ASSAD
E GLI ALTRI,
NOSTRI. Il resto è silenzio (per tre settimane)
Avrei voluto, dopo la sosta
del giro dell’anno, dire la mia su alcune cose di attualità. A giorni parto e
rientro alla fine di gennaio. Ci sarà dunque un prolungato silenzio stampa sul
blog. Per il sollievo di tanti. Avrei voluto illustrare alcune emergenze. il
precipitare del Mali verso l’ennesimo intervento occidentale, l’intervento
francese e Usa nella Repubblica Centroafricana, a sostegno dei ribelli e contro
un presidente che ha osato concludere accordi con la Cina, il rapido estendersi
dei tentacoli neocoloniali sull’Africa del Sahel e subsahariana, giacimento di
diamanti, uranio, idrocarburi, metalli preziosi, mentre il mondo è concentrato
sulla tragedia siriana e sull’apocalisse promessa all’Iran. L’ulteriore
nazificazione di Israele, Stato razzista e cannibale, sempre più emulo e
perfezionatore dei progetti di Hitler.
Eppoi, nella luccicante giostra domestica,
l’imperversare di ciarlatani, imbonitori, guitti, saltimbanchi, con, sul podio
più alto, un alieno robotizzato, il superpartes
Goldman Sachs che rincorre il modello
berlusconiano di presunzione, insipienza, volgarità e indora di fanfaluche la
notte dei morti viventi che ci sta preparando, assistito da sguatteri come Casini
e pulitori delle stalle come Bersani. Avrei anche voluto approfondire, in
termini di perplessità, il discorso su Grillo e Ingroia che, comunque, sono
l’alternativa data, e sui lividi radical-girotondini di quella parte di
“Cambiare si può” che si dice scippata
da Ingroia e dai suoi partitini delle luminose sorti palingenetiche fiorite
dalle loro dieci assemblee di gentiluomini e gentildonne.
Qui avrei aggiunto una
considerazione. La minoranza di “Cambiare si può” che, sdegnata e anche un po’
schifata (così si è espressa sul partecipe e comprensivo “manifesto”), della
“regressione al partitismo, verticismo, personalismo” attribuita
alla’operazione “Rivoluzione civile”, sono una decina d’anni che la mena con lo
stereotipo del movimentismo e della democrazia “dal basso”. In Messico lo fa da
vent’anni lo zapatismo di Marcos (di zapatismi in quel paese ce ne sono altri e
un po’ meno etnocentrici). Come sentono la parola “organizzazione”, “apparato”,
“partito”, si ricoprono di pustole verdi e danno in escandescenze. La sintesi
concettuale e organizzativa gli fa orrore. La prevaricazione di qualcuno
sarebbe sempre dietro l’angolo. E intanto in alto, alla guida di queste lucide
moltitudini portatrici di nemesi dal basso, sono sempre gli stessi quattro o
cinque, ingrigiti, leader senza leadership, ma risoluti come sempre a
combattere ogni fenomeno degenerativo che sappia di struttura consolidata e
meccanismi operativi.
Senza saperlo, anzi
disconoscendolo per arroganza e ignoranza, secondo i modi di pacifinti e “sinistri”,
vorrebbero un assetto come quello libico, di democrazia diretta, dove le
assemblee di popolo decidono i percorsi individuali e collettivi. Lo vorrebbero
senza una rivoluzione che liberi il paese dallo stivale del dominatore
straniero e dai suoi sguatteri locali e, soprattutto, senza un catalizzatore
come Muammar Gheddafi. Guido Viale, il migliore di loro a mio avviso (non per
nulla uno di Lotta Continua, uno di quelli che non hanno tralignato), denuncia
il carcinoma neoliberista meglio di altri, ma davanti alla parola partito perde
la voce e si raggrinza. Per ottenere questo primato di sterile democraticismo
da menti pur libere e dinamiche, i nemici della minima organizzazione delle
classi perseguitate hanno davvero lavorato bene, facendo leva su magagne come
autoritarismo, corruzione e parassitismo. Demonizzatori dei partiti in quanto
tali, amici del giaguaro come Monti e i suoi tecnici maltusiani, o utili idioti,
come quelli di cui stiamo parlando. A questo proposito, tra i primi mi viene in
mente un protagonista che conosco bene: l’oggi del tutto obsoleto Bertinotti,
vanitoso despota del partito monocratico che fu, che insiste a mimetizzare la
sua frustrazione di detronizzato sotto l’incensamento dei movimenti e delle
virtù del “basso”. Che, nel suo caso, come è noto, è il basso dei bassifondi del sottobosco postribolare mondano e
televisivo.
