mercoledì 31 luglio 2019

“Misteri” trasteverini? Decreti “Sicurezza”? Pirandello e D’Annunzio “sporchi fascisti”? Bibbiano, salvi i bambini? Ci prendono per ------- SOMARI NEL PAESE DEI BALOCCHI



A Collodi
Se c’è un borgo che rappresenta l’Italia in quella che dei fantocci cartonati, fantaccini del mondialismo azzeratore, deridono o stigmatizzano come identità, dileggiando l’opera sinergica di natura ed esseri viventi nel corso di migliaia d’anni, per me è Collodi, in collina sopra Pistoia. Un borgo che si conquista risalendolo e che si perde scendendo. Non per nulla è da un paese così che è nata una delle più grandi opere della letteratura mondiale. Non per nulla il suo creatore, Carlo Lorenzini, s’è dato il nome d’autore di quel paese. 



Un libro, Pinocchio, che, come succede per i capolavori assoluti, ogni volta che lo rileggo vi trovo un nuovo strato dell’edificio della conoscenza. Come succede con le vette più vicine all’Olimpo, meglio, al cielo, più dentro al cosmo: Omero, il teatro dei greci, di Shakespeare, di Pirandello, la Divina Commedia, il Faust, La figlia di Jorio. Da quel genio del profondo e difficilmente visibile che era, Carmelo Bene ha fatto Pinocchio a teatro, dando a questo supremo romanzo di formazione l’introspezione necessaria a tirarne fuori le verità scomode, occultate dalle verità comode di superficie. Facendo della solita fatina buona e maestrina, la madre megera che si agita nel nostro inconscio fin dai lontani millenni del matriarcato. Quella anche di Haensel e Gretel.


Quando dal paese dei balocchi si esce somari
Questo ampio preludio vuole rendere omaggio a un personaggio, burattino, diversamente da tutti noi, solo di se stesso, che da sempre mi insegna a gettare abbecedari in testa al politicamente corretto. Ma apre anche a un mio sacrilegio nei confronti di Collodi, quando mi permetto di sostituire a una sua allegoria un’altra, che mi pare più consona. Nel Paese dei balocchi, dove sollecitato dall’infiltrato liberista Lucignolo e trasportato dal pusher Omino di burro, a forza di giochi, coca e assenza di scuole, i ragazzi diventano tutti ciuchini. Animale malscelto. Il ciuco è politicamente scorrettissimo e fa di testa sua più di qualsiasi quadrupede. Un po’ come il bassotto rispetto agli altri cani. Se proprio avesse voluto rappresentare l’azzeramento della maturazione dei ragazzi  con simboli animali, cosa mai rispettosa nei confronti di animali che, per l'intelligenza nello stare in armonia con il loro habitat, ci superano tutti quanti, avrebbe potuto usare i polli. Meglio,trattandosi di regressione, si potevano, che so,  trasformare i piccoli homines sapientes in homines erecti. La successiva  catastrofica involuzione del sapiens – come illustrata nell’immagine -  il buon Collodi non la poteva immaginare. Con Pinocchio alla macina, s’era fermato al lavoro salariato.

Un lungo sproloquio per dire che qui ci prendono per somari nel paese dei balocchi. Anzi, come metaforizzato nella correzione al maestro, per homines neanche erecti. Ma ci va anche peggio. Molti di noi, quasi il 38%, si stava dando da fare per regredire allo stato di homo salvinianus, ulteriore degenerazione del homo pidinus, che già era la fase involutiva del homo (demo)christianus.

