In calce un commento a un mio post sull’esito del referendum che
descrive con precisione ed esplicative mappe il progresso drelle forze di
liberazione ad Aleppo.
Sarà anatema per i cultori di
vacche sacre, purchè collocabili nel loro panteon ideologico, ma io, oggi come
oggi, alle celebrazioni in morte di Fidel Castro preferisco quelle in vita per
Bashar el Assad e per la vittoria sua e del suo popolo ad Aleppo. Se
rivoluzione si chiama il rovesciamento dell’ordine esistente, evidentemente
quello imposto dal padrone, i meriti di Fidel sono ahinoi in via di
smarrimento, quelli di Assad si vanno consolidando.
Trovo infantile, una specie di
sindrome di mammismo, il coro di peana innalzato al leader cubano, che non
tiene conto di quanto è andato succedendo e degradando negli ultimi 26 anni di
vicende cubane. La mamma è vergine e santa, concetto base di una sinistra che
ci ha portato dove siamo. E’ l’altra faccia, quella dell’eroe senza macchia e
paura, di una medaglia che sul retro, da
coloro che l’eroe aveva denudati e sconfitti, si è vista incidere quella di un farabutto. Alla
Storia l’incarico di fondere questa medaglia e rigenerarla con un profilo unico
e certo.
Eliminiamo subito dal discorso
la feccia di Miami e tutto l’apparato politico, economico, culturale e
mediatico capitalista e colonialista cui i rivoluzionari cubani guidati da
Fidel e dal Che, non meno del movimento di liberazione algerino e di vari Sud
del mondo, hanno inferto una mazzata come non se la ricordavano dal 1917. La
retroattiva denigrazione del Davide – Fidel e il popolo cubano - che per mezzo secolo ha tenuto a bada e screditato
il più feroce Golia della Storia, illuminando al tempo stesso le menti e
rafforzando i muscoli degli oppressi del mondo intero, non è che la vendetta
postuma e impotente di chi sul piano dei progetti per l’umanità ha subito una
sconfitta che rimane tale nei secoli, qualunque cosa accada.
Ma bisognerà pur ricordare
che, mentre combattenti, medici e insegnanti cubani liberavano uomini, comunità
e nazioni, la consegna della propria sopravvivenza e del proprio progresso
nelle mani dell’URSS, non per nulla avversata dal Che Guevara e probabile
concausa del suo distacco, ha comportato il ristagno del paese in sottosviluppo
produttivo abbandonato alla monocultura della canna.. Da URSS e Comecon
arrivavano addirittura la carta igienica e i mattoni, in un paese straripante
di foreste e di argilla. Peccato originale che, con la fine della nazione
nutrice, ha portato allo sconquasso. Debacle economica poi governata da Raul in direzione opposta ai
principi del socialismo, dopo un colpo di Stato che ha rimosso la classe
dirigente allevata da Fidel e considerata sua fedele erede.
Sulle macerie economiche e
sulla crisi istituzionale si sono lasciati poi imperversare tre pontefici cui
spettava il compito di sostituire al l’immaginario ideologico collettivo,
collettivista, quello della trascendenza cattolica in cui ci si salva per sè e
da sé. Su questo terreno ha avuto cammino facile il rullo compressore delle
privatizzazioni e della devastazione del pubblico, affidata a una casta
militare ottuagenaria che malsanamente controlla ormai l’80% dell’economia
cubana e il cui primo passo senza ritorno è stata il taglio di metà dei
dipendenti dello Stato.
500mila lavoratori e rispettive famiglie (su 11 milioni di
abitanti) mandati a fare gli “imprenditori” e finiti per la maggior parte
dietro a bancarelle di succhi, ciambelle e panni vecchi, a gestire giri di
varie prostituzioni. O, se fortunati e svelti, a inserirsi da agenti,
ristoratori, biscazzieri, negozianti per detentori di moneta per ricchi, nel
giro del turismo, quello che ha generato una nuova classe di parassiti destinata a gonfiarsi grazie
all’invasione, testè iniziata, di turisti americani di cui si dovranno
soddisfare gli appetiti di locali notturni, bische, mignotte, McDonald’s, lusso
a gogò. Ricordate Batista?
