It’s easier to kill a million people than it is to control them. E’ più facile uccidere un milione di persone che controllarle. (Zbigniew Brzezinski)
La nostra società è governata da dementi per obiettivi demenziali. Credo che siamo governati da maniaci per scopi maniacali e credo che rischio di essere rinchiuso come matto per averlo detto. Questa è la follia. (John Lennon)
Primavera vera
L’unica primavera che ancora resiste nel mondo arabo è quella siriana, nazionale, socialista di Stato, antimperialista, laica. L’altra che non si rassegna a essere schiacciata dal perpetuo inverno della globalizzazione in versione colonialista, è quella egiziana, la più genuina e matura tra quelle così chiamate (ma non scordiamoci la rivoluzione altrettanto di massa nello Yemen, la cui definitiva vittoria viene ora rallentata dai massacri dei droni governati da consolle negli Usa, dove ha trovato asilo anche il despota carnefice Ali Saleh).Tanto che nemmeno il passaggio di consegne dai dittatori protetti dall’Occidente agli integralisti islamici all’Occidente graditi, per ora riuscito in Tunisia e in Marocco, grazie anche all’inconsistenza delle sinistre, è riuscito a svuotare Piazza Tahrir e le analoghe piazze in tutte le città egiziane. All’escalation dei criptomubaraqisti della giunta militare con a capo il Gauleiter Nato, Tantawi, escalation che ha assunto la faccia a noi familiare della strategia della tensione con la programmata strage di 73 tifosi a Port Said (Port Said come Piazza Fontana e come le Torri Gemelle), invariabilmente rispondono i milioni della rivoluzione “25 Gennaio”. A spegnere il salvifico incendio non sono bastati repressione feroce, stragi terroristiche di regime, sequestri di persona, tortura sistematica, stupri di attiviste, processi militari farsa. Accanto ai militanti del cambio radicale di questo Egitto corrotto, poliziesco, prostrato ai piedi dell’Occidente neoliberista e antidemocratico, stavolta anche le brigate di riserva dell’ìimperialismo, i Fratelli Musulmani, seccati per non aver ancora potuto assumere il ruolo dei generali, per quanto investitine dalle elezioni, con l’OK degli sponsor in Occidente. Le speranze arabe sono appese alla resistenza di questi rivoluzionari, come a quella dei giovani libici, iracheni, yemeniti, sauditi (non ci raccontano delle proteste in atto nell’Est saudita e delle ripetute uccisioni di quei manifestanti), del Golfo, e del popolo siriano che non si piega alla congiura internazionale.
Retate
Nel giro di due giorni i rottweiler da combattimento, in toga o in divisa, addestrati all’annichilimento della resistenza umana, hanno tolto dalla scena due miei carissimi amici, due ottime persone, due combattenti della politica e della morale. In Iraq, gli strateghi Iran-Nato (qui in collusione) del socicidio e spappolamento nazionale e i loro fantocci locali stanno tentando in tutti i modi di offuscare l’incredibile rilancio della Resistenza riscatenando la guerra civile sunniti-sciti a forza di attentati ai mercati e alle moschee e di criminalizzazione degli esponenti sunniti, tutti descritti come saddamisti. I dirigenti della coalizione laico-sunnita e anti-iraniana “Al Iraqiya” sono in fuga e, il premier Al Maliki, burattino di Tehran, ma anche degli Usa (i cui miliziani si sono rintanati nel Kuweit, lasciando quanto resta da distruggere e rapinare agli ascari locali e ai contractors), minaccia di appenderli tutti al cappio col quale sta compiendo il primato mondiale di esecuzioni in un anno.
Iraq
Era il 2003, marzo, i masskiller Usa-UE erano tornati ad avventarsi su un Iraq prostrato dalla prima guerra e dall’embargo, entrambi di sterminio. Da vecchie visite nell’Iraq prospero, forte e irriducibile, conoscevo Riyadh al-Addadh, medico, punto di riferimento sanitario, morale, politico della comunità di Adhamiya, un quartiere popolare, di piccole, aggraziate casette, non lontano dal Tigri. Lì, anni prima, quando embargo e bombe di Bush e Clinton avevano minato alla base uno dei servizi sanitari, oltreché gratuiti, tra i più avanzati del mondo, Riyadh aveva creato una clinica popolare, accessibile a tutti gli abitanti del quartiere. Mi ricordo, mancavano pochi giorni all’ingresso a Baghdad dell’ennesima ondata di barbari della sua storia, quell’ambulatorio sempre strapieno e i due medici, Riyadh e la giovane moglie, che si dannavano a stare appresso a tutti e, al tempo stesso, incitavano a tener duro contro l’invasore. Tante volte sono stato a cena a casa loro, con le due figlie adolescenti e il figlio più grande che non abbandonava per un istante il Kalashnikov, da opporre a eventuali irruzioni. Le bombe cadevano ininterrotte, anche nelle vicinanze, ma nessuno si impressionava. Si andava in strada a valutare dal fumo che serpeggiava verso il cielo chi potesse avere sofferto l’impatto. Il Tigri, non ancora avvelenato dai rifiuti e cadaveri che le milizie barbare, dette Marines, hanno poi continuato per 9 anni a scaricare nel fiume, forniva quel pesce che rimediava alla graduale scomparsa di viveri e che veniva consumato su grandi tavolate serali, sotto lucette colorate appese alle palme. Una comunità che, anche con la normalità del vivere, sapeva sfidare l’aggressore. Una delle ultime immagini che mi porto dietro da quel paese frequentato, ammirato e amato da decenni, era una corsa in macchina, tra crateri vicini ed esplosioni un po’ più lontane, con la quale le figlie di Riyadh, anche loro sfidando con risate e scherno i barbari, mi accompagnarono all’albergo, per l’ultima mia notte a Baghdad. Una delle presenze più calde e vibranti del mio docufilm “Iraq: un deserto chiamato pace” era questa nobile e dolce famiglia irachena.
La notte prima della mia partenza da Baghdad, con gli invasori che già avevano iniziato la bonifica terroristica della società irachena, un manipolo di questa feccia umana aveva fatto irruzione nella casa di Riyadh e s’era portato via il figlio. L’ho saputo dopo e non so come la vicenda sia andata a finire. Ma oggi il dottor Riyadh è in mano ai criminali che, per conto dei loro mandanti, stanno finendo di sfasciare l’Iraq. Lo hanno accusato di aver finanziato un gruppo terroristico attivo nel quartiere di Abu Ghraib. Non so se l’abbia fatto, può darsi che curare gratis un patriota, o anche solo un cittadino sunnita, per definizione “terroristi”, venga considerato “finanziamento di gruppi terroristi”. E’ con questi trucchi che Al Maliki, dittatore fantoccio e terrorista capo sotto le insegne dei suoi burattinai, sta cercando di liquidare, a partire dal presidente sunnita del Parlamento, Al Hashemi, rifugiatosi in Kurdistan, lo schieramento laico sunnita che aveva vinto le elezioni.
Libia
In Libia i ratti stanno torturando a morte, a partire dall’ex-ambasciatore all’ONU, Dora, chiunque si ritenga “associato” alla Libia di Gheddafi. E’ un lavoro di lunga lena: devono occuparsi di quasi sei milioni di libici su sei. Intanto, il CNT del rinnegato Jalil ha dato prova di meritare la qualifica di governo democratico, di cui lo onorano gli esportatori di democrazia e i loro compari dirittoumanisti, negando, dopo aver installato la Sharìa, che chiunque associato al vecchio regime possa candidarsi alle elezioni. Per trovare candidati dovranno ricorrere a comparse qatariote. Ma né per le vittime della de-baathificazione in Iraq, né per quelle della de-ghedaffizzazione in Libia, processi che tecnicamente si chiamano genocidi, né per i patrioti palestinesi prigionieri torturati e in sciopero della fame, dalle nostre parti si muove foglia. Né si muovono altre foglie da noi dove, spaventati ad arte dall’uragano di minacce di guerre all’Iran, nessuno si cura della guerra effettiva, mediatica e armata, in atto contro la libera e laica Siria, con episodi di atrocità Al Qaida pari a quelle che conoscemmo in Libia (e che ora, quanto tardivamente!, vengono denunciate da Amnesty e HRW, preoccupate per le sorti dei loro partner nel CNT, il cui buon nome viene messo a rischio dagli eccessi degli ex-"giovani rivoluzionari").
Internamento senza processo
A Oakland, Obama, faro della rinascita etico-politica-intellettuale americana dopo le depravazioni di Bush (come da noi Monti, dopo Berlusconi), fa spaccare ai soliti sbirri sadici di tutte le democrazie le teste inermi degli Occupy più in gamba dell’Occidente, con il plusvalore al femminile delle poliziotte che usano il taser, la pistola elettrica, sulle manifestanti. 50.000 volt per toglierti ogni dubbio che Bashar El Assad possa essere meglio di Barack Obama, o anche di Gingrich e Romney che, alla democratizzazione missilistica di Palestina, Afghanistan, Iran, vogliono aggiungere Cuba. Tutto il mondo è paese, è la globalizzazione, bambino. Non sorprendetevi se il Trio Medusa (quella che impietrisce con lo sguardo) Draghi-Napolitano-Monti, succursale Goldman Sachs-Cia-Mossad, farà sbarcare sui nostri lidi i campi di concentramento dettati da Obama per la “più grande democrazia del mondo” e per i cui internati, senza processo e senza fine detenzione, la FEMA (Protezione Civile Usa di stampo bertolasiano), sta allestendo lager in 50 Stati dell’Unione.
Antonio libero!
Ne abbiamo i primi assaggi. Antonio Ginetti e gli altri 25 No Tav arrestati e i 15 mandati al domicilio coatto da giudici tipo quello del paese degli Acchiappacitrulli (libero il ladro, in carcere il derubato), vanno restituiti alla giustizia e alla libertà. Subito. Come oggi pastori, contadini, studenti, operai, disoccupati a milioni e pensionati, che resistono all’essere rasi al sottosuolo perché su quel suolo possa banchettare la criminalità organizzata mafiosa e politica, in Valdisusa sono stati bastonati e inondati da gas tossici per aver tentato di opporsi all’uccisione di un territorio e di una comunità. Ora li rinchiudono perché hanno insistito a non morire di botte e CS. Come il “baratro” economico, col quale ci hanno frantumato da mesi i coglioni per ridurci a pecoroni sotto la finanzdittatura, così, fabbricando terrorismo vero e terroristi fasulli, vogliono far passare su corpi, terre e acque le armate dei razziatori. Capostipite e modello, l’11 settembre. A criminalizzarli servivano un ex-BR settantenne, allora di quelli non infiltrati e collusi, è un ex-Prima Linea, esente da ogni reato e che da decenni ha trasformato in battaglia civile la sua resistenza al fine-corsa intimato dalle associazioni a delinquere che si succedono nel nostro paese.
L’Antonio del titolo è Antonio Ginetti, sequestrato nella retata montiana dei No Tav. L’aggettivo “bello”, non è ironico come quello del libro di Brancati e del film di Bolognini. Significa bello nel senso proprio. I greci dicevano kalos kai agathos. Antonio è una bella persona e un grande compagno, da decenni impegnato con instancabile generosità a fianco dei giusti e aggrediti. Antonio è mio amico e un uomo di intelligenza, integrità e passione rivoluzionaria. Un incorruttibile da qualsiasi mancia o lusinga, un resistente a qualsiasi sopruso. Siamo nello stesso Circolo di Italia-Cuba. Eravamo insieme a Caracas, nel Festival Mondiale dei giovani e studenti, né giovani più, né studenti, ma, al pari delle migliaia accorsi da tutto il mondo e dei giovani venezuelani, entusiasti di una rivoluzione da riportare a casa. Cosa che lui non ha mancato di fare. Nelle veline dei segugi giudiziari del capitale figurano al massimo le insolenze commesse da Antonio nell’organizzare manifestazioni pacifiche, incontri (anche con i miei documentari) in cui si tratta in termini diversi un mondo adulterato dalle falsificazioni di regime. Sono persone come Antonio, vero punto di riferimento per la migliore Pistoia, i nodi che tengono insieme i fili di un tessuto sociale che per la dittatura oligarchica del Nord del mondo va disintegrato. Il loro reato è tutto qui. E dunque guai a chi non sostiene questi nodi. Nella catastrofe di una sinistra, o fattasi destra, o pacifinta, questi connettori sono i primi a impedire che si finisca a brandelli.
