lunedì 1 giugno 2009

BOICOTTA, DISINVESTI, SANZIONA. Prima che sia troppo tardi.


























Sull’appello degli studenti palestinesi per il boicottaggio accademico di Israele che troverete in calce

Continuando con coerente accanimento a portare avanti il progetto sionista di pulizia etnica della Palestina, Israele ha fatto affiggere da una compiacente società delle metropolitane di Londra e New York la mappa che vedete. Nessuna linea verde tra lo Stato di Israele come definito dall’ONU nel 1947 e poi allargato con successive ruberie, assalti, distruzioni ed espulsioni, fino a comprendere il 78% della Palestina storica. Non c’è nessuna Cisgiordania occupata, nessuna Gaza assediata e strangolata, nessun Golan predato ai siriani, tanto meno nessuna Palestina. Solo Israele, tutto Israele, Israel ueber alles, Israele che galleggia in un vuoto geografico aperto a ogni ulteriore espansione. Fortunatamente, nel deserto dell’indifferenza di sinistra, determinata dal panico della rappresaglia psicologica, mediatica (non solo) e terroristica di Israele e delle sue lobby (“antisemiti!”, “sostenitori dei terroristi!”, “complici dei fanatici integralisti!”, “dimentichi dell’olocausto!”), qualcuno di lucido e non intimidito si è mosso e le mappe imperialrazziste sono state tolte. Un piccolo limite allo Stato più fuorilegge di tutti è stato posto.
In compenso da noi non si son mossi né foglia, né sopracciglio (a prescindere dal bravo Michele Giorgio sul “manifesto”), alla proposta del Quarto Reich installato a Tel Aviv di imporre agli arabi di Israele un giuramento di fedeltà allo “Stato di soli ebrei”. E neppure all’approvazione in commissione del Knesset di una legge con cui i nazisionisti Netaniahu e Lieberman decretano tre anni di carcere a chi commemora, deplora e piange la Nakba , la catastrofe del popolo palestinese, giacchè coincide con le celebrazioni della proclamazione dello Stato di Israele, alla quale l’universo mondo, vittime dei carnefici comprese, deve tributare laudi, feste e ghirlande. Quella proclamazione che si pretende fondata sulla trovata dell’assegnazione al popolo d’Israele da parte di un dio, qualche millennio fa, delle terra tra il Mediterraneo e vattelapesca dove (in prospettiva molto, molto oltre). Fondamento di uno Stato di “reduci” che vanta la stessa ragione storica del miracolo della partizione delle acque del Mar Rosso che avrebbe dato ai girovaghi del deserto la terra promessa per erigere un regno. Un regno all'insegna di un dio tutto suo, pervicacemente militarista e che, per costanza e continuità della sua teologia della strage e ideologia del razzismo, non pare avere uguali nella storia.


Tutti zitti e anche la carneficina tipo ghetto di Varsavia perpetrata a Gaza, e che prosegue seppure al rallentatore, è sprofondata nell’accidia, nella coda di paglia, se non nella connivenza dei sinistri “di massa” (si fa per dire). Dov’è da noi un George Galloway, deputato di quel partito “Respect” che i nostrani burini in braghe di tela rivendicano come consanguineo? Ve li immaginate Ferrero, Diliberto e, figuriamoci!, il brogliatore Svendola, che mettano in colonna 150 camion, ambulanze, pescherecci e sfondino a mazzate lo schieramento degli ascari egiziani a guardia del blocco genocida di Gaza e, Deus avertat, rendano aiuti e onori al governo “intergralista” e “terrorista” di Hamas? E pensare che tutti gli abominii dello Stato Canaglia in Medio Oriente, da un’occupazione a carattere concentrazionario ai successivi sventramenti dei paesi vicini, dal terrorismo psicofisico praticato in giro per il pianeta alla busta di plastica messa in testa alla popolazione di Gaza, rischiano di non essere che prodromi.

