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RENZI-TAV-MUOS,
MANOVRA A TENAGLIA
La prima cosa è andare in fondo al post e leggere con la
massima attenzione e seguire con scrupolo le indicazioni del messaggio di
Alberto Perino, portavoce No Tav, in seguito alle condanne inflitte a tre
attivisti No Tav e al demenziale rimborso loro imposto a vantaggio di LTF (Lyon-Turin Ferroviaire), la società
incaricata della devastazione della Val di Susa con il progetto del treno alta
velocità/alta capacità. Gennaio 2010, tre (3) No Tav inermi, tra cui Alberto
Perino, si oppongono al carotaggio Tav
nell’autoporto di Susa (che ora dovrebbe diventare la megastazione del Tav,
mentre l’autoporto andrà a devastare
l’area di Avigliana). Di fronte hanno il solito apparato di polizia, le ditte,
gli operai. Il crimine dei tre: si sono rifiutati di andarsene, il reato si
chiamerebbe “resistenza passiva”. E ora i tre, per l’oculata ed equa sentenza
del Tribunale Civile di Torino, sono stati multati di 214.189,40 Euro,
191.966,29 per i danni derivati all’LTF dall’affitto pagato all’autoporto, ma
di cui per alcune ore non ha potuto usufruire data “l’occupazione”, e 22.214,11
per le spese legali sostenute nel processino dal sobrio tribunale. Ovvio che la spropositata somma,
insostenibile per qualsiasi cittadino “normale”, punta alla demolizione per via
finanziaria del finora invincibile e sempre più convincente movimento. Si è poi
abbandonato ogni sondaggio in quel luogo perché, di colpo, ritenuto inutile.
L’armageddon giudiziario è sostenuto dall’uragano diffamatorio
dei media, legittimato dall’alto monito pro-Tav del Capo dello Stato e
consacrato dall’ “indefettibile giudice antimafia” Caselli (talmente preso dalla missione di sostenere
il TAV da vedere terroristi ovunque e non accorgersi né della mafia che infesta
le imprese TAV, né dei continui attentati contro esponenti del movimento: minacce
di morte, auto rigate, gomme bucate, cani uccisi, presidi bruciati). Al momento
ci sono ben 525 persone indagate per l’opposizione a questa gigantesca speculazione
di Stato e di mafia. I quattro ragazzi arrestati il 9 dicembre per aver, nel
maggio scorso, tirato pietre e fuochi d’artificio contro il crimine ambientale
ed economico del cantiere TAV a Chiomonte, con lieve danno a un compressore,
sono stati accusati di “attentato per finalità di terrorismo o di eversione”.
Più specificamente, e facendo un classico transfert freudiano, di aver commesso
“terrorismo contro l’immagine dell’Italia” (c’è da chiedersi quanto l’immagine
dell’Italia avrà sofferto quando i gendarmi del cantiere TAV hanno imposto a
giornalisti della BBC, malfattori subito identificati, di cancellare quanto
avevano registrato attorno al cantiere. Sindrome da Afghanistan, appunto, il
fortino-cantiere è assediato da nemici).
E’, insieme a misure umanitarie come l’isolamento, la
censura della posta, il blocco dei colloqui,
il corollario giudiziario della militarizzazione della Valle con, in
aggiunta a tutte le forze di polizia, gli alpini dell’Afghanistan chiamati a
praticare qui la “pacificazione” attuata laggiù contro i Taliban. Autori delle
imputazioni i PM Rinaudo e Padalino, allievi e prosecutori di un Procuratore
Generale in pensione, passato dalla caccia ai “brigatisti” No Tav alle
autocelebrazioni senili su giornali e tv.
Avendo fin dai tempi di Piazza Fontana, decenni prima
degli emuli dell’11 settembre, scoperto l’arma definitiva della provocazione,
del terrorismo fattosi da sé e attribuito ad altri da annientare, gli apparati
appositi non potevano non provare a ripercorrere le procedure che così bene
avevano funzionato tra il ’68 e il ’77. Così, a sostegno delle abnormi
decisione giudiziarie, ecco che due personaggi distintisi per la tanta accanita
quanto idiota criminalizzazione dei No Tav e difesa della Grande Opera, vengono
colpiti da attacchi che, nelle debite proporzioni ma con scopi analoghi, fanno
il paio con quelli, attribuiti dall’eroico Calabresi a Valpreda, alla Banca
dell’Agricoltura di Piazza Fontana. Al senatore Stefano Esposito (PD) si fanno
trovare tre bottiglie Molotov sul pianerottolo,
mentre l’incorruttibile cronista anti-No Tav Massimo Numa, della
“Stampa”, giornale del figlio di Calabresi, continua a esser fatto oggetto di
minacce e pedinamenti.
La risposta della Valle è stata, come da vent’anni,
compatta, lucida e inflessibile. Un’assemblea enorme a Bussoleno, con la
presenza di numerosi sindaci a rappresentare la grandissima maggioranza dei
valligiani, intanto ha smentito le fole dei pro-Tav, sistematicamente e
unanimemente incompetenti e bugiardi, che a opporsi al crimine ambientale,
sociale, sanitario, legale ed economico, sarebbe una ristretta minoranza, anche
un bel po’ terroristica. Poi è stata annunciata per il 22 febbraio una grande
manifestazione nazionale che respinga la campagna di criminalizzazione di chi
si oppone al progetto in nome dei propri diritti, della giustizia e della
democrazia e rilanci, a livello nazionale, il modello No Tav di resistenza agli
abusi e furti di questa classe dirigente.
Maestri
delle operazioni False Flag
Specialisti storici della metodologia false flag sono, del resto, gli
israeliani, carnefici tra i più bravi ad apparire vittime. Pensate come si è
rimediato dalla lobby sionista al pestaggio, nel ghetto di Roma, di ragazzi che
non avevano in simpatia il boia Sharon, o all’irruzione dei picchiatori della
comunità nei convegni degli ebrei contrari al genocidio palestinese. Sono
bastate tre teste di maiale all’indirizzo giusto e un po’ di scritte demenziali
sui muri, molto affini a quelle che leggevo sui muri di Tel Aviv - "arabi cani, scimmie e scarafaggi", o sulle pareti delle case di Gaza dove era passato l'esercito israeliano: "L'unico arabo buono è l'arabo morto". Sarà servito anche a distogliere dall’imbarazzo un Ospedale Israelitico che, nella persona
del suo direttore generale Mastropasqua – che è anche presidente dell’INPS,
cioè della nostra previdenza sociale (!) e, affetto da un’ingordigia da far
rimpiangere i vecchi forchettoni DC, poltronaro in altri 25 CdA – è indagato per
false fatturazioni costate all’INPS, a noi, milioni di euro.
