“Non ci sono limiti
alla lotta alla morte. Non possiamo rimanere indifferenti a qualsiasi cosa che
accada ovunque nel mondo, poiché una vittoria di ogni paese sull’imperialismo è
la nostra vittoria”. (Ernesto Che Guevara)
“Nessuno può darti la
libertà. Nessuno può darti uguaglianza e giustizia, o qualunque cosa. Se sei un
uomo, te le prendi” (Malcolm X)
“Se non fai rumore,
l’uomo nero non ti troverà. Ma è un’illusione, perché muoiono anche quelle
persone che, per starsene sane e salve, rinchiudono il loro spirito in piccole
sfere private. Sane e salve? Da cosa? La vita corre sempre sul ciglio della
morte. Piccoli sentieri conducono alla stessa destinazione che grandi viali. E
una piccola candela si brucia quanto una fiammeggiante torcia. Sono io a
scegliere il mio modo di bruciare”: (Sophie Scholl, “Rosa Bianca”,
movimento tedesco antinazista, giustiziata)
Assieme agli auguri del qui presente Ernesto, protagonista
della battaglia bassotti contro altotti, miei cari corrispondenti (nel senso
affettivo e politico del termine), vi lascio per fine anno e inizio anno,
possibilmente di sopravvivenza quanto meno, due appunti su avvenimenti che
concludono questo 2014 nella maniera più consona al terrorismo multinazionale
capital-sion-imperialista.
LIBIA
In Marocco i pupari del terrorismo jihadista, nella specie
l’Isis, hanno messo in campo il pupo “Governo di unità nazionale libico”, poi
consacrato dal solito Consiglio di Insicurezza dell’ONU. Composto da
personaggetti usciti dalla catena di montaggio Cia-Mossad, come il “premier”
Faiez Al Serraj, serve a legittimare i golpisti islamisti cripto-Isis di
Tripoli, sconfitti nelle ultime elezioni nazionali, e a mettere all’angolo il
legittimo governo nazionale di Tobruk, laico e che include molti esponenti
della Jamahiryia di Gheddafi, capeggiato da Abdallah El Thani e dal generale Khalifa
Haftar. In questo modo si è finto di avere in Libia un interlocutore affidabile
che, lungi dal combattere l’Isis, col pretesto dell’Isis si affretterà a chiedere
l’intervento salvifico delle potenze Nato che, piano piano, sostituiscano al
fornitore Isis del petrolio libico (come già di quello siro-iracheno), o gli
affianchino in armoniosa collaborazione, la più rispettabile famiglia delle
sette sorelle, da Exxon a Total, da Chevron a Shell, con qualche barile anche
all’Eni, caporale di giornata. Allo scopo sono sul piede di partenza le armate
britanniche, francesi, con vivandiere e mignotte italiane in coda. E finchè ai
tagliagole di Tripoli anche l’Europa non concederà un posto nel palco reale,
continuerà il loro ricatto, esattamente come quello della Turchia a forza di
bimbetti annegati, del rovesciamento sulle componenti deboli del continente di
caterve di rifugiati (peraltro da far passare convenientemente come orde di
terroristi che necessitano Stati di polizia).
A Turchia, Qatar e Arabia saudita spetta di mantenere in piedi, a fini di caos creativo, qualche presidio terrorista che, insieme, giustifichi la permanente presenza dei corpi di spedizione occidentali e assicuri una partecipazione al bottino ai soci dell’impresa di riorganizzazione di Medioriente e Africa del Nord..Presidio che in questi mesi, a dispetto dei ripetuti bombardamenti dell’aviazione di Haftar su navi turche sotto falsa bandiera, che trasportavano combattenti Isis dai territori iracheni e siriani resi incandescenti dai bombardamenti russi e dalla controffensiva dei lealisti nazionalisti. Caos creativo già diffuso, a partire dalle roccaforti di Sirte e Derna, in cui si è fatto insediare il mercenariato Isis, in paesi vicini, petroliferi e uraniferi, come Mali, Niger, Ciad, RCA. Ma con la prospettiva strategica di andare a sovvertire i due grandi paesi dell’area non allineati a destra, Algeria ed Egitto, entrambi produttori ed esportati,di energia, inaccettabilmente in proprio e fuori dal controllo Usa. In Algeria si sta riattivando il carcinoma islamista, felicemente sconfitto da Algeri anni fa. In Egitto, sciaguratamente titolare in proprio degli immensi giacimenti di gas ora scoperti davanti alle sue coste e a cui i russi stanno fornendo assistenza tecnologica, sia per l’estrazione del gas, sia per la sua prima centrale nucleare, è già stato innescato il coas creativo tramite gli innesti Isis nel Sinai e gli attentati terroristici degli accoliti dell’ex-presidente islamista Morsi, al Cairo e su e giù per il paese.
