Allarme! La non
violenza sta per travolgerci, bella, affascinante, piena di lusinghe, un muro
mentale su cui si erge il mito del pacifismo, che si nutre di perbenismo e
cristianesimo un po' alla buona, un modo semplice per sentirsi non colpevoli;
la negazione anteposta consente di rendere vago il significato di colpevole. La
non violenza sarà il mezzo più potente per applicare il controllo di massa più
efficace che la mente umana abbia conosciuto. (Renzo Coletti).
I mostri sono veri,
anche i fantasmi sono veri. Vivono dentro di noi e a volte vincono. (Stephen King)
I media
sono l’entità più potente della Terra. Hanno il potere di render innocenti i
colpevoli e colpevoli gli innocenti. E’ il potere che controlla la mente delle
masse. (Malcolm X)
Molta
gente ritiene di pensare quando non fa semplicemente che riorganizzare i propri
pregiudizi. (Walter Lippmaan, giornalista)
Si sono ripresentati i corifei del caravanserraglio Al
Qaida-Nato, nel disperato tentativo di contrastare e offuscare l’ormai
alluvionale rivelazione, anche di media e autorità politiche e di intelligence
occidentali, delle atrocità compiute ininterrottamente dai terroristi
infiltrati in Siria.. Bene, questo è quanto succede in Siria e quanto sta trapelando con la stessa forza con cui l'acqua ha infranto la diga del Vaiont, anche se TG1, 2, 3, 4, 5, 7, forse perchè immersi nel fango fino alle orecchie, non si sono accorti. E’ sbagliata
l’abusata metafora delle due squadre in campo, ma serve ad esplicitare le cose. Quando
l’arbitro fischia un giusto rigore è insensato, ma normale, che i giocatori affetti
dalla punizione protestino e giurino e spergiurino che fallo in area non c’è
stato. Nessuno ne mena scandalo. Sono coinvolti e fare l’ammuina ci sta.
Molto scandalo andrebbe invece menato sui
gazzettieri che, evidentemente per interesse preciso ma occulto, polverizzando
ogni deontologia, contro quel rigore alzano indignati lai, compiangono le
ingiuste negatività inflitte alla compagine e aizzano le turbe agli sfracelli
che in Italia ben conosciamo. L‘autoproclamata “comunità internazionale”, i
paesi della Nato più qualche residuo di dispotico oscurantismo, non sono
l’arbitro. Sono una squadra in campo. Ed è, ahinoi, malcostume accettato, come
quello dei calciatori cascatori, che capitano e giocatori di punta, Obama,
Hollande, i tiranni del Golfo, strepitino. L’altra squadra è il popolo siriano
con chi la governa e difende. L’arbitro è quella maggioranza di nazioni, Russia
in testa, che ha nel diritto internazionale e nei crimini di guerra le regole per
il fischietto. Non giustifica, e si prova a fermare le scorrettezze in campo ed
è un po’ di tempo che fischia falli alla squadra di picchiatori che si fa
strada a forza di gomitate in faccia e calci agli stinchi.
Le regole del gioco nel confronto fra nazioni e sistemi
non prevedono assalti a freddo con l’uso di brigate di gangster importati che
abbiano licenza di genocidio e di commettere qualsiasi atrocità contro civili e
territorio. Nell’opinione pubblica internazionale e in molti media, di fronte
all’evidenza solare delle falsità propalate dai regimi aggressori,
all’incongruenza di un’alleanza con i regimi più retrogradi e totalitari del
mondo “per portare la democrazia in Siria”, e di fronte allo stragismo
terrorista del mercenariato armato e finanziato dai suoi reclutatori, si è da
tempo abbandonata la fanfaluca dei “giovani rivoluzionari in rivolta contro la
dittatura di Assad”. Con la Russia, la Cina, i Brics e perfino l’ambiguone
ONU Kofi Annan e con una crescente esercito
di giornalisti, si è detto degli attentati, della penetrazione di killer travestiti
da ribelli, e si è fischiato il rigore. Un rigore che si chiama fine delle
interferenze esterne e dialogo tra le parti disposte a confrontarsi
dialetticamente e nel voto..
Ma da noi, classici colonizzati, si arriva sempre tardi.
