giovedì 5 novembre 2015

TERRORISTA A CHI!



 “Io so i nomi dei responabili delle stragi, del golpe,…  ma non ho le prove” (Pier Paolo Pasolini)

“Siamo tutti in pericolo. Non sappiamo chi sta pensando di ucciderci” (Pier Paolo Pasolini)

Che fortuna per i governanti che gli uomini non pensano”. (Adolf Hitler)

La verità è il nemico mortale della menzogna, e così per estensione, la verità è il nemico mortale dello Stato”. (Joseph Goebbels)

In apertura un plauso entusiasta ai manifestanti No Nato No Trident Juncture 15 di Sicilia e Sardegna, vere avanguardie della  lotta di popolo contro la guerra e i suoi strumenti che abusano del  nostro paese per sterminare popoli e devastare il territorio. A Trapani e a Marsala, a Cagliari e a Capo Teulada (dove si è riusciti a invadere il polígono e a interrompere l’esercitazione) si è espresso un movimiento che ha fatto fare un salto di qualità alla campagna No Guerra No Nato che ha già visto convegni e dimostrazioni in varie parti d’Italia. Evviva! Avanti così.
    
Io so…. e ho pure le prove

Pasolini, sapeva, e come sapeva, ma diceva di non avere le prove. Noi sappiamo, sappiamo che è sorta la più grande operazione di terrorismo di Stato della storia umana. E le prove eccole qua. Di conseguenza  sappiamo anche benissimo chi sta pensando di ucciderci.

Il pazzo sanguinario del Bosforo e i suoi amichetti UE
La notizia dell giorno sarebbe il ricostituito sultanato di uno dei grandi vecchi psicopatici dello Stato Islamico (il Fratello Musulmano; gli altri essendo i crocifissori e scudisciatori del Golfo, il masskiller seriale di Washington e l’infanticida dello Stato di soli ebrei). Notizia che ha fatto esultare l’intero cucuzzaro sopra citato insieme ai suoi salivatori mediatici. La Nato festeggia una Turchia che ripete i fasti della Grecia dei colonelli (e poi del facilitatore Tsipras), ma senza imbarazzanti colonelli, almeno in vista. Al giubilo della Nato e dell’intera Fratellanza Musulmana, si sono aggiunte le vivissime felicitazioni al despota turco da parte di Hamas, specialista di piroette opportunistiche tra Siria, tradita, Iran, Qatar, Arabia saudita. Erdogan, dopo aver intimidito e minchionato il popolo a forza di stragi di Stato (stessa strategia di quella di Piazza Fontana e segg.), massacri di manifestanti, decimazione di curdi, carcere per magistrati e giornalisti non salivatori, si conferma Nato e si ricandida all’UE. E così trattiene nei suoi lager 2 milioni di rifugiati siriani, quelli che Merkel e Juncker non riescono a scaricare sui collisi-collusi subordinati Nato e UE dell’Est europeo. Ma sopratutto si conferma in piena sintonía con gli spiriti democratici dello Zeitgeist atlantico. Negli Stati postdemocratici dell’UE ci si lecca le labbra: finalmente la Turchia si fa degna di Europa. Un po’ meno a Washington, dove permane quella fastidiosa contraddizione tra una Turchia cara, perchè cobelligerante nello squartamento Isis-Nato del Medioriente, e una Turchia che non vuole che si cavi un Kurdistan staccato dalla Siria.

Stella di Davide sullo Stato islamico
La notizia dell’epoca è invece quella del  colonello Yusi Oulen Shahak, codice militare Re34356578765az2311434, comandante della gloriosa brigata d’élite israeliana “Golani”, quella che mitragliava le colonne di palestinesi di Gaza in fuga, scriveva sulle pareti delle case distrutte “Uccidi l’arabo” e vi disegnava file di lapidi con su scritto “arabo”, tra una strisciata di escrementi e l’altra. Beh, d’epoca lo sarà per gli sguatteri mediatici del depistaggoio ontologico dalla realtà. Per noi è la notizia di tutti i giorni. Tra i sicofanti della Cupola, il guru della storia e dell’attualità invertite pro domo domini, Paolo Mieli (già mio compagno nella redazione de “La Classe”, primo giornaletto rivoluzionario del ’68, vicino a Potere Operaio) che, fattosi lisciare le setole sullo stomaco dal chierichietto Fabio Fazio, s’è visto impegnato allo spasimo a demolire complottisti, dietrologi e dietroscenisti. A partire dai dementi che non credono all’11 settembre nella versione degli autori. Dementi, tra gli altri, tutti quei 2.363 architetti e ingegneri statunitensi, tra i più autorevoli e affermati che, nel settembre scorso, hanno chiesto al Congresso una nuova indagine indipendente dal Governo e dalla política, visto che è stato dimostrato, oltre ogni facezia di aerei suicidi, che le Tre Torri sono cadute per demolizione controllata mediante esplosivi collocati all’interno (vedi in fondo).

Per gli Stati canaglia e i loro violinisti e trombettieri notizie così vanno sepolte nel silenzio e nell’oblio. Specie quelle epocali. Quelle che fanno crollare i castelli di carta di tutto un mondo di biscazzieri e illusionisti e, un po’ per volta, anche il loro tempo. Per coloro che mantengono sul naso gli occhiali,  grazie ai quali la linda faccia del político-padrone e dei suoi sbirri si rivela quella del mostro (ricordate “Essi vivono” del grande John Carpenter?), non si tratta che dell’ennesima conferma di come stanno le cose. Nella fattispecie di chi sta con chi in Medioriente. Secondo il bollettino militare del 28 ottobre, il colonello israeliano Shahak è stato catturato nell’area di Fallujah dalle forze governative e popolari irachene insieme a tutta un’unità di terroristi dell’Isis. Non c’è voluto molto perchè confessasse la presenza di altri ufficiali del Mossad e dell’esercito israeliano tra le forze del Califfo, fin dall’inizio dell’attacco all’Iraq  e dalla presa di Mosul nell’estate 2014.