L’orrido Giorgio
All’ultimo “Infedele”, il canarino natosionista Lerner si è azzardato a invitare tre studentesse dell’esaltante genìa che, finalmente, a Bologna, facendoci colmare i polmoni di un formidabile sospiro liberatorio, hanno detto a Napolitano quel che va detto a Napolitano. Stracciatone allori, ghirlande e bolsa retorica da imbonitore di sciroppii, a questo esecutore per conto BCE e Wall Street, a questo embedded della tirannia plutomassonica, hanno fatto capire di che lacrime grondi e di che sangue il suo orrendo settennato, il più reazionario e in armi della storia repubblicana (alla faccia dell’uomo-Gladio, che ritenevamo insuperabile). E gli hanno risparmiato, per carità di patria (è il caso di dirlo), i paralleli tra la passione fascista con cui inneggiò alla spedizione contro i barbari slavi dell’URSS e l’analogo entusiasmo, oggi, per i nostri interventi subcoloniali a far carne di porco dei popoli extra-atlantici. Noi non vorremmo invece risparmiargli quello che il nostro diritto e quello internazionale esigono: un bel processo alla Norimberga, non però celebrato da vincitori che non erano migliori degli accusati, ma dai milioni delle vittime della sua demolizione della Costituzione, del suo berlusconismo e del suo golpe in patria, come di quelle di cui ha autorizzato e promosso lo sterminio in giro per il mondo. Intelligenza, competenza, serrata argomentazione di queste ragazze sui vent’anni, ci hanno dato alcuni minuti di alta televisione, alta comunicazione, alta informazione, individuando nell’istituzionale Difensore della Costituzione, il garante di tutte le malefatte berlusconian-montiane. Di quel bombardamento dei diritti e delle libertà che tale Costituzione ha ridotto a paravento della dittatura del 10% che possiede il 50% della nostra ricchezza e ora sta azzannando il resto. Arrancava a distanza il sindacalista, portavoce degli operai rimasti sotto le macerie della Fincantieri: “Mi basta che ci ridiano il lavoro, poi Monti o non Monti, che se la vedano loro”. Più o meno così. Così, come 35 anni di arretramenti sono riusciti a estinguere nella classe operaia qualsiasi visione complessiva, qualunque approccio strategico che andassero oltre il disperato appiglio alla zattera salariale. Se c’è un’avanguardia politica oggi a sinistra, qui e in tutte le primavere, a rappresentarla sono quelle ragazze, non l’operaio della Fincantieri. C’è solo da sperare che le prima riescano a tirarsi dietro un giorno anche il secondo.
Il Cyborg, o organismo bionico, scaturito dalla provetta dello scienziato pazzo, non è da meno del suo creatore. Sarà pure una fanfaluca (gli scienziati pazzi sono sempre commissari prefettizi della Cupola) che la data dell’11/11/11, le cui cifre sommate danno 33, massimo grado della massoneria, sia stata scelta apposta per l’ingresso al potere di Mario Monti, ma non sono fanfaluche queste frasi da lui sputate in faccia al nostro volgo disperso che nome non ha. “La ricchezza è un valore, i ricchi italiani dovrebbero essere più orgogliosi, il posto fisso che monotonia!”. Già, troppo modesti e umili i Marchionne, Ligresti, Passera, Berlusconi, Briatore, coglioni sui Suv e sui panfili. Diamogli coraggio. Qui alla proterva stupidità di un tecnico d’accatto si unisce una spudoratezza da far impallidire i garanti di Ruby nipote di Mubaraq. L’uomo dal posto a vita assicuratogli da Napolitano ha così risposto alla rabbia, disperazione, fame, che sta attanagliando un intero popolo. Al confronto Maria Antonietta, con il suo non hanno pane, dategli brioches!, era un campione di giustizia sociale. Non potevano non farlo, Monti, “Uomo dell’anno”.
Siria
Il marasma provocato dalle rilevazioni degli osservatori della Lega Araba (ora clandestinizzate), che in Siria hanno trovato e denunciato la violenza di insorti locali e miliziani infiltrati e il sistematico rifiuto delle opposizioni a ogni apertura di Assad, riequilibrando così drasticamente la narrazione per cui ogni vittima siriana era da attribuire al solito “dittatore sanguinario”; la ragionevole e credibile proposta russa di mediare a Mosca tra le parti in conflitto, anch’essa istantaneamente respinta dai volenterosi insorti; l’ennesima cattura di mercenari infiltrati dal confine turco; la provata – anche da un prestigioso Istituto di sondaggi a Doha – adesione al proprio presidente da parte della stragrande maggioranza dei siriani, tutto questo ha costretto l’alleanza tra despoti democratici e despoti wahabiti ad accelerare. Con in testa lo screditatissimo cappuccio ONU, si vuol calare sulla Siria la mannaia “Fuori Assad, dentro il suo vice e subito governo di unità nazionale con dentro tutte le opposizioni”. Un governo che riscatti ratti vari: il Consiglio Nazionale Siriano che a Istanbul si alimenta di fondi Cia e delle vittime attribuite da anonimi ad Assad; i Comitati di Coordinamento che, all’interno, sparano cifre oniriche di “martiri del regime”, riportate all’esterno dall’Osservatorio Siriano dei diritti umani (sotto tutela MI6 a Londra); e la “Free Syrian Army”, la congerie di alqaidisti e briganti di ventura che anche gli ignavi del “manifesto” insistono a definire “disertori dell’esercito siriano”, onde nobilitarne in azioni militari gli orrori terroristici. Divisione del lavoro, gioco delle parti.
Se gli uni, per farsi agevolare dagli spiriti animali della sottoumanità in SUV e droni, invocano l’intervento militare della “comunità internazionale”, gli altri, per convincere e arruolare i perplessi del pacifintismo, promettono di non cercare tale intervento e così, a loro volta, contano di arrivare a una Siria regressiva, denazionalizzata, desocializzata, teocratica, a forza di terrorismi chiamati “guerra civile”, ma sottobraccio ai nostrani amici del giaguaro e utili idioti. L’amore degli insorti per il loro paese ha espressioni varie: particolarmente benevola è in questi giorni la “guerra del pane e dell’acqua”, finalizzata a far esplodere una fin qui introvabile collera del popolo contro il governo. I ratti prelevano grandi quantità di pane ovunque siano in grado di imporlo, svuotano negozi e forni e, una volta distribuito il necessario alle proprie bande, ne gettano tonnellate nelle fognature. Quanto all’acqua, il governo ha dovuto staccarla a Damasco per alcune ore e fare delle analisi, di fronte alla minaccia degli islamisti di avvelenarla alle sorgenti. Minaccia credibilissima, visto che la stessa marmaglia aveva già compiuto questo crimine a Sirte, in Libia. Gli attentati terroristici contro civili, restano l’arma preferita, come in tutte le “rivoluzioni” fomentate dall’Occidente utilizzando il presunto nemico ed effettivo ascaro “Al Qaida”. Obiettivi sono, come in Iraq, luoghi affollati di gente, e poi soldati, strutture militari, statali, giudiziarie, oleodotti, ferrovie, sequestri di persona, assassinii mirati (a Homs cinque scienziati uccisi e quattro ingegneri iraniani, da anni impegnati nella centrale elettrica, rapiti e fatti passare per pasdaran infiltrati, col chiaro scopo di implicare Tehran e depistare dalle provate interferenze Nato, turche e del Golfo, con i loro campi di raccolta e addestramento di mercenari in Turchia e Giordania).
A tutto questo la Siria decente e libera risponde con le ininterrotte manifestazioni di massa pro-Assad in tutte le città., con il necessario intervento di difesa del paese e, pochi giorni fa, con la suggestiva commemorazione delle vittime del terrorismo celebrata in significativa unità dal Gran Mufti siriano (gli islamisti gli hanno ammazzato un figlio per non essersi il padre schierato con Al Qaida), dal Metropolitano della Chiesa Ortodossa, e dal Priore del monastero cattolico. Tra i fedeli delle varie confessioni, come tra tutti i laici del paese, soprattutto tra le donne (ma di queste nessuna femminista occidentale si cura) è ben presente cosa capiterebbe a questa società aperta, solidale, unita, libera, se dovessero prevalere gli sgherri bigotti che l’Occidente ha spedito a distruggere la Libia. A maggio, con la nuova legge sul pluripartitismo e sulla libertà dei media, con i nuovi mezzi d’informazione sorti negli ultimi mesi, si terranno, sotto osservazione internazionale neutrale, le elezioni parlamentari. Lo strepitìo con cui all’ONU e nella Lega Araba dei tagliamano e lapidatori si invoca la dipartita di Assad e un governo di unità nazionale, che includa le opposizioni con peso determinante, ha proprio lo scopo di impedire quelle elezioni, sicuro appannaggio del Baath e dei sette partiti opposti alla destabilizzazione, e rimandarle al momento in cui potranno essere manipolate alla maniera afghana, irachena, e perfino statunitense.
Al Consiglio di Sicurezza, dove il gaglioffo capo del Consiglio Nazionale Siriano è giunto in compagnia dell’uomo del Qatar (!), in queste ore si assediano i governi perché acconsentano allo sfracello. Si usa la sacrosanta offensiva del governo contro i terroristi, che erano arrivati ad imperversare nei sobborghi della capitale, con le sue inevitabili vittime, come la pistola fumante che dovrebbe sollecitare bombardamenti e invasione e assicurare il consenso di un’opinione pubblica rimasta senza difese nello tsunami delle menzogne mediatiche. Si parla dell’opinione pubblica occidentale, dato che, checché ne dica lo slavofobo Astrit Dakli del “manifesto”, impegnato da mane a sera a sbertucciare la Russia che resiste – “L’opinione pubblica mondiale non ha una gran simpatia per il regime siriano” – i miliardi che vivono tra noi e il Polo Sud non hanno una gran simpatia per chi quel regime, e il resto del mondo, attacca. Speriamo che Russia e Cina tengano duro col loro rifiuto.
Ripresi i sobborghi di Damasco
Visto che gli insorti che ammazzano a destra e manca chi non sogna una Siria qatarizzata, è d’uopo che se ne occultino gli aspetti che escono dal quadretto dei “rivoluzionari”, “martirii” e “disertori”, proiettato dalle spie del londinese Osservatorio Siriano. Così non si deve assolutamente tappare al mondo le orecchie mentre sulla Siria risuona l’incitamento lanciato da Omar Bakri, famoso predicatore siro-anglo-libanese, che, galvanizzato dalle imprese dei suoi in Libia, trovandosi “a rota” di sangue, incita i Fratelli Musulmani ad attentati suicidi contro Assad e contro il parlamento siriano “quando è pieno di baathisti”. Va nel particolare, Omar Bakri, suggerendo “bombe pizza da consegnare ancora calde”. Con particolare attenzione ai cristiani. Sapete qual’ è l’urgenza degli esportatori di democrazia alla saudita? Quella di evitare a ogni costo le elezioni che il governo siriano ha programmato entro due mesi. Anatema! Ne uscirebbe, lo sanno tutti, un verdetto democratico: maggioranza assoluta per il Baath e i partiti alleati e non venduti. Come da quel sondaggio di Doha che ha confermato le peggiori apprensioni di monarchi e atlantosionisti fascistizzanti. E affermazione anche di un’opposizione corretta, pronta a mettere alla prova le proposte di riforma avanzate dal governo fin dall’inizio della crisi. Quel Bakri è stato arrestato a Londra e poi a Beirut, dove fu condannato per istigazione all’omicidio, rapina, terrorismo. In entrambi i casi è stato messo fuori dopo pochi giorni. Non per nulla si è dichiarato di Al Qaida. I propri agenti i servizi occidentali non li abbandonano.
Mashaal, ministro esteri Qatar, re Abdallah, ad Amman
E neanche Israele abbandona il campo dei suoi amici. Non c’è solo la recente visita del feldmaresciallo arabo e satrapo qatariota Hamid bin Khalifa Al Thani in Israele. C’è anche la discreta ma stretta collaborazione di contractors paramilitari israeliani con Abu Dhabi, sotto l’etichetta della “sicurezza dei giacimenti petroliferi e delle frontiere”, nonché la condivisione tra emirati e nazisionisti di satelliti di comunicazione, utilissimi per guidare sul bersaglio proiettili e truppe. Turba non poco, su tale sfondo, la visita di Khaled Mashaal, capo di Hamas, insieme al ministro degli esteri qatariota (ovviamente fratello del re), al re travicello giordano Abdullah, altro manutengolo di Nato e Israele. Venendo nella scia delle voci di un trasferimento della direzione di Hamas da Damasco ad Amman e anche delle sciagurate prese di posizione di organizzazioni palestinesi contro Gheddafi e Assad, corredate dal plauso idiota dei filopalestinesi nostrani, il cattivo odore di opportunismo non è facilmente dissipato. Che fine ha fatto la “rivoluzione palestinese”, quella dei Fedayin, di George Habbas, Najef Hawatmeh e anche del primo Arafat? Sepolta sotto i 30 denari degli emiri?
Appello e contrappello
Ricordate l’ineccepibile appello contro le minacce di guerra e gli embarghi a Siria e Iran lanciato in Germania, assunto dal Comitato dei Diritti Umani del Bundestag, che io ho tradotto e messo in rete e che poi un numero di prestigiosi compagni ha diffuso sui giornali? Ebbene non bastava, non convinceva, non tornava all’arcipelago nel soffice rosa del tramonto dei nostri buonisti cerchiobottisti. Non sia mai che ti identificano con quei “dittatori sanguinari” di Assad e Ahmadinejad! Bisognava intervenire, farsi sentire, distinguersi. E così Marinella Correggia, buona giornalista dell’immancabile “manifesto”, ha pubblicato un altro di appelli, a costo di dividere le firme in due, confondere il colto e l’inclita, annacquare. Dice questo appello: La situazione sul campo da mesi vede violenti scontri tra truppe governative e le truppe (sic) di insorti armati… in un crescendo di violenze che ha già provocato enormi perdite anche di civili, delle quali entrambe le parti recano responsabilità. Dopodichè, i firmatari fanno una pia richiesta di tregua, mediazione, fine alle interferenze straniere, stop alle sanzioni, invio di osservatori neutrali. Benissimo. Senza peraltro menzionare che ogni proposta di Assad, rispondente alle richieste “ufficiali” delle opposizioni, è stata trattata come il moccio che sgocciola dal naso. Ma, porco Obama, la responsabilità di tutto questo di chi diavolo e?!
Le firme annoverano gli Us citizens for peace and justice, prìncipi storici dell’ambiguità perbenista, Contropiano, Rete Disarmiamoli, Lega Internazionale delle Donne per la pace e libertà, quei collusi del Ponte per, Fiom, Ecoistituto Alex Langer (buono quello, quando invocava le bombe sulla Serbia), Assopace (la “fate i buoni”- Morgantini), filo palestinesi al traino dei palestinesi che inveiscono contro Gheddafi e Assad e altri. Potete firmare questo rosario di buone intenzioni. Che con la rettifica delle infamie razziste e colonialiste rovesciate sulla Siria non hanno niente a che fare.
