In carovana, con i
Tuareg, sui bombardamenti USA-Nato in Siria e Iraq
Parliamo di Nato, guerre, basi, poligoni. Ma prima un'esperienza istruttiva.
In più di un anno di incursioni, la cosiddetta Coalizione
Anti-Isis, che comprende i maggiori paesi Nato e suoi associati e alleati, non
ha minimamente intaccato la forza e l’espansione dell’Isis in Siria e Iraq. Al
più ha bombardato siti e infrastrutture delle forze governative di Baghdad e
Damasco e si è fatta scoprire mentre dagli aerei lanciava rifornimenti di armi
e viveri proprio alle forze del Califfato e il pilastro Nato Turchia inviava a
ripetizione colonne d i mezzi, con miliziani e approvvigionamenti, attraverso
la sua frontiera in Siria.
Recentemente ho avuto l’occasione di trascorrere alcuni giorni tra i Tuareg. Albe folgoranti, tramonti che trascolorano fiammeggiando in notti nelle quali, a chi arrovescia il capo, arrivano in risposta più stelle che in qualsiasi altra parte del mondo. Spazi abbaglianti di monotonia nell’estensione verso orizzonti sempre inafferrabili, ma di stimoli minuti visivi: dallo scorpione che si arrovella nella sabbia, alla gazzella che graffia l’orizzonte, dal cespuglio che s’intreccia alla serpe, all’acacia del ristoro ombroso vagheggiato per miglia e, intorno alla palma, sul wadi (rivo) ora a secco, il semicerchio di case millenarie di fango e filigrana di paglia imbrunita, quale integra, quale sbriciolata dal connubio con vento, sole e pioggia, nessuna priva di un qualche ornamento che ridisegni i contorni di rupi e nuvole ed esprima desiderio di bellezza. Parole rade e solide che trascorrono tra i cammelli, di gobba in gobba, turbanti e fluide vesti, quasi sempre azzurre, forse a invocare il cielo e le sue benedizioni.Il sonno, nel gelido controcanto della notte alla canicola del giorno, lo zaino per cuscino, la magra coperta sullo spazio sabbioso strappato alla pietraia. Un mondo in cui il tuo di dentro si rispecchia e fonde in quello di fuori. E viceversa.
I Tuareg sono la popolazione che si estende dal Marocco alla Nigeria, al Mali, al Niger e alla Libia e che da decenni rivendica l’indipendenza dello Stato Tuareg dell’Azawad. Per bloccarne l’avanzata è intervenuta nel gennaio del 2013 la Francia, utilizzando il pretesto di una presenza di terroristi Al Qaida. Tuttora la Francia, appoggiandosi a un governo fantoccio, occupa gran parte del Mali, ma non è riuscita ad avere la meglio sulla guerriglia dei Tuareg.
La spedizione tra i Tuareg mi ha dato l’occasione di
verificare come sia stato possibile che la Coalizione Nato-Golfo non abbia
potuto raggiungere alcun risultato nei suoi bombardamenti sull’Isis,
allorquando la Russia in poche settimane ha saputo distruggerne gran parte del
potenziale bellico e favorire l’offensiva vittoriosa delle forze governative.
Il terreno sul quale in Iraq e Siria si muovono le forze del Califfato è del
tutto simile, salvo alcune montagne in terra berbera, a quello che ho percorso
con una colonna di Tuareg. Si tratta per quasi l’intera estensione delle aree
di questa popolazione di deserto e semideserto.