Ci sono voluti dieci anni dalla sua nascita prima che si facesse un decente
rock, trenta prima che si corrompesse ogni tradizione e si esaltasse il consumo
con quello sconcio del Babbo Natale inventato dalla Coca Cola per ingrassare
sull’intossicazione di chi s'illude di placare la sete. A detrimento di presepi,
Gesù Bambino, Befana e altre magie prese regalateci dai pagani. Anche qui
questione di sovranità violentata. Così, mentre ogni dì si ode più forte il
fischio del rigore, da noi resistono i sordi che vi si misurano alla stessa
maniera degli invasati che schiamazzano paonazzi in quel retrobottega di scarti
denominato Il Processo di Biscardi.
Verminaio
Il più recente input, dopo quelli di Hillary, Cia,
Amnesty e Human Rights Watch, di Sarkozy e Hollande, dei botolini uggiolanti
Monti, Terzi, è venuto dal noto George Soros, straripante delle medaglie
conquistate in Serbia, Ucraina, Georgia, Libano. Il superboss delle
devastazioni economiche e sociali dei paesi-bersaglio dell’imperialismo ha sguinzagliato il suo International Crisis Group e i suoi sicari nei media e nella
“società civile” (ricordate Radio B-92 e Otpor in Serbia?), nell’ affannoso
tentativo di tornare a convincere il colto e l’inclita che quelli che andavano
sgozzando e sventrando persone in Siria, urlando formule salafite, non erano
affatto fanatici jihadisti, ma onesti e coraggiosi manifestanti democratici,
prima pacifici poi, per triste necessità, malamente armati con armi sottratte
al nemico. Allo squillo del trombone non poteva non rispondere da destra una
trombetta.
Il copione lo scrivono i colleghi di Al Jazira,
l’emittente dell’emiro e feldmaresciallo Bin Khalifa el Thani, che,
impermeabile agli scrosci di verità abbattutisi dalla Siria, insiste ad
attribuire ogni disastro e orrore ad Assad e a qualificare il brigantaggio
jihadista di “combattenti per i diritti umani e la libertà”. Ovviamente le è
sfuggito il filmato, come tanti altri, in cui un giornalista dimostra come
tante volte che Al Jazira (o Al Jazeera) annunciava un bombardamento
dell’esercito siriano sui civili, meno di un’ora dopo quel sito saltava in
aria. Una specie di Radio Londra, che in maniera più criptata, segnala alle
truppe alleate il da farsi.
Veniamo alla trombetta. C’erano a Casalbertone di Roma,
venerdì 23 novembre, 6 persone 6, oltre ai relatori. Due erano della Rete No
War. Il tema, “Siria, la verità”. Sul palco Germano Monti, Amedeo Ricucci,
Cristiano Tinazzi e Aya Homsi. Chi cazzo sono, si chiederanno i non addetti ai
lavori del Centro Informazioni Soros-Al Jazira. Germano Monti, trotzkista
d’antan in RC, da allora alla ricerca affannosa di una qualche visibilità
politica alla testa del Forum Palestina e delle Flottiglie di Distrazione di Massa,
ma poi abbandonato dai tutti per l’abbagliante incongruenza del suo appoggio ai
killer Nato-Qatar della Libia. Ultimamente ha rimediato lo stanzino delle scope
nel Cinque Stelle dei feudatari arabi per aver dato del fascista a chiunque
manifestasse per la Siria vera e per aver inseguito trafelato i dirigenti
palestinesi trascorsi dalla protezione siriana a quella dei sultani, con
relativo rovesciamento di oscenità sul presidente Assad. Dell’ultima patacca in
questa vetrina di bigiotteria Nato, non mette neanche conto parlare. Aya Homsi,
fanciullina siriana di Bologna, s’era fatta notare quando ha chiesto a Arci e
Anpi di bloccare una mia presentazione in Romagna, asserendo che, oltreché
sostenitore di Assad, ero anche vicino a Forza Nuova e che esisteva una mia
foto in cui alzavo il braccio nel saluto fascista. Se vi occorre altro come
identikit, visitate la topina Aya su Facebook
Il
giornalismo italiano riscattato ad Aleppo
Amedeo Ricucci e Cristiano Tinazzi, collaboratori Rai, li
ho incontrati nella Libia bombardata dalla Nato, mentre, insinuatisi nel
Comitato Indipendente per la verità sulla Libia, hanno voluto correggerne il
lavoro riecheggiando le nefandezze su Gheddafi come sceneggiate a Langley.
