Rieleggere Obama sarebbe come se il Titanic facesse marcia indietro e
colpisse l’iceberg di nuovo.
Amici,
questo è lungo. Una specie di dossier. Ma se non volete farvi imbrogliare dai
media e politici unanimi da destra a sinistra, e conoscere quello che c’è sotto
la pelle nera del Menopeggio Obama, dei suoi mandanti e, quindi, cosa potrà
succedere al mondo e a noi nel prossimo futuro, leggete. Magari spargendo la
fatica su qualche giorno. Ciao.
Chi
si accontenta… muore (Morgan)
Evviva Obama, che ha tentato, in modo timido ma vero, di mettere in moto una logica capitalistica progressista. (Pierluigi Sullo, il cantore del sub Marcos, quello della defunta rivista Carta(ccia)
La libera elezione di padroni non abolisce i padroni di schiavi,. (Herbert Marcuse)
Quando una società entra in decadenza, anche il linguaggio decade. Le parole sono usate per mistificare, non per illuminare, azione è liberare una città distruggendola. Le parole servono a confondere, in modo che alle elezioni il popolo voti solennemente contro i propri interessi. (Gore Vidal)
Siamo al bivio: una via conduce alla disperazione e allo smarrimento. L’altra porta all’estinzione totale. Speriamo di avere la saggezza di fare la scelta giusta. (Woody Allen)
Nulla
è così indegno di una nazione civile che permettere di essere “governata” senza
opposizione da una cricca irresponsabile che cede a istinti di base. E’ certo
che oggi ogni cittadino si vergogna del suo governo. Chi tra noi ha la minima
idea della dimensione della vergogna che cadrà addosso a noi e ai nostri figli
quando, un giorno, il velo ci sarà caduto dagli occhi e il più terribile dei
crimini - crimine che supera ogni
dimensione umana – uscirà alla luce del giorno?
(Società Rosa Bianca, resistenza tedesca antinazista)
Obama,
effetti collaterali
Nelle 48 ore dopo la rielezione del “meno peggio”
candidato alla presidenza degli Usa, cioè della vittoria di misura, ma
pianificata e controllata, del peggiore presidente degli Stati Uniti dallo
sbarco degli integralisti genocidi, alqaidisti ante litteram, della Mayflower, sono successe alcune cose
significative. In Argentina la ricca borghesia compradora, agraria e
redditiera, annichilita dalla rivolta dei Que
se vayan todos del 2001 (un’anticipazione latinoamericana di Grillo?) e poi
tenuta al guinzaglio corto dai due Kirchner, si è scatenata contro la
presidente Cristina. Motivo ufficiale, una ventilata modifica costituzionale
che autorizzerebbe un suo terzo, per l’Argentina auspicabile, mandato. E’ già
successo, per fortuna, in Venezuela, è malaugurata prassi in Europa, dove il
capo dell’esecutivo può anche caricarsi di 11 mandati successivi (Andreotti).
Motivo vero, le politiche sociali di Cristina, la sua indipendenza dagli Usa,
la sua museruola ad alcune multinazionali (non tutte purtroppo), la sua
amicizia con Chavez e gli altri progressisti del continente e, soprattutto, la
sua legge contro l’oligopolio dei mezzi d’informazione in mano al noto 1%.
Obama inaugura la conferma alla Casa Bianca con la solita rivoluzione colorata
contro uno Stato da destabilizzare. Ora c’è da vedere cosa s’inventa contro
Daniel Ortega, visto che in Nicaragua i sandinisti hanno trionfato nelle
elezioni amministrative e forniscono un pessimo esempio agli assoggettati, ma
non domi, Honduras, Guatemala, Salvador, Costarica.
I sandinisti stravincono in Nicaragua
Nell’altro emisfero, ha spedito Hillary Clinton a
puntellare lo smottamento del vertice e delle bande dei ratti e creare un nuovo
organismo, meno indecente, integralista e scopertamente terrorista, dell’ormai
screditatissimo CNS, dei suoi Fratelli Musulmani e dei suoi alqaidisti in
frenesia di sterminii. Organismo che
possa finalmente giustificare l’intervento umanitario delle armate occidentali
in Siria. Il capo previsto dagli Usa per il nuovo governo fantoccio ha subito
adottato il modello iracheno: la Siria deve essere divisa in tre parti, scita, sunnita,
curda. Il governo israeliano, a cui “ribelli” e mercenari continuano a profferire
amicizia in cambio di aiuti, si è appena appuntato sulla camicia bruna altri 7
civili di Gaza uccisi, tra cui quattro bambini. Poi ha minacciato di
intervenire in Siria contro presunte “provocazioni” di Assad e per “assicurare
la salvaguardia dell’armamentario chimico siriano”. La minaccia è stata subito
messa in atto con un lancio di missili dal Golan occupato contro la Siria, il
primo dal 1973. Pretesto, quello copiato dai turchi: i siriani, ovviamente
autolesionisti fino al suicidio, avrebbero sparato granate di mortaio contro
presidi israeliani. Tutto questo è niente di fronte a come il capo di stato
maggiore dell’esercito israeliano, Dan Halutz e i suoi colleghi nella
pianificazione militare hanno salutato l’elezione di uno di cui, al di là dei
depistaggi per coglionare i boccaloni, ci si può fidare: per l’attacco al
l’Iran non bastano le pur potenti bombe GBU-28, portate dagli F16 e che
sfasciano bunker in profondità. “Per
neutralizzare il programma nucleare iraniano – ha detto Halutz – l’unico modo è utilizzare la nostra
opzione nucleare”.