I miei compagni di carovana, Adan, Dassin e Mbarek e gli
altri (in questa foto il vostro inviato è l’ultimo della fila), si sono fatti
sonore risate quando gli ho riferito dei bombardamenti della Coalizione per
distruggere lo Stato Islamico. Il loro territorio è ancora più piatto ed
esposto, hanno detto, di quello che stiamo attraversando noi; alle bombe non ci
sarebbe scampo. Non ci sono caverne in cui rifugiarsi, le colonne di
rifornimenti che procurano a un esercito i quotidiani rifornimenti partono
tutte dai paesi vicini e devono superare centinaia di chilometri. Sia i mezzi
che trasportano approvvigionamenti in arrivo, sia quelli che fanno arrivare
all’esterno il petrolio tratto dai pozzi occupati, sono costretti a percorrere strade
asfaltate che sono altrettanti rettilinei. Una forza aerea, come quella della
Coalizione, annienterebbe qualsiasi bersaglio che si muovesse su queste
direttrici. Come, infatti, è riuscito ai russi.
Ai Tuareg, invece, contro la più scarsa aviazione francese,
servono da protezione le dune (assenti nelle zone occupate dall’Isis), le
caverne nei rilievi e i confini vicini di altri Stati. In occasione dell’incursione
all’imbrunire di un elicottero dell’aeronautica di Hollande, sono state le
vicine pareti di una roccia, resa color senape dal tramonto, a mimetizzarci.
All’Isis non basterebbe.
Italia neutrale,
Europa indipendente
Di Tuareg e Azawad parleremo un’altra volta. Il 26 ottobre a Roma, al Centro Congressi
Cavour, si svolge un convegno internazionale sulla Nato, contro la Nato.
Prende spunto dalla mostruosa esercitazione Trident Juncture15 che, con la
partecipazione dei 22 paesi Nato, si svolge tra ottobre e novembre tra Sicilia,
Sardegna e Gibilterra, impestando l’intero Mediterraneo meridionale di
terrorismo bellico. E’ chiaramente la grande prova per le altre guerre in
preparazione contro Africa e Medioriente, in particolare per l’impiego della
Forza Rapida di Intervento di 40mila soldati. Al convegno per l’uscita
dell’Italia e dell’Europa dalla Nato parteciperanno parlamentari, politici, esponenti
di movimenti italiani, di tutta Europa e degli Usa
Le ragioni per contrastare una Nato, al traino degli Usa e
strumento dei globalisti del dominio mondiale, e assegnarla all’immondezzaio
della storia dopo 60 anni di guerre, stermini e distruzioni in mezzo mondo,
sono il diritto alla nostra sovranità e al rifiuto della guerra, sancito dalla
Costituzione, la difesa del Diritto Internazionale e dell’autodeterminazione
dei popoli, la cancellazione di enormi spese militari che vanno a scapito di
elementari diritti e bisogni sociali. Si tratta di fermare un bagno di sangue
spaventoso che ha segnato l’umanità con crescente virulenza a partire dal
crollo dell’URSS e dall’autoproclamata unica potenza mondiale degli Usa.
Il terminator Nato in
Medioriente e nel mondo
Basta uno sguardo rapido ai massacri compiuti negli ultimi
giorni dalla Nato e da suoi associati e vassalli. L’ospedale di Kunduz,
Afghanistan, mirato e distrutto con una cinquantina di morti e dispersi,
pazienti bruciati nei loro letti, sanitari assassinati; i 250mila siriani
uccisi e gli 11milioni sradicati che si aggiungono agli oltre 2 milioni di
vittime irachene. La costante decimazione di popolazioni, sommariamente
definite “terroriste” ad opera dei droni in Pakistan, Afghanistan, Yemen,
Somalia, con il 90% delle vittime civili, come rivelato da “Intercept”; gli eccidi di curdi e turchi
per mano del feldmaresciallo Nato Erdogan; i 45 palestinesi trucidati (al 20
ottobre) da un esercito che spara per uccidere ragazzini impegnati in una
sacrosanta Intifada (avete visto come la lobby si è scatenata – “manifesto”,
“Il Fatto” e i main stream media –
per coprire con quattro coltellate, vere o inventate, lo strisciante genocidio
e per depistare l’attenzione sull’olocausto, “unico” nella storia).