Miseria, nepotismo e
corruzione dilagavano anche prima, da anni.
Ne sanno qualcosa i silenziosamente
sofferenti attori della solidarietà internazionale che vedevano i loro aiuti
alla popolazione rifiorire nei negozi della valuta buona e nelle ville dei
protagonisti del boom burocratico e turistico. Ma ora quelle patologie sociali
diventavano sistema, tollerate, addirittura
dotate di una cornice ufficiale e di una base ideologica. E così che
Raul poteva accogliere Obama e definirlo “uomo onesto” e auspicare lo tsunami, eticamente
e socialmente devastante, degli “investimenti” predatori Usa. Qualcuno avrebbe
finalmente prodotto a Cuba carta igienica e tegole non d’amianto. E magari
chiodi, penne, bottoni. Pane sarebbe arrivato finalmente agli affamati.
Quell’Obama che,
simultaneamente, andava allestendo il nuovo Piano Condor. Quell’Obama che
lavorava alla riconquista del vecchio cortile di casa latinoamericano a forza
di sabotaggi economici, affama mento delle popolazioni destabilizzazioni
terroristiche, colpi di Stato militari o parlamentari, perfezionamento delle
vecchie repubbliche delle banane in narcomattatoi. Proprio in quei paesi che avevano aiutato
Cuba, seviziata e strangolata dal bloqueo, a restare a galla dopo la fine del
muro di Berlino.
E Fidel? Avvallata, sotto
pretesti miserabili, la liquidazione del suo delfino Perez Roque, uno dei
migliori politici generati dalla rivoluzione, insieme a tutta la sua seconda
generazione, su tutto questo non ha sollevato ciglio. Ogni tanto, ma non
bastava a lenire le nostre perplessità, il nostro sconforto, scriveva cose
giuste sul Granma, contro le guerre imperialiste, per la salvezza
dell’ambiente, perché cessasse la vergogna di Guantanamo, di appoggio al
Venezuela torturato dagli Usa e dai suoi propri gusanos al soldo materiale o ideale dei necrofagi di Washington.
Troppo poco, troppo tardi. Intanto la sua rivoluzione andava per la tangente.
La nebbia d’incenso che da
tutti i turiboli è stata sparsa sui resti mortali di Fidel offusca la verità e
fa torto al popolo cubano e alla verità storica dello stesso Fidel. Un Fidel
che resta il nostro comandante dalla Moncada
fino all’ingresso all’Avana il 1. Gennaio del 1959 e poi anche per tutto
il tempo della costruzione del socialismo, dell’indipendenza difesa con i denti, dell’antimperialismo, dell’internazionalismo
combattente, della resistenza al terrorismo Usa, dell’istruzione e della sanità
libere e rivoluzionarie. Era un inizio di uomo nuovo. Poi inciampato più e più
volte. Ma Fidel le buche e gli intralci non li ha visti. E non ha gridato alla
sua gente: “Occhio alla buca!”. Forse non poteva. Al Che è andata meglio. Le buche le aveva viste
da lontano.
Il popolo di Cuba nei giorni
scorsi ha pianto il comandante scomparso. Ho l’impressione che abbia pianto il
Fidel del Moncada, dello sbarco del Granma, della Sierra, della rivoluzione
incorrotta per tanti anni, dell’orgoglio, di socialismo o muerte, di yankee
go home, della dignità., di hasta la
victoria siempre! Sul resto ha
taciuto, come è giusto che fosse nella circostanza. A lui, a questo popolo che
piange, speranza, vicinanza, fiducia. Non al clan di Raul.
E dunque oggi io celebro Bashar el Assad, comandante di una Siria e di
un mondo che le buche le va tappando Anche quelle scavate nel cuore. Ne
parleremo meglio la prossima volta.
************************************************************
Commento al mio articolo “E son soddisfazioni”
E son soddisfazioni, caro Fulvio!
Soddisfazioni a cui unisco i recenti successi ad Aleppo dell'esercito siriano: per quanto appoggiato dalle forze aeree russe, ancora oggi fatico a rendermi davvero conto dell'immenso sforzo di questo popolo per la sua liberazione.