Quanto si stava prospettando, cioè un’alleanza
Egitto-Tobruk, benvista da Mosca e vista come una catastrofe da turchi,
petrotiranni e Nato, che risolvesse il problema Libia in chiave araba,
interrompendo il flusso di jihadisti dalla Turchia (sono per forza arrivati in
Libia su navi del sultanato di Erdogan, quelle a volte bombardate da Haftar,
dato che una via terrestre è impraticabile) e spazzasse via la peste
terrorista, viene sabotato dall’embargo di armi a Tobruk. Mentre si tace e si
protegge il poderoso aiuto in armi, finanze e logistica all’Isis, si conferma
tale embargo e si inonda l’opinione pubblica di diffamazioni e demonizzazioni
di Haftar e del presidente egiziano Al Sisi. Parallelamente alla già menzionata
legittimizzazione dei padrini Isis insediati a Tripoli e Misurata. Tra le ricadute
più scadenti dell’operazione leggetevi qualche commento dell’addetto alla
bisogna sul “manifesto”, Giusppe Acconcia.
Da quanto sopra risulterebbe che, per contrastare la
somalizzazione della Libia, dell’Egitto, del Maghreb e di tutto il Nordafrica
(non completamente riuscita in Somalia, dove, dopo l’eliminazione del leader
del riscatto nazionale, generale Farah Aidid, con l’intervento colonialista occidentale
di “Restore Hope”, si è sviluppato un movimento di resistenza, fatto passare
per simil-Isis e terrorista, ma che è effettivamente di liberazione nazionale,
gli Al Shabaab) non rimane che la coalizione anti-islamista e anti-occidentale
di Egitto eTobruk. Resta da vedere se la
Russia, impegnata pesantemente in Siria e Iraq, possa e voglia sostenere anche
questa risorsa della resistenza laica, araba, antimperialista. Alla Libia, già
una delle nazioni più felici, prospere e meglio governate del mondo, torturata
oltre ogni possibile limite dagli antropofagi dell’oscurantismo e del
dispotismo, auguriamo che così possa essere, nel segno di uno dei più grandi liberatori
della storia contemporanea, Muammar Gheddafi.
AMNESTY
Amnesty International, guidata fino a poco tempo fa da
Suzanne Nossel, lobby ebraica e braccio destro della stragista Hillary Clinton
quando era segretario di Stato, organizzava golpe in Honduras e andava in
orgasmo sul linciaggio di Gheddafi, ha diffuso un rapporto-bomba, in effetti
bomba-petardo, in cui accusa la Russia di aver ucciso con bombe e missili 600
civili, di cui i soliti immancabili 150
bambini. E di aver impiegato bombe a grappolo. Un sito semiclandestino,
“Pressenza”, house organ del Partito Umanista (vedi anche alla voce “Olivier
Turquet”), dei cui tentativi di infiltrarsi nei movimenti pacifisti e di
opposizione radicale siamo tutti consapevoli da anni, lo rilancia sotto il
titolo “Vergognoso silenzio della Russia suille vittime civili degli attacchi
in Siria”. Si tratta di vocina in falsetto che tenta di trascinare boccaloni
della sinistra e dei movimenti nonviolenti nel coro dei tenori della russofobia
che si esprimono sui grandi media.
Il ministro della difesa russo ha già esaurientemente
controbattuto alla calunnia dell’agenzia imperialista per i diritti umani,
fornendo tutte le prove della menzogna.
Menzogna, del resto, fondata su basi grottesche: anonime tetimonianze
telefonate dalla Siria! Disintegrano le balle di Amnesty le immagini
setallitari regolarmente fornite alla stampa dai comandi russi; la presenza di
giornalisti internazionali alla base russa di Hmeymim, che non hanno mai visto
caricare una bomba a grappolo; il dato che su alcune zone dalle quali sarebbero
arrivate le denunce non si è mai verificato un bombardamento; l’altro dato
delle perdite inflitte all’Isis dall’intervento russo (dopo un anno di
bombardamenti a vuoto occidentali), documentate alla stampa in briefing
quotidiani, che rispondono all’affermazione di Amnesty secondo cui i russi
trascurerebbero di colpire l’Isis perché preferiscono ammazzare donne e
bambini. Amnesty supera il ridicolo quando, incurante dei rovesci Isis in Siria
e Iraq, facilitati dalle incursioni russe, afferma che solo 391 delle 4.198
operazioni dell’aviazione russa avrebbero colpito obiettivi Isis.
