Gheddafi vive a Bani Walid
Dopo Dresda, Hiroshima e
Nagasaki, dopo spaventose carneficine dal 1945 ad oggi in oltre 85 paesi, dopo
Fallujah, Sirte, Aleppo, gli specialisti di olocausti, Usa, Regno Unito, Nato e
Israele, si stanno avventando con le soldataglie mercenarie di Al Qaida, al
comando degli specialisti Nato, sulla città martire di Bani Walid. 90 mila
persone assediate da mesi e ora condannate a morte dalla mancanza di cibo,
acqua, farmaci, mentre piovono su civili, donne, bambini, gli stessi strumenti
di morte impiegate sulle altre popolazioni innocenti: gas nervino, missili
all’uranio, fosforo, bombe a grappolo. Bani Walid e il milione della tribù
Warfalla, con 1,5 milioni la più grande del paese, nelle intenzioni della Nato
e dell’ONU, che hanno negato risposta ai medici che dalla città chiedevano un
intervento di aiuto e di pace, deve essere ridotta come Cartagine, cancellata
col sale, o come Fallujah, la città dell’eroica resistenza, dove la metà dei
neonati nasce deforme e il 47% delle gravidanze finisce in aborti spontanei.
Fallujah
Bani Walid è difesa dalla
Brigata Khamis Gheddafi, intitolata all’eroico figlio di Muammar, caduto nella
difesa di Tripoli, e resiste tuttora nonostante sia gravemente carente di armi
e munizioni. Ma i ratti i hanno mandato all’assalto la Brigata del Terrore, “Feb 17” che sono riusciti a penetrare
nei sobborghi e commettere stragi e sequestri. Si tratta dei salafiti invasati
di Misurata che, storicamente, nutrono un odio etnico per i Warfalla e che,
durante l’aggressione, rafforzati e guidati da teste di cuoio occidentali,
hanno commesso crimini indescrivibili. Tortura ed esecuzione di prigionieri,
stupro e smembramento di donne (come documentato anche nel mio docufilm
“Maledetta Primavera”), liquidazione di civili non complici e, alla fine,
l’assalto alla vicina città di libici neri di Tawargha, rasa al suolo e i suoi
abitanti o massacrati, o cacciati nel deserto e in campi profughi (anch’essi
nuovamente assaltati). Crimini contro l’umanità alla pari di quelli in corso
contro Bani Walid, senza che nessun dirittoumanista, nessun organismo
internazionale che si dice per la pace, per la democrazia, per la giustizia,
nessun organo dell’informazione, nessuna cancelleria (men che mai i nostri
Terzi, Min.Esteri, e Di Paola, Min.Offesa, con la bava alla bocca in vista di
sterminii in Siria), abbia sollevato un ciglio, espresso un bisbiglio, o
ventilato un intervento di difesa dei famosi “civili da salvare”. Non accadde
così a Sirte, cancellata dalla faccia della Terra con tutti i suoi abitanti,
quando, poco prima, il mondo si scioglieva in lacrime per la “città martire” di
Misurata? Tardivamente, quando non ha più alcun effetto e dopo aver lubrificato
la distruzione della Libia con le sue menzogne, la sorosiana Human Rights Watch, riconosce brandelli
di orrori compiuti dai “giovani rivoluzionari”, quelli esaltati da Rossanda.
Nel suo ultimo rapporto si netta la sozza coscienza denunciando che, oltre a
Gheddafi e a suo figlio Mutassim, furono ben 70 i patrioti prigionieri con loro
torturati e giustiziati a Sirte dalle bande di Misurata.
