Metabolizzata l’affettuosa gelosia di quella
Francia che, dagli illuministi e dal 1789, passando per la Comune e arrivando a
un anno e passa di fenomenali lotte dei Gilet Gialli, pur decimati, tra morti e
mutilati, dalle emergenze fascistoidi di Macron, fino agli scioperi di milioni
e di giorni, di ogni categoria, che stanno paralizzando la Francia e riducendo,
nel confronto, a nanetti da giardino nel parco dei signori i vari Landini,
Furlan e Barbagallo, torniamo alle nostre miserie. Che nessuno esplicita con
minore pudore di quanto ci riesca il giornalismo dei nostri media.
Coloro che leggono queste note, tra epicurei che ne godono
e stoici che le soffrono, sanno quanto mi sono strappato i capelli per le
inversioni di rotta e gli arretramenti dei Cinquestelle (riferendomi sempre a
quelli che ne sono responsabili, s’intende) e quanto me li sono inceneriti per
essermi troppo a lungo ostinato a fidarmi di loro. Ho scritto anche un titolo “dal
bene maggiore al male minore”. C’è chi, a questo proposito, lapalissianamente
osserva che il meno peggio è comunque un peggio. Io rispondo con la stessa
logica elementare, ma inoppugnabile: è quanto passa il convento. E allora cosa
vogliamo fare? Chiudere il convento? Magari come Napoleone, che tanto bene fece
in questo?
Cinque Stelle, il male minore. Quanto male,
quanto minore?
E qui mi viene da pensare che i nostri Cinquestelle stanno
a quanto noi avremmo voluto che fossero, come i mangiapreti Mazzini e Garibaldi
stavano al Bonaparte che liquidava monasteri e sparava sugli altari. Ma tant’è:
oggi siamo alla guerra tra onesti e farabutti e a quella tra chi la nostra
sovranità vuole, se non recuperarla, difenderne l’ombra e coloro che, in cambio
di due buffetti e quattro talleri, la vendono ai briganti di passo, i noti europassatori,
cortesi o meno. E’ chiaro che parlo delle leggi del ministro Bonafede (non mi
fate dire “grillino”, perché ormai quella qualifica fa riferimento a un
delirante senile), mai viste e nemmeno subodorate in Italia, la Spazzacorrotti
e la Prescrizione bloccata dal primo giudizio. La prima, mandando in galera evasori
che agli italiani, per amore o per forza dabbene, rubano sui 110 miliardi all’anno,
tagliando le unghie ai migliori amici di tutti gli altri partiti, nonché della
cosca e dei suoi eunuchi installati a Bruxelles; la seconda impedisce agli stessi
e ai loro affini di restare, a forza di prescrizione, lo 0,5% della popolazione
carceraria italiana, a fronte del 13, 6% della Germania. E qui la guerra è
contro un’architettura sociale che, grazie al concorso di avvocati e stampa
(tutta “garantista”), blinda lo Stato nella sua storica consociazione politica
e malaffare più o meno organizzato.
MES e svenditori neoprodiani
E parlo del MES. Si chiama “meccanismo di stabilità europeo”,
perché, come già il Frankenstein suo predecessore, detto Fiscal Compact, stabilizza
l’impero carolingio grazie a una moneta privatizzata che nei debiti e crediti
pesa quanto viene deciso da una manica di banditi impadronitisi del continente.
Con questo “meccanismo” hanno fatto sprofondare in mare la Grecia e, insieme alla
Cina, hanno raccolto quanto ne è rimasto spiaggiato. Ora tocca all’Italia,
Fortezza Bastiani sotto assedio dei Tartari (vedi Dino Buzzati), nella quale si
è infiltrato il cavallo di Troia a tre teste: Conte, Tria, Gualtieri, con
partiti sguatteri al seguito. Il quale neoprodiano Gualtieri, con padrino
Mattarella e madrina Von der Leyen, ha l‘improntitudine di sancire che l’accordo,
concluso di nascosto come tutte le porcate (TTIP, CETA, interventi militari),
non è emendabile, è chiuso. Senza neanche che il parlamento ne abbia avuto
sentore. Ci sarebbe da mandarlo in un campo di rieducazione. Per ora i
Cinquestelle hanno ottenuto un rinvio a gennaio. Che non vada a finire come col
TAV o con gli F35!
