Il dramma è
tutto francese e, per la proprietà transitiva, di tutti i popoli europei il cui
cammino verso l’emancipazione e una democrazia meno truffaldina ha ricevuto –
negli effetti, non nei numeri – una feroce battuta d’arresto. La farsa è
nostra, di un establishment che, in
forma di unità nazionale, da “sinistra a destra”, dal “manifesto” a Monti, ha
reagito come se avesse vinto lui, esultando oltre ogni misura decente,
lanciando inni e ghirlande, confermando la sua ormai storica, dal 1945, vocazione
alla burina venerazione del legato imperiale.
Il “manifesto”,
coprendo una volta di più di ridicolo la sua testatina per gonzi, “quotidiano comunista”, ha ribadito la sua
collocazione e i suoi referenti, già scurrilmente esibiti nella campagna pro
Hillary Clinton. Ovviamente il suo (e di
altri sinistri imperialisti e globalisti) cannoneggiamento della Le Pen quale
rigurgito xenofobo, razzista, fascista, nostalgico di Petain, Vichy e
deportazioni ad Auschwitz, doveva fare da quinta dietro la quale occultare l’identità
totalitaria, sociocida e antipopolare del guitto belloccio, dagli occhi azzurri.
Che, oltre tutto, riscatta dalla vecchiaia le donne meglio di un lifting,
stando con una di 24 anni più anziana di lui e così contando di suscitare grandi
aspettative tra le cosiddette milf, un serbatoio elettorale non da poco.
L’unico
giornale che, in questo tripudio di gente che prende il Tavernello per
champagne, è stato il Fatto Quotidiano, raccontando un Macron almeno un tantino
problematico per i suoi trascorsi hollandiani di stragista sociale e le sue
origini macchiate di criminalità plutocratica. L’inno alla gioia che una banda
di esperti di demolizioni controllate, incistata in Europa dagli Usa indispettiti
dalle costituzioni democratiche degli Stati europei usciti dalla battaglia
antinazifascista, ha sottratto alle intenzioni del suo autore Beethoven, è
stata la colonna sonora di un’operazione mafio-massonico-bancaria per suggestionare
il volgo e l’inclita che le scelleratezze implicite nella promessa Macron, nel
suo percorso, nelle sue intenzioni, erano invece tutte di Marine Le Pen.. Per
la precisione, qui, dicendo Macron, intendiamo i soliti burattinai che piazzano
i loro pupi dove occorre, che si tratti di Bush, Clinton, Blair, Obama,
Sarkozy, Hollande, Macron o, nel nostro infimo, Monti, Letta, Napolitano,
Mattarella, Renzi. Teste di legno, uomini di paglia, specchietti per le allodole,
marionette ai fili, che soltanto l’indotta ossessione dello starsystem, del
mito del superuomo, per quanto cartonato, e del relativo gossip può far passare
per uomini di potere.
Ha vinto,
infatti, colui che impersona con chiarezza e determinazione quanto i suoi
followers hanno attribuito all’antagonista, sublimato nella capriola del “manifesto”,
organo del femminismo alla baionetta, che, dopo aver ritenuto la qualità di
donna nell’assassina seriale Clinton titolo sufficiente e decisivo per la
presidenza degli Usa, ha sovvertito il concetto su cui ha prosperato per 50
anni, titolando a pieni paginoni sulla candidata del Front National “Speriamo che non sia femmina”..
Ha vinto il
liscio e forbito pupazzetto che le due criminalità, quella organizzata
clandestina e quella politico-economica ufficiale, avevano estratto dalla
manica dopo che s’era confermato degno del mandato affidatogli dai Grandi
Maestri e Grandi Rothschild quando, in
coppia con un autentico Gestapo gallico, Manuel Valls, aveva dato l’assalto
alla Loi Travail. Mandato oggi
confermato con un programma che promette soluzioni terminali ai diritti del
lavoro con la fine del contratto nazionale e la consegna di ogni destino di
lavoratore all’arbitrio del padrone. E se non basta, ci sono le leggi df’emergenza in vigore da tre anni e che vedrai come
verranno utili. Fanno schifo solo quelle di Al Sisi che deve confrontarsi con
una bazzecola come il terrorismo 24 ore su 24 dei Fratelli Musulmani.
Ha vinto il
fiduciario ed erede di Hollande per il ruolo neocoloniale della Francia,
subalterno al dominio mondialista degli Usa, ma con ampi spazi di predazione e
sfoltimenti umani nelle aree proconsolari concesse (Sahel, Africa Occidentale),
purchè pronto a fornire ai genocidi imperiali altri contributi, in Siria, Iraq,
Afghanistan, Somalia, Yemen. Curioso, a questo proposito, come vi sia, di nuovo
da “sinistra” a destra, chi veda razzismo e xenofobia nell’avversione di Le Pen
all’invasione islamica, forse perché ha capito che l’operazione migranti è quella
che le élite mondialiste mettono in campo al fine di disintegrare stati nazione.
Protagonista Soros, per sterilizzare i paesi delle risorse e ridurre all’ordine
quelli dei lavoratori. E poi non veda nulla di queste disumane e incivili
depravazioni in chi pratica la satanizzazione e il conseguente masskilleraggio
di coloro che si trovano seduti su petrolio e gasdotti. Per carità, qui non si
tratta di razzismo. Si tratta di diritti umani.