Del resto, è un trasparente e affannoso depistaggio dai recenti crimini di Israele (gli assassinii, la centuplicazione delle colonie, le torture nelle carceri, Gaza) la campagna scatenata dalle lobby sulla presunta virulenza di un nuovo “antisemitismo” (leggasi propriamente anti-ebraismo) che arroventerebbe l’Europa. La vicenda del povero Dieudonné, il negazionismo dilagante e da punire con i ceppi, i mistificatori che nascondono il loro “antisemitismo” sotto la veste dell’antisionismo, che del primo sarebbe la fotocopia. Tutto questo per arrivare belli pimpanti alla “Giornata della Memoria”, gigantesca coperta sotto cui occultare le scelleratezze attuali dello Stato Canaglia, fare sentire colpevoli, e quindi ligi al verbo delle lobby, tutti gli europei, comprese le generazioni nate mezzo secolo dopo, ed estrarre ancora ogni possibile sostegno alle proprie soperchierie dalle povere salme dei lager.
Del resto, è un trasparente e affannoso depistaggio dai recenti crimini di Israele (gli assassinii, la centuplicazione delle colonie, le torture nelle carceri, Gaza) la campagna scatenata dalle lobby sulla presunta virulenza di un nuovo “antisemitismo” (leggasi propriamente anti-ebraismo) che arroventerebbe l’Europa. La vicenda del povero Dieudonné, il negazionismo dilagante e da punire con i ceppi, i mistificatori che nascondono il loro “antisemitismo” sotto la veste dell’antisionismo, che del primo sarebbe la fotocopia. Tutto questo per arrivare belli pimpanti alla “Giornata della Memoria”, gigantesca coperta sotto cui occultare le scelleratezze attuali dello Stato Canaglia, fare sentire colpevoli, e quindi ligi al verbo delle lobby, tutti gli europei, comprese le generazioni nate mezzo secolo dopo, ed estrarre ancora ogni possibile sostegno alle proprie soperchierie dalle povere salme dei lager.
Tornando alla Valdisusa, tagliamo corto ai logori giochetti delle cosche che vedono la devastazione della valle come un truogolo da cui alimentarsi e corriamo a versare il nostro contributo alla difesa dei compagni perseguitati quasi fossero antifascisti settant’anni fa. Coordinate bancarie qui in fondo.
Terzo
Valico
All’offensiva è già andato l’altro No Tav, quello che si
oppone al Terzo Valico che dovrebbe squarciare l’Appennino tra Piemonte e
Liguria (su cui, insieme alla Valsusa e ai No Muos, sto lavorando per il nuovo
documentario “Guerra globale –Fronte
Italia”, pronto a marzo). I militanti dei Comitati di Novi Ligure-Arquata
mi avevano portato a vedere, a Voltaggio, una delle quattro gallerie di
servizio aperte da anni in vista della realizzazione dell’alta velocità
Tortona-Genova (già Milano-Genova). Era stata sequestrata dalla magistratura
per truffa aggravata, avendo il COCIV (il consorzio di imprese) iniziato lo
scavo senza autorizzazione. Nei giorni scorsi, alla faccia della legalità, ma
ancor più del rispetto per le popolazioni titolari del territori, la
perforazione era stata ripresa. Il 18
gennaio scorso oltre 200 militanti No Tav-Terzo Valico hanno bloccato i lavori,
i movimenti, gli operai, per un’intera giornata. Nell’appello alla
mobilitazione era scritto: “Entrare,
scavalcare, sedersi davanti, ragliare, non collaborare, disobbedire, bloccare,
sono tutti verbi che ben spiegano quante e quali saranno le possibilità per
arrecare disturbo e intralcio ai cantieri del Terzo Valico…” . Auguri!
Il
MUOStro tira fuori le zanne
Mappa dei paesi in cui ci sono una o più
basi Usa
Per adesso li fanno chiamare “terroristi” solo dai
velinari zelanti, anche se i subalterni polizieschi e giudiziari italiani della
Marina Usa hanno iniziato lo stesso tracciato che sta portando a una Valsusa
colonizzata quasi fosse il Mali: occupazione militar-poliziesca, multe
pesantissime a chi si aggira nei pressi della base MUOS di Niscemi senza
cantare alleluja, assurde incriminazioni per reati di ostruzione, fogli di via,
domicili coatti, militarizzazione della polizia e polizizzazione dell’esercito
sul modello già ampiamente in vigore negli USA. Il tutto a difesa di quello che
Antonio Mazzeo, esponente di punta del movimento No Muos e irriducibile San
Giorgio contro il drago, chiama il “MUOStro di Niscemi” (vedi il libro edito da
Editpress-Firenze). Le 46 antenne di comunicazione per i lanzichenecchi USA e
loro mercenari, qui operative e cancerogene dal 1991, non bastavano né alla
guerra di bombe contro popoli disobbedienti, né a quella contro l’ambiente e la
salute dei niscemesi e di tutta la provincia di Caltanisetta.
Così si sono dovute aggiungere le stazioni satellitari ad
altissima e bassa frequenza che sappiano comunicare e comandare operazioni
dall’Oceano Atlantico perlomeno fino a quello indiano e centroasiatico. Di che
operazioni si tratti lo indicano le 7 guerre dirette o surrogate (ce ne sono
decine di occulte, affidate alle Forze Speciali e alla Cia) di Obama in Libia,
Siria, Afghanistan, Pakistan, Yemen, Somalia, Sud Sudan, con il concorso del
picciotto Hollande in Mali, Ciad, RCA. Nei giorni scorsi, approfittando della
sorpresa e della disattenzione di un presidio No Muos, che non si aspettava
l’installazione in tempi così rapidi, nottetempo è arrivata, scortata come se
fossero le armi chimiche siriane, la gru gigante che deve sollevare le parabole
sulle piattaforme completate. Nel giro di poche ore, l’operazione è stata
completata e ora sarà molto più agevole per i comandi Usa attivare per i
necessari genocidi le proprie forze di terra, mare e aria. Per i niscemesi sarà
molto più facile moltiplicare, oltre l’attuale doppio della media nazionale, il
tasso di tumori, leucemie, patologie della tiroide, del sistema
cardiocircolatorio, del sistema nervoso e del DNA. Le parabole spara-cancro Muos
completeranno la decimazione da oltre vent’anni operata dalle 46 antenne. Cosa
ha detto l’Istituto Superiore di Sanità, noto organismo della Casta per
proteggere i cittadini in sinergia con i maltusiani di Big Pharma? Che va bene così.
