lunedì 18 marzo 2024

PUTIN C’E’

 

 

VLADIMIR PUTIN, UN GIGANTE DELLA STORIA, DELLA PACE, DEL GIUSTO, DELLA DIGNITA’ UMANA E NAZIONALE. SALVATORE DEL SUO POPOLO, BARRIERA AI MOSTRI, SPERANZA DELLA SPECIE.

AI SUOI PIEDI, IN OCCIDENTE, UN VERMINAIO DI LADRI, ASSASSINI, MENTITORI, FRUSTRATI, INETTI, CON PER BANDIERA UNA VECCHIO DEMENTE SCATURITO DALLA PIU’ CRIMINALE MACCHINA DI SOPRUSO E MORTE DELLA STORIA.

IN PALESTINA UNA RESISTENZA DI POPOLO EROICA, IRRIDUCIBILE, AVANGUARDIA DELLA LIBERAZIONE UMANA. E UN RELITTO, ABU MAZEN, CHE COSPARGE DI CIANURO LA SPADA CON CUI ERODE UCCIDE I SUOI FIGLI, INFAME RUFFIANO SPIAGGIATO NEL GIRONE DEI TRADITORI DELLA PATRIA.

HASTA LA VICTORIA SIEMPRE

sabato 16 marzo 2024

ITALIA ATLANTOSIONFASCISTA IN PIENA DEMENZA SENILE ARMATA

 



BYOBLU-MONDOCANE 3/18  “MODELLO NORDIRLANDA PER TUTTI”

In onda domenica ore 21.30. Repliche lunedì 9.30, martedì 11.00, mercoledì 22.30, gioovedì 10.00, sabato 16.30, domenica 09.00.

Byoblu-Italia armata, “Che idea ti sei fatto”, Miriam Gualandi intervista Davide Colantoni e Fulvio Grimaldi

Stavolta vi sparo dal lanciarazzi multiplo, tipo batteria Katiusha. Tanta roba, visto che tante cose succedono che uno deve fare salti mortali con doppio avvitamento per starci dietro. Così ecco, insieme alla nuova puntata di Mondocane un programma curato da Miriam Gualandi e che ci pone davanti all’orrore di cosa stiamo inventando tra un Crosetto, lobbista degli armieri e, dunque, ministro dell’Offesa e del primato nazionale, europeo e mondiale dei conflitti d’interesse, e una Meloni che, lingua in bocca con l’altro Arlecchino ucraino, gli promette giovani italiani da far dissanguare in Ucraina contro i russi. Sullo sfondo gli armamenti e l’Italia della demenza senile armata che continua a contribuire all’unico vero olocausto del nostro tempo, quello di Gaza, con riverberi in Cisgiordania. Dove Jack lo squartatore, munito delle 7 braccia della Menorah, colpisce indignato chi, specialmente bimbetto ingordo, o mamma risparmiosa sul latte, non si acconcia a morire di fame.

Nel seguito caratterizzato dalle immancabili bombe e, ora anche dai super-robot di cani cecchini, ottimamente collaudati sulle cavie di Gaza (così imparano ad affezionarsi a felini e botoli), lavoreranno gli esiti di ferite non più curate, di epidemie da fogne scoperte, acqua inquinata, mancanza di strutture e presidi sanitari, colera, diarrea, infezioni… E si arriverà, secondo gli studi dei ricercatori americani e britannici a 85.000 morti subito e a mezzo milione entro l’anno. Al netto dell’incognita di migliaia di sepolti e frantumati sotto le macerie, che risultando dispersi, non figurano agli obitori e alle classifiche. Si vedrà alla fine quanti ne mancheranno di quei 2,3 milioni originari a cui era venuto l’uzzolo di dare un’occhiata fuori dal carcere a cielo aperto. Netaniahu dice “tutti”. Ed è uno a cui, avendo dietro Rothschild, Soros, Schwab e Larry Fink, c’è da credere.

Ci siamo dentro fino al collo. Vi ci hanno infilato appendendoci al gancio della guerra infinita al Terrorismo. Ricordate il punto di partenza?.Non l’esodo dall’Egitto e neanche Saladino e Goffredo da Buglione. Neppure la morte degli dei e l’arrivo del dio unico che puoi credere quanto vuoi in lui, la fregatura è che lui non crede in te e, per troppo amore, ti schiaccia sotto secoli e millenni di sventure. Le bombe atomiche USA su Hiroshima e Nagasaki? Forse. Ma partiamo da più vicino, da qualcosa di simile al crimine di Truman e soci: 11 settembre 2001.

La curiosità, forse tutta italiana, forse no, è che abbiamo, come provo a commentare in Mondocane, due diverse mobilitazioni, separate, per quanto parallele e complementari.  Lo constatiamo al netto dell’attuale arma di distruzione di massa che vede una terza mobilitazione, tutta politico-mediatica, impegnata, con il bolso revanscismo rothschildiano di Macron e dei vari subalterni europei di Blackrock, a prospettare Armageddon russi per toglierci dagli occhi l’oceano di sangue palestinese allestito dai sionisti. Pantere grigie in una piazza, ragazzi, adolescenti e giovani nell’altra. Gli uni per la salute, soprattutto, gli altri contro la guerra.

Se ne trae la conclusione che i più stagionati, vedendola avvicinarsi, tendono a dare priorità al suo distanziamento. Parlo della linea d’arrivo. La loro una reazione difensiva, molto personale, nei confronti di chi assalta la loro integrità psicofisica già minacciata dal tempo.: tutti contro i maneggi sfoltimondo dell’OMS su mandato della nominata élite farmaceutico-tecnocratica. Un po’ un si salvi chi può. Sacrosanto. Anche perché diversamente dagli juvenes, gli stagionati hanno memoria e sanno unire i puntini che formano lo scenario

Mentre quelli senza preoccupazione di scadenza, sotto i trenta, assumono una visione di più collettiva prospettiva, loro, ma anche extra-generazionale.  Nel caso di chi vede nei progetti padronali articolati in trattati e regolamenti OMS (con lo zerbino dei piani pandemici domestici), la preoccupazione, legittimissima, è però molto personale, riguardo alla propria vita, salute, libertà, e a quella dei cari. Difficilmente è collocata in un rigoroso e consapevole quadro politico, ideologico. C’è di tutto. Ed è un bene e anche un male.

