Sopra: Hiyam Abu Ayish, 17enne studentessa palestinese uccisa da Israele a Gaza. Sotto: Neda Agha-Soltan, 26enne studentessa iraniana uccisa dalla Cia a Tehran.
Leggi ogni giorno qualcosa che nessun altro legge. Pensa ogni giorno qualcosa che nessun altro pensa. Fai ogni giorno qualcosa che nessun altro sarebbe tanto sciocco da fare. Fa male alla mente essere costantemente parte dell’unanimità.
(Gotthold Ephraim Lessing, letterato tedesco (1729-1781)
Come le pecorelle escon del chiuso / a una, a due, a tre, e l’altre stanno / timidette atterrando l’occhio e ‘l muso / e ciò che fa la prima, e l’altre fanno, / addossandosi a lei, s’ella s’arresta, / semplici e quete, lo ‘mperché non sanno…
(Dante, Purgatorio, Canto III, 79-84)
Giovedì 2 luglio, le truppe israeliane hanno sparato una cannonata contro la casa della famiglia Abu Ayish, al centro di Gaza. L’attentato terroristico dei massacratori di altri 400 minorenni a Gaza e di torturatori di minorenni nelle carceri degli 11mila palestinesi detenuti, perlopiù senza difesa e senza processo, ha causato la morte della 17enne Hiyam Abu Ayish e ha ferito altri tre membri della famiglia, compreso un bambino di 3 anni. Israele ha attribuito l’uccisione di Hiyam a un proiettile di RPG palestinese. A parte l’idiozia di un colpo tirato dalla Resistenza in pieno centro di Gaza contro la casa di propri connazionali, si noti che i proiettili RPG fanno buchi nei blindati e nei muri: la casa degli Abu Aiysh è stata invece totalmente distrutta.
Se qualcuno ha visto anche un solo presidio di protesta, picchetto, manifestazione, comunicato, anche una sola notizia nei media, una sola deplorazione di esponenti politici e istituzionali, magari una foto appesa al Campidoglio (in incoerente successione a brave signore come le due Simone, Giuliana Sgrena, Ingrid Betancourt), una vociferazione scioccata e irosa delle ginocrate in carriera che si autodefiniscono femministe, per questa icona del sessantennale martirio del popolo palestinese e contro la pratica genocida dello Stato infanticida israeliano, vincerà un viaggio-premio a scelta tra Auschwitz e Gaza. Hiyam, studentessa 17enne, uccisa a Gaza da gente che porta magliette con incitazione a colpire madri incinte perché così son due piccioni con una fava, è figlia di un dio minore. E’ palestinese. E’ figlia di nessuno.
Quella combriccola di Socialismo Rivoluzionario, dalle losche sintonie con i pronunciamenti della cattedra imperialsionista, fin dal plauso all’assalto alla Serbia, non ha ripetuto il suo appello alla “manifestazione nazionale al fianco delle donne in lotta per la libertà in Iran”, sostituendo stavolta all’Iran la Palestina. La radio di Stato e le televisioni tutte, potenziate dal coro concorde delle ginocrate impegnate nella guerra santa contro l’Islam, mentre blaterano di “centinaia di donne lapidate in Iran ogni anno”, di rivolte contro la schiavitù maschilista del velo, hanno infilato la testa nella fangazza della disinformazione imperialsionista e così non si sono accorte né dell’assassinio di Hiyam, né hanno potuto dar retta alle denunce di due donne d’eccellenza come la deputata Usa Cynthia McKinney e il Premio Nobel per la pace, l’irlandese Mairead Maguire. Insieme agli altri 19 volontari a bordo della “Spirit of Humanity”, il battello del “Free Gaza Movement” in navigazione verso Gaza con un carico di aiuti, bloccato e sequestrato in acque internazionali dalle navi militari dei pirati israeliani, le due straordinarie donne sono state rapite e incarcerate in Israele, per poi essere espulse. Silenzio tonitruante dei media e delle “femministe”. Avevano già speso tutto il loro mal diretto livore contro Ahamdi Nejad per la 26enne iraniana uccisa a Tehran al fine di alimentare la rivolta yuppie contro la vittoria elettorale di altri figli di puttana persiani. Livore non perché colpevoli della complicità con Usa e Israele nei genocidi in Iraq e Afghanistan, dio ce ne scampi e liberi, ma perché impermeabili alle sirene anti-velo della deregolamentazione e privatizzazione ambita dalle multinazionali occidentali e dai loro sicofanti locali e, soprattutto, perché, stavolta, concorrenti di USraele nella questione palestinese e nella gara per l’egemonia regionale. Se qualcuno di noi, leggendo il solitamente inqualificabile “manifesto”, ha saputo del crimine commesso in acque internazionali dallo Stato Canaglia, lo deve al solito Vittorio Arrigoni, nostro implacabile e resistente vanto nazionale a Gaza.