Entrambi hanno coperto di sghignazzi e contumelie sia me che altri
comunicatori, colpevoli di non aver condiviso i loro florilegi e di avere
invece tentato di raccontare cosa provava e pensava il popolo libico. Il
secondo mi ha addirittura querelato quando ho ricordato i suoi trascorsi di
fascista, tra l’altro candidato del Fronte Nazionale, arrivando a denunciarmi
all’Ordine dei giornalisti per averne messo a rischio la vita in Siria. S’era
inventato che avrei agito sull’ambasciata siriana per fargli negare il visto e
magari fare una brutta fine in Siria..
Passiamo a una recentissima trasmissione di RAI Storia,
del noto Giovanni Minoli, che per la Siria ha riesumato la coppia
Ricucci-Tinazzi, già vista in Libia impegnata nel riscatto professionale ed
etico di un giornalismo italiano ridotto in brandelli dal suo servilismo nei
confronti di tiranni mendaci come Gheddafi e Assad. Devo dire che i due
stavolta hanno superato se stessi. Si sono avventurati ad Aleppo soli ed
inermi, a rischio della propria incolumità, se non della vita, pur di ricucire
e rianimare di vento la sdrucida e lacerata vela di un’informazione prosseneta.
Un’informazione ligia alla potenza mediatica, praticamente egemone nel mondo, dell’infame
regime controrivoluzionario di Damasco, tale da schiacciare il disperato sforzo
di verità dei poveri e sparuti mezzi occidentali, estrema trincea di
correttezza, pluralismo e libertà. Chiaramente, le notizie secondo cui i giornalisti siriani vengono ammazzati in serie dai rivoluzionari, che le sedi dei media siriani vengono fatte saltare, che le emittenti satellitari siriane vengono oscurate, sono tutte propaganda e puro vittimismo del regime e dei suoi velinari.
Nonostante la “comunità internazionale” dei buoni, giusti
e pacifici fosse riuscita a oscurare nei satelliti internazionali ogni
emittente di regime, quest’ultimo, corrompendo o intimidendo velinari stranieri
fedifraghi e senza scrupoli, continua a far uscire notizie che fanno passare le
proprie nefandezze stragiste per atrocità commesse dalle eroiche forze dei
rivoluzionari in lotta per una Siria laica, sovrana, equa, caposaldo dei
diritti umani. Siria che, un domani, non avrebbe avuto nulla da invidiare a
paesi nostri amici, già conquistati, a dispetto di sabotatori e provocatori
ovviamente infiltrati dall’Iran, alla democrazia, alla giustizia sociale, al
protagonismo popolare. Si pensi al Qatar dell’illuminato leader Al Thani, per
non parlare di Arabia Saudita, Emirati, Bahrein, Kuweit, Yemen, vindici
dell’emancipazione femminile e delle libertà individuali.
Eroi in Aleppo liberata
La coppia di temerari non ha esitato a sfidare le brutali
rappresaglie di un regime che arriva a uccidere perfino i propri giornalisti
pur di attribuirne la liquidazione ai giovani rivoluzionari. Calcata in testa
la povera protezione di un elmetto e illudendosi, nell’ingenuità di chi
frequenta gli scenari della civiltà occidentale, che le cubitali scritte
“PRESS” e “TV” li avrebbero salvaguardati dalla ferocia repressiva del regime,
si sono avventurati fino ad Aleppo. Hanno resistito per ben oltre 24 ore nella
città martire devastata dalla soldataglia di Assad, ma i cui sobborghi erano
già stati liberati dai combattenti della rivoluzione democratica, belli,
giovani, idealisti. Rivoluzionari del rispetto e della tolleranza, militanti di
una religione che abbraccia tutte le fedi, che nobilita un genere femminile dal
regime abbandonato al malcostume e alla licenza, che in ogni suo proposito e
atto costruisce per il popolo siriano un futuro di equità, progresso, libertà.
E di questa radiosa realtà, accompagnati, sostenuti, difesi e informati a ogni
passo da eroi dall’adolescenziale peluria che ne incornicia il volto
sorridente, al pubblico italiano hanno saputo offrire una rappresentazione
finalmente trasparente, onesta, sincera. Giustamente appassionata.
Beneficiato da questa lezione di una deontologia ormai
quasi esclusivamente coltivata da resistenti della vera informazione come Al
Jazira, CNN, Repubblica, Libero (ma anche il manifesto e Il Fatto non se la
cavano mica male), sarebbe ingrato ed egoistico tenere per me le perle di
verità sparse da queste fonti generose. Riferisco, se non il testuale,
fedelmente il senso.