E ancora. Poche ore fa i bombardieri della Coalizione Usa
hanno colpito la provincia di Aleppo, proprio mentre verso la seconda città
della Siria sta progredendo l’offensiva delle forze patriottiche. Prima hanno
polverizzato due centrali di produzione e distribuzione e poi la grande
centrale termo-elettrica, lasciando al buio a tempo indeterminato i 2,6 milioni
di abitanti della città e della provincia, con disastrose ripercussioni su
ospedali, scuole, case, trasporti, e altri profughi per l’Europa. Un replay di
Kunduz. In compenso i lanzichenecchi di Al Nusra, che gli Usa insistono a
chiamare “Libero Esercito siriano”, hanno rivelato di aver ricevuto nuove ampie
forniture di armi Usa, tra cui missili anti-tank “Tow”, grazie ai tramiti
Arabia Saudita, Turchia e Qatar, come se ancora ci fosse stato bisogno di
dimostrare, in Siria come in Iraq, con quali forze si schierasse la Coalizione.
A dispetto delle voci flautate dalle capitali degli Stati aggressori, in
seguito ai progressi di russi ed eserciti governativi, secondo cui toccherà
pure considerare una qualche partecipazione di Assad, già delendus, alla “fase di transizione”. Miracolo di Putin.
Cosa sgraditissima al quasi-papa, Angelo Scola, arcivescovo
di Milano, il quale su “Repubblica” arriva a completare l’auspicio pacifista di
Bergoglio, deprecando la passività di Europa e Usa per non aver praticato il “diritto
di fermare l’aggressore” (ovviamente russi e Assad, magari anche Isis) per non
fargli fare del male. Un progetto di ricolonizzazione che, per Scola, deve poi
essere completato rendendo “il
Medioriente una regione vivibile grazie a una sorta di Piano Marshall”. Insomma colonizzazione in un modo come
l’altro, vecchio vizio del Vaticano. Come nel caso di Italia e Roma, la Chiesa,
monoteista e perciò assolutista, non rinuncia a sollecitare e praticare quelle
“ingerenze” che il diritto internazionale vieta.
Il terminator Nato a
casa nostra: gettiamo le basi
Ma se a all’infinita serie di massacri operati nel quadro
della reaganiana, bushiana, obamiana e
Nato“Guerra al terrorismo” si devono aggiungere anche l’ecatombe splatter
compiuta dai mercenari Isis e Al Nusra (questi ultimi ora rivalutati in
“ribelli moderati”, da sostituire ad Assad, idea a cui si è allineata
addirittura Assopace), non è che la Nato non si curi anche dei luoghi in cui
opera, o utilizza basi, servitù militari e poligoni. Gli Usa sono il più grande proprietario immobiliare del nostro paese.
E qui, in Italia, offriamo occasioni d’oro con quelli tra 70 e 90 basi, campi
d’arme, stazioni di sorveglianza e comunicazioni, di cui gli Usa possono
usufruire sulle 900 basi che gestiscono in tutto il mondo e, in particolare,
tutt’intorno a Russia e Cina (la quale Russia ne ha solo una fuori dai propri
territori, in Siria). E’ di gran parte,
soprattutto in Sardegna e Sicilia, ne sta facendo uso in queste settimane, per,
appunto, la più grande esercitazione Nato dai tempi della temporanea fine della
guerra fredda, la Trident Juncture 15.
A cui si stanno opponendo capillarmente e con coraggio i movimenti anti-guerra
sardi e siciliani, questi ultimi capitanati dai No Muos e di cui ci occuperemo
nel convegno internazionale “per un Italia Neutrale e un’Europa Indipendente” a
Roma,il 26 ottobre.