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La situazione a Damasco vista da Chehayed Rustam
venerdì 27 gennaio 2012
Dopo tutti questi mesi dall'inizio della crisi siriana ormai e' innegabile la presenza del terrorismo, della minaccia e dell'intimidazione a fini politici da parte dei gruppi d’ opposizione.
Questi episodi sono prevalentemente concentrati nelle zone periferiche della capitale, mentre all'interno della città e nelle zone centrali e' evidente un clima di tensione degli abitanti a causa dei recenti attentati come quello di Kafer Suse e del Midan. Anche oggi nella zona del Midan si e' verificata l’esplosione di una bomba artigianale con comando a distanza che ha causato la morte di un giovane di 12 anni di nome Ibrahim Mabrouk e il ferimento di altre 12 persone; lo stato d'animo della popolazione e' portato all'esasperazione da questo tipo di episodi sempre più all'ordine del giorno, realizzati dagli oppositori al governo che hanno lo scopo di mantenere alta la tensione e terrorizzare la gente.
Non si sono registrate manifestazioni di protesta oggi a Damasco come viene invece fatto credere dai soliti canali satellitari. In questo preciso momento mi trovo nel quartiere Barzee, vicino al Caboun, dove la situazione e' da diversi mesi indubbiamente tranquilla e sotto controllo, sporadicamente si verificano piccoli episodi di proteste all'uscita dalle moschee il venerdì, con piccoli gruppetti di circa 50 persone. Manifestazioni che durano sempre solo pochi minuti (giusto il tempo per fare qualche ripresa sotto commissione e inviarla alle emittenti satellitari del Golfo che ormai da tempo provvedono ad ingigantire e diffondere una realtà falsificata degli avvenimenti).
Si registrano, inoltre, episodi di intimidazione, con tentativi di attacco a edifici pubblici e abitazioni private dei rappresentanti dell'amministrazione pubblica, ormai sempre più nel mirino dei gruppi di terroristi armati.
Come misure precauzionali il governo ha istituito posti di blocco all'entrata e all'uscita della città e raddoppiato il personale di guardia, fortificando con sacchi di sabbia e barriere le strade circostanti degli edifici pubblici considerati più sensibili agli attentati – in particolare a possibili autobombe.
L'energia elettrica viene staccata 3 ore al giorno: circa 2 ore al pomeriggio e 1 ora la sera, con varianti a seconda del quartiere. Questa mancanza di elettricità comprende anche le sedi ministeriali e il palazzo presidenziale, che comunque usano generatori a gasolio in alternativa, ed e' la conseguenza degli attentati che hanno interessato centrali elettriche, oleodotti e gasdotti nel paese , oltre all'effetto delle sanzioni economiche imposte dai paesi occidentali che vogliono mettere in ginocchio il paese e che impoveriscono palesemente la popolazione, uccidendone l’economia.
Nonostante questa situazione e il malcontento generale, la popolazione continua a scendere in piazza numerosissima per mostrare il suo sostegno al presidente siriano e ai suoi piani di riforma.
Nelle zone periferiche, invece, l'energia elettrica viene staccata per 3 ore al pomeriggio e 3 ore la sera indifferentemente se la zona sia prevalentemente abitata da oppositori o sostenitori del governo.
Le zone periferiche sono quelle nelle quali si concentrano le bande armate di oppositori, quelle che alcuni chiamano esercito libero composto da disertori, ma che a tutti gli effetti comprende prevalentemente ex criminali, delinquenti comuni, trafficanti di droga, elementi poco istruiti o fanatici religiosi.
Questi gruppi, che sono finanziati dall'opposizione e dai loro alleati internamente ed esternamente, a loro volta creano fortificazioni, barriere e posti di blocco all'entrata e all'uscita della zona periferica sotto il loro controllo.
Si tratta di gruppi che non esitano a derubare o uccidere i civili che non sono schierati dalla loro parte, che non chiudono i loro negozi in segno di protesta o che continuano a mandare i loro figli a scuola;
oltre a commettere i più svariati reati (come, ad esempio, rapimenti, sequestri di persona) per avere denaro, auto e mezzi per quella che loro definiscono ipocriticamente una “rivoluzione per la libertà e la democrazia”.
Nelle manifestazioni di protesta contro il governo questi gruppi armati sono mescolati ai manifestanti, e, tra i loro slogan in questi giorni, mi hanno colpito particolarmente quelli che definiscono la nuova costituzione in programma una “presa in giro”, dal momento che la loro nuova costituzione deve essere unicamente il Corano.
Simili manifestazioni in genere vengono tollerate finché rimangono all'interno delle zone periferiche. Recentemente, nella zona di Zamalka, un corteo di protesta si è diretto verso la strada principale che la collega a Damasco; una volta arrivati al posto di blocco dell'esercito regolare all'ingresso della capitale è stato imposto l'ALT. A quel punto i manifestanti hanno reagito colpendo con pietre i soldati, i quali, per disperdere il gruppo, hanno dovuto sparare alcuni colpi in aria. Una volta che il corteo di protesta ha indietreggiato, sono comparsi i gruppi armati che non hanno esitato a sparare e colpire a morte sei giovani soldati dell'esercito regolare e solo dopo l'arrivo dei rinforzi, cui è seguita una lunga sparatoria, sono fuggiti verso la periferia.
Questa tolleranza da parte delle forze di sicurezza non è condivisa da buona parte della popolazione, che si trova così a soffrire maggiormente a causa della presenza di questi gruppi criminali di opposizione e che desidererebbe un intervento più duro da parte dei militari in grado di eliminare definitivamente la presenza di queste bande armate criminali.
Alla luce di questa situazione, anche molti degli indecisi, in un primo momento non schierati né con il governo né con gli oppositori, si stanno sempre più orientando dalla parte dei sostenitori del governo e delle riforme promesse, dal momento che, con il passare del tempo, risulta sempre più evidente che l'obbiettivo degli oppositori non sono libertà e democrazia, ma caos, fanatismo religioso e divisioni settarie. Sempre con maggior evidenza, infatti, stanno emergendo le continue falsificazioni e fabbricazioni ad hoc degli eventi, più volte smascherate, e i continui crimini commessi da questi gruppi, come l'uccisione di innocenti dopo aver estorto loro false dichiarazioni volte ad incolpare e mettere in cattiva luce le forze di sicurezza e il governo, debitamente filmate e poi trasmesse dalle solite tv satellitari menzognere del Golfo, complici, nonché, probabilmente, mandanti di questi crimini.
La nostra società è governata da dementi per obiettivi demenziali. Credo che siamo governati da maniaci per scopi maniacali e credo che rischio di essere rinchiuso come matto per averlo detto. Questa è la follia. (John Lennon)
Primavera vera
L’unica primavera che ancora resiste nel mondo arabo è quella siriana, nazionale, socialista di Stato, antimperialista, laica. L’altra che non si rassegna a essere schiacciata dal perpetuo inverno della globalizzazione in versione colonialista, è quella egiziana, la più genuina e matura tra quelle così chiamate (ma non scordiamoci la rivoluzione altrettanto di massa nello Yemen, la cui definitiva vittoria viene ora rallentata dai massacri dei droni governati da consolle negli Usa, dove ha trovato asilo anche il despota carnefice Ali Saleh).Tanto che nemmeno il passaggio di consegne dai dittatori protetti dall’Occidente agli integralisti islamici all’Occidente graditi, per ora riuscito in Tunisia e in Marocco, grazie anche all’inconsistenza delle sinistre, è riuscito a svuotare Piazza Tahrir e le analoghe piazze in tutte le città egiziane. All’escalation dei criptomubaraqisti della giunta militare con a capo il Gauleiter Nato, Tantawi, escalation che ha assunto la faccia a noi familiare della strategia della tensione con la programmata strage di 73 tifosi a Port Said (Port Said come Piazza Fontana e come le Torri Gemelle), invariabilmente rispondono i milioni della rivoluzione “25 Gennaio”. A spegnere il salvifico incendio non sono bastati repressione feroce, stragi terroristiche di regime, sequestri di persona, tortura sistematica, stupri di attiviste, processi militari farsa. Accanto ai militanti del cambio radicale di questo Egitto corrotto, poliziesco, prostrato ai piedi dell’Occidente neoliberista e antidemocratico, stavolta anche le brigate di riserva dell’ìimperialismo, i Fratelli Musulmani, seccati per non aver ancora potuto assumere il ruolo dei generali, per quanto investitine dalle elezioni, con l’OK degli sponsor in Occidente. Le speranze arabe sono appese alla resistenza di questi rivoluzionari, come a quella dei giovani libici, iracheni, yemeniti, sauditi (non ci raccontano delle proteste in atto nell’Est saudita e delle ripetute uccisioni di quei manifestanti), del Golfo, e del popolo siriano che non si piega alla congiura internazionale.
Retate
Nel giro di due giorni i rottweiler da combattimento, in toga o in divisa, addestrati all’annichilimento della resistenza umana, hanno tolto dalla scena due miei carissimi amici, due ottime persone, due combattenti della politica e della morale. In Iraq, gli strateghi Iran-Nato (qui in collusione) del socicidio e spappolamento nazionale e i loro fantocci locali stanno tentando in tutti i modi di offuscare l’incredibile rilancio della Resistenza riscatenando la guerra civile sunniti-sciti a forza di attentati ai mercati e alle moschee e di criminalizzazione degli esponenti sunniti, tutti descritti come saddamisti. I dirigenti della coalizione laico-sunnita e anti-iraniana “Al Iraqiya” sono in fuga e, il premier Al Maliki, burattino di Tehran, ma anche degli Usa (i cui miliziani si sono rintanati nel Kuweit, lasciando quanto resta da distruggere e rapinare agli ascari locali e ai contractors), minaccia di appenderli tutti al cappio col quale sta compiendo il primato mondiale di esecuzioni in un anno.
Iraq
Era il 2003, marzo, i masskiller Usa-UE erano tornati ad avventarsi su un Iraq prostrato dalla prima guerra e dall’embargo, entrambi di sterminio. Da vecchie visite nell’Iraq prospero, forte e irriducibile, conoscevo Riyadh al-Addadh, medico, punto di riferimento sanitario, morale, politico della comunità di Adhamiya, un quartiere popolare, di piccole, aggraziate casette, non lontano dal Tigri. Lì, anni prima, quando embargo e bombe di Bush e Clinton avevano minato alla base uno dei servizi sanitari, oltreché gratuiti, tra i più avanzati del mondo, Riyadh aveva creato una clinica popolare, accessibile a tutti gli abitanti del quartiere. Mi ricordo, mancavano pochi giorni all’ingresso a Baghdad dell’ennesima ondata di barbari della sua storia, quell’ambulatorio sempre strapieno e i due medici, Riyadh e la giovane moglie, che si dannavano a stare appresso a tutti e, al tempo stesso, incitavano a tener duro contro l’invasore. Tante volte sono stato a cena a casa loro, con le due figlie adolescenti e il figlio più grande che non abbandonava per un istante il Kalashnikov, da opporre a eventuali irruzioni. Le bombe cadevano ininterrotte, anche nelle vicinanze, ma nessuno si impressionava. Si andava in strada a valutare dal fumo che serpeggiava verso il cielo chi potesse avere sofferto l’impatto. Il Tigri, non ancora avvelenato dai rifiuti e cadaveri che le milizie barbare, dette Marines, hanno poi continuato per 9 anni a scaricare nel fiume, forniva quel pesce che rimediava alla graduale scomparsa di viveri e che veniva consumato su grandi tavolate serali, sotto lucette colorate appese alle palme. Una comunità che, anche con la normalità del vivere, sapeva sfidare l’aggressore. Una delle ultime immagini che mi porto dietro da quel paese frequentato, ammirato e amato da decenni, era una corsa in macchina, tra crateri vicini ed esplosioni un po’ più lontane, con la quale le figlie di Riyadh, anche loro sfidando con risate e scherno i barbari, mi accompagnarono all’albergo, per l’ultima mia notte a Baghdad. Una delle presenze più calde e vibranti del mio docufilm “Iraq: un deserto chiamato pace” era questa nobile e dolce famiglia irachena.
La notte prima della mia partenza da Baghdad, con gli invasori che già avevano iniziato la bonifica terroristica della società irachena, un manipolo di questa feccia umana aveva fatto irruzione nella casa di Riyadh e s’era portato via il figlio. L’ho saputo dopo e non so come la vicenda sia andata a finire. Ma oggi il dottor Riyadh è in mano ai criminali che, per conto dei loro mandanti, stanno finendo di sfasciare l’Iraq. Lo hanno accusato di aver finanziato un gruppo terroristico attivo nel quartiere di Abu Ghraib. Non so se l’abbia fatto, può darsi che curare gratis un patriota, o anche solo un cittadino sunnita, per definizione “terroristi”, venga considerato “finanziamento di gruppi terroristi”. E’ con questi trucchi che Al Maliki, dittatore fantoccio e terrorista capo sotto le insegne dei suoi burattinai, sta cercando di liquidare, a partire dal presidente sunnita del Parlamento, Al Hashemi, rifugiatosi in Kurdistan, lo schieramento laico sunnita che aveva vinto le elezioni.
