sabato 10 maggio 2014

BASTONE E CAROTA. E Santoro passa la mano a Soros.

La guerra è quando il governo ti dice chi è il cattivo. Rivoluzione è quando lo decidi da solo”. (Anonimo)

“Una delle cose che vogliono è una popolazione passiva e acquiescente. Così, una delle cose che puoi fare per rendere loro la vita impossibile, è NON essere passivo e acquiescente”. (Noam Chomsky)

Tutta la propaganda deve essere popolare e il suo livello intellettuale deve essere adattato all’intelligenza più limitata tra coloro ai quali è indirizzata. Quindi, più grande è la massa da raggiungere, più basso deve essere il  livello intellettuale del messaggio”. (Matteo Renzi, pardon, Adolf Hitler)




Lo so, l’Ucraina incombe sul mondo. E incombono anche la Siria liberatrice di Homs e Aleppo e dove i ratti islamisti si fanno a pezzi tra di loro. E anche la Somalia, la Libia, il Mali, il Niger, la Repubblica Centroafricana, il Sud Sudan, senza contare il colosso nigeriano in via di frantumazione, dove subimperialismo francese e imperialismo anglosassone, usufruendo di surrogati islamisti (in RCA cristiani), hanno iniziato a far carne di gazzella dell’Africa. Qui basti dire che, con ogni evidenza, i tagliagole di Boko Haram stanno a  Obama e Netaniahu, come gli attentatori dell’11 settembre stavano a Bush. Ma su noi incombe anche l’espressione domestica di questa partita, dove tutto diventa spettacolo di grottesque e gli spettatori sono chiusi in sala da porte blindate. Oggi parliamo di questo. Nel prossimo post andremo nel Donbas.

L’11 settembre del bischero
Non so voi, ma personalmente mi sono tenuto fuori dall’immonda ola del vituperio per i fischi all’inno nazionale che, più che a questo scarnificato paese, era diretta alle statue di cera allineate nella tribuna d’onore di Napoli-Fiorentina (poi, non lo trovo neanche brutto, quell’inno, se lo ricordo scritto dal martire Mameli per la Repubblica Romana). E neanche ho condiviso l’ipocrita indignazione sulla maglietta “Spaziale libero” del capo tifoso napoletano che ha tenuto a bada una folla inferocita per l’aggressione a pistolettate ai tre concittadini. Quella condanna del 2007, dopo Catania-Palermo,  puzza di montatura lontano un miglio, come avvertirono, allora, i commentatori meno embedded e come sospetta oggi la Cassazione che dispone la revisione del processo costato ad Antonino Spaziale 8 anni per “omicidio preterintenzionale”. Un sottolavello arrivò dalle parti dell’ispettore Raciti, sul quale piombò anche il “fuoco amico” di un blindato della polizia. Del primo non si vide mai chi lo avesse lanciato, il secondo si dissolse nelle nebbie delle veline questurine. Dal mazzo di carte uscì prodigiosamente Spaziale e la preziosa occasione per un’altra stretta repressiva. Idem di questi tempi, grazie a “Genni ‘a Carogna” e al teppista fascista  romanista Daniele De Santis, quando fenomeni “eversivi” come i No Tav, i No Muos, i mille NO urlati dalle Alpi a Lampedusa, compresi quelli dell’unica opposizione sopravvissuta, quella a Cinque Stelle, rischiano di innescare una specie di grande Valle Giulia (1968) contro i panzer dei valvassini imperiali.



