20 milioni trucidati da Leopoldo I, dal Vietnam napalmizzato all’Iraq uranizzato, sappiamo tecnologicamente uccidere a distanze irraggiungibili da nemici con frecce e kalashnikov. Così i mitici combattenti di Tsahal hanno potuto radere al suolo l’intera Gaza, senza rischiare di arrivare a tiro dei moschetti palestinesi. E tuttavia hanno perso e sono dovuti andar via senza aver raggiunto lo scopo dichiarato: eliminare la Resistenza, fargli rivoltare contro il popolo. Così i prodi occupanti della Cisgiordania sanno fucilare ragazzini, prima che gli arrivi il loro sasso. Per tentare di schiacciare questo popolo in una tenaglia di morte e sottommissione, la quarta potenza militare del mondo ha lanciato da aria, terra e mare un ininterrotto tsunami di morte a base di armi proibite.
Quello che i Mengele israeliani combinano con queste armi l’avevo visto con i miei occhi nel laboratorio Libano, estate 2006, insieme al Dr. Ibrahim Faraj dell’ospedale di Tiro, rimasto nel suo ospedale mentre gli psicopatici di Tel Aviv lo tempestavano di ordini di andarsene e polverizzavano i dintorni (vedi il mio Gaza, Baghdad, Beirut: delitto e castigo, Malatempora ed.). Ragazzi in fiamme inestinguibili da fosforo bianco, interni di persone maciullati da DIME(Dense Intensity Metal Explosive), gambe stroncate da bombe a grappolo, necrosi inarrestabili da armi chimiche. E il Dr. Ibrahim amputava, amputava, fino a che non c’era più nulla da amputare. La guerra era persa, i sadici vigliacchi erano stato respinti nel loro Stato razzista, teocratico, monoetnico, ma la tecnologia Usa fornita all’avamposto imperialista in Medio Oriente aveva vinto la sua scommessa. Si poteva procedere con Gaza.
Su questo sfondo va vista l’esibizione di Lucia Annunziata nella trasmissione “Anno Zero” dell’8 gennaio 2009, quando si lanciò contro i corpi frantumati dall’infanticidio di Gaza, mostrati da Michele Santoro, urlando improperi sull’impostazione “filopalestinese” dell’unico giornalista che aveva osato far vedere ciò che l’intera ciurma del giornalismo italiano aveva occultato. Già era successo con Santoro ai tempi dell’aggressione alla Jugoslavia, quando un premier italiano, criminale di guerra e violatore della Costituzione, si precipitò a frantumare Belgrado e, addirittura, il Kosovo “da salvare” da una fittizia “pulizia etnica” del fittizio “dittatore” Milosevic. Una trasmissione dal Ponte Branco della capitale serba che lacerò i pudichi veli con i quali i corifei dell’ ”intervento umanitario” avevano coperto i massacri. Anche lì ci si accanì contro i bambini: non solo bombe a grappolo che sembrano balocchi o biscotti, ma, come mostrarono i miei documentari girati in quei giorni (Il popolo invisibile, Serbi da morire, Popoli di troppo), bombe intelligentemente mirate a bloccare il funzionamento delle incubatrici negli ospedali, bombe su scuole e asili. Togliere di mezzo l’infanzia è lo strumento per eliminare popoli di troppo.
Lucia Annunziata la conosco bene. Sul finire degli anni ’90 ci capitò tra capo e collo come direttore del TG3. Si mormorava che la sua marcia trionfale dal “manifesto” alla "Repubblica" e al "Corriere della Sera", per progressivi spostamenti di degrado professionale, fosse su vetture Fiat con alla guida lo sbruffone Nato con i baffetti. Arrivò con la testa cinta di allori sionisti per aver battuto i marciapiedi di tutto il Medio Oriente drappeggiata nel vessillo con la stella di Davide. Da noi durò poco. I suoi epiteti volgari all’indirizzo di colleghi convinti di far parte di una categoria degna di rispetto, le sue astruserie redazionali, la sua abissale incompetenza, i suoi bollori ormonali, le dovevano fisiologicamente aprire la strada verso qualche vertice nella mafirepubblica delle mafibanane, nella fattispecie la presidenza Rai, ma non la salvarono da una sollevazione senza precedenti di tutto il corpo redazionale, conscio di quel minimo di dignità che la testata conservava rispetto alle altre. Ne conservo un ricordo che ne anticipa qualità poi impostesi all’ammirazione di tutto il cucuzzaro nazionale filoisraeliano quando, in “Anno Zero”, si acquisì meriti imperituri presso la SpA Genocidi e Infantici. Fu, credo, nel 1996, cinque anni dopo la prima Guerra del Golfo e sei anni da quando l’Occidente cristiano, civile, democratico, aveva fatto strame dei diritti umani imponendo al popolo iracheno la punizione collettiva dell’uranio, prima, e dell’embargo poi. Le proposi di andare a vedere cosa stava succedendo in quel paese. Alla mercè del “mostro sanguinario Saddam” per Lucia c’erano solo i curdi di cui si diceva che erano stati gassati dal dittatore (poi risultò che furono le truppe iraniane). Ma c’era anche un popolo che resisteva all’embargo più feroce mai attuato prima di Gaza, una mortalità infantile decuplicata, in gran parte per merito dell’uranio sganciato dagli Usa, c’erano i neonati deformi, c’era una popolazione affidata alla scomparsa per fame, malattie, acqua tutta inquinata per distruzione degli impianti, contaminazioni, isolamento dall’universo mondo. Sapete cosa mi intimò la commessa viaggiatrice di Bush? Testuale: “Vai pure e parlaci dei datteri, dei monumenti assiri e babilonesi, ma guai a te se mi fai vedere un solo bambino iracheno menomato dall’uranio, o inscheletrito dalla fame. Mica voglio fare un favore a quel farabutto di Saddam…” . Glielo ricordai proprio in una trasmissione di Santoro. Farfugliò qualcosa su come mi sarei piuttosto dovuto occupare della frana nel Sarno.
Nessuna sorpresa per come reagì all’oscena piazzata della bipartisanamente cara signora, strabica nell'ottica e non ce ne potrebbe fregare di meno, ma molto più strabica più nell’etica, il verminaio politico e mediatico della marca imperiale. Dal fascista presidente della Camera, riscattato nell’antica fede dal modello ultradestro israeliano e dall’olio di ricino potenziato a fosforo, alla ciurmaglia dell’intendenza a suivre veltroniana. La quintessenza della deontologia giornalistica l’ha espressa ancora l’Annunziata quando, a sostegno delle armate nucleari accorse a tappare la voragine di verità aperta dalle immagini di “Anno Zero”, ha sentenziato: “Dobbiamo orientare il pensiero degli italiani su questa cosa”. “Orientare”, capito? E’ l’orientamento cui sono chiamati e votati i nostri operatori dell’informazione. Orientare come si è orientato il pensiero degli italiani su una pulizia etnica serba che era solo subita e mai attuata, su “interventi umanitari” che si risolvono nella decimazione dei civili, sulle armi di distruzione di massa in Iraq, sulle Torri Gemelle abbattute da Osama, sull’ “esportazione della democrazia” che comporta l’annientamento di paesi, popoli, culture, su un libero mercato che ci fa galoppare verso la fine del mondo, su una “lotta alla mafia” che è garantita dall’obliterazione di magistrati che ne rivelano l’intima convivenza-connivenza con la classe politica ed economica, su operazioni di peace keeping che mirano esclusivamente a imporre le soluzioni colonialiste e totalitarie dell’associazione per delinquere, detta comunità “internazionale”, all’ invincibile resistenza di popoli e classi deformata in “terrorismo”. Tutto questo è un deja vu. Ma poi ci sono, più perniciose dei rematori di questa nave di licantropi, le quinte colonne del pacifismo equidistante. Quelle che, contro una manifestazione di massa che si schiera accanto alle vittime di sessant’anni di ineguagliate atrocità di Stato, il 17 gennaio in tutta Italia, allestiscono una contromanifestazione ad Assisi che blatera di pace “contro tutte le violenze”, “contro tutti gli estremismi”. Quelle che si adontano, proprio da Assisi!, proprio all’ombra di benedicenti tuniche, dell’unica risorsa rimasta agli esclusi e banditi dal consesso civile, la preghiera. Quelle che si stracciano le vesti perché si da fuoco ai simboli di una etnolatria che incenerisce l’altro, dopo averlo derubato e lagerizzato. Quelle che concedono pagnotte e aspirine ai sopravvissuti, purchè lascino rimpiazzare l’occupante genocida da quisling venduti, protettei da caschi ONU o Nato, che hanno lo stesso compito di spezzare le reni e annichilire la dignità di chi resiste. “Sinistre cristiane”, fameliche ong, firmaioli di accorati appelli alla moderazione degli uni e degli altri, sinistri campioni del cerchiobottismo, predicatori di confronti e dialogo. Dialogo con una società deumanizzata che al 92% ha appoggiato la carneficina, famigliole che facevano picnic ai varchi per Gaza, esplodendo in applausi a ogni botto e a ogni colonna di fumo che garantivano l’intensificazione della mattanza. Dialogo con una cultura i cui libri sacri, altrettanti decreti esecutivi, assicurano l’impunità a ogni nefandezza inflitta al non ebreo. Sì, dialogo, ma una volta che Israele sia stata ammorbidito dal boicottaggio, dal ritiro degli investimenti, dall’esecrazione mondiale, dalla fine dell’immigrazione, dall’irriducibilità della Resistenza.