Stupefacente? Stupefacente è solo il fatto che uno di questi supercommandos israeliani  sia stato così disaccorto da farsi prendere, rischiando di rivelare e sputtanare l’intera strategia congiunta Israele-Isis, anzi Israele-sauditi-turchi-Usa-Isis. Rischio, se non definitivamente evitato, per ora soffocato sotto coltri di silenzio da quel 99% di informatori che servono l’1% dei padroni, armieri e banchieri.Tanto per onorare la scienza e l’onestà dei Mieli, dei Fazio e di tutti quelli che si affannano  come loro nella fatica di Sisifo di esorcizzare il giornalismo d’inchiesta, ricordiamo che la rete di salvataggio sotto i temerari funamboli della dietrologia sull’11 settembre, è vasta e solida. Gli auspici neocon di una nuova Pearl Harbour, l’assicurazione incassata dal propietario delle Torri che si sapevano da demolire, le speculazioni nei giorni precedenti su titoli coinvolti, i fotogrammi delle continue esplosioni di piano in piano, il crollo della Torre 7 senza che fosse stata infilzata da un aereo, il giubilo degli agenti israeliani che filmavano l’evento, i presunti dirottatori incapaci di pilotare Boeing e poi ricomparsi in vita, per citare solo alcuni fatti a totale disintegrazione della versione ufficiale e, last but not least, la guerra infinita al mondo per cui l’attentato è stato il pretesto auspicato dai neocon.

Fratelli Musulmani e Fratelli Cristiani: un’unica posta
Parimenti, per mettere una pietra tombale sulle infinite balle che vorrebbero spianare la strada all’ininterrotta serie di aggressioni Nato-Israele-Golfo, basterebbe andare a scartabellare nei cestini delle notizie vere, buttate dai media, e tra quelle false, pompate in prima pagina. Fin da quando s’inventarono le sollevazioni popolari, pacifiche e democratiche, in Libia e Siria, le fosse comuni di Gheddafi che non erano che il cimitero di Tripoli, la polizia siriana disarmata che spara sui manifestanti, là dove i video ci mostravano cecchini al soldo dei servizi occidentali, poi evolutisi in Al Nusra e Isis (come a Maidan), fino a riavvolgere il filo del terrorismo atlantico e tornare alle armi di distruzione di massa di Saddam, impiegate per lanciare la disintegrazione del mondo arabo nel segno del caos creativo. Il criminale di guerra europeo  numero 1, Tony Blair, ha chiesto scusa alla sua opinione pubblica per essere stato “malinformato dai servizi” sulle ADM di Saddam. Capovolge la sequenza delle responsabilità. E non ha chiesto scusa a 2 milioni di iracheni trucidati e a una grande nazione cancellata. Per questi meriti acquisiti, l’UE  e l’ONU lo hanno mandato a far il “mediatore” in Palestina.

La cattura del colonello israeliano non è l’unico episodio, sullo scacchiere mediorientale, che abbia denudato l’imperatore. Come lui sono stati annegati nel silenzio mediatico e politico le cliniche israeliane sul Golan che rimettevano in sesto jihadisti feriti, per poi rispedirli al fronte, omaggiati anche da carezze di Netaniahu. I campi di addestramento per terroristi allestiti da Israele nel sud della Siria, a Quneitra e Daraa. Le incursioni di bombardieri israeliani a difesa di Al Nusra in ritirata, o per colpire convogli di Hezbollah, o arsenali siriani. Zitti zitti anche, mentre si rilancia la propaganda israeliana sulla minaccia di olocausto ebraico da coltelli palestinesi, sulle decine di ragazzini sparati in fronte, con coltello in mano che nessun testimone oculare aveva visto prima che comparisse accanto al cadavere (“Falsi positivi”, li chiamano in Colombia). Senza neanche parlare delle acrobazie giustificatorie per un’entità statale, sorta e allargatasi illegittimamente, che ignora ogni dettato ONU e da 70 anni occupa e sevizia un popolo.

Mein Fuehrer!
C’era da depistare da una certa perplessità delle cancellerie occidentali di fronte al cumulo di atrocità di Israele e, in particolare, sull’imbarazzante mega-castroneria di Bibi che, per l’olocausto, ha esonerato Hitler e ha colpevolizzato il Mufti palestinese, in modo da catturare consenso al genocidio di arabi e palestinesi tutti (una roba che era una mezza verità, giacchè esiste la falcidie dei prigionieri nei campi, ma non esiste alcun documento che comprovi una decisione di Hitler, e una totale bugia circa il Mufti, che, con la sua terra sotto assedio, si è limitato a considerare “il nemico del mio nemico mio amico”). Allora si è ricorsi all’”eredità di Rabin, uomo di riconciliazione, giustizia e pace”. Figurati. Il furbacchione che con la truffa di Oslo ha paralizzato ogni prospettiva di liberazione per anni. Che ha ordinato ai suoi di “spezzare le ossa ai lanciatori di sassi” della prima Intifada. Che non ha mai concepito uno Stato palestinese e neppure i due Stati. Che si è dichiarato ammiratore di Kissinger, “migliore statista esistente” e di Sharon, lo sterminatore di Sabra e Shatila, “il più grande generale esistente”. Che era intimo dei dittatori argentini. Che, comandante nella guerra del 1973, si è trovato sulla coscienza migliaia di morti israeliani e arabi. Che, che, che…  A pensar male, mi viene in mente che, chissà, forse l’ultrà di ogni , nel bonificare Hitler, non abbia voluto fare l’occhiolino ai tanti rigurgiti nazisti  che tra Kiev e Via Bellerio promettono futuri all’israeliana.