Non ditemi che non si tratta di battaglie epocali che, se
portate fino in fondo e non compromesse da accordi al ribasso con il fronte –
economico, politico, sindacale, clericale, istituzionale - che campa grazie a
quella consociazione, prometterebbero un minimo di palingenesi nelle nostre condizioni
di vita. E hai voglia a ridacchiare sui bambinoni che invocavano “onestà,
onestà”, come fossero una fissazione frullata in capo a gente mai uscita dal
luna park. Come hai voglia a cacciare nel raccoglitore della carta straccia la
legge sul reddito di cittadinanza che ha osato l’inverosimile nella repubblica
obliosa, non tanto dei crimini nazifascisti (ottima copertura a quelli
attuali), quanto di una Costituzione nata dalla Resistenza e che formula il
diritto al lavoro e a una vita dignitosa (Articolo 36. Il lavoratore ha diritto ad una
retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni
caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e
dignitosa). Capirai
quanto ne possono essere rimasti entusiasti quelli dell’euro, della “lenzuolata”
delle deregolarizzazioni, del Jobs Act, della legge sulle pensioni, degli
esodati del MOSE e mangiatoie varie.
Fate la guerra,
non il reddito di cittadinanza
Reddito, ridicolizzato e
odiato più di tutti dal “manifesto”, quotidiano “comunista”, che ha fatto fare,
per la misura che vale, un’inversione a U al processo fisiologico del capitalismo
di succhiamento verso l’alto delle ricchezze in basso e, nei suoi primi otto
mesi, ha ridotto alla metà i 5 milioni di poveri assoluti, con una media di 570
euro ad assegnazione e
la riduzione dell’1,5% di una diseguaglianza in crescita da decine d’anni. Dicono, con espressione di chi ha ingurgitato
un bicchiere di aceto, che non si è ancora passati dal reddito al posto di lavoro.
Ma siamo ai primi 8 mesi e, intanto, vi fa schifo che ci sia gente che mangia?
Al “manifesto” sembra di sì. Vi disturba che il precariato sia stato attaccato
e ridotto, che i vitalizi non ci siano più? Che i corrotti vadano in galera?
Allora andate in piazza con le sardine e urlate all’antifascismo,
antipopulismo, antisovranismo.
Detto questo, non mi resta
che ribadire il disastro che è stato e continua ad essere il combinato
Grillo-Di Maio e loro annessi, sconnessi come loro dagli amorosi sensi di chi aveva
portato il M5S al 33% e ora lo punisce dimezzandolo e ridimezzandolo. A partire
dall’ambiente e certe Grandi Opere, alla faccia dell’ottimo ministro Costa, e a
finire con UE, euro e Nato (F35!), all’interno della garrota atlantico-sionista.
Stampa, cane di
guardia per chi?
Di tutto questo come si occupa il meglio del nostro
giornalismo, specchio deformante della realtà quanto e addirittura più di
quello occidentale che, con standard aurei dal peso di New York Times, BBC,
CNN, Der Spiegel, Le Monde, The Guardian, El Pais, ci fornisce le regole d’ingaggio?
Quando si parla di prescrizione, non ce n’è uno che non
lamenti, in coro con la muta della Camera Penale inorridita dalla perdita della
greppia assicurata da anni di rinvii, l’offesa al garantismo costituita da
processi interminabili. Che invece lo sono per chi ha interesse ad arrivare a
una prescrizione lunga lunga, come quella del premier mafioso Andreotti, o del
killer svizzero all’amianto Schmidheiny. E tutta la bella compagnia di
indagati, processati, condannati, prescritti che costituiscono il nerbo dei
tradizionali partiti di governo e di opposizione. Questo, in positivo. In
negativo abbiamo invece il dato, del tutto taciuto, che per le vittime di reati
il provvedimento è salvifico, dopo decenni di beffe a chi era stato colpito da reati
e si è visto sfuggire, non solo il risarcimento materiale e morale, ma la
giustizia tutta intera. Pensate a Ilaria Cucchi, ai suoi genitori, se non ci
fosse stato un carabiniere, uno solo, a dire la verità sugli assassini di Stefano.