Ha perso chi
ha contro gente così (nella foto, tra vari Rothschild, Kissinger, Rockefeller e Soros):
Ha vinto l’omino
dell’establishment contro quella che, almeno su un paio di questioni vitali – e
dirimenti ! - per la sopravvivenza sociale e fisica dell’umanità, aveva detto
cose fuori dai tempi nefasti che corrono: via dall’Europa maltusiana dei ricchi
e della moneta che trasferisce tutto il trasferibile dal basso al vertice, per
la Francia dei massacrati da costoro e via dal confronto psicotico e necrogeno
con la Russia, via dalle guerre. Ha vinto l’atlantista talmudista sostenuto
dalla ragnatela dal cui centro coordina e interviene la Vedova Nera con sul
pungiglione la stella di David. Ha vinto l’aiutante di campo del
Feldmaresciallo tedesco impegnato a liberare l’Europa che conta dalle presenze,
inutilizzabili perché già svuotate e sfiatate, del suo meridione, ormai pure
espressioni geografiche da lasciare in pasto a mafia, diritti civili e business
migranti.
Ha vinto chi
ha avuto dalla sua l’intero apparato mediatico di regime, via via addobbato da
destra o sinistra: Le Figaro, Le Monde, Le Parisien, Le Point, Liberation….
Quest’ultimo un facsimile del “manifesto” con, al posto del simpatizzante miliardario
Soros, il peripatetico miliardario Patrick Drahi, marocchino di doppia
nazionalità franco-israeliana, proprietario di un vasto impero di media e telecomunicazioni,
tra il quale il garofano rosso stinto del quotidiano voltagabbana post-68. Un
bel contributo alla decerebrazione dei francesi che avrebbero dovuto decidere
in base a convinzioni fondate su verità. E’ la democrazia, bellezza.
Il giovane e la marianna stagionata:
colpo da maestro
Ha vinto
colui che ha suscitato soddisfazione nelle
ambasciate dei paesi i cui governi hanno apertamente interferito nelle elezioni
francesi (Usa., come sempre, Germania, Belgio Italia e Canada. Tutto come di
consueto, insomma, mentre intollerabili erano i subdoli interventi di Putin ,a
favore di Le Pen, ovviamente inventati ), tutti impegnati alla morte nel
distogliere i francesi da una scelta contraria all’autentico fascismo moderno,
tecnocratico, plutocratico, finanziario, deculturizzato, come impersonato dal
biondino rothschildiano con moglie-mamma. E la mamma è pur sempre la mamma,
tanto più commovente, femminista e matriarcale, quando è pure moglie e vetrina.
Ha vinto uno
che è stato respinto da una quota di astensioni mai vista dal 1969, come dal
più alto voto di oppositori della storia presidenziale e che è stato votato da
un buon numero di traviati che non se la sentivano proprio di sostenere un
candidato etichettato di tutte le nefandezze del mondo, da ultradestra a
fascista, da una travolgente campagna internazionale di denigrazione,
nonostante che non esibisse sintomi di fascismo e il suo programma favorisse
gli strati deprivati e la pace mondiale.
Un
presidente francese incompetente, babbalone e inetto come li si trovano solo in
Italia, all’uscita di scena ha compiuto
il suo capolavoro politico. E’ riuscito a far passare lo sguattero della sua
politica neoliberista, repressiva, terroristica e antisociale per il “candidato
del cambiamento”, né destro, né sinistro, fresco come un bocciolo di rosa,
un “outsider”, però griffato “Rothschild”,
presentabile in società. Una nuova stella politica sostenuta da tutti i vecchi
politici di cui il pubblico voleva liberarsi. Potenza della comunicazione!.
La Francia,
dice la mia amica e grande analista, Diana Johnstone, era percepita come anello
debole, grazie alla’inconsistenza dei suoi dirigenti, nel progetto globalista
dell’eliminazione di sovranità nazionali a vantaggio dell’impero mondiale del
capitale. Grazie a uno sforzo eccezionale, con umile contributo vernacolare del
“manifesto” e di tutte le “sinistre italiote”, tale pericolo è stato per ora
evitato.
A sinistra risponde uno squillo
Tutto
risolto e sistemato? Il rumoreggiare in piazza di diecimila persone
autoconvocate, a poche ore dalla cerimonia massonico-napoleonica del Louvre, che
necessitavano di essere pestate dai robocop, ancora di Hollande ma già anche di
Macron e sempre di Rothschild, indica che i francesi tagliati fuori rientrano
in campo.
E se ora mi dite che io, e tutta la la
maledetta genìa dei sovranisti che non gioisce del trionfo di Macron, parliamo
come Salvini non avete capito niente. Non avete capito che Salvini l’hanno
messo lì proprio perché, spargendo, a forza di minchiate da scemo del
villaggio, barbarie da trogloditi
(chiedendo scusa ai trogloditi), screditi, sputtani, renda inservibili coloro
che i cavernicoli li hanno individuati nelle cancellerie, think tank, Ong,
chiese e bordelli dell’Occidente turbocapitalista
e mondialista.
4 commenti:
Una mente superiore!
Sottoscrivo parola per parola caro Fulvio.
Secondo me tra i due il piu' vecchio e' lui,non lei.
I Francesi hanno una lunga tradizione per i criminali camuffati :da Vidocq a Lupin a Fantomas.
Sotto la maschera di Macron in realta' si nasconde Monti .
Luca.
Caro Fulvio, temo che il potere (quello vero) stia sperimentando nuove vie pseudo-politiche e finto-democratiche. La prima riguarda il nostro paese, in cui si sperimentano i governi non votati da nessuno. In effetti l'Italia si presta bene essendo ormai imbarbarita culturalmente. In Francia si sperimenta (con successo) il candidato fabbricato negli studi televisivi. Certo che anche i Francesi sono messi malino in quanto a cultura politica. Possibile che i cugini d'oltralpe abbiano scordato i mesi di lotta contro la legge sul lavoro che vedeva Macron protagonista? In ogni casi mi sembra che tutti possano cogliere una mano nera sovranazionale.
Saluti
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