Giovani
combattenti di pace, campione minuscolo di un’immensa armata civile sorta dagli
aneliti di libertà di tutto un popolo, ci hanno accompagnato, nutrendoci e
coccolandoci, nei nostri periclitanti passi tra macerie e proditorie incursioni
dei tagliagole del regime. Ovviamente tutti siriani e, a dispetto delle insegne
e degli slogan falsamente attribuitigli dal nemico, profondamente secolaristi,
abbiamo avuto modo di constatarne l’umanità refrattaria a ogni sopruso o
violenza. Smentendo le infami invenzioni di prigionieri trucidati a freddo, li
abbiamo visti circondarli di premure e pacche sulle spalle, chiedendone con
gentilezza le ragioni per cui si erano potuti lasciar ingannare e sedurre dalla
propaganda di un mostro come Assad. Ci dimostravano, con la forza di una
sincerità inconfutabile, come fossero stati esclusivamente i feroci bombardieri
di regime i responsabili per ogni edificio disintegrato, ogni corpo esanime e
frantumato nelle strade, ogni foro nei muri, ogni devastazione di moschee
(quelle scite, le loro!), ospedali, abitazioni, scuole, reti idriche. Le
proprie, di armi, erano state, senza eccezione alcuna, sottratte al nemico
sconfitto e in fuga, quel nemico che, invece, traboccava di armamenti da
sterminio forniti da Russia, Iran, Cuba e, forse, Beppe Grillo.
Sotto
il loro vessillo che, come già in Libia, riconsegna alla vita l’antica bandiera
adottata per la Siria nei tempi in cui la potenza coloniale l’avviava al
progresso e alla civiltà, i giovani rivoluzionari ci guidavano nelle disperate
corse che dovevamo fare per sfuggire agli assassinii mirati di cecchini di
regime e a colpi che, magari, non si vedevano né all’origine né all’impatto, ma
la cui mortale evidenza risultava chiara dal suono del nastro registrato (e
montato). Mitraglia e bombe nelle immediate vicinanze di passanti, la cui sfida
alla ferocia dell’aggressore era ribadita dalla stupefacente indifferenza e
calma con cui, nella gragnuola di esplosioni, proseguivano le loro passeggiate.
Drammatici erano i rischi che incombevano perfino su noi cronisti, tanto che il
nostro referente in redazione, Minoli, atterrito ci implorava di venir via, di
tornare. Sollecitazione che, consapevoli dei sacrifici connessi alla missione,
senza remora respingevamo.
Ammesso
il privilegio tecnologico di computer e collegamenti skype con Roma, dobbiamo
però rivelare che, onde non dare nell’occhio agli spioni di regime, ci siamo
limitati a filmare col solo cellulare. E non fatevi ingannare dalla qualità
delle immagini, del tutto pari a quella delle migliori telecamere
professionali: i telefonini oggidì fanno miracoli. Inoppugnabili risultavano le
testimonianze sull’assoluta assenza dei faziosamente conclamati combattenti
“arrivati da fuori”, sulle perfide voci di sevizie ed esecuzioni inflitte a
civili renitenti. Aberrazioni inconcepibili per chi “vuole solo la libertà,
vivere come tutti i popoli, sposarsi in libera scelta”, rese impraticabili per
tutti da un codice etico del Free Syrian Army che bandisce ogni maltrattamento,
tortura, esecuzione.
E’
vero che poi, nel montaggio, scappa anche l’intervistina con un rivoluzionario
che, probabilmente per adolescenziale esuberanza, prorompe nell’auspicio che i
salafiti, i jihadisti, (alias, Al Qaida), sono i benvenuti, vengano, ci diano
una mano. E’ stato un debito verso l’obiettività e la completezza
dell’informazione che, senza quella voce solitaria e isolata, non avremmo forse
pagato del tutto. E per saldare quel debito ed esaltare l’altissimo livello
etico del reportage, che anche un Minoli adeguatamente raccapricciato non ha
voluto sottrarsi, nei minuti di recupero, alla messa in onda di un terrificante
filmato, subito scomparso dallo schermo: un plotone d’esecuzione del FSA
giustizia una lunga teoria di corpi denudati, legati, rattrappiti in terra.
Prigionieri, ci si dice. Son cose che capitano, quando di fronte si ha un
nemico disposto a ogni crimine contro l’umanità. E’ la guerra, bellezza.
Civile, naturalmente. E si sa cosa succede nelle “guerre civili”. Del resto,
quel video, e tanti altri analoghi, in rete circolavano da tempo. Ma senza il
fattore correttivo dei cento minuti di verità rivoluzionaria che noi abbiamo
voluto regalarvi.