Una melma maleodorante che ha per effetto strategico la rimozione di quando, come e perché, tutto è iniziato: l’esproprio terroristico e bellico di un popolo stanziale da millenni, una successione ininterrotta di crimini di Stato, tutto nel quadro di una strategia coloniale secolare per impedire il riscatto di popoli attraverso eliminazione fisica, frantumazione, pulizia etnica e corruzione di quanto rimane. Umanitaristi dei cerotti a nascondere le piaghe, onde la cancrena possa continuare la sua opera fuori da sguardi importuni. Oh, da quali vertiginose altezze morali precipita sui dannati della Terra, purchè non “integralisti”, purchè non terroristici lanciatori di petardi, la caritatevole comprensione della nostra cristiana civiltà democratica. Purchè “riconoscano Israele”, cioè uno Stato razzista, escludente, militarista, espansionista, assassino, che non si è mai sognato di riconoscerne nemmeno l’esistenza. Non andavano così a consolare gli autoctoni sopravvissuti agli stermini continentali i nostri missionari? Solo quelli domati, s’intende. Solo quelli che, anche loro, ci riconoscevano padroni, emissari dell’unico sovrano e ministri del dio giusto.
Grande sollievo al manifestarsi, puntuale dopo ogni imbarazzante efferatezza israeliana, della compagnia di giro dei letterati israeliani sguinzagliati per eludere, con rimbrotti agli eccessi dei generali di Tsahal e alle “criminali provocazione di Hamas”, lo spaventoso peccato originale razzista e colonialista e il diritto di chi si difende attuando la Carta dell’ONU. Vediamo i Grossman, gli Oz, gli Jehoshua, mistificatori liberal da strapazzo, onorati in ogni ricettacolo del perbenismo collaborazionista, bofonchiare auspici di pace e di compromesso. Si sorvola, con disinvolta noncuranza, sui battimani con cui queste anime belle hanno sostenuto l’invasione del Libano, l’erezione del muro, l’olocausto di Gaza. Arrivano, con la stessa programmata puntualità (a conferma di quanto tempo prima l’attacco a Gaza fosse stato deciso) i film della mistificazione, che parlino di limoni contesi tra povera palestinese e buona israeliana (“Il giardino dei limoni”), o di “Valzer con Bashir”, piagnucolosa autocoscienza di reduce israeliano da Sabra e Shatila, perfidamente intesa a scaricare la colpa dell’orrendo massacro sui soli falangisti, che invece erano stati addestrati, indirizzati e diretti da Ariel Sharon. E quando non bastano questi emissari del Mossad dalla faccia umana, soccorre l’equipollente nostrano. E’ girato nei giorni dell’orrore sionista un appello del “venerando maestro” di parte ebraica, Moni Ovadia, cui infelicemente ha dato copaternità il palestinese Ali Rashid. Quale indiscutibile combinazione di fraternità, quale luminoso esempio di “dialogo”! Simmetria perfetta: l’invasione di uno degli eserciti più potenti del mondo è alla stessa stregua di un atto pur esecrabile di terrorismo.
E’ dunque grazie alla simmetria di “invasione” e “atto esecrabile di terrorismo” che crescono l’odio e il rancore, si radicalizzano le posizioni e le distanze diventano incomunicabilità. Già, perché con una Palestina massacrata per sessant’anni e una colonizzazione di mezzo milione di fanatici ebrei sul 22% residuo di Palestina, ridotto dal muro a un 12% spezzettato da posti di blocco e strade dell’apartheid, le posizioni non dovevano certo radicalizzarsi, odio e rancore erano paranoia pura e la comunicabilità era assidua e affettuosa. Ma se qui la presenza del palestinese pareva aver messo qualche freno alle equidistanze del guru ebreo, la maschera cade nell’intervista data a Guido Caldiron di “Liberazione”. Caldiron, punta di lancia della lobby ebraica nel quotidiano del PRC, è uno che s’era fatto notare a sinistra per gli inni di gioia con cui aveva celebrato la reazione delle destre libanesi alla vittoria di Hezbollah. Sollecitato da domande intrise di virulenza sionista, Ovadia si esercita nella pratica ossomorica dell’equilibrio sbilanciato. “La situazione è terribile e disastrosa anche per gli israeliani sottoposti a missili che possono ferire e uccidere ( tre morti contro 1.500)… La difesa (sic) dei cittadini dello Stato di Israele legittima e sacrosanta… I paesi arabi hanno accumulato pesanti responsabilità… le mire egemoniche della Siria… si sta gettando benzina sul fuoco, si rischia di creare le condizioni per una nuova generazione di terroristi… Quando mai il rogo di una bandiera è servita a fare qualcosa per un oppresso (magari sì, già soltanto dandogli il conforto di non essere solo al mondo e, comunque, fornendo un buon esempio)… che un palestinese perda la testa (sic) è comprensibile, ma che lo faccia uno che vive qui, o un italiano, mi sembra assolutamente inaccettabile… chi fa simili gesti non pensa minimamente ai palestinesi: pensa a se stesso, guarda il proprio ombelico, cerca di farsi notare… io di simili atteggiamenti non ne posso più, non ne posso più di questo ciarpame (sic)… Non è Paolo Mieli, non è Fiamma Nirenstein. E' Moni Ovadia. Peccato che Ovadia non guardi il proprio di ombelichi. Forse avvertirebbe un buco nero nel quale sono scomparsi i torti e le ragioni, gli strumenti criminali della rimozione di un popolo dalla sua terra, usati in 60 anni di terrorismo di Stato, e i sacrosanti strumenti di una disperata resistenza. Poi Caldiron incalza con, in prima pagina, l’intervista alla “pacifista” israeliana, sfuggita ai razzetti di Hamas, che anche lei si proclama equidistante: “La loro paura è la nostra”. Immaginatevi il terrore del bracconiere alla vista del fringuello che potrebbe cagargli sulla giacca.