Un inciso. Ci tengo molto al Pinocchio di Collodi, capolavoro italico da affiancare alla Divina Commedia, a Manzoni e a Calvino. Dare del Pinocchio al primo mentitore da strapazzo raccattato nei menzognifici di loggia e di curia , tipo il saltimbanco, fuffarolo, ma con le zanne del coniglio mannaro, di cui ogni parola è un tumore inflitto alla verità, che di concreto non ha mai detto che “o così o me ne vado”, e come dare del Veuve Clicquot a un intruglio come la Coca Cola. Piuttosto che accostare un fantoccio, che mente per la gola dei suoi burattinai antropofagi, a un burattino senza fili, che sparava balle per demolire il conformismo bigotto borghese e le prevaricazioni  che ne venivano a ragazzi da soggiogare, dovremmo chiederci come sia possibile dare del “grande comunicatore” a questo sparaballe che da ogni poro secerne falsità e cretinaggine. Il lusinghiero riconoscimento di superiori qualità comunicative era già stato assegnato, dai chierici di parte e di controparte, al neo-padre costituente, padrino e socio del nostro. Mentre  qualsiasi senso del reale, non intorpidito dal coro nazionale di belati, gli avrebbe dovuto riconoscere l’affidabilità di un pusher da angiporto di roba tagliata male.

Torniamo ai fatti di sabato 3 maggio. Giurano dai piani alti del Palazzo, gli spacciatori di fandonie, di non aver negoziato con il capopolo partenopeo a cavaceci sulle transenne (trattare con un teppista come Genny a’ carogna? Sia mai! Tutt’al più trattano, anzi, si accordano, con uno statista pluricondannato come Silvio o’ ladrone). Infatti, quella con Gennaro era la sceneggiata. La combine vera era stato orchestrata molto prima, con l’esperienza di chi ha sempre negoziato con chiunque intendesse riaggiustare gli equilibri tra collusi-collisi. Che si trattasse di Liggio, Bontade, Buscetta, Riina, o dei rapitori del compariello Cirillo. Solo per Aldo Moro nessuno ha negoziato. Anche perché il democristiano deviante lo liquidarono padroni cui non si poteva osare di proporre trattative, padroni dall’altro lato del Mediterraneo e dell’Atlantico. E poi a tutti andava bene così. A chi dopo il Cile s’era cagato sotto e a chi intendeva eternizzare il suo status di proconsole indigeno dell’imperatore. La carogna non stava a cavalcioni delle transenne dell’Olimpico. Di carogne se ne sono mosse tante. Come sempre, quando, sulla scia di Piazza Fontana – Autunno Caldo, si tratta di creare il pretesto per tirare un altro po’ il collo alla gallina dalle residue uova d’oro.

In breve. Siamo nel vialone di Tor di Quinto, a un chilometro dallo stadio, dove arrivano e si svuotano i pullman dei tifosi. Area, come insegna una storia infinita, ad alto rischio di casini. Area ancora più a rischio per la presenza di un comprensorio di covi ultrà e fascisti, collaudati picchiatori. Sull’area insiste anche un grosso presidio dell’Arma. Ma al momento dell’arrivo dei mezzi napoletani la presenza delle cosiddette forze dell’ordine è pari a quella delle giraffe in Sud Tirolo. Il piano, se piano ci fu, ha modo di svolgersi senza intralci. Come rigurgitati dall’asfalto spuntano energumeni con cinghie, mazze e catene. E qui il questore e, poi, uno che viene fatto passare per ministro degli Interni ce la raccontano così: il De Santis esce dal covo, tira petardi contro un pullman, viene affrontato da napoletani a piedi, tira fuori il ferro e spara 4 colpi, tutti lui.

“Ho tre testimoni”, promette il questore. Ma di testimoni i protagonisti napoletani ne tirano fuori parecchi di più e il quadro cambia: non c’era solo il subumano, ma altri tre o quattro, tutti belli travisati da caschi neri uguali, il classico commando. E di pistole se ne sono sentite sparare due e quella del “Gastone” giallorosso-nero si sarebbe inceppata mentre era puntata sulla faccia di uno. Poi lo Stub, la prova della polvere da sparo sul presunto sparatore, è fallito e le pallottole sparate non provengono dall’arma del fascio o, comunque, tutte dalla stessa arma


Il buco nella ciambella si attappa. E il fetore di una provocazione si sparge su tutta l’area. Quando mai, nella storia della Repubblica, fascisti, servizi, P2, mafia e Gladio non hanno tramato insieme per neutralizzare garanzie e diritti sanciti dalla Costituzione? E chi sta al potere oggi, come allora? A proposito, chi,  se non il CSM, presidente il Napolitano infastidito (terrorizzato?) dalla Procura di Palermo, ha or ora decretato che dopo 10 anni i PM devono cambiare mansione e inchieste, specificamente l’indisciplinato PM della trattativa criminalità di Stato-criminalità organizzata, De Matteo? La stessa genìa domestica ed estera che ci ha scarrozzato sulla strada delle stragi di Stato, fascio e mafia, fino al Gran Finale napolitan-renzusconiano dell’Italicum, del Decreto Poletti e dei militari italiani in Ucraina voluti dalla ministra dell’Offesa Pinotti.