Del
resto, tutto questo non può non svanire nella costernata commozione che abbiamo
provato nel riprendere – sempre col cellulare – le immagini di un campo di
patrioti siriani profughi in Turchia. E’ quell’umanità sradicata, disperata, di
donne piangenti, uomini robustamente indignati, bimbi con sul volto lo smarrimento
di un’infanzia tradita, tende sbattute dal ghibli, povere cose, povero cibo
(forza ONG!), che vi dovrà restare nel cuore e nel giudizio da dare agli
avvenimenti. Altro che quattro sgherri
di regime giustiziati per essersi opposti alla liberazione come vaticinata nei
centri della democrazia e della civiltà, a Washington, a Bruxelles, a Istanbul
e al Cairo, a Doha e Riad.
Qualcuno di voi rileverà che nel reportage manca un
qualche accenno al perché di tutto questo. Perché decine di migliaia di morti e
deserti di distruzione, perché incendi da mettere a rischio il pianeta? Chi c’è
dietro, a che pro? Chi si confronta e per cosa? Ma, giustamente, ai due eroi di
Aleppo sarebbe sembrato pleonastico entrare anche nell’ermeneutica del
conflitto. Uno, perché le risposte le sappiamo già, fin da Belgrado, Baghdad,
Tripoli, Gaza. Trattasi di intervento umanitario contro dittature e per salvare
i civili. Due, su democrazia e diritti umani non si discute. Sono auto-
esplicativi, come le limpide facce dei giovani rivoluzionari protagonisti del
reportage.
E non facciamoci depistare da
“Repubblica”, dove un collega finito nelle spire della propaganda di
Assad e dei cedimenti di certi inviati anglosassoni e francesi (Pietro del Re, 17/12/2912), arriva a
diffondere su tutta una pagina con foto la solita vulgata falsa e tendenziosa.
L’esercito dei ribelli ad Aleppo, il “Fronte al Nusra”, cioè gli stessi
soggetti incontrati da quelli di Rai Storia, sarebbe tutto composto da
infiltrati da altri paesi, avrebbe per modello Osama bin Laden e punterebbe in
Siria a un emirato islamico rispetto al quale quello del Qatar sembrerà la
Comune di Parigi. Neanche più di Repubblica ci si può fidare!
Minoli, Ricucci, Tinazzi,
grazie di esistere. Come avremmo potuto, senza di voi, districarci nella selva
delle mistificazioni, manipolazioni, disinformazioni, che tutti ci avvolge e
acceca?
Gatti
e volpi
E grazie di esistere anche ai No War. Senza questi
laboriosi insetti di servizio, il quadro del dramma siriano, di tutti i drammi
di guerra, non sarebbe completo. I No War sono quelli che, saggiamente e
umanamente, tra carnefici e vittime, tutti affetti dal virus delle violenza,
inseriscono il cuneo della non violenza, dell’imparzialità, dell’infinita
commiserazione per chi soffre. Non cadono nella primitiva e rozza dicotomia tra
colpevoli e innocenti, tra chi ha ragione e chi torto, tra chi aggredisce e chi
si difende, ma tornano a riunire la divisa umanità nel segno della non
violenza, del dialogo, della riconciliazione. Avessero modo di intervenire,
darebbero a ciascuno il suo e riunirebbero in armonia e pacificazione perfino
l’avvoltoio e l’agnello e ricomporrebbero in armoniosa unità anche il Dr.Jekill
e Mr. Hyde.
Andate sul loro sito e unitevi a Marinella Correggia
nell’invocazione, non della vittoria dei giusti e violentati, roba violenta maschilista, ma di una soluzione negoziata della guerra "civile" (questa o quella per me pari son; so che Marinella non la pensa così, ma è questo che alla fine risulta), della cessazione dell’ “incessante massacro perpetrato da entrambe le
parti nel conflitto”. Opponetevi con lei all’intervento di “potenze straniere”, senza scendere
nel dettaglio insignificante di chi siano, come alle “turbolenze civili che in Siria hanno probabilmente molti attori” (colpe salomonicamente suddivise).