A chi, come Ingroia e i suoi,
ha il difetto di inserire il bisturi nella collusione delle criminalità di
Stato e di mafia, chiave di volta dell’architettura piramidale in corso di
perfezionamento da parte della Cupola globalista, danno del “manettaro”, del
“giustizialista”. Ha commesso il delitto
di chiamare a raccolta chi, assente oggi dal gioco parlamentare, ha tuttavia
costituito la forza organizzata decisiva per le rade vittorie conquistate da
quelli del basso: acqua, beni comuni,
referendum anti-Costituzione. Dove saremmo senza la mobilitazione, i banchetti,
le firme di questi compagni? Ovviamente, alle prossime elezioni, mancando meno
di due mesi, sarebbero servite assai più altre quattro assemblee di “Cambiare
si può”, con 60 interventi di 3 minuti ciascuno, che non un’attivazione
capillare di militanti che, dopotutto, qualche rapporto fattivo e ideale con
studenti, precari e lavoratori, qualche radicamento con il calpestato
sottosuolo della Repubblica, ce l’hanno. E hanno anche una memoria, seppure vaga e stazzonata, del fatto che i pannicelli caldi che i signori movimenti, anzi i signori dei movimenti applicano alle brutture del capitalismo nazificato, non servono a niente finchè non si ricupera l'eterno invitato di pietra: i rapporti di produzione e di distribuzione, i rapporti di proprietà. A Ingroia, con superba modestia,
consiglierei di evitare di ricattare dai rigagnoli nei fossi gente come i
“dissidenti” di Grillo, Favia (quello dello squallido e falso “fuori onda”), la
povera di spirito Salsi, Tavolazzi, miniras romagnolo. Puzzano di opportunismo
lontano un miglio. Puzzano di Joani Sanchez, la blogger cubana dallo stipendio di 6000 dollari del Dipartimento di Stato. Difficile che chi ha tradito – e
in quel modo miserabile – non tradisca di nuovo.
E, a proposito di Grillo, concludo
rimandandovi al brano in fondo, dove risulta che Beppe Grillo, rimediando alle
imperdonabili “dimenticanze” di Ingroia e di tutti gli altri, pone tra le
rottamazioni universali vaticinate anche la liberazione del nostro paese dalla
guerra, dalla Nato, dagli Usa, da un colonialismo cui siamo stati assoggettati
fin dal 1945. Parole ricuperate da una quarantina d’anni fa. Anche lui
“conservatore”, qualifica che i regressisti tirano addosso a chiunque non si
metta a 90°? L’avete visto fare a qualcun altro dei nostri vindici radicali
dell’antisistema? Ma prima, al cuore di questo post, tra tanti omuncoli,
ominicchi, ruffiani e quaquaraquà, le parole di un uomo.
Discorso del presidente Bashar el Assad il 6
gennaio 2013, a Damasco (selezione).
Hanno ucciso i civili e gli innocenti allo scopo
di uccidere la luce nel nostro paese. Hanno assassinato gli intellettuali e gli
scienziati per diffondere nelle nostre menti l’ignoranza. Hanno sabotato le
infrastrutture costruite con il denaro dei cittadini, in modo che la nostra
vita fosse pervasa da sofferenze. Hanno impedito che i bambini andassero a
scuola per devastare il futuro del nostro paese. Hanno tagliato i combustibili,
l’elettricità e le comunicazioni, lasciando anziani e bambini alla mercé del
freddo e senza medicine. Hanno distrutto depositi di grano, hanno rubato il
frumento e la farina per affamare il popolo. Si tratta di un conflitto per la
conquista del potere e di poltrone, o di un conflitto tra la patria e i suoi
nemici? E’ una lotta per governare, o
per vendicarsi del popolo siriano che non ha dato a questi terroristi licenza
di frantumare la Siria e il suo tessuto sociale?