Bani Walid deve essere
spazzata via, come lo è stato, dal processo democratico elettorale, il 60%
della popolazione libica, in qualche modo collegata al precedente Stato. Un
processo finito nella confusione di bande che si sbranano tra loro e non
riescono a mettere in piedi una parvenza di governo, o di Stato. Ma quando si
tratta di distruggere e ammazzare chi non li segue, sono pronti, insieme ai contractors qatarioti e occidentali. E
qui la notizia in controtendenza è che un centinaio di patrioti dell’esercito
nazionale libico e dei Comitati Popolari della Jamahiryia, catturati dai ratti
e chiusi nelle loro carceri delle sevizie e degli ammazzamenti (lo ha
documentato perfino l’ottimo Montanaro su Rai 3), si sono rivoltati e sono
riusciti a evadere dal carcere Al Jadaida, facendo perdere le tracce. L’operazione
è riuscita con la complicità dei funzionari della prigione e gli evasi sono
stati accolti e protetti della popolazione, in vista del loro ingresso in una
resistenza che si va allargando.
E’ in gioco il Sahel
Bani Walid va tolta di mezzo
perché è un avamposto della resistenza antimperialista che si estende verso
Sud, ai confini presidiati dai ghaddafiani e al Mali da ristrappare agli
insorti indipendentisti Tuareg e agli islamisti (che vengono chiamati Ansar Din, braccio di “Al Qaida nel
Maghreb”). “Alqaidisti” che qui, diversamente dagli alqaidisti veri, utilizzati
dalla Nato in Libia e Siria per evitare che Assad possa “salvare i civili”, non
sono propri mercenari, ma terroristi dai quali, invece, “salvare i civili”.
L’AFRICOM, comando militare Usa che Ghaddafi aveva saputo far tenere lontano a
tutti i paesi africani, installatosi in Libia, Egitto, Tunisia, Marocco, punta
ora, in collaborazione con Legione e corpi speciali francesi, a diventare operativo
in Mali e nel Sahel, regione ricca di uranio e idrocarburi, relativamente fuori
controllo, da congiungere con i paesi vassalli al Nord e quelli più a sud, dove
già si sono insediati truppe e basi Usa o francesi, Africa Occidentale, Corno
d’Africa, Sud Sudan, Uganda, Congo, Ruanda, Burundi. La guerra al Mali,
dichiarata dall’ONU per interposta Comunità Economica dell’Africa Occidentale (CEDEAO),
verrà ovviamente condotta con forze, apparati, mezzi, fondi e tecnologie
USA-UE.
Donne di Bani Walid
Iran, Iraq, Libia, Siria, caccia alle teste, caccia
al pensiero
Un olocausto non richiede
solo cancellazione di viventi dalla faccia della Terra, se deve impedire che
rimanga qualcosa che potrebbe ricordare ai sopravvissuti chi erano, chi sono e
chi potrebbero essere. Gli israeliani sono all’altezza della situazione per
quanto riguarda la prima linea d’azione. Ma nella seconda sono superiori a
tutti. Dopo che a Baghdad, i cavernicoli Usa avevano fatto il lavoro rozzo
della distruzione di Museo e Biblioteca Nazionali ed erano passati, prima con
gli emissari del collezionismo occidentale e poi con i cingoli, sul patrimonio
storico-archeologico iracheno, da Ur a Babilonia, da Samarra a Niniveh, per la
rifinitura è toccato ai maestri israeliani. Assassinii mirati di chiunque
rappresentasse il pensiero, l’intelligenza, la creatività, la memoria della
nazione: scienziati, accademici, giornalisti, scrittori, artisti, ingegneri,
insegnanti, studiosi di qualsiasi branca (incidentalmente, non muoiono così
anche da noi consiglieri di presidenti
che sapevano troppo, o pubblici ministeri che rischiano di far saltare tappi di
vulcano? Solo che, nel mondo civile, va evitato il più possibile il clamore
dello sparo; meglio incidenti, o infarti). L’equivalente si può ora vedere in
Siria, dove gli assassinii mirati di esponenti della società civile e politica,
di scrittori e giornalisti, si devono vedere sullo sfondo della distruzione pianificata
di Aleppo, città-gioiello della storia e della cultura siriana e mediorientale,
Aleppo.Qui i nuovi mongoli del wahabismo salafita, coltivato dalla Cia, hanno
ridotto in macerie alcune delle più significative testimonianze di un millennio
di storia.
