lunedì 22 luglio 2013

IL DIVINO P4 (e altri mazzapicchi imperiali)


Cari interlocutori, qui si chiude per il momento il blog. Ci rincontreremo dopo Ferragosto. Passatevela al meglio date le circostanze. Vi saluto con questa bella vignetta del grande Apicella.

Non c’è assurdità tanto palpabile che non possa essere impiantata fermamente nella testa umana se solo si incomincia ad inculcarla prima dei cinque anni d’età, ripetendola costantemente con l’aria della grande solennità. (Arthur Schopenhauer)
Per coloro che ostinatamente cercano la libertà, non v’è compito più urgente che quello di comprendere i meccanismi e le pratiche dell’indottrinamento. Sono di facile percezione in società formalmente totalitarie, molto meno nel sistema del “lavaggio del cervello in un quadro di libertà” al quale siamo assoggettati e nel quale troppo spesso serviamo come inconsapevoli strumenti. (Noam Chomsky)
Finché i leoni non avranno i loro storiografi, i racconti di caccia glorificheranno sempre il cacciatore. (Proverbio africano)

IL DIVINO P4

Sotto la presidenza del P4 (Pomposo, Presuntuoso, Protervo, Prevaricatore) la legalità sta al diritto, interno ed esterno, come la pulce sta al mio bassotto. Un colle solo al comando, scriveva Padellaro su “Il Fatto” (unitamente alle solite cantonate sulla vicenda kazaka). E che comando! La differenza tra lui è un predecessore non meno autocratico è che quest’ultimo preferiva far eseguire i diktat da pendagli da forca in camicia nera, finiti alla forca e sotto i forconi. Gli incaricati di oggi sono pendagli da forca, scampati alla forca in assenza di forconi  (in termini figurati”, s’intende). Ma se non è zuppa, è pan bagnato. Nella divisione nazionale del lavoro, Capannelle-Letta fa il palo, Gassman-Berlusconi fa la rapina. Matteo Renzi si prepara alla ricettazione. Dall’altra parte dell’Atlantico, governatore di quella internazionale di divisioni del lavoro, don Rodrigo aspetta che i suoi Bravi gli consegnino il bottino.


Ancora una volta, il neo-Savoia, fatto vicerè  dalla potenza coloniale d’oltremare, ha proclamato dalla sua Brindisi sul colle la guerra perinde ad cadaver ai farabutti che esprimono qualche perplessità sull’eccellenza del badogliesco governo Lettusconi, o che pensano di rigirarsi la frittata perché cada sul piatto loro. Uscendo di qualche chilometro dal seminato che gli prescrive “la migliore costituzione del mondo”, rincorrendo Obama, modello autodecretatosi accusa, giudice, giuria e boia, sovrano della vita e della morte alla maniera dei vecchi lama tibetani, ha riunito in sé i ruoli di esecutivo, legislativo e giudiziario. Uomo terzo per Costituzione e nell’illusione di coloro che giurano sulla sua correttezza istituzionale ed etica, sopra le parti e di tutte equo rappresentante, ha promulgato l’ordine di servizio che l’unico governo buono è quello di Lettusconi, che ministri felloni e inetti vanno salvaguardati nel nome della stabilità, che fare opposizione equivale a trasgredire l’ordine divino, che ogni ricatto mercatista al parlamento è azione virtuosa. Infatti,  garantito dal suo  secondo provvidenziale mandato, consente la prosecuzione di un esperimento di innovazione antropologica sugli italiani per cui la sindrome di Stoccolma diventa il più rigoglioso stato di salute.

E noi, facendo l’eco alla voce del padrone, ma non sapendo un cazzo di quel paese, diamo del “dittatore” a prescindere (e tutti abboccano) al presidente kazako e ripetiamo il do di petto del sovrano: “inaudito!” Inaudito, mica il monumentale menzognificio costruito in aula da Alfano e Letta con i mattoni forniti da sottoposti sacrificati alla ragion di Lettusconi, bensì al comportamento di un ambasciatore che pretendeva si eseguisse la disposizione dell’Interpol di catturare un lestofante latitante e il rimpatrio dei famigliari  collusi che ne coprivano la fuga.”Inaudito”, detto da un viceré coloniale che aveva, ricevendolo all’indomani di un’infamante condanna al guitto mannaro, sparso il suo personale balsamo sulle pustole giudiziarie dell’ospite, così restituendogli immacolata la giarrettiera di primo notabile del regno, e che aveva anche dato un buffetto di benevola comprensione a chi aveva bloccato il parlamento per mazziare la magistratura, “inaudito” detto da costui è come se Dracula desse della sanguisuga a una zanzara.