Paese dei balocchi quel Trastevere zeppo di Lucignoli e omini di burro. Noi, ciuchi a cui rifilare le girandole scoppiettanti dei due balordi con pugnale, del pusher invisibile, dell’intermediario che per l’intera notte intrattiene rapporti fisici e telefonici con l’apparato d’intervento dei CC. I quali, con ben quattro pattuglie mobili e vari appiedati in zona, girano a vuoto per mezza nottata nel bailamme della movida tra Trastevere e Prati. Ma all’appuntamento decisivo con i malviventi si presentano, uno senza la pistola, “dimenticata” nell’armadietto, l’altro, sì, con la pistola, ma congelata nella fondina, mentre al collega vengono inferte uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, undici coltellate. E ora arriva anche il dubbio, davvero sconcertante, che i due non fossero neanche in servizio. Cosa ci facevano lì? Neanche uno sparo in aria. Il collega avrebbe rischiato l’incriminazione, ci hanno detto... E allora che il povero vicebrigadiere si facesse assistere da San Michele.
Ci asteniamo dal trarre conclusioni. Nel giro di minuti i giornaloni dell’odio e del rancore ci attribuirebbero la “dodicesima pugnalata” al povero Cerciello.  Ci accontentiamo delle parole del procuratore Prestipino: “… Ma dire che a distanza di tre giorni che non ci siano ancora aspetti oscuri, sarebbe quantomeno precipitoso”.  Oscuri come la notte. Di Trastevere e della Repubblica.

Ciuchi nel circo TAV

Peggio dei somarizzati del paese dei balocchi, forse alla stregua del ciuchino Pinocchio alla mercè del direttore di un circo che, a forza di frustate, lo fa ballare, saltare il cerchio e inginocchiare (la fatina dai capelli turchi sta a guardare. “Le avventure di Pinocchio”, cap. 33), ci considerano quelli che fanno passare per progresso una ferrovia semivuota, che sventra valli, comunità e montagne, concepita alla fine del secolo scorso e che i partner francesi, avendone sul loro territorio due terzi, ma pagandone un terzo, finiranno alla metà del secolo in corso. Quando ci sarà più poco da trasportare, dato che le stampanti tridimensionali fabbricheranno tutto in casa e le masse previste viaggiare, chissà perchè, da Torino a Lione, saranno state decimate dai volo low cost, se non dal calo demografico, dallo scioglimento dei ghiacciai che avranno inondato le valli alpine con tutti i loro binari e, se non basta, dalle stragi elettromagnetiche del 5G. Ecchissenefrega, non vogliamo mettercelo? L’Italia nel mondo passa da qui. Col passaporto ‘ndrangheta che, finchè dura la globalizzazione capitalista, vale dappertutto.



Sicurezza decchè?
Ci sarebbe da dire del Sicurezza Bis, binomio di cui ha una certa aderenza alla realtà solo il secondo termine, visto come siamo messi in fatto di sicurezza nell’era del ministro di polizia e di tutto. Se di sicurezza si deve parlare, preoccupiamoci di quella degli africani, arabi, afghani, palestinesi, ai quali la sicurezza l’hanno rubata i parenti serpenti di Salvini, mentre ciò a cui li consegnano i partner dei barconisti è la sicurezza del caporale compatriota che ti spolpa per due euro all’ora, o del boss compatriota che ti fa picciotto della quarta mafia, quella nigeriana. Mi scaldano poco coloro, detti progressisti o sinistri, che inveiscono contro le misure indirizzate contro la neo-tratta degli schiavi, mentre nulla eccepiscono sulle misure che renderanno la partecipazione alle manifestazioni di studenti, pensionati, pastori, disoccupati, insegnanti, badanti, operai, a rischio di lazzaretto e carcere. Mi scaldano poco i provvedimenti, prima dissuasivi e poi punitivi, previsti per chi collabora al nuovo colonialismo inteso come strumento di dominio, predazione, alienazione, interne ed esterne, e finalizzato a rimpolpare la bulimica accumulazione dello 0,01% e dei suoi sicofanti. Sarà eterogenesi dei fini, rispetto all’allergia che i leghisti nel decreto esprimono per i neri, ma ben venga. Come non pensarci, a scoprire che la giustiziera della Grecia, madrina dei secessionisti lombardo-veneti, Merkel, era la sponsor e finanziatrice dell’eroina Rackete?




Pirandello e D’Annunzio? Alla colonna infame!
Ancora due temi. Anni fa mi scontrai duramente con un amico comunista, accanito studioso di Hegel e instancabile divulgatore di marxismo-leninismo. Degno di ogni rispetto, fino a quando la conversazione non sbattè contro una montagna sulla quale io stavo assiso e che lui intendeva spianare: Luigi Pirandello. Dimentico del pur amato Gramsci che, contro un burocrate sprovveduto che ne aveva sparlato da un palco a Mosca, aveva difeso il valore eversivo e il talento innovatore del  mirabolante creativo Filippo Tommaso Marinetti, il cui futurismo ebbe seguaci geniali soprattutto nella prima URSS, il compagno si accanì contro “quel venduto fascista con la camicia nera che inneggiava a Mussolini”. Essendosi messo la camicia nera, non valeva niente. Punto.