Non c’è giorno, non c’è esternazione dei nazisionisti ove non si annunci un’apocalisse regionale che, inesorabilmente, si estenderà al resto del mondo. Una volta che i compari Usa-Iran hanno assolto all’obiettivo strategico di Israele di eliminare il polo di resistenza arabo antimperialista ed antisionista in Iraq, quei millenaristi psicopatici del libro sacro più sanguinario della storia umana vogliono a tutti i costi avventarsi sull’Iran (al quale sorgerà qualche perplessità sull’opportunità di aver collaborato a due riprese, guerra Iran-Iraq e oggi, alla liquidazione di Saddam). Ovviamente le centrali nucleari e “l’imminente atomica degli ayatollah” sono mero pretesto, del tipo già collaudato con le “armi di distruzioni di massa irachene”, le torri gemelle, o il rapimento di bambini da parte dei rom. Dopo la trentennale collusione nel disintegrare la trincea araba, Israele ora si trova in rotta di collisione con i persiani per l’egemonia regionale e il dominio sui popoli arabi. E mentre si allenta il freno Usa alle intemperanze dei licantropi di Tel Aviv relativa a una rivincita su Hezbollah in Libano e su Hamas in Palestina (agevolata dagli imbecilli dell’eurocentrismo che blaterano, all’unisono con Cia-Mossad, di integralismo islamico e vanno a cercare con la lampada di Diogene gli atomi della sinistra palestinese frantumata), sull’attacco all’Iran il nero contraffatto della Casa Bianca ha ottenuto da Netaniahu, implorando, una dilazione dell’armagheddon fino al 31 dicembre. Poi, dettano da Tel Aviv, ce ne fotteremo delle preoccupazioni Usa per i propri interessi a rischio di ramengo nello sconquasso di tutta l’area del petrolio. A soffocare quei dubbi ci penseranno i tentacoli della piovra chiamata lobby ebraica. Calcoli giusti, calcoli sbagliati? Chissà. Quel che è certo è che abbiamo di fronte a noi, dall’altro lato del Mediterraneo, un concentrato di teste di caciucco da manicomio criminale e che nei programmi e manifesti elettorali dei nostri sinistri quella problematica da fine del mondo è scomparsa. Insieme alla guerra, la Nato, i nostri macelli in Afghanistan, le basi, il Dal Molin, l’imperialismo, il sionismo. E già, a dirsi antisionisti di rischia di finire socialmente fucilati come antisemiti…

La mappa da cui è stata ripulita la tube londinese e l’underground di New York è la configurazione etno-confessional-geografica instillata nella Weltanschaung di ogni israeliano fin dalla scuola materna. Non solo, prefigura quell’altra mappa disegnata dal mito fondativo sionista e che la bandiera con le due striscie blù evoca: Israele dal Nilo all’Eufrate. Prima di ritrovarsi tra quei confini (infatti lo Stato israeliano finora non se ne è mai dati), la banda di mangiaterra e succhiasangue, qui giunta nascondendo le sue vergogne dietro il paravento delle povere ossa raccolte nei lager, non darà pace ai palestinesi, agli arabi, al mondo, dovesse costare altre mattanze. Fino al giudizio finale decretato da quel simpatico Javè sotto forma di olocausto dalle loro (mica iraniane) 400 bombe nucleari. Gli attentati terroristici etichettati islamici, l’uranio e il fosforo bianco su Gaza, Iraq e Afghanistan sono le relative esercitazioni e l’11 settembre di New York e seguenti ne sono stati il lieto annuncio.

Non sono stati solo il furto di vite a decine di migliaia, con in testa bimbi pericolosamente di rincalzo alla sopravvivenza degli "scarafaggi", o delle terre governate secondo le fantasie bibliche da una millenaria teoria di serialkiller mosaici, ordinato al volenteroso suo popolo dallo sfracellatore ebraico nascosto nel cespuglio in fiamme. Oggi i pirati di etnia europea, slava, anglosassone, a teocrazia ebraica, che, qui sbarcati inferiscono sulla millenaria Palestina arabo-semitica, aridi di cultura omologa alla storia del territorio, ai nativi rubano anche l’anima, la cultura, il nome. Cammuffati da autoctoni, si sono impadroniti di costumi, balli, musiche, spettacolo, lettere, prodotti e usi alimentari, falafel incluso, degli indigeni veri, fortificando così negli sprovveduti, anche a sinistra, accanto allo scudo fiscal-umanitario della Shoah, la convinzione che quei predatori, lì sbarcati come i marines in Vietnam, siano invece i veri titolari, finalmente di ritorno alla terra dei padri.