La Siria è sempre stata e rimarrà un paese libero
e sovrano che non accetta né di servire, né di essere dominato, cosa che ha
rappresentato un costante fastidio per l’Occidente. Hanno voluto prendere
spunto da eventi interni per liberarsi della seccatura, colpire la cultura
della resistenza e assoggettarci. Alla luce di tutto questo, non si può parlare
di una soluzione se non si prendono in considerazione i fattori interni,
regionali e internazionali. Ogni procedura che non modifica questi fattori non
è una soluzione vera e non avrà impatto. Affrontare un dissenso interno
dovrebbe servire a costruire il paese, non a distruggerlo. Quando parte
dell’opposizione si lega all’esterno, il conflitto diventa quello tra la patria
e potenze esterne, tra il rimanere liberi, o essere dominati.
Stiamo respingendo una feroce aggressione da
fuori, con nuovi travestimenti, più pericolosi e letali di una guerra tradizionale
perchè non usa direttamente strumenti per colpirci, ma infiltra nel nostro
interno esecutori dei suoi progetti, utilizzando un manipolo di siriani e masse
di stranieri. Non ci siamo mai opposti a una soluzione politica, l’abbiamo
adottata fin dal primo giorno. Abbiamo voluto il dialogo e abbiamo teso le mani
a coloro che hanno un progetto politico nazionale che faccia avanzare il paese.
Come è possibile un dialogo con fanatici che non praticano altro che assassinii
e terrorismo? Perché dovremmo dialogare con bande comandate dall’esterno,
piegarci a stranieri che gli ordinano di respingere ogni dialogo giacché sanno
che il dialogo minerebbe la cospirazione per indebolire la Siria? E’
l’Occidente, non siamo noi, ad aver chiuso le porte al dialogo, poiché l’Occidente
pretende di dare ordini, mentre noi siamo abituati all’indipendenza, alla
sovranità, alla libertà di decisione.
Noi proponiamo questa soluzione politica (riassunto del redattore): Tutti i governi regionali o internazionali cessino di finanziare,
armare e ospitare combattenti e contemporaneamente cessino le operazioni
terroristiche di costoro, in modo che i rifugiati siriani possano rientrare
alle loro case. Verranno fermate anche le operazioni delle Forze Armate, alle
quali è riservato il diritto di rispondere agli attacchi alla sicurezza
nazionale, a proprietà pubbliche e private. Dovrà essere messo in atto un
meccanismo che garantisca l’osservazione di queste misure. A questo punto il
governo aprirà intense conversazioni con l’intero spettro della società
siriana, in vista di una Conferenza del Dialogo Nazionale che rediga una
costituzione aderendo alla sovranità, all’unità e all’integrità territoriale
della Siria. Si dovrà rinunciare a ogni interferenza straniera e rigettare ogni
tipo di terrorismo e violenza. La nuova costituzione verrà sottoposta a
referendum….
La patria è di coloro che, uscendo da ogni
percorso di vita e da ogni affiliazione, hanno risposto alle invocazioni del
paese, nonostante ne ricavassero torti e insulti. Hanno dato senza remore.
Alcuni sono stati onorati dal martirio, ma il loro sangue ha fatto sgonfiare le
false “primavere” e ha salvaguardato il popolo dall’inganno che, all’inizio,
pareva poter portare frutti. Non si trattava di una primavera, ma di un
incendio vendicativo che tentava di incenerire, con l’abominevole settarismo,
con l’odio cieco e il separatismo, ogni cosa che gli si opponeva. Il sangue dei
martiri ha protetto e proteggerà la patria e la regione, la nostra integrità
territoriale, rafforzerà l’intesa tra noi, purificherà la nostra società dal
tradimento e ci eviterà un degrado
morale, umano e culturale. E’ questa la più grande vittoria.
