mercoledì 23 ottobre 2024

NOI PER SINWAR, SINWAR PER NOI --- Per il programma “Caleido” Francesco Capo intervista Fulvio Grimaldi

 



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Al centro del discorso è il martirio di Yahya Sinwar, eroe della Palestina e della lotta umana per la libertà e la dignità, alla faccia dei subumani, e relativa schiera di corifei, che, insieme a quel corpo, in rivolta anche nell’agonia, hanno provato a fare a pezzi anche la sua figura di irriducibile e invitto combattente. Ratti di fogna hanno voluto imbrattare l’immagine di un comandante in capo che, anziché dirigere la lotta dal sicuro del suo quartier generale, scende in campo armato, come un qualsiasi guerrigliero della Resistenza, e accetta lo scontro col nemico in prima persona. Ogni palestinese sa, da 80 anni, che la sua morte è vita per la propria gente e per l’umanità.

Sull’icona Sinwar, che al pari di Guevara, Lumumba, Thomas Sankara, Gheddafi, Malcolm X, Bobby Sands e, perché no, i nostri caduti sotto i colpi dei fascisti e della polizia, suoi compagni nella lotta di liberazione dell’uomo, hanno gettato il fango della loro bassezza: “E’ morto fuggendo, in preda al panico”. Non sono riusciti a cancellare dalla Storia, dal rispetto e dalla riconoscenza dei popoli riscattati e in via di riscatto, l’immagine di un combattente morente che lancia contro il nemico l’unica arma che gli è rimasta, un bastone.

Con Francesco Capo ci siamo fatti due risate sugli 11mila nordcoreani in addestramento russo in Estremo Oriente, pronti a scatenarsi sull’Ucraina, per impedirne la vittoria annunciata urbi et orbi da Zelensky e ribadita dalla diserzione di massa dei reclutati a forza ucraini e dal conseguente rastrellamento di ragazzi e vegliardi nelle discoteche, osterie e per strada. E ulteriormente confermata dal crollo totale di tutto l’apparato militare ucraino, per quanto puntellato da esperti NATO sul posto.

La prova era uno sbiadito video, origine sudcoreana, di uomini con gli occhi a mandorla (ce l’hanno anche i russi dalla Siberia in poi), ma piuttosto scuri di pelle, che rimediano indumenti e zaini da soldati russi. Dove? Quando? Chi? Non si dice, “per ragioni di sicurezza”(?). Dovete credere sulla parola a Budanov, capo dell’Intelligence di Kiev.  Il fantasioso inventore dei 600 (prima ”alcune decine”) morti ammazzati dai russi a Bucha, o dei prigionieri ucraini sistematicamente fucilati. Il suggerimento gli era venuto dagli 8.000 “civili”, altrettanto reali, uccisi dai serbi a Srebrenica, dai 40 bambini decapitati e infornati da Hamas il 7 ottobre, o, ancora meglio dalle centinaia di bimbi asfissiati dai gas siriani a East Ghouta.

Conta che l’Ucraina democratica e presto, per forza, anche UE e NATO, ora ha ben due nemici, oltre alla Russia: la micidiale nucleare Corea del Nord, Cosa ci vuole di più perché il Piano per la Vittoria di Zelensky ottenga più armi, subito l’ingresso nella NATO, truppe NATO in Ucraina, truppe Ucraine in Europa, No Flight Zone e la licenza di tirare missili fino a Vladivostok (sono alcuni dei punti del “Piano per la vittoria”)?

Passiamo alle cose serie, sennò finiamo per avere i terroristi atomici di KimJong-un fin sotto palazzo Chigi a interrompere l’ammucchiata di Lloyd Austin e Mark Rutte con Giorgia Meloni e Guido Crosetto (Taiani porta il Viagra).

Grandi sorrisi di soddisfazione riesco a individuare, immaginando, tra i miei grandi ascoltatori e lettori, al sentire del filo rosso che va dipanandosi da Kazan in Russia a metà del mondo e passa e che va disegnando un bel sinusoide con tappe alle stazioni “PACE, COLLABORAZIONE, SOVRANITA’, MULTILATERALISMO, RISPETTO, AUTODETERMINAZIONE, UGUAGLIANZA, e capolinea d’arrivo NUOVO MONDO.