Il morto ci voleva, dannazione a quel Ciro Esposito che si ostina a vivere, a dispetto della spina dorsale spezzata. C’erano i servizi (istituzionalmente non mancano mai), magari con i caschi (affini, chissà, ai due in motocicletta che controllavano in Via Fani il sequestro di Moro, la cui recente riconferma-bomba è finita gorgogliando nella palude del consenso mediatico); non c’era, per un’intera ora di sconquassi, la polizia, in un posto da allarme cronico, anzi, quando Ciro agonizza a terra, passano volanti e non si fermano; non c’era l’ambulanza (arrivata dall’Olimpico a 1km  dopo un’ora in un posto a rischio cronico); c’erano i fascisti e, nell’altro campo, c’era il tifo, si dice legato a società di calcio e camorra. Infine, c’erano tre vittime e testimoni da pompare e testimoni da imbavagliare. Gli ingredienti per una nuova, formidabile campagna di criminalizzazione dei settori di società plebei, insofferenti a una vita di mazzate, estesa dal campione stadio all’intera società. C’erano tutti. Vediamo se basta per mettere a tacere chi non gradisce il futuro schiavista allestito da Poletti, la farsa elettorale golpista di despoti e sguatteri, l’intossicazione cosmica da cibo, bevande, terra e aria, la corsa all’ospedale dimezzato e allontanato di 50 km dagli F-35, ignoranza e conformismo inculcati in scuole cadenti e da mezzi di comunicazione di cui Renzi è il ventriloquo. Cianciano di trattativa nello stadio. Trattativa c’è stata. Anzi concertazione. Ma prima.

E mo? Mo facciamo come gli inglesi che “hanno eliminato il fenomeno hooligans”. Già, espellendo dallo stadio il proletariato incazzato perchè seviziato dalla Thatcher e mandandolo a sfogare ira e frustrazione nei dintorni dei pub di periferia. Così oggi lo stadio è il santuario di famigliole bene, tifosi con stile, ceti che se lo possono permettere. Pulizia sociale.


EXPO, logo mafia-regime
In perfetto pendant col bastone dello Stato di Polizia esercitato a ripartire dai fatti dell’Olimpico, la carota dell’arresto di membri della stessa casta. Uno, per aver favorito la ‘drangheta sistemando al sicuro il condannato per mafia Matacena (FI). A inconfutabile conferma del’intreccio Stato di Polizia-mafia, questo Scajola era il responsabile politico, da ministro degli Interni, della mattanza di Genova-G8. Lampante, no? Altre carote la magistratura ce le ha offerte sbattendo in galera faccendieri e funzionari (compreso il Direttore degli appalti e il direttore dei lavori !)) di DC, FI e del PCI-PD. Delinquenti abituali estratti da quella cloaca maxima di corruzione e ladrocinio bipartisan che è l’EXPO 2015 nella quale sguazzavano qui giunti dopo essere emersi dall’analogo letamaio di Tangentopoli e aver goduto per 10 anni di ruberie sotto lo sguardo assente dei relativi padrini politici, oggi in “profonda sintonia” nel governo con Renzi. 

Di nuovo c'è l'ominicchio di CL cum cooperative rosse, responsabile politico dell'associazione a delinquere individuata in tutte le Grandi Opere, che i "saccheggi e le devastazioni" (copyright Procura di Torino, però rivolto alle vittime), bottino estremo del partito unico politico-mafioso, li chiama "Infrastrutture". Ineludibile, come la mozione di impeachment per il plurigolpista, la mozione di sfiducia preparata per Lupi dai Cinque Stelle.  Larghe intese ovunque. Larghe intese per il Nuovo Ordine Mondiale. Va riconosciuto fiuto ai Cinque Stelle che, Grillo in testa, qualche settimana fa andarono a sfrucugliare l’EXPO, scoprendo il verminaio.