La Siria resterà come è e tornerà a essere più
forte. Non cederemo diritti e non rinnegheremo i nostri principi. Il Golan è
nostro e la Palestina è la nostra causa, cui non rinunceremo mai. Resteremo i
sostenitori della resistenza contro l’unico nemico. La resistenza non è un
fatto personale, è una cultura, è civiltà. Siamo il popolo e lo Stato che per
decenni ha sostenuto il massimo urto contro coloro che stanno con il popolo
palestinese e la sua giusta causa, nonostante le sfide e il prezzo che ogni
cittadino siriano ha sostenuto. Siamo e resteremo nella stessa trincea… Saluto
ogni onesto palestinese che ha saputo apprezzare la posizione della Siria e non
ha trattato la Siria come un albergo che viene abbandonato quando il servizio
diventa manchevole.
Qualunque cosa abbiano programmato contro la
Siria, non riusciranno mai a cambiarci. Il patriottismo scorre nel nostro sangue.
La vostra tenacia nel corso di due anni dice al mondo intero che la Siria non
accetta di morire e il popolo siriano non si lascia umiliare. Saremo sempre
così. Mano nella mano andremo avanti, avanzando con la Siria verso un futuro
più forte e luminoso.
Un minimo di geopolitica in un paese di
vernacolari
Ecco un Beppe Grillo sulla
politica internazionale. Ci sono i limiti di sconoscenza e di ingenuità, come
l’accenno a Srebrenica (che evidentemente interpreta secondo la vulgata
imperialista) e l’invocazione a quella conventicola di firmaioli dei decreti
imperiali che è l’Onu. Ma trovatemi un altro politico, di partito o movimento,
che abbia il coraggio di dire queste cose sulla nostra condizione primaria di
colonia e di ascari delle guerre Nato, premessa a qualsiasi discorso di
liberazione sociale.
In Italia, dal dopoguerra, la politica
estera è materia
di scontro elettorale tra destra e sinistra, tra guelfi e ghibellini e, nel
peggiore dei casi, purtroppo il più consueto, allineamento agli interessi di
potenze straniere. Poco è cambiato in quasi settant'anni, dal confronto tra
Trieste italiana o titina, dall'invasione dell'Ungheria benedetta dal Pci, ai
missili di Cuba, alla guerra dei Sei Giorni tra Israele e Egitto, al Vietnam,
alla prima e la seconda guerra in Iraq. Le ideologie e i retrobottega dei
partiti hanno prevalso sugli interessi
nazionali e sulla
verità dei fatti, con una conseguente perdita di credibilità dell'Italia.
Inaffidabile, serva, voltagabanna. Chi può fidarsi di una Nazione che ripudia
la guerra nella sua Costituzione, firma un solenne trattato di pace con la Libia e la bombarda pochi mesi dopo? Chi può
credere alla buona fede di uno Stato che ha occupato l'Iraq con il pretesto di
armi di massa mai esistite, se non nella fantasia di Bush, e ha attaccato l'Afghanistan senza ragione alcuna e tuttora vi mantiene
le sue truppe? I bombardamenti sulla Serbia erano parte di un intervento
pacificatore dei post comunisti italiani?
