lunedì 15 aprile 2024

IRAN-ISRAELE: COSA E’ SUCCESSO DAVVERO --- Italia, Antisistemici: cosa sta succedendo

 

 





 

Francesco Capo – L’Identitario: “Strategia e intrighi del Dissenso” con Fulvio Grimaldi, Gigi Lista, Marco Mori, Moreno Pasquinelli (l’elenco è alfabetico)

Il successivo link è di un’intera trasmissione di Vito Monaco, su Canale Italia, per chi avesse tempo e interesse per cosa va formicolando nel piccolo mondo dei sedicenti partiti antisistema e per chi volesse perforare il velo di Maja che la combutta politico-mediatica va tessendo attorno a quanto capitato a Israele nella nefasta/felice notte dal 13 al 14 aprile.

https://www.youtube.com/watch?v=YkMypiVGWdg

https://wetransfer.com/downloads/729c67cb24da6c390d689a67d949fadc20240415091209/86895d?utm_campaign=TRN_TDL_05&utm_source=sendgrid&utm_medium=email&trk=TRN_TDL_05

 

Il tasso di mendacità intorno all’ennesima debacle subita da Israele per mano dei suoi nemici è, per universalità e compattezza dei partecipanti, al livello di quelli dell’11 settembre, o del 7 ottobre, o della Donazione di Costantino. Massimo sforzo per massima bugia. Ne parliamo in apertura del programma di Francesco Capo, per poi divertirci e sconcertarci passeggiando tra quelli che si presentano, in vista delle elezioni Europee e del nostro futuro in genere, come schieramento antisistema: partiti, o presunti tali, da un lato, il movimento del Fronte del Dissenso, insieme a tante realtà associative locali, dall’altro.

Dei primi, dopo la radiosa alba della campagne per le elezioni politiche del 2022, poco rimane: diserzioni, spaccature, disfacimenti, a dimostrazione di un’abissale carenza di solidità ideologico-teorica, di faciloneria organizzativa, di disinvoltura politica,  insomma di pretese per le quali non esistevano nè le basi organizzative, né quelle programmatiche.

Rimane un perno, più della discussione che della rilevanza politica: una formazione al cui richiamo rispondono molti spiaggiati di altre esperienze. Quella guidata da uno che ha tutta l’aria di essere una specie di Silvio in sedicesimo, ma che è anche l’unico a promettere, col suo sicuro pacchetto di voti, qualche spiraglio di successo ai suoi candidati.

Molto più interessante è lo scenario delineato nella trasmissione di Canale Italia, dove si cerca di approfondire, sul tema dello scontro Iran-Israele, qualcosa di meno becero e manipolatorio di quanto impartitoci dal solito personale politico-mediatico di corte. Superiamo subito il mito, disperatamente perseguito anche stavolta, di un Israele onnipotente, invincibile, dotato del quarto o quinto esercito del mondo e, quindi, della migliore Difesa (chiamano così le costanti aggressioni sioniste) del mondo, Un mito necessitato dal bisogno di suscitare intimidazione e soggezione da un lato, rassicurazione e fiducia totali dall’altro. Fuori dal coro delle voci del padrone, ascoltiamo quelle dal resto del mondo.

Israele ha subito l’ennesima, umiliante sconfitta. Battuto e ricacciato oltre i confini due volte in Libano, 2000 e 2006, da una formazione di combattenti contadini in sandali, salvato dagli USA nella guerra del Kippur, dopo sei mesi di feroce aggressione a Gaza, senza il minimo scrupolo riguardo alle leggi internazionali di guerra e una determinazione illimitatamente genocida, non ha raggiunto neanche uno degli obiettivi dichiarati: la Striscia non è sotto suo controllo, Hamas non è debellato, gli ostaggi non sono liberati.

Nel frattempo si è formato un asse ostile regionale che la vede circondata: il Libano degli Hezbollah, gli Huthi nello Yemen, le Unità di mobilitazione Popolare in Iraq colpiscono Israele da mesi e sono stati parte attiva dell’offensiva della notte dei fuochi su Israele. Come capita all’Impero in decadenza, le difficoltà, la perdita di egemonia e, quindi, di prospettiva, inducono a colpi all’impazzata. Dopo i massacri di Gaza, i pogrom in Cisgiordania, ora contrastati da una resistenza armata di nuova formazione, Israele ha perso il controllo del suo nord (ne sono fuggiti 200.000 coloni) e, soprattutto, l’aura morale-scudo strategico per cui riusciva a passare per vittima, “unica democrazia in Medioriente” a cui tutto è lecito e tutto resta impunito. La caduta è epocale, irrimediabile.

A superare l’uragano propagandistico e a venire a sapere i fatti da chi li racconta onestamente, si capiscono le dimensioni anche della sconfitta subita l’altra notte in virtù della fenomenale destrezza militare esibita dal Corpo delle Guardie della Rivoluzione, nella risposta al terroristico attacco subito alla sede diplomatica di Damasco con perdita di sei alti ufficiali. Al terrorismo praticato dallo Stato sionista e dagli USA, Tehran ha risposto con un’operazione militare di legittima difesa. Se oggi Tel Aviv dice di piegarsi alla spinta alla moderazione che le viene da sponsor e alleati, è perché sa che la risposta a una nuova provocazione gli costerebbe un prezzo insostenibile.

Nessuno nel nostro giro ci dice che il diluvio di ordigni volanti piovuti su Israele è stato preceduto da un attacco cibernetico degli hacker iraniani “Cyber Avengers” e “Hanzaleh Bammad”, che ha messo fuori uso gran parte della rete elettrica e di radar a Tel Aviv e nel paese, ostacolando la risposta tempestiva all’invasione dal cielo.

A questa operazione sono seguite le quattro ondate successiva di droni Shahed 136  e missili di crociera, balistici Kheibar Shekan e ipersonici Fattah. I primi intesi a distrarre dall’arrivo velocissimo dei secondi in partenza sia dall’Iran, sia dai paesi in cui agiscono i reparti dell’Asse della Resistenza.

Obiettivi colpiti, installazioni. Depositi di munizioni e arei F15,16 e 35 distrutti nelle basi militari fissati come obiettivi: Nevatim e Ramon, basi dell’aeronautica nel Negev (da dove era partito l’attacco alla sede diplomatica iraniana a Damasco) e Kila, sulle alture del Golan occupato.

Azione dimostrativa, certo, ma che contiene in sé la prospettiva di qualcosa che Israele non si è mai immaginato. Da lì, probabilmente, la “moderazione” che sospende per il momento ogni reazione.

Dettagli e approfondimenti nei programmi citati.

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