Ma più convincenti sono le coincidenze. Ogni volta che, a
dispetto degli occultamenti mediatici, traspare qualcuno degli infiniti crimini
di guerra occidentali, si scatenano, con accuse ai russi, Amnesty e compari. La
storia delle bombe a grappolo russe esce immediatametne dopochè l’impiego di
tali armi probite da parte della coalizione a guida saudita è stato documentato
in Yemen e dopochè un po’ di mondo si è indignato per la distruzione Usa della
centrale elettrica che riforniva l’intera provincia di Aleppo (crimine contro
l’umanità). Un’altra ondata si era scatenata dopo che la gente era rimasta agghiacciata
di fronte alla distruzione Usa a Kunduz dell’ospedale di Medici Senza Frontiere
(oltre 40 morti). Depistaggio su “vittime civili dei russi” anche dopo che
s’era saputo che aerei Usa avevano disintegrato 50 soldati iracheni in avanzata
verso Fallujah e un numero analogo di militari siriani all’offensiva contro
Raqqa.
Per neutralizzare l’effetto che fanno queste “imprecisioni”
statunitensi, Amnesty attribuisce ai suoi “testimoni telefonici” la rivelazione
dei bombardamenti russi sugli ospedali di ben sei località: Sarmin, Alays, Al
Hader, Khan Tuman, Al Zerba e Latamna. Peccato che di ospedali, tranne che a
Sarmin, non ce n’è nessuno in queste località. Prendere per buone e imparziali
le denunce di Amnesty, come della consorella in Sion, Human Rights Watch, è
come accreditare l’immagine di un cristianesimo nei millenni misericordioso, o
di un Goebbels, campione di deontologia della comunicazione. Di questa ditta
della manipolazaione ai fini di dominio imperiale ricordiamo gli sforzi per
screditare le rivelazioni di Wikileaks e di Edward Snowden; l’affermazione che
l’Iran procedeva con un programma di bombe nucleari; le ripetute “rivelazioni”
sugli orrori dela Corea del Nord, con il crollo del suo sistema sanitario
(colpito dalle sanzioni Usa); la critica alle aggressioni militari Usa
limitatamente alla loro conformità con le leggi di guerra e mai per la
violazione del diritto internazionale: l’invocazione di un embargo delle armi
al solo governo siriano e non ai terroristi; la denuncia di alcune violazioni
dei diritti umani in Sudafrica, ma mai della stessa apartheid; la cecità, la
sordità e il mutismo sui nazisti al potere in Ucraina e sui loro mallevadori
Usa. Eccetera, eccetera, eccetera.
Gli ostinati annidati nel “manifesto” e in “Pressenza” che
insistono a citare Amnesty quando, una volta su 20, si concede una critica alla
parte per la quale manifestamente agisce, avrebbero dovuto tacersi una volta
per tutte allorchè l’organizzazione per i diritti umani fece rabbrividire il
mondo diffondendo il rapporto di quella brava donna di Bengasi che, all’inizio
dell’aggressione alla Libia, denunciava almeno 2000 stupri ad opera delle truppe
gheddafiane. Qualcuno, dopo un po’, si prese la briga di andare a vedere. Il
rapporto non si trovava più e l’autrice non aveva più gli indirizzi delle donne
interrogate. Non se ne ricordava di neanche una. Intanto la guerra aveva
disfatto la Libia..
Eppure c’era stato un precedente di Amnesty e HRW ancora più
vincente. Per buttare giù Saddam ed eliminare dalla geografia, dalla storia e
dalla vita l’Iraq, ci voleva il colpo grosso. A Kuweit occupata dalla
soldataglia subumana di Baghdad, mostri in divisa strappavano neonati dalle
incubatrici e li frantumavano scagliandoli a terra. Lo raccontava a Kuweit, tra
le lacrime, un’infermiera di quell’ospedale.
Solo che quell’ospedale era stato costruito in una sala
dell’ambasciata del Kuweit a Washington e l’infermiera sconvolta era la figlia
dell’ambasciatore. Scenografi, operatori e regista sotto contratto della
“Hill&Knowton”, agenzia di pubbliche relazioni al servizio delle operazioni
sporche della Cia. Ma, intanto, la guerra del Golfo, Tempesta nel Deserto”,
poteva partire. Con il consenso di un’opinione pubblica tanto atterrita, quanto
decerebrata.