Tanto amano le donne, i bambini, la maternità, le sinistre “femministe” da buvette, che al loro tsunami periodico contro qualsiasi aspetto dell’ ”oscurantismo islamico”, non hanno saputo sostituire neanche una lieve brezza sul terrorismo cristiano anti-donne "irregolari"e loro figli di un pacchetto-sicurezza che a questi nega la cittadinanza umana, senza neanche parlare dell’obliterazione fisica che ne fa il terrorismo ebraico. Una donna che voci incontrollate vogliono essere stata lapidata in un oscuro villaggio iraniano, una studentessa di Tehran presunta martire della “rivoluzione verde”, l’offesa di veli sgargianti messi sul capo di laccate signorine dell’opulenta e avida di liberismo Tehran Nord, vuoi mettere quanto contano di più rispetto a 900 donne, bambini e civili vari massacrati in tre settimane a Gaza?
E pensare che sia che Hiyam che Neda sono stato stroncate in piena giovinezza dalla stessa mano! Ah no? Vedetevela, voi che mi bersagliate con le tossiche panzane delle destabilizzazioni ordite a Washington, con alcuni dati e alcune considerazioni che devo a ricercatori fuori dal circuito di velinari e pappagalli. Nel video fasullo dello sparo a Neda, diffuso istantaneamente attraverso Twitter e Facebook a tutti i membri dell’informazione imperialista, insaziati di bufale, appare un signore di nome Arash Hejazi, iraniano. Si dice medico ma si confessa “non praticante” da almeno dieci anni. Invece scrive di fiction, è il fondatore ed editore della Caravan Books e fa il pendolare tra Londra e Tehran. Versata, secondo testimoni oculari, una fiala di finto sangue sul viso della giovane, dice di averla deposta in una macchina che poi l’ha portata, morta, in ospedale. Questo personaggio ha subito dato all’universo mondo la seguente versione: “Neda è stata colpita da un cecchino Basij che, da un tetto, mirò dritto al cuore”. Nessuno ha visto il cecchino, nessuno può sapere che si è trattato di un militante Basij, nessuno può dire dove mirasse questo fantasma. La storia non regge e Hejazi conseguentemente la cambia. A BBC e CNN la racconta così: un gruppo di manifestanti scopre un motociclista Basij, lo blocca, lo circonda urlando “l’abbiamo preso”, “l’abbiamo preso”. Il motociclista praticamente confessa: “Non l’ho voluta uccidere, volevo colpire alle gambe. Poi la folla gli sottrae il tesserino di riconoscimento e lo fa andar via”. Bum! Hai per le mani l’assassino di una compagna manifestante e lo mandi a casa?
Sullo sfondo dell’operazione, che doveva far svettare sui rivoltosi di Tehran l’immagine di una ragazza trucidata dal regime e dunque convogliare la collera dell’universo mondo contro i governanti usciti vincitori dalla contesa elettorale, insieme al più appassionato dei sostegni alla “rivoluzione verde”, si staglia un’altra figura. E’ un amico intimo del medico persiano che ne traduce e pubblica i libri in farsi. Si tratta del noto scrittore brasiliano new age, Paulo Coelho. L’amico brasiliano è un dichiarato e riconosciuto esponente e promotore della massoneria. Vale la pena citare un suo brano (da “Lo Zahir”) che illustra la nobile filosofia e gli efficaci criteri operativi, fondati sul do ut des e sul ricatto, dell’antica confraternita del dominio e del crimine. "Che cos’è la Banca dei Favori? Un giorno ti chiedo qualcosa: tu potrai rifiutarmelo, ma saprai di essermi debitore. Se farai ciò che domando, io continuerò ad aiutarti. Gli altri sapranno che sei persona leale, effettueranno versamenti sul tuo conto, saranno sempre tuoi contatti, perché questo ambiente vive di essi e solo di essi. Un giorno chiederanno anche a te qualcosa, tu ascolterai e ricambierai chi ti ha aiutato. Con il passare del tempo, la tua rete si estenderà al mondo, conoscerai quelli che avrai bisogno di conoscere, e la tua influenza aumenterà sempre più… Oppure potrai non fare ciò che ti chiedo… Da quel momento, senza che ci sia bisogno di dire niente, tutti sapranno che non meriti alcuna fiducia…” (Da un documento inviatomi da Vittorio Arrigoni). Principi di mafia, di Santa Romana Chiesa, di ogni merdosa conventicola segreta antidemocratica, della massoneria, appunto.
Coelho, anche da Wikipedia definito “uno dei maggiori esponenti della massoneria moderna”, lo potete incontrare al Forum Economico di Davos. A brindare con Kissinger, Bill Gates, Shimon Peres, Gordon Brown, Riuper Murdoch, George Soros, Berlusconi, molti dell’associazione a delinquere “Bilderberg” che raccoglie in un progetto di dominio mondiale gli elementi più criminali dell’élite capitalista. Fa parte della combriccola di Robert Menard, noto manutengolo della Cia, a capo di “Reporters sans frontieres” e del Doha Center for Media Freedom con base in Qatar. Infine è membro della “Maybach Foundation” che coltiva "contatti in tutto il mondo tra mentori e allievi" ed è finanziata da Silverstein Properties, del magnate Larry Silverstein, che pochi mesi prima dell’11 settembre acquistò le Torri Gemelle, divenute inservibili perché tracimanti amianto, e le assicurò per sette miliardi. Instancabile e proteiforme, ma sempre sotto la stessa cupola, Coelho è anche socio dell’ “International Negotiative Initiative” che si occupa di "approcci nuovi e psicologicamente sofisticati ai conflitti contemporanei", approcci collaudati nelle varie rivoluzioni colorate contro vincitori di elezioni non graditi.