Libia
In Libia i ratti stanno torturando a morte, a partire dall’ex-ambasciatore all’ONU, Dora, chiunque si ritenga “associato” alla Libia di Gheddafi. E’ un lavoro di lunga lena: devono occuparsi di quasi sei milioni di libici su sei. Intanto, il CNT del rinnegato Jalil ha dato prova di meritare la qualifica di governo democratico, di cui lo onorano gli esportatori di democrazia e i loro compari dirittoumanisti, negando, dopo aver installato la Sharìa, che chiunque associato al vecchio regime possa candidarsi alle elezioni. Per trovare candidati dovranno ricorrere a comparse qatariote. Ma né per le vittime della de-baathificazione in Iraq, né per quelle della de-ghedaffizzazione in Libia, processi che tecnicamente si chiamano genocidi, né per i patrioti palestinesi prigionieri torturati e in sciopero della fame, dalle nostre parti si muove foglia. Né si muovono altre foglie da noi dove, spaventati ad arte dall’uragano di minacce di guerre all’Iran, nessuno si cura della guerra effettiva, mediatica e armata, in atto contro la libera e laica Siria, con episodi di atrocità Al Qaida pari a quelle che conoscemmo in Libia (e che ora, quanto tardivamente!, vengono denunciate da Amnesty e HRW, preoccupate per le sorti dei loro partner nel CNT, il cui buon nome viene messo a rischio dagli eccessi degli ex-"giovani rivoluzionari").
Internamento senza processo
A Oakland, Obama, faro della rinascita etico-politica-intellettuale americana dopo le depravazioni di Bush (come da noi Monti, dopo Berlusconi), fa spaccare ai soliti sbirri sadici di tutte le democrazie le teste inermi degli Occupy più in gamba dell’Occidente, con il plusvalore al femminile delle poliziotte che usano il taser, la pistola elettrica, sulle manifestanti. 50.000 volt per toglierti ogni dubbio che Bashar El Assad possa essere meglio di Barack Obama, o anche di Gingrich e Romney che, alla democratizzazione missilistica di Palestina, Afghanistan, Iran, vogliono aggiungere Cuba. Tutto il mondo è paese, è la globalizzazione, bambino. Non sorprendetevi se il Trio Medusa (quella che impietrisce con lo sguardo) Draghi-Napolitano-Monti, succursale Goldman Sachs-Cia-Mossad, farà sbarcare sui nostri lidi i campi di concentramento dettati da Obama per la “più grande democrazia del mondo” e per i cui internati, senza processo e senza fine detenzione, la FEMA (Protezione Civile Usa di stampo bertolasiano), sta allestendo lager in 50 Stati dell’Unione.
Antonio libero!
Ne abbiamo i primi assaggi. Antonio Ginetti e gli altri 25 No Tav arrestati e i 15 mandati al domicilio coatto da giudici tipo quello del paese degli Acchiappacitrulli (libero il ladro, in carcere il derubato), vanno restituiti alla giustizia e alla libertà. Subito. Come oggi pastori, contadini, studenti, operai, disoccupati a milioni e pensionati, che resistono all’essere rasi al sottosuolo perché su quel suolo possa banchettare la criminalità organizzata mafiosa e politica, in Valdisusa sono stati bastonati e inondati da gas tossici per aver tentato di opporsi all’uccisione di un territorio e di una comunità. Ora li rinchiudono perché hanno insistito a non morire di botte e CS. Come il “baratro” economico, col quale ci hanno frantumato da mesi i coglioni per ridurci a pecoroni sotto la finanzdittatura, così, fabbricando terrorismo vero e terroristi fasulli, vogliono far passare su corpi, terre e acque le armate dei razziatori. Capostipite e modello, l’11 settembre. A criminalizzarli servivano un ex-BR settantenne, allora di quelli non infiltrati e collusi, è un ex-Prima Linea, esente da ogni reato e che da decenni ha trasformato in battaglia civile la sua resistenza al fine-corsa intimato dalle associazioni a delinquere che si succedono nel nostro paese.
L’Antonio del titolo è Antonio Ginetti, sequestrato nella retata montiana dei No Tav. L’aggettivo “bello”, non è ironico come quello del libro di Brancati e del film di Bolognini. Significa bello nel senso proprio. I greci dicevano kalos kai agathos. Antonio è una bella persona e un grande compagno, da decenni impegnato con instancabile generosità a fianco dei giusti e aggrediti. Antonio è mio amico e un uomo di intelligenza, integrità e passione rivoluzionaria. Un incorruttibile da qualsiasi mancia o lusinga, un resistente a qualsiasi sopruso. Siamo nello stesso Circolo di Italia-Cuba. Eravamo insieme a Caracas, nel Festival Mondiale dei giovani e studenti, né giovani più, né studenti, ma, al pari delle migliaia accorsi da tutto il mondo e dei giovani venezuelani, entusiasti di una rivoluzione da riportare a casa. Cosa che lui non ha mancato di fare. Nelle veline dei segugi giudiziari del capitale figurano al massimo le insolenze commesse da Antonio nell’organizzare manifestazioni pacifiche, incontri (anche con i miei documentari) in cui si tratta in termini diversi un mondo adulterato dalle falsificazioni di regime. Sono persone come Antonio, vero punto di riferimento per la migliore Pistoia, i nodi che tengono insieme i fili di un tessuto sociale che per la dittatura oligarchica del Nord del mondo va disintegrato. Il loro reato è tutto qui. E dunque guai a chi non sostiene questi nodi. Nella catastrofe di una sinistra, o fattasi destra, o pacifinta, questi connettori sono i primi a impedire che si finisca a brandelli.
L’orrido Giorgio
All’ultimo “Infedele”, il canarino natosionista Lerner si è azzardato a invitare tre studentesse dell’esaltante genìa che, finalmente, a Bologna, facendoci colmare i polmoni di un formidabile sospiro liberatorio, hanno detto a Napolitano quel che va detto a Napolitano. Stracciatone allori, ghirlande e bolsa retorica da imbonitore di sciroppii, a questo esecutore per conto BCE e Wall Street, a questo embedded della tirannia plutomassonica, hanno fatto capire di che lacrime grondi e di che sangue il suo orrendo settennato, il più reazionario e in armi della storia repubblicana (alla faccia dell’uomo-Gladio, che ritenevamo insuperabile). E gli hanno risparmiato, per carità di patria (è il caso di dirlo), i paralleli tra la passione fascista con cui inneggiò alla spedizione contro i barbari slavi dell’URSS e l’analogo entusiasmo, oggi, per i nostri interventi subcoloniali a far carne di porco dei popoli extra-atlantici. Noi non vorremmo invece risparmiargli quello che il nostro diritto e quello internazionale esigono: un bel processo alla Norimberga, non però celebrato da vincitori che non erano migliori degli accusati, ma dai milioni delle vittime della sua demolizione della Costituzione, del suo berlusconismo e del suo golpe in patria, come di quelle di cui ha autorizzato e promosso lo sterminio in giro per il mondo. Intelligenza, competenza, serrata argomentazione di queste ragazze sui vent’anni, ci hanno dato alcuni minuti di alta televisione, alta comunicazione, alta informazione, individuando nell’istituzionale Difensore della Costituzione, il garante di tutte le malefatte berlusconian-montiane. Di quel bombardamento dei diritti e delle libertà che tale Costituzione ha ridotto a paravento della dittatura del 10% che possiede il 50% della nostra ricchezza e ora sta azzannando il resto. Arrancava a distanza il sindacalista, portavoce degli operai rimasti sotto le macerie della Fincantieri: “Mi basta che ci ridiano il lavoro, poi Monti o non Monti, che se la vedano loro”. Più o meno così. Così, come 35 anni di arretramenti sono riusciti a estinguere nella classe operaia qualsiasi visione complessiva, qualunque approccio strategico che andassero oltre il disperato appiglio alla zattera salariale. Se c’è un’avanguardia politica oggi a sinistra, qui e in tutte le primavere, a rappresentarla sono quelle ragazze, non l’operaio della Fincantieri. C’è solo da sperare che le prima riescano a tirarsi dietro un giorno anche il secondo.
Il Cyborg, o organismo bionico, scaturito dalla provetta dello scienziato pazzo, non è da meno del suo creatore. Sarà pure una fanfaluca (gli scienziati pazzi sono sempre commissari prefettizi della Cupola) che la data dell’11/11/11, le cui cifre sommate danno 33, massimo grado della massoneria, sia stata scelta apposta per l’ingresso al potere di Mario Monti, ma non sono fanfaluche queste frasi da lui sputate in faccia al nostro volgo disperso che nome non ha. “La ricchezza è un valore, i ricchi italiani dovrebbero essere più orgogliosi, il posto fisso che monotonia!”. Già, troppo modesti e umili i Marchionne, Ligresti, Passera, Berlusconi, Briatore, coglioni sui Suv e sui panfili. Diamogli coraggio. Qui alla proterva stupidità di un tecnico d’accatto si unisce una spudoratezza da far impallidire i garanti di Ruby nipote di Mubaraq. L’uomo dal posto a vita assicuratogli da Napolitano ha così risposto alla rabbia, disperazione, fame, che sta attanagliando un intero popolo. Al confronto Maria Antonietta, con il suo non hanno pane, dategli brioches!, era un campione di giustizia sociale. Non potevano non farlo, Monti, “Uomo dell’anno”.
Siria
Il marasma provocato dalle rilevazioni degli osservatori della Lega Araba (ora clandestinizzate), che in Siria hanno trovato e denunciato la violenza di insorti locali e miliziani infiltrati e il sistematico rifiuto delle opposizioni a ogni apertura di Assad, riequilibrando così drasticamente la narrazione per cui ogni vittima siriana era da attribuire al solito “dittatore sanguinario”; la ragionevole e credibile proposta russa di mediare a Mosca tra le parti in conflitto, anch’essa istantaneamente respinta dai volenterosi insorti; l’ennesima cattura di mercenari infiltrati dal confine turco; la provata – anche da un prestigioso Istituto di sondaggi a Doha – adesione al proprio presidente da parte della stragrande maggioranza dei siriani, tutto questo ha costretto l’alleanza tra despoti democratici e despoti wahabiti ad accelerare. Con in testa lo screditatissimo cappuccio ONU, si vuol calare sulla Siria la mannaia “Fuori Assad, dentro il suo vice e subito governo di unità nazionale con dentro tutte le opposizioni”. Un governo che riscatti ratti vari: il Consiglio Nazionale Siriano che a Istanbul si alimenta di fondi Cia e delle vittime attribuite da anonimi ad Assad; i Comitati di Coordinamento che, all’interno, sparano cifre oniriche di “martiri del regime”, riportate all’esterno dall’Osservatorio Siriano dei diritti umani (sotto tutela MI6 a Londra); e la “Free Syrian Army”, la congerie di alqaidisti e briganti di ventura che anche gli ignavi del “manifesto” insistono a definire “disertori dell’esercito siriano”, onde nobilitarne in azioni militari gli orrori terroristici. Divisione del lavoro, gioco delle parti.
Se gli uni, per farsi agevolare dagli spiriti animali della sottoumanità in SUV e droni, invocano l’intervento militare della “comunità internazionale”, gli altri, per convincere e arruolare i perplessi del pacifintismo, promettono di non cercare tale intervento e così, a loro volta, contano di arrivare a una Siria regressiva, denazionalizzata, desocializzata, teocratica, a forza di terrorismi chiamati “guerra civile”, ma sottobraccio ai nostrani amici del giaguaro e utili idioti. L’amore degli insorti per il loro paese ha espressioni varie: particolarmente benevola è in questi giorni la “guerra del pane e dell’acqua”, finalizzata a far esplodere una fin qui introvabile collera del popolo contro il governo. I ratti prelevano grandi quantità di pane ovunque siano in grado di imporlo, svuotano negozi e forni e, una volta distribuito il necessario alle proprie bande, ne gettano tonnellate nelle fognature. Quanto all’acqua, il governo ha dovuto staccarla a Damasco per alcune ore e fare delle analisi, di fronte alla minaccia degli islamisti di avvelenarla alle sorgenti. Minaccia credibilissima, visto che la stessa marmaglia aveva già compiuto questo crimine a Sirte, in Libia. Gli attentati terroristici contro civili, restano l’arma preferita, come in tutte le “rivoluzioni” fomentate dall’Occidente utilizzando il presunto nemico ed effettivo ascaro “Al Qaida”. Obiettivi sono, come in Iraq, luoghi affollati di gente, e poi soldati, strutture militari, statali, giudiziarie, oleodotti, ferrovie, sequestri di persona, assassinii mirati (a Homs cinque scienziati uccisi e quattro ingegneri iraniani, da anni impegnati nella centrale elettrica, rapiti e fatti passare per pasdaran infiltrati, col chiaro scopo di implicare Tehran e depistare dalle provate interferenze Nato, turche e del Golfo, con i loro campi di raccolta e addestramento di mercenari in Turchia e Giordania).
A tutto questo la Siria decente e libera risponde con le ininterrotte manifestazioni di massa pro-Assad in tutte le città., con il necessario intervento di difesa del paese e, pochi giorni fa, con la suggestiva commemorazione delle vittime del terrorismo celebrata in significativa unità dal Gran Mufti siriano (gli islamisti gli hanno ammazzato un figlio per non essersi il padre schierato con Al Qaida), dal Metropolitano della Chiesa Ortodossa, e dal Priore del monastero cattolico. Tra i fedeli delle varie confessioni, come tra tutti i laici del paese, soprattutto tra le donne (ma di queste nessuna femminista occidentale si cura) è ben presente cosa capiterebbe a questa società aperta, solidale, unita, libera, se dovessero prevalere gli sgherri bigotti che l’Occidente ha spedito a distruggere la Libia. A maggio, con la nuova legge sul pluripartitismo e sulla libertà dei media, con i nuovi mezzi d’informazione sorti negli ultimi mesi, si terranno, sotto osservazione internazionale neutrale, le elezioni parlamentari. Lo strepitìo con cui all’ONU e nella Lega Araba dei tagliamano e lapidatori si invoca la dipartita di Assad e un governo di unità nazionale, che includa le opposizioni con peso determinante, ha proprio lo scopo di impedire quelle elezioni, sicuro appannaggio del Baath e dei sette partiti opposti alla destabilizzazione, e rimandarle al momento in cui potranno essere manipolate alla maniera afghana, irachena, e perfino statunitense.