Denunciate la “strage di Hula, sulla
quale sembrano esistere due o più versioni” e non basta la semplificazione
che prova quell’eccidio commesso dai ribelli. Quanto ai “crimini del regime”, ricordatevi della Commissione ONU che non distingue tra le azioni commesse dall’esercito
siriano, le cui responsabilità la Commissione giustamente attribuisce al
governo, e i versamenti di sangue provocati da civili filo-governativi (gli
shabbiha). Ciò che conta è che entrambi,
governo e shabbiha, pur dichiarandosi
presi per il collo, sono responsabili di crimini. Eppoi, non aveva forse detto Amnesty International, già ai tempi
dell’Iraq, che chi combatte l’invasore in abiti civili non merita di essere
protetto dalle leggi di guerra.
Non cadete nell’antistorico e antiumanitario culto del
diritto di uno Stato di opporsi con tutti i mezzi, seppure sanciti da un
obsoleto diritto internazionale, a chi lo vuole distruggere a forza di
decimazioni e devastazioni. Usava in società primitive, come tra i sassoni
sterminati da Carlo Magno, o in culture della violenza come tra i partigiani in
guerra contro i nazisti e i rivoluzionari cubani contro la dittatura fascista.
Ah, avessero dialogato, quante vittime si sarebbero risparmiate! Come li
avrebbe fatto convivere in pace il dialogo! Basta guardare alla Palestina, dove
vent’anni di dialogo e negoziati hanno preservato entrambe le parti da chissà
quali abominii e sono sempre gli
estremisti, i violenti, a mandare in vacca tutto. No, non parlate di
“ambiguità”, di capre e cavoli da ricomporre prima che la prima abbia divorato
i secondi e questi non siano andati di traverso alla prima. Il colpo al cerchio
e il colpetto alla botte è ciò che completa un’opera buona.
CCP
A questa compagnia si sono ora aggregati anche nientemeno
che i “Corpi Civili di Pace”, rete di associazioni di Ong, spesso cattoliche,
che l’intervento umanitario, come splendidamente realizzato a suo tempo a
Sarajevo, complementano con l‘interposizione tra parti in conflitto.
Accantonando la malevole sfiducia di molti negli organi di Stato impegnati in
diatribe tipo Libia, o Siria, è da questi organi che i CCP si attendono
riconoscimento, istituzionalizzazione e generosa assistenza in termini di
ricerca, formazione e azione. Si può forse dubitare che ministri come Di Paola,
Cancellieri, Terzi e premier come Monti
non impartirebbero una corretta formazione a questi corpi di pace da
inviare in Siria, non sosterrebbero un’imparziale ricerca su cause e attori dei
conflitti, non finanzierebbero azioni tali da spuntare le armi dei violenti? E
in ogni caso, nel rapporto istituzionale, come non potrebbero prevalere le
ragioni di chi "si precipita nei conflitti, si radica nella società civile,
protegge la popolazione, educa al dialogo e
convince tutti alla non violenza", sulle incertezze e carenze operative
dei governi?
Ed è proprio malizioso e prevenuto chi insiste a dire che la maggioranza delle Ong occidentali, se non ci fossero conflitti, fame, disastri, devastazioni, li dovrebbero inventare per vantare una ragione sociale, un motivo per esistere. Sarà per questo che quasi sempre, dal Darfur al Congo, dall'Iraq alla Serbia, le Ong presenti si muovono sotto l'ombrello e con le motivazioni degli interventori esterni? Avete presente i Peace Corps sistematicamente sguinzagliati sugli scenari della destabilizzazione Usa? Dovrebbe bastare quel nome, screditato e smascherato da decenni, per rifuggirne a gambe levate.