Cosa lega questo figuro al testimone della morte di Neda, oltre al fatto che sono intimi da anni e che il secondo pubblica tutti i libri del primo? Intanto entrambi sono innestati nei progetti dell’imperialismo Usa di destabilizzazione di Stati sovrani. La “Caravan Books”, come quasi tutti i gruppi d’opposizione in Iran, riceve fondi dal Congresso Usa tramite i noti organismi “National Endowment for Democracy”, “Freedom House”, “International Republican Institute”. Sul sito e sul blog di Hejazi abbondano le foto dell’ex-medico con il suo autore Coelho, ma appare anche la promessa di raccontare ai lettori ciò che davvero aveva visto mentre soccorreva il povero agnello sacrificale. Ma ora sia il sito che il blog sono spariti. Ed è sparita, anche da Youtube, Google e Myspace, la parte dell’intervista alla BBC in cui Hejazi dava la seconda versione dell’uccisione della ragazza, quella del “sicario Basij”, che smentisce totalmente quella fresca di assassinio.
Dopo i fatti di Tehran, Coelho si rivolge per email all’amico con toni di preoccupazione per la sua sorte (è già a Londra) e gli dà assicurazioni circa la diffusione planetaria del video della morte di Neda e di un suo articolo a sostegno.. Esprime anche sorpresa perché al cellulare di Hejazi continua a rispondergli un funzionario della CNN. Lo scrittore di puttanate esoteriche teme che il suo amico possa essere fatto sparire? Forse Coelho sa che il video di Neda è un falso pacchiano e che le versioni in contraddizione hanno già screditato l’operazione “di gestione psicologica dei conflitti” ? A questo punto assumono aspetti interessanti una serie di affermazioni di Hejazi nella sua lunga intervista alla BBC. Con linguaggio in codice, non difficile da decrittare, l’uomo lancia avvertimenti a chi potrebbe avere un interesse a eliminarlo, lui protagonista primo di un’operazione criminale mezza fallita. Quando riferisce la seconda versione, quella del miliziano Basij che grida “non volevo ucciderla”, potrebbe mandare un messaggio tipo: “Siete voi ad aver voluto la faccenda. Io ho accettato solo perché in debito con la “Banca dei favori” (quella di cui Coelho parla spiegando i meccanismi massonici). Altre frasi, messe in bocca al Basij, che però ora pare diventato il suo alter ego, possono tutte essere interpretate come una richiesta di venir lasciato in pace (“lo lasciarono andare a casa”) e un monito ai mandanti che pensassero di farla franca a sue spese: so chi siete ma non dirò niente (“ne presero il tesserino di riconoscimento…. Non so chi ce l’abbia ora”).
Si tratta di forzature interpretative? Può darsi. Ma non c’è niente di forzato nel quadretto che illustra le fisionomie di questi iperambigui personaggi infeudati al peggio del peggio del sistema cospirativo imperialista, né nel fetido retroterra di operazioni sporche in cui si muovono. Il testimone principe cambia radicalmente le sua versione dell’accaduto. Risulta smascherato il getto di sangue finto sul viso di Neda, ma, nelle angustie di un’operazione andata male, il "medico lì per caso" trova nel compare Coelho e nei contatti di Londra gli strumenti per rilanciare a livello mondiale la bufala corretta, destinata a incastrare il governo iraniano e, al tempo stesso, fa arrivare a chi di dovere messaggi di avvertimento e di rassicurazione sulla sua affidabilità e riservatezza. Fatene quel che volete, ma tappatevi il naso contro il fetore. Intanto si è saputo che l’arresto dei nove dipendenti dell’Ambasciata di Londra a Tehran ha fatto seguito alla riprese di una telecamera nascosta che li hanno esibiti a capo delle manifestazioni violente della jacquerie verde. Comportamento incompatibile con lo status di dipendente di ambasciata e segno evidente di una manina britannica nell'intero complotto. Il Regno Unito non si è ancora rassegnato alla perdita della colonia persiana.