Sulla Sicilia, dove sorge il mostro Usa MUOS per dirigere le
guerre in mezzo mondo, si abbattono in questo momento gli effetti di Trident Juncture15. Agusta dei
sommergibili nucleari, Trapani Birgi dell’aeronautica Nato, Sigonella dei droni
assassini, Niscemi del MUOS, se la devono vedere con i rischi e le emissioni in
terra e in mare di un’esercitazione a fuoco di 34 giorni. Lo stesso per la
Sardegna. Ma, come sempre, gli abusi
maggiori della militarizzazione del nostro paese li subisce quest’isola, a cui
hanno inflitto ben il 60% del demanio militare nazionale e dove per tutto
l’anno si svolgono esercitazioni a fuoco con l’impiego di ogni sorta di esplosivo,
uranio, napalm, Agente Orange, e dove le industrie militari della Nato vengono
a sperimentare armi sempre più micidiali.
C’è intanto una questione di sovranità popolare sui propri
territori, con relativa coesione e sicurezza sociale e agibilità economica.
Lasciando da parte La Maddalena, base navale nucleare Usa per decenni e
abbandonata, poi, in condizioni di pesante inquinamento radioattivo. Ora è a
Cagliari che approdano i sommergibili nucleari, mentre un piano di evacuazione
della popolazione non esiste (come non esiste a Camp Darby, Pisa, con la più
grande concentrazione di armi e munizioni d’Europa). La base aerea di Decimomannu ha sottratto alla Sardegna 1000 ettari di terreni
coltivabili, quella di Perdasdefogu 2000 ettari, Salto di Quirra 12mila ettari
e 50 km di costa, Capo Teulada 72.00 ettari a terra e 75mila in mare, tra zona
del poligono e zona di interdizione. Tutte aree ed economie di sopravvivenza
rubate ai legittimi titolari al solo scopo di lanciare guerre e farne
dell’Italia la piattaforma galleggiante.
“Gettiamo le basi” è stata la parola d’ordine del movimento sardo da
decenni e negli ultimi tempi le manifestazioni e gli assedi alle basi si sono
moltiplicate. A Teulada sono stati i pescatori a sfidare e bloccare le
esercitazioni di morte, infilandosi con le loro imbarcazioni tra gli spari e le
rotte delle navi da guerra.
A Lanusei, Ogliastra, in gran parte occupata da Perdasdefogu
e Salto di Quirra, è in corso un processo, il primo, ai comandanti della base
per “disastro ambientale”. I documenti alla base dell’accusa, estendibile a
tutti poligoni sardi, sono i dati raccolti da scienziati come il fisico Massimo
Coraddu e la nanotossicologa di Modena, Antonietta Gatti, consulente di enti e
governi. Le ricadute, gli “effetti
collaterali” di centinaia di migliaia di esplosioni, ordigni finiti sul
territorio vissuto e in mare, sono polveri sottilissime che superano ogni
barriera fisiologica e si annidano in polmoni, fegato, intestini, sangue, in suolo e acqua, per poi finire nella catena
alimentare. Gli effetti sono stati chiamarti “Sindrome di Quirra” e consistono
in malattie letali, linfomi, sarcomi, cancro alla tiroide, tumori di ogni
genere e, per gli animali, nasciate deformi e morìe. L’80% dei pastori della
zona sono morti. E a Capo Teulada
non c’è famiglia che non lamenti una vittima, malata o morta, delle
contaminazioni. Ho fatto il giro del cimitero della città. Non credo che vi sia
cimitero al mondo, o forse dalle parti di Fukushima, dove il numero dei morti
giovani superi in tal misura quelli anziani.
Assedio al mondo
Presidi militari Usa
di un qualunque tipo stanno in 160 paesi
e territori. Sono ultimamente cresciuti da 40 a 80 i paesi con basi Usa vere e
proprie. Preferibilmente sono installate sotto regimi totalitari, feudali,
oscurantisti. Aggiungendo quelle nazionali, ma Nato, il numero diventa
incalcolabile. Gli Stati Uniti dominano il mondo stringendolo d’assedio. Nessun
impero della Storia ha mai avuto lontanamente altrettante basi. In Germania, il
paese più beneficiato, poiché sempre tentato dal “Drang nach Osten”, la spinta verso Est, 174 basi. 113 in Giappone,
83 in Sudcorea, altre in decine di paesi, tra cui in prima linea Australia,
Afghanistan, Iraq, Bahrein, Bulgaria, Colombia, Honduras, Cuba, Uruguay, Paraguay,
Kenya, Qatar, Gibuti, Sempre senza contare quelle Nato, presenti nei 28 paesi
membri, alcuni dei quali, Regno Unito, Francia,
a loro volta ne gestiscono di ulteriori in giro per il mondo. Ma, non
superando, queste, il numero di 30, risulta che gli Usa hanno il 95% delle basi
collocate all’estero, abitate da 250.000 militari.