Uno dei capibastone del Free Syrian Army, evidentemente incoraggiato da qualcuno, ha
annunciato l’intensificazione della pulizia etnica di cristiani e sciti e della
campagna di assassinii mirati di esponenti di punta della società siriana. La
sorella scema degli Usa, la Gran Bretagna, ha alzato il volume dichiarando che
la conferma di Obama permette una revisione strategica che consentirà di armare
le “forze ribelli”. Non solo, ma se si dovesse verificare una “crisi
umanitaria”, Londra sarebbe pronta a un intervento diretto, ONU o non ONU.
Infatti, fino adesso, le centinaia di forze speciali Usa e UK dalle parti della
Siria si limitavano a giocare al videopoker.
Siria.
Alawiti colpiti dagli invasori.
L’obamino
della Goldman Sachs
Non mancano riflessi obamiani sulla colonia italiana. Del
resto la continuità con escalation da Berlusconi a Monti è parallela alla
stessa da Bush a Obama. La giunta Monti, moltiplicate le iniziative militari
congiunte con Israele, di ritorno dalla sua ennesima visita alla giunta
Netaniahu in Israele, sorella scaltra degli Usa, ha ritenuto che se nella
madrepatria americana un presidente delinquente può essere confermato, non si
vede perché la stessa cosa non possa succedere in Italia nel 2013, visto che entrambi
lavorano da sicari della Goldman Sachs e di altre componenti della Cupola
finanz-criminale. E nessun Bersani, Alfano, Vendola, Casini, dà migliori
garanzie di Monti per quei sociocidio e
cessione di sovranità che la Cupola esige. La consocia mafia si è espressa in
sintonia e Schifani, nientepopodimenoche seconda carica della colonia, ha
codificato l’assunto esigendo “una legge elettorale che blocchi Beppe
Grillo, che sennò va all'80%”. Sistemata la maggioranza degli italiani. Questa gente, alla luce di quanto succede da decenni nella
“più grande democrazia del mondo”, non si fa nemmeno più scrupolo di
mimetizzare le sue mene totalitarie: l’esito delle elezioni lo decidiamo noi in
anticipo e alle schede, che i belanti infilano nelle urne, il voto da uno a
dieci lo diamo noi. Insomma, la conferma del comandante in capo sembra aver
ringalluzzito caporali e ascari di qua e di là dal mare. Sarebbe, in entrambi i casi e in molti altri dove imperversa la “democrazia”,
di sollevare un argomentino da niente: attentato alla Costituzione, alto
tradimento delle massime cariche dello Stato. Criminalità ufficiale collusa con
criminalità mafiosa. Ma chi ci bada. Come si vede anche figurativamente, piove
sul bagnato.
E’ questo il clima dentro al quale agonizzano in pace “il
manifesto” e i suoi referenti. Si capisce
come alle deprecazioni per il ladro di consensi eversivi, populista,
antipolitico, fascio, comico, Grillo, si unisca il giubilo per Obama, nel cui
paese si fumano canne e ci si sposa tra omo. Giubilo un po’ meno scomposto
della volta scorsa, 2008, tempo di orgasmi di anziane ginocrate con il punto G
in ebollizione e sinistri ansiosi di sostituire il proprio ronzino azzoppato
con un bel purosangue a stelle e strisce. Qualcuno al taumaturgo nero, allora
appeso alle ali dell’ “angelo Hillary” (Ida Dominianni), ma oggi un tantino
logorato da mutui subprime, salvataggi di banche e finanziamenti di George
Soros, ha messo una pecetta rosa sulle vergogne, declassandolo da eroe liberal a menopeggio.