Eva Golinger, una grande compagna, avvocato, giornalista investigatrice, collaboratrice stretta di Hugo Chavez, autrice di libri che hanno documentato, sulla base di inoppugnabili documenti ufficiali desecretati su sua pressione, le operazioni golpiste e di destabilizzazione condotte dal governo Usa contro il Venezuela bolivariano, contro Cuba e altri paesi latinoamericani, non ha dubbi. Elenca con precisione, anche questa documentata, i protagonisti della sollevazione chic a Tehran: studenti e giovani della classe media e alta, dirigenti dell’opposizione filo-occidentale, mezzi di comunicazione internazionale, nuove tecnologie – Twitter, Youtube, cellulari, sms, Internet – attivati e manipolati alla grande nei giorni della rivolta. Ne elenca gli attori dietro le quinte: Ong internazionali dei diritti umani, Dipartimento di Stato, Freedom House, Centro per l’Applicazione dell’Azione Non Violenta (ex-Otpor, gli istruttori serbi della rivoluzioni colorate rivelati dal sottoscritto nel 2001 e da “Report” nel 2008), UsAid, Istituto Republicano Internazionale, Istituto Democratico Nazionale, l’Istituto neocon Albert Einstein, il Pentagono, la NED, la Missione Speciale della Direzione Nazionale dell’Intelligence Usa per l’Iran. Poi la tecnica: denuncia di frodi elettorali, convocazione in piazza di gruppi organizzati tramite sms anonimi e con il compito di effettuare devastazioni (che le emittenti estere occulteranno scrupolosamente) in modo da provocare una repressione dura, denunce ai media internazionali di violenze e violazioni di diritti, ripetuta definizione di Ahmadi Nejad come “dittatore”. Obiettivi assegnati: promuovere una sollevazione di opinione pubblica internazionale, prefigurare un intervento della “comunità internazionale”, arrivare all’ingovernabilità attraverso scioperi, boicottaggio, disobbedienza civile, fino a indebolire e distruggere i pilastri istituzionali e sociali di sostegno al governo.
Tutto questo lo potete leggere in termini dettagliati e scientifici in “La lotta non violenta: 50 punti critici”, un libro elettronico di gusto grafico e redazionale giovanile, pubblicato dall’Istituto Statunitense della Pace su mandato e con finanziamento del Dipartimento di Stato Usa. Scritto in serbo e stato poi tradotto in inglese, spagnolo, francese, arabo e…farsi. Il libro riprende buona parte degli spunti offertigli dal precedente “Sconfiggendo un dittatore” (c’è anche il film), scritto da Gene Sharp, il guru della “lotta civile” per il cambiamento di regimi non obbedienti a Washington. E’ uscito in farsi due mesi prima delle elezioni presidenziali in Iran. In spagnolo alla vigilia del referendum costituzionale in Venezuela.
Degli stanziamenti di Bush e della National Endowment for Democracy (NED) s’è detto ripetutamente. Ebbero un’accelerazione nel 2005, quando Condoleezza Rice creò un Nuovo ufficio per gli Affari Iraniani, con un bilancio iniziale di 85 milioni di dollari. Servirono in questi anni principalmente a finanziare gruppi all’interno e all’esterno dell’Iran (tipo la Caravan Books), diffondere informazioni su veri o presunti abusi di diritti umani in Iran e a formare giornalisti “indipendenti”, tipo la rivista dell’Associazione dei Maestri dell’Iran (ITA) e la Fondazione per un Iran Democratico, riccamente foraggiati dalla NED. Tanti quattrini NED sono andati anche alla Fondazione Abdurrahman Boroumand (ABF), Ong cara agli inviati occidentali, che si incarica di creare pagine web e biblioteche elettroniche su diritti umani e democrazia. Già nel 2003, ABF ricevette 150mila dollari per un progetto intitolato “La transizione alla democrazia in Iran”. Altri 140mila dollari arrivarono nel 2007 per “rafforzare la capacità organizzativa della società civile”. Quella che avrebbe dovuto in questi giorni dare la spallata finale a un regime che, complice quando si trattò di assaltare l’Iraq e poi a farlo a pezzi, ora non si deve montare la testa e farla da padrone nella regione. Che se ne occupi quel fidato Musavi, esperto di stragi di massa di elementi ostici all’imperialismo quando era primo ministro. In cambio lo agevoleremo in quel trasferimento di ricchezza dal popolo ai ceti dirigenti che l’arrivo di liberismo e saccheggiatori interni ed esterni rendono possibile. Non per nulla, in chilometrate di riprese, mai i nostri inviati hanno mostrato immagini del Sud di Tehran e delle periferie del paese, dove vivono i poveri, i contadini, gli operai. Quelli che hanno mandato in vacca la “spallata”. Spallata copiata da quelle di Bush nientemeno che dall’uomo della “svolta” Barack Obama, simultanea alla “svolta” in Afghanistan, dove il taumaturgo dell’apertura all’Islam, al dialogo, al rispetto per tutti, ha scatenato la più feroce offensiva militare dal tempo dello sbarco in Normandia. 4000 marines con aggregato ascaro afghano a distruggere un territorio, a massacrare una società e una resistenza patriottica sommariamente chiamata Taliban, a colonizzare il paese piattaforma di lancio verso petrolio, Russia e Cina. E di come gli esperimenti del laboratorio Palestina e Afghanistan-Pakistan debbano fare da modello per i licantropi del potere in tutto il mondo (qualcuno mi ha fatto giustamente rilevare che i licantropi veri potrebbero risentirsi dell’accostamento), abbiamo avuta una convincente dimostrazione nell’impiego contro gli scassacazzi anti-G8 dei “Predator”, quei droni telecomandati che si usano per incenerire le comunità di troppo in Pakistan e a Gaza. Tout se tien.
Leggi ogni giorno qualcosa che nessun altro legge. Pensa ogni giorno qualcosa che nessun altro pensa. Fai ogni giorno qualcosa che nessun altro sarebbe tanto sciocco da fare. Fa male alla mente essere costantemente parte dell’unanimità.