Pirandello, avrà pure messo la camicia nera, ma quella parte del cervello che non vi era implicata, cioè il 90 per cento, in quanto generatrice della più spietata, coraggiosa e profonda critica della degenerazione borghese dell’uomo, era più ontologicamente antifascista di quanto il compagno duro e puro potesse mai sognare di essere.
Il ricordo di quella disputa mi porta a Trieste, dove una autentica torma di belluini indignati si oppone all’erezione in piazza di una statua di Gabriele d’Annunzio. Anatema, in primis perché il Vate flirtava con Mussolini, anzi ne era l’ispiratore; in secundis, perché l’evento si voleva collegare alla ricorrenza della presa di Fiume guidata dal Comandante. Tutto visto, come da quel mio amico del Pirandello abietto fascista, nell’ottica striminzita, antistorica, settaria di un antifascismo dai toni totalitari e ottusi.


Cosa resta nel tempo di D’Annunzio? Il suo pavoneggiarsi nei salotti romani, i suoi tonitruanti manifesti interventisti, i suoi amori, certe prose turgide e perdute nelle irrilevanze? O una cultura vastissima che ci ha riavvicinato ai classici e alla letteratura mondiale moderna? O l’inventore della comunicazione di massa e di strumenti della modernità? O opere sfrondate dalla retorica del tempo, di indiscutibile valore e di toccante sincerità, in poesia come in prosa e in teatro. Come “La figlia di Jorio”, in cui il movimento delle donne dovrebbe vedere una prima rivendicazione di libertà ed emancipazione dopo l’archetipo Antigone.

Un uomo dei suoi tempi, nel bene e nel male, ma che li ha trascesi per restare nella Storia. Anche con l’impresa di Fiume che, se permettete, va vista sullo sfondo di città con diverso hinterland etnico-linguistico, ma con secoli e secoli di presenza italiana e costruzione culturale italiana. Sia detto senza l’ombra di un revanscismo territoriale, o di indulgenza contro le violenze successivamente inflitte ad altri titolari di quelle terre, ma contro l’unilateralità di chi si attesta su posizioni che impongono alla realtà storica ex-post rivisitazioni nel nome di ammende che spettano esclusivamente ai fascisti e al loro tempo.
D’Annunzio arrivò prima. E arrivò contro la soperchieria e l’arbitrio delle grandi potenze che pretendevano di imporre, allora come oggi, al nostro paese il destino a loro conveniente. Quello di Fiume, oltre a comprendere la redazione di un documento costituzionale, la Carta del Carnaro, che compete con quello della Repubblica Romana per istanze democratiche e sociali, fu un atto antimperialista, in difesa di una realtà storica che datava da mezzo millennio. A dir poco. Dunque D’Annunzio, poeta e protagonista della Storia nazionale, in piazza a Trieste ci sta benissimo. Gramsci lo gradirebbe. Non era di quelli stolti dell’acqua col bambino.
Italia 1600


Bibbiano? C’è di peggio.
Chiudo con un breve riferimento alla scellerata vicenda di Bibbiano, dove energumeni dal cinismo subumano si autoinvestivano del diritto di disporre di vite indifese, fragili, inermi, sulla base del solo criterio del profitto per sé e i compari, magari sentendosi anche un po’ dio, come i chierici del potere temporale. Nulla da aggiungere su quanto denunciato e deprecato. Solo che, ancora una volta, ci rendiamo grandi e incomparabili per ipocrisia e autocompiacimento. Dove sono le grida di disgusto, rabbia, indignazione, repulsione, a buona ragione lanciate su questa orripilante vicenda di dominio sadico, dove sono i pedagoghi, sociologhi, giuristi, educatori, moralisti, quando sui nostri schermi appaiono, senza remora e senza interruzione, bambini uguali a quelli manipolati e manomessi, manipolati e manomessi alla stessa stregua per pubblicizzare un qualche prodotto, perlopiù truffaldino, o superfluo, o nocivo. Ma anche se fosse la Sacra Sindone!




