FINLANDIA: dodicenne entra in classe e uccide compagni
Come ha potuto succedere? Che mostruosità! Tutte quelle armi
che circolano! Ma in che tempi viviamo! Colpa dei genitori….Colpa della
scuola….
Sono le esclamazioni dei manigoldi ipocriti che tendono a
ottunderci il cervello mentre cerchiamo di farci capaci dell’enormità di un
bambino di dodici anni che entra in classe con una pistola e spara e uccide
suoi compagni.
Si assembrano sugli schermi e nelle paginate psicologi,
sociologi, esperti di ogni risma da un euro all’etto a disquisire sul
fattaccio. E tutti, indistintamente, a mancare scaltramente la risposta
principale.
Che è: CI VOGLIONO COSI’.
La Finlandia, dagli ampi e sempre vegeti trascorsi nazisti,
si era fatta imporre dal Forum Economico Mondiale, quello del Grande Reset, una
prima ministra di nome Sanna Marin, che, tra un festino alcolico e l’altro, ha
fatto del suo paese il propulsore più accanito dell’attacco alla Russia, con
implicito ingresso nella NATO e la gloriosa prospettiva di grandi mattanze
reciproche. Questo l’antefatto e questa l’aria che tira nel paese del bambino
che va a sparare in classe.
A cosa pensate servano i generali e ammiragli in classe,
allestiti in combutta con i ministeri dell’Istruzione europei per celebrarci le
grandi opportunità offerti ai giovani dalle forze armate di cui, è ovvio e non
si dice – la misura ultima è quella della capacità di distruggere e uccidere.
Che ci fa una stampa che ogni due per tre si esalta alla
militarizzazione di un mondo in cui la guerra diventa inevitabile, giusta,
normale, anche bella? Anzi, unica igiene del mondo.
Cosa si aspettano quando la ducista Meloni e il commesso
viaggiatore degli armieri, Crosetto, ci portano a modello criminali patentati
come Zelensky o Netaniahu, impegnati a uccidere popoli, vuoi il proprio, vuoi
quell’altro, ceffi psicopatici la cui mera esistenza dimostra che i loro sicofanti hanno torto
marcio?
Ma, soprattutto, come ti educo il pupo a vivere attivo e
soddisfatto in un mondo in cui si deve assolutamente spaccare qualcosa o
qualcuno, se non a forza di indottrinamenti agevolati da godimento e buoni
risultati? Tipo i videogiochi che sono la tua, bambino, principale finestra su un mondo che affascina,
dà soddisfazioni, ti gratifica. Videogiochi che, quando non si tratta di
orsetti o mostricciattoli grafici, ti insegnano una sola cosa: ammazzare,
distruggere, incendiare, radere al suolo, far esplodere. E più lo fai e più
vinci e più superi i compagni.
E se poi preferisci il cinema, eccoti
quello americano che, grazie a opportune scelte di favore, alluviona ogni mercato
audiovisivo modello di rapporti tra gli umani del tipo ravvicinato: spararsi in faccia, torturarsi, lanciare
missili, propulsori
fotonici, pugni veri o a razzo, pugni rotanti, sbattere macchine contro
grattacieli e grattacieli contro macchine…
Che tu faccia il cowboy, lo sceriffo, il poliziotto, il supereroe, il
marine, il gangster, il modus operandi, lo stile di vita, massima violenza
sull’altro.
E se sono bravi i poliziotti, vestiti da robocop, che
rompono teste e gambe ai ragazzi e gli si dice bravi, non vuoi essere
riconosciuto bravo anche tu rompendo la testa a un compagno tanto più debole e
innocente rispetto a te, quanto lo sono quei ragazzi rispetto ai picchiatori
con taser e manganello?
Hai visto Gomorra? Puntata dopo puntata, finisci proprio
convinto che nella vita, se ti vuoi far rispettare e togliere di mezzo chi ti
intralcia e ci prova addirittura nel nome dell’onestà e della solidarietà, devi
fare come quelli là che vincono sempre, sono forti e non li frega nessuno, neanche
se finiscono in carcere, dove comunque la fanno da padroni e sono vittoriosi lo
stesso. E se muoiono ci hanno i fiori, il funerale di lusso e la lapide. E
spesso perfino la Cassazione.
E così che Napoli resta quella che deve essere: un focolaio
di malavita, sopraffazione, crimine che al regime permette di invocare e
impiegare mezzi robusti per disciplinare la società. Tutta. Fuorchè quelli di
Gomorra.
Detto questo, torniamo al bambino assassino di Finlandia e
allarghiamo lo sguardo..
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