Arrivano i russi? False Flag a gogò
Sono arrivati i russi e vincono e fanno vincere. Turbolenze e smarrimenti fanno inciampare la geopolítica occidentale. Le cancellerie si agitano, i media strepitano. C’è poi l’ennesimo boycottaggio di Israele, stavolta di 300 accademici britannici, da neutralizzare, magari con una storiaccia di coltelli. Quale migliore momento per approfittare della spasmodica attenzione generale  sull’arrivo dei russi nel megacasino mediorientale, sul potenziale scontro tra potenze, per togliersi la soddisfazione di un altro po’ di palestinesi divorati. E così, secondo il manuale Mossad, provocazioni ad Al Aqsa, breve intifada, coraggiosa, nobilissima come sempre, ma acefala e scoordinata, repressione con strage ed eliminazione per via carceraria.di qualche altro migliaio di palestinesi. L’Arabia Saudita e suoi satelliti ci mettono la firma.

Cosa grosse, professionalmente parlando. Ma zitta, come tutti, la prefica delle disgrazie israeliane, Furio Colombo, ebreo che se la tira e la tira anche a un Israele buona, giusta, liberale, superiore. Imaginifico quanto basta a oscurare le cose, raffigura un Israele cancellata non solo dai palestinesi, ma anche dai ricchi e ostili arabi che lo assediano. Zitti, tutta la lobby e suoi corifei, sul príncipe miliardario saudita Al Waleed bin Talal, consigliere di re Salman, che di fronte all’Intifada di Gerusalemme, si schiera con i fucilatori israeliani e dichiara: “Non stiamo con i palestinesi. L’Arabia Saudita ha raggiunto la maturità política per costruire una durevole alleanza con la nazione ebraica. Forgeremo un patto di mutua difesa”.

Si sapeva benissimo da tempo, lo zoppo va con lo zoppo, ma così chiaramente non era mai stato ammesso. Il petrosultano del Qatar l’aveva preceduto con le sue visite a Tel Aviv. Questa Società per Azioni Criminali si avventa anche sullo Yemen martoriato da una delle più feroci e spietate aggressioni mai viste. Ci sono tutti, gli azionisti: sauditi e appendici del Golfo, dieci governi arabi, la logística, le armi e l’intelligence di Nato e Israele (di cui è stata segnalata la partecipazione nell’attacco a Mokha, ridente e pacioso villaggio sul Mar Rosso, dove mi ospitarono in una taverna dai giacigli di vimini, rialzati contro gli scorpioni, e dove, nell’acqua tiepida del mare, intorno ai polpacci briluccicante di luna,  pescioni ti giravano attorno ai polpacci e si cercava ristoro da giornate a 50°. Oggi cenere e sabbia).

Che ne sarà della finta paranoia di Colombo? Continuerà a lacrimare su Israele assediata e minacciata di scomparsa, o riconoscerà che le teocrazie dell’una sponda e dell’altra, del terzo esercito nucleare del mondo e delle più vaste ricchezze di petrolio, non possono che lavorare d’intesa nel segno del comune capitalismo monoteista, totalitario, d’attacco, a partire dall’eterna miccia palestinese?. Ottima stampella del futuro “governo mondiale”.
SAS: romanzo criminale

Ricordate, nel 2003 a Basra, Iraq? Due delinquenti britannici delle famigerate SAS, i veri, storici squadroni della morte (Yemen, Nord Irlanda, India, Libia…). Furono arrestati dalla polizia irachena mentre, travestiti da arabi, su un mezzo zeppo di esplosivi diretto al mercato. “False Flag” che doveva agghiacciare il mondo con il terrorismo della Resistenza saddamista. Per non far scoprire l’operazione, che era una tra tante di una strategia classica del complesso atlantico-israeliano, alla 11/9, con un carro armato sfondarono la stazione di polizia e si ripresero i connazionali terroristi. Rassicurati dall’occultamento della stampa allora, ci rifanno. Lo rivela nientemeno che il londinese “Sunday Express”: SAS travestiti da combattenti Isis, bandiere nere del Califfo al vento, conducono una guerra segreta”. Che lavorino, insieme ai mercenari Isis, per il  massacro di Siria e Iraq, il quotidiano non lo dice. Ma lo dice il fatto, ufficialmente ammesso, che oltre 120 membri di questa forza d’èlite di Sua Maestà sono al momento impegnati nell’ “Operazione Shader” (chi getta ombre) contro obiettivi di Damasco.

A questi si aggiunge, insieme agli scagnozzi dei paesi clienti locali, la cinquantina di teste di cuoio Usa che Ashton Carter, Segretario alla Difesa, ha annunciato dovrannno assistere gli oppositori, “anche con azioni dirette” (alle quali, peraltro, la Camera dei Comuni ha negato la gamba britannica, políticamente significativa, richiesta da Cameron). Per “oppositori” si intendono i “ribelli moderati”, vale a dire Al Nusra e associati. L’annuncio di questa muscolosa iniziativa vorrebbe essere una risposta di Obama, nel marasma strategico in cui l’ha messo Mosca, alle sconsiderate invocazioni di guerra totale dei mentecatti repubblicani (Lindsay Graham, John McCain), finiti nel panico alla vista dei successi militari dei russi, stavolta davvero contro il Califfo. Ora, dopo quattro anni di atrocità uguali a quelle dell’Isis, - ne sono stato testimone diretto (vedi il docufilm “Armageddon sulla Via di Damasco”) – Al Nusra e bande islamiste associate sono state sbianchettate e diventate “quelli buoni”, accanto ai fantasmi dell’Esercito Libero Siriano, o, come lo chiamano, “Fronte dell’Opposizione”. 