I militanti No Muos, presi di sorpresa, hanno
improvvisato una manifestazione di protesta incatenandosi per molte ore al
cancello principale della base. A Niscemi, dove le autorità preposte alla
difesa della salute della popolazione e del territorio restano latitanti, si
prepara la mobilitazione della cittadinanza, a partire dagli studenti delle
scuole, dalle famiglie falcidiate dalle antenne Usa quasi abitassero nella
terra dei fuochi, dalle irriducibili “Mamme No Muos”. Ci si aspetta un concorso
di attivisti e cittadini da tutta l’isola e per il 1. marzo il Coordinamento
Regionale dei Comitati No Muos siciliani ha indetto una grande manifestazione
nazionale. Sarà contro la piattaforma di morte e devastazione e contro l’idea
dello sguattero ministeriale degli Usa, secondo cui la Sicilia, storicamente ponte di scambi e
amicizie, debba subire il destino mercenario di “portaerei del Mediterraneo”
per i genocidi allestiti dallo Stato più Canaglia di tutti. Per quanto è in
gioco a livello non solo siciliano, tra stupro della Costituzione, cancellazione
delle prerogative parlamentari, sovranità popolare e nazionale, integrità della
salute e dell’ambiente, Stato di polizia, asservimento a una potenza straniera,
guerra globale, per quel 1. Marzo è urgente e doverosa la massima
partecipazione di tutti i “NO” d’Italia. Fa assonanza con un 1.maggio di tanti
anni fa, solo che oggi, piuttosto che di un bandito Giuliano e delle carabine
dei picciotti messi all’opera a Portella della Ginestra, gli stessi invasori
sono arrivati a disporre degli ascari del fiduciario locale. Non solo mafiosi,
come allora, ma mafiosi e istituzionali. Bel passo avanti verso la sovranità e
l’autodeterminazione, non c’è che dire.
Renzi-Letta-Berlusconi,
triade alla cinese
L’atomo s’è scisso. Pro-preferenze assicurate da mafia e
paramafia clientelare e anti-referenze che garantiscano le nomine da parte dei
capibanda, PD bersaniano e NCD contro PD renziano e Forza Italia. Se non è
zuppa è pan bagnato. In questo ping pong del doppio, le coppie si scambiano i
partner in una girandola alla quattro cantoni. Ma, niente paura, tutto
l’ambaradan si svolge all’interno della stessa identica molecola, in un
aggregato internazionale che, tra una scissione dell’atomo e l’altra, prepara
quella deflagrazione universale che,
salvo contromisure, dovrebbe ricomporre il mondo secondo i gusti degli 85
individui che, nei calcoli dell’Oxfam, detengono la stessa ricchezza dei 3,5
miliardi poveri. Un mondo a misura dei padrini del giullare-mannaro di Firenze:
massoneria, Opus Dei, mafia, banche, complesso militar-agrario-industriale.
Gente che imperversa nel mondo a forza di bombe e rapine a mano armata, mentre
qui ottiene gli stessi scopi mediante allievi della sua scuola quadri cui si
insegna a fare il contrario di quello che si dice. Ingarbugliando così il popolo
bue in uno smarrimento paralizzante e a coloro che non si fanno paralizzare si
tirano addosso i Caselli, i poliziotti assassini alla Aldovrandi, o le
bottiglie incendiarie tipo Diaz e casa Esposito.
Fantastico come la faccia di bronzo più-che-berlusconiana
del fighetto fiorentino riesca, grazie ai riverberi agevolati dai media, ad
accecare meglio dello sguardo della Medusa. Con sbarramenti iperuranici al 5, 8
e 12 percento e premi di maggioranza
stratosferici, ti basta un 35% e prendi tutto e lasci fuori a brucare ortiche
il 65% di tutti quei piccoli – il vero sale della Terra – che si permettono di
“ricattare” i grossi pretendendo che il voto dei loro elettori non valga la
metà, un terzo, un quarto, di quello al partito monade. Monade, ma opportunamente
bifronte, in modo che, seppure tra giocatori di squadra A e di squadra B della
stessa società, l’apparenza del confronto resti visibile e convincente. Confronto,
si fa per dire. Qui uno che affitta pezzi pregiati della sua città al primo
Montezemolo di passaggio, che ha per modello etico-estetico Briatore, l’eletto
che si fa ungere a Washington e, certificato alle Cayman, si mette a
disposizione di Draghi, farebbe a botte con chi persegue le stesse pratiche?
Tra chi nasconde il proprio avvizzimento sotto ceroni e tiraggi plastici e chi
copre con giubbini Fonzie la propria decrepitezza economico-sociale non può
esserci confronto, ma solo la “profonda sintonia” tra brontosauri che tentano
il ritorno scansando i meteoriti del 1789 e del 1917.
Ovviamente il battistrada di questo corteo di majorettes della terza età, ormai più di
Papadopoulos esperto in colpi di Stato, ormai garante, da 8 anni, di ogni
violazione della Costituzione, della separazione dei poteri, di ogni terzietà super partes, di ogni principio di
eguaglianza, di ogni correttezza giudiziaria relativa alle tenebre del
mafia-Stato, non ha nulla da obiettare alla gioconda cancellazione bipartisan
degli articoli 1, 3, 48 e 67 della
nostra Carta Magna. Anzi, si compiacerà al sole della benevolenza UE-USA,
massonico-ecclesiastica-mafiosa, quando un’invincibile maggioranza assoluta,
data a chi rappresenta il 35% (e nel caso del ballottaggio anche meno),
polverizzerà anche l’ultimo frammento di uguaglianza dei cittadini, del
pluralismo di una società complessa e viva, delle residue voci che non cantano
l’inno del pensiero unico. Voci di piccoli mascalzoni che “ricattano” i bravi e
buoni. Valori che sul piano giuridico,
sociale, etico, culturale, sono andati da tempo.