Tre cartine che parlano da sole:
Ancora il 7 maggio la situazione era questa
http://cigr.net/glavnoe/26383-boevye-karty-sirii-boi-za-aleppo-haleb.html
due bracci si allungavano in una spirale mortale, il rosso siriano da sud-est e il verde di An-nusra (al qaida) da nord-ovest. Ciascuno cercava di stringere, di soffocare il nemico chiudendo il proprio cerchio: se fossero stati, per esempio, i verdi, a chiudere nella più classica delle sacche i rossi, oggi non saremmo qui a parlare in questi termini. Poco possono servire, in questo senso, i raid aerei, in quel settore di città che è da anni ridotto a cumuli di macerie. L'esercito siriano coi suoi alleati conduceva una incessante, tenace, paziente, opera di bonifica casa per casa, settore per settore, a costo di gravi perdite e di continui, demoralizzanti, contrattacchi da parte di terroristi altrettanto tenaci, foraggiati per contro dagli USA e non solo, e per nulla rassegnati a perdere anzi, non perdendo occasione per assestare loro il colpo del ko. Così non è avvenuto, seppure molte volte ci è mancato poco. Una variegata coalizione di Ezbollah, milizie popolari, insieme all'esercito regolare, riusciva dopo qualche mese a chiudere, finalmente, il cerchio (17 luglio). Cerchio rotto ancora una volta qualche giorno dopo: anche qui, la sconfitta cocente avrebbe scoraggiato chiunque. Chiunque, tranne l'esercito siriano, che avrebbe fatto tesoro di tale sconfitta e, tornando nuovamente al contrattacco, chiuso nuovamente il cerchio e gestito - questa volta - meglio le proprie forze facendo sfogare quelle avversarie in controffensive culminanti sempre più in vittorie sterili, salvo poi stringere sempre più un territorio sempre più incalzato dall'avanzata anche qui, lenta, casa per casa, su tutte le direttrici.
Tuttavia, il 7 ottobre questa era ancora la situazione: http://cigr.net/glavnoe/26819-siriya-poslednie-voennye-karty.html
Fino al tracollo di quest'ultimo fine settimana: in 7 giorni il territorio controllato dai terroristi di An-nusra è stato ridotto del 60%!
http://cigr.net/glavnoe/27166-siriya-voennaya-obstanovka-v-aleppo-karta.html
E non vorrei cantare vittoria troppo presto, ma ormai è, tutt'al più, questione di mesi, se non di settimane.
Tutto questo, mentre si sono spenti i riflettori mediatici su Mosul, impantanata in questa situazione:
http://cigr.net/glavnoe/27169-irak-bitva-za-mosul-05122016.html
L'ennesima "guerra elettorale", combattuta senza criterio contro un nemico che, assorbito il colpo iniziale, contrattacca sfruttando le divisioni tra i diversi membri della coalizione (in particolare curdi e iracheni), facendo carta straccia dei piani iniziali della coalizione (presa della città prevista addirittura prima delle elezioni usa, così da avere un trofeo di guerra da esibire all'elettorato) e costringendo a un rallentamento che sembra più uno stallo, con una serie di errori tattici grossolani che, russi e siriani, stanno studiando attentamente proprio per evitare di commetterli nelle future, possibili, battaglie di Deiz-Ez-Zoor e di Raqqa.
Anche queste son soddisfazioni!
Soddisfazioni a cui unisco i recenti successi ad Aleppo dell'esercito siriano: per quanto appoggiato dalle forze aeree russe, ancora oggi fatico a rendermi davvero conto dell'immenso sforzo di questo popolo per la sua liberazione.