Chissà com’è che il tonitruante aggettivo gli è venuto a mancare  quando Washington, nelle stesse ore, come con il Cermis, come con il fucilatore di Calipari, sputava in faccia alla nostra magistratura e a tutta la Repubblica Italiana, sottraendo il criminale Robert Seldon Lady, già capostazione Cia in Italia, alla richiesta di estradizione fatta (per finta) al Panama dal ministro Cancellieri. Chiedere ora l’estradizione del condannato agli Usa? Vogliamo scherzare? Sarebbe come chiedere a Napolitano di estradare in Tunisia Berlusconi per cumulo di condanne. Il Panama aveva arrestato il farabutto in base alla condanna a 9 anni per avere, con altri 22 suoi compari Cia, organizzato a Milano il rapimento e la conseguente tortura egiziana dell’innocentissimo imam Abu Omar. E il plenipotenziario della marca italiana non aveva fatto in tempo a proteggerlo con quella grazia, che già aveva concesso all’altro responsabile di quel crimine, il colonnello Usa Joseph Romano, comandante di Aviano. Così, nell’un caso come nell’altro, è bastato un fischio dalla Casa bianca perché Panama e Italia scattassero sul signorsì. Repubblica delle banane l’una, delle pere cotte l’altra.

E non vogliamo metterci anche un altro signorsì, stavolta agli assassini seriali di Pentagono e Lockheed quando – e qui l’ ”inaudito” è addirittura inadeguato alla luce delle rovine di decenza istituzionale tra cui ci arrabattiamo smarriti – lo sfrenato golpista convoca quel Consiglio Supremo di Difesa, organo consultivo, per imporre al recalcitrante primo potere della repubblica, il parlamento, l’acquisto degli F-35? E non direste che sia il caso di applicare l’aggettivo anche a un presidente del Senato, noto per la moderazione antimafia con la quale ha combattuto la smanierata antimafia della Procura di Palermo, rabdomante riuscito a scovare nel regolamento l’inesistente norma che sancisce la divina natura del Capo dello Stato quando si chiami Napolitano, per cui, come per Jahvé,  è apostasìa il solo nominarlo (come è capitato al blasfemo senatore Cinque Stelle)? Ragazzi, il termine “inaudito” va davvero forte di questi tempi. Funziona benissimo, appropriamocene! Ne volete un’altra applicazione? Sandra Bonsanti, correligionaria di Netaniahu, alla luce dei silenzi di Bonino sul sequestro di Evo Morales nei nostri cieli e sulla pizza rifilataci da Obama nel sottrarci il latitante Robert Seldon Lady, silenzi poi rotti dalle sue ciarle sul Kazakistan, si sprofonda in elogi al ministro degli esteri dichiarandosi convinta del suo “grande coraggio”. Bonsanti è la prestigiosa presidente della conventicola filo-israeliana “Libertà e Giustizia”. Ma guarda le combinazioni: stesso nome del partito del democratico faraone (chiedendo scusa ai faraoni) Morsi.


Qual è il “Sesamo apriti” miracoloso che dischiude la caverna contenente gli scintillanti tesori del nostro avvenire? “Stabilità” è la parola magica. Che fa del Capo di Tutto l’artista comico al cui confronto Crozza è un serioso compilatore di necrologi. La “stabilità” usque ad finem et ultra dell’attuale combriccola di regime  invocata, anzi imposta, a parlamento e suoi elettori, della burla è l’espressione più surreale. Non vi fa ridere un capo-termite che ordina stabilità e disciplina al si-salvi-chi-può di un termitaio su cui qualcuno ha gettato un tizzone ardente. Il tizzone ardente della cosiddetta “crisi” mirata a far fuori, tra le altre presenze umane in eccesso, la zavorra sudeuropea. Immaginiamoci quel tal formicaio pietrificato nel suo casino, come un fermo fotogramma. Avremo l’idea di quella che è la condizione del nostro assetto politico, predeterminata dagli dei dell’Olimpo finanziario e messa in opera da re Mida. Un Mida che, evolutosi dall’antichità, tutto quello che tocca tramuta in sterco. E lo fa attraverso un ricattino semplice semplice: o così, o niente strapuntino al banchetto dei proci (prima sillaba invertibile)

Rimaneva un potere particolarmente fastidioso. L’effetto fermo fotogramma.è stato  così applicato alla procura di Palermo che era arrivata a sfrucugliare la privacy delle liaisons dangereuses dello stesso sovrano e dei prìncipi della dinastia che lo avevano preceduto. Operazione che ha prontamente immobilizzato i giudici degli sventatelli generali dei CC che favorirono la mafia a loro insaputa. E se vogliamo, possiamo aggiungere quello che, umoristicamente, si definisce “Quarto Potere” e che si esercita stendendo tappeti rossi, peraltro sempre più lisi e tarmati, sotto le nobili suole degli altri tre. Cane da guardia, sì, ma al canile, mica al canaro.
 Giornalisti al lavoro