Ma non scherziamo. Questo campione di esprit de finesse cui gli eredi del PCI
(ah, Togliatti, ah Berlinguer!) hanno consegnato a scatola chiusa, tutt’al più
infiocchettata di docili riservine, il partito dei lavoratori, per partner non
poteva che scegliere un farabutto patentato che, per vent’anni, ha circonvenuto
gli italiani rosolandoli nella pappa
delle sue bugie. Del resto, dopo le promenade
sottobraccio con il guitto mannaro negli eleganti giardini all’italiana di
Monti e nell’arida brughiera di Letta, al passo di danza delle orchestre di
Bruxelles e Francoforte, l’amplesso era nelle carte. E alla carogna insufflata
di nuova vita, al più indagato, processato, condannato dei primi ministri mai
apparsi tra regno e repubblica, che Renzi ha affidato il ruolo di padre
costituente Scaturito, parrebbe, da una
puntata del Grande Fratello, cioè dall’abisso di volgarità, scaltra cretineria,
feroce voglia di sopraffare, ossessione dell’apparire, in cui il socio anziano ha fatto precipitare
il paese di Dante, Vittoria Colonna, Calvino, questo masnadiero da happy hour punta a farci vedere più sorci verdi di
quanto non siano mai usciti dai bassifondi di Arcore.
Dice che ha la chiacchiera. Un rumore come quello della raganella, piacevole e
inutile. Va bene per chi vuole essere emozionato, così non gli tocca pensare. Pretende
di essere musica, ma è come quella che si sente nei supermercati. Suoni che
inteneriscono, colori che abbagliano. Risultato: rincoglionimento. E così passa
il discorso risolutivo di tutto questo trambusto allestito per arrivare alla
resa dei conti finale, non più, modestamente, con la classe operaia, ma con il
popolo intero: “Siete liberi di fare quello che
vi dico”.
Non è solo una legge elettorale finalizzata a
destrutturare ogni contratto sociale, a imporre la dittatura col trucco, a
deculturalizzarci, a convincerci che se ce l’abbiamo nel culo va bene perché
gay è trendy. E su questo c’è larga
intesa, dal ”manifesto” a Obama. E’
una legge, è un personaggio, è un progetto, che ci faranno rimpiangere la propedeutica Fornero e i prodromi
golpisti di Scelba, Gronchi, Cossiga. E’ il capitolo nazionale della narrazione
che vanno tessendo nelle segrete camere i mandanti Usa e i sicari UE: il TTIP.,
accordo transatlantico di libero capestro. Una strategia lineare che parte da
lontano e si snoda attraverso quella strage di contadini di Portella della
Ginestra di cui parlavamo, Gladio, i tentativi golpisti di Stato, gli
attentati, fino a quella P2 che inglobava i vertici delle istituzioni
politiche, militari, economiche, dell’intelligence e della criminalità
organizzata e che ora ha affidato la
realizzazione dei suoi piani alla coppia del Grande Delinquente e del Grande
Imbonitore. Il fascismo è una barzelletta al confronto. Una barzelletta domestica.
Questa qui è planetaria.
Il
gatto e la volpe, cloni perfezionati
In questo racconto di nequizie, di ipocrisia e di
complicità dei nostri lavapiatti con i chef della cucina imperiale, eccelle una
coppia ancora più sublime di quella del marchettaro di regime, Fabio Fazio, con
l’accalappia-gonzi Roberto Saviano. Dopo
l’ultimo “Il tempo che fa” a cui mi sono sottoposto, mi è venuto di lavarmi le
mani e spazzolarmi i vestiti, per tema di essere stato in qualche modo
imbrattato dalle oscenità delle effusioni tra Fazio e Adriano Sofri. Dal letame,
caro Fabrizio De Andrè, non nascono solo diamanti. Dalle nostre parti ne esce
soprattutto fetore. Fetore di putrefazione della decenza, della verità,
dell’onestà.
Anche qui è in corso una campagna in perfetto sincronismo
e in sintonia politica con quelle di cui sopra. In parallelo con quella
chiavica di depravazione storiografica che è stata la “soap” “Gli anni spezzati”, con la quale su Rai1 il regime ha
tentato per l’ennesima volta a capovolgere la storia degli anni ’70, ultimi di
un popolo non ancora ammanettato dal consociativismo “sinistra”-destra,
rovesciando i ruoli dei carnefici e delle vittime attraverso la santificazione
di alcuni dei personaggi, la demonizzazione di altri e la totale falsificazione
dei fatti e delle responsabilità.
Il contributo di Rai3 è stata l’accoppiata Fazio-Sofri,
presentandosi quest’ultimo con l’aureola di colui che, già protagonista del
male, si era poi riscattato e aveva quindi tutta la credibilità per ammantare
di verità tutte le scelleratezze che i suoi padrini vanno commettendo in giro
per il mondo. Adriano Sofri, che, già ai tempi in cui ero il direttore responsabile
del giornale “Lotta Continua”, mi era parso un concentrato di narcisistica
arroganza, incompatibile con la qualifica attribuitagli di “compagno” per eccellenza, non so se abbia
o meno ucciso il commissario responsabile dell’assassinio di Pinelli e della
successiva caccia ad anarchici e antagonisti. Sarebbe stato un delitto, ma
forse meno disonorante di quelli compiuti successivamente per ottenere il
compiacimento e, dunque, la liberazione dal carcere, del moloch contro cui, da
leader, Sofri aveva incoraggiato una
generazione a combattere e, in parecchi casi, a morire.
Da Fazio, come quando si aggira nella disinformazione di
eccellenze giornalistiche come “Panorama”. “Il Foglio”, “La Repubblica”,
l’inqualificabile soggetto ha ripetuto alla perfezione la lezioncina che aveva
svolto ai tempi dell’aggressione alla Jugoslavia e alla Cecenia, in cui aveva
avvallato i crimini e le relative menzogne degli aggressori. Strage serba a
Srebrenica, il genocidio Khmer in Cambogia, Auschwitz colpa di tutti noi,
l’indispensabilità e quindi legittimità degli interventi militari, la necessità
di una polizia del mondo… Infine, visto che, nella storia della Repubblica, nessun
condannato per omicidio ha avuto un trattamento più benevolo di lui, non ha
potuto esimersi dal lanciarsi in una perorazione a favore di indulto/amnistia,
come la nota protettrice di Ligresti li sta prospettando e il compare di
Napolitano alla Corte di Cassazione li sta promuovendo. Ovviamente per tirar
fuori un altro po’ di ligrestini ed evitare di mettere le mani là dove
occorrerebbe per impedire che la gente vada in prigione.