L’altalena
del duopolio
Poco ci voleva, visto che i pupari dai cui fili pendono
tutti i presidenti Usa e, da qualche decennio, anche i loro sottopancia
europei, conoscono bene il trucco di far prevalere il loro burattino saggio,
magari addirittura nero (purchè forgiato dalla Cia, come Obama e sua mamma),
mettendogli di fronte un rodomonte schiamazzante e deficiente. Uno che si è
reso simpatico al cosiddetto ceto medio arricchendosi (e trasferendo i suoi
obblighi fiscali alle Cayman) con una società di avvoltoi – la Bain - che comprava ditte, le svuotava
di lavoratori, le distruggeva e vendeva a pezzi, tutto in cambio di “consulenze”
dagli onorari kolossal e di mazzette agli ex-manager. Uno sconsiderato che
benedice chi attribuisce a dio il dono dello stupro, annuncia lo sterminio di
ogni previdenza sociale, mette il collare elettronico agli immigrati, fa
nominare Congresso e Senato da Exxon, Goldman Sachs e Monsanto, impone alle
scuole di togliere Darwin e mettere un signore barbuto con Adamo ed Eva e promette di bombardare chiunque
nel mondo alzi un ciglio. Uno acculturato che garantisce un’intelligente
politica estera, affermando che l’Iran, circondato per tre lati da mari
(Caspio, Golfo Persico, Golfo dell’Oman), “ha
bisogno della Sira per un suo sbocco al mare”.
Direte: Epperò, brigante di passo o non brigante di
passo, Mitt Romney, il coglionazzo, ha perso per poco. Tenete conto che c’è un notevole
numero di statunitensi decerebrati da religioni e media, da una grottesca
kermesse di finte primarie e manipolate investiture, dagli appelli a pance
traboccanti di Coca Cola, Hamburger e cazzate patriottiche, che vengono lanciati
da imbonitori impegnati a nascondere i propri scopi. Pensate che bisognava pur
dare l’idea di un testa a testa perché il trucco non si vedesse troppo e che, a
questo fine, esiste un sistema elettorale tra i più imbroglioni del mondo:
grandi elettori che sottraggono ai votanti la sovranità popolare, registrazione
di elettori sotto l’imperiosa selezione di chi sa dove tira il vento, macchinette
elettroniche Diebold facilissime da hackerare e manipolare (vedi vittoria del
secondo Bush in Ohio) e, se tutto ciò non bastasse, una Corte suprema che
rovescia i numeri e decide lei (vedi vittoria del primo Bush in Florida). A
proposito di Bush, voi direte anche: ma questo teorema non torna sempre, visto
che a volte vince, e addirittura rivince, il cretino, il rodomonte, l’invasato.
Bisogna vedere se agli americani degli Usa non risultavano più cretini o
pallidi John Kerry e Al Gore. Già, insisterete, e Berlusconi? Si, ma
l’ineleggibile aveva alle spalle mafia, massoneria e Vaticano e, di fronte,
vermi di corpi politici putrefatti, Occhetto, Veltroni, D’Alema, Buttiglione, Castagnetti,
Mastella, inadeguati per i poteri forti. Mica un travestito eccellente come
Obama. Non c’era partita.
Er
mejo fico del bigoncio
Emuli di una Chiesa che si vuole monarchia assoluta e si illude che il papa (e non la cosca curiale
e i relativi referenti politico-mafiosi) sia il decisore finale, nipotini di
Stalin e di Togliatti, quando il capo era anche il corpo mistico del partito,
se non della nazione, i sinistrati del “manifesto” e altri tutti,
inesorabilmente svalvolano verso la personalizzazione. Grillo è il male assoluto,
sta facendo tremare una casa in cui tutti ci troviamo a nostro agio, e se ha
qualche milione di teste pensanti dietro, trattasi di spettri evanescenti e
momentaneamente rincitrulliti. Così Obama che, come fossimo da “Amici”, o “C’è
posta per te”, o “Pomeriggio sul Cinque”, dà
rassicurante e untuosa esibizione di affetti famigliari (come la gente
normale fa nell’intimo), colui che ha deciso contro tutti la sanità ai
poveracci (cui ha fatto rubare la casa e
distruggere il lavoro e che la sua “riforma” ha messo in mano all’arbitrio
delle assicurazioni e alla rapina di Big Pharma), così questo Obama è “l’uomo
più potente della Terra”. Uno tanto potente da potersi permettere di leggere ed
eseguire, con alla testa la pistola dello scandalo alla Clinton e la minaccia
dell’attentato alla Kennedy, il copione scritto dalla Cupola e dalle lobbies
finanziatrici sul comodino da notte e, dopo il voto, sul tavolo della Sala
Ovale.