Quadro che invece è lo scenario dominante di chi si batte contro una strategia di militarizzazione e conseguente nichilizzazione generale. Qui il futuro non è la minaccia di morte da manipolazione farmaceutica. E’ la minaccia della cancellazione del futuro tout court. Peraltro già implicita per i giovani dal punto di vista del protagonismo, anzi della sopravvivenza economica e sociale. Battersi per la Palestina, contro i mostri della guerra che stanno affettando il resto del mondo con zanne che si allungano da torri eburnee, sarà carente di memoria vissuta, ma non lo è certo di coscienza.

Qui si tratta di evocare un vecchio lemme: siamo tutti nella stessa barca, unirsi, mentre quegli altri scatenano uragani. Figuratevi un Lunapark, all’ingresso del “Tunnel della paura” c’è il botteghino: è un Kibbutz fatto di due torri gemelle e un pentagono. Ti staccano il biglietto e ti spediscono sul carrello: mostri afghani, i talibani, mostri iracheni, Saddam, mostri libici, Gheddafi, mostri russi, Putin, mostri manifestanti contro Israele e, in mezzo, virus a sette punte, terroristi variopinti purchè islamici, lande arroventate dal CO2, donne falcidiate dagli uomini, una distesa di Navalny morti avvelenati,

Usciti dal tunnel siamo bell’e ammorbiditi, chi più dal virus, chi dal vaccino, chi dalla paura dell’1,5 gradi in più, chi dal maschio al tavolino di fronte, chi da Putin e chi da Hamas. Intanto al botteghino contano i superprofitti. Blackrock, Goldman Sachs, J.P. Morgan. E i camerieri, in tenuta nera o bruna, si godono la mancia.

Oggi 16 marzo in tutta Italia si parte contro l’operazione Pandemia, con annesso Piano del gregge, Trattato del gregge e Regolamento del gregge, con quanto ne discende in termini di salute, libertà, verità, vita. Ma ricordiamoci anche che in quel botteghino del tunnel c’erano le Torri Gemelle, cioè il Centro Commerciale Mondiale: i soldi. E c’era il pentagono: la guerra. Dentro al tunnel solo il corollario. Non poco, ma non tutto.

Vi chiedete come faranno. Faranno come Frank Kitson, Brigadiere Generale,  Comandante della 39ma Brigata di Fanteria Aviotrasportata di Sua Maestà, Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Britanniche prima in Nordirlanda e poi nel mondo, Consigliere militare della Regina Elisabetta, Baronetto, Comandante dell’Impero Britannico, autore della Strage della Domenica di Sangue a Derry, mandante durante vent’anni in Irlanda del Nord di 10.0’00 civili assassinati, di 100.000 carcerati senza processo, di 1000 esecuzioni. Un maestro per il presente. Un benemerito della civiltà in corso.

giovedì 14 marzo 2024

MAL D’AFRICA. E SUO BENE --- Un continente conteso verso la seconda liberazione

 



“Metapolitica-Il fuoriscena del potere” di Francesco Capo, con Gigi Lista, editore “L’Identitario”, Fulvio Grimaldi, giornalista, Antonio Pellitteri, docente universitario

https://www.youtube.com/live/CsioUXSqPq4?si=BvIMKs2J6ZeGjHY_ 

https://youtu.be/CsioUXSqPq4

 

ERDOGAN, UN PO’ NATO, UN PO’ ISRAELE, UN PO’ NO, L’ARMA A DUE LAME DELL’IMPERIALISMO

Il mio contributo a questa trasmissione di Francesco Capo riguarda la situazione geopolitica di Africa e dintorni, con i suoi primattori, i suoi figuranti, i suoi complici. Il dato certro è che l’Africa è una volta di più il continente giovane e nuovo, in attesa che riprenda e completi il suo percorso di liberazione, tra andate e ritorni, anche l’America Latina da Haiti in giù.

I punti cruciali sono noti: Il Sahel glorioso che si è liberato dalla manomorta colonialista e predatrice francese basata sul pericolo jihadista dallo stesso Occidente creato, allevato, impiegato qua e là. La Libia che, dopo averla rasa al suolo e privata di benessere e felicità, ne hanno provocato lo squartamento tra un regimetto banditesco fantoccio caro a ONU, Occidente e Roma, e un governo regolare che ne controlla tre quarti e viene sabotato dalla NATO. Il Corno d’Africa, la sponda yemenita compresa, dove ci sono al momento le dinamiche più tumultuose e confuse, con il gigante Etiopia che cerca di assumere un ruolo di potenza continentale sfondando attraverso altri paesi e inserendo nella contesa parossistica per Mar Rosso e stretti una nuova variabile.

Il Sudafrica, paese ex-Apartheid e che quanto succede in Palestina lo ha sempre capito bene e ora ha la dignità e l’integrità politico-morale per occuparsene nell’ignavia dell’Occidente tutto, con il suo ruolo di capofila del continente nuovamente da decolonizzare nei confronti di militarismi revanscisti e predoni avvelenatori farmaceutici e minerari.

A sostegno delle istanze (sicurezza e infrastrutture) di riscatto e sovranità i grandi paesi eurasiatici e, nel complesso, il Sud globale. noialtri, con il Piano Mattei, miserabili vermetti postfascisti e postcoloniali, alla ricerca di qualche crosta di formaggio da sgraffignare.