Che qualifica dare a coloro, genitori in prima linea, e poi il turpe branco dei pubblicitari, produttori, mediatori, agenti, confezionatori, grafici, copywriter, dirigenti di TV, che impongono a bambini senza difese intellettuali e provvisti solo di indebita fiducia negli adulti, la menzogna, la finzione, la recitazione, il dire ciò che gli impongono e che ripetono senza poterci credere. Si tratta di violenza senza limiti. Si tratta di abuso. Si tratta di prostituzione, si tratta di mercimonio. Insegnano a mentire. Oggi sulla merendina all’olio di palma, o sulla macchina scalda pianeta. Domani sul Tav. Ci fa schifo la classe dirigente che abbiamo, quando da piccoli venivano tirati su a forza di ipocrisia, esibizionismo, vanità, con i loro genitori che li incitavano a dire cose che non pensavano, a sorridere quando non se la sentivano, a obbedire a venditori di menzogne, insomma a fingere anziché essere autentici, onesti, veritieri!  

Tutti coloro che si sono tanto spesi, in lacrime, opere e parole per i bambini sui gommoni, nei presunti lager libici, tra le macerie siriane (solo quelle nelle zone occupate da jihadisti o curdi), nei traffici di Bibbiano, dove cazzo sono?

14 commenti:

bambilu ha detto...

sono dove sono sempre stati. A maggnacCIAre. Per quanto riguarda il TAV sappiamo benissimo che è inutile, anzi dannoso. Ma i prenditori devono pur guadagnare senza fare cose utili. Lo sappiamo, da sempre, con tutti i governi, tutti, ma proprio tutti. Non imprendono niente, prendono. Come big pharma, prendono. Mentre la dannosità del TAV è limitata, la dannosità dei vaccini su esserini viventi di appena tre mesi con 10 bombe al nichel-alluminio immesse nei loro corpicini di ancora innocenti, è intollerabile. Rigranzio Sorella Natura che NON mi ha permesso per varie coincidenze di produrre "condannati a morte". E' una grande gratificazione sapere che i Miei Figli non saranno vaccinati né pedofilati ! Oh queste si so' soddisfazioni. Ci vorrebbero convincere anche da rai radio 3 che una volta era de sinistra e mo' è utrà demNIOcristiana alla ilare villaggio della scogliera, cioè con un tòcco di malismo che gli Ita liani vogliono andare a votare. NON E' VERO. E' quello che sperano stendipasta ed il somariere mascarato...Il connubio M56 coadiuvante dell'invasione in corso da parte di toninelli, trenta e tria ci sta benissimo, ridimensionato dalle “europee” ci sta benissimo fino a fine legislatura. E che dobbiamo soffrire solo Noi ? Mal comune mezzo orgasmo !

Brolin ha detto...