Si potrebbe continuare questa traversata nello strame
raccontando dei disperati tentativi di un simil-Sofri, Nichi Vendola, di
aggrapparsi a qualche panfilo reale per non finire là dove sono destinati i
cascami della Storia. E’ stato patetico vederlo dibattersi al Congresso di SEL,
tra l’1% dell’ elettorato, per
neutralizzare la spinta di molti delegati, non ancora addestrati alle
mediazioni al ribasso, ad aderire alla presentabilissima lista europea del
greco Tsipras. Per lui il sol dell’avvenire splende tutto sulla fronte del
presidente del parlamento europeo, Martin Schultz, capofila continentale di
quella gloriosa socialdemocrazia che ci ha dato campioni, se non della
rivoluzione proletaria, del contrasto al pensiero unico e alla conseguente decimazione sociale, come
Hollande, Blair, Zapatero, Olli Rehn, Bersani, Fassina, Blair e via scorrendo
lungo l’elenco di coloro che ci hanno consegnato, a mani e piedi ideologici
legati, al cannibalismo neoliberista.
Si dovrebbe offrirci un’occasione per lo strappo di tutti
i capelli e lo straccio di tutte le vesti parlando delle iniziali
privatizzazioni dei pezzi di patrimonio nazionale sopravvissuti al saccheggio e
alla svendita ordita nel ’92, sullo Yacht “Britannia”, da Draghi, Soros, Andreatta, e
altri malfattori alle dipendenze di Trilateral-Bilderberg, e poi messa in atto da Amato, Prodi e Ciampi (opportunamente
premiati con la più alte cariche disponibili nella Repubblica). E’ latte
versato su cui si dovrebbe smettere di piangere, andando invece ad acchiappare
qualche lattaio.
L’esercito
di riserva della guerra
Gira un appello Arci, CGIL e di tutta l’allegra brigata
pacifista che campa facendo da vivandiera alle armate di sterminio che
percuotono il mondo. Si definisce…”per la Siria” e viene diffuso nel preciso
momento in cui stava per iniziare la farsa Ginevra 2 sul conflitto in corso.
Anche qui l’ipocrisia, fondata – per malafede, per ignoranza - sull’inevitabile rovesciamento dei fatti e
delle responsabilità, raggiunge vette eccelse. Tutto uno sproloquio su
sofferenze e privazioni, vittime e rifugiati, fame e devastazione, è incapsulato
nella tonitruante accusa ad Assad di essere la belva colpevole di tutto,
inclusi i gas. La confezione-regalo è stata consegnata nelle mani dei
terroristi-mandanti e nei terroristi-mandatari, fosse mai che a Ginevra
spuntassero le rivelazione di Seymour Hersch, leggenda Pulitzer del giornalismo
americano, e le prove del MIT, massimo consesso accademico scientifico degli
Usa, che inchiodavano alla paternità delle stragi chimiche gli stessi mercenari
che le avevano denunciate.
Del resto, ci sanno fare con le armi chimiche i nostri padrini atlantici. Le hanno adoperate dal Vietnam all’Iraq, dalla Palestina ai Balcani. Sono pratica corrente delle loro industrie alimentari e farmaceutiche. Ora si divertono a farla finita con la vita nel Mediterraneo e intorno ad esso, liberandosi delle sostanze chimiche siriane in approdo a Gioia Tauro (non per nulla porto e terra in mano all’amica ‘ndrangheta), attraverso la loro distruzione mediante idrolisi, in mare, tra Creta e la Grecia. Lo denuncia il più importante centro greco di ricerca scientifica di Atene e del Politecnico di Creta. Ma si sa, di quella gente, che è riuscita a sconfiggere un impero a Maratona, è da tempo che l’UE/USA cerca di liberarsi.
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SOSTENERE
I NO TAV
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Messaggio inoltrato ----------
Da: Alberto Perino -Condove
Date: 16 gennaio 2014 23:41
Oggetto: [Comitati NoTav] COLPEVOLI di difendere la nostra terra. Chiediamo a tutti appoggio e solidarietà concreta.
A:
Date: 16 gennaio 2014 23:41
Oggetto: [Comitati NoTav] COLPEVOLI di difendere la nostra terra. Chiediamo a tutti appoggio e solidarietà concreta.
A:
Appello per
la raccolta fondi per le spese legali del movimento anche alla luce dell'ultima
condanna al risarcimento danni a LTF.
Da far
girare con ogni mezzo.
COLPEVOLI DI
DIFENDERE LA NOSTRA TERRA E I BENI COMUNI.
CHIEDIAMO A
TUTTI UN APPOGGIO E UNA SOLIDARIETA’ CONCRETA.
Il tribunale ordinario di Torino,
sezione distaccata di Susa, in data 7/1/2014 depositata in data 14/1/14 ha
sentenziato: "dichiara
tenuti e condanna Alberto Perino, Loredana Bellone e Giorgio Vair, in solido
tra di loro, al pagamento a parte attrice [LTF] di euro 191.966,29 a
titolo di risarcimento del danno;" oltre al pagamento sempre a LTF di euro
22.214,11 per spese legali, per un importo totale di euro 214.180,40.
La causa
civile era stata intentata da LTF perché a suo dire gli era stato impedito di
fare in zona autoporto di Susa il sondaggio S68 la notte tra l’11 e il 12
gennaio del 2010. I sondaggi S68 e S69 erano inutili e infatti non sono mai
stati fatti né riproposti sia nel progetto preliminare sia nel progetto
definitivo presentato per la tratta internazionale del TAV Torino – Lyon.
Quella notte, all'autoporto
centinaia di manifestanti erano sulla strada di accesso all'area per impedire
l'avvio del sondaggio. La DIGOS aveva detto che non sarebbero arrivate le forze
di polizia per sgomberare il terreno dai manifestanti ma che sarebbero venuti
gentilmente a chiedere di poter fare il sondaggio, se avessimo rifiutato se ne
sarebbero andati. E così avvenne.
Poi si scoprì che era una trappola
per tagliare le gambe ai NO TAV con una nuova tecnica: richiesta di danni
immaginari per centinaia di migliaia di euro a carico di qualche personaggio
del movimento.