 

ERDOGAN, ARLECCHINO DI CHI?

Su tutto questo si erge il Grande Equivoco Recep Tayyip Erdoğan, pretendente all’eredità imperiale ottomana e l’attore più dinamico e, ahinoi, di successo sullo scacchiere. Anche e soprattutto perchè favorito dal suo ruolo, vero e accuratamente mistificato, di braccio operativo dell’imperialismo atlantosionista tra Cina (Xinyang) e Corno d’Africa.

Le ultime ci dicono, che, falliti i ripetuti tentativi terroristici di sobillare la popolazione musulmana della regione cinese dello Xinyang, da lui chiamata Turkestan Orientale,  Erdogan si sia portato a Idlib, l’enclave siriana in cui ha sistemato le sue bande di tagliagole jihadiste, alcune migliaia di miliziani dello Xinyang, utilizzate contro l’esercito Nazionale di Damasco (ultimamente a Idlib si è verificata la rivolta della popolazione siriana contro il despotismo sfruttatore e repressivo di queste bande Al Nusra sostenute dall’esercito turco (che a suo tempo le aveva addestrate per conto USA).

Requisita a se la fascia costiere meridionale del Mediterraneo con le sue riserve energetiche, il Sultano ha fatto cosa nostra della Tripolitania, sgovernata dal fantoccio USA-UE, Abdel Hamid Dbeibahtenuto in piedi dalle bande criminali jihadiste, dalle truppe turche con nuove basi sul Mediterraneo e dai proventi del traffico di migranti. Ne ha impedito la riunificazione, promossa dal generale Haftar e dal governo legittimo di Tobruk tramite un processo elettorale che aveva visto favorito il figlio di Gheddafi Saif al Islam.

Ora si va occupando del Corno facendosi vindice della Somalia, affidata dagli USA ai suoi bombardamenti stragisti contro la rivolta popolare degli Al Shabaab, e all’ennesimo fantoccio selezionato a Washington e mai eletto, Hassan Sheikh Mohamud, contro le pressioni dell’Etiopia del neo presidente (2018) Aby Ahmed che nei giorni scorsi ha voluto riconoscere lo staterello secessionista filobritannicoSomaliland.

Con ciò raccogliendo anche le simpatie dell’Egitto, pesantemente minacciato da un’Etiopia che, con la superdiga della “Rinascita” sul Nilo (costruita da We Build-Impregilo), ora in fase di riempimento, rischia di togliere tant’acqua a Sudan ed Egitto, da ridurli a lande semideserte.

La confusione, amici, è grande sotto questo cielo. Se danneggiare l’Egitto, favorire il regime criminale dei Quisling di Tripoli, attaccare il Nagorno Karabakh e l’Armenia con droni e armi israeliane, per conto dell’Azerbaijan vassallo USA, armare, pagare e sostenere le milizie islamiste a Idlib e spingerle a commettere attentati e sabotaggi contro la Siria, far rubare ai curdi in Siria il petrolio e il grano siriani e commercializzarlo attraverso i suoi porti verso Israele, destabilizzare la Serbia, aggredendola tramite gli islamisti di Kosovo e Bosnia, infilarsi ovunque in Africa vi siano spinte che minaccino l’assetto neocoloniale, significa con ogni evidenza favorire Israele, gli USA, la UE e evidenziare il ruolo di massima potenza Nato nella regione, con tanto di megabase nucleare USA a Incirlink….

Se è vero tutto questo, cosa mi rappresenta quanto è altrettanto vero, però a livello di carta velina, nell’Erdogan che vuole ammazzare i curdi di Siria, mercenari dei suoi alleati americani? Il suo “mostro genocida” rifilato a Netaniahu a proposito di Gaza? I suoi tentativi di mediazione per riportare pace tra Ucraina e Russia e favorire il trasporto di grano ucraino verso l’Africa, la sua esibita amicizia verso l’Egitto, sabotato in Libia, ma sostenuto contro l’Etiopia, le sue zanne mostrate all’Iran ogni due per tre, tanto per non indurci nella fallacia di un Erdogan nell’Asse della Resistenza…..

Erdogan è un pokerista senza scrupoli, un Fratello Musulmano sodale di tutti i più ambigui giocatori sul campo, a partire dal Qatar e dalla Fratellanza terrorista del tiranno egiziano defenestrato Morsi; il suo paese è economicamente in rovina, divorato dall’inflazione, caro all’UE e odiato dall’UE, doppiogiochista sulle pelle di milioni di esseri umani, tiranno spietato, incarceratore e torturatore di oppositori (non mi riferisco ai curdi, amici di Israele e degli USA, quando parlo di oppositori), 

Diffidarne non basta. E’ sicuramente un protagonista. Ma un protagonista a cui si lascia fare. Oppure gli si dice di fare. Un infiltrato. Ne dovremmo sapere qualcosa noi, che ci troviamo tra “patrioti” e “sovranisti”. Un nemico pericoloso.


domenica 10 marzo 2024

ANTISEMITIMO, MASCHERA D’OSSIGENO DELLO STATO SIONIST

 


 

Byoblu-Mondocane 3/17  “ Quando la guerra c’è dentro e fuori”, in onda domenica 10 marzo, 21.30. Repliche lunedì 09.30, martedì 11.00, mercoledì 22.30, giovedì 10.00, sabato 16.30,domenica 09.00.

Occhio alla data del 16 marzo in tutta Italia contro la dittatura globale programmata dal’OMS e agevolata dal nerissimo governo che ci ritroviamo (vedi dopo)

In questa puntata si parla e straparla di un sacco di cose, a partire dell’inesorabile genocidio dei palestinesi, allo sghignazzo tonitruante dedicato alla signora Pina Picierno (PD, ovviamente), vicepresidente – nientemeno – del parlamento UE. Guardatasi in giro e visto come si è bravi a discriminare tra buoni e cattivi, bastonando i primi ed embeddando nell’impunità i secondi, ha scoperto su chi esercitare il suo di ruolo vicepresidenziale della brigata che a forza di cazzotti fa valere i valori dell’Occidente su chi non li trova.