(Gotthold Ephraim Lessing, letterato tedesco (1729-1781)
Come le pecorelle escon del chiuso / a una, a due, a tre, e l’altre stanno / timidette atterrando l’occhio e ‘l muso / e ciò che fa la prima, e l’altre fanno, / addossandosi a lei, s’ella s’arresta, / semplici e quete, lo ‘mperché non sanno…
(Dante, Purgatorio, Canto III, 79-84)
Giovedì 2 luglio, le truppe israeliane hanno sparato una cannonata contro la casa della famiglia Abu Ayish, al centro di Gaza. L’attentato terroristico dei massacratori di altri 400 minorenni a Gaza e di torturatori di minorenni nelle carceri degli 11mila palestinesi detenuti, perlopiù senza difesa e senza processo, ha causato la morte della 17enne Hiyam Abu Ayish e ha ferito altri tre membri della famiglia, compreso un bambino di 3 anni. Israele ha attribuito l’uccisione di Hiyam a un proiettile di RPG palestinese. A parte l’idiozia di un colpo tirato dalla Resistenza in pieno centro di Gaza contro la casa di propri connazionali, si noti che i proiettili RPG fanno buchi nei blindati e nei muri: la casa degli Abu Aiysh è stata invece totalmente distrutta.
Se qualcuno ha visto anche un solo presidio di protesta, picchetto, manifestazione, comunicato, anche una sola notizia nei media, una sola deplorazione di esponenti politici e istituzionali, magari una foto appesa al Campidoglio (in incoerente successione a brave signore come le due Simone, Giuliana Sgrena, Ingrid Betancourt), una vociferazione scioccata e irosa delle ginocrate in carriera che si autodefiniscono femministe, per questa icona del sessantennale martirio del popolo palestinese e contro la pratica genocida dello Stato infanticida israeliano, vincerà un viaggio-premio a scelta tra Auschwitz e Gaza. Hiyam, studentessa 17enne, uccisa a Gaza da gente che porta magliette con incitazione a colpire madri incinte perché così son due piccioni con una fava, è figlia di un dio minore. E’ palestinese. E’ figlia di nessuno.
Quella combriccola di Socialismo Rivoluzionario, dalle losche sintonie con i pronunciamenti della cattedra imperialsionista, fin dal plauso all’assalto alla Serbia, non ha ripetuto il suo appello alla “manifestazione nazionale al fianco delle donne in lotta per la libertà in Iran”, sostituendo stavolta all’Iran la Palestina. La radio di Stato e le televisioni tutte, potenziate dal coro concorde delle ginocrate impegnate nella guerra santa contro l’Islam, mentre blaterano di “centinaia di donne lapidate in Iran ogni anno”, di rivolte contro la schiavitù maschilista del velo, hanno infilato la testa nella fangazza della disinformazione imperialsionista e così non si sono accorte né dell’assassinio di Hiyam, né hanno potuto dar retta alle denunce di due donne d’eccellenza come la deputata Usa Cynthia McKinney e il Premio Nobel per la pace, l’irlandese Mairead Maguire. Insieme agli altri 19 volontari a bordo della “Spirit of Humanity”, il battello del “Free Gaza Movement” in navigazione verso Gaza con un carico di aiuti, bloccato e sequestrato in acque internazionali dalle navi militari dei pirati israeliani, le due straordinarie donne sono state rapite e incarcerate in Israele, per poi essere espulse. Silenzio tonitruante dei media e delle “femministe”. Avevano già speso tutto il loro mal diretto livore contro Ahamdi Nejad per la 26enne iraniana uccisa a Tehran al fine di alimentare la rivolta yuppie contro la vittoria elettorale di altri figli di puttana persiani. Livore non perché colpevoli della complicità con Usa e Israele nei genocidi in Iraq e Afghanistan, dio ce ne scampi e liberi, ma perché impermeabili alle sirene anti-velo della deregolamentazione e privatizzazione ambita dalle multinazionali occidentali e dai loro sicofanti locali e, soprattutto, perché, stavolta, concorrenti di USraele nella questione palestinese e nella gara per l’egemonia regionale. Se qualcuno di noi, leggendo il solitamente inqualificabile “manifesto”, ha saputo del crimine commesso in acque internazionali dallo Stato Canaglia, lo deve al solito Vittorio Arrigoni, nostro implacabile e resistente vanto nazionale a Gaza.
Tanto amano le donne, i bambini, la maternità, le sinistre “femministe” da buvette, che al loro tsunami periodico contro qualsiasi aspetto dell’ ”oscurantismo islamico”, non hanno saputo sostituire neanche una lieve brezza sul terrorismo cristiano anti-donne "irregolari"e loro figli di un pacchetto-sicurezza che a questi nega la cittadinanza umana, senza neanche parlare dell’obliterazione fisica che ne fa il terrorismo ebraico. Una donna che voci incontrollate vogliono essere stata lapidata in un oscuro villaggio iraniano, una studentessa di Tehran presunta martire della “rivoluzione verde”, l’offesa di veli sgargianti messi sul capo di laccate signorine dell’opulenta e avida di liberismo Tehran Nord, vuoi mettere quanto contano di più rispetto a 900 donne, bambini e civili vari massacrati in tre settimane a Gaza?