Del resto tra religiosi ci si intende. All’Ovadia equidistante segue a ruota, su “Liberazione”, il Tonio Dell’Olio (Pax Christi) specularmente “equivicino”. Gonfiato di aria fritta il pallone aerostatico con le “innumerevoli iniziative che hanno portato volontari, pellegrini, giovani, a incontri di testimonianza con gli israeliani”, ecco l’esaltazione dell’ “equivicinanza” che ti fa “biasimare tutti coloro che ricorrono all’uso della forza e che continuano a credere, contro ogni evidenza, che la violenza possa risolvere problemi profondi… Bruciare fantocci e bandiere è il segnale preoccupante che la logica del disprezzo dell’altro ci ha catturati, aggiunge fuoco a fuoco, odio a odio, è l’ultima delle cose di cui abbiamo bisogno". Parrebbe dunque che per questi salomoni, impegnati a spaccare in due il bambino conteso tra madre vera e madre falsa, la cosa peggiore di tutte sia il rogo di uno straccio imperialista e di un pupazzo di killer in uniforme. Canagliesco, poi, il richiamo in finale alle vittime della Cecenia, della Somalia e del Darfur, tutte situazioni care ai missionari cristiani, care e rimpiante per non essere riusciti ad impadronirsene, nonostante la grande abilità interventista degli imperialisti e l’ancor più grande abilità mistificatrice dell’apparato mediatico e pacifinta. Naturale che, ahimè in sintonia con il dabbenuomo Paolo Ferrero, segretario del PRC a dispetto della marmellata poltronara di Svendola, questa gente sostenga come unico sbocco “realistico” i “due Stati per due popoli”. Uno Stato militarizzato fino ai denti, sostenuto dalla sedicente comunità internazionale a costo di qualsiasi obbrobrio (anche perché buon modello per repressioni interne e spedizioni internazionali future), accanto a uno “Stato” che non è che un puzzle su cui sia piombato un masso, senza confini, senza sovranità, senza forze armate confrontabili con stati sovrani, butterato dalle città del mezzo milione di coloni a crescere, privato di autonomia economica, politica, culturale. Com’è che vengono taciute da tutti le voci degli ebrei d’onore e umanità che si levano contro questa aberrante finzione per gonzi e dimostrano come l’unica uscita realistica e giusta sia lo Stato unico, democratico, possibilmente laico, con pieno diritto degli espulsi a tornare nella loro terra.
Massimo D’Alema è ribalzato sugli scudi dell’onorabilità a sinistra per aver borbottato due banali ovvietà: che l’azione israeliana era “sproporzionata” e che con Hamas si deve pur parlare. Ma che bravo il furbetto di un partitino da sottrarre al controllo del rivale troppo destrorso, facendo le fusa ai detriti della sinistra e al papa e occhieggiando verso quella maggioranza di paesi nel Sud del mondo che danno segni di insofferenza verso l’apocalisse planetaria perseguita dagli USraeliani, senza soluzione di continuità da Monroe a Obama! Sarebbe stato più credibile, il baffetto dai mille fiaschi, se avesse fatto qualche passo indietro sulla Jugoslavia. Questo è il sergente di ferro e politico di fuffa a stelle e strisce che ancora si vanta di aver fermato con le sue bombe stragi in Kosovo inventate per la bisogna, che nulla hai mai detto sui massacri perpetrati dai gangster narcotrafficanti dell’UCK, addestrati dall’agente Cia Bin Laden, a danni della minoranza serba in Kosovo. E’ il traffichino che ha sponsorizzato l’Operazione Arcobaleno in Albania, butterata dalla corruzione e dal ladrocinio e inquisita a Brindisi. E’ il tentacolino imperialista che ha sottoscritto, in piena aggressione alla Jugoslavia, la mutazione genetica della Nato da alleanza difensiva a coalizione di aggressori imperialisti in tutto il mondo. E’ il propedeutico dello Stato di Polizia piduista che ha messo al posto dell’esercito di leva una forza professionale di sgherri interni ed esterni e che ha dato ai Carabinieri lo status di Quarta Arma e poteri senza confronto con le polizie di altri paesi che non siano la Colombia.
Chiudo con un triste sorriso per quei compagni che si tagliano le palle politiche e morali frenando sulla solidarietà e sul rispetto per i combattenti di Hamas, “integralisti religiosi senza progetto politico accettabile”. Si risentono, le anime ortodosse e delicate, anche dell’ eccessivo indugiare di Santoro sui macabri particolari dei bambini di Gaza. Li svergogna perfino il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina che, correttamente, mette da parte ogni differenza ideologica nel momento dell’unica priorità, la resistenza. Meschino e saccente eurocentrismo che, questo sì, guarda solo al proprio ombelico. Dicono che quelli di Hamas, riconosciuti da un popolo sbranato, non sono per la rinascita araba, ma per l’ umma musulmana. Rieccheggiano le diffamazioni dei predatori. Ma chi glie lo ha detto? Ci portino i documenti di Hamas che parlano di califfato e non di liberazione della Palestina. Nella quale Palestina liberata se la vedranno poi liberamente ideologie e sistemi sociali e chi avrà più filo più tesserà. Mi ricordano quel puzzone del PRC che, di fronte all’immane tragedia irachena e ai successi dei suoi partigiani, scrollò le spalle e dichiarò con sufficienza: “La resistenza irachena non ci parla””. E anche così che Bertinotti è arrivato alla terza carica dello Stato.
Sei tu che non la sai ascoltare, coglione!
Quello che i Mengele israeliani combinano con queste armi l’avevo visto con i miei occhi nel laboratorio Libano, estate 2006, insieme al Dr. Ibrahim Faraj dell’ospedale di Tiro, rimasto nel suo ospedale mentre gli psicopatici di Tel Aviv lo tempestavano di ordini di andarsene e polverizzavano i dintorni (vedi il mio Gaza, Baghdad, Beirut: delitto e castigo, Malatempora ed.). Ragazzi in fiamme inestinguibili da fosforo bianco, interni di persone maciullati da DIME(Dense Intensity Metal Explosive), gambe stroncate da bombe a grappolo, necrosi inarrestabili da armi chimiche. E il Dr. Ibrahim amputava, amputava, fino a che non c’era più nulla da amputare. La guerra era persa, i sadici vigliacchi erano stato respinti nel loro Stato razzista, teocratico, monoetnico, ma la tecnologia Usa fornita all’avamposto imperialista in Medio Oriente aveva vinto la sua scommessa. Si poteva procedere con Gaza.
Su questo sfondo va vista l’esibizione di Lucia Annunziata nella trasmissione “Anno Zero” dell’8 gennaio 2009, quando si lanciò contro i corpi frantumati dall’infanticidio di Gaza, mostrati da Michele Santoro, urlando improperi sull’impostazione “filopalestinese” dell’unico giornalista che aveva osato far vedere ciò che l’intera ciurma del giornalismo italiano aveva occultato. Già era successo con Santoro ai tempi dell’aggressione alla Jugoslavia, quando un premier italiano, criminale di guerra e violatore della Costituzione, si precipitò a frantumare Belgrado e, addirittura, il Kosovo “da salvare” da una fittizia “pulizia etnica” del fittizio “dittatore” Milosevic. Una trasmissione dal Ponte Branco della capitale serba che lacerò i pudichi veli con i quali i corifei dell’ ”intervento umanitario” avevano coperto i massacri. Anche lì ci si accanì contro i bambini: non solo bombe a grappolo che sembrano balocchi o biscotti, ma, come mostrarono i miei documentari girati in quei giorni (Il popolo invisibile, Serbi da morire, Popoli di troppo), bombe intelligentemente mirate a bloccare il funzionamento delle incubatrici negli ospedali, bombe su scuole e asili. Togliere di mezzo l’infanzia è lo strumento per eliminare popoli di troppo.
Lucia Annunziata la conosco bene. Sul finire degli anni ’90 ci capitò tra capo e collo come direttore del TG3. Si mormorava che la sua marcia trionfale dal “manifesto” alla "Repubblica" e al "Corriere della Sera", per progressivi spostamenti di degrado professionale, fosse su vetture Fiat con alla guida lo sbruffone Nato con i baffetti. Arrivò con la testa cinta di allori sionisti per aver battuto i marciapiedi di tutto il Medio Oriente drappeggiata nel vessillo con la stella di Davide. Da noi durò poco. I suoi epiteti volgari all’indirizzo di colleghi convinti di far parte di una categoria degna di rispetto, le sue astruserie redazionali, la sua abissale incompetenza, i suoi bollori ormonali, le dovevano fisiologicamente aprire la strada verso qualche vertice nella mafirepubblica delle mafibanane, nella fattispecie la presidenza Rai, ma non la salvarono da una sollevazione senza precedenti di tutto il corpo redazionale, conscio di quel minimo di dignità che la testata conservava rispetto alle altre. Ne conservo un ricordo che ne anticipa qualità poi impostesi all’ammirazione di tutto il cucuzzaro nazionale filoisraeliano quando, in “Anno Zero”, si acquisì meriti imperituri presso la SpA Genocidi e Infantici. Fu, credo, nel 1996, cinque anni dopo la prima Guerra del Golfo e sei anni da quando l’Occidente cristiano, civile, democratico, aveva fatto strame dei diritti umani imponendo al popolo iracheno la punizione collettiva dell’uranio, prima, e dell’embargo poi. Le proposi di andare a vedere cosa stava succedendo in quel paese. Alla mercè del “mostro sanguinario Saddam” per Lucia c’erano solo i curdi di cui si diceva che erano stati gassati dal dittatore (poi risultò che furono le truppe iraniane). Ma c’era anche un popolo che resisteva all’embargo più feroce mai attuato prima di Gaza, una mortalità infantile decuplicata, in gran parte per merito dell’uranio sganciato dagli Usa, c’erano i neonati deformi, c’era una popolazione affidata alla scomparsa per fame, malattie, acqua tutta inquinata per distruzione degli impianti, contaminazioni, isolamento dall’universo mondo. Sapete cosa mi intimò la commessa viaggiatrice di Bush? Testuale: “Vai pure e parlaci dei datteri, dei monumenti assiri e babilonesi, ma guai a te se mi fai vedere un solo bambino iracheno menomato dall’uranio, o inscheletrito dalla fame. Mica voglio fare un favore a quel farabutto di Saddam…” . Glielo ricordai proprio in una trasmissione di Santoro. Farfugliò qualcosa su come mi sarei piuttosto dovuto occupare della frana nel Sarno.