Quinte di cartone  pretese esistere da Obama e da quella Coalizione Nazionale Siriana che, nei 5 Stelle di Istanbul, se ne sta da cinque anni a grattarsi le palle.
Una rana  gonfiata a bue dal solito, limpidissimo canale MI6 a Londra, il “Syrian Observatory for Human Rights”, fonte escslusiva di tutti i media. Quello delle bombe-barile di Assad, delle sue armi chimiche, e dei bombardamenti russi sugli ospedali (smentiti con prove satellitari e riprese aeree, ma serviti a offuscare quelli Usa e sauditi su ospedali in Afghanistan e Yemen). Mentre rigorosamente occultati restano i persistenti orrori dei “buoni” Al Nusra e soci Jaish al-Islam, qui visti mentre continuano ad attenersi a una collaudata pratica di diritti umani: l’ennesima testa tagliata, scherzosamente tra le gambe, prigionieri e civil in gabbie di ferro. Altro che “moderati”, vere sufragettes.
 

  
Travestimento strappato, party rovinato.
Come risposta all’azione russa, che salvaguarda il diritto internazionale, avviene su richiesta del legittimo governo siriano (e ora anche iracheno), infligge i primi devastanti colpi all’armata mercenaria, consente la liberazione di territorio e centri abitati da chi l’aveva occupato e martirizzato, la Coalizione Occidentale ha saputo reagire in modo costruttivo. Ha fornito armi ai curdi di Kobane, ha smosso alcuni dei suoi 4.500 militari in Iraq, ha spedito altre teste di cuoio, ha esibito qualche incursione aerea contro lo “Stato islamico”. Questo per mantenere in piedi il cazzabubbolo dei “ribelli moderati”. Passando dalla finzione ai fatti, a Vienna hanno sbaragliato i tentativi di Iran e Russia di addivenire a una pacificazione fondata sul dialogo tra tutti gli attori, una fase di transizione, elezioni democratiche sotto controllo internazionale. Niente, prima sbarazzarsi dell’uomo che si sa sostenuto da un consenso quasi plebiscitario e proprio per questo. I consensi devono venie dai pochi e dagli eletti. Come vediamo anche nel nostro piccolo, non usa più far parlare il popolo. E’ l’era dell’élite mondialista e del suo germoglietto Renzi. La chiamano anche “fascismo, “nazismo”. Sono definizioni ormai insufficienti. E’ qualcosa di più e, per loro, di meglio.

“Putin, siamo capaci di tutto!”
Altra inequivocabile risposta, questa di sostanza: 224 russi ammazzati facendo esplodere in volo sul Sinai l’Airbus 312, di ritorno dal paradiso turístico di Sharm el Sheik. L’esplosione in volo, con spargimento di frammenti minuti su 40 chilometri, il lampo di calore registrato dai satelliti , la totale assenza di segnali da bordo, ricordano Enrico Mattei più che Ustica. Checchè facciano dire alla scatola nera. Dai tempi dell’aereo tedesco precipitato sui Pirenei, o la bufala di quello maltese in Ucraina, siamo abituati a sospettare. Per un po’, forti della rivendicazione Isis (chissà dove redatta), s’è cercato di far credere a un missile terra-aria.Tanto per far capire: “Occhio, Putin, non sappiamo solo mettere ordigni negli aerei, li sappiamo anche abbattere”. Vedi un po’ tu, se vuoi continuare a volare. Rivelatrice, la gallina che canta per prima: sono stati gli Usa a opinare per primi (ammettere?) che è stata una bomba collocata a bordo. Che Putin non avesse dubbi.:

E, infine, il colossal dell’esercitazione “Trident Juncture 15” in corso tra Sicilia, Sardegna, Spagna e Portogallo, la più grande dalla fine della guerra fredda, con obiettivi manifesti di intervento contro la Russia in Ucraina, Medioriente, Asia. Per ora a titolo di intimidazione. Hai visto mai che basti qualche attentato, o qualche esibizione muscolare, a sospendere le incursioni aeree e di intelligence russe, a fermare l’offensiva vincente dei patrioti, ad allungare il brodo con estenuanti e improduttivi vertici a Vienna o Ginevra, a far riprendere fiato ai ribelli moderati in pieno marasma, dispersi in fuga verso la Turchia e la Giordania, confortarli, intensificarne i rifornimenti.

Hanno un palmares eccezionale in proposito. Solo che l’Isis, per quanto da anni impegnato, su mandato anche dell’ex-despota Morsi e dei Fratelli Musulmani, ad ammazzare egiziani e turisti nel Sinai, con missili che colpiscano a 10mila metri non ce li vede nessuno. Bomba a bordo era, di sicuro. Di sicuro c’è,.pure, l’avvertimento a Putin in relazione a quanto accade in Siria e Iraq e all’Egitto di Al Sisi per il suo flirt con Mosca, la sua approvazione dell’intervento russo e la sua sacrosanta guerra ai Fratelli musulmani, storica quinta colonna del colonialismo e speculare equivalente della teocrazia israeliana... 12 compagnie aeree hanno sospeso i voli sul Sinai: botta tremenda all’industria turística egiziana. Gli effetti ci portano al movente e all’autore. Il cui prodest mette in fila Israele (il più attrezzato per questo tipo di operazione), Usa, Turchia. I Fratelli Musulmani, Isis, satrapi del Golfo si limitano ad applaudire.