Achtung Banditen anche nell’OPAC
Passo di palo in frasca. Ricordate l’attacco al gas cloro a
Douma in Siria, 7 aprile 2018, mentre le truppe siriane, con gli alleati,
stavano spazzando via il mercenariato Isis di Usa e Nato? Ricordate che istantaneamente fu attribuito ad
Assad e giustificò il rilancio dell’”Assad sanguinario dittatore” e conseguenti
tremendi bombardamenti sulla popolazione civile? Ricordate poi l’OPAC, l’organismo
per la proibizione delle armi chimiche, che intervenne sul posto e, dopo mesi e
in contrasto con quanto affermato da testimoni oculari e giornalisti sul posto
che avevano visto solo una sceneggiata di bambini lavati con l’acqua fredda,
dichiarò esserci stato quell’attacco?
Attacco al cloro a Douma: un modello
Adesso Wikileaks, tuttora operativo nonostante Julian
Assange sia rinchiuso illegalmente nel carcere di Londra e sottoposto a torture
psicofisiche (nel silenzio dei colleghi giornalisti e dei loro organi
sindacali, FNSI in testa), ha dimostrato che è stata tutta una vergognosa operazione
di chi doveva scoprire una montatura, messa in atto dai famigerati Elmetti
Bianchi, “servizio civile” dell’ISIS, e invece l’avallò. Due dei più
qualificati tecnici dell’OPAC hanno fornito documenti che evidenziano come le
loro conclusioni sul campo confutassero la micidiale menzogna dei vertici dell’organizzazione
e di tutta la stampa occidentale. Conclusioni prima incluse e poi cancellate
dal rapporto finale. Nessuno le ha potuto smentire. Notizia colossale, indice
di come si fabbricano eventi che portano a smisurate tragedie. Altre ne
seguiranno, ha detto Wikileaks. Il criminale imbroglio è stato recentemente
ammesso dalla sola BBC, arresasi ai documenti. Ne avete trovato traccia nei
vostri giornali e tv? Una correzione di quanto passivamente, colpevolmente,
condiviso? Scuse, in primo luogo alla Siria? Qualcuno ne ha parlato, ma ha attribuito la rivelazione
a un “disinformatore putiniano”.
Naturalmente anche in questo caso, i social media che ne
riferiscono sono quelli di tutte le fake news, di tutti i complottisti.
Badate che i media cosiddetti “main stream”, ufficiali, mentono per la
gola, la borsa, l’inclusione, la carriera, la pubblicità, la benevolenza di
Bilderberg e similaria. Mentono non solo inventando e accreditando balle. Mentono
soprattutto per omissione. E’ la manipolazione più insidiosa. Ne ho avuto prova
soprattutto nei miei 16 anni in RAI. Questo dillo, questo meglio di no. Si
tratta di una tenaglia tra la disinformazione prodotta da quanto si afferma sia
accaduto e quella che nasce dall’affermazione che una cosa non avvenuta ci sia
invece stata.
Giornalismo di omissione: il più efficace
Il falso da omissione è la tattica propagandistica più
efficace nel distorcere la percezione della gente su quanto sta avvenendo nel
mondo quando si tratta di notizie sconvenienti per l’establishment. Il vantaggio
grande è che, mentre puoi essere chiamato a rispondere di notizie false e devi rimediare
con imbarazzanti smentite o correzioni, non lo sarai mai per notizie omesse.
Per cui l’inganno preferito dai media è questo, l’omissione. C’è una candidata
democratica alla presidenza che si chiama Tulsi Gabbard. Senatrice delle Hawai,
Militare della Guardia Nazionale, in missione in Iraq ha constatato cosa sono
le guerre degli Usa. E’ presente in tutti i dibattiti televisivi dei vari candidati.
E’ contro tutte le guerre, le sanzioni, i regime change, i colpi di Stato, le rivoluzioni
colorate e altri strumenti delle aggressioni Usa. le sanzioni. Ha condannato il
golpe Usa-fascisti in Bolivia. Ha incontrato Assad, ha negato che sia un mostro
e ha detto che Douma era una bufala. Un fenomeno senza uguali e senza
precedenti. Altro che Sanders o Warren, che sparano su Maduro quanto Trump.
Tutto l’establishment la odia. L’avete mai sentita menzionare? Il "manifesto" preferisce Hillary.
