sabato 30 gennaio 2016

NO NATO, UN BEL PASSO AVANTI

Aver messo i piedi nel piatto nazionale (e internazionale) dell’indifferenza e della complice sudditanza nei confronti del North AtlanticTreaty Organization è merito del Comitato No Guerra No Nato che ha raccolto e cercato di dare espressione unitaria e istituzionale alle mobilitazioni che, non da ieri, sono state portate avanti da avanguardie e comunità in Sicilia (No Muos), Sardegna (No Nato), Vicenza (No Base Usa), Friuli (No Base Usa) e anche in Val di Susa (No Tav contro la militarizzazione del territorio e del mondo). Aver raccolto queste istanze, come espresse anche in una legge di iniziativa popolare depositata in Parlamento fin dal 2008, e averle interpretate in termini di messa in discussione del Trattato e della sua applicazione, se non dell’immediata uscita dell’Italia (e dell’Europa), quanto meno nell’esame dell’ipotesi e della fondamentale rivendicazione della neutralità del nostro paese, è una grande merito dei parlamentari Cinque Stelle. Tanto più che succede in coincidenza con uno Stoltenberg (forzando un po’: Montagna degli stolti, nomen omen), maggiordomo Nato con il logo SS tatuato sulle natiche, dalla Nato scovato in qualche manicomio criminale, che aveva appena finito di intimarci di spendere di più per agire e perire di guerre e di atomiche. Bella risposta, quella del 29 gennaio a Roma.

Il 29 gennaio, nella sala dei gruppi della Camera, si è svolto un convegno dal significativo titolo “Se non fosse NATO”, che già adombra, al di là delle puntualizzazioni di vario peso dei relatori e convenuti, un’Italia che non abbia subìto dal patto leonino con gli Usa l’affronto alla sua sovranità e alla sua Costituzione. Vogliamo essere fiduciosi e comprendere che una forza politica, inserita negli equilibri parlamentari e con per seguito non un blocco omogeneo, ma una varietà di sensibilità non ancora fuse in prospettiva coerente, non possa adottare la nettezza e immediatezza di proposte di comitati in cui tutti si riconoscono nella stessa parola d’ordine. Il dato di fatto è che un’iniziativa di questa portata non s’era mai vista nel nostro paese, neanche ai tempi del PCI meno consociativo, se non nei programmi delle sinistre extraparlamentari degli anni ’70.

Un impressionante video iniziale ci ha introdotto al tema mostrandoci le scelleratezze compiute nei decenni dai membri di un’organizzazione che è a totale dominio Usa. A partire da un’alleanza che si voleva difensiva, contro eventuali aggressioni dell’URSS, fino all’attuale mostro di aggressività ininterrotta che, prendendo a pretesto un terrorismo di propria produzione, ci trascina di guerra in guerra e distrugge nazione dopo nazione. Manlio Di Stefano, capogruppo M5S della Commissione Affari Esteri ha introdotto e moderato. Mairead Corrigan Maguire, che incontrai negli anni ’70 nel Nord Irlanda in lotta per il riscatto della minoranza repubblicana, quando capeggiò un movimento “contro la violenza di entrambe le parti”, un prologo ai successivi “né-né” spuntati a confondere ragioni e torti in Jugoslavia e altrove, ha dato al consesso l’aura “Premio Nobel” (non so quanto nobilitante alla luce dei tanti che ne furono insigniti). A suo indiscusso merito va assegnato che è stata capace di illustrare la sua esperienza tra i trasognati non-violenti di Siria senza cadere una sola volta nei tossici stereotipi della demonizzazione di Assad e, anzi, attribuendo la responsabilità di quella tragedia interamente a coloro a cui spetta. Andre Vltchek, collega inviato di guerra, ha raccontato alcuni episodi toccanti di vittime di guerre sullo sfondo dell’inevitabile scontro con i media embedded. Il giurista Claudio Giangiacomo ha illustrato la legge di iniziativa popolare da lui redatta.