Al Consiglio di Sicurezza, dove il gaglioffo capo del Consiglio Nazionale Siriano è giunto in compagnia dell’uomo del Qatar (!), in queste ore si assediano i governi perché acconsentano allo sfracello. Si usa la sacrosanta offensiva del governo contro i terroristi, che erano arrivati ad imperversare nei sobborghi della capitale, con le sue inevitabili vittime, come la pistola fumante che dovrebbe sollecitare bombardamenti e invasione e assicurare il consenso di un’opinione pubblica rimasta senza difese nello tsunami delle menzogne mediatiche. Si parla dell’opinione pubblica occidentale, dato che, checché ne dica lo slavofobo Astrit Dakli del “manifesto”, impegnato da mane a sera a sbertucciare la Russia che resiste – “L’opinione pubblica mondiale non ha una gran simpatia per il regime siriano” – i miliardi che vivono tra noi e il Polo Sud non hanno una gran simpatia per chi quel regime, e il resto del mondo, attacca. Speriamo che Russia e Cina tengano duro col loro rifiuto.
Ripresi i sobborghi di Damasco
Visto che gli insorti che ammazzano a destra e manca chi non sogna una Siria qatarizzata, è d’uopo che se ne occultino gli aspetti che escono dal quadretto dei “rivoluzionari”, “martirii” e “disertori”, proiettato dalle spie del londinese Osservatorio Siriano. Così non si deve assolutamente tappare al mondo le orecchie mentre sulla Siria risuona l’incitamento lanciato da Omar Bakri, famoso predicatore siro-anglo-libanese, che, galvanizzato dalle imprese dei suoi in Libia, trovandosi “a rota” di sangue, incita i Fratelli Musulmani ad attentati suicidi contro Assad e contro il parlamento siriano “quando è pieno di baathisti”. Va nel particolare, Omar Bakri, suggerendo “bombe pizza da consegnare ancora calde”. Con particolare attenzione ai cristiani. Sapete qual’ è l’urgenza degli esportatori di democrazia alla saudita? Quella di evitare a ogni costo le elezioni che il governo siriano ha programmato entro due mesi. Anatema! Ne uscirebbe, lo sanno tutti, un verdetto democratico: maggioranza assoluta per il Baath e i partiti alleati e non venduti. Come da quel sondaggio di Doha che ha confermato le peggiori apprensioni di monarchi e atlantosionisti fascistizzanti. E affermazione anche di un’opposizione corretta, pronta a mettere alla prova le proposte di riforma avanzate dal governo fin dall’inizio della crisi. Quel Bakri è stato arrestato a Londra e poi a Beirut, dove fu condannato per istigazione all’omicidio, rapina, terrorismo. In entrambi i casi è stato messo fuori dopo pochi giorni. Non per nulla si è dichiarato di Al Qaida. I propri agenti i servizi occidentali non li abbandonano.
Mashaal, ministro esteri Qatar, re Abdallah, ad Amman
E neanche Israele abbandona il campo dei suoi amici. Non c’è solo la recente visita del feldmaresciallo arabo e satrapo qatariota Hamid bin Khalifa Al Thani in Israele. C’è anche la discreta ma stretta collaborazione di contractors paramilitari israeliani con Abu Dhabi, sotto l’etichetta della “sicurezza dei giacimenti petroliferi e delle frontiere”, nonché la condivisione tra emirati e nazisionisti di satelliti di comunicazione, utilissimi per guidare sul bersaglio proiettili e truppe. Turba non poco, su tale sfondo, la visita di Khaled Mashaal, capo di Hamas, insieme al ministro degli esteri qatariota (ovviamente fratello del re), al re travicello giordano Abdullah, altro manutengolo di Nato e Israele. Venendo nella scia delle voci di un trasferimento della direzione di Hamas da Damasco ad Amman e anche delle sciagurate prese di posizione di organizzazioni palestinesi contro Gheddafi e Assad, corredate dal plauso idiota dei filopalestinesi nostrani, il cattivo odore di opportunismo non è facilmente dissipato. Che fine ha fatto la “rivoluzione palestinese”, quella dei Fedayin, di George Habbas, Najef Hawatmeh e anche del primo Arafat? Sepolta sotto i 30 denari degli emiri?
Appello e contrappello
Ricordate l’ineccepibile appello contro le minacce di guerra e gli embarghi a Siria e Iran lanciato in Germania, assunto dal Comitato dei Diritti Umani del Bundestag, che io ho tradotto e messo in rete e che poi un numero di prestigiosi compagni ha diffuso sui giornali? Ebbene non bastava, non convinceva, non tornava all’arcipelago nel soffice rosa del tramonto dei nostri buonisti cerchiobottisti. Non sia mai che ti identificano con quei “dittatori sanguinari” di Assad e Ahmadinejad! Bisognava intervenire, farsi sentire, distinguersi. E così Marinella Correggia, buona giornalista dell’immancabile “manifesto”, ha pubblicato un altro di appelli, a costo di dividere le firme in due, confondere il colto e l’inclita, annacquare. Dice questo appello: La situazione sul campo da mesi vede violenti scontri tra truppe governative e le truppe (sic) di insorti armati… in un crescendo di violenze che ha già provocato enormi perdite anche di civili, delle quali entrambe le parti recano responsabilità. Dopodichè, i firmatari fanno una pia richiesta di tregua, mediazione, fine alle interferenze straniere, stop alle sanzioni, invio di osservatori neutrali. Benissimo. Senza peraltro menzionare che ogni proposta di Assad, rispondente alle richieste “ufficiali” delle opposizioni, è stata trattata come il moccio che sgocciola dal naso. Ma, porco Obama, la responsabilità di tutto questo di chi diavolo e?!
Le firme annoverano gli Us citizens for peace and justice, prìncipi storici dell’ambiguità perbenista, Contropiano, Rete Disarmiamoli, Lega Internazionale delle Donne per la pace e libertà, quei collusi del Ponte per, Fiom, Ecoistituto Alex Langer (buono quello, quando invocava le bombe sulla Serbia), Assopace (la “fate i buoni”- Morgantini), filo palestinesi al traino dei palestinesi che inveiscono contro Gheddafi e Assad e altri. Potete firmare questo rosario di buone intenzioni. Che con la rettifica delle infamie razziste e colonialiste rovesciate sulla Siria non hanno niente a che fare.
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La situazione a Damasco vista da Chehayed Rustam
venerdì 27 gennaio 2012
Dopo tutti questi mesi dall'inizio della crisi siriana ormai e' innegabile la presenza del terrorismo, della minaccia e dell'intimidazione a fini politici da parte dei gruppi d’ opposizione.
Questi episodi sono prevalentemente concentrati nelle zone periferiche della capitale, mentre all'interno della città e nelle zone centrali e' evidente un clima di tensione degli abitanti a causa dei recenti attentati come quello di Kafer Suse e del Midan. Anche oggi nella zona del Midan si e' verificata l’esplosione di una bomba artigianale con comando a distanza che ha causato la morte di un giovane di 12 anni di nome Ibrahim Mabrouk e il ferimento di altre 12 persone; lo stato d'animo della popolazione e' portato all'esasperazione da questo tipo di episodi sempre più all'ordine del giorno, realizzati dagli oppositori al governo che hanno lo scopo di mantenere alta la tensione e terrorizzare la gente.
Non si sono registrate manifestazioni di protesta oggi a Damasco come viene invece fatto credere dai soliti canali satellitari. In questo preciso momento mi trovo nel quartiere Barzee, vicino al Caboun, dove la situazione e' da diversi mesi indubbiamente tranquilla e sotto controllo, sporadicamente si verificano piccoli episodi di proteste all'uscita dalle moschee il venerdì, con piccoli gruppetti di circa 50 persone. Manifestazioni che durano sempre solo pochi minuti (giusto il tempo per fare qualche ripresa sotto commissione e inviarla alle emittenti satellitari del Golfo che ormai da tempo provvedono ad ingigantire e diffondere una realtà falsificata degli avvenimenti).
Si registrano, inoltre, episodi di intimidazione, con tentativi di attacco a edifici pubblici e abitazioni private dei rappresentanti dell'amministrazione pubblica, ormai sempre più nel mirino dei gruppi di terroristi armati.
Come misure precauzionali il governo ha istituito posti di blocco all'entrata e all'uscita della città e raddoppiato il personale di guardia, fortificando con sacchi di sabbia e barriere le strade circostanti degli edifici pubblici considerati più sensibili agli attentati – in particolare a possibili autobombe.
L'energia elettrica viene staccata 3 ore al giorno: circa 2 ore al pomeriggio e 1 ora la sera, con varianti a seconda del quartiere. Questa mancanza di elettricità comprende anche le sedi ministeriali e il palazzo presidenziale, che comunque usano generatori a gasolio in alternativa, ed e' la conseguenza degli attentati che hanno interessato centrali elettriche, oleodotti e gasdotti nel paese , oltre all'effetto delle sanzioni economiche imposte dai paesi occidentali che vogliono mettere in ginocchio il paese e che impoveriscono palesemente la popolazione, uccidendone l’economia.
Nonostante questa situazione e il malcontento generale, la popolazione continua a scendere in piazza numerosissima per mostrare il suo sostegno al presidente siriano e ai suoi piani di riforma.
Nelle zone periferiche, invece, l'energia elettrica viene staccata per 3 ore al pomeriggio e 3 ore la sera indifferentemente se la zona sia prevalentemente abitata da oppositori o sostenitori del governo.
Le zone periferiche sono quelle nelle quali si concentrano le bande armate di oppositori, quelle che alcuni chiamano esercito libero composto da disertori, ma che a tutti gli effetti comprende prevalentemente ex criminali, delinquenti comuni, trafficanti di droga, elementi poco istruiti o fanatici religiosi.
Questi gruppi, che sono finanziati dall'opposizione e dai loro alleati internamente ed esternamente, a loro volta creano fortificazioni, barriere e posti di blocco all'entrata e all'uscita della zona periferica sotto il loro controllo.
Si tratta di gruppi che non esitano a derubare o uccidere i civili che non sono schierati dalla loro parte, che non chiudono i loro negozi in segno di protesta o che continuano a mandare i loro figli a scuola;
oltre a commettere i più svariati reati (come, ad esempio, rapimenti, sequestri di persona) per avere denaro, auto e mezzi per quella che loro definiscono ipocriticamente una “rivoluzione per la libertà e la democrazia”.
Nelle manifestazioni di protesta contro il governo questi gruppi armati sono mescolati ai manifestanti, e, tra i loro slogan in questi giorni, mi hanno colpito particolarmente quelli che definiscono la nuova costituzione in programma una “presa in giro”, dal momento che la loro nuova costituzione deve essere unicamente il Corano.
Simili manifestazioni in genere vengono tollerate finché rimangono all'interno delle zone periferiche. Recentemente, nella zona di Zamalka, un corteo di protesta si è diretto verso la strada principale che la collega a Damasco; una volta arrivati al posto di blocco dell'esercito regolare all'ingresso della capitale è stato imposto l'ALT. A quel punto i manifestanti hanno reagito colpendo con pietre i soldati, i quali, per disperdere il gruppo, hanno dovuto sparare alcuni colpi in aria. Una volta che il corteo di protesta ha indietreggiato, sono comparsi i gruppi armati che non hanno esitato a sparare e colpire a morte sei giovani soldati dell'esercito regolare e solo dopo l'arrivo dei rinforzi, cui è seguita una lunga sparatoria, sono fuggiti verso la periferia.
Questa tolleranza da parte delle forze di sicurezza non è condivisa da buona parte della popolazione, che si trova così a soffrire maggiormente a causa della presenza di questi gruppi criminali di opposizione e che desidererebbe un intervento più duro da parte dei militari in grado di eliminare definitivamente la presenza di queste bande armate criminali.
Alla luce di questa situazione, anche molti degli indecisi, in un primo momento non schierati né con il governo né con gli oppositori, si stanno sempre più orientando dalla parte dei sostenitori del governo e delle riforme promesse, dal momento che, con il passare del tempo, risulta sempre più evidente che l'obbiettivo degli oppositori non sono libertà e democrazia, ma caos, fanatismo religioso e divisioni settarie. Sempre con maggior evidenza, infatti, stanno emergendo le continue falsificazioni e fabbricazioni ad hoc degli eventi, più volte smascherate, e i continui crimini commessi da questi gruppi, come l'uccisione di innocenti dopo aver estorto loro false dichiarazioni volte ad incolpare e mettere in cattiva luce le forze di sicurezza e il governo, debitamente filmate e poi trasmesse dalle solite tv satellitari menzognere del Golfo, complici, nonché, probabilmente, mandanti di questi crimini.
49 commenti:
Fulvio, nella foto del post che ha per didascalia “Ripresi i sobborghi di Damasco” si vedono dei soldati che sventolano le vecchie bandiere siriane adottate oggi dai ratti, con un tizio che li filma. Non sono un esperto di uniformologia ma mentre le armi sono quasi senza dubbio Kalashnikov, gli elmetti mi paiono invece occidentali, uguali a quelli in dotazione all’esercito turco.
A meno che non siano soldati che espongono bandiere catturate (ma non mi pare), sospetto che si tratti di una comparsata di presunti appartenenti al cosiddetto “Esercito Libero Siriano”.