Ora, con l’aiuto competente
dei fuorusciti dell’organizzazione terroristica iraniana, Mujaheddin Al Khalk, prima alleati di Saddam contro il loro paese,
poi manutengoli degli Usa (per questo da Hillary cancellati dall’elenco delle
organizzazioni terroristiche), il Mossad si va dedicando a un lavoro analogo in
Iran, privilegiandovi gli scienziati nucleari. Non perché possano arrivare,
come farnetica Netaniahu, in sei mesi alla bomba, visto che tutti i servizi
segreti Nato hanno riconosciuto che l’Iran non progetta alcun nucleare
militare, ma perché ciò non possa essere dimostrato dai protagonisti della
ricerca iraniana e, soprattutto, perché l’Iran non arrivi a dotarsi, per scopi
medici e energetici, di risorse nucleari civili. Un progresso industriale,
sociale ed economico che già le sanzioni Usa e UE stanno cercando di sabotare. I
mercenari di E-Khalk, guidati nella
benevola Parigi da due despoti inamovibili, i fratelli Maruyam e Massud Rajavi, misteriosamente finanziatori
milionari di lobby bancarie e industriali negli Usa, sapranno individuare gli
intellettuali, militanti, politici, funzionari da eliminare, i siti vitali da
far saltare in aria. Con i fichi e le squinzie dei quartieri alti di Tehran,
scesi in piazza anni fa, a fare la “rivoluzione verde”, non violenta, su
copione Cia e Ned (New Endowment for Democracy), questi vendipatria al miglior offerente sono per
i destabilizzatori del paese quello che i mozzateste salafiti sono in Siria.
Qui, peraltro, un’analoga rivoluzione colorata fu tentata nel marzo 2011 e
naufragò nel giro di tre giorni, tra mancanza di materia prima umana e, quindi,
immediato strepitìo di Kalachnilkov e di Allah
U Akbar.
Genocidi istantanei, genocidi striscianti
A proposito di sanzioni,
ora Washington e Bruxelles hanno deciso
un’ulteriore serie di misure per stringere il cappio intorno all’Iran.
L’obiettivo, sistematicamente mancato dal Vietnam all’Iraq, dalla Libia alla
Siria, ma ottusamente perseguito, è quello di ridurre la popolazione talmente
alle strette, da farla rivoltare contro il proprio governo. Non è mai successo.
Ovvio, perché quando gli stupidi prendono per stupidi gli intelligenti, l’esito
non può che essere un fiasco. Intanto, però, pur avendo l’Iran risorse in
termini di riserve valutarie e
paesi-amici che non si piegano al diktat Usa-UE, da poter limitare
l’effetto delle transazioni negate e degli scambi con l’Occidente annullati,
dei cantieri navali, degli armatori delle petroliere, delle compagnie statali
di petrolio e gas boicottati, dello spazio marittimo negato, iniziano a
evidenziarsi pesanti sofferenze sociali. Naturale, con l’inflazione indotta
dalla carenza di elementi fondamentali, il commercio con parte del mondo
interrotto, i rapporti finanziari bloccati, l’embargo petrolifero verso
l’Occidente.
L’intenzione, sottesa all’oscena ipocrisia dei 27 ministri degli
esteri UE che, infliggendo le sanzioni, le definivano dirette contro “il regime
e assolutamente non contro la popolazione”, è di bloccare ogni progresso
economico e sociale e minare il ruolo di potenza regionale che l’Iran si è
conquistato. Non solo, il blocco delle medicine punta a sfoltire la popolazione,
eliminando in particolare i malati di cancro, talassemia, diabete, sclerosi
multipla. Ne soffrono ben sei milioni di iraniani. L’aspetto paradossale delle
sanzioni è che con esse, come nel caso della distruzione della Jugoslavia
ordinata dalla Nato, l’Europa, cui cui viene negato l’importante export-import
con l’Iran, danneggia se stessa. Mark
Dubowitz, direttore a Washington della Fondazione per la Difesa delle
Democrazie, congrega di neocon
bushiani e lobbisti sionisti, ha profetizzato che, per avere effetto, le
sanzioni devono intensificarsi e durare per altri due anni. Troppo, se si
crede, come Netaniahu e lo stesso Dubowitz, che alla bomba atomica iraniana
manchino appena sei mesi. Implicita la pressione per scatenare l’apocalissi
subito.