Nessuna sorpresa per come reagì all’oscena piazzata della bipartisanamente cara signora, strabica nell'ottica e non ce ne potrebbe fregare di meno, ma molto più strabica più nell’etica, il verminaio politico e mediatico della marca imperiale. Dal fascista presidente della Camera, riscattato nell’antica fede dal modello ultradestro israeliano e dall’olio di ricino potenziato a fosforo, alla ciurmaglia dell’intendenza a suivre veltroniana. La quintessenza della deontologia giornalistica l’ha espressa ancora l’Annunziata quando, a sostegno delle armate nucleari accorse a tappare la voragine di verità aperta dalle immagini di “Anno Zero”, ha sentenziato: “Dobbiamo orientare il pensiero degli italiani su questa cosa”. “Orientare”, capito? E’ l’orientamento cui sono chiamati e votati i nostri operatori dell’informazione. Orientare come si è orientato il pensiero degli italiani su una pulizia etnica serba che era solo subita e mai attuata, su “interventi umanitari” che si risolvono nella decimazione dei civili, sulle armi di distruzione di massa in Iraq, sulle Torri Gemelle abbattute da Osama, sull’ “esportazione della democrazia” che comporta l’annientamento di paesi, popoli, culture, su un libero mercato che ci fa galoppare verso la fine del mondo, su una “lotta alla mafia” che è garantita dall’obliterazione di magistrati che ne rivelano l’intima convivenza-connivenza con la classe politica ed economica, su operazioni di peace keeping che mirano esclusivamente a imporre le soluzioni colonialiste e totalitarie dell’associazione per delinquere, detta comunità “internazionale”, all’ invincibile resistenza di popoli e classi deformata in “terrorismo”. Tutto questo è un deja vu. Ma poi ci sono, più perniciose dei rematori di questa nave di licantropi, le quinte colonne del pacifismo equidistante. Quelle che, contro una manifestazione di massa che si schiera accanto alle vittime di sessant’anni di ineguagliate atrocità di Stato, il 17 gennaio in tutta Italia, allestiscono una contromanifestazione ad Assisi che blatera di pace “contro tutte le violenze”, “contro tutti gli estremismi”. Quelle che si adontano, proprio da Assisi!, proprio all’ombra di benedicenti tuniche, dell’unica risorsa rimasta agli esclusi e banditi dal consesso civile, la preghiera. Quelle che si stracciano le vesti perché si da fuoco ai simboli di una etnolatria che incenerisce l’altro, dopo averlo derubato e lagerizzato. Quelle che concedono pagnotte e aspirine ai sopravvissuti, purchè lascino rimpiazzare l’occupante genocida da quisling venduti, protettei da caschi ONU o Nato, che hanno lo stesso compito di spezzare le reni e annichilire la dignità di chi resiste. “Sinistre cristiane”, fameliche ong, firmaioli di accorati appelli alla moderazione degli uni e degli altri, sinistri campioni del cerchiobottismo, predicatori di confronti e dialogo. Dialogo con una società deumanizzata che al 92% ha appoggiato la carneficina, famigliole che facevano picnic ai varchi per Gaza, esplodendo in applausi a ogni botto e a ogni colonna di fumo che garantivano l’intensificazione della mattanza. Dialogo con una cultura i cui libri sacri, altrettanti decreti esecutivi, assicurano l’impunità a ogni nefandezza inflitta al non ebreo. Sì, dialogo, ma una volta che Israele sia stata ammorbidito dal boicottaggio, dal ritiro degli investimenti, dall’esecrazione mondiale, dalla fine dell’immigrazione, dall’irriducibilità della Resistenza.
Una melma maleodorante che ha per effetto strategico la rimozione di quando, come e perché, tutto è iniziato: l’esproprio terroristico e bellico di un popolo stanziale da millenni, una successione ininterrotta di crimini di Stato, tutto nel quadro di una strategia coloniale secolare per impedire il riscatto di popoli attraverso eliminazione fisica, frantumazione, pulizia etnica e corruzione di quanto rimane. Umanitaristi dei cerotti a nascondere le piaghe, onde la cancrena possa continuare la sua opera fuori da sguardi importuni. Oh, da quali vertiginose altezze morali precipita sui dannati della Terra, purchè non “integralisti”, purchè non terroristici lanciatori di petardi, la caritatevole comprensione della nostra cristiana civiltà democratica. Purchè “riconoscano Israele”, cioè uno Stato razzista, escludente, militarista, espansionista, assassino, che non si è mai sognato di riconoscerne nemmeno l’esistenza. Non andavano così a consolare gli autoctoni sopravvissuti agli stermini continentali i nostri missionari? Solo quelli domati, s’intende. Solo quelli che, anche loro, ci riconoscevano padroni, emissari dell’unico sovrano e ministri del dio giusto.
Grande sollievo al manifestarsi, puntuale dopo ogni imbarazzante efferatezza israeliana, della compagnia di giro dei letterati israeliani sguinzagliati per eludere, con rimbrotti agli eccessi dei generali di Tsahal e alle “criminali provocazione di Hamas”, lo spaventoso peccato originale razzista e colonialista e il diritto di chi si difende attuando la Carta dell’ONU. Vediamo i Grossman, gli Oz, gli Jehoshua, mistificatori liberal da strapazzo, onorati in ogni ricettacolo del perbenismo collaborazionista, bofonchiare auspici di pace e di compromesso. Si sorvola, con disinvolta noncuranza, sui battimani con cui queste anime belle hanno sostenuto l’invasione del Libano, l’erezione del muro, l’olocausto di Gaza. Arrivano, con la stessa programmata puntualità (a conferma di quanto tempo prima l’attacco a Gaza fosse stato deciso) i film della mistificazione, che parlino di limoni contesi tra povera palestinese e buona israeliana (“Il giardino dei limoni”), o di “Valzer con Bashir”, piagnucolosa autocoscienza di reduce israeliano da Sabra e Shatila, perfidamente intesa a scaricare la colpa dell’orrendo massacro sui soli falangisti, che invece erano stati addestrati, indirizzati e diretti da Ariel Sharon. E quando non bastano questi emissari del Mossad dalla faccia umana, soccorre l’equipollente nostrano. E’ girato nei giorni dell’orrore sionista un appello del “venerando maestro” di parte ebraica, Moni Ovadia, cui infelicemente ha dato copaternità il palestinese Ali Rashid. Quale indiscutibile combinazione di fraternità, quale luminoso esempio di “dialogo”! Simmetria perfetta: l’invasione di uno degli eserciti più potenti del mondo è alla stessa stregua di un atto pur esecrabile di terrorismo.