LTF aveva nascostamente stipulato un
contratto di utilizzo di due aree di circa 150 mq cadauna, mai registrato, con
la CONSEPI spa, che vantava un diritto di superficie sull’area di proprietà del
comune di Susa per una cifra completamente folle: 40.000 euro per i primi
quattro giorni e 13.500 euro al dì per i giorni successivi per un totale
dichiarato di 161.400 euro IVA compresa. Questo contratto serviva solo per gonfiare
i costi e quindi la richiesta di danno. In merito la CONSEPI SPA nella
relazione di bilancio 2010 scriveva testualmente:
“Si tratta di una vicenda a tutti
ormai ben nota e che risale ad un periodo nel quale l’attività dei corsi di
guida sicura di Consepi, rivolti soprattutto ai ragazzi neopatentati erano al
amassimo del loro svolgimento.” ….“La Società interpellata dalla stessa
Prefettura oltre che da LTF, fece chiaramente presente tali considerazioni
chiedendo un rinvio di qualche settimana dei sondaggi, rimarcando il fatto che
se questi fossero stati procrastinati l’onere per LTF sarebbe stato di gran
lunga inferiore a quelli che contrattualmente si assumevano.” …. “L’onere
sopportato da LTF deriva pertanto dal fatto che quest’ultima e la Prefettura,
nonostante le esplicite richieste di rinvio di Consepi, sono state irremovibili
sulle date dei sondaggi.”
Infatti LTF aveva stipulato con la
CONSEPI, in violazione di ogni principio di buon andamento della gestione dei
fondi pubblici, una scrittura privata per accedere ai predetti terreni,
sborsando ben 161.400 euro alla stessa CONSEPI per avere in concessione un
terreno di pochi metri quadrati già oggetto di una autorizzazione
amministrativa per occupazione temporanea a costo quasi zero, come prevede la
legge italiana sugli espropri ed occupazioni temporanee.
Il fatto che sia del tutto
ingiustificata la somma pagata da LTF a CONSEPI è sancita in modo
inequivocabile anche dalla Commissione Europea che, come confermato dall’OLAF
(Ufficio antifrode europreo) rispondendo ad una nostra segnalazione in merito,
con la lettera Prot. N° OF/2010/0759 in data 29/10/2013 affermava che “La Commissione Europea non ha pagato le spese in
quanto non ammissibili”
Il fatto che tutta l’inutile
campagna di sondaggi di inizio 2010 fosse solo un colossale bluff per dire
all’U.E. che i lavori erano iniziati, è testimoniato dal fatto che dei 34
sondaggi previsti ne furono effettuati soltanto 5 per una lunghezza complessiva
di metri lineari 243 rispetto ai 4.418 metri lineari previsti.
Ora gli avvocati del movimento
presenteranno appello, ma essendo una causa civile, se LTF pretende il
pagamento immediato, occorrerà pagare al fine di evitare pignoramenti o
ipoteche sui beni delle tre persone condannate al risarcimento.
Il MOVIMENTO NO TAV non ha le
possibilità economiche per fare fronte a queste pretese. Tutto questo è stato
concertato e messo in atto solo al fine di stroncare la nostra lotta.
Non a caso sul
quotidiano “La Stampa” del 22 settembre 2010, poco prima dell’inizio della
causa, si leggeva “Il ricorso alla causa civile contro i No Tav potrebbe
così diventare uno strumento di dissuasione che i soggetti incaricati della
progettazione o dell’esecuzione dei lavori potrebbero utilizzare per contenere
la protesta”.
Il MOVIMENTO NO
TAV sta già sostenendo un pesantissimo onere per le difese legali, a cui si
aggiunge questa batosta tremenda, che da solo non può sopportare. Per
questo, con molta umiltà, ma altrettanta dignità e fiducia, chiede a tutti quelli che ci dicono: “Non mollate!”, “Siete l’unica speranza di questo
Paese”, “Resistete anche per noi” di dare un concreto appoggio
aiutandoci economicamente in modo che possiamo resistere ancora contro questo
Stato e questi Poteri Forti e mafiosi che ci vogliono per sempre a cuccia e
buoni.
Ci sono più di 400 persone indagate per questa resistenza contro un’opera imposta, inutile e devastante sia per
l’ambiente sia per le finanze di questo Stato e che impedisce di fare tutte le altre piccole opere
utili.
ANCHE UTILIZZANDO QUESTI SPORCHI MEZZI NON RIUSCIRANNO
A FERMARE LA RESISTENZA DEL POPOLO NO TAV.
Aiutateci a
resistere, grazie.
MOVIMENTO NO TAV
I contributi devono essere versati
esclusivamente sul conto corrente postale per le spese legali NO TAV
n.1004906838 - IBAN - IT22L0760101000001004906838 intestato a Pietro
Davy
Daniele Mallamaci
Consiglio
della Regione Piemonte
Gruppo Misto
- Progetto Partecipato
Via Dellala
8 - 10121, Torino
011-575-7897
19 commenti:
leggendo, informandomi sono arrivato alla sconcertante conclusione che l'economia attuale, globalizzata capitalista finanziaria e monetarista, vada a braccetto non sempre ma non di rado con l'illegalità o con una legalità di comodo preparata per arrivare sempre agli stessi obiettivi, lo sfruttamento di esseri umani, animali e pianeta senza eccezione... in questo quadro, tutte le forme di resistenza sono positive ma mi chiedo dove possiamo andare se eserciti, polizie, informazione, governi, etc. remano tutti verso il sistema unico e non vi sia veramente possibilità di vivere diversamente... molti miei conoscenti vorrebbero vivere diversamente ma sono dipendenti (termine perfetto per indicare la situazione economica e sociale assieme)... senza reddito, in un mondo monetarista si vive? E come? E' tutto notevolmente semplice e scoraggiante, siamo stati e rimaniamo schiavi salariati, le condizioni di vita ci vengono imposte e alla fine MUOS o TAV o ponte sullo stretto sono esternazioni di quel potere affaristico che dice a chi va la ricchezza e il benessere, gli altri devono solo tacere e sopportare... chi dissente, viene sempre attaccato... e di modi per fartela pagare ce ne sono molti, come è dura avere la schiena diritta in questo mondo!
Sarà dura anche che i terroristi globali mollino la Tav. Infatti, dopo molto pensare, sono giunto alla conclusione che la Torino-Lione che è parte del corridoio 5 Lisbona-Kiev, risponda a logiche militari. Infatti non sussistendo nessuna valida ragione economica o civile che ne consigli la realizzazione, non rimane che una logica militare. Certo, bisogna mettere insieme tutto il mosaico, solo allora si ha l'illuminazione. I fatti in Ucraina, la rabbiosa reazione occidentale alla disdetta dei pre-accordi con l'Ue e la necessità per gli yankee di avere una posizione avanzata nella futura guerra contro la Russia, spiegano la necessità di un rapido trasporto truppe, una volta sbarcate a Lisbona. Ciao Fulvio, ad maiora.
quante generazioni ci vorranno per capire che il politicamente corretto ci fa vivere nelle utopie?