E pensare che sia che Hiyam che Neda sono stato stroncate in piena giovinezza dalla stessa mano! Ah no? Vedetevela, voi che mi bersagliate con le tossiche panzane delle destabilizzazioni ordite a Washington, con alcuni dati e alcune considerazioni che devo a ricercatori fuori dal circuito di velinari e pappagalli. Nel video fasullo dello sparo a Neda, diffuso istantaneamente attraverso Twitter e Facebook a tutti i membri dell’informazione imperialista, insaziati di bufale, appare un signore di nome Arash Hejazi, iraniano. Si dice medico ma si confessa “non praticante” da almeno dieci anni. Invece scrive di fiction, è il fondatore ed editore della Caravan Books e fa il pendolare tra Londra e Tehran. Versata, secondo testimoni oculari, una fiala di finto sangue sul viso della giovane, dice di averla deposta in una macchina che poi l’ha portata, morta, in ospedale. Questo personaggio ha subito dato all’universo mondo la seguente versione: “Neda è stata colpita da un cecchino Basij che, da un tetto, mirò dritto al cuore”. Nessuno ha visto il cecchino, nessuno può sapere che si è trattato di un militante Basij, nessuno può dire dove mirasse questo fantasma. La storia non regge e Hejazi conseguentemente la cambia. A BBC e CNN la racconta così: un gruppo di manifestanti scopre un motociclista Basij, lo blocca, lo circonda urlando “l’abbiamo preso”, “l’abbiamo preso”. Il motociclista praticamente confessa: “Non l’ho voluta uccidere, volevo colpire alle gambe. Poi la folla gli sottrae il tesserino di riconoscimento e lo fa andar via”. Bum! Hai per le mani l’assassino di una compagna manifestante e lo mandi a casa?
Sullo sfondo dell’operazione, che doveva far svettare sui rivoltosi di Tehran l’immagine di una ragazza trucidata dal regime e dunque convogliare la collera dell’universo mondo contro i governanti usciti vincitori dalla contesa elettorale, insieme al più appassionato dei sostegni alla “rivoluzione verde”, si staglia un’altra figura. E’ un amico intimo del medico persiano che ne traduce e pubblica i libri in farsi. Si tratta del noto scrittore brasiliano new age, Paulo Coelho. L’amico brasiliano è un dichiarato e riconosciuto esponente e promotore della massoneria. Vale la pena citare un suo brano (da “Lo Zahir”) che illustra la nobile filosofia e gli efficaci criteri operativi, fondati sul do ut des e sul ricatto, dell’antica confraternita del dominio e del crimine. "Che cos’è la Banca dei Favori? Un giorno ti chiedo qualcosa: tu potrai rifiutarmelo, ma saprai di essermi debitore. Se farai ciò che domando, io continuerò ad aiutarti. Gli altri sapranno che sei persona leale, effettueranno versamenti sul tuo conto, saranno sempre tuoi contatti, perché questo ambiente vive di essi e solo di essi. Un giorno chiederanno anche a te qualcosa, tu ascolterai e ricambierai chi ti ha aiutato. Con il passare del tempo, la tua rete si estenderà al mondo, conoscerai quelli che avrai bisogno di conoscere, e la tua influenza aumenterà sempre più… Oppure potrai non fare ciò che ti chiedo… Da quel momento, senza che ci sia bisogno di dire niente, tutti sapranno che non meriti alcuna fiducia…” (Da un documento inviatomi da Vittorio Arrigoni). Principi di mafia, di Santa Romana Chiesa, di ogni merdosa conventicola segreta antidemocratica, della massoneria, appunto.
Coelho, anche da Wikipedia definito “uno dei maggiori esponenti della massoneria moderna”, lo potete incontrare al Forum Economico di Davos. A brindare con Kissinger, Bill Gates, Shimon Peres, Gordon Brown, Riuper Murdoch, George Soros, Berlusconi, molti dell’associazione a delinquere “Bilderberg” che raccoglie in un progetto di dominio mondiale gli elementi più criminali dell’élite capitalista. Fa parte della combriccola di Robert Menard, noto manutengolo della Cia, a capo di “Reporters sans frontieres” e del Doha Center for Media Freedom con base in Qatar. Infine è membro della “Maybach Foundation” che coltiva "contatti in tutto il mondo tra mentori e allievi" ed è finanziata da Silverstein Properties, del magnate Larry Silverstein, che pochi mesi prima dell’11 settembre acquistò le Torri Gemelle, divenute inservibili perché tracimanti amianto, e le assicurò per sette miliardi. Instancabile e proteiforme, ma sempre sotto la stessa cupola, Coelho è anche socio dell’ “International Negotiative Initiative” che si occupa di "approcci nuovi e psicologicamente sofisticati ai conflitti contemporanei", approcci collaudati nelle varie rivoluzioni colorate contro vincitori di elezioni non graditi.