C’è unanimità dall’estrema destra all’estrema sinistra
sul fatto che bisogna sbarrare il passo al comico dell’antipolitica. E c’è
unanimità parallela sulla certezza che con Obama, che, per conto dei suoi
mandanti, prosegue l’opera dei predecessori di demolizione del ruolo politico,
economico, monetario dell’Europa e della guerra a 360 gradi fuori e dentro il
paese, noi tutti veleggeremo verso un avvenire migliore, di pace, di diritti
civili (gay, marijuana e staminali), di democrazia. E, amici, da quando mondo è mondo, ogni volta che c’è
questa unanimità è la destra che vince e la sinistra che resta sodomizzata.
Smemorati o disattenti, sempre per non disturbare il
manovratore tanto liberal (così
titola su due pagine il giulivo “manifesto”), non hanno percepito che, alla
pari del finto scopo Romney, in tutta la sua campagna elettorale e nei
confronti, ben orchestrati dall’alto, con il rivale, Obama è volato leggero
sopra la rovina ecologica del mondo, la guerra e altre quisquiglie tra vita e
morte del pianeta. L’ambientalista non
ha speso una parola sul cambiamento climatico (neanche quando “Sandy” gli ha
risposto per la catastrofe petrolifera del Golfo del Messico e per l’ulteriore
accanimento perforatore fin nei parchi nazionali e nei cortili dei baraccati
subprime). Il pacifista non ha accennato neanche per sbaglio alle guerre che il
suo governo ha condotto contro sette paesi (con Bush erano due) e altri sono in
lista d’attesa. Il paladino dei diritti civili, mentre seleziona, addestra,
paga e arma terroristi di complemento, colorati o in mimetica, si è preso il
potere costituzionale di abolire l’habeas
corpus; di elencare e decidere l’assassinio di chi disturba a casa e fuori;
di istituire in tutti gli Stati dell’Unione campi di internamento per riottosi
alla falcidie sociale; di militarizzare le polizie e polizizzare gli eserciti;
di imporre alla “più grande democrazia” del mondo e a tutte le sue colonie un
regime di sorveglianza e repressione, bastonatore o sparatore, come imparato
dagli israeliani in Palestina, che, a paragone, quelli di Hitler e Mussolini
sono soggiorni estivi per bambini. It’s
the economy, stupid. In altre parole, non è lui, è la Cupola, scemi.
A proposito dei palestinesi, qui si è scritto che “i
palestinesi sperano in Obama”. Quali palestinesi, se è consentito? Quelli del
giro di Hamas e Fatah che sono diventati obesi a forza di farsi nutrire da Usa,
monarchi del Golfo per tenere i palestinesi alla catena dagli israeliani,
divorando come dessert quanto resta del proprio popolo? O i palestinesi che
Obama ha lasciato massacrare a Gaza, che fa sparire sotto il cemento delle colonie,
ai cui decimatori fornisce un miliardo e mezzo di armi all’anno, alla lobby dei
cui oppressori, AIPAC, vero ministero degli esteri Usa, va a leccare i piedi a
ogni sua candidatura, investitura, iniziativa mediorientale? Sì, ma al dio
della guerra Netaniahu non gli stava antipatico Obama perché esitava a polverizzare
l’Iran? E Romney non aveva promesso un vaffanculo gigante alle minoranze nere e
latinos, quando Obama si era limitato a cacciarne oltre confine appena un milione, a mettere in campo, lungo
il suo muro dei 3000 km, solo alcuni minutemen
fucilatori e, con i suoi narcomiliziani, gestiva la pulizia etnica dei
migranti in Messico? Fa parte del
trucco, ragazzi. Vediamo cosa succede ora, che non ci sono più elettori
apprensivi e opinione pubblica perplessa da sedurre.
Barack Obama, l’ecologo idolo dell’industria
automobilistica marchionnata e degli agrochimici che imperversano nei paesi
assoggettati, doveva vincere. Gli
hanno fatto pure superare lo sgambetto di Petraeus che s’è dovuto dimettere,
mica perché scopava fuori stanza matrimoniale, ma perché, rimbecillito come
Silvio dal boschetto delle delizie, lasciava tra le mani dell’amante documenti
segretissimi, perchè non aveva cavato un ragno dal buco in Afghanistan, perché
si è fatto ammazzare a Bengasi come piccioni l’ambasciatore Stevens e i suoi
scagnozzi, in un covo Cia fatto passare per “consolato”, lasciando scoprire che
lì si gestiva il trasferimento di trucidoni salafiti dalla Libia alla Siria,
altro che la vulgata Usa di ribelli e “guerra civile”. Ma forse c’è anche un
altro perché. Abbiamo sospettato la manina di Israele dietro al botto di
Bengasi. E pour cause. Petraeus, quando era ancora capo del
Centcom, comando centrale Usa, si era permesso, unico gerarca militare dai
tempi di Eisenhower, di criticare l’incondizionato sostegno di Washington a
Israele, di non identificare gli interessi degli Usa con quelli di Tel Aviv, di
definire “controproducente e pericoloso
tale collegamento perché il nostro favoritismo per Israele fomenterebbe sentimenti
antiamericani”. I nazisionisti fanno fuori gente per molto meno. Violazione
di un tabù, quasi una vipera offendesse un cobra. Quando si tengono i
piedi in due staffe, il tonfo è vicino.