Bastone, e che bastone!, sui No Tav a Torino, con oltre 1000 indagati e quattro ragazzi in carcere duro accusati di terrorismo per aver danneggiato una ferraglia chiamata compressore, cosa successa sotto un bombardamento criminale di gas tossici CS, manco fossimo a Baghdad. Carota, e che carota!, questa definizione di “terroristi” a chi intralcia soci e compari politico-affaristici che in Val di Susa svolgono le stesse attività emerse dall’EXPO. Per cui tutti a Torino il 10 maggio con la manifestazione nazionale NO Tav per la liberazione di Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò e per bloccare una volta per tutte il mostro lanciato contro la valle dagli affini dell’EXPO.


C’è dunque giustizia in Italia? Certo, ci ha pensato nientemeno che il Capo dello Stato e presidente del CSM – come poteva mancare – a stabilire il giusto equilibrio tra bastoni e carote.. Ha tirato un frego su tutte le leggi repressive, dette “di Sicurezza”, e ha annunciato la fine dell’inciucio tra parlamentari, resi illegittimi dalla Corte Costituzionale, e tre delle massime cariche dello Stato non elette, fidando che, con nuove elezioni correttamente proporzionali, in parlamento e al governo sarebbe giunta una nuova generazione, onesta, pulita, capace, insomma, a cinque stelle. Bella carota, eh?

Poi è suonata la sveglia e abbiamo potuto udire, a reti e giornali unificati, Giorgio Napolitano svolgere invece una lectio magistralis sulla nobiltà, competenza, trasparenza e non violenza della polizia. Al dunque un tonitruante corollario di tutto ciò: “Tolleranza Zero! per chi provoca disordini di piazza”. Non ha detto: “disordini di ‘ndrangheta, appalti, mazzette, saccheggi”. Ha detto proprio “disordini di piazza”. Succulenta carota, anzi, un gran bell’assist ai PM di Torino che quei “disordini” li chiamano “terrorismo”.  S’è mai inventato qualcosa di meglio?


Sansoros
Er mejo fico del bigoncio, la meteora che transita dalla Rai a Mediaset alla Rai alla 7 senza mai che si offuschi il suo splendore, l’ultima garritta a custodia del fortilizio “Libertà di stampa”, il vindice della deontologia truccata e ferita da tutti gli altri, dopo il ricupero televisivo di Berlusconi, prodromo di quello politico, per sintonia, operato da Renzi, non se l’è sentita di fare un’altra mossa come quella che aveva offuscato i suoi allori. Così Santoro ha deciso di affidare alla sua principale follower l’incircumnavigabile obbligo di pompare Matteo Renzi con vista sulle elezioni. E’ toccato alla damigella Giulia Innocenzi (ingiustamente bocciata all’esame di giornalista), non proprio straripante di brio e vis polemica, ma migliore esempio in Italia della giornalista amerikana tosta. E, per far passare la cosa da innocente innovazione editoriale, ha truccato il nome della sua trasmissione “Servizio Pubblico” in “Anno Uno”, anno primo,evidentemente, della nuova era del “cambia verso”, con per conduttrice (dopo l’immancabile pippotto iniziale del padre nobile, coerentemente anti-Grillo, “che faccia il comico!”), appunto, la lungochiomata sua musa Giulia.