 Ha beccato chi, più di ogni scudiero dell’antisistema da castigare, le è parso meritevole di doverosa vendetta sotto forma di severissima sanzione, addirittura europea, di portata continentale, formidabilmente antirussa, al punto da mostrarsi come la più grottesca, ridicola, rozza, nazistica, imbecille mossa che mai abbia potuto allietare il cuore dell’ultimo estratto dello stock nazista dei von der Leyen.

Per dimostrare la radiosa verità dell’assunto implicito nella serie di aggettivi che ho allineato, si vada a vedere chi la quasi presidente Picierno (ovviamente PD) ha saputo abbattere con i suoi fulmini giuridico-culturali: il migliore dei nostri artisti muralisti.  Riconosciuto come un grande a livello mondiale, Ciro Cerullo, Jorit, napoletano, padre dei fantastici murales di Maradona, Nelson Mandela, di Napoli, di Sochi con Ornella Muti coraggiosa violatrice dell’ostracismo ai russi, Ciaikovsky compreso, di Mariupol (dove ha rivelato i crimini dei nazisti di Azov contro la popolazione, alla maniera sua, con i fatti, come Assange). Intollerabile antifascista, antirazzista, antiguerra, in totale contrasto con lo spirito del tempo che torna a spirare dal bunker della Cancelleria, pronto a dichiarare essere “umano” addirittura Vladimir Putin, rigurgito della Giudecca, girone dei peggiori, e così bravo da rendere Pina Picierno un puntino nero di quelli che d’estate si lavano via dalle finestre.

Mi sono perso nell’abbraccio all’ottima Pina. Nella puntata è solo uno scappellottino tra tanti ceffoni, ovviamente non violenti, sennò guai!  Tipo la guerra alla Russia, o quella allo Yemen, dichiarate dalla Meloni a Kiev, all’insaputa degli italiani; o come siano bravi Piantedosi e Crosetto a far intersecare guerra militare e guerra sociale in perfetta sinergia e per l’obiettivo comune, come esplicitato dall’OMS della dittatura globale programmata per maggio. E, con la guerra, la maggiore minaccia all’umanità che viene portata avanti dall’OMS e agevolata dalla nostra riedizione del Greenpass per tutto, anticipata a Davos con la minaccia dell’armageddon sanitario dovuto a un’ipotetica, ma fabricabilissima, pandemia X

Dittatura che, grazie alla cornucopia della salute, ci infila tutte le emergenze che la dollarocrazia riesce a lanciarci addosso: guerra, clima, povertà e turbolenze sociali, pensiero e linguaggio fuori registro, pandemia X, invasione di cavallette, fuoco dal cielo (compito di Israele). Appunto “global”, nel senso che ogni scampo è precluso.

Ma torniamo al tema del titolo e poi vi lascio andare. A me pare un concettino di una certa rilevanza.

Antisemitismo.

E qui si intende non l’identità derivata da Sem, figliolo di Noè, che va riconosciuta a 450 milioni di arabi, tutti semiti, e a quasi nessuno degli ashkenaziti del regno Kazaro, convertitosi al giudaismo nell’alto Medievo e poi trasmigrati un po’ ovunque e, per struggente nostalgia colonialista britannica, perfino in Palestina (vedi “L’invenzione del popolo ebraico” dello storico ebreo Shlomo Sand). Così si sono autoproclamati semiti e a copertura delle loro malefatte nei confronti di chi andava espatriato a forza, hanno capito che la migliore difesa delle malefatte è il vittimismo e, dunque, che in tutto il mondo si potevano scovare, volendo (e assistiti da coloro che grazie all’antisemitismo si sono assicurati la rendita perpetua del cuore energetico del mondo), un sacco di cattivissimi antisemiti. E più se ne trovano e più ci si assicura comprensione, indulgenza, solidarietà e… impunità.

Antisemiti, allora diversamente nominati, erano implicitamente coloro al cui trattamento da parte di Isaia o Giosuè Netaniahu dice di ispirarsi. Coloro che tutti dovevano essere passati a fil di spada, o bruciati, eliminati con quanto avevano di bimbi o capre o cammelli. Libri sacri, oggi ridotti a testi di un culto di morte, che anticipavano la fine che deve essere biblicamente inflitta a diversi milioni di antisemiti – semiti – palestinesi.

Come farebbero senza la foglia di fico dell’antisemitismo a perpetrare crimini contro l’umanità come praticati e suggeriti dai loro testi sacri? Forse è ora di fare chiarezza su questo formidabile e ipnotizzante strumento che ha fatto di Israele il modello morale dell’umanità e la vittima di ogni specie di malvagità altrui, tanto da fare interiorizzare a mezzo mondo che tutto gli è permesso, tutto giustificato, tutto impunito.

Se sollevi l’indice sulle atrocità perpetrate in Palestina da quasi venti lustri, sei antisemita, quindi antigiudeo, quindi jew-hater, odiatore di ebrei, per quanto ti sia adoperato per le ragioni e la salvezza dei semiti palestinesi. Fantastico corto circuito, non vi pare?  Sono stati davvero bravi. Con questa storia dell’antisemitismo si sono dati un nulla osta per genocidi pressochè mondiale e senza scadenza (un po' in crisi per la verità, oggi,  dato che la bulimia da setta della morte ha tolto efficace al trucco. Il troppo stroppia).