Nei media Usa non si
racconta che questa superfetazione di basi costa al contribuente americano dai
156 ai 200 miliardi l’anno. Ogni soldato stazionato all’estero costa agli
statunitensi fino a 40mila dollari annuali. Somme, sprechi ontologici in un
mondo da salvaguardare, che sistemerebbero in benessere perpetuo i 50 milioni
di statunitensi sotto il livello di povertà, lasciando ulteriori margini per
provvedere alle decine di milioni di poveri, rifugiati, neoliberal-affamati,
che Usa e Nato disseminano sul pianeta. Resta
oscuro, nel profluvio di stanziamenti ai militari (80 milioni al giorno), quale
sia il costo al cittadino italiano, al di là di quello micro- e macro-economico,
sociale, culturale, del mantenimento di tutti questi carcinomi delle FFAA
italiane,Nato e Usa.
Molte basi Usa sono megabasi: Ramstein, Okinawa, Diego
Garcia, l’isola nell’Oceano Indiano dove agli abitanti deportati sono stati
sostituiti i marines, Soto Cano nell’Honduras golpizzato da Obama, Muos a
Niscemi, Bondsteel in Kosovo per la quale si è squartata la Jugoslavia.
Trattasi di vere e proprie città, con migliaia di abitanti tra militari, loro
famiglie, impiegati, tecnici, logistici. Agli autoctoni, nelle cui terre sono
incistate queste presenze tossiche, è negata, oltre alla disponibilità per usi
produttivi, ogni sovranità statale e normativa sui territori occupati. Ovunque
Washington ha concesso ai suoi la licenza di delinquere e ne ha imposto agli
ospitanti l’immunità (vedi Cermis e Calipari, sempre che non si voglia parlare
delle stragi di Stato all’ombra di Gladio e della Cia).
Ad Okinawa, dove dal 1945, grazie alle bombe atomiche su
Nagasaki e Hiroshima, insiste la più grande base Usa del Pacifico, contro la
quale più e più volte la popolazione si è rivoltata, ora sembra fallito il
progetto di completare la militarizzazione dell’isola giapponese con una
seconda megabase. Una storia di decenni di abusi criminali da parte della
guarnigione statunitense, con delitti impuniti come assassinii, stupri in
massa, violenze e lesioni, ha suscitato una tale collera tra la gente,
espressasi nel voto e in tumulti, da costringere lo stesso governatore
dell’isola a dire no agli americani e allo stesso governo di Tokio, ora
impegnato dal primo ministro Abe, fattosi fantoccio del Pentagono, a superare
la propria costituzione pacifista e ad entrare a gamba tesa nella
militarizzazione del mondo. L’eventuale
crollo del cosmico apparato militare Usa e Nato significherebbe la polverizzazione
dei poteri finanziari, industriali, economici, che su questo apparato e le sue
realizzazioni belliche hanno prosperato da sempre, fin dalla prima guerra
mondiale (vedi Fiat). Si sono scatenati oggi, come non mai, per costruire
quel Nuovo Ordine Mondiale che dovrà essere sottoposto al comando di un governo
totalitario unico. Per non consentirlo, questi poteri cannibali necessitano di
distruzione e sangue. Nella nostra impotenza, almeno attuale, ci raccomandiamo
a Putin (e salutiamo Beppe Grillo, l’unico leader politico italiano che si è
schierato con i russi).