Meno
siamo meglio stiamo
Doveva
vincere
perché ecco cosa ha combinato in quattro anni questo continuatore e moltiplicatore
dei neocon di Bush, questo arnese di un finanz-capitalismo malthusiano, questa
arma di distruzione di massa al servizio del complesso militar-farmaceutico.agro-industriale,
questo bracconiere bianco in panni afroamericani. Vediamo il piano interno. Festeggiando
er mejo fico del bigoncio, suoi garzoni e turiferari nostrani hanno lodato e invidiato la “ripresa
americana”. Eccola, e prima del temutissimo “Fiscal
Cliff” che si prospetta agli Usa quando, a gennaio, si sommeranno i tagli
alle spese e l’aumento delle tasse per un totale di 600 miliardi.
Deficit pubblico 1.100 miliardi (7,5% del PIL); deficit
privato al 250% del PIL; debito estero 15mila miliardi; deficit export-import
44 miliardi; sotto Obama media dei salari -8%; disoccupazione reale 20%; se si cumulano tutti i debiti dello Stato e
delle imprese, si arriva al 350% del PIL, equivalente al default; l’imposta sulle imprese è la più bassa da
40 anni; i profitti delle imprese sono i più alti della storia; 97 milioni di
cittadini sono al livello di povertà, 46 milioni sotto quel livello, un
cittadino su tre non ce la fa; nei soli primi due anni di Obama hanno perso il
posto 8 milioni di lavoratori, ogni licenziamento di massa provoca forti rialzi
a Wall Street; a seguito della speculazione immobiliare e della cupidigia delle
banche 4 milioni di persone hanno perso la casa, saranno altre 900mila nel
2013; sotto Obama le forze armate sono arrivate a spendere 35 miliardi in due
settimane, quanto nutrirebbe tutta l’umanità per un anno; la campagna elettorale
è costata 5,8 miliardi di dollari. Diversamente da quanto raccontato in TV
da Federico Rampini di Repubblica (la maggioranza delle donazioni verrebbero da
militanti e movimenti sociali), il grosso dei contributi a Obama originavano da
banche, petrolieri, armieri, industrie chimiche e cibernetiche. Il solo George
Soros, bandito della speculazione internazionale e finanziatore di operazioni
colorate Cia, ha regalato un milione.
Se l’economia Usa ancora galleggia perché rovescia sui
ceti deboli, sui paesi depredati e sugli alleati e subalterni i costi del disastro, è invece sul
piano dell’assetto democratico, della legalità istituzionale, che Obama ha
fatto passi da gigante. Mai, nella storia degli Stati Uniti, neppure in tempi
di emergenza bellica e ambientale, che pure hanno agevolato leggi restrittive
delle libertà personali, i diritti civili, bandiera di Obama secondo “il
manifesto”, sono stati massacrati come nei quattro anni post Bush. Dalla continuità con i fascistizzanti
neocon si è passati all’escalation. Il Patriot Act, che sanciva la fine del
diritto a conoscere le accuse, alla difesa, al processo, è stato confermato;
Guantanamo è rimasta dov’era; ai tribunali militari vengono deferiti tutti i
“sospetti” di terrorismo; l’FBI e la Cia hanno il diritto di controllare a
distanza qualsiasi cittadino e le sue comunicazioni e di incamerarne i dati più
privati. Gli stessi e altri organismi di “sicurezza” sono autorizzati a indurre
individui manipolati a tentare stragi terroristiche da poi prevenire (o far
succedere); la Protezione Civile, FEMA,
nota per i clamorosi fallimenti di New Orleans sotto Katrina, per il tiro a
segno sui neri, la loro cacciata dalla città, per il sabotaggio di alcuni
argini che permise la distruzione delle zone storiche e povere della città, è
diventata un’articolazione di Homeland
Security, l’apparato di controllo sociale, fatto passare per ente
antiterrorista. FEMA è stata incaricata
di creare la Homeland Youth,
una specie di milizia giovanile dagli scopi sinistri, visto che le sono state
assegnate massicce forniture di armi da guerra. Iniziativa da vedere contro lo
sfondo dei campi d’internamento che la stessa FEMA sta allestendo in tutti i 52
Stati.