Le muse, si sa, sono figlie di Zeus e Mnemosyne (la Memoria) e nipoti di Urano e Gea. Ammodernando quei nomi ecco che, tra gli altri che avete indovinato, salta fuori quello di George Soros. Che avrà sorriso soddisfatto alla prima puntata, due ore centrate su un uomo solo al comando, Matteo Renzi in piena coazione giovanilista, in cima a una cerchia di eccellenze giovanili di varia estrazione culturale e politica, dalla razzista esagitata all’antagonista leggermente sconveniente, ma tutti/e puliti, ordinati, pettinati, educati. Ottima occasione, per Renzi, di spurgare un po’ di biliosa paura anti-Grillo svillaneggiandolo col metterlo come “pregiudicato” accanto al socio Berlusconi. Una messa in suffragio a Mister Paradosso. E un figurone. Ma lei, Giulia Innocenzi, chi è?


AVAAZ, dopo Amnesty International e HRW, altra combriccola di gatti e volpi
Giulia Innocenzi è la rappresentante in Italia della Ong statunitense “Avaaz”. Quella che ci mitraglia 24 ore su 24 con richieste di firme sotto appelli perfettamente sostenibili, come per la salvezza di animali a rischio di estinzione, contro la pena di morte (escluse quelle collettive di guerra), per la giustizia climatica. Poi arriva la denuncia dei noti “dittatori sanguinari” e la “solidarietà al popolo della Siria” (inteso come i ratti Nato-Golfo). Carta moschicida che imperversa in rete e, grazie ai farlocchi che vi si appiccicano rispondendo e firmando, rastrella un archivio di nomi e dati da far invidia al NSA-gate dello spionaggio universale. Il bandito della speculazione, finanziatore di tutti i distruttori di paesi da “colorare” a stelle e strisce e croci di Davide, George Soros, non poteva mancare. Qui sotto un mio testo di qualche tempo fa.


Omaggio dell’Economist a Ricken Patel, fondatore di Avaaz.
Alcuni miei interlocutori, nel blog e in FB, animati da sacro fuoco antimperialista per la più recente campagna della Ong statunitense Avaaz contro l’acquisto degli F-35 – chi non la condividerebbe? – mi hanno chiesto la ragione della mia avversione a questa potente organizzazione che si pone come la punta di lancia dei diritti umani nell’universo mondo.
Data la pervasività di Avaaz e la sua capacità di coinvolgere nelle sue mobilitazioni in rete decine di migliaia di aderenti e di donatori, è opportuno e urgente fare chiarezza su questa ennesima furbata dei complottisti mistificatori al servizio del dominio globalista. Si tratta del classico fenomeno che va sotto il termine “savianesimo”.  Ci si costruisce un piedistallo sostenendo cause di grande consenso, mafia, F-35, possibilmente sottraendole, grazie alla maggiore dovizia di trombe mediatiche, a chi le ha fin lì condotte con competenza e sincerità d’intenti e, completato il basamento, ci si erge sopra come busti del Pincio e si assestano al volgo e all’inclita adoranti le mazzate vere. Tipo: Assad è una belva sanguinaria e i ribelli siriani si immolano per i diritti umani  e la democrazia. Senza questi savianei i nazionicidi e sociocidi sarebbero di più ardua realizzazione.   

Come e da cosa nasce Avaaz
Avaaz parte nel 2007 a New York con un capitale iniziale di un milione di dollari. Viene creata da una serie di Ong e Fondazioni Usa che forniscono i finanziamenti per un vertiginoso sviluppo di dimensioni internazionali. L’Ong che si vanta di aver “inventato” Avaaz si chiama “ResPublica”. Ha alle spalle altre organizzazioni come: “Open Democracy”, “Open Society”, “Open Society Institute”, “International Crisis Group” (citata spesso come fonte autorevole dal “manifesto”), tutte riferibili al criminale delle speculazioni valutarie George Soros (fu lui a rovinarci nel 1992, complottando contro la lira con l’assenso di Ciampi, Draghi, Andreatta, per agevolare la svendita dell’IRI). Sempre alle spalle di Avaaz troviamo sostenitori-benefattori come la “Rockefeller Foundation”, il “Rockefeller Brothers Fund”, la Fondazione Ford e la “Atlantic Philantropies”. Tutta gente che, nei discreti recessi di Bilderberg, fa tintinnare le flute di champagne con  nostri connazionali come Monti, Prodi, Bernabè, Bonino.