Dopo il crollo del muro di Berlino e il dissolvimento del Patto di Varsavia, la Nato ha perso il suo significato originario di contrapposizione al blocco sovietico, il vecchio impero del male di reaganiana memoria. Da allora, dal 1989, l'Italia si è trasformata da piattaforma strategica ad ascaro al servizio della Nato. Arruolata in tutte le guerre, ma sempre con l'alibi della missione di pace. L'obiezione tipica è "Se si fa parte della Nato si deve partecipare a ogni qualsivoglia guerra da questa dichiarata". Un falso. Un'obiezione contraddetta dai fatti. La Germania, che è nella Nato, non è infatti entrata in guerra contro la Libia. L'articolo 11 della Costituzione recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo". La nostra politica estera deve attenersi strettamente alla Costituzione. Mai più guerre per favorire gli interessi di altre potenze, mai più guerre se non per scopi difensivi. Vanno ritirati i nostri soldati dall'Afghanistan, dove gli USA stanno trattando la fine delle ostilità con i talebani da più di un anno senza che i nostri media ne diano notizia, dall'Iraq e da ogni teatro di guerra. La nostra politica estera deve essere di pacificazione, di prevenzione dei massacri religiosi o etnici, di rafforzamento dell'Onu e dei caschi blu. Dov'era l'Onu durante il genocidio in Ruanda o la strage di Srebrenica? A raccogliere le margherite di chi poneva il veto? E perché all'Onu qualcuno è più uguale degli altri e può bloccare un intervento umanitario? E dove sono i caschi blu durante i periodici bombardamenti in Palestina? Intervenire per garantire i più deboli, per evitare i massacri, interporsi tra le parti in guerra e dare assistenza ai civili: questo è lo spirito della nostra Costituzione, questa deve essere la base della nostra politica estera.
Dopo il crollo del muro di Berlino e il dissolvimento del Patto di Varsavia, la Nato ha perso il suo significato originario di contrapposizione al blocco sovietico, il vecchio impero del male di reaganiana memoria. Da allora, dal 1989, l'Italia si è trasformata da piattaforma strategica ad ascaro al servizio della Nato. Arruolata in tutte le guerre, ma sempre con l'alibi della missione di pace. L'obiezione tipica è "Se si fa parte della Nato si deve partecipare a ogni qualsivoglia guerra da questa dichiarata". Un falso. Un'obiezione contraddetta dai fatti. La Germania, che è nella Nato, non è infatti entrata in guerra contro la Libia. L'articolo 11 della Costituzione recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo". La nostra politica estera deve attenersi strettamente alla Costituzione. Mai più guerre per favorire gli interessi di altre potenze, mai più guerre se non per scopi difensivi. Vanno ritirati i nostri soldati dall'Afghanistan, dove gli USA stanno trattando la fine delle ostilità con i talebani da più di un anno senza che i nostri media ne diano notizia, dall'Iraq e da ogni teatro di guerra. La nostra politica estera deve essere di pacificazione, di prevenzione dei massacri religiosi o etnici, di rafforzamento dell'Onu e dei caschi blu. Dov'era l'Onu durante il genocidio in Ruanda o la strage di Srebrenica? A raccogliere le margherite di chi poneva il veto? E perché all'Onu qualcuno è più uguale degli altri e può bloccare un intervento umanitario? E dove sono i caschi blu durante i periodici bombardamenti in Palestina? Intervenire per garantire i più deboli, per evitare i massacri, interporsi tra le parti in guerra e dare assistenza ai civili: questo è lo spirito della nostra Costituzione, questa deve essere la base della nostra politica estera.
17 commenti:
Onore a Bachar e soprattutto al Popolo Siriano e speriamo che si avveri quello che prospetta, ovvero che la Siria rimanga laica e indipendente e, quindi, veramente libera!
Buon viaggio Fulvio, attendiamo tue nuove!
Ps: Buon 2013!
Caro Grimaldi,
il discorso di Assad merita di rimanere nella storia, come quello di Guevara all'Onu..
comunque, mi permetto una testimonianza avendo lavorato un anno in Repubblica Centrafricana...certo, quel paese e'appaltato alla Cina (ma non mancano affatto israeliani e mlti altri per accaparrarsi oro, diamanti ma soprattutto coltan, quello con cui fare i microprocessori dei nostri imperdibili cellulari), e di sicuro non fa piacere a coloro che han deciso di riprendersi l'Africa con la forza, ma Bozize' e'un pezzo da galera come pochi altri. Andato al potere nel 2003 con i mercenari chadiani prestati da Deby, si accorse, conquistato il potere, di non avere di che pagarli, lasciando letteralmente mano libera di depredare, saccheggiare la capitale Bangui a centinaia di gentiluomini. I segni si vedono ancora oggi. Povera RCA, ai tempi del vituperato Bokassa Bangui era "la cocquette", la piccola Parigi...poi Giscard d'Estaing ammazzo' l'ultima fiera nella sua personale riserva di caccia (grande come la lombardia) ed il gioco fini'...