E’ dunque grazie alla simmetria di “invasione” e “atto esecrabile di terrorismo” che crescono l’odio e il rancore, si radicalizzano le posizioni e le distanze diventano incomunicabilità. Già, perché con una Palestina massacrata per sessant’anni e una colonizzazione di mezzo milione di fanatici ebrei sul 22% residuo di Palestina, ridotto dal muro a un 12% spezzettato da posti di blocco e strade dell’apartheid, le posizioni non dovevano certo radicalizzarsi, odio e rancore erano paranoia pura e la comunicabilità era assidua e affettuosa. Ma se qui la presenza del palestinese pareva aver messo qualche freno alle equidistanze del guru ebreo, la maschera cade nell’intervista data a Guido Caldiron di “Liberazione”. Caldiron, punta di lancia della lobby ebraica nel quotidiano del PRC, è uno che s’era fatto notare a sinistra per gli inni di gioia con cui aveva celebrato la reazione delle destre libanesi alla vittoria di Hezbollah. Sollecitato da domande intrise di virulenza sionista, Ovadia si esercita nella pratica ossomorica dell’equilibrio sbilanciato. “La situazione è terribile e disastrosa anche per gli israeliani sottoposti a missili che possono ferire e uccidere ( tre morti contro 1.500)… La difesa (sic) dei cittadini dello Stato di Israele legittima e sacrosanta… I paesi arabi hanno accumulato pesanti responsabilità… le mire egemoniche della Siria… si sta gettando benzina sul fuoco, si rischia di creare le condizioni per una nuova generazione di terroristi… Quando mai il rogo di una bandiera è servita a fare qualcosa per un oppresso (magari sì, già soltanto dandogli il conforto di non essere solo al mondo e, comunque, fornendo un buon esempio)… che un palestinese perda la testa (sic) è comprensibile, ma che lo faccia uno che vive qui, o un italiano, mi sembra assolutamente inaccettabile… chi fa simili gesti non pensa minimamente ai palestinesi: pensa a se stesso, guarda il proprio ombelico, cerca di farsi notare… io di simili atteggiamenti non ne posso più, non ne posso più di questo ciarpame (sic)… Non è Paolo Mieli, non è Fiamma Nirenstein. E' Moni Ovadia. Peccato che Ovadia non guardi il proprio di ombelichi. Forse avvertirebbe un buco nero nel quale sono scomparsi i torti e le ragioni, gli strumenti criminali della rimozione di un popolo dalla sua terra, usati in 60 anni di terrorismo di Stato, e i sacrosanti strumenti di una disperata resistenza. Poi Caldiron incalza con, in prima pagina, l’intervista alla “pacifista” israeliana, sfuggita ai razzetti di Hamas, che anche lei si proclama equidistante: “La loro paura è la nostra”. Immaginatevi il terrore del bracconiere alla vista del fringuello che potrebbe cagargli sulla giacca.
Del resto tra religiosi ci si intende. All’Ovadia equidistante segue a ruota, su “Liberazione”, il Tonio Dell’Olio (Pax Christi) specularmente “equivicino”. Gonfiato di aria fritta il pallone aerostatico con le “innumerevoli iniziative che hanno portato volontari, pellegrini, giovani, a incontri di testimonianza con gli israeliani”, ecco l’esaltazione dell’ “equivicinanza” che ti fa “biasimare tutti coloro che ricorrono all’uso della forza e che continuano a credere, contro ogni evidenza, che la violenza possa risolvere problemi profondi… Bruciare fantocci e bandiere è il segnale preoccupante che la logica del disprezzo dell’altro ci ha catturati, aggiunge fuoco a fuoco, odio a odio, è l’ultima delle cose di cui abbiamo bisogno". Parrebbe dunque che per questi salomoni, impegnati a spaccare in due il bambino conteso tra madre vera e madre falsa, la cosa peggiore di tutte sia il rogo di uno straccio imperialista e di un pupazzo di killer in uniforme. Canagliesco, poi, il richiamo in finale alle vittime della Cecenia, della Somalia e del Darfur, tutte situazioni care ai missionari cristiani, care e rimpiante per non essere riusciti ad impadronirsene, nonostante la grande abilità interventista degli imperialisti e l’ancor più grande abilità mistificatrice dell’apparato mediatico e pacifinta. Naturale che, ahimè in sintonia con il dabbenuomo Paolo Ferrero, segretario del PRC a dispetto della marmellata poltronara di Svendola, questa gente sostenga come unico sbocco “realistico” i “due Stati per due popoli”. Uno Stato militarizzato fino ai denti, sostenuto dalla sedicente comunità internazionale a costo di qualsiasi obbrobrio (anche perché buon modello per repressioni interne e spedizioni internazionali future), accanto a uno “Stato” che non è che un puzzle su cui sia piombato un masso, senza confini, senza sovranità, senza forze armate confrontabili con stati sovrani, butterato dalle città del mezzo milione di coloni a crescere, privato di autonomia economica, politica, culturale. Com’è che vengono taciute da tutti le voci degli ebrei d’onore e umanità che si levano contro questa aberrante finzione per gonzi e dimostrano come l’unica uscita realistica e giusta sia lo Stato unico, democratico, possibilmente laico, con pieno diritto degli espulsi a tornare nella loro terra.
Massimo D’Alema è ribalzato sugli scudi dell’onorabilità a sinistra per aver borbottato due banali ovvietà: che l’azione israeliana era “sproporzionata” e che con Hamas si deve pur parlare. Ma che bravo il furbetto di un partitino da sottrarre al controllo del rivale troppo destrorso, facendo le fusa ai detriti della sinistra e al papa e occhieggiando verso quella maggioranza di paesi nel Sud del mondo che danno segni di insofferenza verso l’apocalisse planetaria perseguita dagli USraeliani, senza soluzione di continuità da Monroe a Obama! Sarebbe stato più credibile, il baffetto dai mille fiaschi, se avesse fatto qualche passo indietro sulla Jugoslavia. Questo è il sergente di ferro e politico di fuffa a stelle e strisce che ancora si vanta di aver fermato con le sue bombe stragi in Kosovo inventate per la bisogna, che nulla hai mai detto sui massacri perpetrati dai gangster narcotrafficanti dell’UCK, addestrati dall’agente Cia Bin Laden, a danni della minoranza serba in Kosovo. E’ il traffichino che ha sponsorizzato l’Operazione Arcobaleno in Albania, butterata dalla corruzione e dal ladrocinio e inquisita a Brindisi. E’ il tentacolino imperialista che ha sottoscritto, in piena aggressione alla Jugoslavia, la mutazione genetica della Nato da alleanza difensiva a coalizione di aggressori imperialisti in tutto il mondo. E’ il propedeutico dello Stato di Polizia piduista che ha messo al posto dell’esercito di leva una forza professionale di sgherri interni ed esterni e che ha dato ai Carabinieri lo status di Quarta Arma e poteri senza confronto con le polizie di altri paesi che non siano la Colombia.
Chiudo con un triste sorriso per quei compagni che si tagliano le palle politiche e morali frenando sulla solidarietà e sul rispetto per i combattenti di Hamas, “integralisti religiosi senza progetto politico accettabile”. Si risentono, le anime ortodosse e delicate, anche dell’ eccessivo indugiare di Santoro sui macabri particolari dei bambini di Gaza. Li svergogna perfino il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina che, correttamente, mette da parte ogni differenza ideologica nel momento dell’unica priorità, la resistenza. Meschino e saccente eurocentrismo che, questo sì, guarda solo al proprio ombelico. Dicono che quelli di Hamas, riconosciuti da un popolo sbranato, non sono per la rinascita araba, ma per l’ umma musulmana. Rieccheggiano le diffamazioni dei predatori. Ma chi glie lo ha detto? Ci portino i documenti di Hamas che parlano di califfato e non di liberazione della Palestina. Nella quale Palestina liberata se la vedranno poi liberamente ideologie e sistemi sociali e chi avrà più filo più tesserà. Mi ricordano quel puzzone del PRC che, di fronte all’immane tragedia irachena e ai successi dei suoi partigiani, scrollò le spalle e dichiarò con sufficienza: “La resistenza irachena non ci parla””. E anche così che Bertinotti è arrivato alla terza carica dello Stato.
Sei tu che non la sai ascoltare, coglione!
16 commenti:
grande post. Bravo.
grande post.Condivido anche le virgole
Gentile Fulvio Grimaldi,
oltre a boicottare vita natural durante i prodotti israeliani (codice 729)ed a cercare di risvegliare qualche testa dormiente, cos'altro possiamo fare?
Condivido alla lettera l'indignazione e la rabbia per questo Olocausto contemporaneo mascherato da "operazione militare difensiva" o peggio ancora da "conflitto tra opposte fazioni". Ma alla fase speculativa e di denuncia devono seguire azioni mirate. Manifestare non sembra granchè utile (si ricordi l'inefficace ondata di proteste precedenti e successive all'attacco omicida di Bush e soci in Iraq), votare è ormai poco più che uno svago per poter passare una serata spassosa davanti agli exit poll, con amici, birra e patatine.