Vogliamo suggerire un intervento umanitario ad Amnesty? Hai
visto mai. Ana Montes (vedi citazione in testa) è una patriota cubana
condannata negli Usa a un quarto di secolo di prigione per aver rivelato al
governo di Fidel strutture di spionaggio e sabotaggio che Washington aveva
installato a Cuba. Curiosamente, Cuba non vi si è mai impegnata, come invece ha fatto
con los Cincos. L’hanno definita “la più importante spia mai apparsa negli
Stati Uniti”. In realtà, è solo uno di quei “prigionieri di coscienza”, tra i
tanti che Amnesty sostiene… in Cina, in Russia, in Venezuela, nella Serbia di
Milosevic, in Egitto, perfino a volte in
Arabia Saudita (tanto si sa). Una prigioniera di coscienza che Amnesty non ha
mai neppure sfiorato. L’Amnesty degli utili idioti e degli amici del giaguaro.
Buon anno.
7 commenti:
Ciao Fulvio .
Tanti auguri,sono per le mie vacanze in un paese a te molto caro,la Serbia .
Luca.
contraccambio gli auguri e gli estendo a tutti i resistenti compagni e non
A proposito di Mali e dell'intervento francese "contro l'Isis e gli estremisti" ecco un articolo che rivela contro chi sono schierati I "miliziani islamici'
http://start.toshiba.com/news/read/category/News/hashtag/undefined/article/the_associated_press-islamic_extremists_kill_at_least_15_tuaregs_in_mal-ap
Auguri a tutti I lettori ed a Fulvio di buone feste.
Mentre decine di palestinesi cadono in questi giorni vittime del fuoco dell'esercito israeliano, sia in Cisgiordania sia attorno alle moschee di Gerusalemme, il Corriere della sera pubblica la storia di un giornalista che scatto' fotografia durante gli attacchi di guerriglieri palestinesi all'aeroporto di Fiumicino nel 1973 e nel 1985. La cosa che piu' mi colpi' dell'attentato nel 1985 e' che, contrariamente a quello che disse Scalfaro, all'epoca ministro degli interni subito dopo la sparatoria c , e' che furono degli agenti israeliani a sparare contro gli attentatori e non la polizia italiana. Quattro dei cinque palestinesi furono giustiziati a freddo con un colpo alla nuca da tali agenti che, subito dopo saltarono su di un aereo israeliano alla volta di Tel Aviv e non se ne seppe piu' nulla. Il quinto fu catturato da un agente poliziotto italiano. Ci possono essere analogie con gli attentati piu' recenti? Non e' che allora c'erano agenti di servizi segreti che avevano "carta bianca" in Italia?
http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_dicembre_27/testimone-due-attentati-fiumicino-feci-stessa-cosa-presi-macchina-fotografica-scattai-elio-vergati-96dcf78a-acc1-11e5-9807-438c782270a2.shtml
E che ne pensi Alex dell'ipocrita lettura che ne fa la stampa del dramma uranio impoverito.Con sanzioni economiche l'uccidente affama e muove guerre ad interi Stati in base a false accuse sull'uso di armi chimiche mentre l'Italia è complice nell'uso delle stesse non solo contro civili inermi di cui nessuno fa menzione ma pure contro i propri soldati,poi si spendono con la medesima ipocrisia a favore dei "2marò". Nemmeno si menzione della diversa incidenza che possono avere gas più o meno letali contro l'uranio che seppure impoverito non si risparmia nell'impoverire ambiente ed esseri umani per generazioni
@rossoallosso. D'accordo,sull'Uranio impoverito si tace, anche un conoscente medico di famiglia spedito in kossovo anni fa perdette la vita giovane per una leucemia fulminante. Ma I mezzi di informazione ne parlano come una sorta di catastrophe naturale, non evitabile e comunque non si parla dei colpevoli. Al massimo si parla di "aver mentito sui possibili effetti" come se averli usati contro le popolazioni del luogo non fosse di per se una colpa. Sull'ipocrisia sui due maro', con tanto di falsificazione che pur grossolana, fa breccia anche a sinistra, ho gia' scritto. Mai realmente prigionieri in carcere, gli avevano concesso licenze prima che il governo italiano a provato a farli fessi ed a non mantenere gli impegni.Anche se uno dei due e' in Italia libero, dove sarebbe dovuto essere processato, secondo la massa sarebbero "a marcire in galera in India", e non si parla piu'neanche dell'arbitrato internazionale. Usati a scopo propagandistico per fare a gara a "chi e' piu' patriottico"...
Nella prefazione Fulvio ha scritto 2014 invece che 2015.
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