Cosa lega questo figuro al testimone della morte di Neda, oltre al fatto che sono intimi da anni e che il secondo pubblica tutti i libri del primo? Intanto entrambi sono innestati nei progetti dell’imperialismo Usa di destabilizzazione di Stati sovrani. La “Caravan Books”, come quasi tutti i gruppi d’opposizione in Iran, riceve fondi dal Congresso Usa tramite i noti organismi “National Endowment for Democracy”, “Freedom House”, “International Republican Institute”. Sul sito e sul blog di Hejazi abbondano le foto dell’ex-medico con il suo autore Coelho, ma appare anche la promessa di raccontare ai lettori ciò che davvero aveva visto mentre soccorreva il povero agnello sacrificale. Ma ora sia il sito che il blog sono spariti. Ed è sparita, anche da Youtube, Google e Myspace, la parte dell’intervista alla BBC in cui Hejazi dava la seconda versione dell’uccisione della ragazza, quella del “sicario Basij”, che smentisce totalmente quella fresca di assassinio.
Dopo i fatti di Tehran, Coelho si rivolge per email all’amico con toni di preoccupazione per la sua sorte (è già a Londra) e gli dà assicurazioni circa la diffusione planetaria del video della morte di Neda e di un suo articolo a sostegno.. Esprime anche sorpresa perché al cellulare di Hejazi continua a rispondergli un funzionario della CNN. Lo scrittore di puttanate esoteriche teme che il suo amico possa essere fatto sparire? Forse Coelho sa che il video di Neda è un falso pacchiano e che le versioni in contraddizione hanno già screditato l’operazione “di gestione psicologica dei conflitti” ? A questo punto assumono aspetti interessanti una serie di affermazioni di Hejazi nella sua lunga intervista alla BBC. Con linguaggio in codice, non difficile da decrittare, l’uomo lancia avvertimenti a chi potrebbe avere un interesse a eliminarlo, lui protagonista primo di un’operazione criminale mezza fallita. Quando riferisce la seconda versione, quella del miliziano Basij che grida “non volevo ucciderla”, potrebbe mandare un messaggio tipo: “Siete voi ad aver voluto la faccenda. Io ho accettato solo perché in debito con la “Banca dei favori” (quella di cui Coelho parla spiegando i meccanismi massonici). Altre frasi, messe in bocca al Basij, che però ora pare diventato il suo alter ego, possono tutte essere interpretate come una richiesta di venir lasciato in pace (“lo lasciarono andare a casa”) e un monito ai mandanti che pensassero di farla franca a sue spese: so chi siete ma non dirò niente (“ne presero il tesserino di riconoscimento…. Non so chi ce l’abbia ora”).
Si tratta di forzature interpretative? Può darsi. Ma non c’è niente di forzato nel quadretto che illustra le fisionomie di questi iperambigui personaggi infeudati al peggio del peggio del sistema cospirativo imperialista, né nel fetido retroterra di operazioni sporche in cui si muovono. Il testimone principe cambia radicalmente le sua versione dell’accaduto. Risulta smascherato il getto di sangue finto sul viso di Neda, ma, nelle angustie di un’operazione andata male, il "medico lì per caso" trova nel compare Coelho e nei contatti di Londra gli strumenti per rilanciare a livello mondiale la bufala corretta, destinata a incastrare il governo iraniano e, al tempo stesso, fa arrivare a chi di dovere messaggi di avvertimento e di rassicurazione sulla sua affidabilità e riservatezza. Fatene quel che volete, ma tappatevi il naso contro il fetore. Intanto si è saputo che l’arresto dei nove dipendenti dell’Ambasciata di Londra a Tehran ha fatto seguito alla riprese di una telecamera nascosta che li hanno esibiti a capo delle manifestazioni violente della jacquerie verde. Comportamento incompatibile con lo status di dipendente di ambasciata e segno evidente di una manina britannica nell'intero complotto. Il Regno Unito non si è ancora rassegnato alla perdita della colonia persiana.
Eva Golinger, una grande compagna, avvocato, giornalista investigatrice, collaboratrice stretta di Hugo Chavez, autrice di libri che hanno documentato, sulla base di inoppugnabili documenti ufficiali desecretati su sua pressione, le operazioni golpiste e di destabilizzazione condotte dal governo Usa contro il Venezuela bolivariano, contro Cuba e altri paesi latinoamericani, non ha dubbi. Elenca con precisione, anche questa documentata, i protagonisti della sollevazione chic a Tehran: studenti e giovani della classe media e alta, dirigenti dell’opposizione filo-occidentale, mezzi di comunicazione internazionale, nuove tecnologie – Twitter, Youtube, cellulari, sms, Internet – attivati e manipolati alla grande nei giorni della rivolta. Ne elenca gli attori dietro le quinte: Ong internazionali dei diritti umani, Dipartimento di Stato, Freedom House, Centro per l’Applicazione dell’Azione Non Violenta (ex-Otpor, gli istruttori serbi della rivoluzioni colorate rivelati dal sottoscritto nel 2001 e da “Report” nel 2008), UsAid, Istituto Republicano Internazionale, Istituto Democratico Nazionale, l’Istituto neocon Albert Einstein, il Pentagono, la NED, la Missione Speciale della Direzione Nazionale dell’Intelligence Usa per l’Iran. Poi la tecnica: denuncia di frodi elettorali, convocazione in piazza di gruppi organizzati tramite sms anonimi e con il compito di effettuare devastazioni (che le emittenti estere occulteranno scrupolosamente) in modo da provocare una repressione dura, denunce ai media internazionali di violenze e violazioni di diritti, ripetuta definizione di Ahmadi Nejad come “dittatore”. Obiettivi assegnati: promuovere una sollevazione di opinione pubblica internazionale, prefigurare un intervento della “comunità internazionale”, arrivare all’ingovernabilità attraverso scioperi, boicottaggio, disobbedienza civile, fino a indebolire e distruggere i pilastri istituzionali e sociali di sostegno al governo.