Alessandro Di Battista ha chiuso il giro di relatori definendo punti e limiti della politica estera del M5S. Alcuni, ovviamente la vorrebbero più audace e aggressiva. Per altri, soprattutto fuori da quella sala, apparirà temeraria e irresponsabile. Tutto sommato credo che, nel panorama della cronica sudditanza italiana al dispotismo militare ed economico della cosca euro-atlantica, rappresenti un bel passo avanti.

Hanno poi dato un prezioso contributo i protagonisti di alcune validissime lotte sul campo, vere punte avanzate della mobilitazione per strappare alla Nato la presa mortale su territori e sull’intero paese ridotto a piattaforma di lancio di guerre imperialiste e avvelenato da poligoni, sperimentazioni di industrie belliche, esercitazioni: Elio Teresi per i No Muos siciliano, ora vittorioso grazie ai sigilli imposti alla base Usa sotto pressione delle grandi lotte del movimento, “Gettiamo le basi” della Sardegna con la storica leader Mariella Cau, Enrico Marchesini di “No Dal Molin”, Valter  Lorenzi di “Disarmiamoli” che, ricordato opportunamente come dalla base Usa di Camp Darby a Pisa siano usciti il rettile Gladio e le varie forme di destabilizzazione terroristica del nostro paese, è poi uscito dal seminato parlando di “imperialismi contrapposti”, laddove lo stesso M5S ha saputo bene distinguere e contrapporre le forze in campo e sottolineare il ruolo positivo di Putin e l’imbecillità strumentale delle sanzioni euro-Nato contro la Russia.

Per il Comitato No Guerra No Nato, assente perché fuori Italia Giulietto Chiesa, Di Stefano ha menzionato un suo messaggio scritto, senza dargli lettura “per mancanza di tempo”. Stessa sorte è toccata ad altre realtà organizzate. Tre minuti sono stati concessi al sottoscritto, intervenuto per No Guerra No Nato, e all’associazione  No War, con Nella Ginatempo. Quanto è bastato per denunciare, anche alla mano di episodi vissuti, dall’Irlanda del Nord ai Balcani alla Libia, il ruolo di istigatore e giustificatore di tutte le guerre, assunto da un sistema mediatico mainstrea. Vero menzognificio  alternativamente correo, complice, o succubo, delle nequizie belliche o “colorate” dell’imperialismo. La prima urgenza in assoluto è il ricupero di quell’informazione libera e corretta che è scomparsa dai radar dopo la guerra al Vietnam. Un’informazione di cui si sono eliminate le voci altre, e dunque la dialettica, ovviamente temendole, distruggendone fisicamente le fonti, a Belgrado, Tripoli, Baghdad, Damasco. O cancellandole dai satelliti, come nel caso di Press TV in Iran. Dopo aver fatto riferimento alla necessità, per non restare spettatori ineffettuali, di non limitarsi a deplorare i crimini di guerra, ma di schierarsi con chi esercita il diritto alla difesa e alla liberazione, contro chi aggredisce, depreda e schiavizza, cosa pervicacemente evitata dai famigerati né-né, avevo esaurito i miei tre minuti.

Peccato. Si sarebbe potuto ancora dire molto. E’ vero che il passo di un Movimento presente su tutto il territorio nazionale, impegnato nella gara elettorale, deve essere misurato sul possibile e sugli eventuali contraccolpi a mosse intempestive. Ma è anche vero che chi agisce in autonomia sul territorio deve avere il passo più deciso e lungo per suscitare quella mobilitazione di massa che occorre a sostegno di battaglie istituzionali. 