Con la menata dell’antisemitismo, Israele si è collocato al centro dell’universo morale. E se corrughi le sopracciglia di fronte a 40.000 civili massacrati con bombe e fame, esci da quell’universo morale, puoi essere un giudice della Corte Internazionale quanto vuoi. Sei antisemita. 

Ci rendiamo conto che cosa significa per Israele l’antisemitismo? La maschera d’ossigeno, il cordone ombelicale tra esso e il genocidio.

martedì 5 marzo 2024

 


L’Angolo dell’Avventura

Sezione di Besnate

Invita all’incontro di Lunedì 11 Marzo 2024 - ore 21.00

 ARABA FENICE IL TUO NOME È GAZA

                  Film documentario di Fulvio Grimaldi

Al termine dibattito con l’autore

Il documentario ripercorre 70 anni di conflitto medio-orientale, dalla spartizione del 1948 alla Guerra dei 6 giorni, la resistenza palestinese nell’Intifada e gli orrori dell’operazione Piombo Fuso del 2008-2009, preludio dello sterminio senza limiti e senza precedenti della popolazione di Gaza in atto in questi mesi.  

Le voci delle vittime e dei combattenti.  I riflessi nel mondo. 

Il simbolo della città martire è la Fenice che risorge dalle sue ceneri.

Fulvio Grimaldi: giornalista e inviato di guerra con una cinquantennale esperienza maturata nelle collaborazioni con la BBC, la Rai e diverse testate giornalistiche, lavora da anni alla produzione di video-documentari su varie aree di crisi del mondo, in cui svela verità spesso ignorate o mistificate dalla grande informazione.

Nella Sala Consiliare del Municipio di Besnate, in Piazza Mazzini, 16

- ingresso libero -

Per info:  Marco Trucchi (3477549894),  Giuseppe Blumetti - Assessore Cultura (3391249289)

 

giovedì 29 febbraio 2024

LIBERA MENZOGNA IN LIBERA GUERRA--- --- Mentre c’è chi vive per uccidere e chi muore per la libertà, come sa chi per lei vita rifiuta

 

 


Byoblu-Mondocane 3/16 in onda domenica 21.30. Repliche lunedì 9.30, martedì 11.00, mercoledì 22.30, giovedì 10.00, sabato 16.30, domenica 09.00

Mi sono permesso, nel titolo, di parafrasare, fino a cambiarne il riferimento ma non il senso, il verso di Dante sul sacrificio di Catone per la libertà sottratta da Cesare. Riferimento cambiato fino a un certo punto, però, visto che l’aviere dell’aeronautica USA proprio per la libertà di vivere del popolo palestrinese, si è ucciso, facendosi liberare e purificare dal fuoco della sua involontaria, ma subita, complicità col male.

Non mi va di usare il termine cuore, per quella roba zuccherosa e scipita che s’è fatta di questo muscolo nelle mille e mille canzonette che ci avvelenano da Sanremo e da tutti i facili e ipocriti sentimentalismi letterari, cinematografici o formulati a voce. Così è diventata molesta, perfino e soprattutto e non da mo’, la parola amore e, per dirla tutta, la triade, abusata come nessun’altra mai, di cuore amore dolore. Alla larga! E’ l’abuso che si fa di certi elementi del linguaggio, pur integri alla nascita, che li degrada fino a svuotarli di senso. O a invertirlo. Pensate a cosa è stato fatto di “Bella ciao”…

Ma quella scelta, quella camminata decisa, inesorabile, quasi trionfale, di Aaron Bushnell (un ebreo!) verso il nemico da incenerire moralmente, peggio di come lui ha incenerito il suo corpo, strumento di liberazione, mi sono entrati dentro e ci rimarranno finchè mi sarà dato di ripetere al mondo che alla resa dei conti, accanto e oltre e sopra e per sempre, sono gli eroi che seppelliscono i draghi. Sennò non saremmo neanche più qui, dopo 200.000 anni di confronto con gli antivita.

Mentre camminava, questo ragazzo di vent’anni, per pochi metri di strada qualsiasi che pareva i Fori Imperiali, poi con una lattina e un accendino in mano e le fiamme addosso, diceva parole che dovrebbero percuoterci come fossimo sotto le campane del campanile di Giotto a mezzogiorno. Tanto da vibrarne come corde di violino a ripensarci, e ripensandoci sempre, per il resto della vita. E fino all’ultimo giorno dell’aberrazione sion-statunitense e al primo giorno, almeno, della Palestina libera, sovrana, in pace. E se vi pare retorica, peggio per voi.

Ci diceva, Aaron, chi lui fosse e, in quanto militare dell’apparato di morte al quale avrebbe dato fuoco con il proprio corpo, cosa questa sua identità significasse di supremo e definitivo, nel momento in cui con l’uniforme in fiamme, si sarebbe lanciato contro quell’apparato con la forza di un ordigno nucleare.

Avete visto la muta di prestatori di servizietti giornalistici? Un trafiletto qua e là. Buio pesto in TV. Silenzio di tomba tra i morti viventi della politica. Aggricciati dal terrore a vedersi riflessi, finalmente veri, in quel rogo come in uno specchio, affannosamente si precipitano a doparsi di menzogne (“Il 7 ottobre, i terroristi, bla bla bla…”) e a dopare di silenzio un mondo che li avesse scoperti ad attizzare quelle fiamme. Pensate al confronto tra le paginate e le schermate su Navalny, le fiaccolate onnipartisan e il soldout dei parlamenti e delle massime istituzioni, e avrete un’idea del panico che questo ragazzo ha suscitato.

In Israele Netaniahu, i suoi sgherri nazisti e l’82% della popolazione che ne approva le azioni, hanno cacciato la testa sotto la sabbia per poter pensare di non sapere, di non vedere. Che almeno sia la sabbia, lì sotto, a impedirgli di continuare a evacuare infamie tipo “era un ragazzo disturbato… aveva dato segni di squilibrio già in passato…”. Infamie come quelle con cui continuano a tenere in piedi il menzognificio del “7 ottobre”, dentro al quale far soffocare 2,3 milioni di palestinesi.