Non tutti poi, sono nati coraggiosi come Vittorio Arrigoni, infermiere a Gaza in questi giorni di mattanza.
Sarà sufficiente smettere di guardare la televisione, consumare meno che si può, iniziare a parlare e vivere meglio, a "decrescere" secondo il pensiero di S.Latouche o M.Fini, per erodere dall'interno la criminale macchina da guerra imperialista? Senza metter mano al Kalashnikov, si intende...
Un'ultima considerazione: onestamente non ce la vedo proprio la casalinga di Voghera, rincoglionita da 20 anni di Tele-Berlusca, a tramare nell'ombra contro l'imperialismo sionista, a divorare blog e siti di contro-informazione, neppure se sapesse...non sarà che oltre che male informato, il cittadino medio occidentale è anche un gran pezzo di merda?
Cordiali saluti,
Francesco.
Ciao Fulvio, mi chiamo Antonio, sono un campano come te, poca importa questo comunque. Leggo con piacere quello che scrivi, e condivido il fatto che le foto nude e crude siano piu' eloquenti di tante altre belle parole. Vedere un bimbo circondato da soldati nemici, pisciarsi sotto; o vederli "concimati" con il fosforo bianco; e' incredibile. Sono papa' e capisco tutto il dolore di quei padri nell'abbracciare quei bambini, loro figli, dilaniati.
Pero' vorrei farti notare qualche cosa riguardo Hamas. Io mi ritengo un comunista, pero' nel loro statuto sul comunismo, non sono espresse proprio cose condivisibili:
“I poteri imperialisti sia nell’Ovest capitalista sia nell’Est comunista sostengono il nemico con tutta la loro forza, in termini materiali e umani, alternandosi in questo ruolo”, Art.22) E penso che "Est comunista" sia inteso non nel senso di stalinista (quindi di comunismo falso di stato e imperialista), ma bensi' del movimento proletario. E in che modo combattono il capitalismo? Se gia' il loro statuto e' stato pre-scritto da uno sceicco, Ahmed Yassin nel 1976?
Oppure si legge ancora:
“Il Movimento di Resistenza Islamico è un movimento umanistico. Si occupa dei diritti umani, e si impegna a mantenere la tolleranza islamica nei confronti dei seguaci di altre religioni. È ostile solo a coloro che mostrano ostilità nei riguardi dell’Islam”, Art.31).
Di chiaro sfondo religioso.
Lo so caro Fulvio, queste cose difronte a quell'orrore possono sembrare sottigliezze, da pancie occidentali.
Chiedo questo per chiarezza, non voglio dimostrare nulla. Chiaramente condivido tutta l'impalcatura imperialista che viene fuori, nei tuoi articoli, per quanto riguarda l'aggressione sistematica e continua di Israele e dell'occidente in genere. Soprattutto quella ideologicamente dominante, dei pennivendoli o opinionisti (come se fosse una questione di opinione) stile Annunziata.
Ti saluto e ti ringrazio per quello che fai.
Antonio
La fabbricazione di false citazioni talmudiche è una tecnica molto antica. La propaganda nazista l’ha usata sistematicamente e i gruppi neonazisti continuano a diffondere questi testi da un capo all’altro del mondo. Una dettagliata analisi delle citazioni di cui all’articolo, conduce all’identificazione della fonte e scoprire dove l'autore ha trovato la sostanza del loro discorso antisemita.
Sono tutte tratte dai testi analizzati dal CMIP (Centro per il monitoraggio della dinamica della pace), una organizzazione non governativa fondata a New York nel 1998 a André Marcus.
Sono tutti estratti dei libri scolastici palestinesi contenuti nel rapporto del CMIP, e sono stati oggetto di diverse interrogazioni scritte alla Commissione Europea relative alla propaganda antisemita del sistema educativo palestinese (sin dagli accordi di Oslo del 1993 l’Unione e i suoi Stati membri hanno stanziato ingenti fondi per il sistema educativo palestinese).
Molte di queste citazioni si trovano anche nei Protocolli dei Savi (Anziani) di Sion (un'opera letteraria che, nella forma di documento segreto, descrive un ipotetico piano per la conquista del dominio del mondo da parte degli ebrei: dapprima usato dai nazisti, il testo è tuttora, specialmente nel mondo islamico, un'arma largamente diffusa, nell'arsenale dell'antisemitismo contemporaneo).
In ogni caso queste grossolane falsificazioni sembrano godere di notorietà nella comunità palestinese poiché la” guida dell’insegnante” lo usa per elaborare una ricca attività come possiamo vedere qui.
Il tuo post è fortemente razzista e antisemita, e dimostra quanto labile sia per te (e per tanti altri) la distinzione tra antisionismo e antisemitismo. Io sono ebreo e il Talmud non è il mio libro guida. Il libro guida dell'ebraismo è la Torah o Pentateuco (primi 5 libri della Bibbia). Il che non vuol dire che io abbia diritto a sposare più mogli come Abramo, nè debba sacrificare un agnello per ingraziarmi D-o, nè che io pensi di essere superiore a te in quanto "eletto". Il tuo ebreo è un Babau, un uomo nero che vive nel cassetto delle tue paure infantili, e non di fronte a te su questa terra. Spero che quando mia figlia sarà cresciuta non dovrà sentire qualcuno sbavarle vicino questa melma putrida, ma sento già che ho ben poche speranze.
Purtroppo, agli occhi del PopoloBue abbiamo torto. La sparata dell'Annunziata è stata una cosa "profetica" per il PopoloBue. Se domandi ad un qualunque pincopallino sul massacro di Gaza,ti risponderà:"eh, ma i missili di Hamas...israele deve pur difendersi..".
Ciao Fulvio. Scusa lo sfogo ma,dando uno sguardo all'integrità morale dei campioni della nuova "sinistra", mi chiedo come sarebbe potuto cambiare il mondo se non ci avessero azzerato con l'ero prima, con la coca poi. Forse sono solo seghe mentali, ma c
he rabbia! Rabbia! RABBIA!!
PS non scusarmi per lo sfogo
Anonimo ha detto...
(...)
Pero' vorrei farti notare qualche cosa riguardo Hamas. Io mi ritengo un comunista, pero' nel loro statuto sul comunismo, non sono espresse proprio cose condivisibili:
“I poteri imperialisti sia nell’Ovest capitalista sia nell’Est comunista sostengono il nemico con tutta la loro forza, in termini materiali e umani, alternandosi in questo ruolo”, Art.22) E penso che "Est comunista" sia inteso non nel senso di stalinista (quindi di comunismo falso di stato e imperialista), ma bensi' del movimento proletario. E in che modo combattono il capitalismo? Se gia' il loro statuto e' stato pre-scritto da uno sceicco, Ahmed Yassin nel 1976?
Oppure si legge ancora:
“Il Movimento di Resistenza Islamico è un movimento umanistico. Si occupa dei diritti umani, e si impegna a mantenere la tolleranza islamica nei confronti dei seguaci di altre religioni. È ostile solo a coloro che mostrano ostilità nei riguardi dell’Islam”, Art.31).
Di chiaro sfondo religioso.
(...)
Antonio
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Scusa Antonio, ma proprio i due brani che hai citato mi sembrano irreprensibili. Innanzi tutto sei tu che pensi "che 'Est comunista' sia inteso" nel senso che scrivi. Se Hamas ha maturato una critica dello stalinismo (mi auguro anche del trotskismo) questa è un'altra cosa che fa onore a tale movimento. D'altra parte spero non riterrai sia un obbligo o patente di chissà quali virtù esclusive essere "comunisti". Posso solo dirti, avendo parlato con vari esponenti e attivisti di Hamas, che hanno un'ammirazione grandissima per Che Guevara (quelli di Hezbollah, anche loro islamici, nutrono lo stesso sentimento). Quanto poi alla religione, aggiungo solo che chi, come noi dell'Occidente e del Nord del mondo, vive immerso nel culto "laico"-spettrale della merce e del consumismo ed è agli ordini del Big Brother (il nostro Gran Sacerdote) dovrebbe al riguardo star solo zitto. Liberiamoci dalle catene che ci imprigionano la mente e l'anima prima di (pretendere di) dar lezioni agli altri.