Se l’uccisione mossadiana a
Bengasi dell’ambasciatore Chris Stevens e di altre tre spie Usa doveva mettere
in difficoltà Obama, riluttante ad imbarcarsi con Israele, prima delle
elezioni, nell’ottava delle sue guerre di Premio Nobel e sostenere la più affidabile, perchè demente
e nazistoide quanto i leader israeliani, coppia Mitt Romney-Paul Ryan, le
sanzioni contano di alimentare una quinta colonna iraniana che prepari il
terreno alla guerra. Con gli embargo del passato, Vietnam, Iraq, Libia, Siria,
Cuba, Nord Corea, gli aggressori non hanno ottenuto quel risultato. Anzi, hanno
rafforzato l’odio e quindi la resistenza delle popolazioni colpite. Però sono
riuscite a impoverire il paese, a isolarlo, a indebolirne le strutture economiche,
militari, sociali, tanto da renderne più agevole la conquista. Conquista al
costo di sacrifici e perdite di vite e beni inenarrabili. Labile, se non
esistente, sono state la protesta internazionale contro questi strangolamenti e
la solidarietà con le vittime.
Le anime belle del pacifismo insistono sul paradigma
infondato che “le sanzioni sono comunque meno mortali della guerra” e si
beavano della consolatoria mistificazione secondo cui “colpirebbero soltanto i
gerarchi del regime”. Invece, quanti cubani hanno dovuto dal blocco subire privazioni
e inedia? E dove mettiamo il milione e mezzo di civili iracheni uccisi
dall’embargo? Di cui 500mila bambini, dei quali Madeleine Albright diceva che
erano “un giusto prezzo da pagare per la
democrazia in Iraq”? Tra embargo e guerre, Usa e Nato hanno fatto fuori 3
milioni e mezzo di iracheni, 4 milioni li hanno spenti sradicandoli da paese e
territorio. Il calcolo su quanto hanno ucciso e devastato le sanzioni a Libia e
Siria non è stato ancora fatto. Quanto a quelle, altrettanto micidiali,
inflitte all’Iran, bè, non turbano pacifisti e dirittoumanisti, dato che non
gli offendono l’udito con la deflagrazione di missili. In più gli sono resi
moralmente trascurabili dalla condivisione delle demonizzazioni dei dirigenti
iraniani operate dai soliti centri della disinformazione imperiale, con al
seguito governi alleati e sinistre internazionali normalizzate.
In Siria, alle offensive
militari dei mercenari Nato importati da altri teatri del “caos creativo”
occidentale, regolarmente sconfitte dall’esercito nazionale e respinte dalla
popolazione, anche al costo dei terribili massacri subiti, e al terrorismo
stragista degli squilibrati salafiti seguaci del garzone Cia Al Zawahiri, si
sono aggiunti due nuovi fattori dell’apparato genocida messo in piedi da Nato,
Turchia e tiranni trogloditi del Golfo. L’intervento di effettivi militari Usa
in Giordania e Turchia, a seguito delle
avanguardie occidentali di intelligence e terrorismo da tempo in Siria, e la
pirateria turca. Usa e UE si strappano i capelli e inviano armate navali per contrastare
i “pirati somali”, nati dalla volontà di porre fine alla manomissione delle
loro terre e acque con lo scarico di rifiuti tossici europei e il saccheggio del
patrimonio ittico.