Altri cofondatori di Avaaz: “Move On”, finanziata pure da Soros e specializzata in campagne telematiche per le “rivoluzioni colorate” e “Service Employees International Union”, un sindacato che ha contribuito 28 milioni di dollari alla campagna di Obama. Ci sono poi singole personalità, come: Ricken Patel, presidente di Avaaz di origine russo-anglo-indiana, Tom Pravda  di “Integrity”, che fornisce analisi sulle aree di crisi, l’imprenditore australiano David Madden, che lavora per la Banca Mondiale, Andrea Woodhouse, consigliere della Banca Mondiale. Questo, per dire quanto Avaaz sia quella “organizzazione di base, nata dal basso”, che si vanta di essere.

La tecnica di Avaaz è quella delle “emozioni”.  Fa pensare all’impareggiabile vignetta di Altan: “Emozionatemi, sennò mi tocca di pensare”. Al pubblico dei “clic” da pigiare sotto i suoi appelli alla firma e alle donazioni, non offre informazioni dettagliate e verificate, ma immagini che parlino direttamente alla pancia e trasmettano passione e urgenza, effetti che superano il bisogno di domande, approfondimenti, verifiche, del resto mediamente inaccessibili per mancanza di tempo, opportunità, conoscenza. L’obiettivo indicato dal presidente Ricken Patel, eletto nel 2009 dal Forum Economico Mondiale di Davos, nota occasione per sostenere i diritti umani e dei lavoratori, “Giovane Leader Globale, è “fare dell’opinione pubblica mondiale un fattore chiave globale nelle questioni di sicurezza, clima e diritti umani”. Dove l’accenno va posto su “sicurezza”. Si sa di chi.


Per gli stessi fini, prima di arrivare ad Avaaz, Patel ha lavorato con “International Crisis Group, Rockefeller Foundation, Fondazione Bill & Melinda Gates, International Center for Transitional Justice”, quest’ultima legata alla Fondazione Ford (a suo tempo sostenitrice anche delle kermesse di Porto Alegre). Per queste organizzazioni Patel è stato attivo, tra l’altro, in Sierra Leone (diamanti), Liberia (golpe), Afghanistan (occupazione), Sudan (separatismi). Dovrebbe bastare per convincersi che l’uomo appartiene con ogni evidenza alla superclasse globale dell’1% e ha lavorato esclusivamente per l’élite Usa e mondialista, caratterizzando ogni sua campagna con il punto di vista dei progetti imperialisti. Corollari cosmetici sono, poi, gli appelli contro la pena di morte, per i diritti gay, per Aung San Su Kyi, contro la tortura e gli F-35, temi alla Bonino-Pannella che acchiappino anche,sia i buonisti “liberal” Usa, sia gli utili idioti ovunque. Che così si ritrovano a fianco di Avaaz anche quando si tratta di condannare Assad “per la sua brutale repressione del movimento di liberazione siriano”.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

il motto dell'itaglia: chiagni e fotti...se lo meritano $trenzi e bugia...mi spiace per Noi.
Solo i cliccatori ndo cojo cojo possono cadere nella maschera m'avaaz! chiagnants e fottants non ci fotton a Noi...
Un Insetto li dirigeral al fuck!
Fiat Voluntas Nuestra!!!!!!
E santa vacca ringraziasse che Vegana sono!!!!! morgana de moniax

Anonimo ha detto...

Caro Fulvio,
avevo ottanta voglia di leggere un Tuo articolo. Ma ho ancora ottanta voglia di leggerti per i prossimi ottanta anni.........

Siqueiros

Fulvio ha detto...

Grazie Siqueiros, ma non abusare della tua pazienza e neanche del tempo che mi vorresti riservare. Un bell'augurio il tuo! Rigrazie.