Joe Fallisi
Andrea Girolami ha detto...
La fabbricazione di false citazioni talmudiche è una tecnica molto antica. La propaganda nazista l’ha usata sistematicamente e i gruppi neonazisti continuano a diffondere questi testi da un capo all’altro del mondo. Una dettagliata analisi delle citazioni di cui all’articolo, conduce all’identificazione della fonte e scoprire dove l'autore ha trovato la sostanza del loro discorso antisemita.
Sono tutte tratte dai testi analizzati dal CMIP (Centro per il monitoraggio della dinamica della pace), una organizzazione non governativa fondata a New York nel 1998 a André Marcus.
Sono tutti estratti dei libri scolastici palestinesi contenuti nel rapporto del CMIP, e sono stati oggetto di diverse interrogazioni scritte alla Commissione Europea relative alla propaganda antisemita del sistema educativo palestinese (sin dagli accordi di Oslo del 1993 l’Unione e i suoi Stati membri hanno stanziato ingenti fondi per il sistema educativo palestinese).
Molte di queste citazioni si trovano anche nei Protocolli dei Savi (Anziani) di Sion (un'opera letteraria che, nella forma di documento segreto, descrive un ipotetico piano per la conquista del dominio del mondo da parte degli ebrei: dapprima usato dai nazisti, il testo è tuttora, specialmente nel mondo islamico, un'arma largamente diffusa, nell'arsenale dell'antisemitismo contemporaneo).
In ogni caso queste grossolane falsificazioni sembrano godere di notorietà nella comunità palestinese poiché la” guida dell’insegnante” lo usa per elaborare una ricca attività come possiamo vedere qui.
22 gennaio 2009 19.13
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Lei parla di cose che non conosce. Prima di tutto il baubau dell'"antisemitismo" è un'arma spuntatissima - oggi, poi, in modo accecante dalle bombe al fosdforo dei suoi eroi genocidari. "Semita" (e il termine contrapposto) ha ormai assunto carattere magico-incantatorio, ideologico al massimo grado. La (pretesa) connotazione unitaria di etnia a esso relativa fu stabilita tre secoli fa (nel 1781 A. L. Schlötzer designò col nome di "semitiche" le lingue parlate da ebrei, aramei, arabi e assiri, in riferimento al passo della Genesi - 10, 21-31 - dove gli eponimi delle suddetti popolazioni risultano come figli di Sem, da cui poi il nome di "semiti" esteso a tutte quelle affini), ma gli studi linguistici, storici e antropologici contemporanei, anche e soprattutto dopo la scoperta della civiltà di Ebla, mettono seriamente in forse l'ipotesi di una "razza" semitica originaria. Quel che è certo è che semiti si possono definire in modo proprio solo i popoli stanziati in origine prevalentemente nell'Asia anteriore parlanti lingue, dette semitiche, che presentano un numero assai elevato di caratteristiche comuni. Quali sono le grandi partizioni di tali lingue? Il semitico orientale (accadico - con due varianti: assiro e babilonese, quest'ultimo poi sostituito, nella sua forma ultima, neobabilonese, dall'aramaico), che rappresenta la prosecuzione e lo sviluppo del semitico arcaico parlato in Siria ai tempi di Ebla (III millennio a. C.); il semitico nordoccidentale (amorreo, ugaritico e, più tardi, fenicio, ebraico, aramaico antico, yaudico, medio aramaico occidentale - nabateo, palmireno, aramaico giudaico palestinese, aramaico cristiano palestinese, samaritano -, medio aramaico orientale - hatreno, siriaco, aramaico giudaico babilonese, mandaico(1) - moabitico e ammonitico); il semitico sudoccidentale o meridionale (arabo - l'arabo preclassico, coi dialetti taymanitico, dedanitico, lihyanitico, thadudeno e safaitico, l'arabo classico e il sudarabico - sabeo, mineo, qatabanico, awsanico, hadramutico, con dialetti come il mehri, il socotri, lo sheri o gibali - e lingue semitiche di Etiopia o etiosemitiche - settentrionali: ge'ez, tigré, tigrino o tigrigna, meridionali: amarico, harari, guraghé, argobba, gafat). E' chiaro che gli ebrei (o meglio i cosiddetti ebrei parlanti l'ebraico - minoranza nella minoranza), tra le genti del mondo definibili semite, rappresentano una parte molto esigua. E tuttavia, follemente, il Kosherbig Brother vuole obbligarci all'identificazione unica, politically correct: ebrei = semiti, semiti = ebrei. Dunque, chi critica e combatte il comportamento di costoro (e innanzi tutto dell'entità sionista razzistissima) non può che venir definito, tout court, "antisemita". In secondo luogo le citazioni di Fulvio Grimaldi sono corrette e se ne potrebbero aggiungere una quantità enorme. E non solo dal Talmud babilonese (a proposito, disponibile in rete: cfr. http://www.come-and-hear.com/talmud/index.html, http://www.come-and-hear.com/talmud/rabbis.html, http://www.come-and-hear.com/supplement/index.html, http://www.come-and-hear.com/biblio.html, http://www.come-and-hear.com/structure.html), bensì, innanzi tutto, dai litolibri veterotestamentari stessi, che sono il vero fondamento del razzismo-suprematismo abominevole messo in opera (in corpore vili) dai sionisti a cominciare dal 1948 - ormai da 61 anni, nero record (qui si potrà trovare una parziale ma significativa raccolta di tali brani: http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/56884, http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/56885, http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/56886, http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/56887, http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/56890, http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/56891, http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/56892). Infine la si pianti d'impiegare come eterno pungiball spettrale omniuso i "Protocolli"... Li si LEGGANO, prima di tutto (http://files.meetup.com/227588/protocolli%20di%20Sion.pdf). Trattasi di falso?... E' possibile - niente affatto indiscutibile(2). Quel che è certo è che si sono REALIZZATI in larghissima parte. QUESTO, non altro, conta. Prenderne atto, non mentire, non divagare è l'unica premessa a un eventuale futuro meno denso di sciagure.
Joe Fallisi
(1) Lingue aramaiche ancora oggi parlate sono il neoaramaico occidentale, il neoaramaico centrale o turoyo e il neoaramaico orientale o suret.
(2) cfr. http://users.cyberone.com.au/myers/protocol.html, http://users.cyberone.com.au/myers/hiding.html, http://users.cyberone.com.au/myers/toolkit.html, http://users.cyberone.com.au/myers/toolkit2.html, http://users.cyberone.com.au/myers/toolkit3.html, http://users.cyberone.com.au/myers/leftprot.html,
http://users.cyberone.com.au/myers/talmon.html, http://users.cyberone.com.au/myers/talmon2.html, http://members.efn.org/~valdas/Zionism_and_Russia_Part_4.pdf, http://www.gnosticliberationfront.com/what_about_the_protocols.htm, http://www.gnosticliberationfront.com/what_about_the_protocols2.htm, http://www.biblebelievers.org.au/proof.htm, http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/53837, http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/53838, http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/53839.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Semita)
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Con il termine Semiti si intendono tutti i popoli che parlano, o hanno parlato, lingue collegate al ceppo linguistico semitico (tra questi Arabi, Ebrei, Cananeo-Fenici, Cartaginesi, Maltesi).
Il primo a proporre una definizione del termine fu dato nel 1787 da Eichorn (Einleitung in das Alte Testam., Lipsia, II ed., I, p. 45) che volle rifarsi alla definizione biblica di Genesi X-XI, che indicava una serie di nazioni discese dal figlio del patriarca Noè, Sem.
Al di là delle imprecisioni bibliche (nei popoli parlanti idiomi strutturalmente riconducibili a un unico ceppo linguistico sono infatti elencati anche gli Elamiti della Susiana e i Lidi che parlavano altri idiomi, mentre non è citato il Cananeo). Le analisi genetiche mostrano come i popoli genericamente indicati come i "semiti" condividano una notevole affinità che confermerebbe la discendenza da antenati linguistici comuni, malgrado vi siano stati inevitabili contributi ed influenze da parte di altri gruppi linguistici.