Soldati
siriani
Campioni di coerenza
umanitaria, plaudono ai pirati di regime del Fratello Musulmano Erdogan, quando
delinque sequestrando aerei siriani in volo da Mosca o da Erevan, malmenandone
i passeggeri e adducendo a scusa la presenza di armi a bordo, mai esibite perché
inesistenti. Analoga invenzione è quella formulata dal capo di una fazione del
sedicente “Esercito Libero Siriano”, Al Asaad, quando, per deviare dalla
presenza in Siria di migliaia di ciurmatori Al Qaida, ora denunciata perfino da
una sbigottita Commissione per i Diritti Umani dell’ONU, spara la balla che in
difesa di Assad starebbero combattendo Hezbollah libanesi. Cosa smentita dall’assai
più credibile leader dei patrioti libanesi, Hassan Nasrallah, e cosa di cui il
forte e saldo esercito siriano non ha il minimo bisogno. Ma anche cosa che
potrebbe sostenere un’azione “di difesa” di Israele, che ha già concentrato nel
Golan manovre e truppe in misura senza precedenti. Non ha potuto essere
smentita invece la rivelazione del quotidiano turco Yurt che i terroristi infiltrati in Siria praticano sui corpi dei
civili e militari uccisi il traffico di organi. Niente di inedito per gli amici
della democrazia occidentale. Lo faceva già con i serbi prigionieri uccisi il
narcotrafficante e serial killer Hashim Thaci, insediato dalla Nato a capo del
Kosovo.
La pirateria e la concentrazione
di armamenti pesanti e di F16 al confine con la Siria, le costanti provocazioni
armate contro la Turchia, affidate ai mercenari istruiti nella base Nato e infiltrati
in Siria, le unità di élite statunitensi rimaste in Giordania dopo le prove di
guerra di Eager Lion e ora dislocate
in basi prossime al confine, i 200 killer delle forze speciali britanniche SAS e SBS da mesi impegnate in Siria, danno corpo al
sospetto che si sia lì lì, magari dopo le elezioni negli Usa, per irrompere in
Siria da Giordania e Turchia. Inizialmente per costituirvi la da tempo ambita “fascia
di sicurezza” e impadronirsi delle città vicine, Homs e Aleppo, da cui
lanciarsi a “salvare i civili”. La copertura umanitaria la forniscono Amnesty e HRW, le stesse fiancheggiatrici che mandano complessini di zoccole
urlanti a intralciare la strategia di contenimento dell’imperialismo e di
difesa della Russia rinnovata da Putin, o riversano in Iran, oltre ai
terroristi E-Khalk, attivisti della
destabilizzazione Otpor, dollari, telefonini e collegamenti face book e
twitter per far muovere le chiappe a indigeni ingrifati di neoliberismo.
Aleppo
dopo il passaggio dei mercenari
La Siria sputa sangue, ma
resiste alla grande. Le potenze democratiche non demordono, fosse anche solo
per arrivare alla soluzione B, quella di una Siria non domata e occupata, ma
perlomeno in preda a una paralizzante
destabilizzazione terroristica e di sanzioni. Lo scenario è mediorientale e, oltre
a sottomettere la regione giocando islamisti sunniti contro laici e cristiani arabi
e, invece, laici all’occidentale contro l’Iran scita, punta all’egemonia
energetica mondiale ai danni di Russia e degli altri paesi asiatici. E dell’Europa,
caso mai tornasse ad avere qualche ambizione di autonomia. La Russia assicura l’approvvigionamento
di gas all’Europa tramite i gasdotti North
Stream, con la Germania, e, in costruzione, South Stream con il Mediterraneo, bypassando gli Stati sguatteri di Usa e UE e
rendendo meno funzionale le pipeline progettate
dalle multinazionali Usa-Ue attraverso la Turchia e i governi caspici ed
est-europei. La Siria ha l’imperdonabile
colpa di aver concluso con Iran e Iraq l’accordo per un gasdotto che unisce i
tre paesi e convoglia, anch’esso verso l’Europa, energia più pulita del
petrolio. Se si tiene conto del fatto che in Siria sono stati scoperti
giacimenti di gas in grado di concorrere con quelli individuati nei mari del
Levante e di cui Israele punta a impadronirsi totalmente, alla faccia dei diritti di Cipro, Libano,
Gaza, si capisce la dimensione della posta in gioco. Ne va dell’obiettivo primo
della globalizzazione imperiale: il controllo totale sulle risorse energetiche
del pianeta. Conditio sine qua non per
la dittatura mondiale ambita dalla cosca criminale incistata da
Bilderberg-Vaticano a Wall Street, Bruxelles, FMI, BCE, Nato, fino a scendere
in basso in basso, tra gli pseudotecnici nostrani.