Tre cartine che parlano da sole:
Ancora il 7 maggio la situazione era questa
http://cigr.net/glavnoe/26383-boevye-karty-sirii-boi-za-aleppo-haleb.html
due bracci si allungavano in una spirale mortale, il rosso siriano da sud-est e il verde di An-nusra (al qaida) da nord-ovest. Ciascuno cercava di stringere, di soffocare il nemico chiudendo il proprio cerchio: se fossero stati, per esempio, i verdi, a chiudere nella più classica delle sacche i rossi, oggi non saremmo qui a parlare in questi termini. Poco possono servire, in questo senso, i raid aerei, in quel settore di città che è da anni ridotto a cumuli di macerie. L'esercito siriano coi suoi alleati conduceva una incessante, tenace, paziente, opera di bonifica casa per casa, settore per settore, a costo di gravi perdite e di continui, demoralizzanti, contrattacchi da parte di terroristi altrettanto tenaci, foraggiati per contro dagli USA e non solo, e per nulla rassegnati a perdere anzi, non perdendo occasione per assestare loro il colpo del ko. Così non è avvenuto, seppure molte volte ci è mancato poco. Una variegata coalizione di Ezbollah, milizie popolari, insieme all'esercito regolare, riusciva dopo qualche mese a chiudere, finalmente, il cerchio (17 luglio). Cerchio rotto ancora una volta qualche giorno dopo: anche qui, la sconfitta cocente avrebbe scoraggiato chiunque. Chiunque, tranne l'esercito siriano, che avrebbe fatto tesoro di tale sconfitta e, tornando nuovamente al contrattacco, chiuso nuovamente il cerchio e gestito - questa volta - meglio le proprie forze facendo sfogare quelle avversarie in controffensive culminanti sempre più in vittorie sterili, salvo poi stringere sempre più un territorio sempre più incalzato dall'avanzata anche qui, lenta, casa per casa, su tutte le direttrici.
Tuttavia, il 7 ottobre questa era ancora la situazione: http://cigr.net/glavnoe/26819-siriya-poslednie-voennye-karty.html
Fino al tracollo di quest'ultimo fine settimana: in 7 giorni il territorio controllato dai terroristi di An-nusra è stato ridotto del 60%!
http://cigr.net/glavnoe/27166-siriya-voennaya-obstanovka-v-aleppo-karta.html
E non vorrei cantare vittoria troppo presto, ma ormai è, tutt'al più, questione di mesi, se non di settimane.
Tutto questo, mentre si sono spenti i riflettori mediatici su Mosul, impantanata in questa situazione:
http://cigr.net/glavnoe/27169-irak-bitva-za-mosul-05122016.html
L'ennesima "guerra elettorale", combattuta senza criterio contro un nemico che, assorbito il colpo iniziale, contrattacca sfruttando le divisioni tra i diversi membri della coalizione (in particolare curdi e iracheni), facendo carta straccia dei piani iniziali della coalizione (presa della città prevista addirittura prima delle elezioni usa, così da avere un trofeo di guerra da esibire all'elettorato) e costringendo a un rallentamento che sembra più uno stallo, con una serie di errori tattici grossolani che, russi e siriani, stanno studiando attentamente proprio per evitare di commetterli nelle future, possibili, battaglie di Deiz-Ez-Zoor e di Raqqa.
Anche queste son soddisfazioni!
21 commenti:
Lucia Goracci è tornata a sputare veleno sull'esercito siriano. Nell'ultimo servizio parla di "corridoi umanitari inesistenti", di "centinaia di persone arrestate dal Governo e poi scomparse" e di civili che hanno perso parenti o arti per colpa dell'aviazione russa o dell'esercito siriano ma che "non parlano perchè temono le rappresaglie del regime". Poi l'apoteosi: il Governo vaccina immediatamente i bambini liberati ma requisisce i documenti d'identità ai loro genitori. Cattivo Assad.
L'unica cosa buona è che, qua e là, è costretta ad ammettere che i ribelli minacciano i civili e sparano a raffica su chi cerca di scappare.
Grazie di cuore Fulvio per questi tuoi articoli che dicono la verità per quella che è realmente. Alla faccia dei tiggì di stato, colmi di bugie, menzogne, e bassa propaganda, veramente laida e senza alcun rispetto per l'intelligenza dei telespettatori.
Veramente ripugnanti. E s'intascano pure il canone per sentenziare bugie tanto oscene.
Max
Credo che la definizione di "militanti rivoluzionari assediati dal regime"avrebbe fatto incespicare sulle parole ed arrossire perfino Goebbels .
Luca.
Questo e' il motivo per cui sulle bandiere rosse dei rivoluzionari di tutto il mondo sopra la scritta "Hasta la victoria" ci sara' sempre la faccia di un medico argentino e non quella di un cubano.
Questo e' il motivo per cui sulle bandiere rosse dei rivoluzionari di tutto il mondo sopra la scritta "Hasta la victoria" ci sara' sempre la faccia di un medico argentino e non quella di un cubano.