Il dibattito sull'esatto significato del termine è ancora aperto ma vi è un largo consenso nell'accettare che, da un punto di vista linguistico, il termine si riferisce oggi ad Ebrei, Arabi e alle genti che impiegano la lingua amarica e la lingua aramaica.
La forma negativa del termine antisemita è invece usata nell'accezione pura e semplice di anti-ebraico.
I popoli proto-semiti, antenati dei semiti del Vicino Oriente, si ritiene provenissero dalla Penisola Araba, anche se non mancano ipotesi su una derivazione mesopotamica in cui, col regno di Akkad, si ha conoscenza allo stato attuale della prima cultura linguisticamente semitica.
Origini [modifica]
L'idea di un popolo semita è derivato dal racconto biblico sulle origini della cultura conosciuta, fin dall'antichità, come ebraica. Gli Ebrei affermano di essere discendenti di Sem e spesso identificano i popoli loro nemici come discendenti del malvagio fratello Cam.
Secondo la Genesi Sem fu il padre degli Assiri, dei Caldei, degli Aramei, dei Sabei e appunto degli Ebrei, dei Moabiti, degli Idumei occidentali, discendenti di Esaù, anche detti Edomiti, dei veri Ismaeliti, dei Midianiti, dei discendenti di Labano ed altri. Storicamente sappiamo come le lingue di questi popoli siano strettamente correlate tra loro, a formare appunto il ceppo linguistico semitico. Anche i Cananei e gli Amorriti parlavano una lingua appartenente a questo gruppo, benché nella Genesi vengano descritti come figli di Cam.
Nell'Europa del Medioevo comunque tutti i popoli asiatici erano considerati con una certa rozzezza culturale, discendenti di Sem.
BENE ..la cosa che da un certo fastidio e' vedere che ogni critica verso israele vi si associ
il concetto di "antisemiti"
come postato precedentemente
secondo questa logica chi critica israele è "un razzista" se si legge bene lo scritto postato secondo la logica degli uraeliani saremmo anche anticartaginesi ,antiarabo ,ecc ecc ma non e' cosi,si usa a sproposito un termine piu' vasto per coprire il razzismo del sionismo (un ideologia politica di dominio e sfruttamento una delle tante faccie del capitalismo ) tacciare di "antisemitismo" chi si oppone al comando sionista e' il motivo preferito dei" piagnoni usraeliani" per rivoltare la frittata,i carnefici diventano le vittime per far dimenticare i loro crimini per dire al mondo "vedete sti zozzoni arabicosa fanno..non vogliono sparie o farsi sfruttare)
chi oggi accusa il vasto movimento internazinale contro i crimini usraeliani e' in mala fede ,manicheo ad intermittenza ,un ipocrita
poi essendo ateo convinto talmund o non talmud di m'pass' po c...z.. come si dice a Napoli ....guardo ai contenuti della politica di USRAELE ...Se poi questa per giustificare le sue malefatte si copre dietro testi sacri so cazzi sua e di ipocritamente usa tali masturbazioni sacre ...il conflitto e attacco contro illeggittimo possessore di quelle terre e' un conflitto prettamente politico,di dominio e struttamento percio cari signori con la kepia cerchiamo almeno essere onesti e di smetterla di paignucolare sul presunto antisemitismo di questo vasto movimento internazionale che ha le scatole piene del vostro piagnucolare ipocrita ,del trincerarsi dietro la shoa o come cazzo si chiama .per giustificare la grande rapina .ne abbiamo le scatole piene
Lingua [modifica]
Il moderno significato del termine semitico, benché derivato dall'uso che ne fa la Bibbia, non è identico a questo. Nel contesto linguistico i linguaggi semitici comprendono, tra gli altri, arabo, ebraico, cananeo, accadico, aramaico ed amarico. Alcuni dei popoli che parlarono queste lingue erano discendenti dei Fenici, nome con cui i Greci identificavano i Cananei.
Al culmine della potenza cartaginese, i linguaggi semitici erano largamente parlati in tutta l'area del Mediterraneo meridionale fino all'Oceano Atlantico, dato che Cartagine era originariamente una colonia fenicia.
Linguaggi semitici sono parlati anche a Malta e a Socotra, nell'Oceano Indiano.
Inoltre milioni di arabi, musulmani e cristiani, scrivono (e, in parte, sanno parlare) la lingua araba classica (fusha) come seconda lingua e molti ebrei sparsi per il mondo conoscono l'ebraico.
Da notare che lingue come il copto, il berbero, il somalo ed altre lingue correlate usate nell'area afro-asiatica non appartengono al ceppo semitico.
Religione [modifica]
« Noi siamo spiritualmente semiti »
(Pio XI, 1938 )
Nel contesto religioso il termine semitico è riferibile alle religioni dei popoli che usano lingue appartenenti a questo gruppo, così l'Ebraismo, il Cristianesimo e l'Islam sono definite religioni semitiche. Con tale termine possono anche essere indicate le religioni politeiste che fiorirono nel Vicino Oriente antico.
Origine biologica [modifica]
Al di fuori della linguistica il termine è usato per identificare il gruppo etnico che storicamente ha parlato lingue del ceppo semitico. Sono in corso studi di analisi genetica per cercare di identificare gli eventuali progenitori comuni ai popoli semiti. Benché, finora, le ricerche sulla compatibilità mitocondriale non abbiano dato risultati, le correlazioni del cromosoma Y tra popoli del Vicino Oriente - come Palestinesi, Siriaci ed Ebrei - mostrano come questi popoli dovrebbero discendere da comuni antenati
Con tutto il rispetto, Fulvio, ma mi sa che hai pisciato fuori dal vaso con le citazioni del talmud... Sul fatto che gli israeliani siano aggressori imperialisti e genocidi, non ci piove: ma far risalire questo alle loro sacre scartoffie mi sembra senza senso. E assomiglia troppo all'immondo giochino che gli intellettuali-spazzatura di qui fanno contro tutti i popoli e i movimenti islamici in lotta, andando a pescare nel corano o in qualche hadith le giustificazioni per le campagne di sterminio "occidentali". E poi, trovami un "libro sacro" che non spari cazzate...
Le pippe di Girolami sulle citazioni talmudiche sono largamente superate dai fatti. Furto di terra, impunità, razzismo sono una realtà, almeno ad est della linea verde. Se quella del talmud dovesse essere una traduzione infedele, Girolami fa dello stato ebraico un seguace dei fantomatici "nazisti antisemiti".
Sulla torah dell'Anonimo che segue Girolami... nord israele, luglio 2006: un rabbino militare per pregare assieme ad i commilitoni appoggia il testo su un bancale di cluster bombs da lanciare.
Come ci si sente accomunati dallo stesso libro guida?
Ho letto da qualche parte che Israele sta per scatenare un vero e proprio esercito di blogger per fare il pelo a chi, con coraggio, ha denunciato e denuncia ogni giorno le nefandezze che l'esercito di Israele compie: un esercito di entusiasti sionisti pronti a dileggiare chiunque osi solo ricordare alcuni fatti innegabili della storia, cercando nel testo eventali contraddizioni o sviste, per poi poter dire: lo vedete, sono antisemiti e raccontano balle, sono intossicati (se ci concedono il beneficio della buona fede) da propaganda di Hamas o dell'FPLP. Il tutto per colpire chi si azzarda a solidarizzare con il popolo palestinese usando l'unico strumento di denuncia che ci rimane, cioè la rete. Non una parola di condanna alle minacce che Vittorio Arrigoni ha ricevuto, che ci permettono di conoscere la situazione come se fossimo tutti lì. Non una parola di condanna per uno Stato che si permette di sbeffeggiare l'ONU, di umiliarne le Risoluzioni di condanna oppure i suoi funzionari, di bombardare addirittura le sue strutture. Nessuna parola sul fosforo bianco. Nessuna sul massacro di bambini. Niente!! Il vero problema è, attenti alle citazioni del Talmud o della Bibbia, con annessa accusa di antisemitismo cronici e di nazismo (guardate, questa accusa è talmente usata che ormai non funziona più, serve di meglio) Del resto si sà, ne uccide più una citazione sbagliata che un esercito comandato da criminali psicolabili. Ma che schifo che provo!! Questi guardano la pagliuzza, io ho rischiato di vomitare a vedere certe immagini. Chi sarebbero i veri nazisti? Io, una idea me la sono fatta in proposito...
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