Chi salverà la Siria, la
Libia, l’Iran, tutti gli altri, noi? Possiamo permetterci di lasciare quei
popoli soli nella trincea?
15 commenti:
Ciao Fulvio,
come sempre un'analisi più che puntuale!
Avevo letto sul sito IRIB che l'UE aveva o sta per bannare i canali iraniani...
Ne sei a conoscenza?
Grazie
Diego@
La prima cosa da fare è impedire la voce dello'altro: bombardamento della tv serba, irachena, libica, attentati contro quella siriana. Eliminazione della presenza siriana sui satelliti. Probabile che l'UE faccia lo9 stesso con le emittenti iraniane. La verità va soffocata.
Luigi@ Ti ho già risposto per email. La manifestazione di Milano va sostenuta, nonostante le ambiguità che ci saranno. Assurdo che si svolga nella stessa giornata del No Monti day a Roma, in cui avrebbe potuto proficuamente inserirsi. C'è qualcosa sotto?
Per favore non allungare a dismisura l'intervento con la citazione di tutti quei link. Li conosciamo.
Caro Fulvio,
come sempre l'unico che parla dei buoni che vengono fatti passare per cattivi. Gli eroi di Bani Walid sono riusciti fin'ora a respingere gli ascari nato. Ma fino a quando potranno resistere? Sono soli.... e in caso gli ascari non riescano da soli sono pronti i droni dell'impero.... spero che non succeda come a Sirte....
Per quantio riguarda la Siria i ribelli sono disperati e vogliono una tregua.... non accusarmi di essere splatter ma ti assicuro che i Sukhoi su - 22 siriani stanno letteralmente macellando le colonne e gli avamposti ribelli. Nuove milizie alawite si stanno formando nella zona di confine con la turchia verso Latakia, dopo la formazione di milizie cristiane, armene e alawite ad aleppo, e le truppe siriane hanno ricevuto consiglieri iraniani e il supporto di hezbollah. Non 'cè stata una sola defezione importante da quest'estate.... In Turchia la gente è scesa in strada contro il burattino Erdogan...
Stiamo solo ad aspettare cosa lorsignori stanno escogitando per piegare la siria, avamposto dell'antimperialismo.
Il mio pensiero comunque va ai soldati libici e siriani che stanno combattendo la nostra battaglia, che ogni vostro colpo vada a segno!
Per Andrea: davvero ottima la notizia degli Su-22 contro i "ribelli". E' qualcosa che molti, a partire dai russi dopo i fatti afgani degli anni 80, attendevano con ansia. Ne devono levare di mezzo il più possibile in maniera che anche gli aspiranti "jihadisti" abbandonino le velleità guerriere. Non escludo che l'uccisione dell'ambasciatore americano a Bengasi sia opera di combattenti incazzati perchè resisi conto che i loro bravi "protettori" li stavano mandando al suicidio in Siria...
Caro Fulvio,
articolo davvero interessante. Sul Mali volevo chiederti se hai qualche informazione in più sulla struttura sociale del paese e in particolare sulle forze islamiche che vengono definite dai media occidentali "Al Qaeda". Sulla Siria mi permetto di segnalare un buon testo, uscito per Arianna Editrice e dal titolo "Obiettivo Siria" di Tony Cartalucci e Nile Bowie: ne esce molto male anche Amnesty International.
Ps: Studio a Bologna e, salvo imprevisti dell'ultima ora, sarò ad ascoltarti a Castel Bolognese.