Se non ce ne siamo accorti è solo colpa nostra. Richiudendo la sua vita in un gesto di epocale fine del mondo-inizio di quello nuovo e in un grido, Free Palestine”, in cui ha impegnato, fino al rantolo estremo, in una sofferenza inimmaginabile, l’ultimo dei suoi respiri, Aaron ha assicurato ai palestinesi la vittoria e, a noi, una via di salvezza.  E va corretto Bertold Brecht: felice la Terra che produce simili eroi. Felice l’umanità che ne riceve il dono. Israele che è esistito nonostante turpitudini quasi secolari, esiste sulla carta e nelle bombe. Nella realtà non fittizia è morto e sepolto. Le resurrezioni, in quella terra, riguardano altri soggetti.

Lo dico perché s’è già visto. Ci vorrà del tempo, sempre meno, oggi si va più veloci, ma succederà anche stavolta.

1.dicembre 2023, una donna mai identificata, avvolta in una bandiera palestinese, si è data fuoco davanti al consolato israeliano di Atlanta. Le autorità si sono rifiutate di rivelarne il nome

Giugno 1963, a Saigon il monaco Buddista Thich Quang Duc si brucia vivo in protesta alle persecuzioni del regime filo-Usa del dittatore cattolico Diem. Il regime cade dopo pochi mesi. 

Cinque cittadini statunitensi si immolano col fuoco contro le guerre USA. Alice Herz, 82 anni, 16 marzo 1965, a Detroit “contro la guerra al Vietnam”; Norman Morrison, 31, padre di tre bambini, 2 novembre 1965, si dà fuoco davanti al Pentagono, “contro l’uso del napalm che brucia vive le persone”; Roger LaPorte, 22 anni, operaio, 9 novembre 1965, si incendia in Piazza Nazioni Unite a New York, “contro tutte le guerre”. Florence Beaumont, 56 anni, madre di due figli, il 15 ottobre 1967, si brucia viva davanti al Palazzo Federale di Los Angeles, “contro i massacri nel Vietnam”; George Winne, 23 anni, figlio di un Capitano della Marina, 10 maggio 1970, si dà fuoco all’Università di San Diego, California, accanto a questo cartello: “In nome di dio, ponete fine a questa guerra”.

Sei giorni prima la Guardia Nazionale dell’Ohio aveva mitragliato una protesta all’Università di Kent, uccidendo 4 studenti e ferendone 9. Fu, negli Stati Uniti, la protesta più vasta mai vista nella storia delle università americane. E fu l’inizio della fine della guerra yankee.

Ho visto la targa dedicata a quei cinque cittadini americani nella sede dell’Associazione di Amicizia Vietnam-USA, Ogni scolaro vietnamita impara una canzone scritta dal poeta To Huu, dal titolo “Emily, bambina mia”, dedicata alla piccola figlia che Norman Morrison teneva per mano istanti prima di immolarsi davanti al Pentagono. L’aviere Aaron era troppo giovane per avere figli. Era un figlio lui stesso di questa America. La canzone che ha scritto con il suo corpo l’ha dedicata a lei.

Quello che è successo in Indocina e nel mondo, poco tempo dopo il sacrificio di questi 5 santi laici statunitensi, conferma che anche per la Palestina, per tutti noi “palestinesi, vietnamiti, libici, siriani, iracheni, yemeniti, afghani, russi del Donbass, serbi del Kosovo, africani del Sahel e della Somalia” e anche gente senza salario minimo e gente con la testa spaccata dai gendarmi, la vittoria si avvicina.

Altre parti di questo Mondocane parlano di cose meno rilevanti. Tipo: per chi è perché i pestaggi dei ragazzi per la Palestina; o come si fa morire di fame un intero popolo cui non si è riusciti a tagliare la gola.

Anche senza la mordacchia NATO, l’Italia meloniana e fascista viene fatta entrare in guerra accanto a Kiev (e ancora nessuno si è dato fuoco, o ha dato fuoco…)-

Voci russe? Addirittura un film!  Anatema! Chiamate Piantedosi e i suoi rottweiler. Film su Navalny? Manca fossimo all’Elevazione in San Pietro.

Giornalismo: come eravamo, come siamo.

E altra cosa invece davvero rilevante: OMS e Piano Pandemico per farci fare la fine, dolce, dei palestinesi.

lunedì 26 febbraio 2024

Per far sopravvivere il Potere --- ASSANGE (e WIKILEAKS) DEVE MORIRE

 


Per “Il ringhio del bassotto”, Paolo Arigotti intervista Fulvio Grimaldi

Il ringhio del bassotto: Assange e i pericoli per la libertà di espressione (con Fulvio Grimaldi)

 

Qui si parla in lungo e in largo della vicenda Assange, omicidio bianco programmato, e della spaccatura tra due mondi in contesa strategica e definitiva: quello di Assange e il l’antimondo di Navalny.

 Altri ne hanno trattato, anche meglio e sotto le più varie angolazioni. La stampa mainstream, dal canto suo, che si trova nel secondo dei due mondi citati, del primo non sa, non vede, non dice, se non per ripetere l’arzigogolo dello spione – altro che giornalista - al servizio di Putin. Il giornalismo lo concepiscono così, essendo della razza di quelli che si beccano uno stipendio e buffetti da mane a sera per ogni servizietto fornito, cioè per fare i ragazzi di bottega di assassini in marsina, truffatori, mentitori, rapinatori. E, dunque, per ignorare e diffamare Assange ed elevare sugli altari il qui pro quo russo.