Questi, quando vanno in crisi sul campo di battaglia, militare o sociale, ricorrono al terrorismo. L’esercito iracheno e le forze popolari avanzano? Rosario di autobombe a Baghdad.  Così a Damasco. Quando c’ero io, l’esercito stava liberando la provincia di Homs. In simultanea si abbatterono sui civili della capitale autobombe, stragi da mortaio e missili israeliani. Succedeva anche da noi, dove si trattava di lotta di classe: Autunno caldo, studenti in rivolta = Piazza Fontana.

Padri e figli
Torniamo alla questione-chiave di quanto succede in Medioriente (e, per quello, anche nel mondo): chi sta davvero con chi. Amici, nemici, falsi amici, falsi nemici, ma anche un po’ amici. Sulle parti in commedia prove, documenti, video, testimonianze, come se piovesse. Un gioco delle parti che neanche i campioni per ogni stagione Tallyerand, o Fouché. Da un anno testimoni oculari, autorità locali, parlamento e ministri iracheni denunciano, foto e video alla mano, gli innumerevoli lanci della Coalizione arabo-turco-israeliana-Nato di armi e provviste all’Isis in tutte le province occupate dalle bande del Califfo. E il 28 ottobre aerei della Coalizione hanno addirittura  bombardato le forze governative a Ramadi, uccidendo 22 tra soldati e volontari iracheni. Armi di produzione Usa o israeliana continuano ad essere rinvenute nei luoghi abbandonati dall’Isis. Giorni fa, le forze irachene e popolari hanno sequestrato due velivoli, svedese e canadese, zeppi di armamenti, che l’ambasciatore Usa a Baghdad stava per spedire ai curdi, senza averne chiesto l’autorizzazione al governo. Anche i curdi siriani di Kobane verrebbero ora armati dagli Usa, mentre il cagnolino da salotto Pinotti fa abbaiare i suoi “istruttori” tra i Peshmerga (alla faccia di Erdogan, creare enclavi autonome curde, anche in terre non curde in Siria, che spacchino queste Nazioni. Porre i curdi siriani sotto controllo Usa, come quelli iracheni sono da sempre un protettorato Usa-israeliano).

Ad Aden, nello Yemen da un anno bombardato e affamato dai nostri alleati nel Golfo e in Occidente, l’Arabia saudita premia la sua legione straniera Isis, accorsa in massa dall’Iraq, affidandole il controllo del più strategico porto tra Africa e Asia. Nella capitale Sanaa, infrattati in presunte operazioni di pace ONU, i servizi di sicurezza Houthi hanno arrestato due statunitensi, uno Cia, l’altro della Marina, che stavano spiando per conto dell’armata Isis-Sauditi. In Iraq, vicino a Ramadi, le forze popolari irachene (Hezbollah) catturano un comandante Isis che confessa di ricevere supporto logístico e di intelligence dagli Usa. E come non fossero bastati a rischiarare la scena e il retroscena le colonne di pick-up Toyota nuovi di pacca sotto vessilli jihadisti, visti in Iraq e Siria, i 700 Tir fotografati a Raqqa, i camion pieni di miliziani Iris fotografati mentre attraversavano la frontiera turca verso la Siria, i commissariati di polizia turchi a Istanbul gestiti da Al Qaida.

Tutti obiettivi per eventuali interventi di chi si dice in guerra con i jihadisti, più facili di un tirasegno sui barattoli. Nei siti già occupati e ora liberati dagli iracheni ci si imbatte in montagne di nuovissime armi americane e israeliane, sopratutto missili anticarro Tow. Pensate, perfino Rainews, con uno scivolone, ha fatto raccontare a un inviato di avere trovato piastrine e passaporti di soldati turichi e sauditi, Nato, in una base Isis, a Qamishili, 80 km dal confine turco. E, a fine ottobre, mentre l’Isis e Nusra si preparavano ad attaccare le linee di comunicazione siriane per Latakia, poi in effetti interrotte, ma riconquistate dal governo, le “incursioni” della Coalizione  contro i jihadisti sono calate da 4, il 20 del mese, a 0 il 29.

Molti di voi che frequentate questo blog troverete che tutto questo è risaputo e scontato. Da tempo vi siete chiesti ma chi pensano di prendere per il culo. Che da quando si sono inventati Al Qaida contro i sovietici nell’ Afghanistan laico e socialista, per le Torri Gemelle, per altre nefandezze terroristiche ai fini di guerra infinita, da quando hanno lanciato i Fratelli musulmani, e relative malformazioni jihadiste, Al Nusra, “faccia umana del terrorismo”, e l’Isis, faccia subumana, in Egitto, Libia, Siria, Iraq, ogni dubbio sui padrini del terrorismo islamista si è dissolto. Sì, per noi quattro gatti che studiamo la storia, siamo dietrologhi e calcoliamo le convenienze. Non per il restante 90% della gente. Ma capitasse anche un solo boccalone tra queste righe, il seme rigoglioso del dubbio sarebbe caduto. Fosse vero che la Nato è la madre di tutti i terrorismi.