Ci rompono h24 sull’ impeachment senza basi di Trump. I
corrotti veri, di cui non si dice, sono Joe Biden, candidato democratico alla
Casa Bianca e il figlio Hunter, inquisito con la sua impresa di malfattori
ucraini per tangenti e schifezze varie di tutto il giro di Obama. Biden ha
chiesto che venisse rimosso il PM che accusava il figlio, altrimenti niente
miliardo e mezzo di aiuti. Le versioni ufficiali sull’11/9 e la strage di 8000
a Srebrenica sono state smontate da migliaia di esperti e testimoni. Sentito
parlarne? Grande indignazione per il muro di Trump tra Usa e Messico e per il
blocco dei migranti. Obama ha espulso più immigrati di qualsiasi presidente
Usa, 1,5 milioni. Ve l’hanno fatto sapere? Il “manifesto” si straccia ogni
giorno le vesti per migranti e razzismo. Ha mai scritto una riga sulla mafia
nigeriana che gestisce prostituzione e spaccio in tutta Italia? Potremmo
riempire di queste prodezze la piramide di Cheope.
Un buon mentitore non mente sempre. Mente quando è
necessario e inevitabile. Ciò che fa è più perfido e vile: distorce, dice mezze
verità, enfatizza dettagli insignificanti e marginalizza quelli decisivi,
riferisce acriticamente versioni ufficiali, fa dello spinning, fila
frottole. Ho sott’occhi un pezzo di Alberto Negri sul “manifesto”, giornalista
apprezzato anche a sinistra. Il titolo attrae, è sul vertice Nato, ma la
sostanza devia. E’un ininterrotta esaltazione dei curdi siriani “vincitori dell’Isis”,
scelleratamente abbandonati. Il loro ruolo da mercenari Usa nell’occupazione
della Siria araba, la loro pulizia etnica della popolazione non curda? Zitto. Falsità
per omissione.
Ci sono anche trucchi di occultamento meno appariscenti.
Far sparire notizie sgradevoli in pagine lontane, o riducendole a tagli bassi e
trafiletti. Sospendendone la pubblicazione fino a quando non si presenti una
notiziona opportuna che possa oscurare quell’altra. O dando più voce e spazio alla
versione opportuna rispetto a quella sconveniente. Nessuno dirà che hai
censurato. Lo si è visto alla grande nello scandalo Renzi-Fondazione Open.
E’ la stampa, bellezza. Teniamolo sempre presente.
Soprattutto quando questi soloni da angiporto si permettono di demonizzare i social.
Pazzi o brutti che siano, vi troviamo più verità in quelli che in qualsiasi
testata di prestigio.
Il Mediterraneo visto dall’ISPI, attraverso le
lenti Deep State
Un’ultima cosa. In questi giorni a Roma grande kermesse
allestita dall’ISPI, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, in
collaborazione con il Ministero degli esteri, retto da Luigi Di Maio. Da
settimane l’ISPI ci bombarda con roboanti annunci del grande evento, l’elenco
interminabile di illustrissimi ospiti dall’universo mondo, la rassegna di temi
cruciali per l’umanità intera. L’evento si chiama “MED 2019” e si propone di
sviscerare, alla mano di esperti ineguagliabili, tutte le problematiche che
riguardano il Mediterraneo. A partire, ovviamente, da quelle strategiche.
Il direttore dell’ISPI è quel personaggio che si presenta
frequentemente in tv quando questa ritiene che il volgo e l’inclita debbano essere
informati – ed educati – su quanto avviene nel mondo. L’ISPI è il consolato
italiano che rappresenta l’empireo della buona geopolitica. Quella statunitense,
quella Nato, quella contro la Cina, la Russia e contro tutti quelli che non
apprezzano, condividono e si assoggettano alla civiltà che da queste entità
viene diffusa. La sua è la versione vernacolare di quanto emana da bocche della
verità come l’Atlantic Council, la Freedom House, La National Endowment for
Democracy (NED). In altre parole, l’eccellenza dei Think Tank e dell’intelligence
dei Deep State anglosassoni. Achtung Banditen!
Ma Di Maio non era quello che la sovranità… la Nato….……
1 commento:
Gran bel pezzo, grazie per la piacevolissima lettura anche se debbo dirle, da pentito votante cinquestelle attualmente assai incazzato, che credo di maio essere pronto a fare passare qualunque porcata neoliberista gli venga proposta.
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