Droni
Cia in Pakistan
Guerre
interne ed esterne
I droni Predator, inaugurati
da Obama sui villaggi pachistani, afghani, yemeniti, somali, sono stati
assegnati, insieme a carri armati e armi automatiche, anche ai corpi di polizia
interna, fin nei più remoti borghi rurali dove, per immaginare l’apparizione di
un terrorista, bisogna essere maniaci degli Ufo.. Per reprimere sul nascere le
proteste contro la militarizzazione dei cieli domestici, sono stati arrestati e
processati per “terrorismo” 16 cittadini che avevano manifestato contro i droni
ai cancelli di una base della Guardia Nazionale nello stato di New York.
All’esercito Usa Obama ha affidato la realizzazione di campi di lavoro per
civili all’interno di strutture militari.
Obama si è pronunciato contro l’opinione della Corte Federale in difesa della
costituzione, rivendicando il diritto di
arrestare e detenere indefinitamente e senza processo qualsiasi cittadino Usa o
residente, purchè sia definito
“combattente nemico”. Una corte d’appello gli ha dato ragione. Del resto, la
nuova norma è una delle ricadute dei poteri imperiali e di vita e morte assegnatosi
da Obama con la compilazione ogni settimana di una lista di “sospetti” da
assassinare in qualsiasi parte del mondo, qualunque ingerenza negli affari
interni di altri Stati questo costituisca. Mai come sotto Obama ogni forma
di protesta civile, per quanto pacifica, è stata sistematicamente assaltata e
brutalizzata da una polizia la cui licenza di seviziare e uccidere si dilata
sempre più. Del resto, non è stato Obama a confermare forme di interrogatorio “duro”,
del tutto definibili tortura, come i quasi annegamenti del waterboarding. Da noi la giunta Monti non rimane indietro, che si
tratti di pensionati, adolescenti, precari, donne, terremotati, insegnanti,
cittadini intossicati: Genova per noi. Un po’ al giorno.
Aggiungiamo “dettagli”, come lo Stato che costringe i
provider internet a immagazzinare tutti i dati dei propri clienti; le compagnie
telefoniche a registrare e custodire tutte le operazioni telefoniche dei
clienti; i presidi sanitari a consegnare tutti i dati clinici dei loro pazienti;
hackers governativi a contaminare i computer e la corrispondenza di persone a
cui si vogliono attribuire intenti o azioni criminali. Un recente “ordine
esecutivo” emanato da Obama riduce ulteriormente la sovranità popolare e
predispone la scena per la legge marziale. Executive
Order 13528 crea un “Consiglio
bipartisan di 10 Governatori” con funzioni di “pannello di consulenti” per il
presidente. Ha il compito di sottoscrivere piani d’emergenza del Pentagono per
sottoporre la Guardia Nazionale al controllo delle Forze Armate, “allo scopo di
proteggere la nostra nazione contro ogni sorta di minaccia”. Orwell ha
sottovalutato il futuro. Tutto questo armamentario per la guerra interna in
vista di sollevazioni sociali determinate dalla “crisi”, passa sotto l’etichetta
di “guerra al terrorismo”. Una guerra che, per definizione, non può finire mai.
E che ha i suoi aspetti più mortiferi, per ora, nella periferia dell’Impero.
Grazie alla cosiddetta guerra al terrorismo, con Obama il
Pentagono è diventato il primo proprietario immobiliare del mondo. In 5000 proprietà
sparse su 41 paesi lavorano 2 milioni di persone, che fanno del Pentagono anche
il più grande datore di lavoro. E grazie a queste installazioni, spesso
impegnate in attività collaterali come il narcotraffico o la formazione di
terroristi che poi diventano “ribelli” e “rivoluzionari” nei paesi da
destabilizzare, si esercita anche la presa su territori e popolazioni di paesi
“amici”, come sappiamo bene dalle nostre parti.(atomizzate da 90 ordigni nucleari
fuori dal controllo nazionale). Del resto l’Europa, che ha osato dotarsi di
istituzioni politiche apparentemente sovrane e di una propria moneta, magari
gradita ai “nemici” dell’Occidente, malgrado la sua totale sottomissione agli
imperativi militari USA, è sotto l’offensiva, negata da tanti economisti di
“sinistra”, di un impero che non ammette strutture sociali e centri di potere economico alternativi. La
demolizione dell’Unione Europea parte da input Usa messi in opera dalle teste
di cuoio Bilderberg, le agenzia di valutazione (rating per i burini) e
avallati dai valvassori di Bruxelles,
dell’FMI e della Banca del goldmansachsiano Draghi, a partire dal Sud Europa. Su
invito Usa, a Bruxelles hanno istituito l’European
Redemption Fund (Fondo Europeo di Salvezza), garantito dagli Stati membri
con il proprio patrimonio (assets) pubblico.