E l’Italia ne è un tentacolino. Ecco perchè non dovrebbe stupire quanto denuncia “Il Fatto Quotidiano”: “Bombe all’aeroporto civile di Cagliari. Un carico ad alto rischio, eseguito in una piazzola accanto agli aerei low cost, sotto gli occhi dei passeggeri. Giovedì mattina, mentre i viaggiatori rimanevano senza bottiglie d’acqua e tagliaunghie per ragioni di sicurezza, centinaia di missili costruiti nell’isola venivano stipati su un cargo in partenza per l’Arabia Saudita”. Stato Canaglia che, oltre a decapitare dissidenti e lapidare donne e bombardare da gennaio lo Yemen, è la fonte prima del jihadismo in Africa e Medioriente, come già nei Balcani. E in Libia, mentre i nostri amici golpisti, Fratelli Musulmani, impazzano, anche con i nipotini Isis, curandosi dei barconi da spedire in Italia, inviandoci avvertimenti come la devastazione del cimitero italiano, o profughi come cavallette, e mandando al diavolo il mediatore ONU, Leon, e i suoi tentativi di arrivare a un accordo nazionale, noi spediamo navi da guerra nelle acque territoriali libiche per minacciare il governo eletto, legittimo, laico, di Tobruk. Che non si azzardi a condurre con gli egiziani un’operazione militare per spazzare via jihadisti e fratelli maggiori. L’unica soluzione realística per quella unità nazionale líbica che da noi e in Occidente è vista come peperoncino negli occhi.


Campione mondiale di scacchi
Da una parte un diplomatico sopraffino, uno stratega militare che si muove poco, ma quando lo fa, in difesa sua e di altri, spariglia l’intero assetto geopolítico pianificato dai guerrafondai. In migliaia di incursioni ha non solo sconquassato lo Stato Islamico, favorito l’avanzata di iracheni, siriani, iraniani e Hezbollah fino ad Aleppo e Idlib. Ha anche disfatto, smascherando e inceppando l’intero meccanismo, la geopolítica occidentale e turco-saudita per il Grande Medioriente. Scacco al re. Quel bombardicchiare della Coalizione qua e là, soprattutto posizioni e infrastrutture dei paesi aggrediti, e i suoi padrinaggio e connivenza con la più mostruosa accozzaglia di psicopatici assassini e torturatori dai tempi dei crociati e di Gengis Khan. Volete una notarella umoristica? Lo stenterello toscano ammattito in Napoleone ha minacciato Putin: “O stoppa i bombardamenti contro  l’opposizione, o saremo costretti come Nato a prendere seri provvedimenti. Putin ha  tremato di paura. E ha risposto: “Renzi torni a fare il capo-scout invece di fare il soldatino della Nato”.

Un saluto ad Abdelmajid Touil, il ragazzo che il regime tunisino, omaggiato dal Nobel per la Pace a quattro organizzazioni che con la prima vera rivoluzione c’entravano poco, voleva impiccare per non aver partecipato alla strage del museo del Bardo a Tunisi. Abdel, era provato fin dalle prime ore, non c’entrava niente. Stava in Italia da prima e c’è rimasto dopo. Ha firmato il registro della sua scuola nel giorno dell’attentato e i suoi insegnanti lo hanno confermato. La sua famiglia è qui da anni. Ciononostante, animati da salvinismo acuto, dopo sei mesi di detenzione, ingiusta fin dal primo giorno, le autorità lo hanno sbattuto in un CIE. Finalmente l’hanno mandato a casa, ma senza togliergli la spada di Damocle dell’espulsione decretata dal questore di Milano. Malagiustizia dei tempi di Renzi, pari a quella di Omar Hashi, il giovane somalo che da 15 anni langue, innocente a ogni evidenza fin dal primo giorno, in carcere per essre stato accusato dell’uccisione di Ilaria Alpi da un fiduciario dei generali da coprire, che solo a febbraio ha ritrattato. Ora Omar, maltrattato nel CIE, è per il momento libero. Ma ha perso il senno. Se lo sono presi giudici e questurini.

Occhio al rettile ferito
Contaminata e poi uccisa la cultura, invertito il rapporto tra menzogna e verità, spossata la forza proletaria, popolare, intellettuale, costruito un sistema mondiale totalitario rastremato al vertice e frantumato alla base, instaurato il tempo del gangsterstato di polizia, ora locale, poi mondiale, e la guerra, motore del profitto e strumento malthusiano di selezione, il rettile ha ancora grandi risorse di potere e di potenza. E’ in difficoltà sul piano interno, economie allo sbando, tensioni crescenti, isolato a livello mondiale con il suo 16% di umanità detta “Comunità internazionale” e, di fronte, nuove forze più fresche, numerose, consapevoli, determinate. E un campione di scacchi. Ora sta in surplace in Medioriente, mentre altri prendono l’iniziativa. E’ in difficoltà come non mai dopo il 1989. Si aspettano colpi di coda. Sono capaci di tutto. E sono pazzi.
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Architetti & Ingegneri sconvolgono gli USA: “Le tre Torri distrutte da cariche esplosive”