Credo che l'opinione di Roberto abbia un valido fondamento. l'infiltrazione di terroristi fra i "pacifici manifestanti" che attaccano con violenza organizzata un legittimo presidente che ha la grave colpa di non volere lasciare il paese ai cannibali UE (vista anche l'esperienza greca) e di aver cercato un accordo più conveniente con la Russia, dimostra che come accadde con la Yugoslavia, l'espansione ad est deve continuare con le buone o con le cattive. Dopo l'attacco alla Bielorussia (governata da un altro "dittatore") cancellato nel 2001 con il cambio di programma imposto dall'amministrazione Bush erano passati alcuni anni che la Russia veniva blandita con accordi commerciali e l'ingresso nel G20. Dopo il 2008, quando Putin reagì alla provocazione georgiana, era chiaro che il processo di accerchiamento doveva subire un accelerazione. Non è un caso che il possibile asse energetico Berlusconi Gheddafi Putin sia stato fatto saltare con la forza. L'Ucraina ha sempre giocato un ruolo fondamentale nelle due guerre mondiali e durante la rivoluzione d'Ottobre pertanto è da sottolineare che il corridoio 5 Lisbona Kiev è stato ideato dando per scontato che la capitale ucraina finisca nell'area UE. Fra l'altro una guerra sul fronte orientale richiederebbe un enorme quantitativo di uomini e mezzi militari, come la storia insegna, che devono essere supportati in continuazione con rifornimanti ed armi, viste le enormi distanze e le difficili condizioni climatiche.
Alex e altri@
Non v'è alcun dubbio che il Tav serva anche e in misura decisiva alla militarizzazione di un'Europa totalitaria, ma per questo basta la Torino-Lyon, all'interno della rete intra-europea che collega il tratto alla rete Nato in Francia-Atlantico. Non avete notato che la Lisbona-Kiev non c'è più, visto che Portogallo e Polonia si sono ritirati dal progetto? Del resto, non sarebbe molto razionale far arrivare strumenti e forze militari dal fondo dell'Europa, quando l'approdo naturale è la costa atlantica francese e nord-europea e le forze Nato sono già all'interno del continente.
Alex e altri@
Non v'è alcun dubbio che il Tav serva anche e in misura decisiva alla militarizzazione di un'Europa totalitaria, ma per questo basta la Torino-Lyon, all'interno della rete intra-europea che collega il tratto alla rete Nato in Francia-Atlantico. Non avete notato che la Lisbona-Kiev non c'è più, visto che Portogallo e Polonia si sono ritirati dal progetto? Del resto, non sarebbe molto razionale far arrivare strumenti e forze militari dal fondo dell'Europa, quando l'approdo naturale è la costa atlantica francese e nord-europea e le forze Nato sono già all'interno del continente.
@Fulvio
Non parlo di Vendola che col suo ni a Tsipras ha mostrato il meglio di seL mi chiedo piuttosto se questa accettazione dei dogmi capitalisti da parte del greco sia tattica o strategia e se veramente crede di poter combattere dall'interno la dittatura finanziaria con gli stessi mezzi del capitale,così di primo acchito mi ricorda tanto quei socialdemocratici che lordano la sinistra portando acqua al mulino del nazinalismo di destra
quando avremo capito che il "nazionalismo" (o meglio il "patriottismo") almeno oggi NON è di destra avremo fatto un grosso passo avanti.
rossoallosso@
Nonostante che riconosca il ruolo di Tsipraas nella fantastica mobilitazione triennale delle masse greche in lotta con il regime, ora nutro gli stessi tuoi dubbi. Anche perchè non mi convince la combriccola mista che lo ha lanciato. C'è poi il sospetto che la sua candidatura sia pensata da qualcuno per tagliere le gambe in Europa al Movimento Cinque Stelle che si sta comportando eccellentemente in parlamento e che terrorizza il regime e i suoi corifei.
@anonimo
va bene,diciamo allora che Tsipras così agendo lascia ancora una volta in mano alla reazione il ompito di gestire il malcontento
A proposito di patriottismo, che probabilmente non e' di destra almeno non solo della destra, ma mi sembra che su certi temi ci sia una convergenza bypartizan. Non e' di destra la difesa della Banca d'Italia? Pero' a parte l'opposizione del M5S magari un po' scomposto ma sincero, non vedo i movimenti "antagonisti" che si stracciano le vesti (al contrario di come fanno per la Siria oliando I cannoni alla propaganda antisiriana), mentre tutti sono d'accordo a pretendere il ritorno impunito dei "nosrti" due Maro'. Oggi Re Giorgio ha telefonato ai due fucilieri e gli ha parlato di onore, addirittura criticando L'India che a mio avviso sta facendo di tutto per non urtare le sensibilita' Italiane, dovendosi pero' muoversi fra comprensibile indignazione popolare e ringhiati rabbiosi di chi vede una lesa maesta' per il solo fatto che una casta "superiore" con al divisa indosso possa solo essere chiamata a rispondere ad un paese considerato "inferiore" a destra come a sinistra. Nessuno chiede non dico giustizia ma nemmeno verita', per quasi tutti sono degli eroi, ma quasi nessuno ricorda che l'onore (sopratutto di professionisti strapagati) significa anche prendersi le responsabilita' delle proprie azionicome fecero Attilio Regolo e Muzio Scevola ma anche il soldato Manning. Sarebbe interessante conoscere il parere del M5S su questo. Ho visto anche un presidio dei forconi a Mestre con le foto dei due, mi sembra che stia virando verso una destra populista.
@Alex
visto i danni causati dal PCI prima per arrivare al PD poi,credo, diversamente da ciò che pensa Capanna (http://www.ilsussidiario.net/News/Politica/2014/2/1/PARLAMENTO-NEL-CAOS-Capanna-Beppe-Grillo-e-M5S-vittime-del-cretinismo-di-Lenin/462764/) che la forza di Grillo sia proprio nel non schierarsi di rimanere sul pezzo senza prerogative ideologiche ma unicamente sostanziali evitando in questo modo tutte le etichette cui cercano di affibbiargli,evitare qualsiasi commento in un senso o nell'altro in politica estera evita eventuali strumentalizzazioni che risulterebbero inevitabili.