Gli Stati che finiscono nella morsa del debito, dovranno finire con lo svendere
questi assets, come sta succedendo in
Grecia. Da noi l’agenzia immobiliare designata a cedere spiagge e monumenti a
prezzi di costo è la Cassa Depositi e Prestiti. Ne abbiamo avuto un’anticipazione
nel ’92-’93, quando il trio Draghi, Ciampi, Amato, mise su bancarelle l’industria
di Stato. E chi saranno i compratori più guarniti, se non le multinazionali con
i piedi negli Usa?
Droni
Usa in Afghanistan
Poi ci sono le 7 guerre di Obama che hanno procurato una crisi d'identità a colui, Bush, che si credeva il primo dei Terminator. Con azione diretta
o mediante surrogati, hanno portato alla devastazione, corredata da genocidi,
dopo la Jugoslavia del Clinton mito di Matteo Renzi, Afghanistan, Pakistan,
Libia, Siria, Yemen, Somalia, e alla guerra strisciante, con sanzioni letali,
assassinii mirati e rivolte di minoranze, contro l’Iran. Guerre non
guerreggiate sono poi quelle dei vari colpi di Stato di Obama, militari come in
Honduras, “istituzionali” come in Paraguay, o colorate come in Ucraina, Iran,
Cecenia, paesi del centro asiatico e dell’America Latina (dove sono stati
riattivati, dal Guatemala al Salvador, dalla Colombia all’Argentina, dalla
Bolivia all’Ecuador, vuoi squadroni della morte, vuoi strumentali sedizioni
indigene).
Per tutto questo ha votato negli Usa una minoranza di
mentalmente inquinati e scaltri consapevoli. Per tutto questo hanno inneggiato
al liberal, o al menopeggio, i
difensori di pace, democrazia e diritti umani di ogni denominazione. Ma noi che
gemiamo sotto il regime catto-mafio-bancario dell’Obersturmfuehrer Gestapo nell’armata del Feldmaresciallo Obama,
avremo modo di vedere ancora di meglio quando, nel 2016 alle elezioni
presidenziali, si presenterà la solita catarsi femminile. Una donna che, nella
classifica del tasso di criminalità, sbianchetta addirittura il
Feldmaresciallo.
8 commenti:
Perle di saggezza e di anti-imperialistica verità. Con Obama spesa militare: +13% rispetto all'era Bush, oltre a tutti gli altri aspetti magistralmente sottolineati nel post. Senza poi contare che uno degli aspetti per cui ora settori di sinistra sinistrata, alla frutta se non all'ammazzacaffè rigorosamente consumati al banchetto del padrone, è la legalizzazione della cannabis, cosa che Obama non ha mai portato avanti e che invece viene da due referendum che non so di che portata effettiva siano se non cambia la politica del governo centrale. Difficile da credere dato l'intreccio della cricca obamiana con le organizzazioni malavitose e narcotrafficanti che fanno ancor più profitti con la proibizione della cannabis. E dispiace molto, almeno personalmente, che Michael Moore, una grande voce critica, cada a questo vergognoso rimbambimento mediatico, credendo che un sicario Cia sin dagli anni '70 (gli anni di Videla e Pinochet) possa mettere la mordacchia a Wall Street e amenità simili. Senza poi considerare che, fra le altre cose, i dati sulla disoccupazione americana vanno rivisti al rialzo dato che le statistiche americane per calcolare la popolazione inattiva sono molto meno serie e rigorose di quelle europee: per essere considerato occupato nel corso dell'anno bastano poche settimane di lavoro.
un saluto Fulvio
con affetto
Nicola
agricoltura moderna.
monti ha affermato che le crisi sono necessarie per spingere i cittadini europei a convincersi che il neoliberismo è l'unica ricetta politica possibile per organizzare la società.
che c'entra con obama?
c'entra perché monti e obama sono il frutto dello stesso albero: un albero che produce frutti bellissimi e profumatissimi e ancorché saporitissimi, i quali però dopo averli digeriti, appena entrano nell' apparato intestinale provocano mostruose diaree; semplicistico?
nient'affatto, perché la causa della diarrea non è da addebitarsi al frutto testè mangiato ma al fatto che esso, ci dicono, è talmente succulento che il nostro organismo l'ha inopinatamente rifiutato; ma con l'assuefazione controllata e un buon anti diarroico le crisi si possono contenere.
anche perché ci dicono, non ci possono essere altri frutti, per definizione, edibili; questo è nettamente il migliore.
grazie a fulvio grimaldi per svelare il trucco e l'infamia di questi falsi agricoltori.