Assistetti alla nascita di questi Corpi Civili di Pace,
allora chiamati Berretti Bianchi, in pieno “intervento umanitario” in Serbia. Fedeli
al principio della non ingerenza e del ruolo super partes, si incontrarono con esponenti delle opposizioni coltivate
dagli interventisti umanitari, di nascosto dagli altri membri della nostra
comitiva andata lì in solidarietà con gli aggrediti. Rientrati in patria, si
premurarono di diffondere la verità su questo regime tirannico serbo che
opprimeva le sue genti, abbondava di fosse comuni e praticava pulizia etnica in
Kosovo. Oggi come allora, come ovunque siano in gioco i diritti umani, la loro
azione è supportata da Pax Christi, movimento catacumenico caro a papa
Ratzinger, di cui diffonde gli appelli (ricordo quelli ripetutamente e
preferibilmente lanciati al governo siriano…), fondato dal poi papa Montini e
coordinato da don Tonino dall’Oglio, oggi direttore di “Libera”, ma a suo tempo
pellegrino a Saraievo bersagliata dai cetnici del despota Milosevic,
sottobraccio al caro Nichi Vendola,
Con quelli di No War sono riusciti a scovare in Siria, a
Homs, un partner per l’intervento non violento, tale Mussalaha, gruppo di bravi cittadini che generosamente dalle
finestre espongono panni bianchi di pace e amore per soffocare il rogo che
incenerisce il paese, indifferenti alla domanda se sia appiccato dai ribelli o dal
“regime”. Li vedo già “interporsi”, uniti ai nostri Corpi Civili di Pace con pettorina
del relativo dipartimento del Ministero degli Esteri, tra le brigate Al Qaida
arrivate dalla Cecenia e le forze di un esercito che si ostina a credere di
dover fermare gli incendi con la forza, ahinoi violenta, dell’acqua. Le stesse
istituzioni nelle quali questi CCP esigono di essere inseriti hanno altri
dipartimenti operativi, ancora non contaminati dal verbo della pace e non
violenza. Sono quegli uffici in fondo al corridoio che, anziché caschi bianchi,
mandano in giro teste di cuoio assassine, carichi di armi per “giovani
rivoluzionari” ovunque si manifestino, professionisti di appoggio a questi
giovani rivoluzionari, e si preparano a lanciare gli F-35 su pezzi di mondo e
umanità.
F-35 pagati anche
con i soldi che avrebbero fatto funzionare la nostra scuola. Ma non è più certa
la maturazione e più sicuro il futuro del giovane italiano che pilota su
Damasco o Teheran uno scintillante cacciabombardiere, che non la sorte di colui
cui insegnano come, se non le avessimo date duro ad austriaci e papalini,
saremmo ancora là dove oggi sono ridotti libici, siriani, iracheni,
afghani, iraniani, palestinesi e chi più ne ha più ne metta? Su questo, però,
No War e Corpi di Pace non sembrano essere d’accordo. Vabbè che, senza un po’ di
mattanze, gli interposizionati non violenti verrebbero risucchiati nel 36,5% di
giovani che non trovano una cippa da fare. Ma la vetrina del business della pace ne
risulterebbe offuscata.
11 commenti:
Ciao Fulvio,
come sempre precisissimo e tagliente più di un bisturi laser!
il problema è che questi embedded riescono a intorpidire le acque della verità in modo altrettanto "preciso"! Il Ricucci si era messo da una parte su Gheddafi ( http://www.youtube.com/watch?v=ISDFhdu3d6k ), assicurandosi la benevolenza degli amanti della "vera verità", ed ora lo vediamo da tutt'altro lato sulla Siria (quindi, i suoi "followers" oggi credono ingenuamente alle chiacchiere sul "dittatore sanguinario" Bashar)!
cazzo, ma da che parte starà quando si tratterà (speriamo mai) di Iran!
Diego
Ps: ci siamo incontrati a Polignano sabato scorso e ti volevo parlare proprio di questo ma non ne ho avuto il tempo! un abbraccio
Ciao Fulvio,
Solo per dire che stamattina, a rassegna stampa, credo su radio tre, una telefonata di un ascoltatore rimproverava al conduttore, il silenzio del giornale di cui è fra i redattori, il Manifesto, sulla strage in un campo profughi palestinesi in Siria. Anzi rilevava la differenza fra il peso dato ai bombardamenti israeliani a Gaza e questi ultimi avvenimenti. Preso in castagna, il conduttore ha ammesso la colpa, dicendo che c'era stata questa mancanza, cercando attenuanti con i lavoro fatto di seri e scrupolosi reportage fatti da Michele Giorgio. Tuttavia, parlava di "bombardamenti" sul campo profughi, senza spiegare nulla della situazione sul campo, senza precisarne chi erano i responsabili e senza nulla dire dell'appello del FPLP a non schierarsi con i salafiti ed annessi ratti. Lasciando quasi intendere che fosse una calamità naturale...ma l'imbarazzo era evidente.
Caro Fulvio,
sorvolo la polemica sia sui media sia sui fintopacifisti. L'ho già detto in passato io sono comunista e sono per la pace, ma non sono ne pacifista ne non violento. Come diceva Lenin "Non siamo pacifisti. Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo".