E’ questo furto con scasso e destrezza che dà validità, urgenza e forza alla campagna degli studenti e accademici palestinesi, e di molti loro omologhi ebrei, per il boicottaggio, oltreché di beni e servizi di Israele e correi, di ogni rapporto tra culture esterne e il mondo culturale degli occupanti che o è improntato a razzismo e violenza, o è appropriazione indebita. Ci incoraggi il dato secondo cui nei primi due mesi dopo l’inizio della campagna l’export israeliano è crollato del 22%. Ecco l’appello.

CAMPAGNA DEGLI STUDENTI PALESTINESI PER IL BOICOTTAGGIO ACCADEMICO DI ISRAELE (PSCABI)
PSCABI-Gaza, Palestina Occupata, 29 maggio 2009.

“Gaza è divenuta oggi la prova della nostra indispensabile etica e universale umanità.“ Comitato Nazionale Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni (BDS)

La PSCABI fa appello agli studenti amanti della libertà in tutto il mondo di esprimersi in solidarietà con il boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane contro la loro complicità nel perpetuare l’occupazione militare illegale e il sistema di apartheid israeliani. Abbiamo preso atto della storica azione intrapresa da migliaia di coraggiosi studenti e docenti delle università britanniche e statunitensi, occupando i rispettivi campus in segno di condanna contro la brutale oppressione del popolo palestinese a Gaza. Apprezziamo profondamente la decisione dell’Università dello Hampshire di disinvestire da società che approfittano dell’occupazione israeliana. Tali pressioni su Israele ha le maggiori possibilità di contribuire alla fine della negazione dei nostri diritti, incluso il diritto all’istruzione.

Sottolineiamo la nostra adesione all’appello BDS lanciato da oltre 170 organizzazioni della società civile palestinese.

Il nostro obiettivo è di svolgere un ruolo nel promuovere il movimento globale BDS che ha acquistato un impeto senza precedenti in seguito alla recente guerra genocida sferrata da Israele contro la Striscia di Gaza occupata e assediata. Sollecitiamo i nostri compagni studenti a prendere qualsiasi misura possibile, per quanto ridotta, a sostegno della giustizia, del diritto internazionale e dei diritti inalienabili del popolo nativo di Palestina, applicando un’effettiva e continua pressione su Israele, soprattutto sotto forma BDS, per contribuire a porre fine al suo dominio colonialista e razzista sui palestinesi.

Chiediamo di sostenere ogni sforzo per boicottare le istituzioni accademiche israeliane; di premere su amministrazioni universitarie perché disinvestano da Israele e da società che direttamente o indirettamente sostengono l’occupazione e la politica di apartheid, di promuovere risoluzioni dei sindacati studenteschi che condannino le violazioni israeliane del diritto internazionale, dei diritti umani e di sostenere la campagna BDS in tutte le forme; di sostenere il movimento studentesco palestinese direttamente.

Per rompere il barbaro e medievale blocco di Gaza, persone di coscienza devono attivarsi in termini di urgenza e scopo. Israele deve essere costretto a pagare un alto prezzo per i suoi crimini di guerra e crimini contro l’umanità, attraverso il rafforzamento del boicottaggio di Israele e delle istituzioni e imprese complici in tali crimini. Come ai tempi della lotta anti-apartheid in solidarietà con la maggioranza nera in Sudafrica, gli studenti impegnati per la giustizia e la pace hanno l’obbligo morale di sostenere il nostro boicottaggio.

CAMPAGNA DEGLI STUDENTI PALESTINESI PER IL BOICOTTAGGIO ACCADEMICO DI ISRAELE: Blocco delle unioni degli studenti progressisti; Blocco Islamico; Organizzazione giovanile di Fatah; Lega islamica degli studenti palestinesi; Fronte studentesco progressista del lavoro; Blocco per l’Unità degli studenti; Ufficio degli Affari Studenteschi, Università di Palestina.
www.pacbi.org/etemplate.php?id=869
www.bdsmovement.net/?q=node/52

2 commenti:

Anonimo ha detto...

TEOREMA DI BUSH

DATI
una nazione multietnica (N)
lo Sceriffo del Mondo (USA)

SE
N è insubordinato a USA

ALLORA
Soluzione = Indipendenza

SE
N è fedele vassallo di USA

ALLORA
Soluzione = Integrità Territoriale

Roberto

Anonimo ha detto...

ma avete un ossessione di Israele!
ma guardate a voistro paese che avete un mafioso presidente!