Considero l'opinione su Fidel Cstro obiettiva ,realistica e totalmente condivisibile.
Idem per Assad . Sta dimostrando di essere un leader serio ,determinato e capace.Ha dovuto affrontare una coalizione degna dei Cavalieri dell'apocalisse.
E quello che mi piace moltissimo di Assad e'il suo modo di fare ,totalmente diverso da quelli dei vecchi leader del nazionalismo arabo.Personaggi del genere potrebbero veramente fare breccia nelle menti otenebrate dell'Uccidente.Non ha quei tratti da satrapo o da rais ,che indubbiamnete contribuivano a rendere molto piu' facile la demonizzazione di personaggi come Saddam e Gheddafi da parte dielle prestitutes.
Viviamo in un mondo dove la comunicazione e' essenziale.E Assad se ne rende conto perfettamente.
Luca.
Lucia Goracci e Giovanna coscialunga Botteri, due fulgidi esempi di quello che e' diventato per la maggior parte il nobile mestiere di giornalista: prostituzione allo stato puro.
Lunga vita ai pochi esempi di rettitudine come te caro Fulvio e lunga vita ad Assad e alla libera e laica repubblica siriana.
Luca@ Il fatto che Assad sia persona modesta, sobria, cresciuta accademicamente in un Occidente di cui ha assorbito atteggiamenti e modi di comunicazione, non significa che Gheddafi e Saddam, o magari Nasser, fossero satrapi. La loro comunicazione e immagine rispondeva ad altre culture e tradizioni e andava bene per quella fase di evoluzione della società. Del resto non mi pare ci fosse poi così tanta differenza da Fidel o Chavez. Ricordiamoci sempre che alle spalle di certi leader c'era un società appena uscita da millenni di tribalismo sotto domini imperiali assoluti, romano, bizantino, ottomano, britannico, il che condiziona molte cose.
Della Botteri, avevo già avuto modo di conoscere le gesta in decenni di "reportage" ai limiti della decenza. Ma la Goracci... la conoscevo poco, fino a qualche anno fa.
La prima volta che mi imbattei nella Goracci, fu un servizio sullo sfondo di un monumento ai caduti in Crimea, me lo ricordo bene perché il monumento era estremamente monumentale, più o meno delle dimensioni della Statua della vittoria a Volgograd o, più terraterra, del San Carlone di Arona... e c'era questa signorina con una faccia schifatissima, me la ricordo ancora, che parlava di minaccia russa, di referendum farsa... ma non si spostava di lì perchè non trovava nessuno, dico nessuno, fra gli abitanti di Simferopol e dintorni, con la faccia triste, attonita, o solo preoccupata: in maniera del tutto inopportuna, passavano infatti immagini che facevano a cazzotti con le sue parole di sottofondo... creando un simpatico effetto. Da allora le presi le misure, come si suol dire, e non mi meravigliai più dei suoi "reportage".
"reportage" che non diranno mai, per esempio, cose tipo:
Forze aeree usa per errore uccidono novanta (NOVANTA, sottolineo) soldati iracheni a Mosul (notizia di oggi, i feriti sono un centinaio) https://ria.ru/world/20161210/1483279929.html
oppure:
Che dai territori liberati nell'ultimo giorno ad Aleppo (combattimenti ripresi, peraltro, perché i terroristi avevano approfittato della tregua per riprendere a bombardare i civili), sono stati salvati 18.000 persone (17971, per la precisione, di cui 7542 bambini)
https://ria.ru/syria/20161210/1483277524.html
Oppure, infine:
che i territori liberati ad Aleppo ammontano ormai al 92% dell'intero territorio della città.
http://cigr.net/glavnoe/27187-siriya-saa-kontroliruet-93-territorii-goroda-aleppo.html
Teniamo duro... la verità salta sempre a galla, prima o poi. :-)
Un caro saluto!
Paolo
A proposito, scusate il tono di sfotto' quasi calcistico, ma quel commentatore che due anni fa disse di avere in frigorifero lo champagne pronto a brindare alla caduta della Siria che fine ha fatto?