News dalla Siria:
I ribelli democratici siriani adesso arrivano anche dall'afghanistan!!! http://www.presstv.ir/detail/2012/12/19/278923/taliban-members-enter-syria-via-turkey/
Dopo gli scontri con le milizie dei comitati popolari - FPLP i mercenari nato lasciano il campo palestinese di yarmouk http://breakingnews.sy/en/article/9651.html?m=0
ecco il video dei palestinesi che ne salutano l'andata con il giusto disprezzo mentre possono rientrare nelle loro case
https://www.youtube.com/watch?v=e4-GG6YlVkE
ed ecco gli eroi dell'esercito siriano che liberano daraya
https://www.youtube.com/watch?v=5W-Zv1RuF10
e una delle notizie più belle...tra i tanti "comandanti" del fsa caduti sotto il piombo dell'esercito arabo siriano cìè anche il famoso mercenario Riyadh al-As'ad
http://breakingnews.sy/en/article/9647.html?m=0
ciao fulvio
buon natale a tutti i fratelli e compagni siriani che non potranno festeggiarlo perchè ostaggio di un branco di cavernicoli
Andrea@
Andrea, mi spieghi per favore come si fa a iscriversi alla newsletter di Breaking News. Quando compilo la richiesta di indirizzo email e clicco su send, esce una frase che mi chiede di specificare the value of the email address. Cos'è?
Che fare?
Grazie.
ciao fulvio
mi fai una domanda a cui non ti so rispondere perchè i link che ti ho postato li ho trovati su questo sito che frequento regolarmente:
www.irandefenseforum.net, c'è una sezione dedicata ai conflitti esteri con una lunga serie di post sulla situazione in Siria completa di notizie, link e video.
ciao!
SCUSA fulvio
www.iranmilitaryforum.net!!!
Grandi news dalla Siria,
decine di mercenari fsa massacrati dalla SAA mentre, dopo aver occupato Helfaya, si appropriano del pane locale.
PS: nessuna donna, nessun bambino tra i morti segno di un buon lavoro degli informatori locali
http://www.youtube.com/watch?v=r6slfyCIOW8
E proprio oggi dai giornali radio si rilancia l'ipotesi di un intervento armato diretto della NATO dopo un presunto "bombardamento" di cui i media mainstream accusano le forze regolari siriane. Come da esperienza in altri conflitti (bosnia, Libia) se da un lato si rafforza la propaganda bellica, dall'altro c'è il segno dell'ennesima sconfitta politica dei ratti. Prima i ratti misuratini, poi i turco qatarioti, oggi forse gli afgani e salafiti addestrati in Kossovo sono in azione per piantare la bandierina sulla Siria. Ma l'impresa non è così facile evidentemente, anche se, parafrasando Bordiga a proposito della rivoluzione d'ottobre, mentre la Siria deve vincere tutte le guerre mossegli contro dai predoni imperialisti, agli imperialisti ed ai suoi ratti alleati ne basterebbe vincere una sola.
Sabato sera sentivo su di un giornale radio rai, alle 23.00 un giornalista che parlava dei desaparesidos in Messico, circa 20,000 persone negli ultimi anni, sparizioni i cui autori son bande di narcos aiutati apertamente da settori dell'esercito messicano e contractors stranieri. Cosa denunciata da Fulvio già da tempo, di cui però i nostri media si dimenticano quasi sempre. D'altra parte l'anno scorso avevo sentito su MSNewsdi una esecuzione di 17 prigionieri in una prigione messicana commessa da uno squadrone della morte, senza che vi fosse alcuna opposizione da parte dei pochi carcerieri presenti.
comunque a scanso di equivoci siccome non c'era nessun pane tra i ratti del fsa bombardati dalla syrian air force ci ha pensato qualcuno a metterlo.....
http://www.youtube.com/watch?v=jLmFRA2h07g
Grazie per aver trovato il tempo per la condivisione di questo articolo .... Noi avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti ..... ma abbiamo sempre detto che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiato le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo....Read more
Regards,
Berry
ho appena commesso il terzo errore della mia vita!!!! mi sono fidata di una persona sbagliando giudizio che si è rivelata una dedita a zio-psicanalizzarti cercando di farti veneire i sensi di colpa!!!!! ah ah Io da quando snono diventata a-tea... e non piace neanche il "tea" ...preferisco il caffè, i sensi di colpa non li ho!!!!! e vabbeh... in fin dei conti Io so' Io... e Voi cari, siete Voi, merda invece sono l'oro!!!!
kapo' dei kapo' da vo citati è da tempo che li ho sbascherati.... ma in quanti saremo a sapere?
Poki Mabboni!!!!
auguri!!!!!
morgana
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