Se così fosse, scusa la pedanteria, ma ti esorto ad una maggiore precisione anche nei dettagli, giusto per non confonderci le idee più di quanto già non facciano RaiJews24 e compagnia, ma anche per non spargere becchime ai corvi che bollano l’informazione su internet come ricettacolo di bufale veterocriptocattocomunistcomplottiste.
Mauro Murta
Murta.
Grazie, maestro. Intanto la mia didascalia non dice che si tratta di soldati siriani. Avevo qualche dubbio anche se la foto era presentata come di soldati dell'esercito nazionale. Le divise sono quelle che ho visto addosso ai militari e penso invece che si tratta proprio di bandiera conquistata.
signor Grimaldi visto che ha citato la Germania con una fantomatica risoluzione di una commissione del Bundestag, forse è il caso di citare questa dichiarazione assai più interessante per capire con chi sta davvero il governo tedesco:
http://www.asca.it/news-Siria__Germania__cautela_Onu_danneggia_il_popolo_siriano-1120660-FOT.html
Siria: Germania, cautela Onu danneggia il popolo siriano
03 Febbraio 2012 - 15:20
(ASCA-AFP) - Monaco, 3 feb - I tentennamenti delle Nazioni Unite su una risoluzione decisa sulla questione siriana e la posizione oltranzista della Russia non fanno che danneggiare il popolo siriano.
Lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle parlando all'inaugurazione della Conferenza di Monaco sulla sicurezza.
''Questo atteggiamento eccessivamente prudente non e' tollerabile per una popolazione sottoposta a violenza e repressione'', ha dichiarato Westerwelle. ''La comunita' internazionale deve trovare un linguaggio comune all'interno dei negoziati. E il presidente Assad deve abbandonare il potere per consentire una pacifica transizione dei poteri''.
L'ultima bozza di risoluzione Onu, messa a punto in queste ore, non menziona esplicitamente le dimissioni di Assad ne' un embargo sulla vendita di armi a Damasco, entrambi punti che riceverebbero il no secco di Mosca, pur ribadendo un ''pieno supporto'' al piano della Lega Araba
Giu' le mani da Marinella Correggia! Le devi delle scuse pubbliche. Se c'e' una giornalista militante, coerente e che si dedica anima e corpo ad un lavoro serio di controinformazione e' proprio lei! Ce ne fossero di Marinelle in giro. Alla petizione do' una lettura diversa dalla tua. Non vedo come potesse offuscare o diluire l'altra. Puo' solo sommarsi alla tedesca che inoltre mi pare sia arrivata dopo. Potevano essere firmate tutte e due. In quanto ai contenuti "incriminati" penso che fosse un aggiustamento tattico per creare una coalizione contro l'attacco alla Siria di una ampiezza maggiore, cosa che in questa miseria non farebbe male. O bisogna essere puri ed illibati?? Fabrizio
"Se c’è un’avanguardia politica oggi a sinistra, qui e in tutte le primavere, a rappresentarla sono quelle ragazze, non l’operaio della Fincantieri. C’è solo da sperare che le prima riescano a tirarsi dietro un giorno anche il secondo"
parole giuste le tue ma non è sempre stato così? Premetto che non sono riuscito a reperire l'episodio,posso solo immaginare dalle tue le loro parole e mi pare manchi qualcosa e cioè la proposta da portare alla piazza,sono informate,dotte,consapevoli ma non sono "coraggiose visionarie" che forse è chiedere troppo,mi accontenterei di coraggiose,il coraggio di pronunciare certe parole come socialismo ed internazionalismo,che oggi come oggi è peggio che pronunciare nazismo.
Da: Marinella Correggia; sulla petizione di 84 associazioni - CHE SERVE PIù DELLE PETIZIONI DI SINGOLI - di vari paesi contro la guerra diretta e indiretta alla Siria, aggiungo rispetto all'altro commento inviato ieri e che credo non sia arivato per la mia imperizia informatica, che UNA PETIZIONE HA SENSO se con richieste chiarissime ottiene però molte adesioni, anche di associazioni che ci piacciono poco. Se avessimo chiesto solo "no all'interferenza" senza spiegare un po', avremmo ottenuto DUE O TRE FIRME di associazioni. Se avessimo accettato solo le associazioni che ci piacciono, PER ESEMPIO QUELLE CHE SI SONO MOSSE CONTRO LA GUERRA IN LIBIA - la Caporetto dei cd pacifismo - ugualmente ne avremmo avute solo tre o quattro. Abbiamo scelto la strada più faticosa. Ma così i governi del consiglio di sicurezza e altri (amnche il nostro, che ovviamente non mi ha risposto ma insisterò) hanno ricevuto FORSE L'UNICA PETIZIONE che non chieda la condanna di Assad o peggio. E forse perché ho impiegato moltissimo tempo a mandare per fax la petizione stessa a quelle missioni diplomatiche e ad accertarmi pet telefono che l'avessero ricevuta, spro che non si stata fatica inutile. Del resto come si è visto nel caso Libia, se non si fa arrivae la propria voce ai giusti destinatari si rischia di parlarci e scriverci fra di noi. Senza alcun risultato. Nemmeno una bomba in meno sulle altrui teste. Con l'occasione invito i lettori a fare AZIONI ESTERNE contro la guerra, come POCHISSIMI han fatto nel caso veroggnosisimo della distruzione della Libia. Giorni fa siamo andati a protestare con cartelli in inglese (per circolazione internazionale: perché i popoli arabi stessi non protestano?) davanti all'ambasciata del Qatar. Si pensa a un'azione dacvanti al ministero della Difesa e degli Esteri. Cerco di far circolare informazioni che demoliscano le fonti uniche dei media: gli osservatori siriani a Londra e i cosiddetti Comitati di coordinamento locale. Stoi pensando con l'aiuto di amici siriani a un dossier sulla "conta dei morti" da mandare a chi fomenta la guerra (come nel caso libico): anche Amnesty e Human Rights Watch.
Ho ovviamente firmato l'appello di singoli (soprattutto universitari vedo) contro la guerra alla Siria e all'iran.
Grazie della pubblicazione. Marinella Correggia
Napolitano sembra il maggiordomo Alfredo nella pubblicità dei ferrero roche nei confronti di Obama, Sarkò, Merkel ecc...Se bombardano la siria 4-5 caccia li manda di sicuro. Le isole marshall sono più indipendenti e autorevoli di noi.
E' il turno dei diti indici agitati e delle rampogne con la penna rossa.
Fabio legge male, o di fretta e non si accorge che non ho mai citato alcuna commissione ufficiale del Bundestag come firmatari dell'appello lanciato in Germania (mentre qui sonnecchiavano), per primo, da un'associazione di solidarietà con la Serbia e da me tradotto. Quelli che hanno fatto proprio l'appello per Siria e Iran sono i membri di un comitato informale di parlamentari per la pace. Non c'era bisogno di insegnarmi la posizione del governo tedesco. Sono al terzo tour attraverso la Germania, invitato da partiti e movimenti antimperialisti, ho studiato all'università di Monaco e Colonia, ho vissuto per anni in Germania e non c'è bisogno che Fabio o altri mi attribuiscono sciocchezze sulla Germania.
Quanto al tonitruante e perciò umoristico "giù le mani" di Fabrizio, si lasci dire, Fabrizio, che io le mani le metto dove mi pare. E soprattutto su chi sabota un sacrosanto e corretto appello tedesco, poi firmato in Italia dai migliori e più coerenti - assolutamente il primo in Italia, un mese fa - con un intervento dei soliti cerchiobottisti pacifinti che schizzano veleno sulla Siria aggredita dal mostro imperial-sionista, osando, disinformati, o opportunisti, o cialtroni, a mettere sullo stesso piano un governo sostenuto dal popolo con i terroristi e mercenari Nato. Il succo dell'appello Correggia sta tutto lì. Ed è un peccato mortale, ahimè sottoscritto anche da ingenui o superficiali.
Non accetto lezioni su Marinella. E' mia amica da moltissimi anni, abbiamo condiviso la Serbia e la Libia sotto le bombe, ma non sempre ha il rigore che ci vorrebbe. Per cui mi prendo il diritto di criticarla. Ha SCRITTO SULLA LIBIA COSE BUONE E COSE AMBIGUE, LEI DICE DETERMINATE DALLE PRESSIONI DEL "MANIFESTO", ma Manlio Dinucci allora, che non guarda in faccia a nessuno e difatti non ha firmato quell'assist ai criminalizzatori della Siria?
Quella dell'"aggiustamento tattico", dietro al quale il mio stimato interlocutore nasconde una colpevole tolleranza verso quell'infamia (è lo stile del vecchio PCI: tutto è "tattica" e vaffanculo la strategia), è l'unico punto significativo, in negativo, rispetto all'appello tedesco. Perchè aggiungere una perfidia del genere all'ineccepibile appello tedesco? Per ingraziarsi chi? Per quale spinta al protagonismo? Marinella non è la prima volta che assume iniziative estemporanee e fuorvianti. In Libia, e dopo, aveva come massimo impegno quello di consegnare letterine di protesta del nostro gruppetto di sfigati, alle ambasciate dei paesi che si erano pronunciati contro l'aggressione, per incoraggiarli ad insistere. Operazione tautologica, perditempo e anche un po' ridicola.
Tutto questo fa parte del "radicalismo" spesso complice del manifesto, che non per nulla ha chiamato i "giovani rivoluzionari" di Bengasi alla rivolta contro la Libia.
Tutto questo non toglie che a volte la nostra "militante giornalista" scriva cose ottime. Soprattutto quando si occupa di vittime. Stavolta l'ha fatta, poco militantemente, fuori dal vaso.
Dopo il suo nobile difensore,ha scritto anche la stessa Marinella. La replica è insita in quanto espone, ribadendo l'incoscienza implicita nel suddividere le responsabilità degli orrori siriani tra governo aggredito e calunniato dagli sciacalli planetari, e terroristi Nato. Il punto è lì, porcaccia la miseria. Senza quello, l'appello tedesco, COMPILATO E CIRCOLATO PRIMA, era più che sufficiente. Bastava rilanciare quello, se non si voleva inserire venenum in cauda (veleno nella coda). Quanto agli appelli alle ambasciate amiche e addirittura ai sionisti sorosiani Nato Amnesty e HRW, c'è qualcosa ci così patetico da farmi tenerezza. I proclami di assedi a parlamento e chissà dove, prima vedere cammello, poi comprare. Speriamo che non siano pippe anche quelle.
Scusatemi se su Correggia aggiungo un pensiero. Quella motivazione della delittuosa condivisione delle atrocità siriane tra chi si difende correttamente e chi attacca criminalmente, cioè quella di acchiappare qualche adesione in più (a cosa? All'uguale responsabilità di vittime e carnefici?) tra gli utili idioti e gli amici del giaguaro che credono a queste cose, penso che sia più salutare farne a meno. Non portano che sostegno alla menzogna massima. E' la vecchia, stolta e perdente abitudine del peggiore PCI: cediamo, rinneghiamo qualche principio, così becchiamo voti in più. Si finisce come Bersani. O agonizzanti come il manifesto. Consiglierei a Correggia di mescolarsi a qualche siriano a Damasco, o anche qui, e proporgli quel simpatico verdetto di "per me pari son", messaggio tossico dell'appello da lei diffuso.
Scusate la lunghezza che, con improntitudine, rimprovero ai miei ottimi interlocutori.
Dov'è finita la replica di M. Correggia? Eppure l'ho pubblicata. Rivolta siriana del mio Blog? Prego rispedirla.
Mi trovo in Canada (ancora per poco per fortuna, di americani e affini ne ho le balle piene) e la BBC (il convento non passa niente di meglio) manda a nastro notizie di 200 e passa morti a Homs, con immagini artisticamente confuse e l’audio di un concitato “medico” che, fra rumori di spari che a me sembrano fatti con la bocca, invoca l’intervento occidentale. Contemporaneamente, le ambasciate siriane di mezzo “mondo libero” sono assaltate da manifestanti “anti regime” che, se arrestati, faranno tanta galera quanta i massacratori di Haditha.
È chiaro che queste operazioni, proprio mentre all’ONU si vota, sono pianificate accuratamente, con dovizia di mezzi e da tempo.
La pur benemerita manifestazione all’ambasciata del Qatar, se non sbaglio, contava “ben” otto persone!
L’impero squartapopoli non lo si combatte con i nannimorettismi (“lì non ci vado perché ci sono quelli…”, “questo appello non lo firmo sennò passo per antisemita…”). Pur apprezzando il lavoro di Marinella Correggia (avercene!) vorrei farle notare che le associazioni che fomentano la guerra non si possono ammansire con i fax, si possono solo svergognare con i fatti sbandierati coram populo.
A questo proposito, accanto ai cartelli in inglese, nelle manifestazioni penso sarebbe utile esporre immagini di bambini spappolati dalle democrazie occidentali, quelle che la nostra libera informazione ci nasconde per non farci andare di traverso il cheeseburger.
Mauro Murta
Buone notizie dall'ONU, Russia e Cina hanno messo il veto alla risoluzione sulla Siria.
Se mi trovassi a Mosca o a Pechino ci penserei due volte prima di prendere la metropolitana...
Mauro Murta
È ottima l'idea di mostrare durante le manifestazioni le foto delle brutalità "democratiche".Non è inoltre difficile stamparle con una stampantina e attaccarle nelle scuole, nelle Università, e nei posti più disparati etc. Cominciamo a far sentire agli avidi Signori del Denaro che le loro menzogne non fanno più presa.