Ciao Fulvio, bentornato! Vado subito al punto sul quale non sono d’accordo, almeno non completamente: D’Annunzio. Il suo valore come artista credo sia indiscutibile, basta imbattersi in un’opera folgorante come il Notturno per rendersene conto (non ho mai letto, ahimé, La figlia di Jorio, cercherò di rimediare al più presto). Sono però dell’opinione che sia necessaria una distinzione tra il vate scrittore ed il vate politico. Il primo, appunto, non si discute, ma il secondo? Fuggito dall’Italia per debiti, si pose nel 1914-1915 al servizio del governo francese, che si fece carico delle sue pendenze in cambio di una campagna di mobilitazione che promuovesse ed assecondasse il golpe di re Vittorio Emanuele III (già deciso nelle late sfere), che contro la volontà del parlamento e del Paese trascinò l’Italia nella carneficina della prima guerra mondiale, che ci costò più di 600.000 morti (ai quali andrebbero aggiunti quelli austriaci). D’Annunzio si comportò cioè da vero e proprio mercenario, da agente al servizio degli interessi di una potenza straniera (come i curdi nella Siria odierna), mascherando per buona misura il tutto con una montagna di retorica “nazionalista”. Ma il peggio venne dopo. Egli, infatti, è l’artefice del mito della “vittoria mutilata”, forse il più nefasto di tutta la storia recente del nostro Paese, che si trovava in realtà nel 1919 in una posizione geopolitica invidiabile: non solo aveva ottenuto ben più di quanto le spettasse sia dal punto di vista del principio di nazionalità che da quello della libera volontà delle popolazioni (che piaccia o no, le masse profondamente cattoliche del Trentino e del Friuli orientale avevano scarsissima simpatia per l’Italia, per non parlare ovviamente dei 200.000 altoatesini tedeschi e dei quasi 400.000 sloveni e croati della Venezia Giulia), ma soprattutto aveva visto sparire per sempre il “nemico ereditario”, l’impero asburgico (alla cui caduta concorse in realtà assai di più lo sfondamento serbo a Dobro Polje che non quello di Vittorio Veneto, avvenuto quando ormai il nemico praticamente non esisteva più), sostituito da due Stati che non avevano assolutamente il “physique du role” necessario a costituire una futura minaccia per l’Italia. E infatti dei due uno, l’Austria, divenne rapidamente una sorta di protettorato italiano, mente l’altro, la Jugoslavia (costruzione artificiale voluta dalla Francia e soprattutto dagli Stati Uniti in funzione anti-italiana, su questo non ci piove) era già così dilaniato dalle lotte interne da diventare il bersaglio privilegiato di manovre destabilizzatrici di matrice nostrana già da molto prima dell’avvento del fascismo (Roma finanziava e armava in quel periodo gli indipendentisti montenegrini e kosovari e gli irredentisti bulgari in Macedonia. I fascisti croati vennero dopo). Se confrontiamo questa situazione con quella in cui si trovava la Francia, la quale, con il doppio dei nostri morti ed il Paese devastato da 4 anni di guerra sul suo territorio, non ottenne altro che l’Alsazia e la Lorena, strappatele nel 1871 (le sue pretese non solo sulla riva sinistra del Reno, ma anche sulla cosiddetta “Alsazia di Luigi XIV”, con Saarlouis e Landau, vennero irrise in sede di conferenza di pace, mentre i compensi coloniali meriterebbero un discorso a parte) e continuò a trovarsi di fronte una Germania sostanzialmente intatta nella sua popolazione e capacità produttiva e pronta a scatenare di nuovo la sua potenza (come puntualmente avverrà 20 anni dopo), ci si rende conto di quanto l’Italia del 1919 potesse dormire sonni tranquilli e ritenersi più che soddisfatta. E invece...

Brolin ha detto...

Invece D’annunzio rappresentò la grancassa di chi voleva anche Fiume, la Dalmazia, Valona, Antalya, la Georgia (che avrebbe dovuto essere raggiunta da un corpo di spedizione italiano) e chissà che cos’altro ancora, oltre che il portatore di un osceno razzismo anti-slavo (slavi-schiavi e via dicendo) foriero delle più terribili conseguenze: senza il mito della vittoria mutilata, probabilmente non ci sarebbe stato il fascismo, l’alleanza con gli stati revisionisti (Germania, Ungheria, Bulgaria, tutti usciti sconfitti dalla guerra, a differenza nostra), l’aggressione alla Jugoslavia, le violenze inenarrabili ai danni della popolazione slava, la sconfitta, la vergogna della resa a discrezione del 3 settembre 1943 (che ci ha reso un protettorato anglo-statunitense a vita) e per finire l’esodo degli italiani dall’Istria e da Fiume. E in questa catena di tragedie D’Annunzio porta a mio avviso una responsabilità morale (e non solo) devastante

Fulvio Grimaldi ha detto...

Brolin@
BUM!!! Ammazza quante ne ha (avrebbe) combinato il povero Gabriele! Bertoldo in Francia si vada a nascondere! Resta un dato, non ipotetico come la Georgia: D'Annunzio è uno dei pochissimi italiani che ha provato a fottere sia Cecco Beppe, nostro padrone coloniale, sia le Grandi Potenze imperialiste che, allora come oggi, pretendevano di disporre e dividere popoli e nazioni a pacimento del loro goniometro.
E come Ezra Pound è un grande poeta. Conta anche quello. Conta moltissimo per quello che conta.