La Nato sbirro del
TTIP
La presenza Usa nella Nato comporta strutture di
sorveglianza, controllo e repressione sociale. Già la dependance europea ha allestito una polizia, la Eurgendfor, di
cui poco si parla, ma che in Italia è già installata a Vicenza e si riserva,
nello statuto, una preminenza sulle forze dell’ordine e sulle magistrature
nazionali. Al pari del TTIP, il trattato di scambio capestro per il quale
tra Usa ed Europa si è aperto ora a Miami l’ultima sessione di negoziati, come
sempre rigorosamente segreta. La stessa
antropofaga Hillary Clinton, candidata alla presidenza, ha definito il trattato
la Nato Economica, nella misura in cui costringerà paesi già sovrani e dotati
di costituzioni democratiche a cedere queste prerogative alla superiore
istituzione TTIP. Che non sarà solo la Nato Economica. Ma avrà anche una Nato-polizia che provvederà a
tenere a bada chi non gradirà liberalizzazione, privatizzazione, diseguaglianze
sociali, sorveglianza totale e annichilimento di diritti del lavoro, della
salute, dell’alimentazione, dell’ambiente, della produzione intellettuale,
delle legislazioni e magistrature nazionali. L’UE, con a capo Juncker, il capo dei ladri fiscali europei, si presta
e collaborare. Saranno sorci verdi,
all’israeliana. Altro che le mazzate
spacca-cranio ai senzatetto di Roma o Bologna. Ancora un buon motivo per uscire
da questa Europa.
Sabotare
Erri De Luca è stato
assolto dall’accusa di aver incitato al sabotaggio del crimine TAV grazie
all’articolo 21 della Costituzione e a quel pezzo di magistratura ancora libero
e indipendente, sfuggito alla normalizzazione-corruzione di regime. Alla
facciaccia del Torquemada Caselli, che
ha impostato la guerra ai No Tav come guerra a terroristi, e ai suoi due
cavalli di razza, Padalino e Airaudo, i pm che hanno lanciato la guerra santa
al terrorismo No Tav, in nome del terrorismo dei costruttori, speculatori,
devastatori e predatori Al netto di
quanto mi divide dal mio ex-compagno in Lotta Continua sulla questione Palestina-Israele,
saluto Erri, mi compiaccio con lui e onoro i giudici di Torino. Con Renzi che
promette di infliggerci il TTIP senza se e senza ma, al prossimo giro Erri
verrà condannato e, se va bene, torturato (la Corte Europea di tanto ci ha
accusato in relazione alle pratiche dei nostri regimi). E noi con lui.
Fuori l’Italia dalla Nato. Gettiamo le basi.
8 commenti:
Il fatto tragicomico del giorno e' che lo stesso leader dello stato di Israele spiazza I "democratically correct" affermando quello che gia' si sapeva da molti fonti, ma chi lo affermava rischiava una condanna per "revisionismo sulla Shoa" a dimostrazione che le leggi ad hoc imbastite, hanno dimostrato che per dimostrarsi "piu' democratici" i vari governi e loro epigone, anche sedicenti "alternativi" si sono spesso dimostrati piu' realisti del re. Il regime Nazista fino al 1941 non avrebbe pianificato il genocidio degli ebrei, ma era in contatto ed in trattative con le organizzazioni sioniste per favorirne l'emigrazione, meglio se in USA e Palestina, in cambio di cessione di parte dei loro beni. Salvo poi tirare acqua al proprio mulino, per affermare che il Gran Mufti chiese il genocidio ebraico. Per anni hanno trattato chi faceva affermazioni simili come un delinquent da sanzionare e se del caso, mettere in galera. Cosa faranno adesso, cambieranno le leggi sul "negazionismo" o tacceranno Nethaniau di essere antisemita?