Quella che rasenta il sublime è la capacità di questo periferico capostazione della rete imperiale, dei suoi capitreno, addetti ai cambi, bigliettai e controllori, di ripetere, perfezionandolo in vernacolare,  gli ordini di servizio della centrale operativa. Quelli intesi a far finire i treni, con tutti noi a bordo, quali sul binario morto e quali a frantumarsi gli uni contro gli altri. Questo si chiama “stabilità”. La menzogna ontologica è  fondamento, pilastro e cupola  di questo Stato canaglia e straccione. I contractors della Cupola, nominati “politici” dal nostro voto alla Porcellum, farebbero sfigurare i peggiori dannati delle Malebolge. Dante, come è noto, vi ha collocato  ruffiani e seduttori, adulatori, simoniaci, ipocriti, ladri, consiglieri fraudolenti, falsari,  maghi e indovini. Se il profeta Orwell aveva previsto l’avvento di un Napolitano Grande Fratello planetario, il veggente Alighieri ci ha prefigurato la popolazione del nostro parlamento. Perfino gli ultimi, putrescenti Paleologi di Bisanzio non vi si mescolerebbero. E’ grazie a questa fauna disumana che uno come Napolitano può fare quello che fa.

Non c’è una cosa che lui dice, che loro dicono, che corrisponda a verità, che rifletta il reale. Al confronto, Alice nel paese del Bianconiglio e del Cappellaio Matto è come se passeggiasse nel teorema di Pitagora. Sono pochi gli articoli della Costituzione che questo “Garante terzo” non abbia infranto. Non c’è dovere di imparzialità e di rappresentanza di tutti i cittadini che non abbia sbeffeggiato, sostenendo sempre e comunque una fazione. La peggiore. A termini di Costituzione e di legge un cospiratore che si arroga il potere di manipolare i destini del paese, dovrebbe essere processato. Ma giudice o avvocato o cittadino che ci provassero verrebbero fulminati dall’accusa di vilipendio, felice retaggio dell’era fascista. Ma guarda un po’ se uno, uscito vivo e integro dall’infanzia sotto Mussolini e Hitler, sopravvissuto a malfattori come  Andreotti, Cossiga e Craxi, scampato a D’Alema e Prodi, debba vedersi inquinare l’orizzonte del crepuscolo da un blù Savoia imbrattato di stelle e strisce. Ne escono puliti, a volte zoppicando, soltanto i Cinque Stelle. E’ quanto ci resta.  

AVAAZ, dopo Amnesty International e HRW, altra combriccola di gatti e volpi

 Omaggio dell’Economist a Ricken Patel, fondatore di Avaaz.

Alcuni miei interlocutori, nel blog e in FB, animati da sacro fuoco antimperialista per la più recente campagna della Ong statunitense Avaaz contro l’acquisto degli F-35 – chi non la condividerebbe? – mi hanno chiesto la ragione della mia avversione a questa potente organizzazione che si pone come la punta di lancia dei diritti umani nell’universo mondo.

Data la pervasività di Avaaz e la sua capacità di coinvolgere nelle sue mobilitazioni in rete decine di migliaia di aderenti e di donatori, è opportuno e urgente fare chiarezza su questa ennesima furbata dei complottisti mistificatori al servizio del dominio globalista. Si tratta del classico fenomeno che va sotto il termine “savianesimo”.  Ci si costruisce un piedistallo sostenendo cause di grande consenso, mafia, F-35, possibilmente sottraendole, grazie alla maggiore dovizia di trombe mediatiche, a chi le ha fin lì condotte con competenza e sincerità d’intenti e, completato il basamento, ci si erge sopra come busti del Pincio e si assestano al volgo e all’inclita adoranti le mazzate vere. Tipo: Assad è una belva sanguinaria e i ribelli siriani si immolano per i diritti umani  e la democrazia. Senza questi savianei i nazionicidi e sociocidi sarebbero di più ardua realizzazione.   