Brolin ha detto...

"Nel 1919 il Re d'Italia Vittorio Emanuele III, invocando uno dei diritti italiani stabiliti in favore delle potenze vincitrici del 1° conflitto mondiale, all'articolo n. 9 del celeberrimo "Patto di Londra" dell'aprile 1915, chiese ed ottenne l'assenso di un'altra potenza vincitrice, l'Impero Britannico, attraverso i buoni uffici di Lloyd George, per l'invio in Georgia, terra in fermento indipendentista sia verso l'impero russo e sia verso la Turchia, di un contingente italiano di ben 85.000 uomini agli ordini del generale Giuseppe Pennella.

Pennella avrebbe dovuto difendere l'indipendenza della Georgia e sostenere la neonata Federazione delle Repubbliche Transcaucasiche (Georgia, Armenia e Azerbaigian) per controbattere una possibile ingerenza dell'imperialismo russo dei Soviet. In altri termini, si può dire che la proposta di Lloyd George ricalcava gli esordi dell'espansione coloniale italiana nel Mar Rosso, nel penultimo decennio dell'Ottocento, che erano stati, in fondo, un episodio collaterale delle difficoltà britanniche nel Sudan all'epoca del ritiro delle guarnigioni egiziane dall'Eritrea e, poi, della grande insurrezione mahdista.

Del resto il governo Orlando, poco prima di cadere, decise con un apposito decreto, la spedizione italiana in Georgia e ne stabilì perfino i termini e le date. Ma il successivo governo Nitti decise di soprassedere per non compromettere le nuove relazioni tra l'Italia e la neocostituita Unione Sovietica" (fonte: Wikipedia). Nitti è il "Cagoia" di D'Annunzio, nemico per antonomasia dell'Italia (ma nei fatti assai più saggio di tanti altri)

Fulvio Grimaldi ha detto...

Brolin@
Quel che è stato è stato. Quel che non è stato non è stato.
Complimenti per la cronachistica storica.

Fulvio Grimaldi ha detto...

Brolin@
Rinnovo la mia stupita ammirazione per la tua conoscenza storica. Sulla quale mantengo alcune riserve, ribadendo anche quanto ho scritto, più succintamente, sull'ottusità di certi giudizi con bambini sversati insieme all'acqua sporca. Di Versailles hai una visione anti-germanica e filo-francese non proprio corrispondente ai termini di quel trattato capestro che coinvolgeva non solo territori - sempre un crimine - , ma anche l'intera economia tedesca. Alsazia e Lorena, per la verità, avevano una stragrande maggioranza di popolazione tedesca. L'impadronirsene ha lo stesso carattere scellerato e colonialista della nostra presa del Sud Tirolo, giustamente mai pacificato, nè corrotto culturalmente. Delle simpatie della borghesia trentina e friulana per gli austroungarici dalla burocrazia così perfetta e dai grandi balli viennesi mi frega veramente poco.Mentre mi infastidisce che un antifascismo idiota trascuri il carattere italiano delle popolazioni sulla costa adriatica orientale.Non ci sono stati solo razzismi antislavi e la Jugoslavia sotto Tito è stato un magnifico progetto, realizzato, di progetto interetnico socialista, condiviso dalla parte migliore della nazione. L'albanizzazione del Kosovo è fenomeno recente, istigato da fuori. Comunque il discorso sarebbe lungo. Fermiamoci qui.

Alex1 ha detto...