Tutto questo lo potete leggere in termini dettagliati e scientifici in “La lotta non violenta: 50 punti critici”, un libro elettronico di gusto grafico e redazionale giovanile, pubblicato dall’Istituto Statunitense della Pace su mandato e con finanziamento del Dipartimento di Stato Usa. Scritto in serbo e stato poi tradotto in inglese, spagnolo, francese, arabo e…farsi. Il libro riprende buona parte degli spunti offertigli dal precedente “Sconfiggendo un dittatore” (c’è anche il film), scritto da Gene Sharp, il guru della “lotta civile” per il cambiamento di regimi non obbedienti a Washington. E’ uscito in farsi due mesi prima delle elezioni presidenziali in Iran. In spagnolo alla vigilia del referendum costituzionale in Venezuela.
Degli stanziamenti di Bush e della National Endowment for Democracy (NED) s’è detto ripetutamente. Ebbero un’accelerazione nel 2005, quando Condoleezza Rice creò un Nuovo ufficio per gli Affari Iraniani, con un bilancio iniziale di 85 milioni di dollari. Servirono in questi anni principalmente a finanziare gruppi all’interno e all’esterno dell’Iran (tipo la Caravan Books), diffondere informazioni su veri o presunti abusi di diritti umani in Iran e a formare giornalisti “indipendenti”, tipo la rivista dell’Associazione dei Maestri dell’Iran (ITA) e la Fondazione per un Iran Democratico, riccamente foraggiati dalla NED. Tanti quattrini NED sono andati anche alla Fondazione Abdurrahman Boroumand (ABF), Ong cara agli inviati occidentali, che si incarica di creare pagine web e biblioteche elettroniche su diritti umani e democrazia. Già nel 2003, ABF ricevette 150mila dollari per un progetto intitolato “La transizione alla democrazia in Iran”. Altri 140mila dollari arrivarono nel 2007 per “rafforzare la capacità organizzativa della società civile”. Quella che avrebbe dovuto in questi giorni dare la spallata finale a un regime che, complice quando si trattò di assaltare l’Iraq e poi a farlo a pezzi, ora non si deve montare la testa e farla da padrone nella regione. Che se ne occupi quel fidato Musavi, esperto di stragi di massa di elementi ostici all’imperialismo quando era primo ministro. In cambio lo agevoleremo in quel trasferimento di ricchezza dal popolo ai ceti dirigenti che l’arrivo di liberismo e saccheggiatori interni ed esterni rendono possibile. Non per nulla, in chilometrate di riprese, mai i nostri inviati hanno mostrato immagini del Sud di Tehran e delle periferie del paese, dove vivono i poveri, i contadini, gli operai. Quelli che hanno mandato in vacca la “spallata”. Spallata copiata da quelle di Bush nientemeno che dall’uomo della “svolta” Barack Obama, simultanea alla “svolta” in Afghanistan, dove il taumaturgo dell’apertura all’Islam, al dialogo, al rispetto per tutti, ha scatenato la più feroce offensiva militare dal tempo dello sbarco in Normandia. 4000 marines con aggregato ascaro afghano a distruggere un territorio, a massacrare una società e una resistenza patriottica sommariamente chiamata Taliban, a colonizzare il paese piattaforma di lancio verso petrolio, Russia e Cina. E di come gli esperimenti del laboratorio Palestina e Afghanistan-Pakistan debbano fare da modello per i licantropi del potere in tutto il mondo (qualcuno mi ha fatto giustamente rilevare che i licantropi veri potrebbero risentirsi dell’accostamento), abbiamo avuta una convincente dimostrazione nell’impiego contro gli scassacazzi anti-G8 dei “Predator”, quei droni telecomandati che si usano per incenerire le comunità di troppo in Pakistan e a Gaza. Tout se tien.
1 commento:
Approfitto del riferimento ai predator per un piccolo fuori-tema.
Notizia sottotono: i predator vengono usati per la prima volta in Italia fuori dai poligoni militari.
Repubblica di oggi su L'Aquila: "Sarebbero 15.000, gli uomini impegnati nella sicurezza. Solo il 9° Alpini opererà con 7 aerei e 12 elicotteri. I cieli saranno tenuti sotto controllo dalla base di Amendola, e un Predator - l'aereo invisibile ai radar - coordinerà l'eventuale intervento dei caccia."
Cominciano ad applicare le "esperienze" irachene e afgane per il controllo della popolazione.
Un annetto fa era andata pure sottotono una modifica molto importante al codice di aviazione civile, quella che toglie il divieto di volo dei velivoli senza pilota sui cieli nazionali; infatti le industri italiane andavano a provarli nei cieli della Bulgaria.
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