In ogni caso se fosse completata e' una vittoria importante quasi quanto quella della Cuba di Fidel alla Baia dei Porci. La sfida adesso e' quella di costruire in barlume di unita' araba, che eviterebbe il rischio di nuove frammentazioni e possibili conflitti che l'imperialismo puo' attizzare. Ottimo poi il commento sull'uspicabile e riuscita vittoria del no e sulla Costituzione ne precedente post. Si e' vinta una battaglia che potrebbe essere l'inizio di una inversion di tendenza nella lotta di classe all'incontrario che subiamo da oltre vent'anni. e la Costituzione italiana, per quanto avanzata e progressista (se applicate) non e' insuperabile. Giusti gli esempi della costituzione sovietica del 1918 e quella del Venezuela Chavista.
A me pare che Luca (con il quale concordo) abbia semplicemente detto che un certo modo di apparire - viviamo nella civilta' dell'immagine - abbia reso piu' facile la demonizzazione di certi personaggi. Per fortuna, Assad ha avuto il buon senso di radersi i baffetti alla Hitler. La butto li' , ma se Gheddafi, che i soldi li aveva, avesse mandato una donazione di una 50ina di milioni di dollari alla fondazione Clinton, chissa'...
Lanzo@
Ti garantisco che neanche un miliardo di dollari a quei rapinatori della Fondazione Clinton avrebbe cambiato il destino di Gheddafi, la cui colpa indelebile e incorreggibile era di aver dato prosperità al suo popolo, utilizzato per il proprio paese petrolio e acqua e, soprattutto, promosso l'unità politica, militare, economica e monetaria del continente che per l'Occidente è da ricuperare tutto al colonialismo.
Ricordiamoci sempre che alle spalle di certi leader c'era un società appena uscita da millenni di tribalismo sotto domini imperiali assoluti, romano, bizantino, ottomano, britannico, il che condiziona molte cose.
Verissimo, pero' il momento che sei un leader la cui immagine appare globalmente (Mugabe, ad esempio porta i baffetti alla Hitler da sempre, l'orripilante Kim Jong (certo li' c'e' poco da fare, e' proprio un botolo nato e sputato) eppure i coreani non sono in genere cosi' brutti, devi stare attento. Il consenso popolare ad aggressioni deriva anche dall'aspetto del "bersaglio" di turno.
Mi correggo, forse piu' importante di quella di Cuba alla Baia dei Porci. Aveva contro interi Stati, tutto l'occidente e con Israele a fare da retrovia attivo alle bande di Jiaddisti, (oltre cha a colpire, senza scandalo,le truppe libanesi in pieno territorio siriano. La Siria ha inoltre subito sanzioni che avrebbero steso qualunque altro paese di 20 milioni di abitanti, attaccata da tutti I lati con I nemici che una volta sconfitti, venivano sostituiti e riarmati con la stampa pronta a dare credito anche oltre ogni immaginazione alle tesi piu' inverosimili per denigrare e criminalizzare questa resistenza. La Guerra non e' ancora finite, ma se c'e' qualcuno che chiedera' di negoziare, oggi saranno le potenze con I ribelli sconfitti su quasi tutta la linea.
Lanzo@ Continui a parlare al punto di vista occidentale. Che è quello di un miliardo scarso di persone su 7. E non ripeterei le puttanate che in Occidente vanno diffondendo su Kim Jong Un. Che sarà quello che sarà, ma non è quello descritto dai cialtroni mediatici dell'Occidente. E mo' che Hitler portava i baffi, nessuno deve più portarli per paura di essere paragonato a Hitler dai ratti dell'informazione imperialista??? Ma dai!
Suggerirei di non prendere più in considerazione lo squallore della prostituzione giornalistica, alla Goracci o alla Botteri per intenderci. I venduti ai padroni ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Provate a leggere "Colonia Italia" di G. Fasanella. Troverete una quantità impressionante di giornalisti italici venduti alla massoneria britannica, davvero un numero elevatissimo. Noi andiamo avanti per la nostra strada, cominciando a fare quello che possiamo: boicottiamo ogni prodotto made in Usa.
Buona domanica
La Goracci fa veramente rivoltare lo stomaco. Mente spudoratamente, ben sapendolo.