Con affetti,
saluti Nicola
Hanno la faccia come il culo: l'operazione "di intelligence" che gli USA stanno conducendo in Burkina Faso si chiama "Sand Creek" che non promette nulla di buono.
Altro argomento: i paladini dirittoumanisti sono anche quelli della libertà d'espressione...
l'anno scorso non si accedeva al sito dell'agenzia news libica www.jana.ly quest'anno l'agenzia siriana www.sana.sy è praticamente bloccata, almeno in Italia: se faccio in modo di avere un indirizzo internet extraUE (cercate "tor browser") accedo senza problemi. Mettiamoci vicino che UE ha deciso di bloccare la diffusione di alcune testate televisive sat iraniane:
Press TV (in inglese)
al-Alam (in arabo)
Jam-e-Jam 1 e 2
Sahar 1 e 2
Islamic Republic of Iran News Network (IRINN)
Quran TV
al-Kawthar (in arabo)
il quadro è desolante. Sopratutto quando sento attorno a me ancora gente che biascica di censure cinesi.
Dopo il terrorista libico che aveva torturato Gaddafi ucciso e scuoiato vivo per quaranta giorni a Bani Walid e morto a Parigi
http://hot33news.wordpress.com/2012/09/27/libya-one-of-the-alleged-killers-of-muammar-gaddafi-died-in-paris/
un altro cane servo dell'imperialismo nato è stato giustiziato ad aleppo
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=53040
e per gli amanti del genere su-22 in azione contro i ratti salafiti nato
http://www.youtube.com/watch?v=QlP5OMDlDoY&list=PLgJngg6pf4KKC7ctvvaHly-GJMVQFypiP&index=130&feature=plpp_video
Mi permetto compagno Fulvio di postare un altro link se è possibile, perchè (sempre se sarà ancora visibile) rappresenta ciò che sta succedendo in Libia. Una guerra civile. Fortunatamente in questo caso sono i ratti, che nonostante abbiano indossato la mimetica (come diceva mio padre al maiale puoi mettere la cravatta ma rimane sempre un porco) sono rimasti i buffoni di sempre, che le prendono dagli eroi di bani walid.
http://www.youtube.com/watch?v=yi2XFw8R3s4
Caro Fulvio,non avertene a male ma io ho dei dubbi che il filmato di min.6,34,a firma Moutassim Gheddafi,sia stato girato in Siria.
Tutto questo x almeno alcuni motivi principali:
1)Infatti,come anche tu hai rilevato,in alcune inquadrature si vede un individuo,il quale ha intorno alla vita,la cd"nuova"bandiera Libica(quella dei "ratti" NATO/UE/GCC,altrimenti detta monarchica x intenderci)ciò mi spinge a dire che se il filmato proviene dalla Siria,il tipo,in questione(se è sempre lo stesso)deve veramente essere un completo idiota(come lo sarebbero i suoi capi,se costoro fossero stati al corrente della sua improvvida iniziativa)
2)Se ho visto bene(purtroppo non ho potuto ingrandire il filmato)ci sono almeno 2 individui di colore,orbene,a quel che mi risulta,in Siria non ci sono abitanti di colore,visto che la stessa,si trova in Asia e non in Africa,mentre in Libia sì(ma potrebbero essere mercenari stranieri,provenienti dall'Africa)
3)La morfologia del territorio circostante,sembra,almeno a me,più Libica che Siriana,visto che l'ambiente circostante è di tipo desertico magrebino,come in Libia(purtroppo,non sono mai stato né in Libia né in Siria,per cui rimane solo una sensazione)mentre in Siria la morfologia del territorio è da ciò che mi risulta,molto più verdeggiante,pur con alcune zone di tipo desertico.