p.s. Cambiare si puo' ha comunque votato online (votato anch'io)di restare in Rivoluzione Civile, se ne vanno solo i soloni infastiditi..peccato...le malattie infantili a volte cronicizzano.
Per quanto mi riguarda, scendo dal piedistallo, li seguo, partecipo e li voto.
Buon viaggio Grimaldi, e grazie davvero. a presto
Edaordo
Caro Edoardo, grazie dell'intelligente e informato contributo che rischiara meglio gli eventi nella RCA, cui io ho potuto dedicare solo un accenno. Sono perfettamente d'accordo, sia sulla valutazione dell'assetto della RCA (ma forse i francesi vogliono liberarsi di Bozize (soccorso dal Sudafrica!), un fantoccio diventato imbarazzante e troppo imprevedibile), sia sulle vicende arancioni. Personalmente,però, non mi va di buttare del tutto Grillo. La cosa migliore, ma impossibile, sarebbe una federazione Ingroia-Grillo. In ogni caso, votare mi resta problematico, data la legge elettorale scandalosamente antidemocratica. Cari saluti.
Buon viaggio Compagno Fulvio....sarà dura aspettare tanto tempo in attesa di un nuovo post...i toui articoli sono per me diventati una sorta di diario da leggere per tenermi informato e per quanto è possibile divulgare e informare amici che sono schiavi della solita fuffa mediatica imperialista e menzognera. Ho letto e riletto il discorso di Assad e devo dirti che è un grande discorso che dovrebbe essere pubblicato in prima pagina sui nostri media per far capire a tanti che Assad non è un mostro sanguinario che si nutre del sangue del suo popolo come fosse un vampiro ma è un grande capo di stato...un vero leader illuminato...se poi penso che da noi dopo un ventennio di nulla sotto forma di Berlusconi e dopo un anno di farsa diretta dalla Troika ora si dibatte se mandare al governo Bersano o di nuovo Monti mi sale un senso di nausea e vomito...Assad è un gigante rispetto a questi servi dell'impero.
Ma caro Fulvio...il tuo viaggio prevede la ricerca di materiale per un nuovo documentario???
Grazie per il link sul documentario Russo sulla Siria...molto interessante.
HASTA SIEMPRE
COMPAGNOPABLO
Ringrazio anche il compagno Pablo per gli auguri e gli apprezzamenti. Sì, spero di tirar fuori dalla spedizione un nuovo film documentario e qualche cosa di scritto. Vediamo se si va in porto. Ciao, ciao.
Ciao Fulvio
mi unisco a chi ti augura un buon viaggio
guardando su youtube il video del discorso di bashar al assad ho dovuto rispondere ai paladini della democrazia che descrivevano l'ardore di chi ha letteralmente rincorso il presidente per abbracciarlo e congratularsi. Naturalememte nessuno lo farebbe per Monti, Obama, Hollande, Merkel specialmente dopo due anni di guerra. O forse li rincorrerebbero ma per linciarli.
Ciao e a presto
Grande discorso di Assad, l'altro giorno alla tv ho zittito mia moglie perchè pensavo trasmettessero almeno un frammento del discorso, ma invece il solito commento propagandistico, ma neppure la voce fanno sentire questi infami e maledetti. Sospettavo il notevole valore del discorso tenuto da Assad, e con questo tuo articolo me l'hai confermato in pieno, grazie di esistere Fulvio
adesso che la francia attacca i "terroristi" che invadono il mali, guarda caso spariscono le notizie dalla siria ...
sia mai che la "gente" riesca ad accorgersi di questa politica francese delle due misure !