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Fulvio.Sono d'accordo su assassini e pazzi,non sul rettile.Poveri rettili,perche' paragonarli a quelli la'.Non sono d'accordo neanche sul fatto che siano in difficolta' ,feriti.Credo che a livello internazionale si sia riformato un blocco russo,notevolmente piu' debole di quello che faceva capo all'Urss e ci sia da una parte ,zitto zitto ma non per questo buono buono il gigante cinese.E meno male che ci sono come contraltare a quello schifo che e' usa con gli schiavi nato e vassalli vari sparsi per il mondo.Ma uno schifo tremendamente forte sul piano terroristico-militare.La "crisi",non piu' un evento ciclico, dell'economia e' ormai assurta ad un modus vivendi perenne accettato dalle masse imbelli che bevono ogni panzana ,ormai asservite corpo e mente ai padroni.Soprattutto la mente.Fa rabbia,come dici te,che il 90%(forse di piu'...)delle persone che avrebbe il DOVERE di informarsi,e ne ha tutte le possibilita',non lo faccia.
E la "crisi" e' un formidabile strumento di lotta per tenere tutte queste pecore sotto controllo.Pecore perche',come ho detto in altri post,non provo simpatia per chi non si informa neanche su cosa VERAMENTE gli accada intorno.E tra twitter,facebook,amici e grande fratello,masterchef e paccottiglia servita in tutto il mondo vanno al macello.Il macello del loro futuro,dei loro diritti ,del welfare.Ci vanno in silenzio.Il silenzio degli innocenti ?No,il silenzio degli ignavi.
Luca.

Fulvio ha detto...

Sul rettile hai perfettamente ragione. Sono pigrizie lessicali. Sulle difficoltà dell'Impero, ribadisco, soprattutto sul piano degli equilibri geopolitici, dove si trovano di fronte, per la prima volta dal 1989, uno schieramento mondiale fortissimo.

Paolo Selmi ha detto...

Ecco come appariva la “tranquilla” vita metropolitana, indossando occhiali da sole trovati in un cartone buttato per strada:
“Scritte sui muri: They live, we sleep
Messaggi subliminali sui cartelli e sulle riviste: "OBEY“, "MARRY AND REPRODUCE“, "NO INDEPENDENT THOUGHT", "CONSUME“, "CONFORM", "SUBMIT", "STAY ASLEEP", "BUY", "WATCH TV", "NO IMAGINATION", "DO NOT QUESTION AUTHORITY"
Messaggio subliminale sul dollaro yankee: "THIS IS YOUR GOD" ”

(una scena attualizzata all'oggi potrebbe essere, guardando un palmare dove si sta svolgendo uno scambio di messaggini cosiddetti “social”:
“Do you like to be a zombie?”
“like” ...
“like” ...
“like”)

Un film geniale, visionario e profetico dal grande Carpenter, che ribalta lo stereotipo da guerra fredda del marziano sovietico (mars... marx attack) rigirando la frittata sui marziani del Capitale e su come ci han ridotto a larve.

Beh, come del resto ogni volta che leggo i tuoi articoli, posso dire anche oggi di “aver letto un buon paio d'occhiali da sole”!

Ciao e grazie!

Paolo Selmi

alex1 ha detto...

Solo un'osservazione. In Sinai adesso si parla di "possibile attentato","bomba a bordo" ma si ha ancora reticenza a parlare apertamente di "atto terroristico"...come mai?

alex1 ha detto...

Tutti I "democratically correct" festeggiano la vittoria elettorale del premio nobel in Myammar di cui mi sfugge il nome. Tenuto conto che il Nobel lo hanno preso anche Begin ed Obama, cosa ci potremmo aspettare? Se e' poi sostenuta dale "camicie rosse" ...lasciamo perdere.

Massimo ha detto...

Così en passant segnalo la morte del filosofo francese "grande sostenitore dei diritti umani", definizione letta sul televideo Rai non più tardi di qualche ora fa, André Glucksmann, di cui ignoravo l'esistenza.
Solo per dire che alla definizione suddetta ho avuto subito la quasi certezza trattarsi di uno dei soliti intellettuali che dal "rivoluzionarismo" sessantottino, erano saltati pochi anni dopo sul carro dell'Impero genocida travestito da paladino dei diritti umani.
Mi è bastata una breve ricerca per avere la piena conferma; l'"eroe dei diritti umani" nel 2007 si era speso attivamente per l'elezione di Sarkozy, mentitore seriale e squartatore della Libia qualche anno dopo, dopo essersi distinto per l'appoggio ai bombardamenti sulla Serbia del 1999 e molto prima di aver aggiunto naturalmente la sua autorevole voce al coro di critiche al cattivone Putin.
Non c'è che dire, il titolo di grande sostenitore dei "diritti umani", quelli cari all'Uccidente genocida e squartatore di popoli, il buon Glucksmann se l'era ampiamente guadagnato sul campo.
Grazie di questo ultimo articolo caro Fulvio, come al solito puntuale e preciso, un'oasi di verità nel mare di menzogne del menzognificio mediatico maleodorante nel quale siamo quotidianamente immersi.
Una magra consolazione: la morte arriva per tutti, anche per loro.

massimo ha detto...

Così en passant segnalo la morte del filosofo francese "grande sostenitore dei diritti umani", definizione letta sul televideo Rai non più tardi di qualche ora fa, André Glucksmann, di cui ignoravo l'esistenza.
Solo per dire che alla definizione suddetta ho avuto subito la quasi certezza trattarsi di uno dei soliti intellettuali che dal "rivoluzionarismo" sessantottino, erano saltati pochi anni dopo sul carro dell'Impero genocida travestito da paladino dei diritti umani.
Mi è bastata una breve ricerca per avere la piena conferma; l'"eroe dei diritti umani" nel 2007 si era speso attivamente per l'elezione di Sarkozy, mentitore seriale e squartatore della Libia qualche anno dopo, dopo essersi distinto per l'appoggio ai bombardamenti sulla Serbia del 1999 e molto prima di aver aggiunto naturalmente la sua autorevole voce al coro di critiche al cattivone Putin.
Non c'è che dire, il titolo di grande sostenitore dei "diritti umani", quelli cari all'Uccidente genocida e squartatore di popoli, il buon Glucksmann se l'era ampiamente guadagnato sul campo.
Grazie di questo ultimo articolo caro Fulvio, come al solito puntuale e preciso, un'oasi di verità nel mare di menzogne del menzognificio mediatico maleodorante nel quale siamo quotidianamente immersi.
Una magra consolazione: la morte arriva per tutti, anche per loro.

alex1 ha detto...