saluti
alberto
Trovo molto interessante quello che ha affermato Alberto nel suo post. Per Monti e per il capitale "le crisi sono necessarie" per convincersi che poi tanto male non si sta. E che le televisioni ci ripetono che "siamo in crisi" non per denunciare l'iniquita' di questo sistema, ma per indurre le masse alla rassegnazione. "Hai due lauree e guadagni 1200 Euro al mese lavorando in un call center? Anche troppo, sei fortunato". "Hai un genitore anziano immobilizzato e la USL non ti passa piu' le cure? C'e' chi sta peggio di te"."Pero' guarda come e' migliorata la credibilita' del sistema Italia sul mercato". E poi ore di dibattiti fra Vendola Casini, Bersani, facendo passare le loro questioni interne (alleanze, conflitti di interessi, leggi elettorali) come i veri problemi. Una questione importante ho notato ieri sera (tardi) su Rai 2 sulla strage di Bologna del 1980 (che me la ricordo bene, benche' avessi solo 13 anni) dove da parte di un esponente di futuro e liberta' viene per l'ennesima volta imbastita la storiella della "pista Palestinese" tirando in ballo il FPLP ed il terrorismo di gruppi tedeschi, accusando la magistratura di aver coperto loro e non apparati dello Stato dell'epoca, come risulta anche da atti processuali. Bene ha fatto il Presidente dei parenti delle vittime a confutare questa tesi e presentare un libro su quei tragici avvenimenti. Mi sembra che da parte di settori di ex fascisti pentiti solo dell'antisemitismo si voglia dare un assist a chi si prepari ad attaccare le comunita' palestinesi,(non e' un caso il riferimento al FPLP) che ancora non si rassegnano a vivere rinchiusi in misere riserve
A quelli che dicono che "abbiamo recuperato credibilità nel contesto internazionale" io ricordo immediatamente la vicenda dei marò in India. All'estero e in particolare nei BRICS sanno benissimo che non contiamo un c***o e non abbiamo un briciolo di dignità.
Le critiche sono anche condivisibili, ma la domanda che bisogna porsi è: se al posto di Obama alla Casa bianca ci fosse stato un repubblicano, cosa sarebbe accaduto? Ho l'impressione che la lista delle schifezze sarebbe identica, ma in più avremmo una guerra in corso in Iran, e 50 milioni di americani senza polizza sanitaria.
Registro un più che discreto successo dello sciopero collettivo europeo,spero solo di non dover aspettare un anno per rivederlo.
Un appunto su Grillo.
Se la politica la si intende come Polis ben si capisce che la tv ,che rappresenta gli interessi di tanti ma mai di chi la guarda, può essere considerata il regno dell'antipolitica per eccellenza e qui comprendo il politico diktat di Grillo ma mi chiedo in quanti lo abbiano capito tra i militanti,leggo che l'assemblea di Bologna ha salvato il delegato dalla epurazione che se da un lato dà un segnale di pluralità e partecipazione collettiva del movimento dall'altro può generare confusione col rischio di dover rincorrere a destra e a manca varie schegge impazzite.
Forse qui Grillo dovrebbe essere più chiaro e diretto visto che è necessaria una notevole maturità,sia da parte dei rappresentanti che dei militanti,per la gestione in senso POLITICO del movimento e non certo seguire il Travagliato Decalogo che tra sorriso perenne e mancanza di riccioli lo vuole sempre più somigliante al B.
Riguardo Obama che aggiungere al tuo dossier,anche l'escalation del conflitto,attribuito dai media mainstream ad una presunta "esasperazione israeliana per la mancata elezione di Romney" non fa altro che confermare le tue parole,semmai è da registrare la capaberbietà dei siriani che più resistono e più i veri necrofori sono costretti a svelarsi al mondo
Sempre affilata la spada di Fulvio, complimenti. Volevo sapere cosa ne pensi della difesa ufficiale della Siria, e sopratutto dell'Iran, da parte di Russia e Cina. Sono giochi geopolitici o davvero se i nazi sionisti attaccano in Iran si scatena l'inferno quello vero? Da tempo non leggo notizie a riguardo su nessun blog, e non parlo di media mainstream, quelli non li seguo più da anni ormai. Grazie del sempre puntuale gran lavoro svolto e in bocca al lupo per tutto.
Riposto la domanda, semmai cancella il doppione, sorry. Volevo sapere da Fulvio cosa ne pensa della difesa dell'Iran da parte di Russia e Cina. Non ne sento più parlare da tempo. Se sion attacca, arriva una guerra termo nucleare, e se si, questo il motivo per cui temporeggiano? Grazie ciao.
Posta un commento