 A me pare che l’imperdonabile, lo scandaloso, l’irrimediabile anche, del lavoro che ha portato Julian alla tattica della morte strisciante durante 14 anni di reclusione, senza un raggio di sole o uno spicchio di cielo, non sia stato evidenziato a dovere. C’erano stati i Pentagon Papers del 1991, le 7000 pagine delle infamie del Dipartimento della Difesa USA; c’era stata la Commissione Frank Church, nel 1975, che svelò i fantastici crimini di CIA e FBI contro nemici, amici, alleati. Ma erano altri tempi. La sconfitta del Vietnam, agevolata da milioni di persone nelle strade, scuole, università, fabbriche, di tutto il mondo, perfino le solitamente ligie Chiese, la tuttora incombente memoria del nazifascismo orrido e stravinto, avevano creato le condizioni. Favorite anche da un’informazione della quale si poteva ancora dire con apprezzamento: “E’ la stampa, Bellezza!”

Lavoratasi ben bene quella, sfoltendola e concentrandola per toglierla dalle mani di chi la faceva per il gusto di farla, gli editori, e metterla nelle mani di chi preferiva produrre  bugiardini di accompagnamento ad armamenti, cementificazioni, intossicazioni ambientali e sanitarie, cibi OGM, automobili e altri generi da plusvalore, il sistema si è garantito una stampa che si riconosce in Navalny e non conosce, o disconosce, Assange.

 Ma siccome gli è rimasta la fissa dello scoop, il piacere di epater le bourgeois, che ancora assicura vendite ed introiti, certi media si sono potuti fare belli con ciò che gli arrivava da Wikileaks sotto forma di dispacci, cablo, Sms dell’imperatore. Notizie bomba, ma rivestite della vernice correttrice dei commenti di chi le pubblicava: giornalacci patentati come il Guardian, il Washington Post, Le Monde. Organi di servizio con la pretesa dell’obiettività, grazie all’astuta alternanza di un colpetto al cerchio e un colpo micidiale alla botte, che se lo potevano permettere, anzi ai quali era permesso. Giacchè nel conto costi-benefici presentavano pur sempre un bilancio positivo.

 Ma a Assange no, non si poteva consentire. Assange era andato oltre. Assange aveva davvero ripetuto, potenziato, il grido del bambino di Andersen che spogliava il re delle sue sfolgoranti vesti immaginarie: “Il re è nudo”. Come? Facendo arrivare direttamente a tutti noi e a chi di dovere i fatti nudi e crudi. I LORO fatti, senza nulla aggiungere, in termini di interpretazione, commento, condanna, approvazione, qualcosa di esterno, di ideologico. Fatti irreversibili, irrimediabili, non cosmetizzabili.

 I video di chi mitragliava per divertimento giornalisti Reuter e passanti, il numero di quanti venivano fatti fuori, a migliaia, perché s’erano avvicinati troppo al posto di blocco,  chi a Guantanamo era dentro per niente e per niente per anni veniva orribilmente torturato, Hillary Clinton e del suo direttore di campagna John Podesta, che, con interlocutori sovrani in Qatar o Arabia Saudita, organizzavano un’armata di terroristi Al Qaida-ISIS con cui  pretendere di combattere orribili dittature e, invece, da usare per abbattere governi e distruggere paesi. Proseguendo nella strada aperta dai Neocon a partire  da Ground Zero. Strumento fondamentale per la riconquista del mondo all’insegna della “Guerra al terrorismo” radicata in quella medaglia d’oro di tutte le False Flag

 C’era poco da sfrucugliare: quelle erano le chat di Hillary, quello il cablo del Pentagono, quella la direttiva del presidente del Comitato Elettorale Democratico, quello l’ordine di assassinio extragiudiziale di Obama, quella la descrizione di come operare il waterboarding a Guantanamo, quello il documento sulle regole d’ingaggio per i massacri di civili in Afghanistan, quelli tutti i dispacci diplomatici che ordivano intrighi, complotti, delitti da occultare sotto le apparenze.

 Attivando il filo diretto tra criminalità organizzata politica e umanità inconsapevole, ma con il pieno diritto - e la massima opportunità – di sapere, per regolarsi, Assange con Wikileaks aveva stracciato il velo di Maia, l’immunità che garantisce l’impunità dell’élite e, quindi, la sua licenza autoconcessa di dominare il 99% dell’umanità a tutti i costi e con qualsiasi mezzo. Aveva inflitto un colpo mortale a un sistema rivelato pronto a tutto, tutto, tutto, pur di tenere in piedi l’aberrazione contronatura del dominio di pochi delinquenti sulla totalità di noi tutti. Colpo mortale che merita la morte.

 

sabato 24 febbraio 2024

ASSANGE PER NOI, NAVALNY PER LORO E REGENI PER L’MI6

 


https://www.youtube.com/watch?v=lmaf7rSqlHY

https://t.me/debitoedemocrazia/3137

https://youtu.be/zZrYXZ3xyZ0

Byoblu-Mondocane 3/15: “DEMOCRAZIA, MA CHE, DAVVERO?!”. In onda domenica 21.30. Repliche, lunedì 9.30, martedì 11.00, mercoledì 22.30, giovedì 10.00, sabato 16.30, domenica 09.00 (e poi provate a dire che non capita un giorno utile!)

Un Mondocane corredato da qualche mia riflessione video in occasione del presidio all’ambasciata britannica in difesa e per la salvezza di Julian Assange, della Palestina e della verità.