Innominato
Caro signor Grimaldi,
La invito a leggere questi due articoli presi dal blog di una donna irachena riguardanti l'attuale situazione in Siria.
Sarebbe interessante conoscere la sua opinione in proposito.
Cordiali saluti.
http://arabwomanblues.blogspot.com/2011/11/complexity-of-syria.html
http://arabwomanblues.blogspot.com/2011/11/notes-to-self-regarding-syria.html
Anonimo.
Conosco l'autrice, Layla Anwar, da molti anni e i suoi scritti intelligenti ma spesso eccessivi e sboccati, in cui ha combattuto la sua battaglia per l'Iraq e contro l'Occidente. Purtroppo sulla Siria ripete gli stessi falsi e strumentali stereotipi della criminale disinformazione atlantico-israeliana. La cosa si spiega col fatto che questa signora vede il mondo sub specie di conflitto tra sunniti e sciti. Ecco perchè da addosso all'Iran, al di là delle colpe iraniane in Iraq, e al governo siriano, e risparmia i reazionari del Golfo. Questo ne offusca la capacità analitica e porta a un settarismo di cui si avvantaggiano i nemici degli arabi e dei popoli. Lo stesso vale per il sito catto-sunnita di Uruknet. E' come Travaglio: bravissimo contro la casta e disastroso su Israele e Occidente.
Anonimo.
Conosco l'autrice, Layla Anwar, da molti anni e i suoi scritti intelligenti ma spesso eccessivi e sboccati, in cui ha combattuto la sua battaglia per l'Iraq e contro l'Occidente. Purtroppo sulla Siria ripete gli stessi falsi e strumentali stereotipi della criminale disinformazione atlantico-israeliana. La cosa si spiega col fatto che questa signora vede il mondo sub specie di conflitto tra sunniti e sciti. Ecco perchè da addosso all'Iran, al di là delle colpe iraniane in Iraq, e al governo siriano, e risparmia i reazionari del Golfo. Questo ne offusca la capacità analitica e porta a un settarismo di cui si avvantaggiano i nemici degli arabi e dei popoli. Lo stesso vale per il sito catto-sunnita di Uruknet. E' come Travaglio: bravissimo contro la casta e disastroso su Israele e Occidente.
ma che fake è?
""In Italia, a Roma, libici “ribelli” (i cosiddetti ratti feriti ) si sono scontrati uno con l’altro causando diverse vittime. La polizia italiana ne ha arrestati 16.""
http://libyanfreepress.wordpress.com/2012/02/04/libyan-resistance-war-news-february-3-2012-text-eng-ita-video/
Sono rimasto colpito dalla storia della giornalista libica, torturata ed incarcerata: mi chiedo se ci sia anche solo una delle associazioni che si sono mosse per Sakineh, (autrice peraltro di un delitto, contrariamente dalla giornalista della Tv della Jhamaria) che sia disposta a presentare il caso. Vorrei inoltre sapere se la resistenza libica, dopo la liberazione di Bani Walid, ha fatto dei progressi per liberare il loro paese dai ratti colonialisti. C'e' necessita' di sensibilizzare la coscienza sulla Siria, oggetto di una campagna mediatica in sordina, ma molto infida. Bisogna far capire che la mano che vuole "fermare i massacri in Siria" con un "cambio di regime" e' la stessa che da noi precarizza gli operai ed impiegati, aumenta l'eta' pensionabile di 6 anni in un colpo solo per le donne (femministe, dove siete?) e ci chiude gli ospedali. E' importante battere su questo argomento anche a costo di essere noiosi, purche' convincienti.
Alessandro
Da "REPUBBLICA": Siria, l'opposizione accusa Russia e Cina. Per Assad Licenza di uccidere.
Traduzione :Siria, l'opposizione chiama il Mossad: Licenza di uccidere Assad.
Sempre da "REPUBBLICA": Obama e la minaccia Iran"Spero ancora nella via diplomatica".
Traduzione: Obama minaccia l'Iran "Non siamo ancora pronti ma attaccheremo"
Renatino Poliglotta
Eh già, signor Grimaldi, ha proprio ragione Lei.
Quei miopi, faziosi e reazionari catto-sunniti di Layla Anwar e di Uruknet...sperare ancora nella rinascita di un panarabismo alla Saddam transreligioso, egualitario e progressista che combatta con le unghie e con i denti l'asse atlantico-israeliana e CONTEMPORANEAMENTE tenga a bada le mire altrettanto imperialistiche dell'Iran khomeinista sul mondo arabo...che abominio ideologico, davvero.
Viva l'Iran e i governi arabi filo-iraniani.
Abbasso gli arabi (sunniti, sciiti, cristiani, atei e pinchi pallini) che non si buttano grati e giubilanti tra le braccia dell'Iran paladino dei popoli oppressi.
E buon appetito ai vecchi volponi del grande scacchiere atlantico-israeliano sulle spoglie della ex-nazione araba ormai divisa e indebolita dal moderno Ciro col turbante.
Buon lavoro, signor Grimaldi.
All'anonimo incondizionatamente filoiraniano, dico che questo argomento richiederebbe un trattamento un po' più articolato. Non possiamo dimenticare quanto l'Iran ha fatto all'Iraq, prospero, giusto e antimperialista. Io sto con l'Iran contro i satanici mostri dell'Occidente, ma, da ateo, non sono entusiasta di regimi teocratici. E non darei per defunto il grande fenomeno del nazionalismo anticolonialista arabo. Un conto sono i governi, un conto i popoli. E quelli arabi non sono di certo rassegnati, come dimostrano col loro sangue. La storia ha tempi lunghi, a volte.
Ehm...signor Grimaldi...temo proprio che Lei abbia preso un granchio.
Il mio precedente commento intendeva essere IRONICO ;-)
Ma dopotutto la senza dubbio seducente e scaltra sirena iraniana ha già attirato tanti bravi e appassionati intellettuali sugli scogli della schizofrenia ideologica ed etica, strappandoli alla nave dell'autentico anti-imperialismo laico e socialista di cui il Baath arabo era e potrebbe ancora essere l'unico genuino, serio e coerente baluardo nella regione.
È un peccato, però, che un compagno come Lei, intelligente e appassionato, si riduca a sprecare tempo ed energie in una cosiddetta causa, quella iraniana, che prima di quanto Lei immagini si rivelerà in tutta la Sua natura DIVERSIVA, profondamente affine e assolutamente indispensabile al piano atlantico-sionista.
Provi a tapparsi le orecchie, come fece Ulisse, chissà che non si liberi dal fascino bugiardo e deviante dei Machiavelli persiani e non ritrovi la rotta della vera rivoluzione.
Buona fortuna.
Dunque l'anonimo "iraniano" mi spedisce un granchio e io non l'ho mangiato. Visto il trasparente umorismo della sua mail precedente, che pareva stilata da uno dei tanti deliranti che si aggirano in rete e perciò risultava ahinoi credibilissima, mi devo vergognare per il resto della vita di aver preteso di essere un giornalista ironico-sarcastico ma di non capire l'ironia dei veramente bravi.
Quanto all'aver io sposato la causa iraniana, beh, lo scrivente deve essere bravo nello scrivere ironico, ma non tanto nel leggerlo.
La schizofrenia ideologica ed etica (bum!) mi pare piuttosto sua, se è vero che non sembra voler articolare valutazioni basate sulla nota contraddizione principale. Per anni ho sparato contro l'Iran per il suo ruolo antirakeno e anti-arabo. Ma ho abbastanza percezione della contraddizione principale, che è tra imperialismo e popoli e classi, oggi più che mai, da sostenere senza se e senza ma l'Iran contro l'apocalisse occidentale.Bisogna saper distinguere, caro Anonimo, tra il potente che aggredisce e il popolo che si difende. Che ci sia simpatico o no. Quello sarebbe onanistico delirio ideologico. So bene che gli Usa si sono serviti dell'Iran e viceversa in varie occasioni (abbattimento della rivoluzione laica e di sinistra in Iran, guerra all'Iraq...). Ma so anche che oggi, con Israele, hanno un'urgenza vitale di far fuori gli ultimi due governi islamici sovrani o laici che si frappongono tra loro e i bersagli Russia e Cina. Cé poco da menar il can per l'aia. Ne va del pianeta.
Caro Compagno Fulvio...guardando la puntata del Natosionista Lerner ho avuto le tue stesse impressioni. Le tre studentesse invitate per raccontare la loro protesta contro la Laurea al massonenazista Napolitano sembravano tre giganti nei confronti del sindacalista della fincantieri...che in teoria dovrebbe essere più avvezzo ai soprusi del potere ed invece sembrava docile e servile...poi quando ha invitato tutti a seguire la CGIL mi son cadute le braccia. Ma possibile che l'opposizione a questo sistema oligarchico finanziario sia in mano a personaggi come la Camusso????
La CGIL da ormai 20 anni è l'utile idiota dei vari governi succhiasasngue che si sono succeduti...parla solo di concertazione e di meno peggio.
Possibile che un sindacato come L'USB sia così oscurato dai media nonostante abbia portato a Roma qualche giorno fa quasi 40.000 persone ed ha bloccato per un giorno l'Italia????
HASTA SIEMPRE
COMPAGNOPABLO
"la contraddizione principale che è tra imperialismi e popoli e classi".
Lei non mi crederà, ma io pur essendo, e vantandomi di essere, un fervente sostenitore della causa panarabista e, in generale, socialista, sarei il primo a difendere la vita e i diritti del popolo iraniano nell'eventualità di un attacco dell'Iran da parte dell'Occidente e/o dell'illegittima entità sionista.
Detto questo, spero voglia perdonarmi i miei forti dubbi, sempre più rafforzati dai fatti via via che il tempo passa, sulla reale volontà di Washington e/o Tel Aviv di elimare, o anche solo di ostacolare, quel regime teocratico dalle tendenze settaricide ed epansionistiche che, invettive altisonanti a parte, non ha finora dato uno che sia uno segnale TANGIBILE di impegno anti-atlantico sionista nella regione.
Mi sembra piuttosto il contrario, ossia che il coltello dalla parte del manico lo tenga sempre più saldamente proprio il suddetto regime iraniano, tramite i suoi sempre più numerosi governi fantocci di una nazione araba sempre più in crisi di identità e stretta tra due fuochi.
Insomma, le mummie col turbante di Teheran sono molto meno vittime innocenti e soprattutto molto meno eroi senza macchia di quanto Lei ed altri li vogliate ad ogni costo vedere.
Per quanto possa essere fondata la tesi della contraddizione iraniana tra anti-imperialismo globale e imperialismo regionale, essa è e rimarrà solo un gioco di potere, un braccio di ferro tra nemici-amici che non si risolverà mai a favore dei popoli arabi oppressi, ma se mai contro di essi, e certamente non contro l'Occidente.
Il popolo iraniano meriterebbe molto, ma molto di meglio, che continuare a friggere nella padella khomeinista pur di non finire nella brace colonialista.
Le classi oppresse, sfruttate e in questo caso anche massacrate di tutto il Terzo Mondo dovrebbero unirsi per combattere TUTTI i loro padroni, soprattutto quelli più furbi e meno riconoscibili come gli ayatollah, che amano travestirsi da rivoluzionari mentre non sono che reazionari in nero invece che a stelle e strisce.
Ma temo che sia inutile stare qui a cercare di persuaderLa del Suo errore, Lei non capisce e non vuole capire come la Sua battaglia e quella di altri come Lei a sostegno del governo iraniano, lungi dal contribuire alla sconfitta dell'Impero, non fa che favorirne i doppi-tripli-quadrupli giochi.
Perché non esce da questa pericolosa ambiguità e non augura agli innocenti e dignitosi iraniani un altro illuminato Mossadeq, esattamente come augura agli innocenti e dignitosi iracheni un altro illuminato Saddam Hussein ?
Per finire, perché non prova a far pace con i Suoi bravi colleghi di Uruknet e a ritovare un'armonia di vedute, tanto per contrapporre un pò di sana e matura unità, almeno qui nel mondo virtuale, alla strategia imperiale del "divide et impera"?
E con questo la saluto definitivamente.
Lo scrivente Anonimo iperideologizzato di eurocentrismo continua a sparare arroganti aristocraticismi nel vuoto. Si vede che non trova bersaglio più congruo al suo viscerale settarismo. Non deve essere mai stato tra gli iracheni prosperi e vivi sotto Saddam o tra quelli libici fieri e giusti sotto Gheddafi.
Bisognerebbe che gli rispondessero i tangibilissimi Hezbollah che, braccio antisionista dell'Iran, hanno battuto e ridicolizzato le armate nazisioniste. Mi aspetto un inno a Israele "unica democrazia del Medio Oriente".
In ogni caso ho fatto un'eccezione per stimolare i miei validi interlocutori: mai più un commento così inutilmente lungo. Quanto a Uruknet, fare la pace con quegli ascari dei satrapi sunniti, significherebbe fare la pace con chi vorrebbe sbranare la Siria. E anche l'Iran. E poi non c'è nessuna pace da fare, perchè non c'è nessuna guerra. Chè, si fa la guerra agli utili idioti? "Mummie col turbante"? Bastava questo per dimostrarsi razzisti e, quindi, dalla parte dei barbari.
omaggio della casa ;-)
http://resistencialibia.info/?p=2481
"Mi aspetto un inno a Israele "unica democrazia del Medio Oriente"
mi hai preceduto nel commento,pregherei solo i sionisti una volta finito con gli ayatollah, di passare da queste parti e sistemare le papaline nostrane che sono storte
per compagno pablo.
usb è un sindacato che rappresenta per il 90% il settore pubblico.
non fa breccia nel privato perché i suoi dirigenti non fanno un tubo per riuscire ad entrare in quel settore.
il problema di usb, prima che esterno è interno: dirigenti troppo autoreferenziali, da troppi anni sulla breccia, caste interne che non vogliono mollare il potere che si sentono piccoli lenin.
avevo fiducia in rdb-usb, ma dopo un paio di decenni mi sono reso conto che la deriva burocratica aveva investito anche usb.
infine, questi dirigenti sindacali sono troppo presenti sulle loro scrivanie, ma non li vedi mai sui posti di lavoro; insomma non fanno nulla di diverso che i capi dei sindacati confederali.
mala tempora currunt pure nel sindacato!
saluti
alberto
Su RDB-Rete dei Comunisti.USB sono perfettamente d'accordo con Alberto. Con consapevolezza, dato che alla radio ho collaborato per anni e quei galletti del pollaio li conosco bene.