Come e da cosa nasce Avaaz
 George Soros

Avaaz parte nel 2007 a New York con un capitale iniziale di un milione di dollari. Viene creata da una serie di Ong e Fondazioni Usa che forniscono i finanziamenti per un vertiginoso sviluppo di dimensioni internazionali. L’Ong che si vanta di aver “inventato” Avaaz si chiama “ResPublica”. Ha alle spalle altre organizzazioni come: “Open Democracy”, “Open Society”, “Open Society Institute”, “International Crisis Group” (citata spesso come fonte autorevole dal “manifesto”), tutte riferibili al criminale delle speculazioni valutarie George Soros (fu lui a rovinarci nel 1992, complottando contro la lira con l’assenso di Ciampi, Draghi, Andreatta, per agevolare la svendita dell’IRI). Sempre alle spalle di Avaaz troviamo sostenitori-benefattori come la “Rockefeller Foundation”, il “Rockefeller Brothers Fund”, la Fondazione Ford e la “Atlantic Philantropies”. Tutta gente che, nei discreti recessi di Bilderberg, fa tintinnare le flute di champagne con  nostri connazionali come Monti, Prodi, Bernabè, Bonino.

Altri cofondatori di Avaaz: “Move On”, finanziata pure da Soros e specializzata in campagne telematiche per le “rivoluzioni colorate” e “Service Employees International Union”, un sindacato che ha contribuito 28 milioni di dollari alla campagna di Obama. Ci sono poi singole personalità, come: Ricken Patel, presidente di Avaaz di origine russo-anglo-indiana, Tom Pravda  di “Integrity”, che fornisce analisi sulle aree di crisi, l’imprenditore australiano David Madden, che lavora per la Banca Mondiale, Andrea Woodhouse, consigliere della Banca Mondiale. Questo, per dire quanto Avaaz sia quella “organizzazione di base, nata dal basso”, che vanta di essere.

La tecnica di Avaaz è quella delle “emozioni”.  Fa pensare all’impareggiabile vignetta di Altan: “Emozionatemi, sennò mi tocca di pensare”. Al pubblico dei “clic” da pigiare sotto i suoi appelli alla firma e alle donazioni, non offre informazioni dettagliate e verificate, ma immagini che parlino direttamente alla pancia e trasmettano passione e urgenza, effetti che superano il bisogno di domande, approfondimenti, verifiche, del resto mediamente inaccessibili per mancanza di tempo, opportunità, conoscenza. L’obiettivo indicato dal presidente Ricken Patel, eletto nel 2009 dal Forum Economico Mondiale di Davos, nota occasione per sostenere i diritti umani e dei lavoratori, “Giovane Leader Globale, è “fare dell’opinione pubblica mondiale un fattore chiave globale nelle questioni di sicurezza, clima e diritti umani”.

Per gli stessi fini, prima di arrivare ad Avaaz, Patel ha lavorato con “International Crisis Group, Rockefeller Foundation, Fondazione Bill & Melinda Gates, International Center for Transitional Justice”, quest’ultima legata alla Fondazione Ford (a suo tempo sostenitrice anche delle kermesse di Porto Alegre). Per queste organizzazioni Patel è stato attivo, tra l’altro, in Sierra Leone (diamanti), Liberia (golpe), Afghanistan (occupazione), Sudan (separatismi). Dovrebbe bastare per convincersi che l’uomo appartiene con ogni evidenza alla superclasse globale dell’1% e ha lavorato esclusivamente per l’élite Usa e mondialista, caratterizzando ogni sua campagna con il punto di vista dei progetti imperialisti. Corollari cosmetici sono, poi, gli appelli contro la pena di morte, per i diritti gay, per Aung San Su Kyi, contro la tortura e gli F-35, temi alla Bonino-Pannella che acchiappino anche la partecipazione sia i buonisti “liberal” Usa, sia gli utili idioti ovunque. Che così si ritrovano a fianco di Avaaz anche quando si tratta di condannare Assad “per la sua brutale repressione del movimento di liberazione siriano”. Amnesty International e HRW si mangiano le dita per non averlo saputo dire meglio.


C’è dell’altro. Ce lo riserviamo per dopo le ferie.

6 commenti:

alex1 ha detto...

Gia' Avaaz, quella che manda e-mail con temi e petizioni incontrovertibili, come la violenza su di una studentessa di Yale poi esclusa o addirittura la richiesta di giustizia per Aldovrandi (spero che la madre si sia tirata via da questi furbastri). Ma che poi urlava contro Gheddafi all'inizio del golpe che porto' alla Guerra Nato per il famoso "bombardamento areo sulla folla", era piu' realista del re contro il "macellaio Assad" e addirittura chiedeva di fare pressioni contro Morales perche' la Bolivia rinunciasse al suo progetto di autostrada che avrebbe intaccato la foresta (ma esistono poi fireste in un paese sviluppato per lo piu' oltre i 2,000 metri di quota?) dove vivono 10,000 indios (minoranza della minoranza delle popolazioni autoctone). Mentre sul Corriere della sera c'e' stato un articolo in cui accusava alcuni cantanti fra le quali Beyoncé, di essersi esibiti davanti a capi di governo di stati "canaglia" (Jamhairia, Uzbekistan,Kazakistan tanto per cambiare) o "dittatori" definiti tali dale solite ong "imperiali" Amnesty e HRW citate dallo stesso articolo come fossero la Bibbia, fonte di verita' assoluta.

m. michele d'onofrio (consulfin1) ha detto...