Se nella benaugurata ipotesi l'M5s dovesse vincere le prossime elezioni quale colore si dovrebbe dare ad una possibile "rivoluzione " o quale paternità a possibili attentati.(rossi, neri,integralismo religioso,euro-antieuro)non possono attaccare Grillo perchè è contro la dittatura finanziaria chi lo capirebbe?
Grillo è contro tutti e contro nessuno perciò fa paura
Non male rossoallosso!
solo per notare che, a pochi giorni dal comunicato di vittoria delle forze della Jamahiria nel sud della Libia, gia' sul corriere della sera esce la notizia di squadre speciali USA e droni ad operare contro "gruppi terroristi legati ad Al Qaida (!)" nel Sud della Libia che sarebbe "fuori controllo". Con tanto di "volontari afghani". Senza che nessuna sinistra "alternativa" protesti, troppo impegnati a fare comunicati che auspichino la pace della Siria solo dopo averla smantellata ed eliminato tutta la sua classe dirigente, a prescindere dai siriani. E poi da notare la foto di "pacifici manifestanti" pro - UE con tanto di elmetto militare sempre sulla pagina online del corriere della sera. Facciamola girare in quei siti di "pacifinti".
la partita di elicotteri all'India che doveva piazzare la Agusta se la sono aggiudicata i russi. A questo punto basterebbe una telefonata di Putin a Delhi per sistemare la questione. i marò sarebbero processati nel loro paese, come quasi sempre avviene in questi casi. difatti il capo della delegazione italiana tornata giorni fa dall'India è andato a bussare all'ambasciata russa a Roma...
Rispondo in tema al M5S e mi scuso per questi frequenti interventi, ma sono a casa raffreddato e mi piace scambiare qualche idea: capisco perfettamente la tattica di resistenza consistente in non dare punti di riferimento ideologici, cosa che ho fatto spesso anche io al posto di lavoro, anche non rinnovando la tessera (senza rimpianti) della CGIL che finora ha difeso da me solo I "premi" di un paio di iscritti "giusti", con una pantomima squallida. Ma resta una tattica di resistenza che se da un lato puo' erodere il consenso passivo alla classe dominante, dall'altro non e' scontato che in momento di crisi riesca a costituire un faro per le classi subaterne e per contrastare l'imperialismo con le sue guerre ed i suoi disastri (sociali ed ambientali). Riuscirebbe a spiegare ai suoi militanti, ad esempio, che il disoccupato italiano e l'operaio sottopagato che viene dalla Romania sono vittime dello stesso sistema, e che non devono essere messi uno contro l'altro, se non ne ha creato la coscienza per tempo? Comunque si vedra'.
Riguardo al PCI ero un po' troppo giovane, ma ricordo la svolta revisionista dell'89 culminate con il cambio di nome. L'impressione era che quasi tutta l'intellighenzia era ben consapevole e preparata a questo cambio, conseguenza proprio dell'ideologia di essere accettati come un partito "normale" occidentale ad ogni costo e di accettare apertamente la societa' capitalista come unica possible. Mi ricordo una frase in proposito di Napolitano, oggi presidenti acclamato da due fazioni che hanno fatto credere a molti di essere nemici politici. Tutto il resto che ha riguardato le trasformazioni in Pds, Ds, Pd lo vedo come logica di tentativi, non sempre riusciti, di adattarsi alla realta', che dai tempi della Bolognina si proponevano di interpretare, ma mai di cambiare. E che spesso non hanno saputo neanche capire bene, visto che in pochi anni hanno dovuto convertire mille volte le loro posizioni, dalle battaglie ambientaliste alle posizioni contro le guerre imperialiste (Contro, almeno a parole, a quelle del 1991 e del 2003 in Iraq, a favore di quella contro la Yugoslavia del 1999, entusiasti su quella contro la Libia)
Purtroppo sembra, da quello che dice il Giornale, che le truppe governative di Tripoli con I feroci ratti di Misurata abbiano ripreso il controllo di Sahba. Sarebbe una brutta notizia, in qunato in pochi casi ci sarebbe da sostenere una lotta di popolo sincera contro l'aggressione delle feroci petromonarchie, appoggiati da droni americani e "volontari" raccattati in Afghanistan come la resistenza libica verde e tuareg. Con l'Italia che manda aiuti militari ai governativi come se non fosse bastato il vergognoso tradimento. Saro' fissato ma forse ancora non mi rassegno che un esperienza laica e progressista debba essere cancellata nel sangue attraverso il genocidio (si puo' usare questo termine?) e la diaspora delle tribu' che non hanno piegato la schiena. L'idea mia e' che l'obiettivo, piu' che l'accaparramento delle risorse e' quello di cancellare la memoria di 40 anni di un modello che oggi,data la linea lacrime e sangue sempre per gli stessi, potrebbe fare venire qualche idea strana in giro. Inoltre proprio adesso gli inglesi fanno uscire un documentario (come mai ci hanno messo due anni? forse dovevano preparare un set credibile?) che parla di lager sessuali di Gheddafi, dimenticando che proprio lui e' stato torturato sodomizzato senza troppo scandalo da parte dei pacifinti, che ne auspicavano la rimozione ad ogni costo e nella migliore delle ipotesi la morte in una cella dell'Aia. E con gridolini di giubilo da parte del mito delle donne democratically correct, Hillary Clinton.
Se i gheddafiani riprendo il controllo della situazione la vita degli italiani da quelle parti non varrà più un soldo bucato. d'altronde chi è causa del suo mal... il discorso di alex1 sul Pci invece a mio avviso riconosce troppo onore a costoro. è semplicemente gente che "tiene famiglia": finiti i soldi sovietici si sono buttati nell'abbraccio mortale americano. gente senza idee e senza onore. inetti, incapaci, vili e traditori. e tutto ciò diventa sempre più evidente, grazie anche a 5S.
Non e' un giudizio morale quello sui dirigenti PCI, e' solo un giudizio politico. D'altra parte se si esclude il "presidente" ai tempi del sequestro Moro andava e tornava senza problemi a Washington per parlare con Kissinger, e D'Alema, che fine hanno fatto gli altri? Sono nelle retrovie, in pensione anticipata o per parafrasare Lenin, nella spazzatura della storia.
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