Blair ha ammesso di avere sbagliato e HA CHIESTO SCUSA.Ci hanno sfracellato i coglioni con la correttezza delle "grandi democrazie liberali"dove ci si dimette per la laurea falsa,la videocassetta messa in rimborso spese,i contributi della colf evasi.Che bravi,che belli,quanto sono etici.Il lobbysmo,le campagne elettorali sponsorizzate dalle multinazionali non contano,lo fanno per amore della democrazia,senza tornaconto.Un po' come quando vanno a bombardare in qua e in la'.Poi Blair ha CHIESTO SCUSA per un peccatuccio veniale,un paio di milioni e mezzo di morti.Ovviamente per la nostra informazione sono solo le madri britanniche orfane dei figli e le vedove dei soldati che piangono.I figli iracheni e siriani,lo sappiamo tutti ,sono nati in provetta .Poi sono tutti scapoli almeno non ci sono madri e mogli che piangono...Quindi sulla logica della correttezza con la quale ci hanno sfracellato i coglioni Blair dovrebbe essere impiccato come i condannati di Norimberga .Ah no??Un buffetto e torna a fare il conferenziere strapagato.
Perche'?Perche' LORO erano nazisti.
Luca.
Il successo dei "populisti"in Polonia.Populisti,xenofobi,anti-UE.Poi in un commento di un giornalista di lettera99 ho sentito parlare di "contro-riforma" delle pensioni e come il risultato fosse incomprensibile per gli "alti tassi di crescita".E allora,sapendo come la nostra stampa sia quella del "ce lo chiede l'europa"ho drizzato le orecchie.La controriforma permettera' ai polacchi di andare in pensione ad "appena"65,troppo pochi per le nostre economie avanzate...Poi fornisce le medicine gratis agli anziani...vuoi mettere la gioia del ticket ?E sussidi quali 125 euro a figlio.Da finanziare con tasse a banche ed agli investitori stranieri che lucravano sulla Polonia asservita all'europa da Tusk,che ha gia' ricevuto il premio per il suo lavoro da sicario.Aggiungiamo che i Polacchi,come molti popoli dell'Est non gradiscono l'imposizione della cultura gay,la vivono come un'imposizione calata dall'alto.Ed aggiungo che secondo me hanno ragione,ogni popolo ha una mentalita' che cambiera' col tempo magari,ma questo non deve essere imposto con la forza,che siano i trattati e le multe dei tecnocrtati o -peggio-le bombe dei necrofagi.Con una "sinistra"alla Blair e Renzi ci si puo' aspettare in futuro che venga votato ben altro che il populismo...
Luca.
Il commento su Blair di Luca è lucidissimo, se non ti dispiace vorrei condividerlo sul mio profilo Facebook
Tib.
Condivido il post di Luca. Ho duramente polemizzato con amnesty international, o meglio dire con I suoi fans piu' sfegatati, costituiti quasi sempre da femministe o pseudo tali relativamente alla campagna "contro le spose bambine" con richiesta di fondi. La bambina bionda con gli occhi azzurri e l'accusa neanche tanto velata contro I popoli che si trovano in Affghanistan,Pakistan, e dell'India, quando parlavo di un dottorando indiano piu'o meno della mia eta' che ha contratto un matrimonio piu' o meno concordato. Dunque, la bambina e' come quelle nostrane bionde e con il velo bianco, certo,gli uomini...si intende sono islamici forse anche induisti ma estranei all'occidente. In molti commenti gli sposi vengono boldrinianamente definiti pedofili e stupratori. Il mio commento incentrato sul fatto che adesso la cultura "democratica e trendy" e' quella che illude le donne giovani e di buona famiglia di poter soddisfare illimitatamente qualunque desiderio, mentre anche nelle civilta' dei nostri nonni e bisnonni le donne si sposavano talvolta anche a 15 e 16 anni se non altro per necessita' oggettive (come assicurare loro un futuro decente, senza che I loro mariti fossero per forza perversi e stupratori)che gli uomini a quell'eta' andavano in guerra ed in miniera e' stato apostrofato come vergognoso, pedofilo e maschilista. Da come sembra l'unica civilta' possibile ed accettabile e' quella dove I "diritti della donna" siano "piu' avanti possibile" nel solco di quelle occidentali e se possibile anche di piu'. Una campagna che ha la doppia valenza di porre la nostra civilta' su di un piano indiscutibilmente superiore, senza che nessuno di quella organizzazione noti che l'occidente ha portato in Afghanistan una guerra da dodici anni che non risparmia certo le donne e che molti degli stupri viene commesso spesso proprio dai militari occidentali, ma allo stesso tempo di soddisfare anche gli xenofobi, in quanto si allude che anche gli immigrati sarebbero, in quanto portatori di "certe culture' un pericolo per le nostre bambine. Due piccioni con una fava.