Questa è la promettente linea mondopolitana di cui i 9 BRICS (i fondatori più i 4 nuovi arrivi Iran, Emirati, Etiopia ed Egitto) stanno discutendo con i rispettivi capi di governo e di Stato di altri 30 paesi che hanno già bussato alla porta del Gruppo. Per ora comprendono giganti come Russia, Cina, Brasile, Sudafrica, Iran, più Venezuela e Arabia Saudita con un piede dentro, che già stanno al 45% della popolazione mondiale, al 35% del territorio planetario, al 40% del PIL, al 40% della produzione di petrolio e al 100% dell’opposizione all’unipolarismo globalista e alle sue guerre.

Potete immaginare cosa, con questi numeri, potrà capitare alla giostra dell’orrore con tanto di falciatrici sulla quale stanno girando quelli che si dicono membri della “Comunità Internazionale”, leggi “NATO”, quando i BRICS saranno integrati dagli altri 34 paesi che hanno espresso interesse all’ingresso. Altri 34 disobbedienti alle regole con cui i prepotenti dell’Occidente politico provano a mettersi in tasca il resto del mondo.

Certo non sarà una compagnia politicamente, socialmente, culturalmente omogenea e ci saranno inevitabilmente quinte colonne infiltrate che remeranno contro, sul modello dei reparti di sabotaggio renziani rimasti nel PD. Ma su alcuni punti si rivelano già oggi, con quelle stazioni del percorso programmato sopra elencate, assolutamente estranei e avversi al Nuovo Ordine Mondiale come concepito dagli USA fin dalla loro nascita, ma, soprattutto, come perfezionato dai Neocon con l’abbattimento delle Torri Gemelle attraverso la formula della “Guerra al terrorismo” per il “Nuovo Secolo Americano”. Dove il colpo di coda del serpente pare essere lo scatenamento dello Jack lo Squartatore di massa sionista.

Mentre scrivo, il vertice è ancora in corso e non sembra che abbia approfondito il discorso della dedollarizzazione. Sicuramente il gruppo sta cercando di trovare un altro modo per i pagamenti internazionali, via dallo strumento, del resto in buona misura svuotato, della moneta cartacea di un paese indebitato fin sopra i capelli. Si attuano già molti scambi nelle valute nazionali dei rispettivi i paesi, lo yuan cinese è diventata la terza moneta più utilizzata nel mondo e tra alcuni Stati si commercia in criptovaluta. Di certo si va imponendo la necessità di un sistema di rapporti finanziari diverso dallo Swift, dal quale le sanzioni hanno estromesso la Russia. Ci arriveranno.

Rimane un quesito aperto che tipo di relazioni si potranno stabilire tra BRICS e l’altro grande raggruppamento politico-economico, l’APEC, L’ente di Collaborazione Economica Asia-Pacifico che si riunirà a metà novembre a Lima, Perù. La sua composizione segna un equilibrio nominale favorevole agli Stati Uniti grazie ai pezzi di anglosfera presenti nell’area: Australia, Nuova Zelanda, Canada.

A fronte di questi e agli storici alleati o sottoposti degli USA, quali Giappone, Taipei,Tailandia, Filippine, Corea del Sud, è robusta la presenza, oltrechè di ondeggianti come Cile, Indonesia, Tailandia, dei capifila dei BRICS, Cina, Russia e di influenti stati prossimi ad entraci, tipo Messico e Vietnam. La partita è del tutto aperta, ma non pare poter ribadire la prospettiva di un pianeta a governance unipolare.

L’intervista si chiude con un argomento che resterà attuale e rilevante, quasi decisivo, nei tempi dei tempi. Un po’ come la questione se le mattanze e atrocità contro persone e popoli consentiti dal loro dio al popolo eletto, anzi da lui sollecitati, siano verità storiche, o i presupposti e, dunque, la legittimazione, forniti da antichi favoleggiatori, di massacri analoghi, che i presunti successori del Terzo Millennio vanno compiendo in questi giorni.

Noi, che abbiamo visto, capito e documentato come tutto il terrorismo, proprio tutto, sia l’arma che qualcuno adotta per mettersi sotto i piedi l’umanità, la risposta l’abbiamo pronta e lapidaria.

 

 

 

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