Anonimo ha detto...

se l'Italia è un paese così lo deve a tante cosa, in primis al fatto che non si è fatto i conti alla fine della seconda guerra mondiale, quasi subito si è iniziata la guerra fredda e la strategia della tensione mentre il paese aveva necessità di liberarsi del fascismo, dei fascisti, doveva cambiare persone nell'apparato statale e modalità amministrative e penali e di pubblica sicurezza.... quello che ne è derivato, è il cambiamento formale mentre molti fascisti sono rimasti nei gangli vitali dello Stato... di questo ne hanno grave responsabilità gli USA e quella parte della classe dirigente italiana che non si è opposta ad una vera e propria occupazione straniera, come è noto l'italia è diventato un paese a sovranità limitata che dura tutt'ora... di conseguenza, la manovalanza per far andare le cose come volevano dove pensate si potesse reperire? Organizzazioni neofasciste? Organizzazione di estrema destra? Mafie varie al servizio? Non vi sono certezze intangibili ma mi sembra ovvio che i legami se sono instaurati e stretti...poi proseguono...e vedo stranezze incredibili sulla tolleranza per gli ultras e le curve oramai quasi tutte politicamente schierate sappiamo bene dove... in merito alla violenza da stadio passata o futura, io non la giustificherei tanto, il proletariato, il disoccupato, il disagiato sociale, ad oggi anche il ceto medio sempre più mediobasso sarebbe ora che prendano coscienza della loro condizione sociale economica e politica e la smettano di sfogarsi in quello che rimane panem et circenses... non siamo perfetti o chissà cosa ma ne conosco troppi di persone senza un minimo di comprensione di quanto sono manipolati e usati, a volte sperano loro stessi che lasciandosi usare avranno qualche ritorno.... dobbiamo essere inflessibili o disumani? Certo che NO, appunto, vediamo di recuperare l'umanità attraverso una consapevolezza di ciò che siamo senza farci rin....nire dalla TV spazzatura, dai tanti circenses e dal giornalismo che ti inculca una visione del mondo

Anonimo ha detto...

http://www.youtube.com/watch?v=HNQ_G5uKd18

rossoallosso ha detto...

per capire avaaz la disavventura capitata a Gordiano Lupi è illuminante,una vita spesa per i diritti di una sòla.Mi spiace per lui ma mi sono scompisciato anche perchè il risveglio è stato scioccante e ancora non riesce a mettere a posto le tessere del mosaico

http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=%2Findex.php&cmd=v&id=17330#

alex1 ha detto...

Tanto per far capire cosa e' avaaz, ho ritrovato una email di due anni fa titolata "fermiamo il trafficante di morte" riferita ovviamente al presidente Assad. Chiedendo, con largo anticipo sulle diplomazie occidentali, il pieno embargo contro la Siria, il blocco dei beni della Siria (spacciati come "ricchezze del dittatore") nelle banche estere e cosi' via. E poi la campagna a favore della protesta di 10mila indios boliviani, minoranza della minoranza anche fra le popolazioni indigene, che pretendeva dal president Morales la rinuncia alla realizzazione di una strada di fondamentale importanza perche' avrebbe "tagliato in due" una foresta e danneggiato l'ambiente.

Anonimo ha detto...

Aveva ragione purtroppo il principe di Metternich: l'Italia non e' una nazione, non e' un popolo, ma solo un'espressione geografica.

Anonimo ha detto...

Chiediamo a tutte e tutti coloro che condividono i valori della democrazia e della pace, che vogliono battersi contro la guerra, di partecipare a una manifestazione nazionale di protesta e di lutto. Chiediamo che lo si faccia insieme e subito. Con urgenza, sabato 17 maggio, a Roma. E', questo, un appello perché ci si riunisca in segno di lutto e di vergogna, per questa Unione europea senza vergogna. Diamo una risposta collettiva, grande, dignitosa, al fianco dell'Ucraina antifascista, contro l'escalation bellica nel cuore dell'Europa.

IL SIT IN E' CONVOCATO SABATO 17 MAGGIO ALLE ORE 18.30 IN VIA GUIDO D'AREZZO NEI PRESSI DELL'AMBASCIATA DELL'UCRAINA A ROMA, VICINO A PIAZZA VERDI, ZONA PARIOLI E SI TERRA' DOPO IL CORTEO IN DIFESA DELL'ACQUA PUBBLICA, AL QUALE SI PARTECIPERA'.