Un argomento che non c'entra nulla forse, ma proprio adesso su Radio Notte sento una trasmissione tutta all'attacco degli impiegati pubblici, con Pietro Ichino che insieme al conduttore si lancia all'attacco delle amministrazioni che "licenziano troppo poco" per chi e' "fannullone" ma riferito soltanto a quelli con timbrature irregolari. Ovviamente l'esempio di San Remo portato come esempio di "assenteismo maggioritario" senza ricordare che I dipendenti indagati (e non ancora giudicati quindi con la presunzione di innocenza, che, ovviamente vale solo per I vari imprenditori evasori o di peggio) sarebbero 190 su 500...e si proseguono citando esempi di impiegatipubblici ladri, senza dire una sola parola su quelli che non sbagliano e si sobbarcano tutto il peso di portare avanti le loro mansion in mezzo ad una dirigenza spesso intrallazzona e mezzi insufficienti...
@alex ,negli anni 70 ad uno con idee moolto meno estremiste di ichino si sarebbe dato del fascista .Oggi questi si definiscono di sinistra...Tra parentesi,il fascismo,specie considerando che si parla di 80 anni fa, era socialmente avanti anni luce rispetto a neoliberisti camuffati come ichino (l'omissione della maiuscola e' puramente voluta).
ichino insieme a biagi e'il teorico delle piu' infami controriforme sociali.biagi non c'e' piu',e non lo ho pianto.
Luca.
@ Luca. In effetti oggi non c'e' di peggio che sentirsi argomentare "io sono di sinistra, ma...", con cui alla fine e' difficile confrontarsi, piu' di chi si dichiara di moderato o di destra . Il fascism era reazionario in se, fra l'altro ha provveduto a licenziare migliaia di ferrovieri, per diminuirne il potere sindacale. Tuttavia era chiaro che la persecuzione era apertamente politica, un amico di mio nonno, insegnante, fu mandato ad insegnare lontano da casa edalla famiglia negli anni '30, un confino "de facto" perche' non aveva voluto prendere la tessera del PNF essendo chiaramente antifascista. La reazione generalizzata auspicate da Ichino, invece vuole non solo ridurre il numero degli impiegati pubblici per via sanzionatoria se non manettara (ricordiamoci che 35 degli impiegati di Sanremo sono stati arrestati, per presunte irregolarita' di timbratura, arresto che spesso non scatta per eati in flagrante molto piu' gravi), ma mantenere alta la pressione su tutta la categoria, a prescindere dall'orientamento politico,auspicando il superamento di quegli impedimenti (giudice del lavoro, difesa processuale dell'imputato) che fan si che il dipendente possa avere una qualche chances di fare valere le proprie ragioni. Per cui ogni amministrazione potrebbe facilmente liberarsi di un dipendente sgradito o scomodo senza difficolta', additandolo al pubblico ludibrio. Sarebbe un fascismo "democraticamente corretto", molto piu' sottile ed efficace di quello del ventennio. Poi basta dire che in un ufficio di mia conoscenza e' stato tenuto in servizio, senza nemmeno essere trasferito, un reo confesso di aver preso "regali" in cambio di facili concessioni....pero' l'impiegato vigile che timbra in mutande viene messo alla gonga e vengono auspicate sanzioni esemplari. A prescindere da tutto il resto.
Posta un commento