@ Brolin: in effetti in una trasmissione dedicata al centenario della vittoria, ci fu paolo Mieli che contesto' apertamente, in un impeto patriottardo, (si vede essere europeisti non esime dal ritirare fuori un po' di patriottismo per il passato, in funzione degli scopi prefissati, ad esempio va benissimo in chiave antislava e per contestare le forze popolari contrarie, per vari motivi, all'adesione dell'Italia alla Grende Guerra) le tesi relative all'armistizio ed alla vittoria non ottenuta solo per gli sviluppi militari sul Piave. Nego' la storia riportata da Giuseppe Prezzolini, il quale affermo in pratica che gli austroungarici si ritirarono in ordine dal Piave, probabilmente quando gli esiti della trattativa a Villa Glori erano maturi e non ci fu una vera battaglia a Vittorio Veneto, come il famoso proclama della Vittoria fa intendere come una enorme disfatta (addirittura 300mila prigionieri, neanche a Stalingrado). Riguardo a Pirandello e D'Annunzio, le loro opere vanno disgiunte dalle loro adesioni politiche. Riguardo Marinetti mi ricordo il racconto di mia nonna, la quale anni fa mi racconto' di averlo visto ad Agrigento, in uno spettacolo dove fu stupita dalla sua recitazione, famosa la "Battaglia di Sebastopoli" per il suo magnetismo e la capacita' di catturare l'attenzione del pubblico.

Brolin ha detto...

Un'ultima puntualizzazione: non sono affatto un difensore dell'assetto di Versailles (né tantomeno dell'Austria-Ungheria! Sono invece sempre stato filo-jugoslavo), dico solo che la Germania aveva tutte le ragioni per esserne scontenta, mentre l'italia secondo me no. Bisognerebbe poi a mio parere considerare non solo l'appartenenza etnica delle popolazioni, ma anche la loro volontà: l'annessione dell'Alsazia alla Francia avvenne nel 1681, quella della Lorena nel 1766, e non è un mistero (almeno per quanto ne so) che le popolazioni di queste due regioni, sebbene di lingua tedesca (nel caso della Lorena solo parzialmente), fossero francofile e considerassero i "tedeschi" (o forse sarebbe più corretto dire prussiani) del II Reich come degli invasori. Si vede anche nei quadri del pittore alsaziano Hansi. Forse in questi casi la soluzione migliore sarebbe stata il plebiscito e l'eventuale spartizione (a condizione che fosse un plebiscito regolare, cosa che quelli post-Versailles sovente non sono stati)

Anonimo ha detto...

Ciao Fulvio .
Su D’Annunzio stavo appunto elaborando un “ buttare il bambino con l’acqua sporca “ per il mio commento , giusto in tempo per vedere che mi avevi preceduto .Del resto buttare il bambino con l’acqua sporca e’ uno degli sport preferiti di tutti i regimi , specie delle nostre belle “democrazie” ,occidentali , sempre piu’ in affanno per occultare i genocidi e le pocate commesse ai danni del resto del mondo .
Anzi , , secondo me costituisce un’architrave di questi regimi .Serve alla vulgata dell’ “ esportazione della pace e della democrazia “ , serve a porci come il “socialista” norvegese Stoltenberg per addossare la colpa del tradimento unilaterale dell’Inf sui Russi .Guai se si estrapolasse quanto di buono avessero o abbiano fatto i “ cattivi “ della storia , potrebbero sorgere seri dubbi sui “buoni “.Figuriamoci se venisse fuori che sotto un cattivo VERO della storia , senza virgolette , come Hitler , siano venute fuori riforme bancarie ed economico-sociali che potrebbero far saltare il banco se applicate ai giorni nostri.Guai se , oltre a far vedere qualche facinoroso prezzolato ammanettato a Mosca , venisse mostrato quanto e’ stato fatto di buono da Putin per risollevare la Russia , svenduta agli amerikani dall’ubriacone Eltsin .Se , come solo TU mi hai fatto conoscere nel vergognoso silenzio della c.d. informazione , venisssero divulgate al grande pubblico i progetti di riforme di Gheddafi , che erano in grado di risollevare i grami destini dell’Africa , altro che i moderni schiavisti delle ong ! Se si fosse analizzato il significato dell’operato dei vari Assad e Saddam , del Baath per uno sviluppo autonomo ed indipendente del Medio Oriente , svincolato da neocolonialismo , capitalismo ed estremismo islamico .
Queste sono vere e proprie bombe atomiche da disinnescare ad ogni costo , come lo era il modello jugoslavo .Quindi oltre al discredito totale sui bersagli da colpire , diviene indispensabile spargere il sale sulle rovine .Ed impedire ogni dibattito storiografico ,che superi la mera demonizzazione del bambino oltreche’ dell’acqua sporca .In questo gioco cascano anche gli intellettuali , o presunti tali , di sinistra .Se una cosa odora di fascismo , puzza a prescindere .non se ne discute , punto e basta .E cosi’ con lo stalinismo , con il maoismo , con Gheddafi , Saddam ed Assad , con Putin , del nazismo non se ne parli anche perche’ aveva osato affrontare ( in maniera folle e criminale ) una questione ebraica , che pure esiste eccome .
A proposito , piu’ che di ebrei , di sionisti ed Israele , riscrivo un commento che non mi era riuscito postare col cellulare , al tuo riferimento alla visita di Salvini a Gerusalemme .E figuriamoci se non ci andava anche lui in papalinato pellegrinaggio , seguendo le ( non illustri ) orme di predecessori come quel Fini , che da buon delfino di Almirante , era ben addestrato a pirotte e giravolte .
Luca.