Quanto all'anonimo con accetta che chissà perchè s'è scatenato su questo blog definendolo assurdamente megafono dell'Iran e della sua politica teocratica, ho censurato il suo ultimo contributo, perchè, a parte dichiararsi antimperialista e antisionista, insisteva sulla solita menata del mio peccato mortale del sostegno all'Iran. Quindi non aggiungeva nulla al già detto con anche troppe parole. E aveva chiuso il suo precedente commento con "la saluto definitivamente". Così sia. Ricordo solo se oggi altre forze sono la trincea dell'antimperialismo, possiamo ringraziare anche le fallimentari sinistre nostrane, arabe, palestinesi. In natura e in politica il vuoto non esiste.
la diatriba fulvio versus anonimo è stata interessante.
l'anonimo è un trozkista di quelli puri.
tutti i popoli alla rivolta per liberarsi dai propri padroni.
l'utopia è bella, soprattutto fatta con il culo degli altri.
dal mio ristretto punto di vista vedo che l'iran è un paese che è servito molto alla causa usa, in primis perché anticomunista, non scordiamoci il caso iran-contras; in secondo luogo perché è servito per impedire l'espansionismo della causa araba.
la volontà di dominio sciita sul mondo musulmano è ormai una cosa nota: i sunniti dopo la perdita di saddam e gheddafi sono in piena debacle, al quaeda con i wahhbiti al servizio usa sta battendo il passo.
gli ayatollah sembrano quindi i più accreditati a dominare la scena.
certo che l'iran è un paese contraddittorio, personalmente gli ayatollah non mi piacciono per nulla, le teocrazie sono il contraltare del nostro consumismo occidentale.
ma pare che una buona parte degli iraniani voglia sostituire alla teocrazia il consumismo: questione di punti di vista.
per noi invece quello che conta è che l'imperialismo occidentale non faccia breccia in quella società e ahmadi nejad sta cercando di impedirlo, ma non solo lui, anche cina e russia e india lo stanno impedendo, anche perchè se impedissero all'occidente di espandersi impedirebbero anche all'iran di fare altrettanto.
è in gioco l'equilibrio delle potenze e dunque di quella poca pace nel mondo.
saluti
alberto
preferisco sbagliare con quelli che sanno ben calibrare e capire i tempi e i nemici,piuttosto che sentirmi nel giusto con quelli che atteggiandosi da "rivoluzionari"sono dei portavoce del colonialismo euroatlantista.
Il nemico ora è usa e israele.Chi resiste a loro merita attenzione.
ps:faceva bene ,nel film IF,la ragazza che sparava al rettore il quale voleva porsi come democratico e civile,in sostanza sosteneva la borghesia armata
Riporto il link per la traduzione in Italiano del “Report of the Head of the League of Arab States Observer Mission to Syria for the period from 24 December 2011 to 18 January 2012”:
http://www.peacelink.it/conflitti/a/35517.html
Mi sembra tuttavia che la traduzione sia fatta coi piedi e/o in fretta, e/o con intenzioni equidistanti larvate, e/o con reticenze più o meno subconsce che generano lapsus. Visto il sito da cui viene la traduzione... Non lo sapremo mai, ma, non per essere pedante, è imperdonabile rilasciare uno scritto così importante tradotto in modo così sgarrupato, poiché questo è l’unico documento disponibile in merito. Fra l’altro occorre mettere in chiaro che non compaiono prove dell’autenticità. Peraltro non mi pare vi siano state smentite ufficiali. Può darsi che ai mercenari mediatici e alle intelligence che li pilotano basti il fatto che nulla conta, se non ha risonanza nel mainstream che hanno in pugno, dove sono apparse per contro le attese incubatrici-killer, che fanno più scandalo e non occupano tanto tempo. Nel dubbio, intanto, se possibile è meglio leggere il documento nella versione inglese che è redatta accuratamente, e si noteranno differenze non irrilevanti:
http://www.innercitypress.com/LASomSyria.pdf
Incoraggio a leggere e a diffondere capillarmente sbattendolo sotto gli occhi di tutti, non è affatto pesante.
Se qualcuno con padronanza dell’inglese e con l’animo sgombro da tentennamenti (io ho soltanto il secondo requisito) ritraducesse, farebbe un’opera meritoria.
Mi sento di intervenire sul discorso del sindacato RdB al quale sono stato iscritto per un paio di anni, in concomitanza con la guerra alla Yugoslavia, piu' che altro per il rifiuto di un sindacato confederale il cui dirigente massimo di allora la definì "una contingente necessità".
A parte i proclami massimalisti, a cui facevano riferimenti poche azioni reali, se non a salvaguardare interessi particolari di nicchie di lavoratori di settore, anche se localmente numerosi, c'era uno scarso controllo da parte del centro sulle periferie.I rappresentanti interni erano anche direttori provinciali e delegati regionali, per cui, come si dice a Roma, se la cantano e se la fischiano. Avevo sentito un dirigente RdB del Veneto vantarsi pubblicamente di un accordo con il quale dei fondi ad una categoria di lavoratori del Ministero delle Finanze, ed alla mia osservazione che nessun intervento era stato fatto per una equa ridistribuzione dei molti fondi nel mio ufficio, mi rispose che gli iscritti "erano quattro gatti" e che quindi non valeva la pena spenderci tempo. Poche possibli tessere poca visibilità per la sigla. Ed abbandonai quel sindacato dopo la proclamazione di uno sciopero (inutile) in concomitanza con il G8 del 19 luglio Genova per protestare contro "i potenti della terra"
Alessandro
vorrei porre una questione nel blog, e cioè se c'è modo di sviluppare una discussione sui sindacati di base, che visti gli interventi mi sembra feconda di buoni sviluppi, anche perchè finalmente parla la sempre troppo citata "base" e non solo i dirigenti, sempre attaccati alle poltrone, anche se non comodissime come quelle dei sindacati di base. Chiedo perciò a Fulvio se la discussione può continuare su questo argomento.
barbuti rasati in Siria mettono in scena una finta strage
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=FlJxqlNEtbA
Ritornando sulla Siria, nemmeno fra di loro i "democratici disertori riescono a mettersi d'accordo. Secondo fonte affari libero un comandante del "libero" esercito siriano rivendica la Strage di Aleppo in "risposta" ad Assad, un altro la attribuisce all'esecito regolare. Ecco qui
"Il Libero Esercito Siriano(Les), formato da militari disertori delle truppe di Bashar elAssad, si divide sulla responsabilita' dell'attentatodinamitardo che ad Aleppo ha ucciso 25 persone e ne ha ferito175. Il comandante del Les, il colonnello Riad al Asad, harivendicato l'azione con l'agenzia Efe, sostenendo che sitratta di "una risposta al bombardamento del regime contro Homs". Dopo poco un portavoce dello Stesso Les, il colonnello Maher Nouaimi, sentito dalla France Press, ha invece accusato il regime di Assad di essere responsabile del massacro: "Lo hanno fatto per distogliere l'attenzione da quello che stannofacendo ad Homs", la citta' martire in cui sono stati uccisi secondo gli attivisti oltre 400 persone."
E meno male che tutto quello che dicono questi "attivisti democratici" viene preso sempre per buono.
Alessandro
Alex 1.
Non so se questa sia la sede appropriata per svolgere una discussione su RdB e sindacati di base. Io comunqueme me ne tiro fuori perchè non sono abbastanza competente, al di la' del condividere le critiche che sono già state formulate da altri più informati di me.
Un saluto al padrone di casa che leggo spesso, apprezzo molto e consiglio ad altri quando posso. Un saluto anche ai frequentatori abituali del blog.
Intervengo per la prima volta dopo aver letto questo http://www.cgil.it/Tematiche/Documento.aspx?ARG=INTL&TAB=0&ID=18384 . Mi è ventuo un conato di vomito. Che schifo.
perchè l'occidentale ha questa megalomania ostinata a voler cambiare lo stile di vita altrui ritenendo il proprio il migliore possibile?
Il link suggerito da Pippo74 dimostra quanto futile sia discettare sui sindacati che operano in una colonia come la nostra. Usi ad uggiolare contro i vessatori dei loro affiliati, emettono rabbiosi ruggiti da ratti in tutte le direzioni a cui il guinzaglio li rivolge.
Meglio rivolgere la nostra attenzione a cose e persone serie, come questa intervista di Silvia Cattori ad un cittadino di Homs che racconta cose un pochino diverse dalle sgangherate panzane della Libera Propaganda Occidentale.
http://www.silviacattori.net/article2800.html
Mauro Murta
fulvio,
cosa pensi della camila vallejo della karol cariola e di jorge murua che ieri erano in italia a parlare delle lotte cilene?
da segnalare che subito la sinistra nostrana si è voluta accaparrare ognuno la sua parte di visibilità con i tre cileni: tradotto, svendola contro ferrero e diliberto.
saluti
alberto
Pienamente d'accordo con Pippo74, ma d'altra parte l'adesione di una componente all'appello di Emergency in aprile (che cominciava con "Gheddafi ha dichiarato guerra al proprio popolo..." vi ricordate?) non lasciava supporre qualcosa di diverso.
Piuttosto ho trovato interessante, ma lo sottopongo al giudizio dei lettori, la dichiarazione del responsabile esteri del PdCI la quale sia pure infarcita di leagalitarismo ONU (non la incollo tutta per motivi di lunghezza) e di un po' di traccie inquinanti, come il paragone con l'invasione del kuwait, denuncia l'attacco alla Siria "Secondo fonti militari israeliane, citate dai media del loro Paese, unità delle forze speciali del Qatar e del Regno Unito – con il sostegno logistico degli Stati Uniti - sarebbero già entrate illegalmente in Siria, violando la sovranità del Paese e senza alcun mandato delle Nazioni Unite: anzi, in aperta violazione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che, grazie al veto di Russia e Cina, ha bloccato il tentativo di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna - con l'aperto e gravissimo sostegno del governo italiano - di dare una copertura legale Onu all'aggressione imperialista in corso contro il legittimo governo della Siria. ...Ci chiediamo quale sia in proposito l'orientamento della Presidenza della Repubblica, che dovrebbe essere di tutela rigorosa della Costituzione e di garanzia che la nostra Repubblica rispetti lo statuto delle Nazioni Unite.
(pdci.it)."
Al di là dei sopra citati difetti, non sembra che sia un po' in rottura con la linea ufficiale dei "pacifici manifestanti, dei disertori e del brutale esercito siriano"? Cosa ne dite? Alessandro
@Alex1
sbaglierò ma a me pare che difronte all'evidenza del veto Cino-Russo il PDCI non poteva ,come capita da troppo tempo ormai,esimersi di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte.
Io di queste ambiguità mi sono rotto il cazzo,è ora di dire,anzi di urlare, le cose come stanno senza se e senza ma,perlomeno per avere un minimo di credibilità e non aspettare da che parte tira il vento e poi decidere dove stare
Quanto a Camila, abbi pazienza, ma sono troppo impelagato con il Medio Oriente e lòa giornata è fatta di appena 24 ore.
Alex1
Si prende il buono dove c'è, anche se per costoro sbilanciarsi un po' contro la Nato e per la verità è un innocente vezzo. Avranno preso esempio dall'ottimo documento del PC siriano di sostegno ad Assad e contro ratti, reazionari e Nato.
Da leggere a stomaco vuoto (e, possibilmente, da commentare con sagacia):
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/12/siria-iniziano-diffondersi-fiocchi-neri/190854/
Un certo Shady Hamady, con sprezzo del ridicolo, divulga sul Fatto Quotidiano questa iniziativa (Un fiocco nero per la Siria) espettorata da quegli apostoli del waterboarding di Emma Bonino e Furio Colombo.
Meno male che fra i commenti le pernacchie sono in maggioranza.
Mauro Murta
Cari amici, non c'entra niente con i commenti, ma mi occorre un vostro aiuto. Il giornalista Cristiano Tinazzi, trovato a ravanare tra le falsificazioni e diffamazioni a Tripoli, dopo aver sbertucciato insieme a Ricucci (RAI)il sottoscritto e altri colleghi non omologhi (vedi il suo blog), mi ha querelato per avergli io risposto per le rime.
Si tratta di elemento con nutrito passato fascista, anche come candidato alle amministrative del 1999 e sodale di Alessandra Mussolini, prima turibolatore di Gheddafi, poi suo denigratore.
In passato qualcuno di voi ha qui riferito alcuni dettagli sul personaggio.
Ora chiedo a chiunque conosca fatti e aspetti utili alla definizione del Tinazzi, di farmeli avere. Grazie.
Di Tinazzi, insieme ai suoi sodali Ricucci e Mazzetta, si era parlato nel tuo post "Aquile, bisce e ratti" del 16 settembre 2011.
Purtroppo, a parte le solite cose che si trovano in rete, non so dirti altro.
Spero che possa servirti come riferimento cronologico.
Mauro Murta
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