4)La strada in cui si trovano i soggetti filmati,assomiglia tanto alla via Balbia,strada costiera,di grande collegamento,fatta costruire dall'allora governatore dell'ASI(Africa settentrionale Italiana)Italo Balbo,negli anni'30 del secolo scorso,la quale univa Bengasi(Cirenaica)a Tripoli(Tripolitania)
X concludere,tutti questi particolari,mi inducono a credere(pur con i dubbi che rimangono)che il filmato in questione,sia stato girato in Libia,nel 2011,durante la sua guerra civile e non nella Siria di oggi.
ps
scusami se lo posto sul blog,ma come MP,non sono riuscito ad inviarlo
un saluto comunista
Alexfaro
Anonimo@
Benvenuti a quelli con il micrcscopio. La fonte del video è il governo siriano. Nel caos in atto in Siria avrebbe bisogno di raccattare vecchi filmati libici? In Siria esistono paesaggi esattamente come quelli del video, basta viaggiare da Damasco a Homs. L'osservazione è infondata. Ci sono numerosi video msiriani, girati dagli stessi ratti, che mostrano individui con le stesse bandiere Al Qaida della Libia. La presenza di migliaia di mercenari strranieri è riconosciuta perfino dall'ONU, dai media, dagli stessi collusi Amnesty e HRW. Tra i mercenari numerosi sono quelli di pelle scura provenienti da Qatar, Yemen, Mali, Sud Sudan. Molti contractos USA sono neri. Che poi la strada assomiglia alla Via Balbia è un'affermazione comica alla luce della somiglianza tra tutte le strade in Medio Oriente. Mi impegnerei piuttosto in indagini più utili, tipo i tanti segni che attribuiscono gli attentati di Beirut ai provocatori israeliani.
fulvio vedi che il video viene davvero dalla libia, te lo assicuro, sono iscritto a quell'utente sono i misuratini che vengono bastonati a bani walid l'altro giorno
ti confermo che il video è relativo agli scontri di bani walid, questo è un msg per te non da postare....
sembrerebbe che a bani walid sia stato RIucciso khamis e che moussa ibrahim sia stato catturato....
Le solite “fonti” sostengono che i ratti abbiano catturato Mussa Ibrahim e ucciso Khamis Gheddafi (per la quarta volta?) a Bani Walid. Fonti libiche come questa http://libyanfreepress.wordpress.com/ affermano il contrario. Staremo a vedere, sono per natura pessimista ma spero di sbagliarmi.
Quello che conta è l'abissale differenza nel destino dei “nostri bastardi” Batista, Van Thieu, Reza Pahlavi, Marcos, Videla, Pinochet, Mubarak, pensionati in lussuose ville o al più gratificati di immeritati processi, e degli eroi come Lumumba, Sankara, Allende, Saddam Hussein, Milosevic, Gheddafi, trucidati combattendo per il loro popolo perché non concepivano destino diverso. Bastano la rimozione degli uni e la bile vomitata sugli altri dai nostri dirittumanisti coloniali a mostrare a quei popoli che non grufolano nella servitù con chi conviene stare.
Mauro Murta
Da quello che ricordo,le presunte"uccisioni"di khamis Gheddafi,sono,come minimo 5 o 6 almeno fino ad oggi(22/10/2012)
Certo che questo ragazzo di 29 anni deve avere 9 vite come i gatti,vista la frequenza in cui si annuncia la sua cattura ed uccisione!
Su wikipedia fino a qualche giorno fa c'era ancora la bufala della sua uccisione da parte di un Apache della RAF,avvenuta in agosto 2011(nonostante il sottoscritto abbia contestato l'accaduto,correggendolo,ma in seguito gli admin hanno cancellato la mia ritrattazione,alla faccia della cd imparzialità ed equidistanza della cd"enciclopedia libera"!)
Come anche la cd"cattura"di Mussa Ibrahim,perché se é vero non lo mostrano in TV?(come hanno fatto con Saif al Islam Gheddafi)
Da tutto ciò si evince,che il cd"CNT"(detti anche ratti di fogna)NON ha mai detto una che sia una verità,con la conseguente,totale perdità di credibilità a livello sia interno che estero(se mai ne ha avuta una!)
un saluto comunista
Alexfaro
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