Certo, la Maggioni/Bilderberg la istruisce a modo, bei soldoni, carriera assicurata e niente specchi riflettenti nei quali guardarsi la mattina e poter dire a sé stesse: "sono un mostro", peggiore del... "Monster of the black lagoon...". Mistificatrici, lenone del quarto potere più corrotto bugiardo ed infame. Poi, magari, un bel "fuckin'" Pulitzer, come certi Nobel davvero meritatissimi. La menzogna é oramai così profondamente radicata nelle loro coscienze (chiamiamole ancora così per comodità) che si auto convincono di dire sempre e solo la verità. Coscienze deviate. Ah... dimenticavo... la gettonatissima... Giovanna Botteri (un altro vero mostro sacro... del mainstream) che, mi si corregga se sono in errore, guadagna ben 20.000 dollari al mese. Sarà poi vero? Se lo fosse sarebbe davvero scandaloso. Viva la rai.
Max
Fulvio ,tratti da satrapo e da rais non aveva nessun intento offensivo .CONCORDO al 100 % su altre culture,tradizioni ed anche altri tempi.Ho solo osservato che rendeva piu' facile alle presstitutes fare il loro sporco lavoro.Un po' come hano sempre fatto con le altre culture e tradizioni :decenni fa il nero con l'anello al naso,l'ebreo col nasone,l'arabo raffigurato come un beduino.Oggi per una cosa del genere si potrebbe andare in galera.Ma insultare ed aggredire continuamente altre culture (Iran,Corea del Nord,leader di paesi non allineati)va benissimo ...
Approfitto per segnalare una nuova offensiva dell'isis su Palmira.L'ultimo regalino del premio nobel per la pace.Per Natale anziche' un bigliettino di auguri come fanno tutti,quella brava persona ha spedito i tagliagole cui ha concesso il salvacondotto per uscire da Mosul.
Spero che quel bagno di sangue di cui e'responsabile possa un giorno ricadere su dui lui,Con tutto quel sangue che ha versato chissa' come sono saporiti i pomodori dell'orticello di michelle ...
Luca
C'è una costante che sembra appartenere a tutti i corsi rivoluzionari: partono bene e, nel tempo, sbiadiscono o addirittura cambiano verso. Tra spinte propulsive che si esauriscono e freni tirati dalla mano del capitalismo è arduo stabilire a chi attribuire colpe e meriti.
Saluti amareggiati
Michele D'Onofrio
Proprio in questo momento in vergognoso ed quasi autocompiaciuto servizio su LA7 sulla riconquista di Palmira "Uno smacco per l'aviazione russsa e le truppe di Assad" dice il commentatore, commentando sull'operazione di invio delle truppe Isis da Mosul "operazione perfettamente riuscita" verso Palmira e Raqqa,"ribelli che hanno dimostrato di tenere perfettamente testa all'esercito regolare ed alle incursioni russe" mentre le unita' migliori siriane sono impegnate ad Aleppo Est "con I ribelli che resistono strenuamente".. "solo pochi mesi dopo che la liberazione di Palmira era stata festeggiata con in concerto dove prima si effetuavano le decapitazioni".... Mi chiedo come fanno questi "giornalisti" ad incontrarsi con I giornalisti very senza che questi ultimi gli sputino in faccia. Per alleggerire il clima vedetevi la faccia sconcertata e spiazzata della Botteri in diretta da New York che commenta la vittoria di Trump in diretta, e le sue parole piu' eloquenti di tante denuncie sul Sistema delle press-titute.
Ancora su LA7 Minoli alla presenza di Di Battista faceva vedere in breve stralcio di in intervista a Gheddafi. Non ha fatto altro che aumentare la considerazione politica di quell'uomo, denigrato anche dalla sinistra comunista. "parlava che voleva ispirare in Italia il superamento della democrazia rappresentativa (con I rappresentanti che inoltre non hanno vincolo di mandato) con il potere direttamente alle assemble popolari. Una cosa simile alle assemble dei soviet. Peccato che Di Battista ha detto in po' Ponziopilatescamente, "noi non siamo gheddafi" il nostro riferimento e' la Costituzione, salvo poi accusare dell'aggressione (giustamente) alla Libia anche il "nostro" president Napolitano. Bravo ma si puo' fare di piu'...
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