Carissimo, ho avuto il piacere e l'onore di incontrarti sotto le mura di Santa Maria Maggiore durante la manifestazione dell'ottobre scorso. Dopo le vacanze, che ti auguro tonificanti (anche se mi sembra non necessario vista la tua grinta perenne), sarei curioso, visto che ti riferisci sempre agli USA per identificare il centro dell'impero (cui i nostri cosiddetti politici spazzolerebbero lo zerbino), di sapere cosa ne pensi di quanto affermano Cereghino e Fasanella nel loro Golpe Inglese (Se non l'hai letto, loro sostengono che, in realtà, sono gli interessi inglesi a bloccare la sovranità italiana ininterrottamente dai tempi di Suez e anche da molto prima). Ad oggi, l'azione degli yanqui, è quella che appare o, secondo te, bisogna andare oltre?
Un saluto
M. Michele D'Onofrio

Fulvio ha detto...

Ciao M. Michele D', questa storia degli inglesi nostri nemici la sento per la prima volta. Credo che possa valere per i tempi di Napoleone e del Risorgimento, ma che oggi sia riduttiva. Gli inglesi sono un'appendice geopolitica e militare degli Usa, sotto i quali esercitano un subimperialismo velleitario e passatista. La sovranità di tutti gli Stati è sotto tiro, ma da parte della Cupola finanziario-economico-militare globalista per la quale gli Usa sono la mosca cocchiera. E' la sovranità in particolare degli Stati sudeuropei che deve essere annientata nel quadro della riduzione dell'Europa ai minimi termini rispetto agli Usa.

alex1 ha detto...

Ieri la notizia che il governo siriano avrebbe accettato una commissione d'inchiesta ONU sul possible uso di armi chimiche. manon c'era gia una relazione dettagliata di Carla del Ponte, oppure non conta piu', non avendo dato I risultati sperati (cioe' l'incriminazione del governo siriano, con conseguenti ulteriori sanzioni e/o preparativi ad un intervento)? Sara', ma la memoria mi riporta a Saraievo (relazione sulla bomba sul mercato) o alle famose ispezioni a Bagdad sulle "armi chimiche" utilizzate per dare coordinatesicure ed informazioni sulle basi militari da bombardare, cosa che avvenne nel 1998 da parte dell'amministrazione Clinton, ben prima dell'invasione di Bush. Spero questa accetazione dipenda da un punto di forza e non un segno di un cedimento che aprirebbe le porte ad una guerra diretta da parte dell'imperialismo.

alex1 ha detto...

Una notizia drammatica che forse fara' felici alcuni "democratici" che continuano a sostenere i "ratti" in Libia ed in Siria.
Un ex ministro del governo di Muammar Gheddafi, Ahmed Ibrahim, è stato condannato a morte da un tribunale di Misurata "per aver incitato alla violenza contro i manifestanti" durante la rivoluzione che ha portato alla caduta del leader libico nel 2011.
Come si puo' vedere anche nella nota dell'ANSA si parla di "Rivoluzione". Inoltre non lo si accusa di uccisioni o torture, ma di aver "incitato alla violenza" contro "manifestanti" mai visti peraltro. Ho paura che anche in Italia si potrebbe presto arrivare a condanne per "incitazione alla violenza" (anche l'accanimento contro I NoTav...) certo noi siamo contro la pena di morte, allora combiniamo 20 anni e tutti con la coscienza a posto. Magari qualche democratically correct chiedera' che sia il tribunale internazionale a condannare questo "criminale" . Volevo sapere se e' ancora attiva la resistenza in Libia e se questa condanna non sia un segno di voler "chiudere i conti"

Anonimo ha detto...

adesso anche in egitto ci sono i cecchini "sconosciuti" sui tetti che fanno vittime da addossare alle forze governative !
e nelle strade altri "sconosciuti" che sparano per obbligare l'esercito a difendersi !
tutto già visto in libia e siria (oltre che venezuela), stavolta però i media hanno qualche difficoltà a convincere le greggi della "brutalità del regime", visto che è figlio di quella piazza tahrir tanto glorificata quanto strumentalizzata !