Che sollievo per i gazzettieri embedded della nostra (Occidente politico) stampa potersi armare e partire, al comando del demente senile Biden, contro l’assassino Putin  - apoditticamente tale, a prescindere -  del più importante, amabile, maestoso, invitto, oppositore dello zar. Oltre alla malvagità intrinseca del tiranno, se ne poteva rilevare anche la cretinaggine per aver ucciso uno che, da morto, gli si sarebbe ritorto contro mille volte più di quanto non abbia mai fatto in vita. Un eroe ignorato in Russia, ma resosi paladino dell’Occidente per aver opposto al salvatore di tutte le Russie (un terzo di Ucraina compresa) la sua qualità di integerrimo malvivente e lestofante, orgoglioso razzista, intrinsecamente fascio, come usa oggi, ladro di 400 milioni dalla società francese di cui era rappresentante e di altri 350 milioni dei donatori alla sua “fondazione”, usati per lo shopping personale. Un mercenario come più idealmente vicini ai nostri ideali la CIA non avrebbe potuto trovarne

Che sollievo, per Mentana, Molinari, Fontana, Skynews, Rainews, Vespa, aver potuto mettere il coperchio Navalny sul pentolone nel quale è stato messo a bollire un intero popolo. Che liberazione dalla ricerca spasmodica di sostegni alle balle relative al 7 ottobre di Hamas (poi 7 ottobre del fuoco amico). Panzane divenute vie via più difficili da avallare perfino di quelle che gratificarono di brevetti da piloti di Boeing un’allegra brigata di viveur sauditi pieni di soldi, donne e whisky, incapaci di manovrare perfino un ultraleggero, ma nominati martiri per Allah poiché necessari ad avviare la guerra mondiale al terrorismo (leggi a Russia e dintorni). E che lenimento sulle piaghe inflitte alla propria etica professionale da una moltitudine di impertinenti che da noi, giornalisti mainstream (flusso principale), pretende di dichiararci solidali col rompiballe rinchiuso nel carcere londinese di Belmarsh e possibilmente presto toltoci dalla coscienza che, opportunamente, abbiamo lasciato in custodia allo sportello “Stipendi e bonus di merito”.

Si passa dalla carneficina sionista a Gaza, osservata girando i pollici da chi pretende di contare, ma partecipata da chi conta per davvero nello spazio e nel tempo con mille e mille manifestazioni per le strade del mondo, a costo di farsi spaccare la faccia dagli emuli del 1922 (con Padre Pio in testa), di Scelba, che amava sparare a operai e braccianti per tornare alla normalità dopo la sbronza partigiana e costituzionale. Emuli anche, in una nostra storia agita da pezzi di merda, a galla sempre nella stessa ideologia, dei Cossiga, o Taviani, o Rumor, che ci pestavano e sparavano per conto di chi si sentiva a disagio nel rumoreggiare delle piazze, scuole, fabbriche, periferie, carceri. Eredi di chi, più recentemente, al G8 di Genova, pensava che, buttandoci tra i piedi il corpo trafitto di Carlo Giuliani e quelli lacerati della Diaz (stesso questore di Pisa l’altro giorno), avrebbe spianato la strada, intralciata da barboni e marginali, verso i tempi e gli ordini nuovi ed elitari.

A proposito di marce bi-tri-quadri-deca-omni-partisan al Campidoglio, con l’inestinguibile fiamma d’antan, al lancio tra i piedi di un cadavere a fini di osso da spolpare, ci stiamo facendo l’abitudine. Dai 3000 delle Torri Gemelle a uso di sterminio globale, siamo arrivati a quelli a destinazione più specifica. A cosa sia servito l’osso Navalny ce lo siamo detti. Tempi perfetti: lui muore e, alla conferenza della Sicurezza a Monaco finalizzata a rinverdire Nato e guerre, spunta, soffusa di glamour e di condoglianze sentitissime, la Navalnaja. Del resto, l’incastro diventa sempre più facile da capire, alla luce della rozzezza  a cui si stanno lasciando andare questi falseflaghisti. Si autoconvincono che le menti del popolino, offuscate dal Covid o dal gender o dal clima o da Zelensky, o da Lollobrigida, siano pronte a conformarsi a qualsiasi puttanata. Le piazze, a dispetto dei manganelli spaccafacce, dicono altro.

Ma c’è un altro osso che, in mancanza di novità, torna spolpabile ed è quello del pur sempre ingiustamente morto giovane Giulio Regeni.

Visto che, tolti di mezzo, o lasciati in mezzo, quelli grossi del mondo arabo, ingombranti e imprevedibili, soprattutto in merito a Israele e Palestina: Iraq, Libia, Siria, trattenuto nel caos il Libano, sistemato nei bagni di sangue civili il sempre infido gigante Sudan, soggiogati i valletti monarchici di Giordania e Marocco, tenuti assieme dalla comune cassaforte quelli del Golfo, restano da sistemare l’Algeria, che si è scrollata di dosso i bacherozzi colorati dell’ennesimo regime change, e l’Egitto.

Egitto dall’improntitudine intollerabile, 120 milioni di abitanti, padrone dell’arteria ombelico del mondo, vincitore dei terroristi ISIS da noi coltivati nel Sinai, capace di cacciare un premier nostro fiduciario Fratello Musulmano e di consegnarsi a un generale che sostiene i nostri nemici in Libia e arriva a scambiarsi doni e carinerie con Putin. Come non pensare a gettargli tra i piedi un cadavere al fulmicotone, sponsorizzato dalla Fratellanza e dai Servizi a Londra, munito di cospicua dote finanziaria da offrire a chi - come dice al sindacalista, presunto eversore, nel famoso video – gli presenti “un bel progetto”.

Oggi, visto che all’Egitto, al suo bilancio statale in forte difficoltà da boicottaggio terroristico del turismo e taglio dell’acqua del Nilo da diga etiopica, il compare Netaniahu vorrebbe indirizzare 2 milioni e passa di palestinesi, regalo a cui Al Sisi ha risposto mobilitando le sue forze corazzate, da noi un sollecito tribunale riesuma la povera salma. Uccisa da Al Sisi, proprio come per Navalny “ha stato Putin”. C’è qualcuno, a questi due agnelli molto vicini, che se la ride della grossa.