Fulvio Grimaldi ha detto...

Luca@
Ciao Luca, concordo con ogni parola che hai qui scritto, ma ti chiedo di essere cauto con certa terminologia, come da un po' mi sforzo di fare io avendo imparato che ci sono parole-chiave, tra cui insulti o considerazione afferenti Israele e gli ebrei, che fanno scattare l'intervento dei censori. Dici che di nazismo non se ne parli? Ma se nel manifesto e nelle trasmissioni storiche di Mieli non si fa altro, partendo sempre e comunque dalla Shoah, man mano che si moltiplicano le efferatezze in Palestina!

Anonimo ha detto...

Ciao Fulvio ,
Intendevo dire non se si parli neanche , ad ormai 74 anni dalla fine del conflitto mondiale , di fare un confronto storiografico sul nazismo che si azzardi a mettere in luce qualcosa fatto da quel ( folle e sanguinario ) regime , che non siano le persecuzioni razziali , senza che si venga accusati di filonazismo o di revisionismo . Sacrosanto ricordare e condannarne le atrocita’ ( non solo verso gli ebrei ,come invece accade ...) , ma da un punto di vista storico sarebbe interessante andare oltre la mera demonizzazione .Tra l’altro Mieli e’ un gigante rispetto alla spazzatura mandata in onda da canali tematici , con pseudostorici raccattati in improbabili universita’ amerikane ed inglesi che danno sfoggio di banalita’ ed ignoranza incredibili .Per intenderci siamo al “dibattito” su quale carta ( rifacendosi al bell’esempio di Saddam e del genocidio iracheno ...) assegnare ai gerarchi per la loro crudelta’ ed i crimini di guerra .Chissa’ quale carta si sarebbe guadagnata Churchill grazie al solo bombardamento di Dresda ...
Ma tant’e’ , il prototipo di nemici degli Anglosassoni visti in sembianze di demoni , parte da li’ .Un sistema collaudatissimo , continuato con la Guerra Fredda , interrotto dalla ventata purificatrice della guerra del Vietnam , unico ed ultimo esempio di libera informazione a proposito delle guerre imperiali .Dopodiche’ si e’ tornati alle incarnazioni del Demonio .Che si chiamasse Ceausescu , Saddam , Gheddafi , Kim finche’ e’ diventato da Rocketman un grande amico di Trump, poco importa .
Si prendeva il copione e si cambiava solo il nome .Crudelta’ ( mai provate ) gratuite degne di fumettacci da barbiere come Zora e Jacula , degenerazioni sessuali ( un po’ di pruriti peccaminosi vuoi non darli in pasto ai borghesi che fanno la morale e poi magari si ritrovano tutti i sabati al Club Prive’ o a cercare i trans sulle circonvallazioni ? ) , arricchimenti illeciti ( stigmatizzati proprio dai sostenitori indefessi di virtu’ amerikane come lobby Big Pharma e NRA ...).
Probabilmente una ( inconscia ?) proiezione sul nemico dei propri vizi e delle proprie degenerazioni .
Luca.

Anonimo ha detto...

Lotta senza quartiere alla cricca israeliana ma pubblicare un link negazionista della shoa riferibile ad ambienti forzanuovisti mi sembra cosa diversa. Farlo notare non dovrebbe esssere motivo di censura.
Paolo P

Anonimo ha detto...

Bravissimo!!!