"Bloody Sunday: primo arresto" titolano i giornali, ma non mettono il nome dell'arrestato, colpevole di avere sparato sui manifestanti irlandesi...siamo alle solite. Ammesso che venga poi tardivamente processato, chi diede l'ordine? Chi coprì per tanti anni le vere responsabilità? Segno che ormai la resistenza irlandese non esiste più da un punto di vista politico e si vuole "chiudere" la vicenda con un "però hanno fatto giustizia, visto?"
A proposito in un mondo dell'informazione in Italia dove la "tutela della privacy" permette anche che si facciano vedere immagini a tutti prese dalle telecamere di sicurezza, come quella della famosa timbratura in mutande, voglio far rilevare il religioso silenzio che si è posato sulla vicenda dei marò rivenuta fuori per una mostra di satira a Torino che ovviamente ha fatto discutere (mica è Charlie Hebdo a cui tutto è perdonato, e che diamine!) ma in particolare su quello dei due che è rientratrato libero in Italia da quasi un anno per curarsi (concessione che viene spesso negata a molti malati veri che stanno nelle carceri della "più civile Italia"). Nessun giornale ma nessuna rivista anche popolare, si sono più occupati di lui? Nessuno sa dove sta se è veramente ancora malato, se l'India ha concesso una proroga ulteriore, se tornerà se si farà questo processo con arbitrato? Perchè vedo striscioni e post su facebook "liberiamo i Marò" quando uno dei due è in Italia da mesi e l'altro solo trattenuto in ambasciata italiana, ma mai in una struttura detentiva? Chi è veramente che non vuole il processo ed una soluzione per specularci sopra?

rossoallosso ha detto...

atleti russi tutti dopati,pratica statale si urla, cazzo anche fosse vera sai che notiziona quando in uccidente il doping è pratica quotidiana in ogmi aspetto della vita, dalla finanza "creativa" alla informazione "creativa",dalle elezioni alla gestione di opere pubbliche,giù giu fino gli "sponsor" che estromettono presidenti di stati sovrani e federazioni sportive a loro incomodi ,ma tutto passa tanto ci sarà sempre un papa che farà pulizia,sfigati i russi che hanno solo un pope

alex1 ha detto...

Erri De Luca...forse deve pagare il conto per la sua assoluzione e dimostrarsi fedele "democratically correct". Saviano, Colombo e compagnia bella saranno felici.
http://www.huffingtonpost.it/2015/11/11/de-luca-israele_n_8530466.html?utm_hp_ref=italy

Fulvio ha detto...

Alex 1
Grazie della puntuale comunicazione. Mi ricorda quando io, a un convegno di qualche anno fa, dove De Luca si esibiva con la chitarra e autocelebrazioni, gli chiesi come era potuto passare dai cortei di Lotta Continua, con me, sotto le bandiere della Palestina, a un totale sostegno del Nazistato israeliano. Scappò come una lepre, proprio come in questo video.

alex1 ha detto...

Oggi mentre viaggiavo leggiovo il Corriere della Sera. Tre pagine sul ferimento dell'ebreo a Milano, con il tempestivo comment dell'esponente della comunita' israelitica (od ebraica?)milanese che afferma "ci sentiamo sotto attacco", anche se poi l'articolo deve tornare all'attentato del 1982 a Roma per trovare vittime delle comunita' ebraica di aggressioni. Mattarella subito parla di "aumentare la vigilanza". L'attentato a Beirut merita per il Corriere solo un trafiletto in quarta pagina, parla solo di "40 morti, in una zona della citta' sotto il controllo di Hezbollah" quasi come parlasse di un evento naturale, un incendio in una savanna lontana nella stagione secca...

Massimo ha detto...

La piovra terrorista, sempre e solo islamica per il menzognificio mediatico, ha appena colpito in grande stile a Parigi e subito i primi effetti si sono materializzati: il previsto viaggio del presidente iraniano in Europa che doveva iniziare oggi proprio da noi in Italia è rimandato sine die.
Mi sa che Usraele sta diventando veramente incontrollabile.
Immagino la soddisfazione di Bibi e del suo ambiente......

rossoallosso ha detto...

La sparatoria a Parigi sarà un caso che è coincidente coi colloqui di Vienna sulla Siria ?

rossoallosso ha detto...

Più che una profezia si tratta di minaccia messa in pratica.l'olocausto della ragione ,chi non è con me è contro di me:

“Non è la guerra di Israele è la vostra guerra è la guerra della Francia, perchè è la stessa guerra. Perché se riescono qui, ed è Israele ad essere criticata e non i terroristi, e se non siamo solidali allora questa peste di terrorismo verrà da voi. E’ una questione di tempo: verrà in Francia!”

Agosto 2014, B.Netanyahu

alex1 ha detto...

@Massimo. Oltre che per la visita di Rouani in europa, sembra che il governo israeliano fosse furioso con la comunita' europea anche per la questione dell'etichettatura delle merci prodotte nei territori occupati, non riconosciute come made in Israel, forse qualcosa piu' di un semplice formalita' commerciale. Eventi forse non in relazione fra di loro, pero'...

Anonimo ha detto...

Difficile che la ragione riesca a trionfare