L'articolo di Grillo è buono, il problema è che i grillini hanno postato centinaia di commenti che non c'entravano una supercazzola col tema guerra e pace.Per cui se l'articolo è genuino, non l'hanno capito o non gli compete.Sempre i grillini hanno reagito furiosamente alle aperture del Leader a Casa Pound, demonizzando i comunisti(con argomenti degni di Berlusconi) e la satira stessa (vignetta di Vauro) riempendo il web di insulti in stile squadrista mediatico.Temo purtroppo che i militanti grillini abbiano un tratto comune con quelli di Casa Pound: l'intolleranza.
Quelli di Al-Arabiya sono proprio alla frutta.
In questo servizio (http://english.alarabiya.net/articles/2013/01/19/261345.html) affermano che un pilota siriano "disertore" ha attaccato le posizioni delle legittime forze armate siriane.
A parte il fatto che, se è vero, potrebbe non essere un pilota siriano visto che le forze armate hanno già arrestato piloti turchi che cercavano di impadronirsi di aerei siriani (http://breakingnews.sy/en/article/10135.html?m=0).
Ma avete visto la foto su Al-Arabiya? L'aereo spacciato per quello di un disertore siriano atterrato in Giordania è un MiG-21MF EGIZIANO, riconoscibile dalle bande arancioni adottate dopo il tradimento di Sadat per evitare il fuoco amico da parte dei nuovi “alleati” israeliani e americani.
Ciao, ti apprezzo da sempre, per la tua lucidità mentale e coerenza d'azione, ed altro; però a volte, sei eccessivamente tranciante, forse merito dell'eloquio...in questo caso, essendo uno di quelli che ha partecipato ed organizzato un paio di quelle riunioni, posso dire che i presenti erano sinceri, ma i professionisti della politica, sempre molto più abili, di noi, nel raggiungere le conclusioni. Sarà che noi siamo più confusi che conclusi? Ma sinceri. E pieni d'amore, per le persone ed il paese, ma non abbiamo la tua lucidità, e super combattività. 5.000 come te, e saremmo in una Res publica socialista marxiana, o no?
Ah, possiamo poi avere qualche dubbio nel farci fagocitare da Diliberto, Di Pietro, Bonelli e Ferrero? E' lecito discutere sul fatto che nel loro decalogo c'è inserito "non più di due mandati", e questi li hanno già esauriti? Il NO al TAV, per Di Pietro è operativo? In attesa del partito dei sogni miei, un abbraccio con augurio delle migliori cose, da Filippo, 14 anni di movimento nelle piazze, in quasi totale assenza di partiti, e quando c'erano parecchie volte accompagnati....
Stamattina, trovandomi in una rivendita di bulloni in provincia di Brescia, ho adocchiato su un quotidiano messo a disposizione dei clienti in attesa un interessante ed inconsueto articolo sulla guerra in Mali. Incuriosito, dopo anni che non compro giornali ne ho acquistato una copia. L’articolo descrive in maniera sintetica ed esauriente la situazione, ripulendola dalla vulgata sulla “guerra giusta contro gli integralisti” e dicendo chiaramente che è stata costruita ad arte dagli imperialisti per ricolonizzare l’Africa. L’autore dimostra di non avere il famigerato limitatore di dignità ormai di serie in tutti i giornalisti “autorevoli”, citando le infiltrazioni della CIA fra i guerriglieri per pilotarne quelle nefandezze così utili alle nuove crociate. È lo storico Franco Cardini, cattolico e uomo di destra, almeno in gioventù, ma a quanto pare antimperialista. Il giornale è L’Eco di Bergamo, controllato dalla Curia.
Non vorrei che il mio antifascismo apparisse vacillante ma penso che con tutte le corazzate della disinformazione colonialista che ci puntano addosso, se troviamo un Bronekater (*) che le affronta dovremmo accoglierlo nella nostra sgangherata flotta, anche se inalbera una bandiera un po’ diversa.