Oggi il M5S interviene acchè i trattati internazionali siano sottratti all’arbitrio di trattative tra governi, spesso segrete, e rimessi all’autorità del parlamento. Ricorda che il Patto Atlantico prevede la possibilità dell’uscita dei suoi membri dopo vent’anni, ribadisce la preminenza della nostra Costituzione antiguerra su qualsiasi trattato, si batte contro il nucleare e le armi nucleari depositati e pronte all’impiego in un paese che ha escluso queste presenze in un referendum. E questo ce lo mettiamo in tasca.

Ci metteremmo volentieri anche in tasca la contestazione in parlamento delle ben 26 missioni militari condotte dall’Italia sotto il cappello Nato, o Onu, o UE, o multinazionale, la cancellazione degli 80 milioni al giorno e dei 13 miliardi dal 2004 che queste operazioni neocoloniali, tutte sotto padrinaggio Usa, ci costano e ci sono costate. Apprezziamo anche che il M5S è l’unica forza in parlamento e in un deserto sociale animato da poche oasi, si batta contro il trattato-capestro Usa-Ue, TTIP, assalto davvero finale a quanto ci resta di sovranità, autodeterminazione, libertà individuale e collettiva, diritti sociali e ambientali. Trattato di cui la Nato, con la sua ferrea presa politica e militare sulle istituzioni e sul territorio, è garante e strumento impositivo.


Ovviamente, avremmo poco da pretendere dai rapprentanti dei cittadini se non fossimo all’altezza della bisogna in termini di sostegno di massa all’azione politica, attraverso il nostro lavoro di informazione (tipo Pandora tv), coscientizzazione e mobilitazione capillare. I No Muos, No Tav, No Nato, ci indicano la via. E anche la poderosa mobilitazione dei No Triv che si ribellano alla devastazione di mari e territori, alla distruzione di economie vitali, come le vuole un potere sovranazionale di cui la Nato è la pistola nella fondina. Ce la annebbiano fino a farla scomparire, invece, tutti quegli spiaggiati che, un giorno sì e l’altro pure, fanno rinascere, sulle logore pagine del “manifesto”, nanetti da giardino rossi che si definiscono “sinistra di lotta e di governo”. E che non si sono mai sognati, lacrimando sui rifugiati dalle guerre Nato, sui neoliberismi sociocidi in ultima istanza imposti dalla soggezione alla potenza politico-militare Nato, di anche solo pronunciare la parola “Nato”. Non stupisce che su un’iniziativa, che non è esagerato definire storica, voluta da un Movimento  che ha seminato humus e sementi sul terreno inaridito dall’onanismo sinistrato, il “manifesto” non abbia speso una parola, pubblicato un rigo.

3 commenti:

rossoallosso ha detto...

Al solito c'è chi con la puzza sotto il naso fa le pulci a questa presa di posizione del M5s e sebbene ci sia qualche punto condivisibile non penso che sia necessario ne opportuno andar troppo per il sottile,trovo più immediato far sì che questo momento storico non sia già storia.

Il Manfesto a parte quelle due o tre dignitosissime firme, si fatica a definirlo di sinistra a meno che non sia sinistra questo e precedenti esecutivi è chiaramente un giornale di regime finta opposizione creata ad hoc,utile necessaria,vitale per qualsiasi oligarchia,siamo o no in "democrazia" ?

Roberto ha detto...

Carissimo Fulvio, il Manifesto , con la sua migliore giornalista, Geraldina Colotti, ha pubblicato un articolo sull'iniziativa " Se non fosse Nato"
Ecco l'articolo: http://ilmanifesto.info/di-battista-non-piu-sudditi-ma-un-paese-sovrano/

Ti abbraccio e grazie per il tuo preziosissimo lavoro.

Fulvio Grimaldi ha detto...

Roberto@
Ribadisco, il "manifesto" non ha pubblicato una riga sul convegno Nato del M5S. L'intervista a Di Battista è un'altra cosa ed è uscito nel giorno del convegno, prima del convegno. Gli seccava mostrare che il M5S fa cose che i sinistrati alla Tsipras che ospita non oserebbero mai.