(*) Piccole imbarcazioni fluviali sovietiche armate con torrette di T-34 e razzi Katyusha impiegate durante la Grande Guerra Patriottica.
Mauro Murta
Prendere l'informazione buona ovunque essa sia (perfino su "statoepotenza" :-) ). detto questo, i preti restano inaffidabili: ai tempi dell'attacco alla libia, il vescovo di tripoli tuonò contro tutto e tutti. dopo qualche settimana fu adeguatamente "silenziato" e trasferito. e buonanotte al secchio.
A Murta: a proposito del Tuo post del 19 gennaio, quello sulla notizia dell'aereo "ribelle", ma non ricordi quando, all'inizio della tragica pagliacciata dell'informazione sull'aggressione alla Libia venne fuori la notizia dei piloti che - volta in volta - si sarebbero "precipitati al suolo" con i propri velivoli per disubbidire all'ordine di sparare sulla folla inerme o che sarebbero fuggiti a Malta? Quello che offende è che pensino di darla a bere con simili panzane, ma è pur vero che -tanto per restare in Italia - alla gente non gliene frega niente di quello che accade poche miglia più in là del bagnasciuga, un pò perché egoisti ed ignoranti da sempre, un pò perché rannicchiati, da sudditi, avvezzi ormai solo a servire e subire, senza un briciolo di dignità, pienamente aderenti all'oramai passato agli annali e farneticante appello del discepolo di Goldman Sachs alla "rinuncia alla sovranità".
Emilio Borelli
Condivido quello che dice Emilio: la campagna di disinformazione e' sempre forte, a volte rozza, come la storia delle armi chimiche dell'Iraq, a volte molto piu' raffinata, e costruita nel tempo come nel caso delle guerre della ex Yugoslavia (supportata da pacifisti con l'elmetto di area ex lotta continua e cattolici) e della stessa aggressione alla Libia (accusata di tutte le nefandezze possibile, dalla storia delle infermiere bulgare graziate, ma fatte passare per eroine, ai presunti crimini verso i "migranti", quando pure l'Italia aveva chiesto di contribuire alla lotta contro l'immigrazione clandestina). Tuttavia e' grazie anche alla pigrizia di chi si accontenta di verita' main stream e "democraticamente corrette" (quante volte sentiamo conoscenti affermare "un dittatore di meno?") ed in fondo anche un po' comode e rassicuranti, che tale propaganda diventa efficace.
Alex1.
Piano con l'incriminazione dell'area ex-Lotta Continua. Non uniamoci ai diffamatori pour cause del movimento rivoluzionario degli anni '70, che devono coprire le nequizie collaborazioniste del PCI. Due rinnegati cialtroni come Langer e Sofri, con qualche sguattero al seguito, non bastano per coinvolgere LC nel pacifintismo dei Balcani. Nei Balcani, tra tanti altri, c'ero anch'io, che ero addirittura stato il direttore di Lotta Continua ed eravamo tutti dalla parte dei serbi.
x Fulvio
scusami. intendevo dire ex sinistra antagonista ed ho pensato subito a Sofri e quindi al suo ruolo di dirigente di LC. Non intendevo generalizzare, ne' associarmi ai tanti denigratori dei movimenti non allineati con il PCI (fra l'altro io non credo nemmeno alle accuse contro Sofri relative al caso Calabresi) ma per me e' stata una grande amarezza all'epoca vedere come molti personaggi della sinistra considerati comunque "pacifisti senza ombra di dubbio" essere piu' realisti del re nell'indirizzare l'opinione pubblica pacifista verso l'intervento a difesa dei "poveri assediati" dai "fascisti serbi" o dagli "stalinisti yugoslavi" a seconda dei casi.
In relazione alla guerra di ricolonizzazione in Africa, mi piacerebbe sapere effettivamente se la resistenza Tuareg e' in grado di controllare parte dei territori, che la propaganda nostrana continua ad insistere "essere sotto il controllo di Al Qaida"
Alessandro
Posta un commento